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Italia, 2005-2008
Italia, 2005-2008
Antonio Montanari
Post pubblicati tra 2005 e 2008 nel blog su “Stampa.web”,
http://antoniomontanarinozzoli.blog.lastampa.it/antoniomontanari/
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 3
2008
28/12/2008
Miti (s)finiti
Siamo veramente un "Paese virtuoso" come scrive Lucia Annunziata sulla
"Stampa"? E' diventata davvero l'Italia nel dopoguerra, nel giro di due
generazioni, "un Paese benestante e colto [...] grazie alla prudenza, al
realismo, alla flessibilità e al coraggio" con cui si sono sempre affrontate le
traversie?
Finito e sfinito anche l'altro mito della novità del Pd, del progetto veltroniano
del Lingotto, che resta per il futuro? La scalfariana "triste storia dell'Italia
corrotta"? La speranza che il "Paese virtuoso" di Lucia Annunziata ancora una
volta abbia la meglio?
27/12/2008
Tentazioni di ieri...
Una storiella del 1992, ritrovata in archivio per caso, ma di stretta attualità.
Riguarda le tentazioni dei politici.
Oggi che si parla tanto dei rapporti fra politica e magistratura, merita rileggere
un altro passo di quell'intervista: "Se un Consiglio comunale vara oppure
approva una delibera sbagliata… anche sul piano penale…, se il Comitato di
controllo fa passare questa delibera, credo che il discorso sia chiuso".
23/12/2008
Il paese di Alice
Ha ragione Luigi La Spina che sulla "Stampa" di oggi lamenta il vizio politico
tutto italiano di "Parlar d'altro". Ovvero di non considerare i gravi problemi
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 5
della società contemporanea, ma di rincorrere divagazioni tipo repubblica
presidenziale.
Bisognerebbe però che i grandi giornali si chiedessero quali sono le loro colpe
in questa situazione. Ci offrono scene e retroscena della vita politica
nazionale, al posto dell'antico pastone romano. Dove molte cose trovavano
posto in poche righe.
Adesso, hanno paginoni interi per fatti da nulla.
Forse è venuto il momento di chiedersi seriamente e con umiltà che cosa sia
oggi l'opinione pubblica, come venga informata e come la grande stampa
indipendente fornisca gli strumenti necessari per interpretare i fatti e
rappresentazioni 'fedeli' della realtà contemporanea.
Forse è troppo comodo scaricare tutta la colpa sui politici. A volte sembra che
i grandi giornalisti siano conniventi più che parti terze con la delega a narrare
e giudicare per il bene comune. Non solo per la tiratura della loro testata.
21/12/2008
Nascondere il presente
Attorno alla crisi del Pd ho ballato un'intera estate. Qualcuno non ha gradito.
Nulla di male, succede. Adesso che tutti ne parlano, non ho nulla da
aggiungere.
Il 9 ottobre richiamavo il fatto come, sul trionfo del pensiero unico nella
politica italiana, i signori dell'opposizione avessero i riflessi molto lenti.
Insomma non facevano il loro mestiere.
Barbara Spinelli scrive oggi sulla "Stampa" che i "commentatori" sono "facili a
scrutare i cedimenti passati, meno facili a scrutare i cedimenti presenti". Ha
perfettamente ragione. Elenca i "vizi del passato che sopravvivono",
conformismo, indifferenza, complicità.
18/12/2008
Archivio del blog
Nella colonna di destra della pagina, si trova l'elenco delle annate di questo
blog raccolte in un .doc.
16/12/2008
Fini non ricorda il manganello
"C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla
legislazione antiebraica...", ha detto oggi l'on Fini.
C'è da chiedere all'on. Fini se abbia mai sentito parlare di manganello usato
nel Ventennio...
Forse si è fatto plagiare dalla teoria del "soggiorno turistico" formulata dall'on.
Berlusconi per spiegare il confino fascista.
Tempo fa l'on. Fini parlò di "cesarismo". Tutti intesero che si riferiva all'on.
Berlusconi. E ci fu chi elogiò l'on. Fini come "studioso".
Poi lo stesso on. Fini smentì: aveva parlato in generale, non intendeva riferirsi
al presidente del Consiglio.
Adesso anche per l'opinione sulla società italiana adeguatasi alla legislazione
antiebraica sotto la dittatura fascista, dovremo aspettare una sua nuova
correzione di marcia. In puro stile berlusconiano.
09/12/2008
Auguri
Avevo pensato al "Cafonal" come nome d'un farmaco per combattere certi
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 7
fenomeni di italica inciviltà. Adesso vedo che così è stato battezzato un libro
fotografico. I volumi passano, i problemi restano. Anzi peggiorano. Quale
medicina ci vorrebbe per curare le Giustizia nostrana?
"Che ne sarà dei diritti dei più deboli, dei meno protetti, dei disgraziati come
noi?". Se lo è chiesto Giuseppe D'Avanzo su "Repubblica" di domenica 7
dicembre 2008.
La risposta arriva oggi da Bologna: 70 mila processi in quella città sono stati
cancellati per prescrizione e carenze d'organico (dalle pagine felsinee dello
stesso quotidiano).
Scambiamoci gli auguri per il 2009. Ma non illudiamoci. "Credete che sarà
felice quest'anno nuovo?". Felice sì, forse per pochi fortunati. Ma per noi che,
come dice D'Avanzo, apparteniamo alla categoria "dei disgraziati", che cosa
cambierà in meglio in questo tristo Paese?
08/11/2008
Arrivederci al 2009
Calamaio
Nel mese del terzo anniversario della sua apertura, il blog dà appuntamento al
prossimo gennaio 2009. Gli aggiornamenti che mi concernono sono
consultabili da questa pagina. Che è in anteprima parziale qui sotto.
04/11/2008
4 novembre con Renato Serra
03/11/2008
Nota di servizio
Il blog collettivo che proposi qui sopra e che poi è stato cortesemente
realizzato da Luigi, è ottavo nella classifica mensile di Wikio. Urca!
****
Giovinezza!
Il dott. prof. Silvio Berlusconi, noto medico geriatra di Arcore, ha pubblicato
uno studio sulla possibilità di far arrivare la durata media della vita a 120 anni.
Il ministro Brunetta studierà i provvedimenti necessari per applicare queste
teorie scientifiche.
In divisa sado-maso il ministro Brunetta si aggirerà nei reparti geriatrici, con
un frustino che userà per sollecitare i renitenti.
Al personale medico e paramedico sarà fatto obbligo di sottoscrivere un
protocollo in cui si dice che la vecchiaia non esiste e che per dimostrarlo basta
cantare "Giovinezza giovinezza, primavera di bellezza".
02/11/2008
Lettori sul web
Il sito del New York Times ospita da un anno i commenti dei lettori agli articoli
pubblicati.
Ricavo la notizia dalla rubrica sul web di Chiara Somajni del "Sole-24 Ore" di
oggi.
In cui si legge alla fine: "Che i giornalisti siano destinati a diventare dei
manager di comunità virtuali, si chiede Julie Starr?".
Bella domanda.
01/11/2008
De bello gellico
Nessun dubbio avevamo. Resta un classico della letteratura politica
contemporanea il "De bello gellico". Composto tanti anni fa dal venerabile
maestro della "Loggia Propaganda Due" (1981, 932 iscritti) di una qualche
massoneria più o meno "riconosciuta" (ma ben riconoscibile), il testo si è
dimostrato all'altezza della situazione contemporanea. Ha resistito al
trascorrere "inesorabile" del tempo. E' stato studiato e, soprattutto, applicato.
Lo riconosce onestamente il suo autore. Non per vanto, ma per offrire una
patente di benedicente paternità al capo del governo. Niente mai avviene a
caso.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 9
Se in questo "caos calmo" di un autunno dal cielo oscuro, Berlusconi (tessera
625 della P2) è definito dallo stesso Gelli come esecutore dei suoi antichi
progetti, ci sarà pure un significato preciso.
Non per nulla Gelli torna alla ribalta. Addirittura va in tivù. Non in quella
ansiogena (secondo il cavaliere) del servizio pubblico. Ma in una rete privata,
per offrire camomilla al popolo, secondo il dettame del proprietario di
Mediaset per puro caso anche capo dell'esecutivo.
E come esegue, lui, Berlusconi, non esegue nessuno: parola di Licio Gelli. "E'
l'unico che può andare avanti" a realizzare il "Piano di rinascita democratica"
ideato dallo stesso Gelli "forse" su misura, come un abito di lusso, per lo
stesso cavaliere.
Le coincidenze della storia e della politica sono sempre ben precisi fatti che
corrono lungo un binario prestabilito.
31/10/2008
Bonus bebé
Neonato I neonati riceveranno un prestito dal governo al tasso del quattro per
cento.
Se il prestito non sarà restituito il bambino sarà requisito dal ministro Tremonti
al compimento del secondo anno di età, ed inviato a scuola dalla signora
maestra Gelmini e dal prof. Brunetta.
A sinistra (ma soltanto nella foto). Bebé di Forza Italia che da grande farà
prima gli spogliarelli e poi la ministra. Ovvero dal bonus alla bona.
Ha ragione? Ma quando sono nato mi hanno fatto subito "Figlio della Lupa".
Poi mi hanno portato alle processioni, a cantare in modo stonato gli inni della
Chiesa. Gli altri coetanei invece si esibivano in "Bandiera rossa". Tutti
eravamo bene o male "pueri cantores".
Per cui non vedo nulla di male se un babbo spiega al figlio che si va in corteo
perché se licenziano la maestra, suo figlio (che ha stessa età del piccolo che
urla infastidendo Cossiga), non avrà nulla da mangiare.
I bambini sono intelligenti ed onesti. Noi adulti vogliamo essere più intelligenti
di loro, e facciamo i furbi rimettendoci in onestà.
29/10/2008
Cossighismi
"Bisogna infiltrare gli studenti con agenti provocatori pronti a tutto, [...]
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 11
picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano".
28/10/2008
Fiasco del Fisco
Una vecchia regola democratica diceva: tutti i cittadini hanno diritto agli stessi
servizi, pagandoli però in base al proprio reddito con le imposte su di esso.
Adesso vogliono introdurre differenze direttamente sui servizi, come
Francesco Giavazzi nel "Corriere della Sera" di oggi: per i ricchi più tasse
universitarie.
Vincenzo Visco gli rispose con parole sempre attuali: "Berlusconi mente
sapendo di mentire. Da presidente del consiglio faceva l'apologia degli
evasori. Da capo dell'opposizione lancia un'abile campagna di propaganda per
far apparire straordinaria l'introduzione in Italia di procedure e norme fiscali
molto più garantiste di quelle che esistono normalmente, senza scandalo
alcuno, in Francia, in Germania, in Usa, cioè in paesi civilissimi dove l'evasore
fiscale viene considerato uno che danneggia la collettività e non un simpatico
e abile furbone. La verità è che non vuole la libertà di impresa nelle regole, ma
la libertà di infrangere le regole".
27/10/2008
Aeronautica militare
1988. Cade un altro F104
Dal 1964 al ’77, in tutt’Italia sono andati distrutti in incidenti 59 aerei F104
nella versione"G", con 32 piloti morti. Della successiva versione "S", tra ’70 e
’77 se ne sono persi 26 esemplari, sempre a causa di incidenti, con 14 aviatori
deceduti. Nel periodo 1978-82, altri 20 esemplari perduti, con 11 morti. Dal
1983, la media è di due aerei persi ed un pilota morto all’anno.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 12
Fonte: digilander.libero.it/monari
www.webalice.it/antoniomontanari1
L’anno si chiude con una nuova disgrazia aerea: a Faggeta di Pianacquadio sul
monte Carpegna, il 27 dicembre, cadono due F104 di base a Miramare, pilotati
da Claudio Lodovisi (28 anni) e Michele Burlamacchi (23). È il terzo incidente
del 1989 in cui in Italia sono stati coinvolti gli F104, con un totale di quattro
vittime. Dopo la disgrazia di Carpegna, a Miramare "volano le polemiche".
Sotto accusa sono gli F104. L’on. Stelio De Carolis, sottosegretario alla Difesa,
sostiene che tali aerei non sono pericolosi: "Le statistiche dicono che si
verificano avarie molto raramente". Un pilota di F104, intervistato dalla
Stampa, dichiara: gli errori che sugli altri aerei sono recuperabili, diventano
problematici con questo tipo di macchina.
Fonte: www.webalice.it/antoniomontanari1
digilander.libero.it/monari
Senza parole
Ricordate le vignette con la didascalia "Senza parole"? Bene, l'ho messa
mentalmente sotto la foto della ministra Maristella Gelmini pubblicata dal
"Corriere della Sera" di oggi a corredo dell'intervista che le è stata fatta, e che
è riassunta da un titolo che appunto lascia senza parole: "Il mio modello è
Obama".
Il testo è ancora più sconvolgente: Obama copia la Gelmini ("Sta proponendo
per la scuola americana provvedimenti simili ai nostri...").
La ministra cerca di conquistare consensi con frasi che non hanno fondamento
storico, e sulle quali di potrebbero scrivere trattati per dimostrarne la
inconsistenza.
Come quella che attribuisce ai sindacati la colpa degli stipendi da fame e della
proletarizzazione dei docenti.
Per risollevare le sorti economiche della misera classe insegnante, ci sono due
episodi da citare nella storia dell'Italia postbellica. Più di mezzo secolo fa,
Amintore Fanfani motu proprio alzò gli stipendi. Trent'anni fa, i sindacati
unitariamente ottennero lo stesso risultato con uno sciopero generale di tutte
le categorie dei lavoratori. I quali compresero l'importanza del ruolo svolto
dalla scuola nella società. Fu l'ultima volta.
E la ministra è frutto della cultura aristocratica di chi ha fatto i soldi e se ne
sbatte altamente di tutti gli altri cittadini. Perché tutto si compra. Occhio,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 13
ragazzi, a non vendervi a questi signori. (O ad altri che possono apparire sul
mercato della politica.)
26/10/2008
Parole parole parole
Il penalista on. Roberto Cota ha dichiarato in tivù che la scuola non deve
essere uno stipendificio.
Ha ripetuto parola e concetto già usati dall'on. ministra Gelmini all'inizio di
settembre.
Tradotti in pillole, significa che la scuola serve soltanto agli insegnanti per
percepire lo stipendio.
25/10/2008
Risveglio
La misura era colma. Non poteva più restare sulle posizioni del debutto. Pena
la sua fine politica.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 14
Adesso, deve essere l'apparato del suo partito a capire che i dissensi espressi
sinora erano legittime opinioni, non critiche invereconde da legare al dito.
Adesso, i parlamentari del Pd di ogni luogo e regione, debbono comprendere
che vanno affrontati i problemi reali.
Ho già raccontato qui che nello scorso aprile, ad una settimana del voto,
l'argomento proposto dal Pd del mio borgo selvaggio all'attenzione pubblica
era stato "Le parole da non scordare" in una convention sul dialetto...
Senza tetto
Marco Falcucci, 54 anni, clochard pratese rifugiato 'politico' a Bologna (la
credeva una città tollerante), e multato per 742 euro, sarà festeggiato domani
in piazza San Francesco, con una castagnata di solidarietà voluta dai residenti
della zona.
Il verbale dei Vigili Urbani era per sosta vietata con due biciclette e la sua casa
di cartone con annessi un carrello della spesa e sacchetti di plastica pieni di
attrezzi per sopravvivere.
24/10/2008
Facinoroso, è lui
E' utile scoprire l'influenza negativa esercitata dai "giornali" sui ristretti
manipoli di "facinorosi" che agitano lo spettro di una contestazione politica,
nascondendosi dietro il rifiuto del grembiulino e del sette in condotta voluti
dalla ministra Mariastella Gelmini.
La scoperta è merito dello stesso capo del governo Silvio Berlusconi. Che ha in
mente uno schema politico così congegnato: i giornali attaccano lui e sobillano
i centri sociali i quali partoriscono i facinorosi.
Giustamente, con alto senso democratico il presidente del Consiglio non vuole
usare la forza pubblica per piegare i facinorosi: "Ho in mente qualche sistema
molto spiritoso, ma per ora non lo dico".
Forse pensa a quel motto del '68 "Una risata vi seppellirà". Ecco chi è il vero
"facinoroso", è lui, Silvio Berlusconi.
Che prendendosela con i "giornali" confessa e conferma come tutte le tivù
siano in ginocchio davanti a lui. Questa è la sua idea di libertà, da vero
"facinoroso".
Post scriptum. "Lui" aveva detto in agosto che non ci sarebbe stata
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 15
"recessione". I fatti gli hanno dato torto, ma lui crede di aver egualmente
ragione, ho scritto qui il 23 settembre. Oggi 24 ottobre l'Ocse lancia l'allarme:
la recessione sarà "più ampia a prolungata". Aspettiamo una smentita del
cavaliere. Anche all'Ocse, dirà, ci sono facinoroso istigati dai centri sociali
ammaestrati dai giornali. Oppure sfodererà finalmente il promesso "sistema
spiritoso". Non nel senso di alcolico.
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Chiederemo i danni ai titolisti dei giornali. Prima dei poliziotti, con la stessa
intenzione di fare piazza pulita, nelle università sono già da tempo arrivati gli
sponsor privati. Non è necessario attendere una riforma per vederne
l'ingresso.
Post scriptum. Il sen. Ignazio Marino in una lettera a "Repubblica" (14 ottobre),
ha scritto: "In Italia non si trova nessuno sbocco professionale se non si è
raccomandati o se non si ha il cognome giusto".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 19
Tutto qui.
14 marzo. In "cattivamaestra" dei blog della Stampa è linkato un mio post.
31 marzo. Fuori dei blog della Stampa, in quello privato di Vittorio Pasteris, è
citato il mio testo del 28 marzo sera sulla convention novarese: "Non si sente
nulla". Tutto qui.
Ieri sera da Fabio Fazio Veltroni era rilassato e sorridente. Maschera bene
oppure non si accorge che le cose si mettono male per la sua "maglia rosa" (in
senso politico oltre che in metafora ciclistica).
La nostalgia frega sempre. Basti ricordare che con il termine nostalgici sono
sempre stati chiamati quelli che suggerivano o sentenziavano: "Si stava
meglio quando si stava peggio".
Che un giovane intellettuale come lei, caro Fazio, faccia quella faccia parlando
di quei ritratti di Lenin e Stalin (per non parlar di Togliatti...), è una scena
involontariamente comica per un discorso serio.
Lasci perdere quel tono di rimpianto adatto alle canzonette di Gianni Morandi
di mezzo secolo fa, e si legga il libro di Mirella Serri su "I profeti disarmati".
Ovvero quegli intellettuali che non furono né comunisti né democristiani,
nell'epoca difficile del dopoguerra, quando ci fu "una lotta fratricida feroce e
cruenta" come la stessa Serri ha detto al "Corriere della Sera" del 16 ottobre
scorso.
Rimasto chiuso per mezzo secolo (1944-1994), esso custodiva alla Procura
generale militare di Roma, documenti sull'eccidio, 770 vittime, in gran parte
donne bambini preti.
Spiega Lucarelli: "I fascicoli rimasero nell'armadio e non permisero di istruire i
processi contro i militari perché, in tempi di guerra fredda, era subentrata la
ragion di Stato che impediva di mettere in imbarazzo il nuovo alleato
germanico funzionale alla comune lotta contro i Paesi comunisti del patto di
Varsavia".
Morale della favola. Chi muore giace e chi vive si dà pace, dice un vecchio
adagio sempre attuale. La Storia sembra essere fatta apposta per
confermarlo.
Paolo Guzzanti ha rivelato che "qualcuno molto in alto aveva deciso in Forza
Italia" di massacrarlo e dargli il "colpo di grazia".
Gli ho mandato un messaggio, a cui ha pubblicamente risposto.
Gli ho spiegato una questioncella privata: avevo parlato di lui in un post ("Mal
di stomaco"). Il post era stato segnalato in home, poi il giorno dopo tolto
dall'elenco.
Mi ha risposto Guzzanti: "Provo sempre più nausea".Guzzantistampa
E' un po' come la storia comica di Crozza: il politico imita il comico. Qui, con
Guzzanti, il governativo dice quello che dovrebbe dire un oppositore.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 22
Morale della favola. La comicità è in se stessa essenzialmente tragica. Di che
cosa si potrebbe ridere spensieratamente?
Fanciullina
Credo ogni giorno di più che abbia ragione Curzio Maltese: in Italia "la
Costituzione è già morta e quasi nessuno se n'è accorto".
Forse un giorno avrà ragione Eugenio Scalfari che a Daria Bignardi ha
sussurrato di avvertire in Italia una "gran puzza" di fascismo.
Post scriptum. Oggi il papa ha definito "facili" i guadagni degli scienziati. Forse
non si riferiva ai ricercatori italiani, o forse ha ricevuto notizie inesatte da
Brunetta.
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Avevo ragione tempo fa a scrivere che "il silenzio premia". E che anche i freddi
algoritmi di Wikio sono più furbi che intelligenti. Così come la promessa
"analisi semantica" altro non è se non uno specchietto per le allodole.
Avvisto_stampa_ago2008
Ecco la parte che mi sembra utile non per chiudere il discorso, ma anzi per
aprirlo, andando aldilà dei casi personali e delle esperienze singole: "A Malindi,
nella mischia dei giornalisti, il collega che apprezzava di piu' era Vittorio
Ragone dell'Unita', perche' gli sembrava il meno servizievole. Quello che
apprezzava di meno era il cronista de La Stampa. Lo evitava addirittura,
dicendo: "Io non ho mai servito nessuno. E tu?". Il cronista rispose: "Cerchero'
di imparare". Da allora Edoardo Agnelli si distese, e prese a trattare
amichevolmente quel cronista".
Le statistiche sono utili. Il blocco di segnalazione dei blog in home page della
"Stampa" ha funzionato fra maggio e settembre come minimo per 44 volte (6
a maggio, 9 a giugno, 10 a luglio e settembre, 9 in agosto).
Altrimenti sono costretto a farlo "strano" sto blog. Dalla pagina internet della
politica, parlerò di coleotteri e resti fossili.
Avvisto_stampa_ago2008
200810confronto910
In rosso indico i post rimossi oggi dalla lista di ieri (a sinistra), ed in verde i
testi o gli autori rimasti in elenco.
Mentre la signorina si è esposta per il breve flash di una sfilata, Brunetta resta
sulla ministerial poltrona ed insiste contro gli insegnanti con un fervore che
sembra sublimare più secreti ardori. O celare antichi rancori.
Bacio
Ieri il senatore Paolo Guzzanti (Pdl), a cui di recente è stata tolta la scorta, ha
dichiarato che il Berlusconi difensore di Putin sulla Georgia, lo fa "vomitare".
Dunque pure lui si sta lentamente accorgendo del trionfo del "pensiero unico"
nella politica?
Tremonti
Avvisto_stampa_ago2008
Tremonti nel 2003 proponeva mutui sulle case seguendo quello stile Usa di cui
si raccolgono gli effetti dirompenti ora.
Non è colpa di Tremonti. Lui, lo fanno parlare dappertutto. Tranne che al
consiglio dei ministri dove la legge finanziaria l'hanno approvata in nove
minuti nove.
Ha le feste di partito, le interviste, le chiacchierate con i cronisti, le bicchierate
con gli amici, le prediche di Re Silvio e le lezioni di etica delle signore
Berlusconi figlie...
Poveretto, non trova un attimo di riposo. Per elaborare un pensiero.
Se al Corrierone ha detto: "Non è la fine del mondo, ma la fine di un mondo",
la colpa è di Domenico Siniscalco che lo aveva già scritto sulla "Stampa".
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pretendere di suonare la Nona di Beethoven con un'ocarina". Guido Nozzoli //
"L'informazione è la moneta corrente della democrazia". Ellen Miller // "La
democrazia non è mai data una volta per sempre". Pierre Rosanvallon // "Un
insieme di furbi è destinato al caos". Vito Mancuso // "Chi rassicura non cura".
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Idee confuse. Occorrono più regole, ma soltanto per l'emergenza. Poi dopo
"non spazziamo via quei semi della cultura liberale che a fatica stavano
germogliando anche da noi".
Politica. La signora ha detto: "Di governi che decidono non c'è mai stato tanto
bisogno come adesso". Ha ragione, vedere appunto l'Alitalia. Se questo, e non
può essere diversamente, è il concetto di Stato della signora Marina, non c'è
bisogno di un'intera pagina del "Corrierone" per spiegarla sotto il titolo
catastrofico: "Il mondo è in piena crisi e Veltroni parla di regime...".
Pagina che le serve soltanto per dire: con tutto 'sto casino economico, Veltroni
parla ancora di vecchie cose come il conflitto di interessi.
Poi Veltroni oggi se l'è presa con Di Pietro. Il quale aveva tirato le orecchie a
Giorgio Napolitano con quella schiettezza che fa perdonare anche le
(presunte) impertinenze: "Il Capo dello Stato dice cose giuste, ma un po'
ovvie, nel senso che dice 'amatevi e voletevi bene'. Questo è un
comportamento da papista, ma il capo dello Stato deve fare qualcosa di più".
Veltroni01g
Sinceramente Di Pietro non ha tutti i torti. Veltroni però sostiene che sono
parole inaccettabili, quelle di Di Pietro, e Veltroni è uomo d'onore. Per cui
dobbiamo credergli. Anche se nel nostro intimo la questione della firma del
"lodo Alfano" è un particolare non di poco momento nella questione del
rispetto della Costituzione.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 40
Giorgio Napolitano ha un progetto onesto. Mettere d'accordo tutti per salvare
l'Italia. A questo tema si riferiva Di Pietro, quando ha commentato che è inutile
che Napolitano "ci dica di volerci bene. Imponga il suo ruolo per far nominare
il giudice della Corte Costituzionale", ad esempio.
Se il prestito non sarà restituito il bambino sarà requisito dal ministro Tremonti
al compimento del secondo anno di età, ed inviato a scuola dalla signora
maestra Gelmini e dal prof. Brunetta.
A sinistra (ma soltanto nella foto). Bebé di Forza Italia che da grande farà
prima gli spogliarelli e poi la ministra. Ovvero dal bonus alla bona.
30/10/2008
Pueri cantores
Imag30102008rep Da che mondo è mondo, i bimbi sono sempre in prima fila,
esibiti con orgoglio dai genitori, ad inneggiare o a protestare. Cossiga si è
scandalizzato in Senato. Non avrebbero dovuto gridare: "Assunzioni,
assunzioni", ma "Merendine, merendine".
Ha ragione? Ma quando sono nato mi hanno fatto subito "Figlio della Lupa".
Poi mi hanno portato alle processioni, a cantare in modo stonato gli inni della
Chiesa. Gli altri coetanei invece si esibivano in "Bandiera rossa". Tutti
eravamo bene o male "pueri cantores".
Per cui non vedo nulla di male se un babbo spiega al figlio che si va in corteo
perché se licenziano la maestra, suo figlio (che ha stessa età del piccolo che
urla infastidendo Cossiga), non avrà nulla da mangiare.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 41
La parola "assunzione" non è per ora un'oscenità. I bambini imparano presto a
capire il mondo, ad accettare il prossimo.
Poi purtroppo crescono ascoltando i senatori alla Cossiga che vogliono menare
i dissidenti. Od i presidenti alla Berlusconi che ragionano come donna
Prassede: poche idee e sempre quelle, ma soprattutto scambiano per cielo il
proprio cervello. O quei signori leghisti da legare che voglio ridurre la scuola
italiana a giardino del proprio condominio, niente insegnanti meridionali al
nord, ognuno soltanto con maestri di casa propria.
I bambini sono intelligenti ed onesti. Noi adulti vogliamo essere più intelligenti
di loro, e facciamo i furbi rimettendoci in onestà.
29/10/2008
Cossighismi
"Bisogna infiltrare gli studenti con agenti provocatori pronti a tutto, [...]
picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano".
28/10/2008
Fiasco del Fisco
Una vecchia regola democratica diceva: tutti i cittadini hanno diritto agli stessi
servizi, pagandoli però in base al proprio reddito con le imposte su di esso.
Adesso vogliono introdurre differenze direttamente sui servizi, come
Francesco Giavazzi nel "Corriere della Sera" di oggi: per i ricchi più tasse
universitarie.
Vincenzo Visco gli rispose con parole sempre attuali: "Berlusconi mente
sapendo di mentire. Da presidente del consiglio faceva l'apologia degli
evasori. Da capo dell'opposizione lancia un'abile campagna di propaganda per
far apparire straordinaria l'introduzione in Italia di procedure e norme fiscali
molto più garantiste di quelle che esistono normalmente, senza scandalo
alcuno, in Francia, in Germania, in Usa, cioè in paesi civilissimi dove l'evasore
fiscale viene considerato uno che danneggia la collettività e non un simpatico
e abile furbone. La verità è che non vuole la libertà di impresa nelle regole, ma
la libertà di infrangere le regole".
27/10/2008
Aeronautica militare
1988. Cade un altro F104
Dal 1964 al ’77, in tutt’Italia sono andati distrutti in incidenti 59 aerei F104
nella versione"G", con 32 piloti morti. Della successiva versione "S", tra ’70 e
’77 se ne sono persi 26 esemplari, sempre a causa di incidenti, con 14 aviatori
deceduti. Nel periodo 1978-82, altri 20 esemplari perduti, con 11 morti. Dal
1983, la media è di due aerei persi ed un pilota morto all’anno.
Fonte: digilander.libero.it/monari
www.webalice.it/antoniomontanari1
L’anno si chiude con una nuova disgrazia aerea: a Faggeta di Pianacquadio sul
monte Carpegna, il 27 dicembre, cadono due F104 di base a Miramare, pilotati
da Claudio Lodovisi (28 anni) e Michele Burlamacchi (23). È il terzo incidente
del 1989 in cui in Italia sono stati coinvolti gli F104, con un totale di quattro
vittime. Dopo la disgrazia di Carpegna, a Miramare "volano le polemiche".
Sotto accusa sono gli F104. L’on. Stelio De Carolis, sottosegretario alla Difesa,
sostiene che tali aerei non sono pericolosi: "Le statistiche dicono che si
verificano avarie molto raramente". Un pilota di F104, intervistato dalla
Stampa, dichiara: gli errori che sugli altri aerei sono recuperabili, diventano
problematici con questo tipo di macchina.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 43
Fonte: www.webalice.it/antoniomontanari1
digilander.libero.it/monari
Senza parole
Ricordate le vignette con la didascalia "Senza parole"? Bene, l'ho messa
mentalmente sotto la foto della ministra Maristella Gelmini pubblicata dal
"Corriere della Sera" di oggi a corredo dell'intervista che le è stata fatta, e che
è riassunta da un titolo che appunto lascia senza parole: "Il mio modello è
Obama".
Il testo è ancora più sconvolgente: Obama copia la Gelmini ("Sta proponendo
per la scuola americana provvedimenti simili ai nostri...").
La ministra cerca di conquistare consensi con frasi che non hanno fondamento
storico, e sulle quali di potrebbero scrivere trattati per dimostrarne la
inconsistenza.
Come quella che attribuisce ai sindacati la colpa degli stipendi da fame e della
proletarizzazione dei docenti.
Per risollevare le sorti economiche della misera classe insegnante, ci sono due
episodi da citare nella storia dell'Italia postbellica. Più di mezzo secolo fa,
Amintore Fanfani motu proprio alzò gli stipendi. Trent'anni fa, i sindacati
unitariamente ottennero lo stesso risultato con uno sciopero generale di tutte
le categorie dei lavoratori. I quali compresero l'importanza del ruolo svolto
dalla scuola nella società. Fu l'ultima volta.
E la ministra è frutto della cultura aristocratica di chi ha fatto i soldi e se ne
sbatte altamente di tutti gli altri cittadini. Perché tutto si compra. Occhio,
ragazzi, a non vendervi a questi signori. (O ad altri che possono apparire sul
mercato della politica.)
26/10/2008
Parole parole parole
Il penalista on. Roberto Cota ha dichiarato in tivù che la scuola non deve
essere uno stipendificio.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 44
Ha ripetuto parola e concetto già usati dall'on. ministra Gelmini all'inizio di
settembre.
Tradotti in pillole, significa che la scuola serve soltanto agli insegnanti per
percepire lo stipendio.
25/10/2008
Risveglio
La misura era colma. Non poteva più restare sulle posizioni del debutto. Pena
la sua fine politica.
Adesso, deve essere l'apparato del suo partito a capire che i dissensi espressi
sinora erano legittime opinioni, non critiche invereconde da legare al dito.
Adesso, i parlamentari del Pd di ogni luogo e regione, debbono comprendere
che vanno affrontati i problemi reali.
Ho già raccontato qui che nello scorso aprile, ad una settimana del voto,
l'argomento proposto dal Pd del mio borgo selvaggio all'attenzione pubblica
era stato "Le parole da non scordare" in una convention sul dialetto...
Senza tetto
Marco Falcucci, 54 anni, clochard pratese rifugiato 'politico' a Bologna (la
credeva una città tollerante), e multato per 742 euro, sarà festeggiato domani
in piazza San Francesco, con una castagnata di solidarietà voluta dai residenti
della zona.
Il verbale dei Vigili Urbani era per sosta vietata con due biciclette e la sua casa
di cartone con annessi un carrello della spesa e sacchetti di plastica pieni di
attrezzi per sopravvivere.
24/10/2008
Facinoroso, è lui
E' utile scoprire l'influenza negativa esercitata dai "giornali" sui ristretti
manipoli di "facinorosi" che agitano lo spettro di una contestazione politica,
nascondendosi dietro il rifiuto del grembiulino e del sette in condotta voluti
dalla ministra Mariastella Gelmini.
La scoperta è merito dello stesso capo del governo Silvio Berlusconi. Che ha in
mente uno schema politico così congegnato: i giornali attaccano lui e sobillano
i centri sociali i quali partoriscono i facinorosi.
Giustamente, con alto senso democratico il presidente del Consiglio non vuole
usare la forza pubblica per piegare i facinorosi: "Ho in mente qualche sistema
molto spiritoso, ma per ora non lo dico".
Forse pensa a quel motto del '68 "Una risata vi seppellirà". Ecco chi è il vero
"facinoroso", è lui, Silvio Berlusconi.
Che prendendosela con i "giornali" confessa e conferma come tutte le tivù
siano in ginocchio davanti a lui. Questa è la sua idea di libertà, da vero
"facinoroso".
Post scriptum. "Lui" aveva detto in agosto che non ci sarebbe stata
"recessione". I fatti gli hanno dato torto, ma lui crede di aver egualmente
ragione, ho scritto qui il 23 settembre. Oggi 24 ottobre l'Ocse lancia l'allarme:
la recessione sarà "più ampia a prolungata". Aspettiamo una smentita del
cavaliere. Anche all'Ocse, dirà, ci sono facinoroso istigati dai centri sociali
ammaestrati dai giornali. Oppure sfodererà finalmente il promesso "sistema
spiritoso". Non nel senso di alcolico.
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Chiederemo i danni ai titolisti dei giornali. Prima dei poliziotti, con la stessa
intenzione di fare piazza pulita, nelle università sono già da tempo arrivati gli
sponsor privati. Non è necessario attendere una riforma per vederne
l'ingresso.
Post scriptum. Il sen. Ignazio Marino in una lettera a "Repubblica" (14 ottobre),
ha scritto: "In Italia non si trova nessuno sbocco professionale se non si è
raccomandati o se non si ha il cognome giusto".
Tutto qui.
14 marzo. In "cattivamaestra" dei blog della Stampa è linkato un mio post.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 50
31 marzo. Fuori dei blog della Stampa, in quello privato di Vittorio Pasteris, è
citato il mio testo del 28 marzo sera sulla convention novarese: "Non si sente
nulla". Tutto qui.
Ieri sera da Fabio Fazio Veltroni era rilassato e sorridente. Maschera bene
oppure non si accorge che le cose si mettono male per la sua "maglia rosa" (in
senso politico oltre che in metafora ciclistica).
La nostalgia frega sempre. Basti ricordare che con il termine nostalgici sono
sempre stati chiamati quelli che suggerivano o sentenziavano: "Si stava
meglio quando si stava peggio".
Che un giovane intellettuale come lei, caro Fazio, faccia quella faccia parlando
di quei ritratti di Lenin e Stalin (per non parlar di Togliatti...), è una scena
involontariamente comica per un discorso serio.
Lasci perdere quel tono di rimpianto adatto alle canzonette di Gianni Morandi
di mezzo secolo fa, e si legga il libro di Mirella Serri su "I profeti disarmati".
Ovvero quegli intellettuali che non furono né comunisti né democristiani,
nell'epoca difficile del dopoguerra, quando ci fu "una lotta fratricida feroce e
cruenta" come la stessa Serri ha detto al "Corriere della Sera" del 16 ottobre
scorso.
Rimasto chiuso per mezzo secolo (1944-1994), esso custodiva alla Procura
generale militare di Roma, documenti sull'eccidio, 770 vittime, in gran parte
donne bambini preti.
Spiega Lucarelli: "I fascicoli rimasero nell'armadio e non permisero di istruire i
processi contro i militari perché, in tempi di guerra fredda, era subentrata la
ragion di Stato che impediva di mettere in imbarazzo il nuovo alleato
germanico funzionale alla comune lotta contro i Paesi comunisti del patto di
Varsavia".
Morale della favola. Chi muore giace e chi vive si dà pace, dice un vecchio
adagio sempre attuale. La Storia sembra essere fatta apposta per
confermarlo.
Paolo Guzzanti ha rivelato che "qualcuno molto in alto aveva deciso in Forza
Italia" di massacrarlo e dargli il "colpo di grazia".
Gli ho mandato un messaggio, a cui ha pubblicamente risposto.
Gli ho spiegato una questioncella privata: avevo parlato di lui in un post ("Mal
di stomaco"). Il post era stato segnalato in home, poi il giorno dopo tolto
dall'elenco.
Mi ha risposto Guzzanti: "Provo sempre più nausea".Guzzantistampa
E' un po' come la storia comica di Crozza: il politico imita il comico. Qui, con
Guzzanti, il governativo dice quello che dovrebbe dire un oppositore.
Fanciullina
Come vedete, cari amici, non ne faccio una questione personale di rivalità con
altri blogger, ma semplicemente (se posso azzardare una parola grossa) di
discussione scientifica di un sistema che come tutti i sistemi ha i suoi pregi ed
i suoi difetti.
Credo ogni giorno di più che abbia ragione Curzio Maltese: in Italia "la
Costituzione è già morta e quasi nessuno se n'è accorto".
Forse un giorno avrà ragione Eugenio Scalfari che a Daria Bignardi ha
sussurrato di avvertire in Italia una "gran puzza" di fascismo.
Post scriptum. Oggi il papa ha definito "facili" i guadagni degli scienziati. Forse
non si riferiva ai ricercatori italiani, o forse ha ricevuto notizie inesatte da
Brunetta.
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Avevo ragione tempo fa a scrivere che "il silenzio premia". E che anche i freddi
algoritmi di Wikio sono più furbi che intelligenti. Così come la promessa
"analisi semantica" altro non è se non uno specchietto per le allodole.
Avvisto_stampa_ago2008
Ecco la parte che mi sembra utile non per chiudere il discorso, ma anzi per
aprirlo, andando aldilà dei casi personali e delle esperienze singole: "A Malindi,
nella mischia dei giornalisti, il collega che apprezzava di piu' era Vittorio
Ragone dell'Unita', perche' gli sembrava il meno servizievole. Quello che
apprezzava di meno era il cronista de La Stampa. Lo evitava addirittura,
dicendo: "Io non ho mai servito nessuno. E tu?". Il cronista rispose: "Cerchero'
di imparare". Da allora Edoardo Agnelli si distese, e prese a trattare
amichevolmente quel cronista".
Le statistiche sono utili. Il blocco di segnalazione dei blog in home page della
"Stampa" ha funzionato fra maggio e settembre come minimo per 44 volte (6
a maggio, 9 a giugno, 10 a luglio e settembre, 9 in agosto).
