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La questione delle palline è argomento di interminabili discussioni e prese di posizione.

La pallina può essere: 1) troppo pesante; 2) troppo leggera; 3) troppo gonfia; 4) troppo sgonfia, 5) tutto; 6) il
contrario di tutto, ma sempre e comunque la pallina è caratterizzata da una peculiare prerogativa: quella di
pelarsi completamente dopo pochissime ore di gioco.

Se l’alopecia è dovuta ad un virus, sicuramente i produttori lo inoculano nelle palline.

Le palline, naturalmente, si pelano con modalità differenti.


Le palline “skinhead” si rasano a vivo, come sotto l’azione di un rasoio bilama,
quelle di tipo “satinelle” hanno i peli del feltro che si estirpano alla radice,
come se subissero una depilazione con strisce di ceretta.
Poi quelle ci sono quelle nelle quali si osserva un passaggio intermedio,
cosiddetto “dell’impirolamento”: in breve sulla superficie si raggrumano piccole
palline di pelo (simili a quelle che vomita il vostro gatto) che rivestono
rapidamente la sfera, dandole un misero aspetto sgranato e bitorzoluto. Altre
palle sono invece soggette al fenomeno della “cotonatura”: sottoposta ai colpi
della racchetta, la superficie della palla diventa vaporosa, poi alcuni settori
della sfera perdono completamente pelo e per giocare dignitosamente occorre
praticare dei riporti, che vengono però vanificati dal primo colpo di vento.
Pallina cotonata con
acconciatura stile “afro” Ovviamente i giocatori non si rassegnano, e nel tempo hanno studiato svariate tecniche
di controllo del fenomeno.
Tecnica 1): “Benefico rossore”. Si friziona la superficie della pallina con un flacone – ormai introvabile – di
Endoten Control. Efficacia: nulla.
Tecnica 2): “Pellegrinaggio al salone Bundi”. Si spedisce la palla al salone dei fratelli Bundi (parrucchieri
campioni del mondo!) e si spera nel miracolo. In alternativa: “Pellegrinaggio al salone Biasini”. Efficacia: chi
vive sperando…
Tecnica 3): “Bandana beach”. Si mandano le palline nella clinica del dott.
Rosati, per un impianto pilifero proprio come quello a cui state pensando
tutti… Efficacia: a parte i costi, i risultati sono stati insoddisfacenti.
D’altra parte, i bulbi per l’impianto sono stati forniti da Marco Bottini.
Tecnica 4): “Il principio dell’empatia”. Si infilano le palline sotto il telo da
mare di Giro Calò. Risultati: ottimi, peccato che le palline diventino grigie.
Tecnica 5): “Le extension”. Bocciata al momento della formulazione.
Tecnica 6): “Cadonett”. Si spruzza la superficie della palla con la lacca della
mamma. Risultati: discreti, ma sul Lido di Spina si è rapidamente aperto un
buco nello strato di ozono.
Tecnica 7): “Coccolino”. Perfezionata per le palle impirolate: si mettono in
ammollo nell’ammorbidente. Risultai: scarsi, ma almeno la palla è profumata.

Recentemente si vedono palline dai colori più stravaganti: gialle e azzurre,


gialle e rosse, addirittura gialle e fucsia. Per giocare con queste ultime,
però, non si possono indossare i normali boxer, ma sono obbligatorie le
coulottes.
Tipico giocatore che usa
le palline giallo-fucsia
Nuovissime sono le palline giallo-azzurre, marchiate Cassa di Risparmio di Ferrara. Permettono un gioco
velocissimo, in quanto i giocatori, specie se correntisti o assuntori di mutuo, tendono a percuoterle
ferocemente. In realtà il vero vantaggio di queste palline è che, se qualcuno cerca di fregarvele, scatta un
meccanismo antirapina che le macchia in maniera indelebile.
Per verificare se con una palla sia ancora possibile giocare, dopo la fase di rapido degrado, occorre fare una
prova. Lanciatela al primo cagnolone che passa per la spiaggia; se anche l’innocente bestiola la ignora
sdegnosamente e se ne va scodinzolando delusa, beh, vuol dire che è proprio finita.

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