Il Torneo

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Tormento ed estasi dei giocatori di beach tennis è il torneo. Vediamo di analizzarne insieme le principali fasi.

L’iscrizione e la distribuzione dei gadget.

Dopo il rituale furto dell’iscrizione si passa al ritiro dei gadget, che tradizionalmente sono i seguenti.

Lo smanicato

Obiettivo programmatico degli organizzatori dei tornei è quello di umiliare i


partecipanti a mezzo di svilimento fisico. L’obiettivo viene perseguito
mediante la distribuzione di gadget appositamente progettati per
ridicolizzare la maggioranza degli umani.
Il più noto di questi gadget è lo smanicato. E considerato il fatto che agli
organizzatori dei tornei la produzione dello smanicato risulta anche più
costosa rispetto a quella delle normali Tshirt, appare evidente la crudeltà
con cui essi perseguono il loro malvagio disegno.

I primi e più famosi smanicati: quelli di


Fred Flinstone e Barney Rubble

Lo smanicato può avere una sua qual certa eleganza soltanto se indossato dai Bronzi di Riace;
già il David di Michelangelo, indossandolo, risulta ridicolo, forse anche a causa
del pisello che gli spenzola desolatamente fuori.

Si suppone che al giocatore medio, peggio dello smaniato, possa stare solamente
la canottiera in rete nera traforata. Spero tanto che nessuno lo racconti in giro.

La maglietta a taglia unica

Normalmente è una L. Per i bambini risulta una tunica, per gran parte degli adulti
una fodera tubolare che provoca lo sgradevole effetto salsiccia ai loro già provati
fisici.
Ma, sempre e comunque, tale maglietta è confezionata con un girocollo talmente
stretto che può essere agevolmente indossata soltanto da uno struzzo.
Il “David di Michelangelo”. Non La maglietta a taglia unica è tassativamente corredata dal bollone dello sponsor,
lo trovate anche voi ridicolo?
posto sulla schiena e realizzato con un materiale antitraspirante segretissimo
studiato dal Pentagono per sopravvivere ai gas nervini. Dato che sulle spiagge raramente è stata rilevata la
presenza di gas nervini, unico effetto del bollone è quello di condensare quel sudore che, – complice la
presenza di un flebile refolo di vento – provoca l’irrimediabile blocco delle dodici vertebre dorsali.
Ma a fine estate si consuma la vendetta, e sia la maglietta che lo smanicato fanno la fine che meritano:
utilizzate per pulire la griglia del barbecue.

Il “polsone”

“Cos’hai fatto?!?”
“Niente!”
“Ma perché hai il polso ingessato?”
“Ma no, dai, me l’hanno dato al torneo…”
E’ il polsone. Quattro volte più lungo di un polsino normale, una volta sporco di sabbia (in pratica dopo trenta
secondi), provoca abrasioni alla fronte quattro volte più dolorose del normale. Comunque è perfetto per
scartavetrare gli scuri di casa, prima di verniciarli. Nel caso vi addormentiate sul lettino indossando il
polsone, esso viene di norma firmato e decorato con falli di varie fogge e dimensioni dai vostri amici.

La composizione dei gironi.

La prima cosa da verificare, sbirciando il tabellone, sono le coppie contro cui siete destinati a scontrarvi.

Coppia contro cui vorreste giocare nei Coppia contro cui in genere siete costretti a
tornei di beach tennis giocare nei tornei di beach tennis
Se le coppie sono sconosciute, vale una regola generale: diffidate
delle coppie vestite uguali.
O meglio, se hanno la maglietta uguale, niente paura, quelle le
danno a cani e porci, ma se cominciano ad avere i pantaloncini
uguali, in genere sono cazzi acidi.

Già nella Antica Grecia, i giocatori di torneo Oddio, ma anche questi due hanno i pantaloncini uguali!!!!
indossavano pantaloncini uguali per intimorire gli
avversari. Purtroppo il beach tennis non si sviluppò
adeguatamente a causa delle spiagge greche,
notoriamente costituite da ciottoli.
Nel caso capitiate in un girone di ferro – cioè con coppie tutte dotate di pantaloncini uguali -, niente paura,
potete anche voi cercare di condizionare gli avversari, ad esempio nel modo qui sotto riportato.

Giocatori di torneo eseguono una tipica danza di guerra


Maori (la Haka) per incutere terrore negli avversari

L’inizio delle fasi eliminatorie avviene di norma quando gli organizzatori, opportunamente dotati di astrolabio,
accertano che il sole si trovi esattamente allo zenith. Ma questo non basta, perché l’inizio delle gare deve
ulteriormente essere avallato da maestri vetrai di Murano che, utilizzando le apposite canne, devono poter
ricavare, soffiando sulla pasta di sabbia rovente, diafane bocce multicolori.
E’ altresì noto che tutti gli organizzatori dei tornei sono adepti di una setta che, per motivi religiosi, vieta
l’innaffiamento delle sabbie se non per motivi irrigui legati – credo – alla coltivazione del dattero.
Quando inizia il torneo, muta lo stato dei luoghi: dalla sabbia attorno ai campi spuntano teschi calcinati di
bisonti, e ai gabbiani si sostituiscono gruppi di avvoltoi che volteggiano in cerchio, in attesa delle prime
vittime. Dalle brume della calura appaiono miraggi, il più singolare dei quali è quello del bagno Corallo affollato
di gente (inverosimile, non trovate?!?).
Ad est dei campi, verso il mare, appare il Grande Erg Orientale, a nord il deserto del Gobi, ad ovest, verso il
bagno Spina, lo Chott El Jerid – il deserto salato almeno quanto i prezzi praticati al bar del bagno stesso – e a
sud, verso il bagno Las Vegas, il deserto del Nevada (per forza, dove pensavate fosse Las Vegas?).

Nonostante tutte queste difficoltà, per la maggior parte degli amatori, obiettivo principale del torneo (una
volta incamerato l’ambito gadget) è quello di concludere le fasi eliminatorie il più
rapidamente possibile: prima finiscono, prima si liberano dei campi per poter
giocare tranquillamente.

In genere le fasi finali dei tornei sono seguite solo dai parenti stretti dei
finalisti; tutti gli altri, di norma, se ne strafottono. Una singolare eccezione si
verifica talvolta nelle finali del doppio femminile, a cui per ignoti motivi il
pubblico pare appassionarsi particolarmente. Accade difatti spesso che, al
cambio di campo delle contendenti, anche tutto il pubblico si sposti
misteriosamente da una parte all’altra del campo stesso. E’ un fenomeno che
indagheremo, e forse un giorno riusciremo a capirne il perché…

Giocatrice che, al cambio di campo, provoca


l’imponente ed immotivato esodo del pubblico.

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