Altrimenti sono costretto a farlo "strano" sto blog. Dalla pagina internet della
politica, parlerò di coleotteri e resti fossili.
Avvisto_stampa_ago2008
200810confronto910
In rosso indico i post rimossi oggi dalla lista di ieri (a sinistra), ed in verde i
testi o gli autori rimasti in elenco.
Mentre la signorina si è esposta per il breve flash di una sfilata, Brunetta resta
sulla ministerial poltrona ed insiste contro gli insegnanti con un fervore che
sembra sublimare più secreti ardori. O celare antichi rancori.
Bacio
Ieri il senatore Paolo Guzzanti (Pdl), a cui di recente è stata tolta la scorta, ha
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Tremonti
07/10/2008
Ci fanno
Ci sono e ci fanno, i ministri. Diventano macchinette che sfornano parole. Il
cervello non ha il tempo necessario per formulare un pensiero organico.
Nel sistema delle conoscenze, come s'intitola un volume di Umberto Eco,
dall'albero siamo passati al labirinto.
Dall'albero discendono le scimmie, e dalle scimmie noi umani, Roma
permettendo.
Nel labirinto non si cerca soltanto la via d'uscita, ma ci si può pure perdere per
sempre.
Tremonti nel 2003 proponeva mutui sulle case seguendo quello stile Usa di cui
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Idee confuse. Occorrono più regole, ma soltanto per l'emergenza. Poi dopo
"non spazziamo via quei semi della cultura liberale che a fatica stavano
germogliando anche da noi".
Politica. La signora ha detto: "Di governi che decidono non c'è mai stato tanto
bisogno come adesso". Ha ragione, vedere appunto l'Alitalia. Se questo, e non
può essere diversamente, è il concetto di Stato della signora Marina, non c'è
bisogno di un'intera pagina del "Corrierone" per spiegarla sotto il titolo
catastrofico: "Il mondo è in piena crisi e Veltroni parla di regime...".
Pagina che le serve soltanto per dire: con tutto 'sto casino economico, Veltroni
parla ancora di vecchie cose come il conflitto di interessi.
Poi Veltroni oggi se l'è presa con Di Pietro. Il quale aveva tirato le orecchie a
Giorgio Napolitano con quella schiettezza che fa perdonare anche le
(presunte) impertinenze: "Il Capo dello Stato dice cose giuste, ma un po'
ovvie, nel senso che dice 'amatevi e voletevi bene'. Questo è un
comportamento da papista, ma il capo dello Stato deve fare qualcosa di più".
Veltroni01g
Sinceramente Di Pietro non ha tutti i torti. Veltroni però sostiene che sono
parole inaccettabili, quelle di Di Pietro, e Veltroni è uomo d'onore. Per cui
dobbiamo credergli. Anche se nel nostro intimo la questione della firma del
"lodo Alfano" è un particolare non di poco momento nella questione del
rispetto della Costituzione.
30/09/2008
Dolcetti Usa
E' un bel paradosso che il conservatore Bush sia odiato da molti suoi elettori
che lo accusano di esser divenuto "socialista" con il piano Paulson per il
salvataggio della finanza americana.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 71
Bocciato alla Camera per la defezione di 35 deputati repubblicani che non
hanno accolto l'appello a votarlo, il piano non è apparso alla gente "una legge
coraggiosa" (come l'aveva definita Bush). E necessaria, anche se dura da
digerire.
Paul Samuelson, Nobel per l'Economia nel 1970, ex consigliere di JFK, spera in
una vittoria di Obama. Se andrà alla Casa Bianca, ha detto a "Repubblica",
sarà grazie a McCain ed al suo vice, quella "almost a joke", cioè quella
"barzelletta" Sarah Palin: "Voi italiani sapete benissimo di cosa sto parlando.
Non avete un Parlamento pieno di soubrette?".
29/09/2008
Chiodi fissi
Da giovani, a chi parlava soltanto della rosa fresca aulentissima, gli si diceva
che ce l'aveva stampata sulla fronte. Insomma un chiodo fisso.
Lo stesso è per Berlusconi, circa la Giustizia. Si sente un perseguitato. Dopo
l'intervista di Veltroni, la sua reazione è stata di dichiararsi sicuro che il lodo
Alfano "passerà al vaglio" della Corte Costituzionale. E che in caso contrario
"servirebbe una profonda riflessione sulla giustizia...". Come dire: se i supremi
giudici mi fanno questo torto, ci penso io.
Oggi si ha la rivelazione che conferma la nostra teoria del chiodo fisso. Nel
prossimo libro di Bruno Vespa si leggeranno queste parole di Berlusconi: il
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 72
lodo Alfano è "un provvedimento necessario in un sistema giudiziario come il
nostro in cui operano alcuni magistrati che invece di limitarsi ad applicare la
legge, attribuiscono a se stessi e al loro ruolo un preteso compito etico".
Veltroni non ha nessun merito e nessuna colpa nell'avere fatto infuriare il capo
del governo. Ricordiamo quell'intervista concessa dal cavaliere ad Enzo Biagi:
"Sono sceso in politica per salvare l’azienda e per evitare la galera". Il
programma continua.
Altro chiodo fisso, questa volta nel Pd: prendersela con Prodi. E' sua la colpa,
secondo Giorgio Tonini, dell'autoritarismo di Berlusconi.
28/09/2008
Veltronismi
Rischiamo il modello Putin, dice Walter Veltroni al "Corriere della Sera". Ma la
colpa non è di Berlusconi, se tutto l'Occidente si trova nella stessa condizione,
con una "organizzazione del potere che rischia di apparire autoritaria".
Più cauto di così, Veltroni non poteva essere. Poco dopo però dichiara che in
Italia non ci sono più "le condizioni minime, fisiologiche del confronto". Che
comincia ad esserci un "pensiero unico". E che non spetta al dottor Bonaiuti
dare patenti di democrazia...
Ma se siamo messi così male, Veltroni non avrebbe dovuto confondere la
situazione italiana nel contesto europeo. Oltretutto sulla Gelmini che arriva a
Cernobbio in elicottero, dà una notizia già smentita dall'interessata.
Nelle frasi di Veltroni non poteva mancare il richiamo agli Usa: "Guardiamo
agli Stati Uniti dove Bush chiama ed i democratici rispondono".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 73
Là dalla Casa Bianca chiamano l'opposizione perché il partito di governo (i
repubblicani) non riesce a digerire la faccenda del sostegno di Stato alle
finanze private, il piano Paulson. Negli Usa tacciono attoniti gli ideologi del
liberismo, scrive Massimo Gaggi sullo stesso "Corriere". Dove Maria Laura
Rodotà osserva: "Nessuno capisce niente di questa elezione anche per via
della balcanizzazione dell'informazione".
Se sono messi male loro negli Usa, il nostro modello citato da Veltroni tre volte
al giorno prima dei pasti, figurarsi la nostra povera Penisola. Che grazie al
cielo non ha ancora avuto un personaggio come Sarah Palin, "tenuta lontana
dai giornalisti" dopo che "le sue uniche tre interviste sono state penose",
c'informa Rodotà. Una repubblicana, Katlheen Parker, ha scritto su "National
Rewiew" che Sarah Palin è diventata un "imbarazzo" per McCain per la sua
ignoranza in economia e politica estera. E l'ha invitata a ritirarsi, "forse
spiegando che vuole dedicare più tempo al suo ultimo nato".
Veltroni potrebbe trasferirsi negli Usa dove ha comprato casa per la figliola
mandata là a studiare.
27/09/2008
Lodo Collodi
Modesta proposta. In attesa che si pronunci la Corte costituzionale, al "lodo
Alfano" cambiamogli nome, chiamiamolo "lodo Collodi". Indica meglio la sua
natura. A chi l'ha proposto dovrebbe crescere il naso come a Pinocchio. L'art.
1 è uguale all'art. 1 comma 2 del "lodo Schifani" (2003) dichiarato
incostituzionale dalla Suprema Corte nel 2004.
Ieri sera a Milano il tribunale in cui è in corso una causa che vede come
imputato Silvio Berlusconi, ha deciso di chiedere il parere della Corte
costituzionale.
A richiamare l'attenzione della sentenza del 2004 relativa all'articolo del "lodo
Schifani" travasato in quello di Alfano, è stato di recente il presidente emerito
della stessa Corte costituzionale Antonio Baldassarre, in un'intervista al
"Corriere della Sera".
Oggi il quotidiano di via Solferino dimentica quella intervista, anche se ricorda
la sentenza del 2004. E riapre il discorso con due pareri opposti. A favore del
"lodo Alfano" è un altro ex presidente, Alberto Capotosti. Contro, il
costituzionalista Alessandro Pizzorusso. Ma la sentenza del 2004 dovrebbe
tagliare la testa al toro.
La vicenda del "lodo Alfano" copia-conforme dello Schifani, per il modo in cui è
stata oscurata rientra tra quelle "solite litanie quotidiane" di cui parla stamani
sulla "Stampa" Lucia Annunziata. E che impediscono di vedere i veri problemi.
Lo "scenario terrificante" di cui Lucia Annunziata parla a proposito degli Usa,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 74
("un vuoto di potere al centro dello stesso potere mondiale"), potrebbe essere
lo stesso su cui collocare la vicenda del "lodo Alfano", per i motivi indicati da
Curzio Maltese: "la Costituzione è già morta e quasi nessuno se n'è accorto".
La responsabilità maggiore ricade sulle spalle dei politici o del "quarto potere"
dell'informazione?
Un opinionista moderato e conservatore come Piero Ostellino nello stesso
"Corriere della Sera" di oggi censura lo scandalismo che predomina in certi
giornali che non amano le inchieste.
La vicenda del "lodo Alfano" non rientra nella categoria dello scandalismo o
dell'inchiesta. Racconta le paure di un'informazione che teme di turbare gli
attuali equilibri politici.
Speriamo che, in un giorno non lontano, si possa leggerne qualcosa sul tipo di
quanto oggi sulla "Stampa" ci ha offerto Mattia Feltri con l'impeccabile
ricostruzione della biografia politica di Luciano Violante.
26/09/2008
Fregoli Alitalia
Leopoldo Fregoli, l'attore trasformista "nonno" artistico del più celebre Arturo
Brachetti, ha ispirato i capitani coraggiosi di Alitalia. Come ha rilevato Luca
Piana, e come leggo nel blog "unoenessuno", "Luca Piana de l'Espresso ha
messo in luce un aspetto poco noto: la banca che ha valutato la parte sana di
Alitalia si chiama Banca Leonardo, che ha tra gli azionisti anche alcuni
esponenti della cordata (Ligresti e Benetton). Chi ha comprato è stato anche
dietro a chi valutava il prezzo".
Adesso che Brunetta ha ammesso che "i concorsi per i primari negli ospedali,
nella stragrande maggioranza, non sono trasparenti e non premiano i
migliori", ci aspettiamo qualche suo intervento. Chieda un passaggio ai
colleghi che vanno con i soldati nelle strade. Possono prestargli qualche
Finanziere.
25/09/2008
Crisi bipartisan
"Vale a destra come a sinistra", scrive don Antonio Sciortino a proposito
dell'eclisse della partecipazione e della crisi della "democrazia di opinione" in
Italia. Sotto accusa quindi è tutta l'attuale classe politica.
Vorrei tanto dire che don Sciortino, direttore di "Famiglia Cristiana", ha torto.
Ma non posso, per non contraddire quanto penso da tempo.
Da noi con il Pd sta succedendo come nella celebre scenetta di Totò, a cui uno
dava schiaffi chiamandolo Pasquale. E lui non reagiva perché mica si
chiamava Pasquale.
Veltroni le ha prese. Adesso ragiona come il suo antagonista, in base ai
sondaggi. Si dichiara felice delle percentuali registrate. Che sono inferiori a
quelle del voto alle politiche.
Ma non diamo tutte le colpe a lui. Temo che un po' in tutt'Italia stia
succedendo quello che avviene a Rimini. Dove un consigliere provinciale del
Pd ha lanciato un appello ai ciellini (che hanno contribuito ad eleggere la
giunta locale di centro-sinistra ma sono con Berlusconi a Roma). Ne ha scritto
un lettore, Alberto Cristofano, in un commento. Era un invito ad interloquire
senza "rivalse personali" e "rancori".
Il commento del lettore finiva con un dubbio: "A quel segnale mi sembra che
non abbia fatto seguito alcun pubblico riscontro. Tutto viene fatto
sottobanco?".
Ecco perché ha ragione don Sciortino, anche il Pd non ama la "democrazia di
opinione" e spaccia per partecipazione le chiacchiere fra i soliti quattro noti.
24/09/2008
Se Barbara B. obietta
Barbara Berlusconi aveva detto: nel mondo della finanza debbono esserci
delle regole morali, "valori comuni che contrastino atteggiamenti
illegittimamente consentiti e pericolosamente individualisti". Ed aveva
ricordato i 27 mila dipendenti di Lehman Brothers, "che da un giorno all'altro
si ritrovano senza lavoro".
E da una sola famiglia, quella appunto del cavaliere, sono venute fuori
posizioni divergenti con quelle del capo del governo, se la signora Barbara ha
potuto sostenere: "Prima o poi la ricerca del profitto si scontrerà con le norme
etiche e imporrà di scegliere tra l'una e le altre".
23/09/2008
Buona scuola, nel 2006
Il programma elettorale di Berlusconi del 2006 esaltava la riforma Moratti
(2003), la prima ad 80 anni da quella fascista di Gentile. "Più istruzione per
tutti. La scuola cresce", diceva un grande titolo. Sottolineava le 130 mila
assunzioni dei docenti precari.
Il programma distribuito nel 2006 a tutti i cittadini s'intitolava "La vera storia
italiana". La "vera bufala" dovrebbe essere ribattezzata oggi, dopo i discorsi
della ministra Gelmini e del ministro Brunetta. Lei è convinta che la scuola sia
quella voluta da comunisti del '68. Lui crede di essere l'unico in grado di saper
far funzionare lo Stato. Il quale, a questo punto, è in uno stato pietoso. Non
per colpa degli italiani, ma dei suoi governanti attuali. Due anni fa esaltavano
quello che adesso denigrano.
Sitemeter
Benissimo. E' quello che abbiamo qui sostenuto il 18 scorso chiedendo di fare
luce appunto sui misteriosi concorsi: "Brunetta ha tutte le ragioni di questo
mondo. A patto che, scoperto chi è il "macellaio" in attività ospedaliera, ci
spieghi come è stato assunto, per quali meriti, contributi scientifici o calci nel
deretano (e da parte di chi questi ultimi sono stati mollati)".
Dunque ministro Brunetta? Vuol fare luce appieno o si accontenta di stare alla
ribalta con queste striminzite dichiarazioni?
Se farà luce le perdoneremo quella ridicola definizione che ella ha dato di sé
stesso, chiamandosi "la Lorella Cuccarini del governo".
Il 15 scorso sul "Sole-24 Ore" abbiamo invece letto da Nuova York: "Nel
complesso la gente è veramente arrabbiata. L'opinione comune è che questa
crisi sia stata provocata dal top management".
Lo stesso discorso per Londra, nel medesimo articolo del "Sole-24 Ore": ""In
tutto il mondo stanno vuotando gli uffici, c'è molta gente triste", ha
testimoniato Duo Ai, 26 anni: "Molti dipendenti sono in preda alla rabbia, cosa
assolutamente comprensibile: eravamo tutti convinti che ci sarebbe stato un
acquirente per Lehman", ha concluso il giovane analista, rompendo il silenzio
espressamente richiesto dai vertici locali dell'istituto finanziario".
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Il quale ha iniziato il suo discorso con queste parole: "Non è la fine del mondo,
ma la fine di un mondo".
Si dà il caso che la frase di Tremonti sia identica come contenuto a quella con
cui si chiudeva il 7 luglio scorso un editoriale di Domenico Siniscalco sulla
"Stampa", intitolato "Oltre la crisi globale": "Non siamo alla fine del mondo.
Quasi certamente siamo alla fine di un mondo".Siniscalco
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 82
[Anno III, post n. 287 (664)]
Tra ieri ed oggi in "Repubblica" edizione di Bologna (vedi foto sotto un collage)
si parla di cose tutte legittime, le carriere dei figli di due cattedratici felsinei.
Cose legittime, ma, aggiunge il Magnifico Rettore Calzolari, "la vicenda si pone
in una zona grigia, faremo chiarezza".
Bologna_collage
Per carità, guai se i figli intelligenti al pari dei loro padri non potessero fare
carriere universitarie.
Ma il ministro Brunetta ci creda: nella trasmissione ereditaria del diritto alla
carriera, possono avvenire salti genetici come per i pomodori o i piselli, e
talora venir fuori quei prodotti intellettuali che lo stesso ministro liquida
brutalmente con l'appellativo di "macellai" se esercitano la professione
medico-chirurgica.
Nel post "Antidoping per tutti" ho già raccontato che "in una illustre collana
curata oltretutto da un nome di grido della cultura italiana in campo
internazionale, un prestigioso editore nazionale" ha offerto "una traduzione
originale dalla lingua latina, mentre si tratta di un'opera taroccata: ovvero
traduzione da una precedente traduzione in francese, facilmente consultabile
su Internet... Il retroscena di tutta la storiella sta in un particolare ininfluente,
o forse fondamentale. Il signore che ha copiato il compito è un adepto di una
loggia...".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 83
Signor ministro, non ci prenda in giro. Completi il testo della sua intervista con
una dichiarazione ufficiale: "Di ogni macellaio sarà detto il nome del santo
padrino".
E di già che c'è, come suol dirsi, cerchi d'informarsi di come fanno i signori
Prefetti a nominare i cavalieri della Repubblica. Faccia pubblicare sul sito del
ministero degli Interni le relazioni inviate all'Autorità competente. Sì che ci
sarebbe da ridere.
La faccia feroce, illustre Brunetta, la faccia con tutti, non si limiti a fare un
numero di varietà per farci credere chissà che cosa. Altrimenti vada a spasso
con la sua bella fidanzata, è tempo utilizzato meglio. Auguri e "facciam voti
che meglio vengano i nipoti"...
Sitemeter
Gelimini_palin
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C'è poco da ridere, però. Tutte queste storie a metà strada fra l'assurdo e
l'illecito, storie costose, affari che ingrassano certe tasche, avranno pure uno
scopo meno idealistico, se poi alla fine se la prendono (come sempre) con un
giornalista che ha l'abitudine di indagare e scrivere sul mondo della finanza
con annessi e connessi.
Appunti personali sul tema. Ho raccontato già che tra 16 e 17 luglio il mio
telefono è stato mandato fuori servizio in qualche centrale, come risultato da
un controllo della linea.
Qualche anno fa, nottetempo, qualcuno aprì la centralina stradale a cui fa
capo la mia linea, non completò il lavoro di manomissione, per cui il telefono
divenne muto.
Il primo agosto scorso chiamo un amico. Sul suo telefono anziché apparire il
mio numero, ne appare un altro che non risponde se lo si forma: 543.1300001.
Qualcuno sa spiegare il mistero?
Non mi sono mai occupato di economia, ma di varia umanità come si diceva
una volta. Anche i discorsi noiosi danno fastidio, con l'aiuto pure di qualche
avvocato che firma carte diffamatorie che dice di non aver letto e che poi è
assolto dal suo Ordine.
Nel 2002 scrissi in una mia rubrica sopra un foglio locale alcune cose che
riproduco qui:
Fine della citazione del 2002 . Breve aggiornamento del 2008. Uno di quei
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 85
superiori pii e devoti di mio padre nel frattempo è scomparso, e adesso lo
additano dalle cattedre ecclesiastiche come esempio di virtù cristiane da
imitare.
Sitemeter
Gelmb1
Il "Corriere Romagna" di oggi pubblica la mia lettera aperta alla ministra
Gelmini inviata il 4 settembre, qui preannunciata e poi discussa in due post,
"Sapere l'oggi" (qui il 9 settembre) ed in altro blog "Censure giornalistiche"
(10 settembre).
Una quindicina d'anni fa composi altri meno impegnativi ricordi poi pubblicati
in un volumetto dal titolo "Anni Cinquanta".
Di lì riprendo il passo sul grembiule, capo di vestiario oggi diventato simbolo
politico nelle chiacchiere correnti sulla scuola, in mancanza di meglio (sotto
l'aspetto pedagogico):
"La nostra divisa scolastica era composta di tre parti. Un grembiule nero, un
colletto bianco ed un fiocco azzurro. Il colletto era concepito come
indipendente dal grembiule. Il grembiule aveva una sua antica caratteristica
oggi per fortuna scomparsa: doveva inevitabilmente chiudersi sul retro. Chi
avrà mai inventato questa straordinaria divisa, priva di ogni praticità?
L'apertura posteriore del grembiule ai maschi poneva un problema funzionale,
perché in taluni frangenti non coincideva con quella dei calzoni.
Il mio grembiule, con quale stoffa fosse stato confezionato, me lo spiegò mia
madre pochi anni fa. Era la camicia nera di mio padre. La fortuna volle che io
fossi stato soltanto "figlio della Lupa". Mi avevano dichiarato tale alla nascita,
nel 1942. La guerra, con le sue tragiche pagine, mi evitò di salire ai gradi
superiori del cursus fascista. Così, non sono mai stato "balilla". Tuttavia, ho
portato in me il segno del passato regìme con il candore dell'innocenza, pari a
quello con cui mio padre aveva indossato la camicia nera, obbligatoria per
mangiare, quando la tessera del fascio veniva chiamata la "tessera del pane".
Candore che capisco soltanto ora, ripensando che mio padre non ricordava
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 88
mai "lui", cioè il duce, e che non ha poi avuto nostalgie politiche. Aveva capìto
durante la guerra (penso io), quanto fossero state scioccamente illusorie le
sfilate, le parole d'ordine, che nessuno tranne pochi, sul finire di quegli anni
Quaranta, voleva rammentare o riproporre a noi giovani, a conflitto mondiale
concluso".
L'immagine che metto in testa a questo post, c'entra (di riflesso) con un altro
breve passo di "Anni Cinquanta":
"Il carro funebre che stazionava difronte alla chiesa, dichiarava lo stato sociale
del defunto. C'erano "accompagni" di prima, seconda o terza classe, come i
viaggi in treno. I più benestanti offrivano un supplemento di presunta
filantropia, rivolto agli orfanelli che, accompagnati dalle suore, prestavano
servizio all'inizio del corteo, nelle loro divise con una corta mantellina, come si
vedono anche in certe immagini di Fellini relative però agli Anni Trenta. I
maschi anche d'inverno portavano calzoni corti su minuscole gambe arrossate
dal freddo. Per primi uscivano dalla chiesa dopo la funzione, e poi dovevano
stazionare immobili, ci fosse il sole o la neve, fino a che si completava il rito
del saluto dei parenti, recitando preghiere a suffragio dell'anima del defunto.
Che la pietà con cui le orazioni venivano pronunciate, fosse o no pari alla
spontaneità, nessuno può sapere: ma è facile immaginare quanti amari segni
abbia lasciato in quei bambini l'esibizione, oltre tutto frequente, in scenari di
dolore che rubavano loro ogni ipotesi di sorriso, instillandogli invece gocce di
tristezza supplementare al loro già amaro destino di creature senza un padre
o una madre.
Altri poveri passavano per il Borgo San Giovanni, salendo dall'arco d'Augusto
alla Caserma Giulio Cesare lungo la via Flaminia, nel pomeriggio, all'ora della
distribuzione del rancio. Portavano in mano una gavetta militare ed
indossavano abiti la cui abbondanza, rispetto al corpo che ricoprivano,
denunciava la provenienza in gesti caritatevoli di soccorso. Era una fila lunga
soprattutto d'inverno, costituita in prevalenza da persone anziane che
s'affidavano alla pietà dello Stato che non aveva altri modi per intervenire. I
Comuni, per l'assistenza sanitaria ai "bisognosi", rilasciavano un documento
su cui, a scanso di equivoci, si leggeva: "Tessera di povertà". Un Commissario
prefettizio di Rimini, in quegli anni, rifiuterà la domanda per una dentiera,
allegando un consiglio: "Se non può mangiare, inzuppi del pane nell'acqua"."
Come osserva Matteini, alla fine la Chiesa di Roma fece "di un avventuriero
che mirava solo a mungere quattrini, un martire del pensiero".
Di recente un amico mi ha mostrato una pagina inedita di Aurelio Bertola
(marzo 1788) che parla di Cagliostro: "... straordinario uomo; straordinario
veramente, giacché senza una gran ragion, senza gran ricchezza, senza gran
sapere, senza alcuna amabilità di tratto, senza alcuna eloquenza, sempre ha
avuto il segreto di diventar ricco, di passar per dottissimo, di avere amici e
fautori e partigiani, quanto forse alcun altro non abbia mai". Insomma un gran
ciarlatano.
Annio Matteini presenta la ristampa con un commosso ritratto del padre, ed
utili notizie sulle novità presenti in questo antico saggio su Cagliostro.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 90
Ieri un'altra frase memorabile è stata pronunciata dal presidente del Consiglio
intervenuto in camicia nera ad un raduno dei giovani di An: "Italo Balbo in
Libia ha fatto cose egregie".
Meno eclatante ma molto più pericolosa la sua promessa di investire presso
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 91
don Verzé in studi medici che portino la vita media a 120 anni...
Ne aveva già parlato a febbraio da Vespa. Poi De Mita con molta rabbia in
corpo disse che lui di anni ne ha 80, ma ne dimostra appena 65. Come si
vede, la questione è soggetta a contagio. Quindi socialmente pericolosa.
Forse Berlusconi può essere distolto dai suoi progetti insani soltanto da
discorsi come quello del prof. Morin con l'invito a tornare "alle tre grandi fonti
della sinistra: il pensiero libertario, il socialismo e il comunismo".
Oggi c'è di nuovo il fatto che, chi ne parla non sa che appunto se ne parlava
già allora. Lo spirito del tempo contemporaneo, non è per nulla storico. Se lo
fosse, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ci risparmierebbe certe battute
sulla riforma che vuole imporre alla scuola la sua collega Gelmini. Tramonti la
riassume in tre parole: "Un voto, un libro e un maestro".
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*
"IL RIMINO", INDICE
Sebbene pare l'ipotesi si sia già smentita da sola, la proposta formulata nei
giorni scorsi dà però una misura della considerazione che il Governo ha nei
confronti di chi ha speso una vita ad insegnare, e nei confronti di un comparto
economico ancora una volta considerato accessorio.
Per la scuola italiana sono in arrivo pesanti 'tagli'. Tra il 2009 e il 2011,
saranno 87mila i docenti e 43mila i tecnici, bidelli, amministrativi, in meno.
Dai primi, pur approssimativi, calcoli, potrebbero essere circa 200 i posti in
meno anche in provincia di Rimini. Per la prima volta, avremo un Dirigente
provinciale a metà servizio con Ravenna.
E' previsto che chiuderanno le scuole con pochi alunni: quelle dei piccoli paesi,
che a volte sono l'unico presidio vitale ed educativo per i bambini, che
diventeranno baby-pendolari: anche i nostri nonni lo erano... è un passo avanti
tornare al passato? Saranno di meno anche gli insegnanti di sostegno per gli
alunni portatori di disabilità. Diminuiranno le risorse per fornire supporto agli
alunni che non parlano la lingua italiana, e per coloro che abbandonano la
scuola troppo presto, senza aver conseguito titolo di studio: sono quasi
sempre i figli delle famiglie già maggiormente in difficoltà, e senza
un'attenzione specifica li abbandoniamo, ritirando la mano e il senso di uno
Stato responsabile.
Di per sé, il ritorno del 7 in condotta può avere senso, sanziona chi dà
problemi, ma non è un modo per dare risposta ai problemi del bullismo. Il
grembiule uguale per tutti evita le derive dell'eccesso di lusso, ma non è la
risposta ad un'integrazione vera. L'uguaglianza si garantisce con la parità di
dignità e opportunità. La scuola, per noi, è la palestra di vita, il punto di
partenza pari per tutti che dà a ciascun bambino l'occasione di far fiorire tutti i
doni di cui è portatore, di vedere ascoltati i suoi bisogni, realizzati i suoi diritti.
La scuola è lo strumento per ogni persona per crescere, e per una società per
garantirsi il futuro attraverso i piccoli cittadini che imparano e costruiscono il
proprio avvenire. Impoverire la scuola, penalizzarne gli insegnanti e tutti gli
operatori, escludere le famiglie, è un errore per il presente e un enorme
rischio per il futuro. Intanto però il Governo prova a farlo con 'l'aiuto' del
Turismo. Anche qui, offerta speciale. Due drammatiche sciocchezze al prezzo
di una".
Nel rendere omaggio alla sua memoria, richiamo il tema di cui si parla in
questi giorni, il valore dell'antifascismo, oggi.
Si dà il caso che poco tempo fa (12 agosto) allo stesso quotidiano locale a cui
sono abbonato, abbia inviato una lettera che non è stata pubblicata (non oso
dire censurata). E che cominciava così: "Presidente della Provincia e sindaco di
Rimini si sono detti notevolmente preoccupati per notizie che "configurano un
quadro di infiltrazione malavitosa in diversi settori del tessuto economico-
imprenditoriale" locale. Ma il problema non è nuovo, come documentano
alcuni dati 'storici'".
Tra fine maggio ed inizio giugno un'altra mia lettera non era stata pubblicata.
Eccola integralmente: "A Riccione è stata cancellata la via Jan Palach, il
martire politico del 1969, uccisosi per protestare contro i sovietici. Potresti
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 98
informati sul "dove come quando e perché" ciò è accaduto?".
Non so se subirà la stessa sorte (temo purtroppo di sì) un altro testo spedito il
4 settembre, una lettera aperta alla ministra Gelmini. Dove le cose pericolose
scritte, e che possono aver sconsigliato la pubblicazione, sono
sostanzialmente due:
1. Se dovessimo stilare una graduatoria della pericolosità sociale, gli avvocati
rischierebbero di finire in testa a tutti, anche a quelli che difendono;
2. "la famiglia politica, o quella sindacale o quella ecclesiastica o quella
massonica sono i luoghi deputati alla promozione ed alla sorte delle carriere
negli ospedali, nella scuola, nella magistratura". (Non si tratta di un'opinione
soggettiva, ma di un dato di fatto.)
Prometto solennemente qui di non disturbare più con le mie lettere i colleghi
del quotidiano locale a cui sono abbonato.
Dal volume Stellette addio. L’8 Settembre 1943 del soldato Alfredo Azzalli di
Antonio Montanari, leggibile integralmente qui.
Alfredo Azzalli, mio suocero, è uno di quei tanti giovani che rifiutarono di
obbedire a Salò. Oggi ha compiuto 85 anni.
Fonte web:
www.webalice.it/antoniomontanari1
- Paolo Malatesti fra politica e poesia dantesca (se invece di un delitto d'onore
si fosse trattato di un delitto politico?).
La storia di Sarah Palin, si può leggere nel "Time", citato stamani dal blog
"Cattiva Maestra". E nel foglio locale di Rasila, Frontiersman. Dove c'è un
album di Sarah Palin.
"Dal rapporto ricevuto emerge che non c'è nulla di discriminatorio nelle misure
proposte dal governo italiano", ha fatto comunicare Barrot: "La raccolta delle
impronte digitali non è sistematica, ma limitata, in particolare in relazione ai
minori. Per cui è limitata ai casi in cui è strettamente necessaria
l'identificazione in assenza di documenti".
Sul sito di Palazzo Chigi abbiamo trovato che il 31 luglio Berlusconi aveva
dichiarato: non è una misura costrittiva, ma "atta a garantire che questi
bambini vadano veramente a scuola". Lo aveva detto pure il 15 luglio:
"affermiamo la ferma volontà del governo di garantire che possano andare a
scuola". Ovviamente al nostro presidente del Consiglio difettava in quei
momenti il senso dell'umorismo, oppure lanciava un nuovo programma
educativo "erga omnes". Dammi l'impronta e poi ti mando a scuola dalla
Gelmini... Più che una promessa, una minaccia.
Sul sito del Ministero dell'Interno, si legge questa frase attribuita la ministro
Maroni: "Non è necessario prendere le impronte ai bambini, i rilievi segnaletici
necessari, infatti, possono essere effettuati in diversi modi".
Questo il testo dell' Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 30
maggio 2008 (n. 3676) che riguarda il problema:
"b) monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi
ed individuazione degli insediamenti abusivi;
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 102
c) identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei
familiari presenti nei luoghi di cui al punto b), attraverso rilievi segnaletici; (...)
h) interventi finalizzati a favorire l'inserimento e l'integrazione sociale delle
persone trasferite nei campi autorizzati, con particolare riferimento a misure
di sostegno ed a progetti integrati per i minori, nonchè ad azioni volte a
contrastare i fenomeni del commercio abusivo, dell'accattonaggio e della
prostituzione".
"Il punto più delicato, la rilevazione delle impronte, rientra nei binari "della
legislazione vigente". Si procederà infatti ai rilevi dattiloscopici solo quando
«l'identificazione non sia altrimenti possibile in base a documenti disponibili e
circostanze attendibili, secondo quanto previsto dal Testo unico delle leggi
sulla sicurezza». Le impronte ai bambini sotto i 14 anni, ma
sopra i 6, possono essere prese solo quando si tratta di cittadini extra Ue e
solo per il rilascio del permesso di soggiorno secondo quanto stabilito dal
regolamento comunitario 380/2008. I bambini rom tra i 6 e 14 anni italiani e
comunitari restano fuori dalla schedatura a meno che non la disponga
il tribunale dei minori. I rilievi dattiloscopici a bambini sotto i sei anni non sono
permessi a prescindere dalla nazionalità, a meno che non siano abbondati o
vittime di un reato ma la rilevazione va fatta sempre d'intesa con Tribunale
dei minori e polizia. Nelle linee guida si raccomanda più volte il rispetto della
dignità della persona e della privacy".
Anche oggi voi avvocati godete di tante posizioni di privilegio. Tutte cose
legittime, beninteso, legittime perché siamo un po' gli eredi
dell'Azzeccagarbugli ed un po' i nipotini di don Rodrigo. Stretti in questa
morsa fatale, noi semplici cittadini che non contiamo nulla dobbiamo restare
sempre con la bandiera bianca della resa davanti a voi potenti che prima fatte
le vostre giuste cose, e poi le giustificate sapendo bene che ciò che conta non
è la verità ma il modo con cui la si racconta. (Se dovessimo stilare una
graduatoria della pericolosità sociale, proprio per questo, rischiereste di finire
in testa a tutti, anche a quelli che difendete...)
Tanto scandalo per avere lei sostenuto certi esami professionali in quel
profondo Sud che non le piace troppo, è forse l'inevitabile gioco delle parti in
una società in cui non cambia nulla. In cui Cristo si è fermato ad Eboli, e chi
aspetta giustizia sta sempre una stazione troppo in là. In cui, mezzo secolo fa,
noi studenti del Nord sapevamo che le lauree al Sud erano talora qualcosa di
più leggero da conseguire.
Quindi gli scandali odierni (o presunti tali) in noi che abbiamo una certa età
non destano alcuna sorpresa. Anche perché sappiamo che poi la famiglia
politica, o quella sindacale o quella ecclesiastica o quella massonica sono i
luoghi deputati alla promozione ed alla sorte delle carriere negli ospedali,
nella scuola, nella magistratura. Insomma là dove c'è una sedia, la scelta del
deretano che vi si deve posare delicatamente per diritto naturale o
soprannaturale è sempre qualcosa che in molti casi, in moltissimi casi, in
troppi casi, è addirittura deciso prima della pubblicazione dei bandi di
concorso.
All'università, si è letto poco tempo fa, mancano soltanto i nomi dei vincitori in
quei bandi.
Cara Ministra, lei risponda alle critiche con una modesta constatazione:
"Rappresento quest'Italia alla quale pochi si rivoltano...". La maggioranza è
quella che conta in democrazia, lo sanno tutti. Vada orgogliosa dei suoi esami
professionali nel profondo Sud. Sarà un motivo in più per tanti come il
sottoscritto, a cui nessuna carriera arrise, per dire che fatta l'Italia tanto
tempo fa, vanno ancora fatti gli italiani, e forse sarà sempre un traguardo
irraggiungibile. Sarà così, lei, proprio il ritratto perfetto delle imperfezioni
italiane che hanno reso grande la sua parte politica. Che di lei andrà gloriosa
ora e sempre. E così sia.
03/09/2008
Pd(iluvio)
L'hanno chiamata festa dell'Unità, intendendo quella del partito, il Pd
bolognese. Ma il nubifragio scatenatosi lunedì pomeriggio ha provocato una
reazione a catena che forse non è casuale. Assente Cofferati, assenti i vecchi
"compagni", a riempire il salone del festival c'erano soltanto venti leghisti al
seguito del sindaco di Verona Flavio Tosi. Il quale ha tenuto il suo comizio fino
a che dopo una mezz'oretta gli hanno chiesto di chiudere, cortesemente.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 104
Legapdrepbologna L'episodio è molto simbolico. Un vecchio segretario del Pds
ha dichiarato a "Repubblica" di Bologna cose ovvie ("i comunisti non esistono
più") ma anche cose nuove: la situazione politica è molto seria.
Per cui la vicenda bolognese assume un valore simbolico, non legato alla
semplice disaffezione, ma al travaglio di un partito che non c'è, che la gente
non vede anche se gli organismi si agitano, i capi dichiarano, discutono,
litigano. Mentre da Bologna il segretario della Lega Manes Bernardini proclama
"Siamo noi il Pci di una volta". Lo dica a Berlusconi, saremmo curiosi di averne
il commento.
Rimini, la mia città, sembra a proposito del Pd, una delle dannunziane "città
del silenzio". Tutti tacciono. Conquistate le poltrone, tutto il resto è noia?
03/09/2008
Papi scismi imperatori...
Il quindicesimo secolo vede Rimini ed i suoi signori, i Malatesti, alla ribalta
dell'Europa. Ne raccontiamo la storia in questa pagina...
02/09/2008
L'attesa di Bristol
Blogstampapalin Nelle foto dei giornali Bristol Palin sorregge il fratellino Trig,
quattro mesi, con l'affetto di una madre. I blog maligni dicono che sia suo
figlio. La verità ufficiale è che lei, 17 anni, è incinta di cinque mesi. Una storia
come tante se non fosse per quelle foto che nascono dalla candidatura di sua
madre Sarah Palin alla vice-presidenza degli Usa.
Tra quattro mesi se tutto andrà bene come le auguriamo, i blog maligni
saranno smentiti. Sarà una famiglia fortunata. La nonna con un piccino suo ed
uno della figlia. Da affidare alla baby-sitter dato il gran daffare che ha ed avrà
in politica, sia che vinca sia che perda le elezioni. E la figlia stessa con l'erede
ed un fratello quasi coetanei. Un quadretto che speriamo nessuno voglia
rovinare con le polemiche derivanti da ciò che Sarah Palin rappresenta, il
mondo chiuso di chi non vuole educare al sesso i giovani. I quali, grazie al
cielo, ci pensano da soli e non aspettano queste suocere che amano il fucile e
che potrebbero agire d'impulso.
Commentatori illustri, penne famose, non criticate troppo, richiamando i serial
televisivi, lasciamo Bristol Palin nella felice attesa. Non ha colpa alcuna, non si
è scelta i genitori, speriamo che abbia avuto giudizio nel cercare il compagno
che l'ha messa incinta. Sennò pazienza. Sono i casi della vita. Bando ai
moralismi, bando alla puzzetta sotto il naso come dimostra sempre Maria
Laura Rodotà che non a caso oggi sul "Corrierone" avvia il suo pezzo con il più
classico degli incipit da evitare: "Conoscete qualcuno appassionato di
Beautiful? ".
Lasciamo stare la tivù, le polemiche sulle scelte politiche della madre di
Bristol. Auguriamo alla creatura di Bristol di crescere con un sano realismo, di
poter avere dalla natura quella forza che i politici ignorano o vogliono imporre
o cancellare, secondo i casi e gli argomenti.
01/09/2008
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 105
Imprudenti
Nella categoria degli "imprudenti" (parola del sindaco Alemanno) a Roma ci
sono i turisti olandesi che le prendono di santa ragione dai pecorai romeni. A
Napoli ci sono i viaggiatori che di domenica pretendono di andare a Roma,
disturbando le tifoserie in trasferta.
In quest'Italia tranquilla dalle magnifiche sorti e progressive, ha ragione il
Giannelli del Corrierone. Nel treno pieno di facinorosi, il poliziotto ammonisce
l'unico viaggiatore estraneo al gruppo: "E lei che non è un tifoso eviti
provocazioni". Appunto sia prudente, secondo la ricetta Alemanno.
31/2008/2008
Sospettosi
Il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, ricorda oggi a Sergio
Romano che se adesso a parlare delle intercettazioni di Prodi è stato
"Panorama", per il caso Unipol era stato "Il giornale": "Sarà un caso ma
entrambi sono di proprietà del presidente del Consiglio".
Risponde Romano: "Ma io ho scritto un articolo proprio per sostenere che
maggioranza ed opposizione dovrebbero smetterla di sospettarsi a vicenda...".
Ovviamente ciò che Romano chiama sospetti, sono certezze per i casi Prodi ed
Unipol. Le testate che ne hanno trattato sono appunto "made in
Berlusconlandia". Su questo non ci piove.
Romano, a metà strada tra un filosofo scolastico e donna Prassede, nega
l'evidenza dei fatti, trasformando la parte offesa (Prodi e Pd) in attori del
malfatto: il non volere una legge sulle o contro le intercettazioni. Risponde
Tenaglia: un nostra proposta al riguardo è stata già depositata.
30/2008/2008
La moglie di Cesare
Nessuna ombra sulla moglie di Cesare, è un modo di dire oggi del tutto
dimenticato ed ignorato. Cesare fa quello che gli fa comodo, e suo moglie
spesso pure. Non sempre tutti i Cesari sono però uguali, non sempre tutte le
loro mogli fanno dubitare.
Il bailamme delle intercettazioni serve ad alimentare un'industria. Non se ne
dimentichino i commentatori superciliosi di oggi. Il caso Montesi nel 1953 fu
montato ad arte per allontanare dalla scena politica l'on. Attilio Piccioni
coinvolgendo l'innocente suo figlio in uno strano omicidio. Se oggi ci sono
soltanto questioni di "affari di famiglia" gli interessati coinvolti non a caso, se
ne rallegrano. Appunto perché una volta succedeva di peggio.
Ha ragione Mattia Feltri sulla "Stampa" di oggi. Prodi avrebbe dovuto "dire ho
ceduto, mi dispiace, chiedo scusa, ma garantisco di non aver sconfinato
nell'illegalità".
Purtroppo i politici italiani, belli o brutti, buoni o cattivi, hanno un riflesso
condizionato, la "strizzatina d'occhio", considerata un peccato veniale e non di
quelli che rovinano la reputazione anche nelle misere cose mondane non
soltanto nel Regno dei Cieli. La dimostrazione che fra la "strizzatina d'occhio"
e la gestione arrogante del potere non passi poi molta differenza è data da tre
fatti:
1. si è creata la verginità temporanea per le alte cariche dello Stato con il
"lodo Alfano";
2. si è fatta una legge con un articolo già dichiarato incostituzionale dalla
Corte costituzionale;
3. nessuno ne parla, come se si fosse trattato di una stravaganza
estemporanea e non di un grave vulnus in termini di Diritto e di politica.
Archivio:
Contro Prodi finti scandali (2006)
Servizi...etti segreti (2006)
29/2008/2008
Bandiere rosse
Ormai le bandiere rosse non fanno più paura a nessuno, confida un
amministratore pubblico mio concittadino. Non si riferisce a quelle dei partiti
(magari, del suo ex partito), ma dei "salvataggi" in riva al mare. Soluzione.
Imporre la bandiera nera, tanto per far capire che, se uno vuole affogare, lo
può fare ma è meglio con un altro colore, ed a proprio rischio e pericolo (come
sempre).
Siamo la patria delle gride manzoniane ("Grida fresca, son quelle che fanno
più paura", disse l'Azzecca-garbugli al povero Renzo Tramaglino). Basta dare
l'impressione che ci diamo una mossa (fare ammuina, dicono altrove), legge
nuova va obbedita, bandiera rossa non trionfa più, il nero va di moda da
qualche tempo. Ma la gente capirà? O scherzerà pensando che siano ritornati i
pirati?
La storia della bandiera rossa che non fa più paura a nessuno richiama alla
mente quella dei pomodori da non coltivare "dietro casa", di cui ha parlato
Concita De Gregorio nel suo primo editoriale lunedì scorso come direttore de
"l'Unità".
Sull'argomento riferisce oggi Michele Serra nella sua rubrica quotidiana di
"Repubblica" perché molti lo hanno interpretato come un invito anti-ecologico.
Si tratta di una metafora, azzarda il buon Michele Serra, rivolgendosi ai
colleghi giornalisti con quell'ottimismo della volontà che non vela il
pessimismo della (sua) ragione. Per cui osserva con discreta brutalità: in
"questo vecchio e scellerato mestiere" (il giornalismo), la gente (i giornalisti)
non capisce le metafore usate dai direttori degli stessi giornali.
Serra propone di far studiare alle scuole di giornalismo questo "caso dei
pomodori". Che "ha scatenato un dibattito di carattere socio-economico"
lontano mille miglia dal senso del testo della direttrice de "l'Unità".
Circa la bandiera rossa riminese che non fa più paura a nessuno, anch'io avrei
una proposta. Quella frase la prenderei come tema di una disquisizione storica
per spiegare alcune cosette politiche. Ovvero come una giunta di centro-
sinistra ha vinto a suo tempo le ultime elezioni amministrative con voti
tradizionalmente dedicati (a livello nazionale) al centro-destra. Per cui adesso,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 108
per poter procedere alla sistemazione della Marina, con progetti grandiosi e
non "minimalisti", si va al rendimento dei conti. Tutti hanno votato, tutti hanno
il diritto di partecipare a quei progetti grandiosi (come un grattacielo quasi fra
le onde...). E questo appunto perché la "bandiera rossa" non fa più paura a
nessuno. Ma la storia è vecchia, come quella della nonna di Cappuccetto
Rosso (a proposito di colori). Lupo non sbrana lupo. La speculazione edilizia in
Riviera è sotto gli occhi di tutti, non un'invenzione di qualche cronista
stravagante.
28/2008/2008
Volto umano
Chi avrebbe mai pensato di poter definire Giulio Andreotti il "volto umano
della politica"...
Mi è capitato ieri pomeriggio. L'auto con il senatore mi è passata
tranquillamente sotto il naso, davanti al cancello di casa. Lui stava seduto a
fianco dell'autista. Nessuna sirena, nessuna scorta, in fila a passo d'uomo
verso il Meeting alla nuova Fiera di Rimini.
I suoi giovani colleghi politici, ministri in carica, sono passati con cortei di auto
blindate ed oscurate, preceduti da vigili urbani a sirena spiegata anche se un
po' starnazzante, carabinieri, poliziotti e persino, per il capo degli Esteri, un
elicottero della Polizia che, profano, seguiva dall'alto dei Cieli, non confidando
nell'aiuto soprannaturale che emana dal Meeting ciellino per decreto
pontificio...
Se Andreotti è il "volto umano della politica", siamo messi proprio bene, ho
riflettuto dopo qualche ora e dopo aver applaudito in silenzio la discrezione
con cui l'antico leader democristiano ha viaggiato per Rimini. Ad multos
annos, senatore: e spieghi a questi "giovanotti" governativi qualcosina di utile
per riuscire ad apparire meno arroganti e prepotenti (vedi la ministra
Gelmini...).
Antonio Montanari
26/2008/2008
Botte da spiaggia
I giornali nazionali citano il caso di Termoli. Titola "Repubblica" di oggi sopra
una pagina intera: "Vigili maltrattano ambulante, rivolta dei passanti". Michele
Serra ci ha scritto sopra un lungo fondo.
Di Rimini non parla nessuno. Eppure la materia c'è. Il "Corriere di Romagna"
riporta una dichiarazione di Marina Cremaschi, turista bolognese: un cerchio di
bagnanti che urla "picchiateli, ammazzateli", rivolgendosi a due poliziotti che
"prendevano a calci e pugni" un uomo di colore ammanettato e trattenuto
steso sulla sabbia.
25/2008/2008
Segnali di fumo
Agosto 2007. Il segretario di Stato vaticano monsignor Tarcisio Bertone dal
Meeting ciellino di Rimini fa un richiamo all'obbligo di pagare le tasse, cita San
Paolo, e sottolinea la necessità di leggi giuste. Romano Prodi, presidente del
Consiglio, si dichiara d'accordo con "tutte" le parole di Bertone.
Giancarlo Cesana chiude il Meeting 2007 con una bella battuta: l’Italia è "un
Paese nel quale, davanti ai problemi, non ci si mette a risolverli, si grida". Il
disprezzo ciellino verso Prodi si estende al cavaliere, quando Cesana si
riferisce alla proposta di Giulio Tremonti di fare l’alzabandiera nelle scuole (chi
se ne ricorda più oggi?): "Ho il sospetto che l’unica bandiera da alzare sia
quella bianca".
La delusione di Cesana per Forza Italia ed il suo leader dev'essere molto forte
se ha risposto con un commento che più velenoso non si può".
Agosto 2008. Il cardinal Bagnasco apre il Meeting sostenendo che "oggi, come
in altri periodi della storia, si vuole che la Chiesa rimanga in chiesa. Si
vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede". E' un segno di delusione
verso i politici (leggi: cattolici in politica) non soltanto del governo ma pure
dell'opposizione?
Tra questo Meeting e quello passato c'è stata la batosta elettorale di Casini a
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 111
cui Roma (la Roma papalina) aveva guardato come simbolo di una nuova linea
politica.
Nel febbraio scorso, il direttore di "Avvenire" aveva benedetto ufficiosamente
l'avventura dell'ex dc bolognese: "A me pare che sia interesse dei cattolici, e
che possa essere interesse anche dello stesso Polo, che sia salvaguardata la
persistenza di un partito che fa direttamente riferimento alla dottrina sociale
cristiana".
Aveva in precedenza detto Ruini difendendo sue passate dichiarazioni: "La
Chiesa non detta l'agenda ai politici, ma chi lo fa? Sembra che nessuno riesca
a dettarla e che l'agenda cambi ogni giorno". Aveva chiesto il cardinale
segretario di Stato vaticano Bertone a Veltroni che i cattolici non fossero
"mortificati" nel Partito democratico.
Il discorso di ieri a Rimini conferma la sponsorizzazione di Casini, al di là della
preoccupazione vaticana per l'Italia che non vorrebbe i cattolici "fuori di
chiesa"? E' un segnale di fumo che da Roma va verso Bologna, la Bologna di
Casini e non più di Prodi?
Alberto Melloni, studioso eminente della storia della Chiesa, ha detto stamani
a "Repubblica" che la chiamata di Bagnasco ad aprire il Meeting ciellino gli
"sembra il segno che la Chiesa, dopo aver pensato che il suo problema fosse il
centrosinistra, ha scoperto che non ha nel centrodestra delle sponde sicure ed
affidabili".
Infine, proprio in queste ore, si legge di un'offerta di Berlusconi a Casini. Il
tema non è una divagazione estiva. Non è Casini che torna all'ovile. E' il
cavaliere che cerca in Casini la salvifica sponda vaticana. A dimostrazione che
il discorso riminese di Bagnasco non era una dotta parentesi teologica, ma un
preciso atto politico. Anche se avvolto dalla premessa che abbiamo citato:
oggi "si vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede".
Non lo diciamo noi, lo scrive stasera il SIR: dall’intervento di Bagnasco
"emergono indicazioni precise e piste chiare per quella nuova stagione
dell’impegno dei cattolici, della storia del movimento cattolico italiano, che si
sta cominciando a delineare in questi primi anni del nuovo secolo e sarà
certamente uno dei temi di fondo da seguire nel nuovo anno di lavoro che sta
iniziando".
In un'intervista alla Radio Vaticana, oggi Bagnasco corregge un po' il tiro sulla
questione europea: "Non so in questo momento, con precisione, se si possa
parlare di fondamentalismo anticlericale o anticattolico in Europa". Ieri aveva
detto a Rimini che c'è un secolarismo europeo "poco cristiano" che "dimentica
il passato e costruisce una storia senza Dio e contro l'uomo".
24/2008/2008
Alfano svelato
Ci sono notizie urlate ed altre suggerite. Timidamente. E' quello che fa oggi il
"Corriere della Sera". Nella doppia pagina dedicata al momento politico, tra il
referendum promosso da Di Pietro contro il "lodo Alfano" e l'annuncio del
discorso di Bagnasco a Rimini ("La Chiesa sta nella politica"), presenta
un'intervista ad Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte costituzionale.
Secondo Baldassarre (sintetizza il titolo dell'intervista) la Corte costituzionale
"dirà no all'immunità" prevista dal lodo Alfano. Il testo è ovviamente più
articolato: la Corte potrebbe pronunciarsi sul tema, se "dovrà esprimersi
sull'iniziativa referendaria di Di Pietro".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 112
Nell'intervista c'è un altro passo che contiene la notizia più importante,
nascosta non si sa perché. E' un testo non facile nel rigoroso eloquio del
giurista: "C'è un requisito della sentenza della Corte che dichiarò illegittimo il
lodo Schifani che non è stato soddisfatto dal lodo Alfano".
Tradotto in soldoni, come dovrebbero fare i giornalisti, significa che il "lodo
Alfano" ricalca il "lodo Schifani" poi dichiarato illegittimo dalla stessa Corte
costituzionale con sentenza del 20 gennaio 2004, n. 24. Come qui
sostenemmo nel post "Sono uguali?".
Ci auguriamo che nei prossimi giorni le parole del presidente emerito Antonio
Baldassare diano una spintarella per una discussione più approfondita. Che è
politicamente necessaria, per quanto possa apparire fastidiosa. Come
dimostra la successiva domanda dell'autrice dell'intervista, Maria Antonietta
Calabrò, al prof. Baldassare: "Ma lei non era considerato un 'giurista di
destra'?" ("Sì, certo...").
21/2008/2008
I dibattiti nei poli
Con il titolo I dibattiti nei poli e i "magazzini d'idee", il "Corriere Romagna" di
oggi pubblica questa mia nota nella Pagina aperta, in parte anticipata ieri sera
in questo blog nel post "Caserma Italia".
L'agosto 2008 finirà in archivio per due dibattiti, uguali e contrari. Nel centro-
destra il leader leghista Umberto Bossi ha sconfessato la linea politica del
governo di cui fa parte, sopra uno dei temi fondamentali del programma
attuato nei "primi cento giorni", l'abolizione dell'Ici. Bossi vuole che
quell'imposta sia reintrodotta in nome del federalismo e con le modalità di un
progetto del ministro Calderoli. Il progetto è condiviso dal primo cittadino di
Genova Marta Vincenti, in nome di una linea riassumibile col motto "più poteri
ai sindaci" anche in settori destinati alle Regioni.
Bossi è il solito scomodo leader-ombra, capace ora di raccogliere un cartello di
pubblici amministratori "con i piedi per terra". Ovvero consapevoli che ai
servizi richiesti dalla collettività debbono corrispondere i necessari
finanziamenti. L'unica nota stonata in coda ai suoi discorsi, è il consueto
richiamo ai colleghi di governo: "...altrimenti bisognerà procedere coi mezzi
più sbrigativi, quelli che il popolo conosce bene e sa come usare".
Nel Pd il dibattito è oggi considerato effetto di una situazione di degrado
politico del Paese. Nanni Moretti ha detto che in Italia non esiste più
"l'opposizione" grazie al "dominio di Berlusconi sulle reti televisive", con il
quale il cavaliere "ha spostato e devastato il modo di pensare degli italiani".
Richiamando Moretti, Eugenio Scalfari ha ribadito che esistono "tante opinioni
private senza più una visione del bene comune". Infine Walter Veltroni ha
spiegato la crisi del Paese come frutto di "una frenetica bulimia del presente"
che rifiuta "la coscienza e i valori che vengono dalla storia, perché inutili".
Giuseppe De Rita contesta a Moretti, Scalfari e Veltroni di credere "nel primato
dell'opinione", aggiungendo: la parola opinione è "figlia di processi culturali
che mirano a far opinione con emozioni, mai con la coscienza".
Come si vede, si tratta di un bel dibattito in cui maggioranza ed opposizione
sono unite da una ricerca nei rispettivi "magazzini". Chiusi non per ferie ma
per procedere al loro inventario. Una volta concluso, esso potrebbe provocare
ulteriori difficoltà. Berlusconi non vorrà lasciare a Calderoli la passerella
mediatica, anche se finora gli ha fatto comodo per far credere che nei "primi
cento giorni" è stata attuata la promessa semplificazione eliminando 3.574
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 113
leggi "inutili". La riforma Calderoli è chiara: il governo deve provvedervi entro
180 giorni dal 25 giugno 2008, fatto salvo quanto disposto dalla legge
246/2005 circa le norme incancellabili.
Veltroni promette di avere per primo "il coraggio di essere sé stessi, quando
questo appare più difficile". Ma quando anche gli altri, di diversa "nascita", nel
Pd ripeteranno le sue parole, le cose saranno più chiare o ingarbugliate?
Antonio Montanari
20/2008/2008
Caserma Italia
Nadia Urbinati, una romagnola che insegna Teoria politica alla Columbia
University di New York, spiega oggi su "Repubblica" che l'Italia attuale
"assomiglia a una grande caserma, docile, assuefatta, mansueta". E' una
società "autoritaria e paternalistica" in cui l'opposizione "pare un male da
estirpare".
Tutta colpa di chi governa o anche di chi, per compito istituzionale, dovrebbe
opporsi a chi gestisce il potere?
La risposta della prof. Urbinati è in questo passaggio del suo articolo:
"Commissioni bipartisan nascono ogni giorno: servono ad abituarci a pensare
che l'opposizione deve saper essere funzionale alla maggioranza, diventare
un'opposizione gradita alla maggioranza".
E' dunque il trionfo di chi, in nome degli "interessi della gente", crede già da
tempo che non esistano più differenze fra destra e sinistra.
L'agosto 2008 finirà in archivio per due dibattiti, uguali e contrari. Nel centro-
destra il leader leghista Umberto Bossi ha sconfessato la linea politica del
governo di cui fa parte, sopra uno dei temi fondamentali del programma
attuato nei "primi cento giorni", l'abolizione dell'Ici.
Bossi vuole che quell'imposta sia reintrodotta in nome del federalismo e con le
modalità di un progetto del ministro Calderoli.
Bossi è il solito scomodo leader-ombra, capace ora di raccogliere un cartello di
pubblici amministratori "con i piedi per terra". Ovvero consapevoli che ai
servizi richiesti dalla collettività debbono corrispondere i necessari
finanziamenti. L'unica nota stonata in coda ai suoi discorsi, è il consueto
richiamo ai colleghi di governo: "...altrimenti bisognerà procedere coi mezzi
più sbrigativi, quelli che il popolo conosce bene e sa come usare".
Intanto non ci resta che meditare sulle parole della prof. Urbinati: l'Italia
attuale "assomiglia a una grande caserma, docile, assuefatta, mansueta".
Nella foto, la prof. Nadia Urbinati riceve dal presidente della Repubblica (8
marzo 2008) le insegne di commendatore.
19/2008/2008
Il diavolo a Riccione
Da un blog locale, riporto l'inizio del mio post "Il diavolo a Riccione":
18/2008/2008
Una voce poco fa
In principio fu Nanni Moretti. Non quella volta che disse ai signori della Sinistra
di andarsene tutti a casa per evitare ulteriori sconfitte. Ma questa, di Locarno:
"In Italia l'opposizione non esiste più". E, soprattutto, "non c'è è più opinione
pubblica".
L'altra "bella cosa" è in questo passo: "Credo che a noi, a me, spetti in primo
luogo il coraggio di essere sé stessi quando questo appare più difficile".
Non dubito del suo coraggio, mi riferisco sempre alle periferie, a certe
periferie.
Noi fuori dei partiti, possiamo avere lo stesso coraggio impunemente, oppure
se diciamo o scriviamo certe cose, dobbiamo aspettarci qualche dispettuccio
dai ras del partito veltroniano?
Personalmente siamo convinti, non per testardaggine, che occorra esprimere
le proprie opinioni (beninteso nei dovuti modi). Ma siamo altrettanto
documentati sul fatto che ciò non piace ai padroni del vapore.
Post scriptum.
Un esempio di "opinione personale locale" del sottoscritto si legge qui.
17/2008/2008
Piagnistei? E' crisi
Nell'intervista concessa alla "Stampa" di oggi, il sottosegretario al Turismo
Michela Vittoria Brambilla parla del settore di sua "competenza"
arrampicandosi molto sugli specchi, e dandoci l'impressione di non avere
molte argomentazioni valide per affrontare la questione della crisi che lo
attraversa.
Circa i "piagnistei", la parola che il sottosegretario usa ben s'adatta alla sua
forma mentis di presidente dei "Circoli della Libertà". I quali sono stati proprio
l'espressione più coerente e concreta della sua concezione della politica come
eterno piagnisteo. L'iniziativa "vuole dare corpo e voce a tutte quelle persone
che non trovano più un’adeguata rappresentanza nei vecchi rituali della
politica", era la premessa ancora oggi leggibile nel sito della "associazione"
finanziata da Berlusconi.
Sul sito del giornale dei "Circoli" ancora oggi si trovano appunto i "piagnistei"
contro il governo Prodi che "spalancava le porte all'immigrazione clandestina".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 116
Signora Brambilla, faccia aggiornare la pagina anche se il giornale non esce
più. Qualcuno potrebbe scambiare quel titolo per un attacco al governo di cui
lei fa parte.
16/2008/2008
Bossi bussa
Bossi bussa alla cassa, sa che senza Ici le Regioni ed i Comuni non vanno da
nessuna parte, per cui ieri ne ha riproposto l'introduzione. Ma con l'intenzione
già nota, che l'Ici è mia e me la gestisco io.
Ma Calderoli e Bossi fingono di non sapere che non soltanto lo Stato butta via i
denari. Pure i Comuni ci mettono un bell'impegno nello spreco delle risorse.
Allo stesso modo il ministro Brunetta, da uomo di mondo, finge di non sapere
che nei ministeri, al centro ed alla periferia, i fannulloni sono figli non dei
pubblici concorsi ma delle assunzioni dei grandi capi.
Ricordiamo, così di passaggio, i protetti socialdemocratici alle Finanze
all'epoca di Luigi Preti, i raccomandati democristiani (migliaia di bidelli)
all'epoca della Pubblica Istruzione guidata dal ministro Misasi (40 anni fa...).
Chi più ne ha più ne metta.
Nella mia scuola (temporibus illis) venne mandato in segreteria dall'assessore
provinciale un "trimestralista" che dichiarò pacificamente le sue intenzioni:
"Con una raccomandazione così, pretenderete mica che lavori...".
15/2008/2008
Come al solito
Famigliacristiana Come al solito, sotto qualsiasi governo, a qualsiasi latitudine,
si segua il calendario romano oppure quello ambrosiano, in Italia è difficile (se
non impossibile) discutere di un qualsiasi argomento politico con quel minimo
di calma che dovrebbe escludere le aggressioni personali ed i travisamenti dei
dati di fatto.
Un giornalista di "Famiglia cristiana", Beppe del Colle, riporta una frase dalla
rivista francese dei Gesuiti "Esprit": "gli italiani sono incredibilmente duri
contro i romeni e gli zingari". Ed aggiunge di suo: "Speriamo che non si riveli
mai vero il suo sospetto che stia rinascendo da noi sotto altre forme il
fascismo".
Miopia della stampa italiana, pigrizia intellettuale dei politici, tutto va bene:
ma poi se si muove persino "il Vaticano"... Ed allora c'è da pensare che pure al
di là delle mura leonine hanno preso fischi per fiaschi, arrivando addirittura
alla autorevole dichiarazione di padre Lombardi che non potendo dire altro
sostiene la cosa più ovvia di questo mondo: "Famiglia cristiana" non
rappresenta nè il Vaticano né la Cei.
Come si è visto Beppe Del Colle non ha usato l'aggettivo "fascista" per
"stigmatizzare alcune decisioni del governo in carica".
Ma ha soltanto riportato un sospetto di "Esprit", augurandosi che esso non sia
vero ("Speriamo che non si riveli mai vero il suo sospetto che stia rinascendo
da noi sotto altre forme il fascismo").
Non sono riuscito a trovare sul sito di "Esprit" il testo citato da Del Colle.
Una curiosità della serie "non si muove foglia...". Mentre a Beppe del Colle le
forze di governo hanno indirizzato la classica e ammuffita accusa di "catto-
comunismo" (immemori delle critiche che il suo settimanale aveva rivolto al
precedente governo di centro-sinistra), oggi Fabio Martini su "La Stampa"
ricostruisce il retroscena della crisi dell'esecutivo guidato da Romano Prodi,
riprendendo una notizia relativa al cardinal Bagnasco. Ore 17:05 del 21
gennaio 2008, l'Ansa batte una dichiarazione del porporato presidente della
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 118
Cei: l'Italia è "sfilacciata" e ridotta a "coriandoli". Nessuno parlò allora di catto-
fascismo...
Altri interventi di Bagnasco, citati nel mio blog (cerca tutto con Google):
- maggio 2007, denuncia la povertà che si diffonde in grandi fasce della
popolazione;
- ottobre 2007, si chiede lavoro stabile per creare famiglie fondate sul
matrimonio;
- gennaio 2008, l'Italia ha bisogno di serenità;
- maggio 2008, sull'importanza del ruolo degli immigrati nella nostra società.
15/2008/2008
Cossiga, verità scomode
Ieri, Bassam Abu Sharif, ex portavoce del Fronte popolare per la liberazione
della Palestina, in un'intervista al "Corriere della Sera" confermava quanto si
sapeva già da tempo. Esisteva al tempo di Aldo Moro un patto segreto fra
l'Italia e lo stesso Fronte: "Ci veniva concesso di organizzare piccoli transiti,
passaggi, operazioni puramente palestinesi, senza coinvolgere italiani.
Dovevamo informare le persone opportune: stiamo trasportando A, B, C...
Dopo il patto, ogni volta che venivo a Roma, due auto di scorta mi
aspettavano per proteggermi. Da parte nostra, garantivamo anche di evitare
imbarazzi al vostro Paese, attacchi che partissero direttamente dal suolo
italiano".
Oggi Francesco Cossiga torna sull'argomento con una lettera al "Corriere della
Sera", impaginata assieme ad un servizio in cui parla Giovanni Pellegrino, già
presidente della Commissione stragi. Pellegrino ricorda che, dell'accordo con il
FPLP, accenna lo stesso Aldo Moro in una lettera durante la sua prigionia: "Noi
con i palestinesi ci regoliamo in altro modo" aveva scritto.
Cossiga con quel suo stile che mescola amare verità a sottili ironie, dice
sostanzialmente queste cose:
- del "patto di non belligeranza segreto" fra Italia e FPLP Cossiga ha saputo
"non da carte o informazioni ufficiali" che gli "sono state sempre tenute
segrete";
- Aldo Moro gestiva personalmente i servizi segreti "saltando la scala normale
gerarchica";
- non è la classe politica al governo o in parlamento a guidare i servizi, ma
succede il contrario: la riforma se la faranno "loro" (ovvero i servizi), spiega
Cossiga, "quando vorranno e come riusciranno a farla anche in relazione ai
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 119
rapporti di forza, non certo determinati del potere politico!";
- infine: "E non pretendano i politici di conoscere i veri segreti di Stati:
purtroppo non c'è più neanche la vigilanza del Partito Comunista che qualche
volta ce ne metteva a parte!".
Cossiga aveva detto, sempre al "Corriere" l'8 luglio, come abbiamo già
riportato: "La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della
"resistenza palestinese", che si fecero saltare colpevolmente una o due valigie
di esplosivo".
Ieri Bassam Abu Sharif nella sua intervista lo ha smentito categoricamente:
"Non c'entriamo niente. Nessuno ordine è venuto da me. Il massacro non ha
niente a che vedere con organizzazioni palestinesi. Neppure un incidente. Non
c'era nessuna ragione per farlo, soprattutto a Bologna".
La lettera di oggi è una risposta a Bassam Abu Sharif, con una serie di inediti
particolari, tra cui quello della irregolare dotazione di armi pesanti per la
rappresentanza diplomatica della Lega araba, e l'altro del "noto esponente
della sinistra extra-parlamentare" che conduceva "un missile terra-aria
intercettato da una normale pattuglia della Stradale".
Circa il passo della lettera di oggi in cui Cossiga scrive che "purtroppo non c'è
più neanche la vigilanza del Partito Comunista che qualche volta ce ne
metteva a parte!", va ricordato un episodio del novembre 2007. Allora Cossiga
sostenne che, al tempo della prigionia di Moro, ben mille comunisti
"sapevano".
Allora ci chiedemmo: "come mai, se mille comunisti sapevano, nessuno delle
migliaia di agenti dei cosiddetti 'servizi' che hanno sempre controllato i politici
di governo e di opposizione, ha appreso che 'quelli' sapevano?".
Su questo problema potrebbe tornare lo stesso presidente Cossiga. Alle
scomode verità ricordate da lui oggi, si aggiungono le oscure allusioni del
passato. Forse gli stessi politici dovrebbero studiarle. E dircene qualcosa.
13/2008/2008
La voce del padrone
Cosa fatta (in politica), Capezzone ha. Passato dalle barricate pannelliane alla
guardia del fortino berlusconiano, non mai ha mostrato una piega amara su
quel volto così severo nella sua dogmatica serenità, né prima né dopo.
Né quando era radicale, e quindi in sempiterna opposizione, né da quando è
governativo. Ovvero devoto al verbo del suo Partito e del suo Governo. Le
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 120
maiuscole non sono nostre. Ci sembra di vederle dominare la sua mente ed il
suo eloquio così elegante e nello stesso tempo sfottente.
Non invidiamo il suo ruolo di portavoce del Capo. Non ci stupisce la prontezza
con cui confeziona una dichiarazione: su qualsiasi argomento e con qualsiasi
tempo.
Constatiamo soltanto la felice condizione di un uomo che sa di trovarsi sempre
dalla parte giusta. Di una persona che del dubbio ha fatto carta straccia, che
se ne va sicuro con le sue certezze politiche, o che almeno dà a bere che lui
conosce il segreto per risolvere qualsiasi problema si ponga. Con un tono
talora leggermente arrogante.
Dobbiamo confessare che il richiamo al cavalier Benito, dopo aver parlato dei
miracoli del cavalier Silvio, ce lo ha tirato fuori con le pinze un articolo di
"Famiglia cristiana" lanciato alle agenzie poco fa. Il settimanale paolino si
augura che in Italia non "stia rinascendo sotto altre forme il fascismo".
Prima di sapere che cosa ne pensiamo noi stessi, attendiamo una reazione
ufficiale del portavoce Capezzone, per poi sostenere tutto l'opposto di quanto
vorrà graziosamente dirci.
12/2008/2008
Resta il Migliore?
A San Mauro Pascoli hanno "processato" Palmiro Togliatti. Padre della
democrazia o servo di Mosca? Il "Migliore" se l'è cavata per un pelo (quattro
voti a favore e tre contrari), dopo le arringhe di accusa e difesa, e grazie ad
una giuria "popolare" composta da un "industrial manager" (il presidente,
Fabrizio Casadei), e sei giornalisti tutti di testate locali.
Sul tema, si può leggere questo interessante pezzo che esula dai fatti
contingenti (il processo di San Mauro a Togliatti), ma pone una seria
questione: che cosa significa giudicare un personaggio storico?
11/2008/2008
Radames Calderoli
Ritorna vincitor. Si scrive sui giornali e sul web che il ministro Calderoli ha già
abrogato 3.500 leggi. Il decreto legge n. 112 del 25 Giugno 2008 prevede che
si provveda entro 180 giorni (art. 24, primo comma). Ma a questo elemento si
aggiunge: "Il Governo individua, con atto ricognitivo, le disposizioni di rango
regolamentare implicitamente abrogate in quanto connesse esclusivamente
alla vigenza degli atti legislativi inseriti nell'Allegato A". Il quale contiene un
elenco di 3.574 leggi.
Nel primo comma si legge che è fatta "salva l'applicazione dei commi 14 e 15
dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246".
Il comma 14 della legge 246 rimanda al comma 12 che prevede: "Al fine di
procedere all’attività di riordino normativo prevista dalla legislazione vigente,
il Governo, avvalendosi dei risultati dell’attività di cui all’articolo 107 della
legge 23 dicembre 2000, n. 388, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata
in vigore della presente legge, individua le disposizioni legislative statali
vigenti, evidenziando le incongruenze e le antinomie normative relative ai
diversi settori legislativi, e trasmette al Parlamento una relazione finale".
Poi il comma 14 precisa: "Entro ventiquattro mesi dalla scadenza del termine
di cui al comma 12, il Governo è delegato ad adottare, con le modalità di cui
all’articolo 20 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni,
decreti legislativi che individuano le disposizioni legislative statali, pubblicate
anteriormente al 1º gennaio 1970, anche se modificate con provvedimenti
successivi, delle quali si ritiene indispensabile la permanenza in vigore, nel
rispetto dell’articolo 1, comma 2, della legge 5 giugno 2003, n. 131, e secondo
i seguenti princìpi e criteri direttivi: a) esclusione delle disposizioni oggetto di
abrogazione tacita o implicita; b) esclusione delle disposizioni che abbiano
esaurito o siano prive di effettivo contenuto normativo o siano comunque
obsolete; c) identificazione delle disposizioni la cui abrogazione
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 122
comporterebbe lesione dei diritti costituzionali dei cittadini; d) identificazione
delle disposizioni indispensabili per la regolamentazione di ciascun settore,
anche utilizzando a tal fine le procedure di analisi e verifica dell’impatto della
regolazione; e) organizzazione delle disposizioni da mantenere in vigore per
settori omogenei o per materie, secondo il contenuto precettivo di ciascuna di
esse; f) garanzia della coerenza giuridica, logica e sistematica della normativa;
g) identificazione delle disposizioni la cui abrogazione comporterebbe effetti
anche indiretti sulla finanza pubblica."
10/2008/2008
Cemento "armato"
Sulla "Stampa" di oggi si parla anche della mia città, Rimini, a proposito delle
"archistar", ovvero delle stelle della progettazione urbanistica, e delle
"speculazioni griffate".
Vedo che Rimini è in buona compagnia. Ma non è vero che "mal comune,
mezzo gaudio".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 123
Quindi, è fuori luogo l'odierna sorpresa dei pubblici amministratori circa "le
notizie emerse nelle ultime settimane". Anzi sorprende la loro sorpresa.
Una volta erano i Comuni a controllare ad esempio la concessione delle
licenze commerciali. Adesso non si usa più? Basterebbe questo strumento per
tener d'occhio una realtà urbana e le persone che vi arrivano da fuori o i
prestanomi locali nullatenti. Non occorre attendere il "Patto per la Sicurezza
che entro l’autunno, Provincia, Comune e Prefettura di Rimini definiranno e
sottoscriveranno con il Ministro degli Interni Roberto Maroni" di cui parlano
presidente della Provincia e sindaco di Rimini nella dichiarazione di due giorni
fa.
Precedenti post sul tema: "Balle e non fatti", "Il partito del cemento".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 124
[Anno III, post n. 249 (626)]
09/2008/2008
Col seno di poi
Nulla ci calerebbe della vita erotica o puramente sentimentale dei nostri
leader politici, se non fosse per via della solfa che essi fanno in difesa del
modello cristiano della famiglia, quando a buon diritto sono palesemente
libertini e poligami, secondo quel modello.
Ad altrettanto buon diritto, dovrebbe essere lasciata pure agli altri la stessa
possibilità di scelta che essi hanno operato con quelle piccole garanzie per le
"coppie di fatto" che scandalizzano lorsignori. Fermo restando il dato che il
sottoscritto ha seguìto il modello cristiano, senza pentimento alcuno, ma anzi
sempre più convinto che esso possa in moltissime situazioni essere un'ancora
di salvezza ben salda. Ma ciò non significa che poi agli altri non debba essere
lasciata ogni libertà laicamente e legalmente intesa.
Proprio la presenza insolita della signora Lario sulla scena dell'attualità, induce
Maria Latella a scrivere che se "la casalinga di Macherio" ha lasciato il suo
eremo, "una qualche sostanza ci dev'essere".
Insomma, l'abito fa il monaco e fa pure la consorte del premier. Anzi dice dello
stesso premier quello che nessuno oserebbe ammettere nel suo ambiente.
Veronica Lario, dunque, per Gaia Soncini, è la "metafora del crollo di un
sistema-Paese". Lo Stivale cede come il "balconcino" della signora del primo-
ministro.
08/2008/2008
Cattivi esempi
Quel Berlusconi napoletano con la ramazza, rassomiglia tanto ad una befana
qualsiasi. Lui la brandiva, la befana la cavalca quando, nelle rituali occasioni
da calendario, invita a fare festa ed a recare doni a chi crede ancora alle
favole.
Noi siamo come quella sua guardia del corpo, piuttosto perplessa ed
amareggiata, che gli sta sopra la testa e guarda tristemente l'esibito trofeo.
Una ramazza, appunto. Che dà icasticamente l'idea della condizione in cui si
trova il Bel Paese.
Un mondo di ciarlatani che diffonde il contagio anche a chi arriva dall'estero.
I cattivi esempi trionfano. La ramazza del Cavaliere è l'alibi per questo "Paese
di ladri o con vocazione ladresca", come lo chiama Giorgio Bocca sul "Venerdì
di Repubblica" uscito oggi. L'alibi per coprire il ridicolo. Gli affamati che
cercano nei bidoni gli scarti alimentari commestibili sono equiparati a temibili
delinquenti. Contro di loro si scateneranno le forze dell'Ordine.
La ramazza del Cavaliere è uno di quei cattivi esempi che il governo (centrale
o periferico non fa differenza) poi trasforma in decreti, dando la caccia ai morti
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 126
di fame. E spiegando a tutto l'universo mondo che il più intelligente è chi fa il
furbo, come la gentile signora russa che in tre ore ha alzato di cento euro la
tariffa legale e chiedendo un compenso extra se la camicia da stirare non
apparteneva al malato ma ad altra persona di casa.
07/2008/2008
Rimini non è solo "nera"
Caro Pierangelo Sapegno.
Ieri sera sono stato profetico (è soltanto questione di culo, se mi passa la
parola, non d'intelligenza).
Kursaa Ho scritto un post "Sole nero" in cui sottolineavo come dalla cronache
della Rimini turistica emergesse soltanto un volto criminale. Che non è tutto e
che non giova all'immagine propagandistica della nostra riviera.
Lei oggi, autorevolmente per la sua firma e per la testata in cui appare,
conferma ad abundantiam il mio povero scritto. Titolo della pagina della
"Stampa": "Tutta un'altra Rimini. Prostitute cacciate, discoteche chiuse: lo
sballo è in crisi, la città guarda alle famiglie".
06/2008/2008
Sole nero
"Estate nera del turismo": è il titolo al servizio di due pagine sulla "Stampa" di
oggi, curato da Raffaello Masci.
"La Riviera piange", scrive Maurizio Fico. Si allude alla Liguria. In Romagna,
dove abito io, il pianto è un'abitudine che si tramanda nei secoli fedele, utile
maschera per non pagare le tasse. Nel 1986 la rivista dell’Inps battezzava
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 127
Rimini capitale italiana del "sommerso".
Oggi la parola "sommerso" non usa più. La pratica del lavoro in nero è rimasta
più forte che pria.
Quest'anno sul serio c'è la crisi del turismo. Anche in Romagna. Perché c'è il
vuoto nei portafogli degli italiani che vengono o che avrebbero voluto venire in
vacanza da noi.
Un altro problema del turismo locale è che non basta una sola "notte rosa" per
raddrizzare le sorti di un'economia. La si strombazza, quella "notte rosa",
perché si deve gratificare chi l'ha ideata ed organizzata. Giusto. Ma poi si
rincorre la cronaca con altre notti che non sono rosa ma nere.
Il tripudio delle autorità per i 40 fogli di via alle prostitute straniere allontanate
da Rimini, è un discorso che nuoce all'immagine della città e della Riviera.
Lo si fa per accreditarne un volto di legalità, quando i problemi sono molto più
complessi. Come recenti dichiarazioni del procuratore della Repubblica hanno
messo in luce. Ci sono stati atti intimidatori contro un avvocato, a Riccione.
Bisogna dimostrare che certe azioni qui non finiscono nel calderone del
silenzio, è stato fatto capire senza mezzi termini.
Hanno organizzato vivaci cacce ai venditori abusivi, con multe salate agli
incauti acquirenti. Hanno fuso tutto proprio sulla battigia, in uno spettacolo
che produce un'immagine triste e svilita del nostro turismo. Mai si sono messe
le mani su chi organizza il racket. Si accontentano i giornalisti a caccia di
colore e gli operatori tivù senza fantasia. Ma non si pensa al "danno
d'immagine". Rimini è soltanto questa cronaca giudiziaria?
Mescolare veloci notti rosa e persistenti notizie di nera, indica che non si è
compreso che cosa sia il turismo. Non va nascosta la realtà, ma bisogna
sapere attirare l'attenzione della potenziale clientela. Né Roma (con la
Brambilla) né la Riviera hanno compreso che la crisi del settore si stava
avvicinando. Qui a Rimini vogliono gettare altro cemento, questa volta ancora
più in riva al mare. Sarebbe un atto di finale rovina per la nostra costa. Ne
abbiamo già parlato.
05/2008/2008
Brambillismi
Un anno di successi, recita l'ultimo avviso del sito www.tvdellaliberta.it, datato
31 luglio. Ma la tivù della libertà chiude.
Si sono giustamente resi conto che era un doppione, con tutte quelle reti
prone al governo della libertà, rai, mediaset, qualche network locale.
Un sano principio, quello di risparmiare nelle spese divenute inutili, sta dietro
la decisione venuta dall'alto, anzi dall'Altissimo. Ne siamo molto soddisfatti.
Se alla Verità del Tiepolo hanno messo un velo sopra un seno, alla Libertà
della Brambilla lo hanno piazzato sulla bocca. Le mani le aveva legate già da
prima.
04/2008/2008
Cafonal
A proposito della lettera apparsa sulla "Stampa" di oggi sotto il titolo "Che
vergogna gli italiani a Londra", verrebbe da dire che vergogna gli italiani in
Italia.
Per atavica abitudine e spirito di autodifesa, sono gentile con i gentili e cafone
con i cafoni. Non mi autocensuro, anzi ho ancora una fantasia ben fervida
nell'inventare oscenità se l'obiettivo le merita.
03/2008/2008
Veli e veline
Se era la "Verità svelata dal Tempo", non doveva essere ricoperta neppure
nella riproduzione. La quale è diventata così simbolicamente la "Verità velata
dal Tempo", ovvero dai posteri e dai loro poteri.
Lo si è saputo proprio nello stesso giorno in cui le cronache riferiscono delle
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 129
celebrazioni di ieri a Bologna, per la strage del due agosto 1980. Quasi a
rappresentare i tentativi che si fanno per riscrivere la storia di quell’evento.
Non tocca certo alla terza carica dello Stato, il presidente della Camera,
insinuare qualcosa con quell’accenno per nulla velato a "zone d’ombra" da
dissolvere per accertare "la verità".
Come se l’operato di un altro potere dello Stato, quello giudiziario, fosse stato
incerto o poco limpido. L’ex procuratore della Repubblica di Bologna gli ha
risposto: "Non c’è più nulla da accertare". Ovvero i risultati a cui sono
pervenute cinque sentenze non sono stati velati da pregiudizi o da trucchi.
Lo vada spiegare a Roma agli "amici" di governo, non alla piazza di Bologna
che non ha bisogno di essere blandita per guadagnarne il silenzio. Anche a lei,
egregio ministro, caleranno un velo sulla "verità" che ha detto, come sulla
riproduzione del Tiepolo.
Lei che è uomo di mondo (essendo "democristiano") sa che oggi le uniche
persone autorizzate a togliersi i veli, per servizio istituzionale, sono le "veline"
di certe reti televisive. Con un rito che a qualcuna ha portato fortuna sotto
forma di veloce e fortunata carriera politica.
Svelata dalla tivù, la donna-tipo del suo leader, egregio ministro, è quella che
sogna di velare poi tutto l’universo mondo. Non sapendo che il povero Tiepolo
non era un guardone, ma adottava semplicemente quelle allegorie che
usavano ai suoi tempi. E che oggi nessuno comprende più.
02/2008/2008
Già fatto, Fabio Fazio
Fabio Fazio ha scritto oggi per "La Stampa" un editoriale sull'"astensionismo
certamente sofferto ma di fatto compatto e disciplinato (roba da centralismo
democratico...) del Pd sulla vicenda Englaro".
Ne ho discusso ieri sera qui.
02/2008/2008
Zero in condotta
Come diceva il titolo di un vecchio film, si può arrivare anche allo zero in
condotta. Non sarebbe sanamente democratico se ci si fermasse al sette. Sia
chiaro, il sette soltanto per i bulli di pura razza lumbarda. Per gli altri si
decresce in senso geografico: tre ai romani, due agli altri meridionali, e poi lo
zero tondo ai bambini extracomunitari.
Vedrete i pii ed onesti borghesi rallegrarsene e provare le pure gioie ascose
che meritano la buone decisioni governative.
Questi pii ed onesti borghesi sono già allenati, non rifiuteranno le graduatorie
"a scendere" per i bambini che non appartengono alla loro habitat sociale, alla
loro area geografica. Che non rientrano nei parametri della loro cultura
politica. Come fare altrimenti a distinguere i loro nipotini vezzeggiati ed
eleganti (tutto regolarmente firmato, come le cambiali o gli assegni)?
Questi pii ed onesti borghesi sanno quello che si fanno. Mettono in giardino i
loro cani di sicura discendenza nazista, visto il tono dell'abbaiare per circa 14
ore al giorno.
E se nel giardino del vicino, separato dalla regolamentare rete metallica (che
garantisce da ogni contagio ideologico), gioca una bambina nera figlia di una
domestica impiegata dalla famiglia dello stesso vicino, allora la pia ed onesta
borghese padrona dei cani cerca a gesti, per non farsi notare da alcuno, di
allontanare quella piccola creatura.
Perché a modo di vedere della medesima pia ed onesta padrona dei cani,
questi ultimi non abbaiano spontaneamente in quel momento come fanno per
le altre quattordici ore della giornata, ma sono provocati ed agitati dalla
presenza della bimba di colore che corre in tondo nel giardino del vicino. E che
quindi dovrebbe allontanarsi dal medesimo giardino del vicino perché con la
sua presenza turba la quiete dei suoi cani che in quiete non stanno mai per
quattordici ore al giorno.
Tutto ciò ho visto con i miei occhi ed occhiali, in casa dell'amico che ospitava
nel giardino la bambina nera.
Si può dare un voto in condotta anche alle pie ed oneste borghesi signore che
amano i cani (a cui riservano calorosi baci sul muso), e che non sopportano i
bambini di colore nel giardino del vicino?
Signora Ministra della Pubblica Istruzione, introduca il voto in condotta
obbligatorio anche per genitori e nonni. Sarà l'unica soluzione per battere il
bullismo. Mi creda.
01/2008/2008
Non prendeteci in giro
Ieri "con una sofferta mediazione" il Pd è stato unito e compatto. Il gruppo
teodem del Pd alludeva alla decisione di non partecipare al voto sulla
cosiddetta questione di Eluana Englaro.
Per questo motivo, credo che abbia ragione Miriam Mafai quando nella
"Repubblica" di oggi scrive che "attorno a un caso drammatico che investe la
coscienza di tutti noi, era lecito attendersi una posizione limpida ed equilibrata
dei deputati del partito Democratico. Non c'è stata. È una brutta giornata,
questa, per chi crede nel partito Democratico e nella laicità del nostro Stato".
Sarà il caso di ricordare che il dramma di Eluana è proprio uno di quei casi in
cui un politico dovrebbe impegnarsi "per le persone". Ma poi arrivano i
teodem, con gli ordini ecclesiastici, la "sofferta mediazione", ed i laici del Pd
calano le braghe.
Non fate più tanti proclami, signori del Pd, perché non siete in grado di
garantire la laicità dello Stato. Non prendeteci in giro su queste cose
tremendamente serie.
Per leggere altra mia pagina sul testamento biologico, richiestami dall'amica e
collega Maria Cristina Muccioli, si può visitare il suo blog a questa pagina.
[Anno III, post n. 239 (616)]
31/07/2008
Basta poco
Basta poco per aprire e chiudere dignitosamente il discorso sul "lodo Alfano".
Basta leggere le dichiarazioni del primo ministro israeliano Ehud Olmert: "Un
premier non può essere al di sopra della legge. [...] ...anche un primo ministro
deve essere giudicato come tutti gli altri". Per questo motivo, lascerà la carica
di primo ministro "in modo dignitoso".
30/07/2008
Pesciolini
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 132
Gatto Una lettrice del quotidiano locale a cui sono abbonato, il “Corriere di
Romagna", racconta nella pagina delle lettere alcuni casi di ordinaria tortura
di piccoli pesci e di granchi che da sempre sono stati in riva al mare. Sembra
che adesso i granchi facciano più paura di una centrale nucleare francese, per
cui qualcuno provvede a schiacciarli con sadiche bottiglie di vetro.
Santa verità. Con una postilla. Nella Bibbia si legge che bisogna temere l'ira
dell'uomo mansueto. Di solito è mansueto il pesciolino preso di mira da
qualcuno che si crede una balena od è un pescecane.
Ma da sempre, non soltanto oggi, il mansueto è scambiato per una persona
affetta da disturbi caratteriali per cui, come il classico "scemo del villaggio",
dovrebbe subire e tacere. No. Il pesciolino-mansueto è quello che poi alla
balena provoca una piccola tortura che annienta tutta la sua stazza. Che al
pescecane fa rimpiangere di non aver fatto scorta di digestivi per poter
ingoiare in pace i rospi.
L'ira di cui parla la Bibbia è un atto dovuto di moralità. Non è giusto che
l'uomo mansueto sia deriso ed offeso. Per cui ogni sua reazione anche
eccessiva è lecita. Soprattutto se essa smaschera l'omertà del branco, le
benedizioni fasulle, le protezioni interessate e perverse.
29/07/2008
I monologhi di Silvio
«Il luogo del confronto è soprattutto il Parlamento». Le parole pronunciate dal
presidente della Repubblica due giorni fa, rispecchiano il concetto
fondamentale di ogni democrazia costituzionale. Ovvero che il "gioco" fra
maggioranza ed opposizione deve avvenire sul terreno delle questioni reali, ed
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 133
il luogo, l'unico luogo dove questo può accadere è il Parlamento.
Punto e basta. Anzi, a rigore di logica costituzionale, quel "soprattutto" di
Napolitano è una concessione alla retorica politica che nasce dal vezzo tutto
italiano di considerare i partiti una specie di anticamera del Parlamento. Per
cui scambi di opinioni o bisticci fra segretari di questo o quel movimento
sarebbero già una dimostrazione di democrazia.
Agli uomini di apparato quest'idea piace, ma non è essa il vero sale della
democrazia costituzionale. I partiti hanno generato i "manuali Cencelli", il
Parlamento si è adeguato. I partiti hanno portato in scena oscenità in una
delle due Camere, il Parlamento non si è ribellato.
E' molto sottile il confine fra l'arbitrario concetto che, data una serie di partiti,
esiste una democrazia; ed il principio costituzionale che soltanto il confronto
nel Parlamento è espressione di democrazia (ne ho parlato qui).
Questo discorso è soltanto richiamo ad una noiosissima teoria. Nella vil pratica
italiana, noi abbiamo visto che un capo del governo ha detto papale papale: io
con questa opposizione non ci dialogo.
Lasciamo perdere i risvolti comici della faccenda (dietro ogni commedia può
celarsi una tragedia). Nessun capo del governo che sia responsabile può
permettersi di irridere alle regole della Costituzione come se la gestione del
Parlamento fosse un suo affare privato.
Per chi ha qualche ricordo un po' in là nel tempo, sa che l'estate non ha mai
portato troppi consigli alla politica ed ai politici. Anzi. Che cosa accadde, ad
esempio, un due agosto alla stazione di Bologna? Un 4 agosto, ci fu la strage
dell'Italicus.
Prima di un ferragosto un partito di destra inonda l'Italia con un manifesto
beneaugurante. Dieci giorni dopo, a Torino la magistratura scopre il "golpe
bianco" di Edgardo Sogno con il sostegno della loggia P2 di Licio Gelli, e
previsto appunto per ferragosto. Con l'intervento dei militari si voleva
realizzare una repubblica presidenziale. Era il 1974.
Dobbiamo andare in vacanza con l'incubo che il passato ritorni?
[Anno III, post n. 236 (613)]
28/07/2008
Sono uguali?
Cerco qualcuno che mi spieghi la differenza che passa tra due articoli di legge
che riporto.
Caso A. Legge 20.6.2003, n. 140. Articolo primo, comma secondo: "Dalla data
di entrata in vigore della presente legge sono sospesi, nei confronti dei
soggetti di cui al comma 1 e salvo quanto previsto dagli articoli 90 e 96 della
Costituzione, i processi penali in corso in ogni fase, stato o grado, per qualsiasi
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 134
reato anche riguardante fatti antecedenti l'assunzione della carica o della
funzione, fino alla cessazione delle medesime".
Non trovo nessuna differenza tra il testo del caso A e quello del caso B.
Come leggo su "terzoocchio", a conferma del mio debol parere/dubbio,
l'articolo del caso B è uguale a quello del caso A ("un evidente ed anche un
po’ presuntuoso copia/incolla").
Ma il problema è che tra il testo del caso A e quello del caso B, c'è di mezzo
una pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza del 20 gennaio 2004, n.
24), su questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale di Milano durante
la celebrazione di un processo che aveva come imputato Silvio Berlusconi.
Oggi il presidente della Repubblica ha detto sul "lodo Alfano": "Ho nel modo
più meditato e motivato firmato la promulgazione indipendentemente da
sollecitazioni di qualsiasi senso. Mio solo punto di riferimento è stata, nei
termini che ho indicato, la sentenza emanata nel 2004 dalla Corte
Costituzionale".
28/07/2008
Il partito del cemento
Rimini come la Liguria. Ieri sul "Corriere della Sera", lo storico Sergio Luzzato
ha parlato delle "devastazioni bipartisan" riferendosi appunto alla Liguria ed al
libro che le denuncia, "Il partito del cemento" di Marco Preve e Ferruccio
Sansa, ed. Chiarelettere.
Anche a Rimini ci sono (e ci sono state) "devastazioni bipartisan" , e c'è da
sempre "il partito del cemento".
Un esperto spiega (in base ai primi dati disponibili) che alla fine della stagione
non crescerà il fatturato e caleranno le presenze. Un altro tecnico del settore,
che sinora era sempre stato ottimista, preannuncia una diminuzione di
presenze fra il 2,7 ed il 3,7 per cento, di fronte ad un calo generale dell'Italia
del 5 o del 6.
Davanti a questo scenario di crisi più o meno seria, a che cosa pensano gli
amministratori di Rimini? A rifare il lungomare con dei progetti che sono stati
di recente presentati a Rimini ed a Torino, ad un convegno di architetti. Sino
ad oggi non è dato di sapere (come ho scritto su "LiberaRimini"), se quei
progetti sono stati disegnati dopo studi geologici necessari in un territorio
come Rimini, con particolare morfologia della costa e con storica sismicità.
Rimini è da sempre avvolta dai fumi dei sogni. Che una volta sono felliniani,
ed un’altra travestimenti di pateracchi politici. Questi fumi non le fanno
vedere dove poggia i piedi, in una materia in cui è fondamentale andare con i
piedi di piombo e tenere i piedi medesimi ben piantati per terra.
Noi a Rimini siamo abituati a divagare. La città vuol darsi un volto nuovo sulla
riva del mare, ma conserva il rudere di palazzo Lettimi dal 1944, per non dire
del fantasma del teatro Galli. Tutto ciò potrebbe essere considerato come
morboso attaccamento al passato. Forse si tratta soltanto di incapacità di
leggere il presente.
26/07/2008
Tutto il potere a Silvio
Il cavaliere per ora sta facendo il gioco delle tre carte, ipnotizzando
l'opposizione non perché sia un mago, ma perché il povero Fassino cade nel
tranello dell'applauso unanime contro i giornali che rivelano certe notizie. Per
cui Berlusconi può presentarsi come quegli attori di varietà che ballano il
tango con metà corpo vestito da uomo e metà da donna. E così dire, come ha
fatto ieri, di essere il capo della destra che fa una vera politica di sinistra.
25/07/2008
Nebbia sul Colle
Sul primo Colle d'Italia, che è il Quirinale di Napolitano non il Pordoi di Coppi,
si corre una gara che mira non a distruggere ma a consolidare la Costituzione.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 137
Il traguardo è avvolto da qualche nebbia. Non tutti sono d'accordo sulla firma
posta da Napolitano alla legge conosciuta come "lodo Alfano".
Con il quale quattro cittadini oggi sono più uguali degli altri rispetto alla stessa
Costituzione ed alle comuni norme di Diritto.
Se uno dei presidenti delle prime quattro cariche dello Stato scaricasse
proiettili di piombo nel corpo di una moglie o di un'amante, nessuno potrebbe
trarlo in arresto.
Non soltanto per la fede si deve dire che si crede "quia absurdum". L'assurdo
rientra tra le ipotesi normative delle cose.
Ciò non è avvenuto, come spiega con ineccepibile dottrina, il prof. Carlo
Federico Grosso sulla "Stampa" di stamani, perché è stata scelta la strada del
"male minore".
L'articolo di Grosso è emblematicamente intitolato "Di male minore in male
minore", per avvertirci che così facendo si è intrapresa una strada pericolosa:
"Di mediazione in mediazione, il quadro delle riforme compiute o in gestazione
(...) è comunque desolante. Si è trasformato il presidente del Consiglio in una
sorta di Principe liberato, sia pure a termine, dalle normali, doverose,
responsabilità giudiziarie...".
E' questo il dramma interno al Pd. Grazie al quale oggi Berlusconi ha potuto
rivendicare una patina di sinistra al proprio governo. E definire la sinistra
suddita delle procure.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 138
A questo punto il dramma del Pd rischia di diventare il dramma dell'Italia,
passando "di male minore in male minore".
[Anno III, post n. 232 (609)]
L'argomento del "lodo Alfano" è ripreso in questo post del 28 luglio.
24/07/2008
Un intellettuale non di provincia
Pubblico qui il testo che ho inserito nel mio blog intitolato "Rimini si racconta"
che si legge sul sito ufficiale della Provincia di Rimini.
Adesso di Liliano Faenza (era nato nel 1922) restano soltanto libri, articoli,
saggi, il ricordo di una competenza messa più al servizio della cultura italiana
che della città in cui è vissuto. E dalla quale non si era mai voluto allontanare.
Con quella pigrizia fisica che visse come sfida a se stesso prima che al mondo.
Quasi per dimostrare che bastava poco per vivere “bene”. Nei limiti di un
concetto di bene che nulla aveva di cattolico, ma semmai era tutto socratico.
Leggendario era il racconto che si faceva del suo ufficio alle FFSS. Poche carte
sul tavolo, inerenti al lavoro. Poi il cassetto della scrivania semiaperto, con i
libri da leggere o da citare sui fogli che Faenza andava riempiendo. Agli occhi
dei superiori erano carte d’ufficio. Invece si trattava di stesure di articoli, libri,
saggi che Liliano Faenza stava componendo, perché poi nel tempo fuori
dall’ufficio aveva altro da fare. Passare in libreria, vedere le ultime novità,
lanciare qualche divertente frecciata verso questo o quel personaggio
pubblico, poi rintanarsi nella biblioteca civica a sfogliare altre carte, a pensare
per scrivere altre storie.
23/07/2008
A prescindere
Questa annotazioni che riguardano il caso Telecom, sono un po' utili anche per
tutto il resto che ci passa il convento dell'informazione.
Abbiamo un giornalismo diviso fra opposte tifoserie. Siamo molti caldi nel
prender la parte di questo o di quello, "a prescindere" da tutto, dalla
conoscenza dei fatti, dalla correttezza delle parole usate per presentarceli, dal
giochetto di prestigio continuo che i tg fanno nel costruire la scaletta delle
notizie, nel vestirne la presentazione, nel ricercare le immagini più adatte a
colpire l'attenzione, non a fornire informazioni.
Forse questi sono dati utili come dimostrazione da manuale di che cosa
s'intende nella politica italiana per conservatorismo. Non si butta via nulla,
soprattutto ciò che dovrebbe essere accantonato per primo. E' un po' la storia
gastronomica del porco, di cui si utilizza tutto. Non per nulla abbiamo una
legge elettorale che il suo genitore ha definito "porcata". Purtroppo sembra
non essere l'unica della scena politica contemporanea.
[Anno III, post n. 231 (608)]
22/07/2008
Pirati e lodi scolastiche
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 140
Pirati della strada e lodi agli studenti della maturità sono in crescita. Tra breve
avremo qualche istituto di ricerca che ci illuminerà, dopo attento studio dei
fenomeni, circa la possibilità che essi siano correlati fra loro.
Tra gli studenti la palma va alle ragazze. Sono ancora donne quelle che si
pentono sempre di più dei tatuaggi procurati "sulla loro pelle" (negli USA).
21/07/2008
Federalismo giudiziario
Vedrete che andrà a finire così. Per i bambini rom. In qualche regione gli
prenderanno le impronte. In qualche altra, per far prima, gli taglieranno le
manine. Questa sì che si chiama prevenzione. E chi si scandalizzerà?
Ogni giorno la società italiana diventa orribilmente più violenta. A pochi
chilometri da dove abito, nella civilissima Ravenna, un ragazzo di 35 anni è
morto accoltellato.
Leggetevi la notizia. No comment.
Ha quindi chiesto al gruppo di spostarsi per poter andare via e da qui è nato
un diverbio che è sfociato nella tragedia. Al giovane sono giunte diverse
coltellate che gli hanno procurato una fortissima emorragia. Il ragazzo è morto
a bordo dell’ambulanza, lungo il tragitto verso l’ospedale di Ravenna".
[Anno III, post n. 229 (606)]
20/07/2008
Laurea in Lecce
Ragazzi fuoricorso, già Renzo Arbore cantava che "la vita è tutta un quiz". Ma
lo faceva per scherzarci su, mica per diventare ministro dell'Università.
[Anno III, post n. 228 (605)]
19/07/2008
Antidoping per tutti
Perché non è giusto che, a 31 euro in una illustre collana curata oltretutto da
un nome di grido della cultura italiana in campo internazionale, un prestigioso
editore nazionale offra al lettore una traduzione originale dalla lingua latina,
mentre si tratta di un'opera taroccata: ovvero traduzione da una precedente
traduzione in francese, facilmente consultabile su Internet...
18/07/2008
Pronto, chi ascolta?
Andiamo con ordine.
16 luglio h. 21. Sono in casa. Mi chiamano al telefono ma la telefonata non è
inoltrata al mio apparecchio. Resta traccia nella segreteria Telecom.
17 luglio h. 13. La cosa si ripete.
Io non controllo la segreteria quando sto in casa, quindi non mi accorgo delle
due chiamate ricevute da Torino, e delle relative registrazioni, per
comunicarmi la scomparsa di mia cugina Antonia.
17 luglio h. 15.30. Alzo la cornetta del telefono. Muto. Riprovo, ascolto una
musichetta ed il parlato di una radio privata... Altro tentativo: si ascolta,
balbuziente, l'avviso della segreteria... Riprovo, finalmente segnale buono e
messaggio della segreteria... Che ascolto immediatamente.
Dopo aver chiamato i parenti di Torino, avverto il 187 degli episodi occorsi alla
mia utenza.
Stamani un tecnico fa le prove in linea e passa addirittura a casa mia alle 14
per controllare tutto l'itinerario del cavo. Che risulta completamente a posto.
Vado lontano dal vero se ipotizzo che qualcuno non ha gradito un mio recente
testo, intitolato "Se il buffone non è il comico"?
Potrei aggiungere come sottotitolo "I servi amano sempre certi servizietti". Per
"... non parlar del cane", come dice il titolo di "Tre uomini in barca".
[Anno III, post n. 226 (603)]
17/07/2008
Sanità e cemento
In breve, perché quello storico edificio in pieno centro storico dovrebbe essere
demolito?
Per aprire il fossato quattrocentesco attorno alla Rocca malatestiana,
Castelsismondo, bisogna spostare il mercato ambulante bisettimanale dalla
piazza dello stesso castello. Dove metterlo se posto non c'è? Idea! Buttiamo
giù la "mutua" postbellica e un vecchio asilo, e lì trasferiamo il mercato
ambulante. Ma ciò impedirebbe il transito veicolare dal ponte di Tiberio alla
Rocca. Altra idea!! Spostiamo anche il traffico: nelle vie interne. Nella zona di
queste vie interne dovrebbe però sorgere qualche nuovo "motore
immobiliare"...
Alla fine c'è la domanda che il lettore ha fatto nel suo commento: il mercato
edilizio riminese è in grado di sopportare tutto ciò, con questi chiari di luna?
Rimini va avanti tranquilla. Forse la risorsa del "riciclaggio" meriterà una
depenalizzazione da parte del governo. Ed allora tutti a Rimini, maggioranza
ed opposizione, saranno felici e contenti.
[Anno III, post n. 225 (602)]
16/07/2008
Amnistia cercasi
Al massimo della sicurezza ci portano le parole del capo del governo: nessuno
lo fermerà nella riforma della giustizia.
Siamo in grado di anticipare che sarà una riforma duoble-face come i cappotti
dell'Italietta post-bellica, logori dentro e belli fuori. Insomma quegli indumenti
che erano rivoltati per necessità, quando le pezze ai pantaloni si mettevano
per necessità e non per deformazione psichica dei signori della moda.
16/07/2008
Uno scolaro del XV secolo
16/07/2008
Giuseppe Bonura
Era stato un po' anche mio concittadino, a Rimini, lo scrittore Giuseppe Bonura
scomparso due giorni fa.
Ma di quella parentesi (fallimentare) come libraio a Rimini, preferiva sempre
tacere nel raccontare di se stesso.
Nelle biografie ufficiali lo si dice passato dalla natìa Fano a Milano nel 1961. In
quell'anno andò a Milano, è vero, ma partendo appunto da Rimini. E fu
assunto dal mitico conte Alberto Rognoni "padrone" del Cesena Calcio, a
lavorare in un settimanale allora famoso, "Le Ore", unico periodico hard
dell'editoria italiana del tempo, di proprietà dello stesso conte Rognoni.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 145
15/07/2008
Se il buffone non è il comico
Non c'è nulla di più divertente di un arguto conservatore che vuole insegnare
alla nuova sinistra come comportarsi, e la invita con grazia ad imitare
addirittura i vecchi modelli della vecchia sinistra rivoluzionaria.
E' successo con Enzo Bettiza nell'editoriale che ieri ha pubblicato "La Stampa".
Bettiza parla della "brutta e pericolosa" manifestazione organizzata da Antonio
Di Pietro a piazza Navona che è stata caratterizzata da un antiberlusconismo
"mescolato a volgarità da talamo".
Bettiza sostiene che a piazza Navona c'è stata una emergenza democratica
perché si è svillaneggiato anche il capo dello Stato.
Lì "nani e ballerine sono saliti sul podio". Lì la satira si è confusa con la
politica. Lì sono avvenute "certe deviazioni del buon galateo di sinistra".
Si ricordi Antonio Di Pietro: per parlare di Berlusconi, si deve usare il "buon
galateo di sinistra". Di che si tratti non lo abbiamo compreso (ovviamente per
colpa nostra). Berlusconi ha sempre detto e ripetuto che i comunisti mangiano
i bambini. Bettiza ora commenta che questo era appunto il "buon galateo di
sinistra".
Stille elenca tutte le buoni ragioni per cui all'estero un leader come il cavaliere
non potrebbe governare, tra cui la legge elettorale da lui fatta approvare e per
la quale parlamento e governo sono "un'estensione del suo potere personale".
Il dramma italiano è che, satira o non satira, questa sinistra fa ridere perché
non va da nessuna parte. La satira non basta, come conclude Diamanti: "C'è
bisogno d'altro. Presenza nella società, organizzazione. Identità. Speranza".
Questa sinistra, divisa "fra dialogo senza opposizione e opposizione senza
dialogo", rischia "di rimanere solo senza speranza".
Ma tuttavia con molti posti nei ponti di comando, ed è soltanto quello che
conta per molti, purtroppo.
15/07/2008
Vita da discoteca, 1992
E' nato a Rimini il modello del divertimento sfrenato di cui nei giorni scorsi si
sono occupate le cronache per un delitto avvenuto in Spagna. Ritorniamo al
1992, allora scrissi questo articolo "Vita da discoteca".
A metà degli anni '60, l'Ente provinciale per il turismo racconta la nostra
spiaggia con la foto di una bionda turista nordica che, in costume “due pezzi”,
prende il sole in una Rimini che «non ha paragoni e non è seconda a nessuno.
È un mito, non una città. Qui, in tema di vacanze, accade oggi quello che,
domani, troveremo altrove». È forse molto più osée la canzonetta che, in quei
tempi, le gemelle Kessler, in pesanti calzamaglie nere, cantano dai
teleschermi della Rai: «La notte è piccola per noi, troppo piccolina».
Anni '70, dal vecchio dancing si passa alla discoteca. Si licenziano gli
orchestrali del “lissio” e del ballo del mattone, e si introducono congegni
“americani”, magari costruiti in Italia. Negli Usa, all'inizio di quel decennio,
nasce la parola discoteca non per indicare una raccolta di dischi (sul modello
di biblioteca), ma un luogo dove si va a ballare. E dove un nuovo e strambo
personaggio il di-gei (o disc-jockey) debutta, preannunziando quella
rivoluzione strisciante delle notti giovani, che si consuma poi nei primi anni
'80. Non più balli tranquilli e languidi, ma decibel che assordano e ballerini
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 147
trasformati in atleti che si dimenano come in preda alla follia. La Riviera si
adegua. I “creativi” inventano il mito della notte romagnola che non finisce
più.
Dalla sera al mattino, una notte tutta per voi, sembra essere lo slogan
pubblicitario di «Rimini & Co.», a cura della neonata Apt, sul finire degli anni
'80, quando a guidare l'ente è Piero Leoni. «La città della notte» s'intitola
infatti un capitolo che fino al 1991 è stato proposto ai turisti: «I re della notte
sono i giovani, ragazzi e ragazze che ballano la musica da discoteca, delle hit
parade internazionali o dei revival degli anni '60 e '70. In tutti gli animatissimi
locali notturni si incontra un pubblico variopinto di età, razze, culture diverse.
(…) Questo trascorrere naturale del giorno nelle ore notturne che si estendono
fino all'alba successiva senza che il movimento si fermi, ha anche effetti
positivi sulla sicurezza delle notti della costa riminese e di tutte le altre
località. Strade sempre frequentate, locali aperti tutta la notte, shopping fino a
tarda sera ed anche questo ritrovarsi tra gente di ogni razza nel comune
desiderio di star bene insieme divertendosi, allontanano quelle forme di
piccola e grande criminalità presenti negli spazi notturni delle aree
metropolitane». Il sottotitolo dichiara: «Momenti magici senza spiacevoli
avventure». I bikini cedono il passo, nelle foto, al topless.
Il depliant '91 dell'Apt parla della notte come «protagonista di uno spettacolo
ricco di sorprese e colpi di scena», cita la presenza delle discoteche con i loro
«frenetici ritmi», a cui si contrappongono le «tranquille alternative» di altri
modi di passare lietamente la vacanza. Quando però, in un'interessante
mostra fotografica all'Apt, si presenta il materiale da cui è nato l'opuscolo
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 148
turistico, si torna a battere sul mito di una «notte tentacolare, ammaliatrice,
misteriosa».
Negli ultimi anni, la notte in discoteca è diventata, oltre che questo mito che si
è poi diffuso a macchia d'olio in tutt'Italia, anche un importante affare che ha
condizionato il costume nazionale. Nel 1988, sul «Ponte», la prima puntata di
un'inchiesta intitolata «Rimini come», affrontava proprio il tema della costa
divenuta un immenso “villaggio-discoteca” senza più una propria identità:
«Quello che succede qui, oramai avviene a Milano, sulla costa ligure, nei
villaggi turistici delle coste meridionali. E si verifica anche il contrario; quanto
càpita fuori di casa, dev'essere subito importato: nascono gli slogan, ovvero i
nuovi imperativi categorici di fine secolo». I comportamenti diventano così
sempre più massificati, «con guizzi di fantasia che trovano conforto nella
chimica di basso profilo, ed allora s'importano pasticche che piano piano si
diffondono e cominciano a circolare in un giro che s'allarga da Rimini fino a
Cortina… Bomboloni ed afrodisiaci, ecco la nuova miscela dei gusti
standardizzati» dal culto della discoteca.
La settimana scorsa, una ragazza con cappello a cilindro e tuta nera aderente,
commentava amaramente la drammatica vicenda di Riccione, dove nel
parcheggio di una discoteca, Maurizio Mazzocchetti, 24 anni, di Pescara, ha
perso la vita all'alba di domenica 26 aprile, per un'aggressione da parte di altri
giovani, ed aggiungeva il suo credo in quella vita di musica a tutto decibel:
«Darei mia madre per venire sempre a ballare qui».
Piero Leoni, ora presidente dell'agenzia turistica regionale, si ribella alle
immagini aberranti del divertimentificio regolato sulla trasgressione e
sull'esibizionismo. Il suo sogno di «momenti magici senza spiacevoli
avventure», non si è avverato.
14/07/2008
Mitici blog? Facciamo una pausa...
Ogni anno d'estate, "Il Sole-24 ore" inventa un gioco divertente per i suoi
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 149
lettori. Quello del 2008 riguarda i "Miti d'oggi", con tanto di iniziale maiuscola
nella prima parola del titolo.
12/07/2008
Forza e coraggio
In tutto ciò non c'è molto di originale né di fantasioso. Casini era stato la
pedina su cui aveva puntato il Vaticano. Gli elettori lo avevano bocciato. Quale
migliore occasione che riscoprilo ora come alleato, prendendo due piccioni con
una fava, ovvero la benedizione d'oltre Tevere e lo scalpo di Veltroni.
Ma ci sono in Italia le condizioni per fare tutto questo sconquasso? E' vero che
l'appoggio della Chiesa a Berlusconi è venuto a mancare sin dallo scorso
agosto. Quando scrissi a proposito del meeting riminese di Comunione e
Liberazione, un post intitolato "CL, Silvio addio".
Allora alla proposta di Giulio Tremonti di fare l’alzabandiera nelle scuole,
Cesana rispose con un commento che più velenoso non si poteva: «Ho il
sospetto che l’unica bandiera da alzare sia quella bianca». Osservai che nella
visione religioso-filosofica di un movimento ecclesiale quale CL, la politica
entra come un accidente della Storia, ovvero come qualcosa che deve aderire
e mirare a valori eterni (la Verità di cui si discuteva al Meeting).
12/07/2008
Giovinezze e studio
Un "maturato" uscito con 70, chiede che gli sia abbassato il voto: "Io, un pigro
furbo valgo di più del diligente".
Giustamente questo ragazzo si vergogna che chi ha studiato bene per cinque
anni abbia avuto di meno come voto o addirittura sia stato condannato a
ripetere la quinta.
Un laureato che a Pisa ha studiato con ottimi risultati per cinque anni, ha dato
l'esame di abilitazione, conseguendola, ed ha vinto il dottorato di ricerca,
dovrebbe studiare per altri tre anni senza ricevere un euro dallo Stato.
La situazione disagiata della sua famiglia siciliana è peggiorata nel frattempo,
e lo costringe a tornarsene a casa. Spera di guadagnare qualcosa lavorando
nella stagione della vendemmia.
[Anno III, post n. 219 (596)]
11/07/2008
Il trucco c'è
E' vero che il pollo a tavola si mangia con coltello e forchetta, come spiega
oggi Lerner nel suo manuale dell'oppositore perfetto e non sbracato. Ma è pur
vero che in caso di fame pesante, il galateo non è la prima esigenza da
soddisfare.
Si va tanto per il sottile, si gira in un ridicolo tour che inanella critiche ai critici
e non ai criticati. Sembra, ultimo Nanni Moretti dixit, che la crisi della
repubblica dipenda soltanto dalle intemperanze verbali dei comici.
Dice l'Ecclesiaste che c'è un tempo per tacere ed uno per parlare...Nella
politica ce n'è uno per le argomentazioni giuridiche, ed è quello del
Parlamento, ma ce ne può essere uno anche per le satire dei comici, ed è
quello che è avvenuto con Sabina Guzzanti, tra lo scandalo dei benpensanti
del Pd. Che specularmente a quelli del Pdl odiano il "populista" Di Pietro, il
quale è oggi considerato il capro espiatorio da sacrificare sull'altare del
realismo politico.Guzzanti
Per innata e cattiva abitudine, stiamo dalla parte di chi rompe le scatole, non
di chi dalle scatole porta via il contenuto. Avrà tutti i torti di questo mondo nel
suo condurre questa maniera di opposizione, il segretario dell'Idv. Ma per
dimostrarlo occorrerebbe che ci fosse una seria e ferma opposizione da parte
del Pd, non una censura che suona uguale nella sostanza a quella della classe
berlusconiana verso Di Pietro.
Il trucco c'è e si vede. Quanto sta accedendo "contro" Di Pietro (qui un suo
intervento di questa sera appena giunto) da parte di prestigiosi intellettuali del
Pd, è la dimostrazione che Veltroni e compagnia bella non sanno che pesci
pigliare. Debbono accontentare troppe istanze contraddittorie, non c'è valenza
laica nel loro programma, affidano all'arte del compromesso una situazione
che purtroppo è già troppo compromessa per poterla sopportare.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 152
Sarà facile logorare Di Pietro, "uomo solo al comando", con un partito che in
periferia ha la consistenza di un alito di vento, mentre gli altri sono potenti
bufere capaci di provocare grossi naufragi. Ma questa facilmente prevedibile
vittoria sul segretario dell'Idv, non rafforzerà il Pd: al quale potrà essere
rinfacciato di aver sfilacciato un alleato indocile sì ma onesto.
[Anno III, post n. 218 (595)]
10/07/2008
Vento di porcella
Nel commento scritto da Arturo Parisi per la Stampa di oggi, c'è un simpatico
errore di stampa. La legge elettorale conosciuta come "Porcellum" è diventata
"Procellum". Mettendo tutto al femminile (trattandosi appunto di una legge), la
"Porcella", è diventata "Procella".
Se niente succede a caso, l'errore tipografico nel pezzo di Parisi rivela ciò che
non si voleva far vedere. Ovvero che certi "peccati" carnali, che si tendono a
nascondere a tutti i costi, alla fine emergono e stazionano rumorosamente a
galla.
Se non sono i comici a fare i comici, lo spazio è occupato dai politici e dai capi
di governo. Ce n'è uno che è abbastanza avvezzo a raccontar barzellette come
se niente fosse. Meglio che i professionisti della risata facciano il loro mestiere
e che i politici si comportino da persone serie.
Che poi le signore del parlamento si scandalizzino, solidarizzando da destra a
sinistra, è un discorso tutto politico sul quale non vorremmo inoltrarci. Se non
per osservare en passant che c'è sempre modus in rebus.
I miracoli li fanno a Lourdes, non a Palazzo Chigi, tanto per dirne una.
Sono tempi duri nella vita di ogni giorno. Anche per il Vaticano. Investendo in
dollari, la Santa Sede ha perso nove milioni di euro quest'anno. Di recente un
consigliere economico laico del papa ha ricevuto come ricompensa
un'importante decorazione pontificia. A questo punto dovrebbe restituirla.
Per il resto, i consigli economici di tanto tempo fa non portarono bene a chi li
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 153
fornì. Infine, il papa chiede l'elemosina ai fedeli. Non credo che per far ciò,
abbia bisogno di tanti suggerimenti tecnici. A parte il fatto che, come nel
medioevo le decime erano dei "poveri che sono di Dio", anche le grandi
ricchezze del Vaticano potrebbero andare ad aiutare chi muore di fame, pure
con la perdita di nove milioni di euro in un anno.
[Anno III, post n. 217 (594)]
09/07/2008
Fame e lavoro
Da vari mesi sono senza paga, hanno moglie e figli da sfamare, affitti da
pagare. Ieri uno di loro, sotto un sole che spaccava le pietre e con un vento
africano da stendere un gorilla, è salito sulla gru del cantiere. Quando sono
arrivati i pompieri, non ci ha messo molto a lasciarsi convincere a scendere.
Per lui hanno protestato i colleghi. Lavoriamo ma non riceviamo i soldi a fine
mese, hanno detto ai cronisti. Qualcuno, nella parte del datore di lavoro, ha
detto agli stessi cronisti di stare attenti a quello che avrebbero scritto perché
altrimenti lui avrebbe querelato.
Ribadisce Ennio Grassi, anche lui politico ed ottimo conoscitore delle cose
locali e nazionali: "Rimini non è Napoli o Palermo, è impensabile pensare di
vedere scene di ordinaria violenza o intimidazioni. La mafia piuttosto si
manifesta secondo forme che non sono leggibili dalla collettività. Si infiltra
attraverso forti quantità di denaro, creando, in seconda battuta, dei problemi
nel normale andamento del mercato, qualunque esso sia".
08/07/2008
Periferie politiche
Nella stessa pagina è ospitato un intervento dell'amica Anna Rosa Balducci, "Il
dibattito che non c'è" contro la colata di cemento che si preannuncia come
seconda ed ultima "riminizzazione". Ultima perché dopo non ci sarà più nulla
da distruggere. Il suo testo integrale si legge qui.
L'altro ieri sullo stesso Corriere di Romagna è stata ospitata una mia breve
lettera sul "modello Rimini", intitolata "Uno strano rapporto maggioranza-
opposizione".
Eccola: "Concordo sulla diagnosi politica formulata dal dottor Gilberto
Mangianti (lettera del 4 luglio). Anch'io "questi amministratori li ho pure
votati". Ciò non toglie che mi senta in disaccordo ed a disagio. Mi permetto
soltanto di aggiungere qualcosa sul rapporto maggioranza-opposizione.
Riguarda ciò che io chiamo il "modello Rimini": alle elezioni comunali del 2006,
Forza Italia perde il 52,13% dei voti, mentre AN sale del 16,26. Una fetta del
Polo vota per il Centro-sinistra. Segno che con la sua precedente
amministrazione il Centro-destra (od almeno una sua parte) non se l'era poi
passata così male. Luglio 2006. L’ex candidato sindaco del Polo decide di non
votare contro la giunta ma di astenersi sulle linee programmatiche del
governo cittadino. Il resto è storia di questi giorni."
"A Rimini il costo della vita aumenta del 3,2% annuo contro l'1,5 nazionale.
Non è un fatto nuovo. Città cara lo è sempre stata, sin dagli anni Sessanta.
Città ricca anche grazie ad un tipo di economia molto sommersa. Sulla quale
si reggono le fortune di pochi. E dalla quale derivano i grattacapi di tanti. Cioè
di quelli che ad esempio debbono pagare affitti elevati.
Città nella quale la speculazione edilizia è diventata un fenomeno politico
incontrastato per un patto non tanto segreto di spartizione della torta. Per cui
se qualcuno osa impostare una campagna giornalistica contro, ci rimette il
posto. È successo. Era prevedibile. Non ha turbato nessuno. Anzi.
Immaginiamo i commenti. Hai visto quello venuto da fuori, chissà chi credeva
di essere.
E dietro sta un compromesso politico per nulla segreto, con due assessori
all'edilizia defenestrati perché contrari al troppo cemento, e poi un bel
risultato elettorale. Comunali 2006. Forza Italia perde il 52,13% dei voti,
mentre AN sale del 16,26. Una fetta del Polo vota per il Centro-sinistra. Segno
che con la sua precedente amministrazione il Centro-destra (od almeno una
sua parte) non se l'era poi passata così male.
Luglio 2006. L’ex candidato sindaco del Polo decide di non votare contro la
giunta ma di astenersi sulle linee programmatiche del governo cittadino.
Inciucio o preveggenza? Negli stessi giorni il presidente della Camera
Bertinotti dice alla «Stampa»: «Le difficoltà si possono superare allargando la
maggioranza di governo» con una discussione franca che «sotto traccia è già
in corso».
Il presidente del Senato Marini ricorre ad una contorta formula per invocare
più confronto con l’opposizione e meno voti blindati per addivenire a scelte
condivise.
A questo punto Rimini diventa una specie di simbolo del quadro politico
nazionale. Sembra anticipare una condizione di un accordo nazionale
bipartisan.
Ma a spese di chi? Di chi deve subire il vertiginoso aumento del costo della
vita, la gente delle classi non privilegiate, mentre aumenta la ricchezza di un
ceto vasto, che è senza differenza politica perché il lusso non ha tessera di
partito, omologa tutti tranne pochi critici guardati male e segnati a dito come
pericolosi sovversivi". Fine della citazione.
Preciso, per completare il quadro della situazione locale alcuni particolari non
secondari.
Nel 1988 appare il Dizionario italiano ragionato che spiega il nuovo verbo
"Riminizzare" così: "Deturpare con un’eccessiva concentrazione di costruzioni
o, come si dice, con ‘colate di cemento’".
Politici ed intellettuali insorgono. L’avv. Veniero Accreman per giustificare il
grattacielo, da raffinato intellettuale borghese che ha ben imparato la lezione
di Marx, inframmezzando citazioni dotte da Dante e Carducci, ricorda "le
schiere di disoccupati rumoreggianti che chiedevano lavoro". L’ex sindaco
Ceccaroni fa spallucce: Rimini non è peggio del resto del Paese, e poi allora
bisognava ricostruire. Il passato, cioè, non si discute. Un ex federale del Pci,
Nando Piccari, dichiara che quel dizionario usa un termine di cui è evidente "la
natura gratuita, falsa ed offensiva", chiedendo al sindaco Conti di prendere
provvedimenti.
L'ho battezzata la "disfida di Burletta".
Lo stesso sindaco Conti dichiarò: "Rimini sta cambiando più di quanto non sia
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 156
dato a vedere", anche per merito del vento di garbino "che ci aiuta a capire i
problemi e a trovare il modo di risolverli compostamente". Il vento di garbino,
vento caldo africano, è quello che in Romagna chiamano "il vento dei matti"
perché fa aumentare i casi dichiarati di disturbi mentali con la sua aria
insopportabile.
Post scriptum. L'immagine c'entra, eccome. Rimanda alla "notte rosa" il cui
ricordo fa fremere di pura gioia ascosa gli animi dei nostri amministratori.
[Anno III, post n. 215 (592)]
07/07/2008
Le caramelle di Silvio
Dice un titolo di Repubblica di oggi, che il "Pd non deve chiudere un occhio",
nel senso di non abbassare la guardia e di non far sconti al governo.
Si potrebbe giocare su quel titolo, dicendo che Veltroni non deve far chiudere
occhio a Berlusconi, ovvero che non gli deve dare tregua. Ma ormai la
situazione del Pd è tale che forse a non chiudere occhio, cioè a non poter
dormire sonni tranquilli, sarà sempre di più lo stesso Veltroni.
Personalmente, credo che il Pd abbia fatto poco per spiegare ai suoi elettori i
rischi che l'Italia corre ignorando che il rispetto della Costituzione non dipenda
dalle liti o dai sorrisi fra Silvio e Walter.
La moda americana di personalizzare la campagna elettorale, il trucco poco
logico e per nulla elegante (oltre che corretto) usato per accantonare Prodi
("doveva accontentare troppi partiti"), l'ansia di bruciare le tappe non per
conquistare il governo ma soltanto per controllare la burocrazia dell'impero
partitico (Ds più Margherita), sono tutti fattori che hanno contribuito a creare
l'illusione che al governo si possano chiedere "risposte riformiste" come le
chiama Bosetti dipingendo il gruppo maggioritario del Pd.
Berlusconi chiamò coglioni gli elettori di sinistra, come per lui sono tutti quelli
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 157
che non lo votano o non scelgono i suoi alleati.
Adesso può fare il gioco delle tre tavolette per convincere Veltroni o Rutelli a
prendere qualche caramella onde addolcirsi il palato. Domani, il cavaliere più
forte che pria sarebbe capace di raddoppiare la dose: avete votato gente che
ha riconosciuto il mio primato politico, e mi ha rafforzato agli occhi di tutto il
mondo...
Ragazzi, non prendete le caramelle nemmeno dai conosciuti.
[Anno III, post n. 214 (591)]
07/07/2008
Dante, un triangolo cosmico.
Ipotesi di una geometria 'nascosta' della Commedia
La terzina anticipa il passaggio dalla notte del peccato alla luce divina, sancito
dal verso finale della cantica: «puro e disposto a salire a le stelle» (XXXIII,
145).
Il viaggio 'terrestre' dalla voragine dell'Inferno alla montagna del Purgatorio, lo
si può rappresentare graficamente come la base di un triangolo equilatero, il
cui vertice è ovviamente 'presieduto' dal sole (Pd, XXXIII, 145, «l'amor che
move il sole e l'altre stelle»). E soltanto 'lassù' che si raggiunge la perfezione
come anticipa Pd I, 1: «La gloria di colui che tutto move» (altra simmetria
interna alla cantica nel verbo «muovere»).
07/07/2008
Napoli e Rimini, Natale 1999
Questo testo apparve nel settimanale riminese "il Ponte" nel gennaio 2000. Lo
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 159
ripropongo in una nuova sezione del mio blog, "Archeo, satira stagionata" (al
suo indice).
RINGRAZIO le autorità di Napoli che hanno affisso vicino a casa mia un
manifesto gigante per reclamizzare l’arte dell’intrattenimento nella loro città
per le feste di fine anno. Ero incerto tra Napoli, Palermo ("ombelico del
mondo" grazie a Jovanotti), Londra e Nuova York. Alla fine, sono rimasto
davanti al televisore per gustarmi la diretta da Rimini.
Sinceramente che si trattasse di Rimini, almeno sino alle ore 00.30, non l’ho
capito per nulla, ma si sa che sono molto limitato. Va tuttavia detto che la
regìa ha valorizzato magnificamente il nero della notte rivierasca,
incomparabile come sempre e romantica più del solito grazie alla presenza di
RaiUno, forse trascrizione di qualche immagine d’autore indiscusso (Fellini,
Tonino Guerra?).
Comunque quella ripresa è apparsa dignitosa nel suo riserbo, stile "Chi vuol
capire capisca, mica dobbiamo dire a tutti chi siamo, peggio per chi non ci
arriva". La scelta è stata ottima. Ed abbondante. Come il rancio militare delle
barzellette. E quindi indiscutibile. Anzi certamente da approvare. Tanto le
critiche non servono a nulla. Qui se la cantano e se la suonano ("Siamo stati
bravissimi a realizzare l’evento"), mica aspettano il tuo parere o l’esito di un
sondaggio (il quale, dato che viene commissionato a fior di quattrini, non può
essere di risultato contrario alle aspettative).
06/07/2008
Cicoria in frigo
Dal frigo di casa Rutelli uscirà la cicoria immagazzinata tre anni fa?
Allora la giovane promessa della Sinistra moderata rivendicò per sé un
passato fatto di sudore e fatica, sacrifici e speranze. Riassunse il tutto in un
fervido grido di dolore all'insegna del motto "pane e cicoria" con cui aveva
sostentato il fisico nelle gloriose giornate di lotta e di governo.
Rutelli parlò per non giocare un ruolo subalterno a Prodi. Erano i giorni in cui
nel Comune di Bolzano, aldilà di ogni previsione logica, era eletto un sindaco
di destra con una maggioranza di sinistra.
Adesso Rutelli fa fuoco e fiamme, ma in silenzio, dopo che il coordinatore del
Pd Goffredo Bettini lo ha accusato di essere la causa del trionfo della destra al
Comune di Roma.
Rutelli ha detto ai giornalisti che non se ne starà zitto, e che quando
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 160
risponderà a Bettini, non farà sconti a nessuno. L'ex sindaco della capitale
rischia di passare alla storia come colui che non vincendo nessuna battaglia,
incolpa sempre nemici ed alleati di rompergli le uova nel paniere.
Quando l'altro ieri Barbara Palombelli, sua moglie, ha scritto alla "Stampa" che
il Pd ormai è come una balena spiaggiata, forse ha rivelato segreti di famiglia,
anticipando il prossimo j'accuse del consorte.
Al simpatico Rutelli, un modesto suggerimento. Alle prossime elezioni mandi la
moglie: non a votare ma in lista.
[Anno III, post n. 211 (588)]
05/07/2008
Meteo Veltroni
Aria nuova in cucina, diceva un vecchio slogan pubblicitario. Clima nuovo in
politica, stabilisce Walter Veltroni. Basta che avvenga "il ritiro
dell'emendamento per bloccare i processi".
Il segretario del Pd è molto ottimista, oppure non comprende che l'egemonia
berlusconiana naviga e navigherà con arroganza e disprezzo del dettato
costituzionale anche senza bisogno di quell'emendamento?
Ciò che addolora è che i socialisti, con quel nome che ha un passato
importante prima delle disavventure giudiziarie craxiane, abbiano ceduto alla
tentazione di scambiare la causa con l'effetto.
La loro rovina è stata determinata non dai giudici che hanno colpito la
corruzione, ma appunto dalla corruzione di poche o molte persone. Lo
dovrebbero sapere loro stessi.
In tutto questo confuso contesto, il clima parlamentare non può diventare più
sereno con il semplice ritiro di un provvedimento che finisce per non apparire
logico neppure ai più fidati collaboratori di Berlusconi.
Da loro è partita l'idea di non sputtanare i magistrati in tivù in un canale di
famiglia.
Lario
Dalla signora Veronica Lario, secondo quanto leggiamo oggi in Repubblica, è
partita un'iniziativa non privata nel senso comune del termine: spiegare al
marito (ed al primo ministro) che la questione delle intercettazioni non è la
burletta del gossip sulle fanciulle più o meno intime del cavaliere, ma un
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 161
problema di "morale pubblica".
I vizi privati del consorte se li governa lei. E' già successo il 31 gennaio 2007.
Lui aveva detto pubblicamente (durante la cena di gala dei Telegatti) ad una
signora: " ... se non fossi già sposato la sposerei subito", "con te andrei
ovunque".
Lei, la moglie di Arcore, scrisse una lettera aperta al direttore di Repubblica.
Lui chinò la testa.
L'altra, quella che aveva fatto girare la testa a Berlusconi e l'aureola a donna
Veronica, intanto è finita ministra di Stato, ed ieri era l'unica donna presente
nel banco del governo alla conferenza-stampa del cavaliere.
Il suo nome è Mara Carfagna.Carfagnabild08 Sono definitivamente smentite le
voci di un primato della MVBrambilla come favorita di regime?Brambilla
[Anno III, post n. 210 (587)]
04/07/2008
Suo marito ne sa nulla?
Barbara Palombelli ha scritto una bella lettera alla "Stampa" per trattare del
problema delle impronte digitali estese ai bambini dei rom.
Ci interessa qui la conclusione, dopo esserci dichiarati d'accordo con lei nella
sua posizione di rifiuto del provvedimento governativo.
Conclusione che riguarda il Pd, le "prevedibili modestie del Pd, partito nato al
gazebo, insediato all’ombra e finito spiaggiato o sdraiato".
Vorremmo sapere, signora Palombelli, se dell'argomento ha mai parlato in
famiglia.
04/07/2008
Lo faccio apposta
Lo faccio apposta a non farmi capire dalle macchine, dai logaritmi e
soprattutto dagli spacciatori di verità teologiche che sono tautologie.
Quello che ho scritto sul problema delle catalogazioni, non era finalizzato a
scovare i sistemi di scalata nelle classifiche. Mi diverto con poco, e so per
vecchia pratica di mondo che molti sono i chiamati e pochi gli eletti...
Sono sul Web dal 1999. Qualche anno fa riportando un brano da un libro di
storia sull'età fascista, dovetti citare anche il nome del capo della polizia di
Mussolini, Arturo Bocchini. Un giorno un collega "giornalista" mi accusò di aver
curato pagine web porno, soltanto perché (limitato dalla sua intelligenza
esplosiva) aveva scoperto che il titolo del mio sito era stato linkato in un
portale appunto porno. Con il rinvio a quella pagina dove era menzionato
Arturo Bocchini.
Quel giorno il collega sbagliò a citare il titolo del mio sito. Stranamente questo
errore suo l'ho poi ritrovato in atti giudiziari quando dovetti denunciare per
diffamazione un legale che aveva accusato me di essere sottoposto a duplice
indagine giudiziaria per diffamazione.
Vero niente, ma la coincidenza mi fece accertare, tramite quegli atti giudiziari,
che il collega era stato poi alla base dell'altrui diffamazione.
03/07/2008
Sento l'Eco dei passi perduti
Eco ha scritto una letterina sulla "democrazia in pericolo". C'è in essa un passo
molto inquietante, quello conclusivo: "Quando la maggioranza sostiene di aver
sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la
democrazia".
Si sa come vanno le cose in politica. Chi grida che il re è nudo, spesso, molto
spesso è scambiato per un matto. Ma questa volta l'autorevolezza della fonte,
dovrebbe evitare simile etichettatura.
Credo che Umberto Eco abbia ragione. Non per motivi legati alla sua
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 163
autorevolezza, Non per quell'ipse dixit che lui per primo rifiuterebbe, se gli
fosse sbattuto in faccia più come accusa che come giustificazione.
Credo che abbia ragione obiettivamente per la seconda parte della sua
conclusione: "la minoranza non osa reagire".
Ed il perché questo accada, ce lo dovrebbero spiegare i politologi di
professione.
Il sottoscritto che di professione fa il "perditempo", ha in testa una sua vecchia
idea. Non scambiatela per un'idea fissa. Essa dice che sta trionfando a livello
nazionale quel "modello Rimini" di cui qui sopra ho riferito varie volte in
passato, a far tempo dalle elezioni comunali del 2006.
Ripropongo un passo che ho citato anche nel maggio del 2007: "Forza Italia
perde il 52,13% dei voti, mentre AN sale del 16,26. Una fetta del Polo vota per
il Centro-sinistra. Segno che con la sua precedente amministrazione il Centro-
destra (od almeno una sua parte) non se l'era poi passata così male. Luglio
2006. L’ex candidato sindaco del Polo decide di non votare contro la giunta
ma di astenersi sulle linee programmatiche del governo cittadino".
Gli effetti locali di quel risultato sono in questi giorni al centro di un dibattito
enigmatico per la nuova immagine di Rimini, credo che la chiamino
"cartolina". Vorrebbero cementificare tutto il lungomare, distruggere quel
poco che resta di natura "incontaminata" (sino ad un certo punto. Ma questo è
un altro paio di maniche).
La vecchia lezione dei tempi passati, quando in loco comandava il Pci che a
Roma aveva più ascolto della Dc governativa, si ripropone, con la speranza
che la gente sia di memoria corta, di comprendonio leggero e soprattutto
fortemente compromessa con il potere.
Sì, molti sono di memoria corta. Molti non capiscono o fingono di non capire. E
moltissimi sono soprattutto legati a doppia mandata con i pubblici
amministratori: per cui i favori ricevuti si ripagano in sede elettorale, ed amen.
Però non tutti sono pronti a bere quello che passa il convento. Spero che le
parole di Eco facciano riflettere al centro ed alla periferia.
Quelli che Filippo Andreatta chiama i "democratici" senza tetto, dovrebbero
trovare ascolto in questo passaggio epocale.
Ed invece il buon Veltroni che cosa fa? Si mette assieme a Casini, l'uomo del
Vaticano non amato dagli elettori. Parlano di nuovo asse riformista. Sarebbe
più logico definirlo moderato e "senza vergogna" (come quell'orchestra di
Renzo Arbore). E legarlo però al ragionamento di Umberto Eco. Per
comprendere la pericolosità di questi legami che hanno in comune soltanto
quel presupposto rifiutato oggi da Veltroni, ovvero l'antiberlusconismo.
[Anno III, post n. 207 (584)]
03/07/2008
Grazie VB, comincio a capire
A proposito dell'analisi semantica del testo, che Wikio propaganda, e del mio
post di ieri "Fatemi capire", ringrazio Vittorio Bertola del commento e della
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 164
spiegazione: ora comincio a comprendere che anche i freddi algoritmi sono più
furbi che intelligenti.
02/07/2008
Semantica
L'analisi semantica del testo che Wikio propaganda come strumento della
propria azione classificatoria, mi sembra un'affermazione di quelle che
meritano una risata oppure un monumento.
C'era una vecchia scienza nuova, la cibernetica (con Aldo Ceccato) che
cercava di riprodurre le operazioni intellettuali, mettendo a nudo il modo di
agire del nostro cervello.
Al di là dell'occhio che distingueva la mela dalla pera, non mi sembra che si
sia andati.
Se si vuol discorrere seriamente dei blog, torniamo indietro all'... età della
pietra.
Tutto documentato: 10 aprile 2006, Anna Masera decide "di avviare una
piccola sperimentazione di "citizen journalism", cioè un modello di giornalismo
partecipato dai lettori".
Quipagiristampa2006 Questa è una mail inviatami dalla sua collaboratrice
Marina la quale mi comunicava: "Pertanto, il suo post "Qui Parigi" è stato
linkato nella home page del sito de La Stampa, in relazione alle notizie sulla
CPE."
Sono stato io ad inaugurare quel servizio... Scusate se me ne vanto.
"Cari lettori, dalla redazione ricevo una mail: il mio blog è finito «linkato in
modalità fissa» nella pagina di «Politica» del sito StampaWeb.
Sono commosso (sinceramente) e preoccupato. Da vecchio cronista so che
occorre essere sempre all'altezza della situazione, in ogni momento. Questo
mi costringe a non prendere sottogamba né il blog né l'onore che ricevo dalla
segnalazione.
Dico tutto ciò non per smanceria, ma per scusarmi in anticipo con eventuali
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 165
navigatori delusi o disillusi".
Punto terzo. Leggo nel commento di Osman di stamani al mio post "Fatemi
capire": "Io stamattina 1 luglio ore 11 vi ho visto in HP (Gobettiano e Antonio).
Vi ho cliccato e quando sono tornato di nuovo in HP (10 minuti) eravate
spariti. Lo giuro."
Osman come Bruto è un uomo d'onore e debbo credergli. Se le cose che scrivo
nel blog prescelto dalla redazione per la sezione politica, non vanno bene,
basta che mi tolgano dalla sezione politica, e mi metto a scrivere di altre cose.
Ma se mi hanno scelto e mi hanno messo lì loro, continuo a seguire le loro
indicazioni, il loro suggerimento.
Quel blog collettivo non è altro che un innocuo divertissement che ci siamo
presi per dimostrare che la manualità non può essere scacciata dalla
tecnologia. Sino a prova contraria le cose stanno così.
Non ne faccio una questione di teorie dei massimi sistemi che reggono
l'universo, ma soltanto la dimostrazione che anche la cosa più semplice ed
innocua può essere equivocata, se quel blog collettivo ha provocato mancate
adesioni e rifiuti dogmatici.
02/07/2008
Dialogo o fumo negli occhi?
Se la cultura costituzionale della nostra classe politica fosse ben salda, non si
starebbe tanto a discutere della necessità di «dialogo» fra maggioranza ed
opposizione.
L’art. 67 della nostra Carta recita: «Ogni membro del Parlamento rappresenta
la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Il candidato
eletto nelle liste di un partito, nel momento in cui entra a far parte delle
Camere non vi appartiene più, ma assume la funzione di tutore degli interessi
collettivi o comuni. In questo contesto, il dialogo sta nella pratica dell’
ordinario confronto parlamentare.
Quindi quando il presidente del Consiglio urla, come ha fatto di recente, che
non può esservi dialogo con “questa” opposizione, recita un copione che non
rispetta il dettato costituzionale, violandone spirito e forma.
Ma di ciò nessuno parla tra i politici non governativi, tranne uno solo, perché si
ritiene che l’etichetta del dialogo, anche se strappata platealmente dal
premier, possa tornare utile in futuro alla minoranza silenziosa. Che oggi
inghiotte il boccone amaro sperando di poter sputare il rospo in futuro.
01/07/2008
Tirata d'orecchie
Oggi Macaluso osserva sulla "Stampa" che non si possono fare "discorsi
generici" spiegando il pensiero di Habermas: "Occorrono fatti e atti che danno
senso a una politica".
Macaluso ricorda quanto è successo sui temi "eticamente sensibili", ovvero
quei valori detti "indiscutibili" da parte della Chiesa. Prodi si era definito
"cattolico adulto" circa il referendum sulla procreazione assistita, ed "ha
pagato quel gesto".
01/07/2008
Fatemi capire
maggio ho avuto 12.391 visitatori. A giugno 4.819.
A maggio i nuovi visitatori sono stati 11.179 (90,22%). A giugno 3,937
(81,7%).
Le pagine viste a maggio, 16.974; a giugno 6.913.
Il calo è stato spaventoso: 10.061 in meno, quasi il 60%.
Eppure: sono rimasto al sesto posto nella graduatoria della Stampa, e sono
salito dal 669° al 543° in quella generale dei blog.
Qui c'è qualcosa che non va... me lo spiegheranno gli esperti?
Dovevo, stando così le cose, retrocedere: invece no, sempre al sesto posto nei
blog della Stampa, ed anzi migliorato nei top blogs.
Fatemi capire. Intanto divertiamoci con la statistica, i numeri sono fatti: le
graduatorie elettroniche un mistero.
29/06/2008
Professorino
Alibi, perché queste cose vanno dette prima. E Veltroni era sicuro di vincere.
Placebo, perché non risolve le questioni. Ma è utilizzato per anestetizzare le
critiche.
Mascheramento, infine, perché un segretario di partito non può indossare i
panni "terzi" delle commentatore.
I ruoli vanno sempre rispettati e tenuti distinti.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 168
I politici pensano (bene o male) con la loro testa (buona o cattiva). Veltroni
non faccia il professorino, come nell'intervista a "Repubblica" che abbiamo
sinora citato.
Ha già perso troppo per coltivare certi lussi della retorica politica. Non può
concludere oggi che, l'esito delle urne, come punto di partenza per il futuro è
"tutto sommato un buon risultato".
A quanto "l'importante è partecipare, non vincere"?
"Avete fame, pochi soldi, molti problemi, ed il futuro della vostra famiglia vi
preoccupa? Allora Habermas propone quello che fa per voi...", deve aver
pensato.
Filippo Andreatta sul "Corriere della Sera" tira le orecchie a Veltroni. Il quale
nega "che vi sia stata una vera sconfitta", e vuole "rimanere in sella a tutti i
costi per tutta la legislatura". Mentre "potrebbe mantenere la leadership
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 169
abbandonando però la pretesa di essere per forza il prossimo candidato alle
elezioni".
28/06/2008
Inquisitori
Inquisitori280608 Un funzionario Rai le chiese di mostrargli le tette. Lei di
rimando gli ordinò: "Fammi vedere il tuo culo". Oggi, aggiunge Ida di
Benedetto, la situazione è cambiata: "Sono le ragazze che vanno a cercare gli
uomini potenti".
Per gli impotenti c'è la mutua, immaginiamo.
Ida di Benedetto è convinta che l'Italia sia un Paese corrotto ed ipocrita: "Lo
scopriamo adesso come vanno le cose?".
Clementina Forleo è stata assolta dal Csm, non ha commesso alcun "illecito
disciplinare". Aveva definito Massimo D'Alema complice "di un disegno
criminoso", al tempo di Clemente Mastella ministro di Grazia e Giustizia.
D'Alema ha parlato ieri a Roma. E' una "via obbligata" l'alleanza dei riformisti
con la sinistra. A patto che la stessa sinistra sia "capace di fare autocritica sul
suo passato".
Come la signora di Benedetto, D'Alema potrebbe dichiarare: "Scopriamo
soltanto adesso come vanno le cose?".
Con una differenza molto piccola, non è la sinistra che vuole cadere tra le sue
braccia, ma è lui che le chiede di fargli vedere qualcosa. In questo caso,
l'autocritica. Che è sempre un mettersi a nudo. Ma con pudicizia e
circospezione.
Autocritica è parola classica non dei riformisti tra i quali D'Alema oggi si
colloca. Ma di quella sinistra da cui si aspetta tanto, soprattutto "un dialogo"
più indispensabile a lui che a lei.
Non sappiamo se oggi il cadere tra le braccia altrui, come le ragazze "che
vanno a cercare gli uomini potenti", possa essere definito "dialogo" in
linguaggio politicamente corretto.
E' soltanto una ben curiosa pretesa quella di chiedere l'autocritica ad una
diversa forza politica. C'è più arroganza intellettuale di quella degli antichi
comitati centrali del pci contro frazionisti ed aspiranti scissionisti di un tempo.
C'è il segno da aristocratico inquisitore del sacro romano partito.
27/06/2008
Indifferenti?
C'entra o non c'entra, inserisco comunque questa citazione, da una pagina (di
Tullio Gregory) appena letta: parla della "sorte di una monaca, buona, ma
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 171
chiacchierona e di lingua procace, il cui cadavere seppellito in chiesa, fu
estratto dalla sepoltura, squartato e per metà bruciato".
[Anno III, post n. 199 (576)]
26/06/2008
Ma siamo "liberi"?
Siamo davvero liberi così come crediamo (o speriamo)? La rovina del mondo,
sarebbe venuta dalla prima donna che sentendosi affrancata dall'obbedienza
agli ordini superiori, fece quello che tutti sappiamo. Da quel momento in poi,
ogni volta che un uomo avesse pronunciato con troppa convinzione la parola
"libertà", sarebbe stato debitamente fregato.
Carceri, capestri, ghigliottine, fucilazioni ed ogni altro tipo di esecuzioni
capitali che la fantasia poteva suggerire, hanno ospitato vittime che
invocavano libertà, o vittime di prepotenti che una libertà loro propria
tentavano di imporre: a destra a sinistra al centro, e persino con le benedizioni
ecclesiastiche che violavano in un sol colpo molti comandamenti evangelici.
Il testo prosegue in questa pagina.
[Anno III, post n. 198 (575)]
25/06/2008
Fischiati s'impara
Berlusconi10h I fischi tributati oggi da una parte dell'Assemblea di
Confesercenti al premier (che aveva esposto il suo dramma economico di
perseguitato dalla magistratura: 174 e più milioni di euro in spese legali dal
1994), lo hanno reso più umano.
Più tardi è arrivata la notizia che, secondo il CSM, sospendere i processi va
contro la Costituzione.
Ciò non lo renderà più docile. Berlusconi non accetta pareri contrari a quelli
che elabora nella veste di presidente del Consiglio.
Anzi, si inorgoglirà di più, e sarà ancora più saldo nella sua sfida ai "giudici
politicizzati".
Non mi sembra che a quella lettera sia stata prestata molta attenzione. Bene
ha fatto quindi Macaluso a tornarci sopra stamani. Per concludere: "Il Pd è
stato colto di sorpresa dalle mosse del Cavaliere anche perché non c'è stata
una sede in cui si è seriamente discusso sul risultato elettorale e sul ruolo
dell'opposizione in questa fase politica. E nessuno si assume la paternità dello
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 172
scacco".
24/06/2008
Se il quarto potere non funziona
Sic Gianfranco Pasquino, nell’editoriale (*) di domenica 22 giugno sui tre
poteri costituzionali, ha spiegato con esemplare chiarezza i motivi per cui c’è
da temere, con questo governo, una pericolosa deriva politica. L’esecutivo di
Berlusconi vuole assoggettare a sé il potere legislativo e quello giudiziario,
violando forma e spirito della legge fondamentale della nostra Repubblica. La
pagina di Pasquino andrebbe conservata. E riletta spesso, e con attenzione da
chi ha a cuore le sorti dell’Italia.
Mi permetto di osservare che ai tre poteri costituzionali s’aggiunge per eredità
settecentesca un quarto potere riconosciuto come tale perché rappresenta il
controllo sugli altri, attraverso il cosiddetto “tribunale della pubblica opinione”.
Sempre domenica, Barbara Spinelli, una ferrata studiosa di questioni storiche
e politiche, nel consueto editoriale su «La Stampa» scriveva di come spesso ci
accorgiamo delle condizioni del nostro Paese, solamente ascoltando i pareri di
un «terzo occhio» straniero. Però, aggiungeva, può anche darsi il caso che
«chi guarda da fuori» non sia necessariamente uno straniero: «può anche
essere un connazionale che riesce a guardare da una certa distanza, che è
meno fasciato da bende linguistiche patrie».
Forse dovremmo cominciare a discutere di cose italiane proprio prescindendo
dal «terzo occhio» straniero. Ma dovrebbero essere i grandi commentatori
come Spinelli a stimolare i loro giornali a dar voce a chi rifiuta le «bende
linguistiche patrie» e parla fuori dei denti.
L’«Economist» (a proposito dell’opposizione all’amatriciana del Pd, ovvero
all’insegna del «volemose bene», che non poteva fingere di recitare
“all’inglese”), racconta verità talmente ovvie da apparire folcloristiche. Sia in
campagna elettorale sia oggi, l’informazione nazionale è legata allo
“spettacolo”, all’intervista ed a ciò che una volta si chiamava il “colore”. Non
si racconta il Paese reale, se non dove succede il delitto ‘politico’ o l’arresto
‘eccellente’ che pesano «come macigni» nelle cronache. E tutto il resto è noia.
Ovvero non degno d’attenzione e di sottolineatura. Così, allegramente, il
nostro Paese naufraga tra i sorrisini di compassione del solito corrispondente
straniero che scriverà: «Noi ve lo avevamo detto…».
Forse tutto ciò dipende da un’altra questione: quanto conviene al mondo dei
Grandi Giornali di non essere il «quarto potere». Le analisi dei commentatori
illustri, per forza di cose, restano alla pura teoria filosofica. Mai nessuno di loro
parla dei fatti nazionali o locali: accordi sottobanco, imbrogli edilizi, colleganze
con grembiulini di nessun valore né politico né scientifico aldilà del loro
“particulare”, favoritismi, mecenatismo peloso, strizzatine d’occhio, parcelle
d’inutili consulenze, concorsi organizzati “ad personam”…
Ma così, in questo silenzio da allegro naufragio, il Paese è andato alla deriva,
verso Bossi e Berlusconi, e corre il rischio di finire in malora proprio per le cose
spiegate da Pasquino. Sullo sfondo si ascoltano soltanto le orazioni funebri,
altisonanti, solenni ed inutili. Ha concluso Barbara Spinelli che avidità e
conformismo vietano oggi in Italia di comprendere il primato della legge.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 173
Non è colpa soltanto dei politici, bensì anche di chi non fa funzionare il quarto
potere del “tribunale della pubblica opinione”. Che «esiste in ciascheduna
nazione; ch’è invisibile, perché non ha alcuno de’ segni che potrebbero
manifestarlo, ma che agisce di continuo, e che è più forte di magistrati e delle
leggi, de’ ministri e de’ re […]», e che opera con un solo mezzo, la «libertà di
stampa» (G. Filangieri, «Scienza della legislazione», 1782-86). A questa “libera
stampa” occorre oggi appellarsi.
Antonio Montanari
In questo articolo riprendo il testo del post "Terzo occhio e quarto potere" del
22 giugno 2008.
[Anno III, post n. 196 (573)]
23/06/2008
Noi frazionisti
Proposta Due anni fa, nel blog di Irene Spagnuolo, apparve una «Lode ai
blog», alla quale mi associai con un commento che ora non si legge più nel
suo blog, ma soltanto nel mio.
Lo ripubblico (dopo aver letto qui l'odierno testo di Gobettiano): "Il blog è un
fenomeno nuovo. Da vecchio, inutile cronista (classe 1942) sono contento
dell'iniziativa della Stampa. Fenomeno nuovo, e quindi non compreso spesso,
e talora guardato con sospetto. Lo considero un fatto di vera democrazia. La
Stampa con Anna Masera sta facendo un esperimento di grande spessore
editoriale. Scriviamo, esprimiamo le nostre idee, forniamo notizie che altri non
dicono. Chi non ci ama non ci segua".
Riprendo l'ultima frase, spostandola ai giorni d'oggi, dopo l'avvio del "blog
collettivo" per aggiornamento: "Chi non ci ama non ci segua".
Non siamo una setta segreta. Forse (come ho scritto privatamente ad un
collega), siamo considerati dei pericolosi frazionisti o scissionisti dal partito-
mamma.
Leopardi Il «solito, stupido discorso sulle stagioni di una volta che non ci sono
più», non è «anche» di Leopardi, come ha scritto Sebastiano Vassalli
("Stampa" di oggi 23 giugno).
In essa si trovano già le lamentele sulle stagioni di una volta che non ci sono
più, che il poeta di Recanati ascoltava dai contemporanei.
Proposta
Oggi vado a ritroso nel tempo per documentare il mio lavoro sul web a partire
dal 1999...
[Anno III, post n. 193 (570)]
22/06/2008
Terzo occhio e quarto potere
Proposta
Forse tutto ciò dipende da un’altra questione: quanto conviene al mondo dei
Grandi Giornali di non essere il "quarto potere".
Le analisi dei commentatori illustri, per forza di cose, restano alla pura teoria
filosofica. Mai nessuno di loro parla dei fatti nazionali o locali: accordi
sottobanco, imbrogli edilizi, colleganze con grembiulini di nessun valore né
politico né scientifico aldilà del loro "particulare", favoritismi, mecenatismo
peloso, strizzatine d’occhio, parcelle d’inutili consulenze, concorsi organizzati
"ad personam"…
Non è colpa soltanto dei politici, bensì anche di chi non fa funzionare il quarto
potere del "tribunale della pubblica opinione". Che "esiste in ciascheduna
nazione; ch’è invisibile, perché non ha alcuno de’ segni che potrebbero
manifestarlo, ma che agisce di continuo, e che è più forte di magistrati e delle
leggi, de’ ministri e de’ re […]", e che opera con un solo mezzo, la "libertà di
stampa" (G. Filangieri, "Scienza della legislazione", 1782-86). A questa "libera
stampa" occorre oggi appellarsi.
[Anno III, post n. 192 (569)]
21/06/2008
Un po' di storia di questo blog
Ho inserito al proposito questa pagina.
20/06/2008
Rieccolo!
Di peggio è accaduto a Prodi, l'altro ieri sulla "Stampa" Marcello Sorgi riferiva
delle interpretazioni date al "ritiro" del professore dalla politica. Hanno tirato
in ballo pure "la psicologia". Qualcuno lo voleva far passare per squilibrato,
immaginiamo.
Oggi Prodi scrive a Sorgi: mi sono dimesso da presidente del Pd, non lascio la
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 176
politica.
Prodi ha vinto due volte, per due volte è stato fregato. In politica succede. Ma
professor Prodi, resista, c'è bisogno di lei oggi. L'ulivismo non è una categoria
giornalistica o dello Spirito. Era una precisa realtà. Veltroni ha avuto fretta di
bruciare le tappe. Ora ha contro D'Alema e Prodi. Ma soprattutto ha contro
quel Berlusconi che chissà quali patti avrebbe segretamente stipulato con lui
per aver carta bianca e non dover guardare in faccia a viso aperto
all'opposizione.
Adesso che è stato costretto a cambiare gioco, torna alla vecchia tattica, che
più di una tattica è un tic, un tic pericoloso per noi e non per lui.
Ci sarà da ridere, con tutti quei deputati del Pd che sono andati a Roma
confidando di poter fare gli interessi "della destra e della sinistra", parole
testuali, evitatemi la citazioni degli autori.
Povera Italia
Scuola Cara Stella, grazie della citazione, ed aggiungo: "Povera Italia". Quando
si deludono i giovani, si bruciano le loro speranze, per abbandonarsi ignavi alla
corrente del fiume, senza tentare nulla che sia degno. Allora, poveri noi. Noi
tutti.
Fatti non fummo a viver come bruti, mi ripeto parodiando l'Ulisse dantesco
quando, non volendo cedere allo sconforto e non cercando inutili protagonisti,
vedo tuttavia che c'è un obbligo morale all'agire davanti alle situazioni
"assurde" in cui ci troviamo.
Auguri a te ed a quanti stanno dando il loro meglio negli esami finali "di
maturità" di questi giorni.
Auguri per voi, ma anche per noi. Perché possiate dare sempre il meglio di voi
stessi alla vita e nella società. Non soltanto negli esami di questi giorni.
Ricordo il saluto che lanciai ai miei alunni di prima media nel primo anno di
insegnamento: "Vi auguro di incontrare parecchie difficoltà, perché è soltanto
nelle difficoltà che sappiamo misurare le nostre forze ed impegnarci
seriamente".
[Anno III, post n. 190 (567)]
Nel momento in cui Veltroni annuncia una protesta autunnale del Pd contro il
governo e la fine del "dialogo", tutto ricomincia da zero.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 177
Ma con quale faccia Veltroni potrà gestire la fase due, "Torna a casa Lassie"?
[Anno III, post n. 189 (566)]
19/06/2008
Povera scuola
La candidata spiega: si tratta di una delle canzoni cosiddette civili del poeta di
Recanati. Come si leggeva a p. 230 del nostro testo, il Pazzaglia edito da
Zanichelli.
Dunque, non mi scandalizzo di quello che succede ora agli Esami di Stato. A
chi opera oggi nella Scuola, l'augurio di sopravvivere ai 100 mila licenziamenti
programmati dal governo.
Nel 1964 quando iniziai io, si dicevano le stesse cose di oggi, circa i nostri
stipendi. Sono passati 44 anni. Il che testimonia come l'italiano medio sia più
preoccupato delle magnifiche sorti pallonare che della vita futura del Paese.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 178
Senza cultura non si va da nessuna parte. Amara verità? Quella che deriva
dalla "Pubblica distruzione" come l'ho chiamata ieri e come la definisce
Massimo Gramellini oggi sulla "Stampa". Prosit iuvatque tibi, diceva il chierico
al prete di ritorno dall'altare dopo la celebrazione della messa...
[Anno III, post n. 188 (565)]
18/06/2008
Povero Montale
L'amico è diventato una donna. E gli studenti sono stati invitati a parlare del
"ruolo salvifico della figura femminile" nell'autore degli "Ossi di seppia".
Povero Montale, chissà quante ne dice stasera nel paradiso dei poeti.
[Anno III, post n. 187 (564)]
Strano ma vero
Replico qui il post di ieri che non è stato censito negli aggiornamenti
automatici...
Camera e Senato sono titolari del potere legislativo, il capo del governo di
quello esecutivo.
L'atto di Berlusconi di ieri non è previsto per ora dalla Costituzione. Non
rientra nella prassi e nella tradizione consolidata dei rapporti fra i poteri dello
Stato.
Non è mai accaduto in Italia che un atto pubblico (intercorso fra due poteri
dello Stato) contenesse affermazioni come quelle di Berlusconi contro alcuni
"magistrati di estrema sinistra".
Non è un colpo di sole sul capo del Re Sole, come lo ha chiamato Eugenio
Scalfari.
È un progetto politico disperato. Che indica due realtà. Berlusconi ha mollato
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 179
Veltroni, divenuto Re Ombra che non fa ombra a nessuno, ovvero un
fantasma: politicamente parlando.
Ha ragione Macaluso che chiude il suo pezzo nella "Stampa" di oggi scrivendo
che "serve un partito democratico". Veltroni dovrebbe lasciare, Prodi ripensare
il suo abbandono, lo spirito ulivista essere ripescato e rivissuto in questa grave
emergenza costituzionale dell'Italia.
17/06/2008
Un colpo di Re Sole
Camera e Senato sono titolari del potere legislativo, il capo del governo di
quello esecutivo.
L'atto di Berlusconi di ieri non è previsto per ora dalla Costituzione. Non
rientra nella prassi e nella tradizione consolidata dei rapporti fra i poteri dello
Stato.
Non è mai accaduto in Italia che un atto pubblico (intercorso fra due poteri
dello Stato) contenesse affermazioni come quelle di Berlusconi contro alcuni
"magistrati di estrema sinistra".
Non è un colpo di sole sul capo del Re Sole, come lo ha chiamato Eugenio
Scalfari.
È un progetto politico disperato. Che indica due realtà. Berlusconi ha mollato
Veltroni, divenuto Re Ombra che non fa ombra a nessuno, ovvero un
fantasma: politicamente parlando.
Ha ragione Macaluso che chiude il suo pezzo nella "Stampa" di oggi scrivendo
che "serve un partito democratico". Veltroni dovrebbe lasciare, Prodi ripensare
il suo abbandono, lo spirito ulivista essere ripescato e rivissuto in questa grave
emergenza costituzionale dell'Italia.
[Anno III, post n. 186 (563)]
15/06/2008
Silenzio, s'indaga
Come scrivono oggi Giovanni Negri e Donatella Stasio sul "Sole-24 Ore", in tal
modo i cittadini sarebbero "privati del diritto di conoscere elementi cruciali
della vita pubblica".
Davanti a questo stato delle cose, l'opposizione può ancora ritenersi vincolata
al dialogo "sulle riforme istituzionali", oppure corre il rischio di apparire
complice di un'involuzione della democrazia italiana?
14/06/2008
Secolo buio
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 181
Belusco140608 Di "fantasmi di un tempo sospeso" parla Giuseppe D'Avanzo
chiudendo il fondo sulla militarizzazione dell'ordine pubblico decretata dal
governo Berlusconi, in "Repubblica" di oggi.
"Ronda di notte"
[Anno III, post n. 184 (561)]
Sfilata
“L’effetto annuncio del Governo sui provvedimenti relativi alla sicurezza è per
ora inversamente proporzionale ai fatti concreti. Quelli, tanto per intenderci,
che contano per i cittadini molto più che una comparsata in tivù.
13/06/2008
Ronda di notte
Il Pd lombardo per carità inorridisce alla sola parola. Chiede, desidera, ordina
che nessuno la pronunci. Niente "ronde" vere e proprie dunque sotto la
Madonnina, ma soltanto dei "volontari" assieme ai vigili, magari con fazzoletti
rosa, tanto per rallegrare la scena e non certo per distinguersi da quelli verdi
leghisti.
L'esercito poi, per ordine del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, perlustrerà
le città. Cosa volete, la guerra la faremo di nascosto per accontentare gli
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 183
americani in qualche altra parte del mondo. E gli altri soldati li vogliamo
lasciare con le mani in mano, proprio qui a casa loro?
Almeno, on. Maroni, potremo parlare di "ronde" per questi soldati impegnati
nel controllo del territorio. Leggi, regolamenti, tradizioni lo permettono.
Non credo che il Calderoli "il semplificatore" voglia impedircelo, offrendoci un
vocabolo magari inglese che vuol dire la stessa cosa ma che nessuno capisce.
Una volta li mandavano a fare da carne da cannone nei macelli delle guerre.
Adesso, si limiteranno a farli contagiare dal tifo di Stato, non quello delle
partite di calcio, ma quello che è una malattia vera e propria, voluta dai partiti
politici che non hanno saputo governare mezza Italia, facendo passare le
persone oneste di quelle parti come dei lavativi e dei ribelli per vocazione.
[Anno III, post n. 181 (558)]
13/06/2008
Indignati, almeno qui
"Indignati? Non troppo", il post qui inserito lunedì scorso, è pubblicato come
editoriale sul numero uscito oggi del settimanale riminese "il Ponte".
Ponte
I tg dell'ora di pranzo non si sono indignati molto per quella vicenda in cui si
parla di malati morti ammazzati col bisturi, tanto per far guadagnare soldi ai
primari. La notizia milanese ha aperto il Tg2, è rimasta molto indietro in Tg5,
Tg4 e soprattutto Tg1.
Quando scoppiò, sempre nella Milano capitale morale, lo scandalo di "Mani
pulite" ricordo che il servizio relativo, strillato giustamente in apertura dal Tg5
della sera, arrivò con calma dopo 20 e passa minuti sul Tg1.
Per il bene che vogliamo a noi stessi, auguriamoci che sia tutto un abbaglio.
La notizia milanese di oggi dà fastidio su vari fronti. Dà fastidio a quanti
vogliono che la sanità privata sia pagata con i soldi pubblici perché funziona
meglio di quella pubblica.
Dà fastidio in essa il piccolo particolare delle intercettazioni telefoniche.
"L'utilizzo delle intercettazioni è stato fondamentale per l'inchiesta perché gli
indagati parlano in modo esplicito della necessità di operare per guadagnare",
hanno detto i pm Pradella e Siciliano. Circa l'aspetto economico sono state
registrate conversazioni nelle quali
"l'interesse remunerativo è subordinato all'interesse per il paziente".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 184
Proprio in questi giorni si vogliono eliminare le intercettazioni da quasi tutte le
indagini di polizia. Ha detto Antonio di Pietro: è una proposta criminogena. Ha
ragione, una cosa è la tutela del segreto, altra è la necessità di acquisizione
delle prove.
Il ministro della Giustizia, dichiara: "Noi siamo per la limitazione dell'uso delle
intercettazioni telefoniche e per il divieto di pubblicazione sui media".
Dà fastidio che l'immondizia napoletana finisca per apparire uno zuccherino
davanti ad accuse (ripeto: accuse) che spaventano nella loro formulazione
giuridica. Si parla non soltanto di truffe, ma addirittura di omicidi.
Tg1 e Tg5 hanno aperto con i mondiali di calcio. Ovvero con la più bella,
acconcia, opportuna, necessaria ed infine ridicola sceneggiata di questo Paese
diventato un mostro che spaventa.
Non ci piacciono gli "indignati speciali", ma a volte sono necessari. Certo era
impossibile spendere due parole di condanna per una vicenda appena
annunciata. Ma almeno metterla in apertura del Tg1, quello di maggior ascolto
alla Rai, era un obbligo morale per i cronisti "pubblici".
[Anno III, post n. 180 (557)]
12/06/2008
Proposta ai colleghi blogger
Proposta
Visto che TypePad non funziona, facciamoci un blog collettivo di soli indici.
Ognuno dovrebbe scrivere soltanto anno mese giorno ed ora, titolo del post e
il nome del blog. Ad esempio questo post andrebbe indicato così:
Ogni blogger, in calce al proprio post nuovo e nel proprio blog, dovrebbe
inserire l'indicazione di questo blog collettivo:
ad esempio, http://typepad_ci_fa_un_baffo/tuttobloggerstampa/
12/06/2008
Mario Ciriello
Ho inviato alla rubrica delle lettere del quotidiano "La Stampa" questa mail:
Cara Stampa, io che ti leggo dal 1964, ricordo commosso la firma di Mario
Ciriello, scomparso martedì scorso, e sul quale ieri hai scritto un breve ricordo.
Ciriello meritava molto di più, come tutta la redazione esteri della Stampa dei
tempi "tra anni 60 e 90", che rammenti nel necrologio. Dove si cita la vostra
pagina degli Esteri. La prima pagina degli Esteri pubblicata in un quotidiano
italiano. Un grande esempio di rigore professionale e di moralità
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 185
dell'informazione. Restano indimenticabili quanti, come Mario Ciriello, vi
lavorarono con passione.
12/06/2008
Nord amaro, dice Stella
Sintesi: nei giornali si parla molto dei reati commessi dagli stranieri contro gli
italiani e poco di quelli degli italiani contro gli stranieri.
A Verona "marito e moglie hanno ammazzato e bruciato un dipendente
rumeno per i soldi dell'assicurazione"; Ion Cazacu era un "ingegnere rumeno
che faceva il muratore a Gallarate e fu bruciato vivo dal datore di lavoro, che
aveva venti operai, tutti in nero"; poi c'è "la selvaggia violenza sessuale
commessa alle porte di Milano da un italiano su una bambina immigrata di 13
anni".
Stella collega queste notizie allo scandalo della sanità scoppiato a Milano: mai
"si era scoperta una clinica degli orrori come questa. Che col suo ossessivo
obiettivo di fare soldi, soldi, soldi sulla pelle delle persone rischia di infangare
irrimediabilmente quel sistema misto pubblico-privato lombardo fino a ieri
sventolato come un modello da imitare".
Caro Stella, ecco pensiamoci su, ma lo faccia lei per primo, lei che dispone di
un mezzo come il Corriere della Sera, perché la gente benpensante non ci
crede allo scandalo di Milano. Un operatore del settore sanità (laureato: non
aggiungo se medico, chirurgo o farmacista) mi confidava ieri sera: "Credo che
ci sia molta esagerazione nelle cose che raccontano".
Gli ho spiegato che non c'è esagerazione, per i motivi che appaiono chiari nei
racconti delle vittime. Si annunciano scene da orrore cinematografico, se ci
sarà un processo.
Quando lei, caro Stella, scrive che "val la pena di pensarci su" fa un invito ai
cittadini, ma i cittadini se non sono informati (lo sa bene, dato che ha raccolto
successi editoriali con i suoi libri scritti con Rizzo), non sanno giudicare.
E sarebbe utile che qualche volta dal balconcino di via Solferino suonasse
qualche squillo di tromba "alla Verdi" per svegliare la gente che legge gli
editoriali del "Corrierone" per sapere di che cosa poi discutere con amici e
colleghi.
Il vecchio e mitico Mario Missiroli, direttore della calma piatta, a chi gli
proponeva argomenti spinosi, rispondeva seraficamente: "Per scrivere queste
cose, bisognerebbe avere a disposizione un giornale".
Che cosa è cambiato in 50 anni se anche lei conclude che "val la pena di
pensarci su"?
Diciamo ad esempio che, chi di sanità privata ferisce, di sanità privata perisce.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 186
Ma allora nessun compianto assieme alla Regione che si considera truffata e si
costituirà parte civile, come annuncia Formigoni.
Credo che Milano sia malata, come ho scritto ieri sera qui sopra. Non soltanto
"amara" come dice il sottotitolo al pezzo di Stella, riferito anche a tutta l'Italia
del Nord.
[Anno III, post n. 177 (554)]
11/06/2008
Milano malata
MilanomalataLa città italiana con più immondizia in giro è Milano, non Napoli.
Ma Berlusconi corre a Napoli, i tg lo mostrano entrare in Curia e salutare il
cardinal Sepe.
Non sapevamo che alle Curie fosse affidato dallo Stato o dal papa alcun
incarico riguardo alla gestione dei rifiuti. Dovremo aggiornare le nostre scarse
conoscenze teologiche.
A Milano, doveva salire il capo del Governo: per dire che quella città, la sua
città, non è tutta come salta fuori dalle notizie sulla "bassa macelleria" di cui
parlano i giornali di questi giorni.
Ma ovviamente è più facile il discorso sulla "monnezza" campana, più legato al
programma di governo, alla prova di forza con le popolazioni suddite che
vogliono dire la loro sul loro futuro, visto da vicino.
Vista da lontano, Milano è una città senza più decoro e dignità. Una città in cui
gli avvocati possono essere rinviati a giudizio in un tribunale periferico per
lettere contenenti invenzioni di accuse, ma non sono sanzionati dal loro
Ordine perché l'Ordine accetta le giustificazioni di quegli avvocati: hanno
soltanto firmato un testo compilato da un loro collega.
Ma ci si rende conto della gravità del fatto? Un legale scrive a Caio che Tizio
delinque ed è sottoposto a due procedimenti penali. Dagli atti risulta che
nessun procedimento è in corso per Tizio da nessuna parte d'Italia.
Caio non ascolta Tizio che produce atti legali. Il legale diffamatore si bea,
perché lui la lettera non l'ha scritta ma soltanto firmata, e "di fretta". L'autore
della lettera non viene convocato dal suo Ordine che avrebbe potuto
chiedergli con tutta delicatezza: "Ma che c... scrivi...?".
No, non dice nulla l'Ordine, né contro chi scrive lettere diffamatorie e poi le
lascia firmare ad un collega frettoloso, né contro chi appunto velocemente
firma senza leggere perché si fida del collega che ha scritto...
Immagine, F. Botero
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 187
[Anno III, post n. 176 (553)]
10/06/2008
Corriere del Mezzogiorno
Sul "Corriere del Mezzogiorno" di oggi, in un articolo intitolato "Cosa passa sui
blog. Napolitano contro la Lega Nord: la parola agli internauti", è citato il mio
post "Modello Travaglio".
10/06/2008
Se lo Stato ruba
Scuola5 Uno studente universitario denuncia lo Stato di furto: "furto degli anni
migliori della mia vita, dei sogni, dei soldi e delle speranze dei miei genitori".
Un furto durato cinque lunghi anni di sacrifici fatti studiando all'università,
dove lui non ha imparato niente, per cui non sa far niente. Anche se
pubblicamente figura come uno dei migliori studenti della sua facoltà.
Essere consapevoli dello stato di degrado dello Stato, è già un bel po'.
Significa non adagiarsi sulla retorica della furbizia, del desiderio di tirare a
campare, e della ricerca della protezione o raccomandazione che dir si voglia,
per potere tirare avanti.
Il merito. Gran bella parola, spesso oltraggiata da una corruzione morale a cui
nessuno fa più caso.
Grazie a Giovanni Marini per la sua confessione amara, con l'augurio che il
futuro possa restituirgli il tempo che la Cultura di Stato gli ha sinora rubato.
[Anno III, post n. 174 (551)]
09/06/2008
Indignati? Non troppo
SanitaI tg dell'ora di pranzo non si sono indignati molto per quella vicenda in
cui si parla di malati morti ammazzati col bisturi, tanto per far guadagnare
soldi ai primari.
La notizia milanese ha aperto il Tg2, è rimasta molto indietro in Tg5, Tg4 e
soprattutto Tg1.
Quando scoppiò, sempre nella Milano capitale morale, lo scandalo di "Mani
pulite" (cavalcato eccome da certi tg, vedi quello di Fede), ricordo che il
servizio relativo, strillato giustamente in apertura dal Tg5 della sera, arrivò
con calma dopo 20 e passa minuti sul Tg1.
Per il bene che vogliamo a noi stessi, auguriamoci che sia tutto un abbaglio.
Ricordo che un giudice mio concittadino riferiva su una vicenda nelle zone
calde della malavita organizzata. Un morto "sparato" alla schiena, era
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 188
accreditato da amici e parenti come suicida.
Forse qualche ottimista azzardò a parlare addirittura di tentato suicidio.
Tg1 e Tg5 hanno aperto con i mondiali di calcio. Ovvero con la più bella,
acconcia, opportuna, necessaria ed infine ridicola sceneggiata di questo Paese
diventato un mostro che spaventa.
Non ci piacciono gli "indignati speciali" (titolo di una rubrica del Tg5), ma a
volte sono necessari. Non è difficile comprendere che oggi era impossibile
spendere due parole di condanna per una vicenda appena annunciata. Ma
almeno metterla in apertura del Tg1, quello di maggior ascolto alla Rai, era un
obbligo morale per i cronisti "pubblici".
08/06/2008
Pd, due conti
Boccaaperta Siamo poco abituati in Italia a fare i conti con i dati reali.
Abbondiamo in interpretazioni. A volte spacciamo per tali quelle che sono
soltanto nostre aspirazioni frustrate dai fatti.
I numeri elettorali del Pd prendono lentamente corpo.
Rosy Bindi ritiene grave che un "milione e mezzo di persone" della "sinistra"
non sia più rappresentato in Parlamento.
Ma molte di quelle persone hanno votato per il Pd. Così riferisce Filippo
Andreatta (sul "Corsera" di oggi) citando come fonte l'Istituto Cattaneo:
"almeno un milione di voti dalla sinistra radicale" sarebbe andato a Veltroni.
07/06/2008
Poveri di Dio
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 190
BerlusconibenedettoIeri qui a Roma c'è stata grande festa per l'udienza
pontifica a Silvio Berlusconi. Il quale ha donato al papa una croce pettorale
tempestata di topazi e di dodici diamanti a rappresentare gli apostoli, con
quello per Pietro un po' più grande degli altri.
Ora, umilmente, da cristiano battezzato, vorrei chiedere prostrandomi al
soglio dello stesso Pietro, quello del diamante un po' più grande in quella
croce pettorale, che Benedetto XVI facesse un gesto di carità a nome del
popolo italiano.
Ricordandosi dell'antico motto medievale che definiva le decime proprietà
"pauperum Dei", potrebbe vendere il sacro oggetto ricevuto in dono dal
popolo italiano, e con il ricavato sollevare le condizioni di qualcuno a cui non
interessa nulla di una papa bello con una croce di diamanti, ma a cui preme
magari di dar da mangiare qualcosa a dei figli piccoli o a dei genitori vecchi.
E' vero che, finito il governo Prodi, le condizioni economiche del popolo
italiano sono decisamente migliorate.
Nel senso che sono migliorate per decisione della berlusconiana Mediaset e
del suo Tg5. Che ha gettato nel cestino i filmati sui pensionati che andavano a
racimolare qualcosa da mettere sotto i denti nei cassonetti dei rifiuti ai
mercati generali.
E che ha mandato in onda altri servizi, tra cui quello stupendo sugli italiani che
in Europa sono i cittadini che fanno molte ferie, non ricordo se più di tutti, in
località affascinanti e godendo di servizi splendidi. Come giustamente si
meritano per aver creduto nell'Uomo della Provvidenza.
Ho letto che Prodi si è lamentato: i vescovi della Cei hanno remato contro di
lui.
L'altro ieri il cardinal Martini ha detto cose terribili sul suo ambiente: la Chiesa
è afflitta a suo dire da vanità invidie e calunnie.
I due temi si tengono, le parole o i pensieri di Prodi e la denuncia del cardinal
Martini. Per questa sera, basta accennarvi, sigillando il tutto con una frase
dell'arcivescovo emerito di Milano: «Siamo richiamati a essere trasparenti, a
dire la verità».
06/06/2008
Cencino e la cameriera
Guerra1915Cencino era nato nelle valli del Po, di pura razza selezionata dalla
miseria, dalla fame e dalla malattie, sul finire del 1800, giusto in tempo per
essere chiamato militare alla guerra del 1915-18. Quando finì a Padova come
attendente del generale comandante il reggimento di cavalleria.
Corse il rischio di essere fucilato come disertore perché era andato senza
permesso al funerale del fratello.
Non si era mai saputo perché poi, in mezzo a tanta stima per la sua abilità nel
governare i cavalli, fosse stato poi privato del posto di attendente del
generale.
Non lo avevano saputo i suoi congiunti, ma glielo chiesi io (parente acquisito),
e così si ruppe il segreto. La signora lo aveva scoperto a letto con la propria
cameriera.
Rimase famosa in casa nostra, la frase finale del racconto di Cencino: le mogli
degli ufficiali andavano a letto con chicchessia, insomma era tutto "un
puttanesimo". Ma l'unico scandalo per quell'ambiente perbene, era stato dato
dal semplice militar soldato che se la spassava con la cameriera.
I poveri disgraziati che speravano nei Dico, per cose di poco conto, sono
abbandonati alle loro semplici storie di persone che non sono nessuno, come
Cencino.
Il quale se si fosse portato a letto qualche signora perbene e moglie di
ufficiale, avrebbe avuto una carriera assicurata sotto le armi e non
nell'agricoltura povera di quegli anni poveri.
Per la sua pregiudiziale politica di scegliere una pari grado, lui contadino lei
cameriera, si mise in uno di quei casini che soltanto i testardi come lui creano.
[Anno III, post n. 170 (547)]
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 192
05/06/2008
Modello Travaglio
I fatti, i fatti, i fatti. Il famoso grido, usato da Marco Travaglio nelle sue
battaglie di giornalista che va a scovare l'indicibile, è stato fatto proprio dal
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ieri Napolitano ha detto che i rifiuti tossici del Nord "in gran parte" sono stati
scaricati al Sud, provocando la commossa e risentita reazione della Lega
colpita al cuore nel principale teorema della sua linea politica: quello che
proclama la correttezza di tutti gli uomini che abitano, vivono e producono al
di sopra della Linea Gotica (di nefasta memoria).
Con il rispetto che la Lega ha sempre avuto per le istituzioni nazionali (come la
sua delicata assenza alla sfilata del 2 giugno, per non contrapporre bandiere
verdi 'lombarde' al tricolore nazionale), oggi essa risponde al presidente
Napolitano che lui non ha letto bene quegli atti che cita.
La Lega è talmente convinta di quello che sostiene, che è pronta a dichiarare
in Parlamento che neppure a Napoli esiste il problema dell'immondizia, ma è
tutta un'invenzione dell'opposizione perfida, ingrata e menzognera.
[Anno III, post n. 169 (546)]
05/06/2008
Poveri Comuni
In viaggio molto lontano dal natìo borgo, sono ospite di vecchi amici, alle cui
notizie debbo cedere un poco di spazio bloggeriano in cambio dell'ospitalità
che ricevo e dell'uso del loro computer. (Chiamatelo ricatto.)
Dunque il loro Comune, prima del taglio dell'Ici, aveva aumentato l'organico
del personale, introducendo tra l'altro una figura atipica per il settore Cultura-
turismo, non un esperto di grido, ma soltanto un giornalista di rango (c'è
l'obbligo dell'iscrizione all'Ordine professionale).
Ed addirittura dicono, questi amici, di aver saputo chi sarà il vincitore, come
ovviamente è nella prassi politica e nel costume italiano.
Si tratta di un addetto all'ufficio-stampa dello stesso Comune che non avrebbe
altro che un contratto temporaneo (si dice così?). E che così sarebbe
sistemato per omnia saecula saeculorum, in virtù del fatto che appartiene ad
un "gruppo" che localmente è in opposizione ma in passato ha fatto
convergere i suoi voti al sindaco risultato così vincitore, mentre a Roma (ed
altrove) quel "gruppo" ora governa.
Due piccioni con una fava. Si accontenta il circolo locale facendo quadrare
quello nazionale.
Allegria: e chi pagherà gli stipendi, dopo il taglio dell'Ici?
Certo, dicono questi amici pettegoli, che per combinare questi "matrimoni"
politici ci vuole una bella faccia di bronzo... Una faccia da bronzetto, li
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 193
correggo citando un modo di dire degli archeologi, e trattandosi nello specifico
di un futuro addetto al settore cultura.
[Anno III, post n. 168 (545)]
04/06/2008
Cuesta squola
Una volta questa ricetta miracolosa si chiamava spirito del '68, del sei politico,
della contestazione globale, della cultura che non doveva essere serva del
potere, ma liberare gli uomini e le donne di tutto il mondo dai bisogni primari
e dalle schiavitù politiche.
Molti di quei profeti portavano i baffi alla Mao, chissà poi perché si diceva così,
ma non rifiutarono mai gli agi delle comode carriere garantite dal potente di
turno.
Dove un padre ed una madre si disperano perché la loro figlia, anziché seguire
la pratica pedagogia di chi vede nella presenza sul teleschermo un viatico per
consistenti fortune, s'intestardisce a voler studiare all'università, sgobbando
giorno e notte sui libri.
C'è poco da ridere. Signora Ministro della P. I., lei che vuole ripristinare gli
esami di riparazione, aspetti e speri. Le daranno di morso a parole, e forse le
tireranno anche qualche cancellino. Le faranno terribili caricature con i baffi
sulle lavagne. Ma non se la prenda.
Sia che riesca sia che non riesca ad attuare i suoi progetti, non si illuda: non
potrà ulteriormente aggravare lo stato di salute di "cuesta squola".
Forse soltanto non producendo nulla, avrà qualche debole speranza di non far
peggiorare le cose.
E con tutto quello che ci succede attorno nella Cultura, nella Scuola e
nell'Università, lei signora Ministro avrebbe anche il coraggio di far pagare i
debiti ai debitori?
"Rimetti a noi i nostri debiti..." è una preghiera che molti in Italia non
indirizzano al Padreterno, ma al potente di turno. Chissà perché hanno sempre
trovato ascolto, sia che il potente fosse di destra sia che fosse di sinistra.
[Anno III, post n. 167 (544)]
04/06/2008
Razzismo
Mi auguro che, come accade per le tante prese di posizione muscolari che si
leggono e si sentono in questi giorni contro gli extracomunitari, ce ne sia
almeno una che stigmatizzi episodi come quello di ieri."
[Anno III, post n. 166 (543)]
03/06/2008
Carta canta
Fejtö con uno stile non abbordabile facilmente da parte di noi imberbi
ragazzini, insegnava a decifrare la storia, ad avere confidenza con certi
problemi che la scuola neppure lontanamente toccava.
In terza e quarta magistrale ho avuto due ottimi insegnanti di Lettere. Tutti
presi dalla Letteratura trascuravano con spaventosa impudicizia
l'insegnamento della Storia.
Conservo ancora i libri di quest'ultima materia: il volume del glorioso Saitta di
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 195
terza, in certi capitoli ha l'annotazione di mano mia (e volontà del docente),
"Saltare".
Tra quelle antiche firme, c'è appunto Fejtö morto quasi a cent'anni, a
rappresentare con la sua vita quasi una sintesi dei drammi di un secolo.
Per chi come me ha "il mal della carta", non andava dimenticata la notizia
della sua scomparsa. Anche per dirgli timidamente un grazie per quanto la sua
lettura può averci insegnato. Non erano giorni facili. Il muro di Berlino si
allungava nelle piazze delle città e dei paesi, persino nelle famiglie. Su
"Candido" Giovannino Guareschi metteva in solenne e seria caricatura le
contrapposizioni in una celebre rubrica "Visto da destra, visto da sinistra".
Ancora oggi quei testi potrebbero insegnare qualcosa, soprattutto il fatto che
l'odio politico aveva prodotto il dramma del conflitto mondiale, la
persecuzione contro gli ebrei, le vendette del dopoguerra...
Poi qualcuno negli anni Settanta si divertì a giocare alla rivoluzione, e furono
altri morti ed altri drammi.
Ambrosoli Ma anche la politica ci mise del suo. Ieri sera su Iris hanno
trasmesso "Un eroe borghese", un film che ha tradotto sullo schermo la
tragedia dell'avvocato Giorgio Ambrosoli già narrata da un bel libro (omonimo)
di Corrado Stajano (1995). Il volume nel titolo recava questa frase: "Il caso
dell'avvocato Ambrosoli assassinato dalla mafia politica". Dove non sai se sia
più terribile il sostantivo mafia o l'aggettivo che l'accompagna. Il loro incontro
è uno di quei temi ricorrenti dei quali si parla ancora oggi.
[Anno III, post n. 165 (542)]
02/06/2008
Pugni in tasca
Per riassumere ho privato il discorso di Amicone della sua articolata logica. Gli
chiedo scusa.
Non voglio fare nessun elogio dei pugni tirati fuori dalla tasca. Ma ci sono
sempre, evidentemente, delle situazioni in cui la persona lasciata sola da tutti,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 196
ha la tentazione (giusta o sbagliata, ognuno giudichi dentro di sé) di farsi
giustizia da sola.
Chi si merita due pugni in faccia non è giusto che se li prenda? Il dibattito è
aperto.
YSL
01/06/2008
Brunetta, alti lamenti
Rinviata di sei mesi dal Consiglio dei ministri la soppressione dei due terzi dei
tribunali militari, prevista per il primo luglio 2008.
Qualche giudice protesta: lì non faccio un accidente, voglio lavorare (leggere
"Repubblica" di oggi).
I tribunali militari sono nove: a Roma, Torino, La Spezia, Verona, Padova,
Napoli, Bari, Cagliari e Palermo. Ci sono tre corti d'appello, Roma, Napoli e
Verona. Oltre ad una procura generale presso la Cassazione ed al tribunale di
sorveglianza (fonte: G. A. Stella, "Corriere della Sera").
Nel 2006 la procura generale ha tenuto sei udienze. Uno dei dieci ricorsi
esaminati riguardava insulti intercorsi fra un maresciallo ed un brigadiere
dell'Arma, così verbalizzati: "Vengo a contarti i peli nel culo", " Sei un
coglione" (da Stella, ripristinando filologicamente i testi originali, censurati sul
"Corriere della Sera").
Le decisioni del governo forse sono state prese all'insaputa del domatore dei
fannulloni, on. Renato Brunetta, e del semplicatore dei casinismi on. Roberto
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 197
Calderoli?
A proposito di giovani e vecchi. Un terzo degli italiani non sa che cosa sia il
due giugno. Fonte Renato Mannheimer.
01/06/2008
Il silenzio premia
Da undici giorni esatti non inserivo più alcun post, nella speranza di vedere
cancellare il mio blog dalle graduatorie di Wikio.
In aprile ero al terzo posto nel mondo della "Stampa" e 689esimo in quello dei
"top blogs".
Dopo undici giorni di silenzio, anziché non trovarmi più nelle liste (come
auspicavo), addirittura ho le quotazioni in salita. Da terzo a secondo per la
"Stampa", da 689esimo a 390esimo per i "top blogs".
Morale della favola, il silenzio premia, eccome. Per cui temo le conseguenze di
questo post. Anzi mi auguro che mi faccia scendere nel gradimento. Forse più
scrivo, più vado all'indietro. Faremo debita prova scientifica.
31/05/2008
Stalinisti a Riccione
Ho scritto qui che a Riccione è stata cancellata la "via Jan Palach, il martire
politico del 1969, uccisosi per protestare contro i sovietici".
La cosa appare più grave, perché quel "cancellata" di cui mi aveva parlato lo
studioso, si riferisce all'iter comunale originale in cui si decise di non
battezzare con quel nome una strada.
30/05/2008
Due Paesi
Abbiamo sempre di più due Paesi opposti fra loro. Quello ufficiale gestisce
cerimonie, dibattiti, corti e cortesie. Quello reale va a catafascio,
drammaticamente, su vari fronti. Dalle inondazioni alle corruzioni municipali,
alle immondizie che sono lì, quasi fossero piovute improvvisamente dal cielo
come minacciose meteoriti. Un fatto inatteso e non voluto.
Tra questi due Paesi la distanza aumenta ogni giorno. In mezzo, resta la
pazienza di noi tutti. Che non possiamo far altro che leggere diagnosi
giornalistiche spaventose.
Curzio Maltese su "Repubblica" oggi scrive: se per i padri la politica era
impegno ed ideali, per i figli è in vendita a cinquemila euro. E cita il vecchio
sindaco di Genova, Beppe Pericu, secondo cui "E' una storia di padri e figli e di
mancata trasmissione di valori".
Sono momenti cruciali per il Pd che sta perdendo ogni giorno di più la
credibilità della sua missione, la generosità e la genialità del progetto
prodiano.
Litigano tra loro i vecchi diessini, le volpi 'cattoliche' sperano di trarne
vantaggio, ma nel gorgo della confusione corrono velocemente anche loro.
Anche loro ne saranno travolte.
Anche perché dall'altra riva del Tevere sempre più stretto, ieri il papa ha
benedetto le larghe intese fra destra e sinistra, dicendo di gioirne.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 199
Ma questo significa soltanto che lo spazio di manovra dei "margheritini"
d'antan, è nullo. O quasi.
La crisi del Pd e della sua componente cattolica, è confermata anche oggi da
un nuovo intervento (giustissimo e condivisibile, per carità) del cardinal
Bagnasco. Che nel sottolineare l'importanza del ruolo degli immigrati nella
nostra società, svolge una funzione supplente sostituendosi all'opposizione di
governo. Per cui la Chiesa si fa canto e controcanto, esulta di gioia e
bacchetta il governo.
Tutto ciò, sia detto senza offesa e con il massimo rispetto, non s'adatta molto
ad una concezione laica della vita politica.
Rifiuti, fiumi, onestà svanita non richiedono nulla dalla Costituzione, ma tutto
dalla correttezza di chi governa ad ogni livello.
Brunetta03g Il bravo prof. Renato Brunetta ha entusiasmato gli italiani
annunciando di voler cacciare i fannulloni della pubblica amministrazione.
Appartengo ad una famiglia che da quattro generazioni ha lavorato nella
pubblica amministrazione. Le frasi come quella di Brunetta le ho sempre
quindi ascoltate attentamente. Non sono nuove queste parole del ministro
berlusconiano dal dolce sorriso.
Noi abbiamo purtroppo un'Italia che è come la Lombardia di don Rodrigo, dove
la gente è qualcuno purché abbia un padrone.
Signor Ministro lei non se ne è mai accorto, evidentemente.
I "protettori" contano, eccome. Soltanto quelli delle donnine però finiscono
dentro. Gli altri fanno i loro comodi alla faccia di leggi, decreti e prediche.
[Anno III, post n. 159 (536)]
29/05/2008
La gioia del papa
Purtroppo nella Storia (scusate l'arrogante maiuscola), le ragioni dei papi non
sono mai state quelle del popolo o delle plebi come si diceva una volta.
Se il papa-re avesse applicato il Vangelo in casa propria, sai che figura.
Ancora oggi in Vaticano c'è una fitta schiera di gentiluomini dal sangue nobile
che fingono e fungono da "camerieri segreti di Sua Santità" nelle sfilate lungo
le ampie sale percorse dai pontefici. Insomma quei tipetti come il marchese
del Grillo, che speriamo essere oggi senz'altro migliori del personaggio antico
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 200
interpretato da Alberto Sordi.
Fatto sta che oggi il papa gioisce, ma nella consapevolezza che per l'Italia le
cose vanno molto male.
Infatti ha detto che esiste il problema povertà. Ma ha subito aggiunto due
cose.
La prima: la vera «grave emergenza» è quella educativa provocata "dal
relativismo pervasivo e aggressivo della cultura contemporanea" (per cui ha
bussato a soldi per le scuole cattoliche).
La seconda: la gente ha compreso che ci vuole una nuova politica, quella che
fa gioire il papa, e che potrebbe risollevare la nostra sorte verso "una nuova
stagione di crescita economica ma anche civile e morale".
28/05/2008
Brunetta, il Grande
Grande è la confusione che regna sotto il cielo d'Italia. Afasico, il capo del
governo. In ritirata il governo, per la questione di Rete4. Per la quale
sembrava che l'opposizione fosse costituita da visionari impuniti. E per la
quale la maggioranza credeva che il "patto tra gentiluomini" (molto inglesi nel
gesto e molto trasformisti nella sostanza), stipulato dal cavaliere e da Veltroni,
potesse portare ad un silenzio assoluto su quel piccolo particolare del
salvataggio di Rete4.
Signori del governo, è inutile che ve la prendiate sempre con Romano Prodi, ci
pensano già i suoi allievi e figlioli spirituali, la vostra è fatica sprecata. E poi
non tutti gli italiani sono di corta memoria e di ridotte capacità mentali.
Temporibus illis ci avevano insegnato che debbono essere gli altri a giudicarci.
Ma fa egualmente bene il prof. Brunetta a considerarsi un ottimo docente:
ricorrendo a quel vecchio principio politico che si chiamava
autodeterminazione. Che una gentile signora mia concittadina, avvezza a
scrivere versi, traduceva in questa affermazione: "Sono un'ottima poetessa,
non me lo dice nessuno, e me lo dico da sola".
Mia nonna Lucia avrebbe aggiunto: "Chi si loda s'imbroda". Renato Bunetta
non per merito suo fa anche tenerezza con quel suo dolce sorriso che non
tutte le persone di non eccessiva statura hanno dipinto sul viso. Pensate un
po' al ghignetto fanfaniano.
Assieme a quello della nuova inchiesta giudiziaria delle "mani sporche", nel
senso che si parla di immondizie. Chi va al mulino s'infarina... e proseguite voi.
Perché sembra che le "balle" non fossero soltanto quelle piene di rifiuti buoni
o cattivi, ma pure quelle che certuni raccontavano agli altri per non rifiutare i
rifiuti, anzi per considerarli benvenuti.
[Anno III, post n. 157 (534)]
27/05/2008
Strade facendo
L'ultima volta che ci siamo incontrati, l'anno scorso in centro a Rimini, era una
giornata talmente buia che mi faceva apparire più invecchiato di quanto non
lo sia nelle giornate di sole, per cui non mi ha riconosciuto, né io ho voluto
disturbarlo essendo lui in compagnia della signora.
Così è successo anche con la neo-deputata, però in giornate di sole, ma lei
correva in bici verso il Comune dove allora era assessore.
Con gli altri che ho nominato, i fratelli Giovanni e Giorgio Tonelli, l'editore
Mario Guaraldi e la scrittrice Nives Concolino, le cose sono andate meglio ed
abbiamo avuto sempre cordiali incontri. A tutti complimenti ed auguri.
[Anno III, post n. 156 (533)]
26/05/2008
Balle e non fatti
Dunque, siamo una città «antica e aperta» come la definì un illustre studioso,
il compianto prof. Giancarlo Susini, docente di Storia all’Università di Bologna.
Adesso accantoniamo un attimo le indagini sociologiche come quella che ho
citato (e che è prodotta dalla rivista ‘Arel’ diretta da Enrico Letta, espressione
dell’agenzia di ricerche e legislazione fondata da Beniamino Andreatta).
Ecco: quando in indagini serie si riportano ancora oggi (ho sotto gli occhi i
quotidiani del 22 maggio 2008), queste "leggende" che corrono il rischio di
essere ribattezzate balle, si ignorano sfacciatamente i dati più drammatici
delle varie commissioni antimafia, dei vari magistrati che a livello nazionale
studiano e perseguono i reati legati al mondo della prostituzione e dello
spaccio, si fa finta di ignorare un fenomeno tutto locale, cioè il profitto edilizio
se così si può chiamare: alti costi per affitti e vendite, dato che c'è chi ricicla
qui il denaro. Tutti lo sanno, lo mormorano, ma solo l'antimafia lo dice
apertamente, un giorno all'anno o al biennio, e poi tutti fanno finta di niente.
Non interessa nulla la salvaguardia del perbenismo con il lungomare libero
quando di fanciulle a pagamento erano pieni certi locali da visite della "buon
costume".
Se "I temi di riflessione non mancano", come sostiene oggi lo storico Massimo
L. Salvadori in conclusione di un pezzo ("La sinistra e le crisi politiche")
pubblicato da "Repubblica", allora uno dei temi del Pd che governa Rimini
potrebbe essere proprio questo, al di là dei dati statistici apparsi oggi: quale
legame c'è fra l'integrazione e la diversità in una città che non è soltanto una
dei capoluoghi delle province italiane, ma ha tutta una sua dinamica, tipica ed
oscura (lavoro nero, evasione fiscale, riciclaggio, ecc.)?
Come ho già osservato qui sopra, l'unico dibattito pubblico della campagna
elettorale del Pd riminese, è stato sulle "parole da salvare" dal nostro dialetto,
per tramandarle dai nonni ai nipoti.
Ripeto quanto ho già scritto qui: dietro a tutto ciò sta un compromesso politico
per nulla segreto, con due assessori all'edilizia defenestrati perché contrari al
troppo cemento, e poi un bel risultato elettorale. Se una fetta del Polo vota per
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 204
il Centro-sinistra, è segno che con la sua precedente amministrazione il
Centro-destra (od almeno una sua parte) non se l'era poi passata così male.
Poi, nel luglio 2006, l’ex candidato sindaco del Polo decide di non votare
contro la giunta ma di astenersi sulle linee programmatiche del governo
cittadino.
L'ho chiamato "modello Rimini". Osservando proprio un anno fa che forse esso
non dispiaceva ai Ds nazionali.
Purtroppo i fatti mi stanno dando ragione. Veltroni ha condotto tutta la sua
campagna elettorale confidando che si ripetesse il miracolo di quel modello.
Adesso il miracolo sta nel fatto che Veltroni fa l'occhio dolce a Berlusconi.
Modello rovesciato, inciucio assicurato?
[Anno III, post n. 155 (532)]
Gradisca
Il prof. Gian Luigi Beccaria, nel numero di sabato scorso di "Tuttolibri" della
"Stampa" tratta delle parole italiane più note all'estero. E ricorda che a Nuova
York c'è il ristorante "Gradisca", ispirato ovviamente a Fellini ed al suo
"Amarcord".
Su Gradisca pubblico una mia nota apparsa nel 1989, nel settimanale riminese
"il Ponte" e poi raccolta in "Quanto basta", volume del 1992.
Non si muove foglia che Fellini non voglia. Il regista mi piace, è un genio. Mi
vanno stretti invece i suoi imitatori che, continuamente, tirano in ballo l'autore
di «Amarcord».
Proprio in questo film c'è Gradisca che, all'arrivo del federale, inneggia al
duce, mentre il podestà proclama che l'Adriatico è sempre stato il più fascista
dei mari. Con il nome di Gradisca, all'Apt hanno battezzato un progetto
informatico sulle disponibilità alberghiere.
Dopo il richiamo alla filosofia, con la «Città del Sole» di Campanella (titolo che
aveva etichettato tutta la costa del circondario), si scomoda una figura
felliniana, sull'origine del cui nome esistono due versioni: quella patriottica,
legata ad una località carsica del primo conflitto mondiale; e quella più
accreditata, derivante da meno nobili ideali (sempre di disponibilità
alberghiera in fondo si trattava), con quella terza persona del verbo gradire
coniugato proprio all'epoca in cui non si usava il lei, ma il solenne voi della
clownerie fascista.
Il dott. Piero Leoni, non quale presidente dell'Apt, bensì quale comunista,
propone di ribattezzare il turismo come «industria delle relazioni». Legittime o
adulterine?
A Riccione, scrivono i giornali, il sindaco Pierani «provoca un brivido
d'emozione» al neonato club degli amici della Perla Verde.
Sempre a Riccione, l'estiva «Radio festa» è annunciata così: «Una scena
nuova per vedere, guardare, sfiorarsi; tra le quinte l'evento che ascolta se
stesso, lo vede e lo evoca. Si apre la corte nuova, e l'aedo ormai antico, la
radio, lo canta». Sembrano versi alla D'Annunzio.
In questo clima un poco demodé, Riccione viene definita «la Cortigiana».
Peccato che il termine un tempo non fosse molto lusinghiero. Vero, Gradisca?
[1989]
[Anno III, post n. 154 (531)]
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 205
25/05/2008
Prodi, no Japan
Invece i burocrati del partito (non siamo a Bologna ma nella stessa regione),
se la prendono con i dissenzienti "prodiani": "Chi pensa alla vecchia Unione è
un giapponese che vive nella giungla".
Gli stessi burocrati periferici (ex ds) annunciano che non accetteranno ronde e
manganelli ma "un presidio democratico e civile del territorio". Aspettiamo la
precisazione dell'ala cattolica con l'aggiunta del "porgere l'altra guancia". Ma
questi burocrati periferici del Pd, ci sono o ci fanno?
[Anno III, post n. 153 (530)]
24/05/2008
Grazie e giustizie
Il titolo del dicastero che l'amministra, affianca alla parola "giustizia" anche la
"grazia", come ricordo di un potere sovrano esercitato dal governo in nome
del popolo.
Signora Melandri, dica sì o no, usciamo dal giochetto politico di chi è abituato
a parlare con un lessico che serve ai colleghi di partito od all'avversario di
turno.
Lasci a Veltroni giostrarsi con frasi come quella pronunciata sulla vicenda di
Rete4, "non capisco tutta quella fretta".
Personalmente credo che la signora Franzoni non abbia ucciso il figlio. Che sia
stata mal consigliata sin dall'inizio nella gestione 'mediatica' della sua tragica
vicenda. Che finisca per essere lei la seconda vittima di quella storia che è
stata aggredita e massacrata da esperti e commentatori di ogni tipo e valore.
Ma questo non c'entra con il discorso sulla "grazia" che è una istituzione
giuridicamente lecita, anche per altre persone (un solo nome, Bruno
Contrada).
23/05/2008
Balanzone non insegna
Questa volta non si litiga in casa comunista o diessina soltanto. Questa volta
le ombre lunghe dei lunghi coltelli che minacciano autorevoli schiene, si
proietta sul neonato Pd, dove la quota "margheritina" non può fare da paciera,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 207
né può parlare perché le urla altrui impediscono alla sua voce di farsi
ascoltare.
Il guaio peggiore è che il regolamento interno alla quota "quercia", avviene nel
momento teso per l'offensiva di governo sopra tanti argomenti che
meriterebbero attenzione, e che alla fine si riducono alla prevedibile manovra
"salva Rete4".
Il Pd nascendo ha perso la più bella occasione che si fosse offerta all'Italia per
rinnovarsi.
Hanno spacciato per rinnovamento le scelte di rappresentanti che hanno pochi
meriti e molte "armature" di sostegno, come i vecchi palazzi riverniciati.
Il dottor Balanzone non insegna più nulla a nessuno, è un po' come il dottore
che visita il paziente morto il cui posto è stato preso da un Gianni Schicchi
vivo e vegeto. Ed il dottore commenta il suo "miracolo": "Tutto il merito è
palese va alla scuola bolognese".
22/05/2008
Come volevasi dimostrare
Questa volta il buon Veltroni non può far finta di nulla e menare il can per l'aia
dell'opposizione cordiale. Qui si sta giocando la credibilità del primato della
Legge.
Non possiamo dire: contento lui... Perché tutt'attorno c'è gran fervore nelle
polemiche, ciò che potremmo sintetizzare con una parola del lessico giovanile:
c'è un gran casino.
Discutono su Cofferati che non vuole alleati a sinistra. Gli rispondono i colleghi
sindaci della sua regione: sì, così andiamo a casa tutti la prossima volta.
E gli eletti? Oh, mio Dio: provoca brividi e tremori isterici il sentirsi fare la
lezioncina moralistica, pedagogica e catechistica che in fin dei conti il Pd non
fa altro che riproporre la grande lezione dei "padri della Patria" De Gasperi,
Togliatti e Nenni.
La Costituzione del 1948 invocata come modello per la politica del Pd di oggi,
non c'entra nulla. Per cortesia, se non avete argomenti migliori da accampare,
statevene zitti. Sulla Storia e sui suoi drammi passati non si scherza.
Mio padre, come il 99% degli italiani aveva avuto la "cimice", ovvero lo
stemma del Pnf al bavero della giacca, ma siccome era impiegato comunale
dovette passare all'esame della Commissione d'epurazione.
"Sono nato nel 1942, di quei giorni non ricordo dunque nulla. Nella memoria e
nell’animo sono rimaste però le parole raccolte nei successivi conversari
casalinghi. Il ritorno alla normalità fu aspro. Mio padre che era impiegato
comunale, tesserato fascista sino al 25 luglio 1943, caduta di Mussolini, quindi
senza alcuna adesione alla repubblichina di Salò, fu sottoposto ad epurazione.
I nuovi arrivati nella Pubblica amministrazione gli dissero di andare con moglie
e figlio a mangiare l’erba ai fossi. L’umiliazione inferta a mio padre resta non
soltanto come piaga mia ma pure quale testimonianza della perfidia delle
persone che per bassi motivi (ovviamente, fregargli il posto a favore di
qualche protetto), oltraggiavano un uomo innocente.
(...) Proprio qui sul Corso, davanti ad una libreria, un compagno prese a ceffoni
un altro compagno per aver quest’ultimo militato nella repubblichina come
guardia del corpo del ‘terrore di Rimini’. Come mai, chiedo, la vigilanza
rivoluzionaria dei compagni si era allentata tanto, al punto di accogliere l’ex
repubblichino, attorno al quale poi il partito avrebbe fatto quadrato per
decenni, mentre un uomo qualunque come quell’impiegato comunale dovette
essere sottoposto al Tribunale della Storia perché tesserato fascista sino al 25
luglio 1943? Non ricevo una risposta razionale. Uno scrittore mi obietta che i
casi personali non contano, che il racconto dei fatti deve depurarsi da essi, per
poi essere affidato alla serenità del giudizio degli Storici.
Qualche giorno dopo ho letto che la moglie di Antonio Gramsci era una spia
dell’Nkvd (il Kgb del tempo). E che la cognata Tania, ritenuta sempre un
Angelo Custode di Gramsci e come tale eternamente celebrata, era pure lei
una spia di Mosca. Giuliano Gramsci, figlio di Antonio, non ha mai voluto
vedere né parlare con la zia Tania: lo ha confidato Olga, figlia di Giuliano, a
Massimo Caprara nel libro "Paesaggi con figure". Al citato scrittore incontrato
sul Corso, se avessi fiducia nella razionalità umana, vorrei chiedere: anche
quella di Antonio Gramsci è una vicenda personale di cui non tener conto?".
Fatto questo non del tutto nuovo, in verità. Pensate a Mussolini, nato socialista
rivoluzionario ed arrivato rivoluzionario fascista. Una lezione, quella di Benito,
che alcuni suoi pronipotini devono non aver dimenticato, se per incarnare
un'eredità politica di sinistra si mettono all'ombra del centro-destra, forse
anche perché sono memori che Berlusconi, senza il governo Craxi, la
televisione privata se la sognerebbe ancora.
21/05/2008
Rotture di Maroni
Il governo comincia bene per la Lega. Il ministro Maroni rompe i progetti dei
colleghi che miravano al "patteggiamento". Ovvero ad una modifica al codice
di procedura penale che avrebbe permesso a chi fosse stato imputato per
reati commessi prima del dicembre 2001 di chiedere la sospensione del
dibattimento per due mesi onde poter valutare se accedere al patteggiamento
stesso.
Il problema non è se Ghedini (il proponente) aveva quelle intenzioni che gli
vengono attribuite in quanto avvocato di Berlusconi e parlamentare estensore
del decreto. Il problema non è se Berlusconi ci avesse pensato, dato che
neppure negli anni passati, quando ne avrebbe avuto occasione, non aveva
mai fatto ricorso a simili scorciatoie giuridiche.
20/05/2008
Smemorati
Un'altra cosa di cui ci si è molto dimenticati. Dopo che era nato l'Ulivo
prodiano, si parlò anche di una sua proiezione europea. Oggi non si trova uno
di quelli che stavano con il professore di Bologna (esclusi tre o quattro
fedelissimi) che parlino bene di quell'esperienza.
Il guaio è che la furbissima sinistra a cui pensa Polito si sarebbe fatta fregare
da un vecchio democristiano come Prodi.
19/05/2008
No comment
Allora, per favore, non mi si faccia dire quello che non ho detto, per
elementare regola del dibattito. Ho parlato di "Giustizia miope": "L'Italia resta
pur sempre il Paese degli Azzeccagarbugli, alcuni con la toga da magistrato,
altri con quella d'avvocato. Siamo ad uno stadio storico che esisteva prima di
Beccaria, prima del 1789, prima del mondo moderno. Siamo in un eterno
medioevo. Ahinoi".
Quindi, per favore, restiamo sul dato di fatto oggettivo. L'anniversario della
scomparsa di Tortora, a cui il TG5 l'altra sera ha dedicato il servizio di apertura
alle 20, è stato l'occasione per ricordare un dramma noto, ma non soltanto
quel dramma personale. Un modo per dire che l'Italia è piena di casi simili.
Le mie parole sono chiare. Cerco sempre di usare espressioni non ambigue.
Come queste che ho riportato: "Le due classi nobili della Giustizia, magistrati
ed avvocati, si passano la palla, recitano la stessa commedia umana. Il
dramma degli imputati che non hanno né soldi né alleanze di potere non
interessa a nessuno. Ed allora non chiamiamola Giustizia, ma burocrazia della
legge penale".
Ma vivaddio, parlo del "dramma degli imputati che non hanno né soldi né
alleanze di potere" e si fa finta che non abbia scritto niente?
Per puro spirito di contraddizione, che si potrebbe definire in mille modi
(populista, demagogico, elitario...), si scrive che preoccupano di più le vicende
degli sconosciuti, piuttosto che la sorte del solito noto...
Se si vuol scrivere senza leggere quello su cui si interviene, allora non mi resta
che un triste "no comment".
[Anno III, post n. 147 (524)]
19/05/2008
Vitelloni, un segreto di Fellini
18/05/2008
Non dimenticare Enzo Tortora
Per non dimenticare Enzo Tortora a venti anni dalla sua morte, alle cose
scritte nel post precedente, aggiungo la citazione di altri testi pubblicati su
questo blog.
Parto dal pezzo intitolato "Giustizia miope" (ovvero "il Paese degli
Azzeccagarbugli"), che riproduco interamente, restando ancora attuale il suo
contenuto:
18/05/2008
Ventriloqui
Maledizione divina o marasma senile che sia, il presente stato della politica
italiana, fa sorridere la nuova uscita di Adriano Celentano. Il quale ci conferma
nell’opinione già antica, che di lui (personalmente) consideravamo ottime
soltanto le esibizioni musicali, non quelle politiche.
Cele140x180 Il vecchio ragazzo della via Gluck scrive al direttore del “Corriere
della Sera” per dire che “Silvio è cambiato”, e lui ci crede. Con l’aggiunta che
il merito è anche di Veltroni…
A proposito del carattere “spigoloso” di Travaglio (fatto già oggetto sui giornali
di soffiate mirate a minarne la credibilità morale), oggi proprio sulla “Stampa”
si parla di un altro carattere “spigoloso” (drammatiche coincidenze della
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 216
Storia, o pura casualità?). In un doloroso articolo di Paolo Martini su Enzo
Tortora a vent’anni dalla morte.
17/05/2008
Postilla personale
Per questo motivo mi sono interessato alla questione di Travaglio, non perché
lui risulti simpatico o no, o perché io lo consideri un salvatore della Patria. Ma
perché le questioni che tratta, riguardano noi tutti.
Dedico a questa postilla una pagina a parte [*] in cui racconto appunto alcuni
eventi personali legati al problema della libertà d'informazione. E d'opinione.
Nel 2001, l'ho già raccontato qui sopra, successe che certe dame seguaci del
verbo proveniente da Arcore riuscissero a farmi togliere dall'elenco delle
persone che tenevano conferenze storiche in un'associazione cattolica.
Da quel giorno, come scritto in precedenza qui sopra, "mi si è stretta attorno
una cerchia di isolamento sanitario da «evitato speciale» per cui nel giornale a
cui collaboravo, prima mi è stata tolta la sezione culturale, poi non mi hanno
commissionato più le recensioni dei testi storici. Per cui (nel 2005) ho preferito
abbandonare dopo quasi 25 anni di lavoro, per non avere altre beghe".
C'è nel mezzo un altro episodio che nel blog non mai ho narrato.
Nel 2003 avevo recensito un volumetto segnalando un errore della traduttrice
che non si era accorta di un ablativo. Anziché scrivere: "da Dante era stata
vista una brutta fanciulla", essa aveva dato al lettore questa frase: "Dante,
tutt'altro che bello, vista una ragazza...".
L'editore del volumetto era anche mio editore (da lui non ho ricevuto neppure
una lira per due libri miei che ha pubblicato), e ad una cena con la traduttrice
aveva sentito discutere del sottoscritto con personaggio autorevole della
realtà ecclesiale riminese da cui dipendeva il giornale a cui collaboravo (vedi
sopra). L'editore non me lo disse subito, ma me lo confermò dopo che la
traduttrice creò un tremendo casino con minaccia di querela per la mia
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 217
recensione. L'editore giustificò il suo silenzio sostenendo che avrebbe voluto
divertirsi.
Il personaggio autorevole era quello che poi disse che soltanto da lui e dalla
sua "realtà" istituzionale sarebbe dipesa la trattazione dei temi culturali.
17/05/2008
"Quasi quasi" Travaglio convince
Ieri sera Emilio Fede in apertura del suo TG4, tutto serio e mesto, a corredo
del servizio sull'incontro Berlusconi-Veltroni, ha preso le sue precauzioni di
igiene mentale a tutela del consumatore: "Vorrei ricordare ai telespettatori
che governa chi ha vinto le elezioni". Come per allontanare ogni illusione degli
sconfitti del Pd: non pensateci che possiate influenzare le scelte del capo. (La
parola "capo" va letta abbassando lentamente la testa in avanti, in segno di
deferenza verso il predetto.)
Grazie dottor Fede, per aver spiegato al popolo asino e bue che "governa chi
ha vinto le elezioni". Ovviamente non si può aggiungere che un capo di
governo può anche essere riconoscente al leader avversario che ha fatto di
tutto per perdere e favorendo inevitabilmente (tertium non datur) il vincitore.
Che non ha vinto, ma trionfato.
Travaglio Per dimostrare che "quasi quasi" Travaglio non potrebbe avere tutti i
torti non nel contenuto delle cose che dice ma nel metodo che adopera, c'è
una sua dichiarazione, riportata in un'altra pagina della "Stampa", l'intervista
a Travaglio fatta da Sabelli Fioretti e pubblicata in volume.
Travaglio confida non di essere un pericoloso sovversivo di sinistra ma un
ammiratore della "destra liberale" quella di "Cavour, Einaudi, De Gasperi,
Montanelli. Tutti morti".
16/05/2008
La carota delle riforme
Da una vita, nei passaggi cruciali della nostra storia repubblicana, riecheggia
una frase, "necessità delle riforme istituzionali".
Ormai è diventata come un riflesso condizionato, un tic nervoso, un comodo
paravento dietro cui opera il fregolismo della nostra classe politica.
Che promette cambiamenti e innovazioni, e spesso si riduce ad obbedire
all'andreottiano motto: "Tirare a campare, è meglio che tirare le cuoia".
L'Europa non pensa né alla melassa né alla convergenza sulle regole del
gioco. Guarda ai fatti.
Non è una piccola differenza. L'Europa ha nel complesso una cultura che non
apprezza né i cicisbei né i fregoli come invece noi italiani che ci attorcigliamo
attorno alle belle parole ed ai concetti illusoriamente confusi ma promettenti.
15/05/2008
Aria nuova mirando al Colle
Aria nuova in cucina, diceva uno slogan pubblicitario di molti anni fa.
Aria nuova in Italia, reclama Berlusconi: ne vuole "respirare a pieni polmoni".
Il bello è che Veltroni è stato catturato nella "tela del ragno" (definizione di Di
Pietro), per cui il cavaliere gli ha finalmente sorriso. Ed imitando l'imitatore
Crozza, gli ha detto che "si può fare". Il "Bagaglino" approda come sistema
retorico nelle aule parlamentari, evviva!
Sì, in politica tutto si può fare, e tutto si fa. Veltroni è riuscito a perdere le
elezioni, ha rianimato un Berlusconi sfinito ("la resurrezione di Lazzaro",
definizione di Travaglio), ha ridotto l'Italia ad un Paese in cui un capo-
camorrista riscuote applausi dalla folla per aver fatto incendiare le baracche di
una certa periferia meridionale...
Non si tratta, a questo punto di essere o meno d'accordo sulla linea politica di
Di Pietro. Si tratta più semplicemente di fare la constatazione che l'unica voce
alzatasi a ricordare "certe" cose, è stata la sua. Auguri, onorevole Di Pietro a
lei ed a noi per il bene dell'Italia.
L'Italia reale è questa, l'Italia legale non è messa bene, l'Italia ideale, quella
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 220
che "si può fare", è una ridicola messinscena con le battute da "Bagaglino",
l'imitazione dell'imitatore, la perdita di identità politica dell'opposizione a cui si
è offerta l'offa medicata per non farla abbaiare, come a Cerbero.
[Anno III, post n. 141 (518)]
14/05/2008
Come frate Cipolla
Anche con l'on. Fini presidente della Camera c'è stata una parodia di frate
Cipolla, oggi davanti alle proteste di Antonio De Pietro a cui la maggioranza
impediva di proseguire nel suo discorso di critica al governo.
Fini gli ha risposto: "Onorevole Di Pietro, lei sa bene che e' abbastanza
naturale, che ci siano delle interruzioni. Poi dipende anche da ciò che si dice".
Ecco proprio in questo "dipende anche da ciò che si dice" che anche frate
Cipolla Fini ha dato il meglio di sé. Per cui bene ha fatto Di Pietro a
rispondergli: "Ha ragione, dipende proprio da ciò che si dice. Non bisogna
disturbare il manovratore...". E stasera Di Pietro commenta il tutto: "Esiste
un’unica opposizione, quella dell’Italia dei Valori".
[Anno III, post n. 140 (517)]
13/05/2008
A pezzi, non solo le mogli
Illuso che sono, m'aspettavo una cosina un po' divertente, tanto da preparare
il sonno, invece lo sceneggiato "Mogli a pezzi" lascia il magone.
A parte la caricatura a cui è costretta la bruttina stagionata Eva Grimaldi, gli
altri personaggi sono di spessore.
Meglio di tutte Valeria Milillo, molto bene Manuela Arcuri quando gli occhi le
sorridono, perché se fa la cattiva, diventa un po' forzata.
Sono andato a letto con l'immagine della povera prigioniera, e mi sono trovato
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 221
dopo il risveglio con un'altra storia amara davanti agli occhi, l'articolo di
Giuseppe D'Avanzo sul caso Travaglio.
Qui si parte dall'assunto che il "lettore inconsapevole" può esser tratto in
inganno da certi discorsi: "E' un metodo di lavoro che non informa il lettore, lo
manipola, lo confonde".
12/05/2008
Non siamo scemi
Scusate il plurale. Se avessi scritto che "non sono scemo", avrebbero potuto
obiettare: "Ma chi si crede di essere, da parlare in prima persona?".
Usando il plurale, non mi attribuisco una funzione sociale e pedagogica
(ipotesi che dalle mie parti un tempo avrebbe scatenato ondate di pernacchie
dette "sordini").
Semplicemente mi mescolo fra la folla. Uno come gli altri, uno dei tanti che in
queste ore si sentono presi per i fondelli.
Obiettivamente, credo che nelle parole della seconda carica dello Stato ci sia
un profondo senso di verità.
Siccome io sono rustico, traduco quel "profondo senso di verità" con un'altra
frase: "Ragazzi, non fate scherzi sennò vi facciamo neri".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 222
Nel senso che i "ragazzi" dell'opposizione, già acciaccati dalla sconfitta
elettorale, potrebbero avere altre sorprese negative che li farebbero
scomparire dalla scena politica italiana. Quella scena che "dialogo e confronto
costruttivo" possono invece garantire, per sollevare il loro morale.
Siccome io sono testardo, sottolineo che il gran chiasso che si solleva per i
potenti diffamati o proclamatisi diffamati, non risponde al principio di
uguaglianza della legge.
Se un cittadino è diffamato da un giornale che inventa la pubblicazione di un
libro che non è mai stato stampato contro di lui, se quel giornale inventa che
uno ha plagiato un testo del 2004 in un suo volume uscito SEI ANNI PRIMA
(con quella preveggenza che sarebbe utile per una futura beatificazione), se
questo cittadino diffamato da una congrega di cui si omettono altre qualifiche
facilmente immaginabili, se questo cittadino non trova ascolto nelle sacre aule
di giustizia per difendere la propria onorabilità, allora questo cittadino, preso
da totale scoramento, non inneggia al coraggio di Travaglio, ma si arrende alla
"ragion di Stato" che "dialogo e confronto costruttivo" impongono al centro ed
alla periferia, perché tanto poi tutti "tengono famiglia": magistrati avvocati e
giornalisti. E chi è orfano di protezione può essere offeso impunemente.
11/05/2008
E se domani...
Rifiutata dai colleghi di partito di ambo i sessi (si legga sul Corriere della Sera
di stamani un elenco di giudizi un po' pesanti), adesso la signora Brambilla è
passata armi e bagagli in una lista di ipotetico "governo penombra".
Lista gestita però da Alessandra Mussolini, mica dal circolo della Libertà di un
comune in provincia di Lecce.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 223
Con la signora Mussolini alle spalle, la signora Brambilla dovrebbe avere la
cura dei "rapporti" con il Parlamento.
Sinceramente spiace che un volto nuovo della politica, sostenuto dal capo di
un partito, possa finire nel dimenticatoio. Ulteriore segno di crisi della casta
che comanda. Anche chi governa un partito personale come il cavaliere, alla
fine deve fare retromarcia per le sue scelte. Non c'è più religione né rispetto
dei ruoli di comando.
Lo stesso può dirsi per quanto accaduto ieri sera nella trasmissione di Fabio
Fazio.
Ormai abituato a lunghissime interviste con attori, ballerini e scrittori che
raramente distolgono dal prender sonno, finalmente Fazio aveva avuto un
guizzo di genialità con il Travaglio Marco che ha sfoderato una sua paginetta
di dati circa la seconda carica del Senato.
Apriti cielo! Oggi soltanto Antonio Di Pietro sta dalla parte di Travaglio.
Domanda: ma se Di Pietro sta con Travaglio contro Pdl e Pd, non sarà che poi
verso lo stesso Di Pietro marcerà su Roma tutta solitaria la signora Brambilla
in cerca di qualche rivincita?
10/05/2008
Compagno Tremonti
Grazie compagno Giulio Tremonti, per aver detto che i sacrifici non li faranno
"i poveri", ma "le banche e i petrolieri". Finalmente un vero socialista è andato
al governo. Ci spaventa soltanto una cosa, il titolo del suo recente libro (di
grande successo): "La paura e la speranza". Sembra quello di un'enciclica.
[Anno III, post n. 136 (513)]
10/05/2008
Moderato senza tetto
Un vero moderato dovrebbe stare in piedi da solo. Vent'anni fa era così Ugo La
Malfa con la sua Edera. Ma i dc lo consideravano pericoloso. Lo ricordo ai
giovani. Dicevano di lui le stesse cose che oggi dicono (dicevano?) di
Bertinotti.
Oggi la schizofrenia della politica vede l'Edera stracciata in due pezzi. Il figlio
Giorgio La Malfa sta a destra con Berlusconi. Dalle mie parti ci sono brandelli
del vecchio partito piazzatisi "in partibus infidelium" con l'Unione di Prodi.
Ci sono due tipi di moderati. Quelli copernicani sono democratici, non credono
che la vita politica giri attorno ad un capo. Come invece ritengono i moderati
tolemaici: dogmatici, devoti e per questo in sostanza "immoderati"...
Michela "Sconfitta" Brambilla è uno di questi immoderati che hanno fatto voto
di devozione ad un capo.
Inoltre: il discorso sulla signora Brambilla non ha paragoni con quello su
Cicciolina, radicale, eletta nel 1987.
La signora Brambilla non è soltanto una eletta qualsiasi. È la candidata a
qualche incarico governativo importante per motivi noti.
09/05/2008
Ius mormorandi
09/05/2008
Michela Sconfitta Brambilla
Ma pur sempre qualcosa di sgradevole per questa signora che doveva essere
il nuovo vero uomo del Pdl.
Un caso umano più che politico. Nata per rivoluzionare l'Italia con i suoi
"Circoli" pagati dal cavaliere, rischia di diventare una Marianna spodestata da
signori calvi ed ormai con la pace dei sensi, che governano il partito che ha
vinto le elezioni.
Pure lei doveva diventare ministro, come minino, dopo tutto quello che ha
fatto per Berlusconi. Invece. Sarà vice se andrà tutto bene, oppure
sottosegretaria, oppure niente.
E così rischia di restare famosa, nella memoria collettiva e nelle cronache del
Palazzo, soltanto per quelle calze birichine sfoggiate in tivù: un barlume di
coscia amalgamato in quello sguardo assassino che rende pur sempre
giustizia a questa giovane e bella signora. Innamoratasi di un'idea (quella del
capo) e per questo vilipesa dai maestri del cerimoniale di Arcore. Che si sono
sentiti subito spodestati e cacciati nel dimenticatoio.
Per questo fatto, essi l'hanno aggredita con la retorica delle "buone" maniere,
e dalla sua professione hanno ricavato quel soprannome perfido, "la
pescivendola".
L'aveva persino difesa Antonio di Pietro, nell'agosto 2007 dopo l'attribuzione
dell'etichetta lavorativa.
Forse in quelle parole, più che nelle manovre dei maestri del cerimoniale della
corte di Arcore, c'era la definitiva condanna al silenzio per Michela Sconfitta
Brambilla.
08/05/2008
Bulli e padri, anzi madri
A proposito del mio post sul "Bullo figlio di coatto", leggo oggi su "Repubblica"
una deliziosa noticina di Francesco Merlo.
Dove si parla di un giovane, per modo di dire, scrittore che in un libro dà della
bagascia alla madre. La quale gli risponde con un altro testo, chiamando il
figlio "bugiardo pevertito". Talis filius, talis mater. Ma sarà più bulla la madre
di quanto non appaia coatto il figlio?
08/05/2008
Paure
Anni fa tentarono di rubarmi una vil borsa di plastica da cinque euro, piena di
libri e giornali. Era infilata nel cestino sotto il fanale anteriore della bici. Uno
dei due ragazzi in moto cerca di sfilarla, la cinghia si ferma al fanale, lui molla
la presa, e se ne vanno.
Non mi fanno paura gli stranieri e gli sconosciuti. Ho sperimentato che il male
maggiore mi è venuto soltanto da persone con cui si lavorava a contatto di
gomito.
Le caramelle avvelenate me le hanno sempre rifilate i vicini di scrivania. Non
gli sconosciuti.
[Anno III, post n. 131 (508)]
07/05/2008
Garanterie
Vietata la diffusione via Internet dei dati fiscali della popolazione italiana, il
Pizzetti Garante, ritiene oggi che la stessa diffusione sia lecita per i giornali.
Una volta c'era il pubblico banditore con tanto di tamburo, poi vennero
giornali e manifesti, adesso c'è Internet.
La "localizzazione" delle notizie, cioè il principio per cui soltanto i concittadini
possono conoscere i redditi dei residenti nel loro Comune, rassomiglia tanto
alla etichetta dei formaggi e dei salumi. In questione di cibo si vuole garantire
la provenienza del prodotto, in tema fiscale si vuole delimitare l'area
geografico-politica di diffusione delle notizie. Si teme la propagazione di
qualche contagio.
Il provvedimento del Garante è una specie di cordone sanitario che non ha
nessuna giustificazione logica.
Ovviamente il Potere ha sempre ragione, sia che usi galanterie (leggi: favori
personali), sia che ricorra a "garanterie", ovvero la più alta e nobile forma di
autogestione del Potere stesso.
Lo sappiamo, signor Garante, che gli evasori non sono in lista, ma per favore
lei ci suggerisca un modo non pruriginoso e rispettoso della legalità per non
far fare la figura dei fessi a noi cittadini che paghiamo le tasse sino all'ultimo
centesimo, che non possiamo evadere un euro, che al massimo possiamo
essere oggetto di interessata attenzione, se qualcuno falsifica i conti e
spedisce le cartelle pazze. Per cui dobbiamo anche incazzarci all'Ufficio delle
Entrate.
Lei garantisca anche chi non ha protezioni "galanti". Quelle di chi ad esempio
ha bellamente giocato per troppo tempo sulla differenza fra elusione ed
evasione.
Ciò premesso, resto convinto che soltanto con Prodi e con Visco fosse iniziata
una vera lotta all'evasione. Ma... come non detto, ben inteso.
[Anno III, post n. 130 (507)]
06/05/2008
Bullo figlio di coatto
Ed allora dietro la foto segnaletiche del "bullo" di periferia che porta magari il
codino arrotolato sulla testa, come il signore che alterna apparizioni televisive
a quelle giudiziarie, c'è un padre che non avendo più l'età per esibirsi da
"bullo" riesce involontariamente ad imitare il "coatto" di Verdone. Si veste,
ultrasessantenne (mi dice ancora l'amico), con la tuta di pelle ed ha una
fiammante motocicletta con sirena applicata.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 228
E davanti alla sovrapposizione delle due immagini, padre e figlio, non puoi dire
che il secondo è fuori di testa soltanto per colpa sua. Viaggiava con un'auto di
lusso che non può permettersi.
Adesso ha una panda arrugginita, che parcheggia dove vuole e gli fanno le
multe, in mezzo alle proteste della madre pietosa che (riferisce l'amico
lontano) vuol rivolgersi al Giudice di Pace per protestare, non sapendo che
l'uso di avvocato le costerebbe molto più della piccola multa.
E poi, sia per colpa del bullo o per incoscienza del coatto genitore, aggiunge
l'amico lontano, una sera per errore arrivano i carabinieri alla porta dell'amico
mio, e gli chiedono del bullo credendo di trovarlo lì, mentre abita dieci numeri
civici più avanti nella stessa strada.
E l'amico borbotta, meglio metter dentro il coatto che il bullo, divenuto boxeur
per autodifesa come insegnamento paterno, ma poi esibitosi sul ring, con
tanto di citazione in internet, 6 incontri vinti, 6 persi e sette pareggiati.
05/05/2008
Stella polare
Ha ragione Gian Antonio Stella, la scuola dovrebbe essere la stella polare della
società.
Intervistato da Andrea Romano sulla "Stampa" di oggi, il giornalista e scrittore
del "Corriere della Sera" analizza l'esito elettorale, partendo dalle premesse
del suo lavoro di denuncia della "casta" politica.
"La casta" è il libro (un milione e 200 mila copie vendute) che ha scritto
assieme a Sergio Rizzo, con il quale ha appena pubblicato "La deriva".
Ovviamente ad un successo editoriale ne deve seguire un altro, è la legge del
mercato. Per cui dopo "La deriva" l'editore dovrà studiare un altro titolo (il
materiale non manca), ad esempio "Indietro non si torna", oppure "Del doman
non v'è certezza". Andrebbe bene persino "Fughe in avanti", oppure "Le
ombre del passato". Tanto i lettori si abituano alle firme, non ai contenuti dei
libri.
Ma, caro Stella, se lei intende per "educazione civica" qualcosa che vada al di
là di queste linee ministeriali, cioè l'assieme di un'opera formativa dei giovani
affidati alla scuola, allora cominciano le rogne.
Perché la scuola è l'anello debole ed ultimo della catena sociale. Non è la
scuola che educa alla società, ma la società che rovina la scuola.
Per cui (e chiudo il discorso non per mancanza di argomenti ma per non
tediare vieppiù quei pochi volenterosi che fossero giunti sin qui), per cui
bisognerebbe dire che la sua, esimio Stella, resta un'utopia, una nobile utopia,
a cui la società non crede.
Non crede da sempre o non crede più soltanto quella contemporanea? Altro
problema...
Ci potrebbe scrivere sopra un bel libro, tanto ai pedagogisti oggi nessuno
presta orecchio.
[Anno III, post n. 128 (505)]
03/05/2008
La carica dei 101
Loro sono soltanto cento: non uno di più, non uno di meno.
L'ultimo, quello che fa salire la cifra totale a 101 non appare nella lista dei
personaggi più famosi del mondo stilata dalla rivista americana "Time". Ce lo
abbiamo messo noi perché è l'autore di una biografia di uno di quei cento
prescelti.
Esattamente della biografia di George W. Bush. L'autore si chiama Silvio
Berlusconi, "elected Prime Minister of Italy for a third time last month", scrive
"Time".
Nota bene. Prego i teologi che volessero intervenire di non infamarmi come
quella volta in cui si discusse della questione galileiana. Quando un sacerdote
di Roma, che smascherai (nel senso che scoprii che aveva volontariamente
omesso il "don" per non farsi riconoscere), con grande spirito cristiano mi
dette del "bacato".
[Anno III, post n. 127 (504)]
02/05/2008
Tentativo vano
Nel vano tentativo di essere un po' felice, mica tanto o troppo, non guardo più
le cosiddette trasmissioni politiche della tivù. I cui echi però rimbalzano nelle
cronache dei giornali. Oggi niente carta stampata ma soltanto virtuale. Per cui
ci si affligge ugualmente, il giorno dopo le apparizioni "chez Santoro" di Grillo
e Sgarbi.
Grillo Il primo fa informazione onesta e corretta, mica corrotta come quella dei
giornalisti, deridendo e sfottendo.
01/05/2008
Quanto blabla sul web
"Ma i redditi sono già pubblici... Basta andare negli appositi uffici e consultare
le necessarie carte. Chi non ha nulla da temere, non può avversare l'iniziativa.
Non è mai esistito nessun segreto di Stato... Al governo Prodi si deve
l'iniziativa benemerita di perseguire gli evasori. Berlusconi raccontava invece
(e racconterà, immagino) la barzelletta sul sollievo provato in un'irruzione di
malviventi: "Meno male che sono loro, credevo che fosse la Finanza", intesa
come Guardia di Finanza. Se questo è un leader...".
Ci sono altri aspetti, non previsti dalla legge del 1958, sui quali si sofferma il
prof. Rodotà, e che sono legati al web.
L'unica differenza, mi sembra, fra il 1958 ed oggi sta nel fatto che prima per
conoscere quei dati occorreva recarsi nei vari municipi, mentre adesso basta
(anzi bastava) Internet.
Una considerazione finale. Nel blabla che la notizia ha scatenato sul web, i
soliti ignoti hanno sfoderato le loro armi offensive. Consistenti soprattutto
nell'aggressione verbale. Segnalo e condivido la risposta di Anna Masera:
"Pippo Pippo non lo sa, che "...il diritto sacrosanto delle persone sancito dalla
costituzione ad avere libertà personale, sui blog"...non è sancito su questi, di
blog: qui c'è la Netiquette del giornale La Stampa, per cui bisognerebbe
firmarsi. Questione di cività: ognuno si deve prendere la responsabilità di
quello che scrive, qui. Altrove, caro Pippo, fai un po' quello che ti pare. Ma qui,
no. Sei mio OSPITE. :-)".
Condivido perché c'è il richiamo alla "Netiquette del giornale La Stampa" che
ha garantito libera espressione nella discrezione e nel ragionamento, e non
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 232
nell'offesa.
01/05/2008
Il silenzio premia
Da undici giorni esatti non inserivo più alcun post, nella speranza di vedere
cancellare il mio blog dalle graduatorie di Wikio (*).
In aprile ero al terzo posto nel mondo della "Stampa" e 689esimo in quello dei
"top blogs".
Dopo undici giorni di silenzio, anziché non trovarmi più nelle liste (come
auspicavo), addirittura ho le quotazioni in salita. Da terzo a secondo per la
"Stampa", da 689esimo a 390esimo per i "top blogs".
Morale della favola, il silenzio premia, eccome. Per cui temo le conseguenze di
questo post. Anzi mi auguro che mi faccia scendere nel gradimento. Forse più
scrivo, più vado all'indietro. Faremo debita prova scientifica.
[Anno III, post n. 124 (501)]
19/04/2008
Prodi non tace
Prodi non tace, come dimostrano le poche ma sentite parole di oggi. Gliene
dobbiamo essere grati, non perché sia più simpatico di altri, ma per il fatto
contrario: personalmente mi provoca meno agitazione degli altri.
In questo momento si cerca una formula per descrivere il nuovo che avanza.
Nel senso del nuovo che resta dal vecchio, non del nuovo che viene avanti
(Bossi e Berlusconi non sono di primo pelo). Io questa formula ce l'avrei bella e
pronta, ed a poco prezzo: "Supercazzola" come dicevano in "Amici miei".
Nessuno tranne loro sapeva che cosa significasse. Lo stesso può dirsi
dell'attuale momento politico, in cui molti corrono dietro alle farfalle, cercando
di catturarle per saperle descrivere.
18/04/2008
Gaffe ufficiosa
Mi devo esser perso qualche puntata. Sì, le elezioni le ho viste. Ma poi, quando
è stato nominato il nuovo premier? Dai tg sembra che Berlusconi sia nel pieno
esercizio delle sue funzioni. La visita sarda di Putin è presentata come fosse
un fatto ufficiale.
Stampablog18042008Dunque, Prodi è già uscito di scena? Deve averlo fatto
con la discrezione che gli è tipica. Ed anche (o soprattutto?) per non irritare il
perdente (o perduto?) Walter Veltroni. Il quale ogni giorno dice a destra ed a
manca che se è stato sconfitto, la colpa è tutta del vecchio governo del
vecchio professore di Bologna.
17/04/2008
Soldato Fausto
Merlo forse non lo sa, ma se c'è stato un 'mondo' politico avverso agli
"insegnanti" è stato proprio quello rappresentato dal "soldato Fausto".
Nell'ultimo mezzo secolo, soltanto due interventi sono stati operati per
sfamare il corpo docente. Negli anni '50 del secolo scorso da Amintore Fanfani
il quale aumentò le paghe degli insegnanti senza che ci fosse stata nessuna
loro azione sindacale. Fu commosso dallo stato pietoso in cui essi versavano,
e dalla condizione di afonia politica che in loro provocava il senso della
missione educativa.
Circa la questione del "salvare gli interessi deboli, dell'Italia povera", se può
servire anche "il soldato Fausto", va bene la proposta di Merlo. Ma possibile
che, anno Domini 2008, soltanto questo antico politico che ultimamente
parlava soltanto delle sue visioni mistiche, debba avere il monopolio nella
tutela "dell'Italia povera"?
Il soldato Fausto andrebbe salvato per un altro motivo: rappresenta una delle
voci del dibattito storico e politico dell'Europa.
A proposito di Lega: essa ha ereditato il disprezzo 'operaio' verso chi opera nel
mondo della scuola: per i padroncini del Triveneto contava soltanto, sino a
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 235
poco tempo fa, l'avviare i figli giovani al lavoro. Per loro la cultura era una
perdita di tempo.
Anche questa è una 'visione' che andrebbe ridiscussa nel contesto attuale. Per
verificare se sopravvive.
Mentre la scuola decade sempre più nella preparazione dei nostri giovani,
l'unica speranza sta nella buona volontà e nell'intelligenza dei figli degli
immigrati. Di qui a vent'anni saranno essi che assumeranno in nero i
'vagabondi' eredi della cattiva borghesia italiana. E saranno questi eredi a
sognare un santo protettore come quel "soldato Fausto" a cui oggi Merlo
attribuisce virtù taumaturgiche per sollevare le sorti dell'Italia povera. O per
meglio dire dei poveri d'Italia.
[Anno III, post n. 121 (498)]
17/04/2008
Politici utili
16/04/2008
La festa è finita
"Ci saranno momenti difficili", con riforme che "avranno anche contenuti di
impopolarità". Parole del futuro leader Berlusconi. Prodi se la ride sotto i baffi.
La festa è finita, anche per il cavaliere. Niente miracoli, l'ordinaria storia della
crisi mondiale cancella lentamente i sogni e le promesse elettorali di
meraviglie per i grandi destini economici dell'Italia.
[Anno III, post n. 119 (496)]
16/04/2008
Prodi lascia il Pd
15/04/2008
Ottimista
Voto del Senato. Confronti sul 2006. La Lega guadagna 2.534 voti, il Pdl perde
920 voti. La Destra-Fiamma ne prende 2.165.
Il Pd guadagna 4.476 voti rispetto a DS e DL. Da dove li ha presi? Non certo da
sinistra, forse anche da Casini che ne ha persi 1.911 rispetto a due anni fa.
Voto della Camera. Pdl perde 1.546 rispetto a AN+FI del 2006.
La Lega guadagna 3.061 voti (da 1.969 passa a 5.030). Il saldo negativo di Pdl
(-1.546) e l'avanzata della Lega (+3.061) danno un saldo attivo di 1.515 alla
coalizione di Berlusconi.
Pure a livello locale, Lega e Di Pietro sono le due sorprese. L'ex magistrato
alleato con Veltroni al Senato guadagna 1.109 voti. Alla Camera da 1.924
passa a 4.074 (+2.150).
Sia a livello locale sia a quello nazionale le due liste vittoriose negli
apparentamenti saranno capaci di fare vedere i sorci verdi agli alleati, dato il
forte carattere dei rispettivi leader, Bossi e Di Pietro.
Per completare il quadro locale: il Pd che si arricchisce per via moderata, non
è una novità. Due anni fa, alle comunali Forza Italia perde il 52,13% dei voti,
mentre AN sale del 16,26. Una fetta del Polo vota per il Centro-sinistra. A
luglio 2006 l’ex candidato sindaco del Polo decide di non votare contro la
giunta ma di astenersi sulle linee programmatiche del governo cittadino.
Quanto accaduto nel 2006 ha anticipato il risultato del 2008. Con un
progressivo spostamento al centro del neonato partito "riformista". D'altro
canto la candidata locale eletta ora alla Camera, aveva debuttato in politica
come assessore comunale con una dichiarazione di neutralità che anticipava
la svolta centrista che ha portato al tracollo elettorale di Walter Veltroni in
sede nazionale: "Non sono mai stata iscritta né vicina ad alcun partito, e più
che interrogarmi sul centro-destra o sul centro-sinistra, alla proposta di un
impegno in giunta, mi sono chiesta se mi sentivo di tirarmi indietro davanti
all’opportunità di operare, da un altro punto di vista rispetto a prima, per le
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 237
persone e la città".
Post scriptum. Da "Le Monde" appena uscito: "On aurait pu croire les Italiens
échaudés par les deux précédents gouvernements Berlusconi (1994-1996 et
2001-2006). L'Italie n'en était sortie ni grandie ni plus prospère. Mais il faut
croire que le pouvoir de séduction du vieux milliardaire agit toujours".
[Anno III, post n. 117 (494)]
15/04/2008
Un, due, tre
14/04/2008
Allegria
13/04/2008
Tromboni, solo di carta?
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 238
Tromboni Per i giornali la rivoluzione arriva dal web. Parola di Carl Bernstein,
"eroe del Watergate": "Internet è una grande opportunità per i lettori, che
possono crearsi i propri giornali, ponderati sulle rispettive preferenze. [...] Il
giornale tradizionale sopravviverà ma sarà in equilibrio con queste nuove
realtà editoriali. Sono gli albori di una vera rivoluzione".
In Italia non mi sembra che si parli tanto dell'argomento. Anzi, c'è una robusta
diffidenza verso Internet. Non so se è un'impressione personale. Chiedo quella
dei lettori e dei colleghi blogger. Ricordando il titolo dell'intervista a Bernstein:
"Giornalismo malato di gossip".
12/04/2008
Solo da noi
Da noi, soltanto da noi non si fa. La pubblicità di Sky apparsa oggi "contro" la
par condicio che non permette i dibattiti diretti come all'estero, è una lezione
di educazione civica. Viene da un concorrente dell'inventore delle "tivù libere"
che, stranezza della vita, è anche uno dei leader in campo per la scelta
elettorale di domani. Anzi il probabile vincitore.
[Anno III, post n. 113 (490)]
12/04/2008
Zapatere
Sono le nove "Zapatere", le nuove nove ministre, contro otto maschi, del
governo Zapatero. Bibiana Aido nella striscia centrale, è la più giovane, 31
anni, e gestirà il dicastero della Eguaglianza. "Bibiana Aído, ministra y
bloguera", la presenta "el Mundo". Carme Chacon è alla Difesa...
Senza farla lunga, una domanda "elettorale italiana", visto il clima e
considerando le urne di domani: sarà mai possibile avere anche da noi un
governo di 17 (direbbero che il numero è infausto) componenti, dei quali nove
donne e otto uomini (soltanto); ed una di quelle signore addirittura alla
Difesa?
[Anno III, post n. 112 (489)]
11/04/2008
Nel pallone
Letteralmente, siamo andati nel pallone. Ovvero siamo "in stato di confusione
mentale, disorientati". E non per colpa nostra. E ci siamo andati, nel pallone,
per colpa del pallone stesso. Di quel pallone usato politicamente per
confondere e complicare le cose.
Ieri il cavaliere al Colosseo aveva detto che Totti era «fuori di testa» per aver
appoggiato il candidato sindaco del Pd, Francesco Rutelli. Oggi, la solita
rettifica o smentita accompagnata dalla consueta accusa: tutta colpa della
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 239
sinistra.
Con un'aggiunta che dice tutto: "Totti è un grande campione, una bandiera
della sua squadra. Gli ho sempre voluto bene, del resto anche la moglie lavora
a Mediaset". Ancora una volta, dunque, ha parlato la "voce del padrone". Così
Berlusconi oggi in un collegamento telefonico con "Radio Radio".
Aspettiamo il sabato del silenzio, e volete che nel sabato del villaggio (globale)
non dica niente il signore di Arcore? Aspettando la domenica del voto e il
lunedì degli scrutini, siamo sicuri che ogni ora che passerà sarà scandita da
qualche affermazione strana o irriguardosa.
Siamo abituati a tutto, ma sarebbe bello che un padrone avesse consiglieri
fidati, capaci di calmarlo in attesa degli eventi. Sarebbe un sogno che un
amico gli dicesse "Silvio adesso per favore andiamo a spasso, a microfoni
spenti". Per rispettare quel poco di spirito democratico che aleggia ancora nel
Bel Paese.
10/04/2008
Noi pantere grigie
09/04/2008
Voto, caos mentale
Il gran finale del voto 2008 procede peggio della peggiore previsione.
Ingenuo fin dalla suola delle scarpe appare Veltroni nello scrivere al suo
avversario quella infelice lettera sulla fedeltà alla Costituzione.
Ma il buon Walter non si è ancora accorto di che pasta è fatto il cavaliere? Il
quale oggi è ritornato sul tema dei brogli, invitando la sinistra ad "evitare altri
trucchi".
Veltroni poteva evitare di rispondere, giustificandosi: "La sinistra non siamo
noi". No, ha detto: "Ma una persona così pensate che possa governare un
Paese?". Purtroppo è già successo, e forse l'avremo ancora a palazzo Chigi.
Il candidato leader del Pdl propone un baratto: presidenza del senato al Pd, noi
al governo ed al Quirinale. Dove, come ampiamente previsto nei piani non
tanto segreti del Pdl, dovrebbe salire il cavaliere, lasciando a Fini la seggiolona
di capo del governo.
Ma per dimostrare che nella vita tutto è più dovuto alla parte esibita dalla
candidata D'Abbraccio che all'intelligenza, potrebbe occuparla, quella
seggiolona, l'odiato Casini, amato dai cattolici di centro e di destra e pure da
quelli riformisti, come si chiamano oggi, od adulti come li sbeffeggia Cossiga
abusando dell'etichetta prodiana: insomma quelli che albergano more uxorio
con Veltroni ma non maledirebbero un incarico al candidato vaticano in
pectore.
[Anno III, post n. 109 (486)]
08/04/2008
Cossiga enfant, terrible
Nel 2007 chiese scusa al papa per le offese arrecate alla Chiesa etc. dal Gay
pride, aggiungendo una velenosa postilla su Romano Prodi: "Questa lettera
aperta di scuse gliela avrebbe dovuta forse scrivere il Presidente del Consiglio
dei ministri, cattolico e 'cattolico adulto': ma egli, e lo comprendo, non può
perché ritiene che la politica e la religione debbano essere non solo distinte
ma separate...".
Anche con Rosy Bindi citò i "cattolici adulti", infamandoli con la consueta
grazia: "non sono un 'cattolico adulto', ma un 'cattolico infante'". I "cattolici
adulti" hanno "la pretesa di parlare direttamente con Dio, anche bypassando il
Vescovo di Roma e della Chiesa Universale, e cioè il Papa". E credono "di
essere, come i catari, i Santi".
Cossiga invece sa soltanto di essere un "cattolico peccatore che si salverá per
la Grazia di Dio, mosso dalla quale cerco di cooperare con le buone opere,
anche obbedendo al Papa e ai Vescovi".
Nella lettera di oggi, Cossiga ribadisce la totale differenza fra i "cattolici adulti"
o "cattolici democratici", e quelli come lui, gli "infanti" o quasi "teodem".
Da profondo conoscitore della teologia (anche se sostiene di saperne soltanto
"qualcosa"), Cossiga conduce in porto una perfetta operazione per confondere
le menti e le acque della politica.
Il suo gioco dialettico serve soltanto a gettare fango sul movimento di Veltroni,
fingendone l'elogio: "Per quanto mi riguarda, forse io voterò per il Partito
democratico, anche se ancora non ho ben capito cosa sia!: ma io non sono
iscritto a questo partito, e in Parlamento voterò come mi pare, anzi, come
appartenente alla Diocesi di Roma e quindi fedele del Vescovo di Roma, che è
anche Papa".
A questo punto, caro presidente Cossiga, con tutta la simpatia che nutriamo
per lei e che lei costantemente ci ispira (come pubblicamente le
testimoniammo), non ci resta altro che dire: "Viva Porta Pia".
[Anno III, post n. 108 (485)]
07/04/2008
Cannoni e cannoli
Umberto Bossi non è nuovo a 'sparare' la minaccia del ricorso alle armi per
imporre le sue ragioni.
L'ultima occasione è stata la sortita contro le schede elettorali (conseguenti
alla "porcata" del suo colonnello Calderoli): "Se necessario, per fermare i
romani che hanno stampato queste schede elettorali che sono una vera
porcata, e non permettono di votare in semplicità e chiarezza, potremmo
anche imbracciare i fucili".
Pochi hanno compreso il verso senso di quelle parole. Che cioè, un senso non
ce l'hanno. È la solita carotina messa davanti al somaro per farlo camminare.
In questo caso, anzi come sempre, nella parabola politica bossiana, il somaro
sarebbe l'elettore... Per tenerlo dalla propria parte, le prova tutte, per cui
mette in imbarazzo anche i colleghi del suo schieramento.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 242
L'on. Berlusconi se l'è cavata con una frase molto infelice. Se fossi in Bossi la
considererei offensiva. Il cavaliere ha detto testualmente: "Bossi ha avuto
quello che ha avuto e si esprime per slogan".
A questo punto, dopo aver detto che da sempre non condivido nulla di quello
che sostiene Bossi, mi sento moralmente dalla sua parte. Berlusconi lo fa
passare per quello che non è. Bossi è capace di intendere e di volere. Dal
punto di vista medico-legale. Da quello politico, è un altro paio di maniche
(soggettivamente, dal mio punto di vista). Troppo comoda appare l'etichetta
del malato appiccicata all'amico per svicolare dalla questione politica. Ma
questa è la politica italiana.
06/04/2008
Villaggio insegna
Strepitosa intervista ieri sera a "Che tempo che fa" di Paolo Villaggio per la
presentazione di un suo libro, "Storia della libertà di pensiero". Elegante, serio
come deve recitare un comico serio, Villaggio ha impartito una bella lezione
intellettuale a quanti dimenticano le piccole regole del "pensare rettamente".
Tra cui c'è quella di non appiattirsi sulle ovvietà, e se possibile di marciare
controcorrente, almeno un poco, se non sempre.
Il prof. Ernesto Galli della Loggia non deve aver letto la dichiarazione del prof.
Marino prima di stendere un approfondito saggio apparso sul "Corriere della
Sera" di oggi come articolo di fondo, intitolato "L'invenzione dei mostri".
Se l'avesse letta, forse avrebbe inserito lo stesso prof. Marino nella lista dei
reprobi che usano disprezzo e manipolazione nei confronti di chi la pensa
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 243
diversamente.
Certamente, Galli della Loggia non avrebbe cambiato la sua opinione, tanto
saldamente arroccata sulla posizione avversa ai critici del "povero" Ferrara,
martire della perfidia di tanti avversari. Che lo dipingono come "una sorta di
orco antiaborista, uno che voleva ricacciare le donne nella clandestinità delle
mammane".
Galli della Loggia non ricorda la definizione di "assassine" usata da Ferrara
verso le donne che hanno abortito. Il termine, preso dal linguaggio giuridico,
ha una sua valenza terribile, che non dovrebbe sfuggire ad un intellettuale
raffinato come Galli della Loggia.
05/04/2008
Voto vuoto
Walter Veltroni scopre soltanto ora che il suo avversario fa una campagna
elettorale in «modo assolutamente incivile».
La risposta indiretta del cavaliere non tarda: è un appello al capo dello Stato
perché garantisca la regolarità del voto, messa in forse dalla impostazione
grafica delle schede elettorali.
Secondo Berlusconi, esse "inducono più facilmente all’errore che
all’espressione di un voto regolare".
Dunque, finito il discorso sui contenuti tutto gira attorno a giochi retorici per
distogliere l'attenzione della gente dai problemi reali del Paese. Prima si
diceva attenti ai brogli, adesso attenti alle schede perché la gente non capisce
nulla.
Non è che gli amici e colleghi di Veltroni (sarebbe esagerato dire compagni)
non siano sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda dei giochi retorici.
Domani nel mio borgo selvaggio si tiene una grande manifestazione del Pd
sul tema: "Le parole da non scordare".
Pensate un po': la gente è in crisi per i mutui, gli aumenti dei prezzi e delle
tariffe, e qui si offre come massimo della discussione politica, ad una
settimana esatta dal voto, questa convention sul dialetto: "E' un modo di
esplorare la nostra cultura, ma anche, per chiunque interverrà, per portare le
parole e il loro significato con sé, nel futuro. Potrà farlo sui due muri che
verranno allestiti, di cinque metri, dove segnare pensieri, parole, figure
importanti del nostro tessuto", ha spiegato Andrea Gnassi, segretario
provinciale del Partito Democratico.
Citiamo dal sito ufficiale del Pd. Dove si legge che alla base della
manifestazione c'è la coscienza che "la perdita di una parola non è solo la
perdita di una sfumatura".
Utile spiegazione che si può fornire magari a chi perde il lavoro: "Ma che cosa
vuoi che sia mai... Vuoi mettere in confronto con la perdita di una parola in
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 244
dialetto nel nostro parlar quotidiano?".
In italiano la risposta potrebbe essere: "Ma va a c....". In dialetto, i nostri
vecchi dicevano: "Ma va' in te dom", vai nel duomo. Chissà perché: non lo
sappiamo, non siamo esperti. Attendiamo lumi domani dall'incontro del Pd,
intitolato appunto "Us geva isé". Si diceva così.
Per non restare isolati ed incompresi, noi aderiamo toto corde all'espressione
nazionale, tra Pasolini e Moravia, "Ma andate a c....".
[Anno III, post n. 105 (482)
04/04/2008
Messe cantate
Non sto con Ferrara non perché voglio stare con i violenti che alla fine
sbagliano pure il bersaglio e tirano le sedie in testa ai giornalisti. Successo a
Bologna. Non sto con Ferrara perché lui stesso dimostra di voler essere
violento nel definire "assassine" le donne che hanno abortito. Non so che cosa
gli frulli adesso in testa. Ferrara è sempre stato un amabile conversatore
anche quando sosteneva tesi che non condividevo. È una penna eccezionale,
un intellettuale di razza, uno che se non stai attento fa l'incantatore, come
quelli che ipnotizzano i cassieri delle banche. Ponendosi sul limitare tra la
convinzione esercitata lecitamente ed il plagio che un tempo era un reato, ma
che possiamo considerare soltanto come un'opzione pericolosa nella
economia sociale.
Viviamo una stagione in cui non si ha più il senso del ridicolo. Quando Follini
dichiara che il Pd di Veltroni sarà la nuova Dc, scopre l'acqua calda.
Si scandalizza inutilmente Maria Giovanna Maglie che ricorda: "Com’era che
dicevamo? 'Non vogliamo morire democristiani'. Era il nostro slogan di ragazzi
comunisti...".
03/04/2008
Risse rosa
Ieri sera all'Infedele di Gad Lerner, erano ospiti tutte signore della politica, a
discutere più che dei problemi concreti del Paese, di un settimanale che ne ha
intervistate altre appartenenti alla stessa categoria, per sapere segreti di
seduzione e di comportamento nella vita d'ogni giorno.
Per un'oretta abbondante ho resistito al sonno, poi ho spento il televisore.
Caro Lerner, è vero che la definizione di "quote rosa" non piace a tutti od a
tutte le interessate. Ma credo che serva ancor meno stare davanti al video per
assistere a "risse rosa" di chi magari fa finta di non capire il nocciolo del
problema.
In molti casi il nome di donna serve a mascherare le volontà dei capi-lista
(ovvero dei capi-partito), tutti signori uomini. In altri il nome di donna serve
per mascherare un rinnovamento che non c'è. E per accontentare poteri forti
anche estranei alla vita politica, che impongono quella scelta.
Occorrerà riparlarne seriamente, ma prima bisogna modificare la legge
elettorale, non potendo cambiare né costumi né usanze della vita del Paese.
[Anno III, post n. 103 (480)]
03/04/2008
Grazie, comunque
03/04/2008
Sindrome Ferrara
02/04/2008
L'onore del Colle
A sua volta Carlo Azeglio Ciampi ha smentito (ancora una volta) la leggenda
metropolitana diffusa dalla destra di Berlusconi (e Calderoli) che lo vuole
responsabile politico del "porcellum" (o "porcata"), cioè del premio di
maggioranza al Senato nella legge elettorale in vigore.
Purtroppo Berlusconi è avvezzo ad offendere chi non la pensa come lui. Anche
se siede sul Colle. Nel febbraio 2005, il cavaliere accusò lo stesso Ciampi di
essere condizionato prima della promulgazione delle leggi dalle "sirene della
sinistra". Una nota del Quirinale parlò di "sorpresa" di Ciampi, per difendere la
correttezza dell'operato del presidente.
In tempi precedenti (si legge in un libro del 1997, di Augusta Forconi),
Berlusconi definì Napolitano "il peggiore perché sembra un inglese e invece si
comporta da stalinista".
Passano gli anni e Berlusconi non perde il vizio. Quindi la difesa dell'onore del
Quirinale fatta ieri sera da Napolitano, è stata quanto mai opportuna, anzi
necessaria.
Documenti.
Queste parole di Berlusconi: "Sappiamo che ogni decisione del Consiglio dei
ministri dovrà passare per le forche caudine di un capo dello Stato che sta
dall'altra parte. Ricordo i rapporti con Carlo Azeglio Ciampi...".
Questa la dichiarazione del Quirinale di ieri sera: "La presidenza della
Repubblica, chiunque ne fosse il titolare, ha sempre esercitato una funzione di
garanzia nell'ambito delle competenze attribuitele dalla Costituzione senza
mai sottoporre a interferenze improprie le decisioni di alcun governo, e
considera grave che le si possano attribuire pregiudizi ostili nei confronti di
qualsiasi parte politica".
Queste le parole di Ciampi: "L'obiezione da noi mossa al testo inviatoci allora
da Palazzo Chigi, prima che fosse approvato al Consiglio dei ministri,
riguardava solo l'incostituzionalità del premio di maggioranza nazionale per il
Senato, che era in palese contrasto con l'articolo 57 della Carta. L'articolo, per
intenderci, secondo il quale il Senato è eletto a base regionale. Da un punto di
vista giuridico l'ostacolo era insormontabile, dunque lo segnalammo".
Ciampi, ha detto P. F. Casini oggi, è "un galantuomo che ha fatto onore
all'Italia".
[Anno III, post n. 100 (477)]
01/04/2008
Ricchi senza saperlo
A proposito del post "Poveri per fare i ricchi". È appena uscita una notizia Ansa
relativa sempre a Rimini.
Un rapporto della locale Camera di Commercio spiega che la provincia di
Rimini è l'undicesima in Italia per il benessere economico: però la "percezione"
di questo benessere è "più bassa rispetto alla crescita reale". Ovvero, siamo
ricchi senza saperlo, o magari facendo finta di non esserlo.
Dunque, i riminesi sono ricchi ma non sapendolo s'indebitano e diventano
poveri? Quindi sono (siamo) doppiamente scemi?
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 248
[Anno III, post n. 99 (476)]
01/04/2008
Poveri per fare i ricchi
Vitali, che proviene dalla scuola del compianto don Oreste Benzi, precisa:
"Sono sempre più infatti le persone che fanno ricorso ad acquisti a rate per
poter 'restare a passo con i tempi', e mantenere uno stile di vita che, fino a
qualche anno fa, potevano permettersi senza tanti problemi e, anzi,
risparmiando anche qualche cosa per il futuro dei figli. Anche se dal benessere
diffuso non sembra, sono tante le persone che, nell’illusione di un
miglioramento futuro, si indebitano per comprarsi a rate il televisore nuovo,
cambiare auto o l’ennesimo modello di telefono cellulare. Ci sono anche quelli
che, per permettersi questi acquisti, risparmiano addirittura sui beni primari,
come il cibo, e non mancano quelli che si rivolgono alle mense. Anche la
povertà allora cambia, da quella tradizionale legata alle difficoltà primarie di
casa e cibo, a quella odierna legata agli 'status symbol'".
Insomma, i nuovi poveri lo sono perché vogliono fare i ricchi.
"Oggi, anche se sembra il contrario, è molto più facile essere tagliati fuori
dalla normalità. È questa nuovo tipo di società che mi preoccupa. Perché le
famiglie povere hanno in sé una grande capacità adattiva che, con aiuti mirati,
gli permettono di riuscire a cavarsela con sacrificio e flessibilità. Le famiglie
oggi in difficoltà, sono invece impreparate a gestire il cambiamento, ed
esposte a rischi che, da economici, rischiano spesso di sfociare in crisi
relazionali, educative, sociali".
Vitali conclude con queste parole: "Quella in atto è una vera e propria
rivoluzione che dobbiamo imparare al più presto a gestire con servizi nuovi,
idee, e una diversa lettura delle dinamiche sociali e familiari, sempre più
diverse e incompatibili con quelle a cui storicamente abbiamo sempre fatto
riferimento. Non dobbiamo soprattutto compiere l’errore di continuare a
gestire queste dinamiche come emergenza, ma rimboccarci le maniche per
affrontare quella che, sempre più, si sta affermando come una ‘crisi della
normalità’".
01/04/2008
Leggi sloggiate
31/03/2008
Fisco pazzo
Documento Arrivano i rimborsi dal fisco (anno 2005). In duplice copia. In buste
separate. Ho avvertito il call-center. Ho riscosso una sola volta. Ma ci
potrebbero essere anche i "furbi" che riscuotono due volte. Questa è una
notizia buona per la carta stampata. È impazzito il cervellone del fisco.
[Anno III, post n. 96 (473)]
30/03/2008
Ordine privato
29/03/2008
Silvio I papa
Non ci resta che ridere. Silvio Berlusconi ha la fissa della missione religiosa. E
passi. Siamo nella sfera di lecite anche se discutibili posizioni mistico-politiche.
Oggi ha detto che non può allontanare da sé "l'amaro calice".
Ridicolo? Semmai blasfemo. Ma lui si può permettere tutto.
Ieri ha parlato come se fosse il portavoce del cardinal Camillo Ruini. Oggi gli
risponde per le rime l'ex compagno di banco Pier Ferdinando Casini. Che
accusa il cavaliere di scarso o nessun rispetto verso la Chiesa.
28/03/2008
Il male di leggere
27/03/2008
Allam, la Chiesa precisa
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 251
26/03/2008
PD(ietrofront)
Come suol dirsi, è stata una inversione "ad u". Per andare avanti, è tornato
indietro sui suoi passi.
Si è finalmente accorto che "l'avversario" lo prendeva bellamente a schiaffi, e
che non poteva porgere l'altra guancia all'infinito. Correva il rischio di
prenderne tanti da non poter più aprire bocca.
Si è finalmente accorto che l'uso perverso della politica nelle tv del signor
padrone-Berlusconi, gli sta gettando fango a palate 24 ore su 24.
25/03/2008
Allam, clamore e crociate
Ogni evento legato alla coscienza ed alla spiritualità merita rispetto, quindi
non può essere messo in discussione da nessuno.
Diverso è il discorso sul modo con cui quell'evento è gestito e presentato.
Soprattutto se quell'evento finisce sulla ribalta della cronaca e della politica
che dovrebbero esser rispettosamente tenute alla larga.
Tra il "Dio lo vuole" (oppure "Dio è con noi") e la gestione di una conversione,
c'è una bella differenza.
La conversione richiede silenzio, non pubblico "spettacolo" e dichiarazioni
giornalistiche a piena pagina come ha fatto sul suo giornale Magdi Allam,
vicedirettore "ad personam" del "Corriere della Sera".
Claudio Magris, sullo stesso quotidiano, esprime oggi una severa critica alle
parole di Magdi Allam: "...nella lettera in cui racconta la sua rinascita
spirituale, non si limita a ringraziare Dio per la grazia ricevuta, ma propugna
contestualmente una precisa linea politica, affermando la natura
'fisiologicamente violenta di tutto l’Islam' e la conseguente necessità di
combattere tutto l’Islam, il che non è conforme all’amore cristiano e al suo
senso di fraternità universale".
Bobo Craxi ha detto a sua volta: "Una conversione dovrebbe essere un fatto
privato, ma il giornalista Magdi Allam l'ha trasformata in un atto pubblico ed in
un fatto politico, risalente alla propria ostinata denuncia contro i rischi che si
annidano nel fanatismo religioso islamico".
24/03/2008
Hillary, bugie sui Balcani
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 253
L'accusa è del "Washington Post", con l'attribuzione di "quattro pinocchietti" a
Hillary Rodham Clinton per aver dichiarato che nel 1966 atterrò nei Balcani, a
Tuzla, "in mezzo al fuoco dei cecchini". Una foto di Doug Mills, Associated
Press, la smentisce.
23/03/2008
Voto, se 2+2=3
Nella nuova giunta comunale, volti nuovi. Tra di loro c'è chi dichiara: "Non
sono mai stata iscritta né vicina ad alcun partito, e più che interrogarmi sul
centro-destra o sul centro-sinistra, alla proposta di un impegno in giunta, mi
sono chiesta se mi sentivo di tirarmi indietro davanti all’opportunità di
operare, da un altro punto di vista rispetto a prima, per le persone e la città".
La ciliegina sulla torta dell'assessore riminese indifferente alla destra ed alla
sinistra, fu questa sua frase: "In giunta, sono considerata 'in quota' al mondo
cattolico, più che a una coalizione".
Con ciò si dimostra che non sempre 2 più 2 fa 4, ma che può anche fare 3. Se
quel 52,13% perduto dal centro-destra torna all'ovile berlusconiano, la giunta
comunale cittadina ne dovrebbe ricevere un schiaffo morale. Ma non sarà così.
Si dirà che una cosa sono le amministrative ed una cosa le elezioni politiche.
Giusto. Non è possibile far quadrare il cerchio. Ma una logica ci dovrà pur
essere nelle nostre azioni. Se ieri non andava bene l'obiettivo del centro-
destra per la città, è segno che il centro-sinistra aveva le sue buone ragioni
'pratiche' per ottenere quel voto.
Adesso se quel voto torna a casa, anche i più ferrei veltroniani dovrebbero
riconoscere che per governare in sede locale e nel Paese, occorre continuare
con le strizzatine d'occhio, facendo finta di gareggiare con avversari che
invece possono essere pure colleghi di un'eroica impresa, spacciata per il
"salvataggio dell'Italia".
E se il Pd perdesse le elezioni, sarebbe giustamente pronto a sottolineare che i
suoi candidati hanno avuto un'esperienza locale anche grazie al centro-destra
che fu 'indisciplinato' nel 2006, e che lo stesso centro-destra dovrebbe essere
riconoscente, come vincitore nel 2008...
Questo dicono i numeri, che non sono un'opinione, ma possono benissimo
esprimerne parecchie. Anche di fastidiose. Come quelle che frullano per la
testa della "Sinistra Arcobaleno" vilipesa da tutto il Pd in sede nazionale ma
convivente in giunta cittadina.
[Anno III, post n. 88 (465)]
22/03/2008
Nancy Pelosi insegna
Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera Usa, ieri ha incontrato il Dalai
Lama nella sua residenza a Dharamsala, in India. "E' il nostro destino aiutare
la gente del Tibet. Se il mondo non si esprime contro la Cina e contro i cinesi
in Tibet, allora vuol dire che abbiamo perso tutta l'autorità morale per parlare
di diritti umani", ha detto Nancy Pelosi, che era con altri nove esponenti del
Congresso americano.
Questione di carattere, di cultura, di rispetto di certi valori che sono alla base
del vivere comune? Contrapponiamo l'elogio di Nancy Pelosi fatto da Rampini,
alla desolata descrizione del momento politico italiano contenuto
nell'editoriale di Riccardo Barenghi su "La Stampa" di stamane. Dove si
accenna a liste "piene di contraddizioni, di volti sconosciuti e inutili".
Noi avremo deputati catapultati a Roma da scelte dei capi-partito, saranno
elette persone degnissime che però non hanno mai affrontato in precedenza
la selezione elettorale, e sono salite ad incarichi di governo locale soltanto
perché chiamate dall'alto.
Anche loro, una volta entrate a Montecitorio, saranno liete per la vittoria delle
"quote rosa" e si sentiranno investite da una missione salvifica, quella di
dimostrare che pure in Italia "le donne ce l'hanno fatta".
Ma siamo sicuri che neppure lontanamente le sfiora la tentazione di riflettere
sulla questione: ed io nei panni della Nancy che avrei fatto?
21/03/2008
Certi giornali
Il richiamo è irrituale. Tenendo soprattutto conto che arriva alla vigilia di una
consultazione elettorale che sta lentamente deviando dal binario istituzionale,
come dimostrano le avances berlusconiane in materia di Alitalia. Il cavaliere si
considera già il futuro premier, e vuol dettare le regole del gioco.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 256
Alla fine non si affermi però che questi sono pensieri qualunquistici. Come si
dice di quelli secondo cui una protesta con il non-voto è una soluzione come le
altre.
Ci si dovrebbe porre un altro problema: la crisi morale e politica di un Paese
nasce vedendo ad esempio l'immondizia di Napoli, oppure da quello che
sull'immondizia scrive qualcuno a Milano o a Parigi?
[Anno III, post n. 86 (463)]
20/03/2008
Carla Bruni bacchetta
Dopo Veronica Lario che tirava le orecchie al marito Silvio Berlusconi, ecco
Carla Bruni che però scrive a "Le Monde" (di ieri) per difendere il consorte
Nicolas Sarkozy. La vicenda è nota, è quella del falso sms che monsieur le
président avrebbe inviato alla "ex" Cécilia...
Ecco perché sono d'accordo con le conclusioni di Carla Bruni. Solo giornalisti
"veri" possono fermare la calunnia che tutto può e tutto travolge, secondo la
citazione che la stessa signora riporta in conclusione della sua lettera.
19/03/2008
Ruota della sfortuna
Ma che bella pensata. Monsignor Giuseppe Betori non sostiene soltanto che
bisogna riformare la legge elettorale per dare un "po' di democrazia a questo
Paese".
No. Sostiene pure che si possono ripristinare le vecchie "ruote" per
abbandonarvi i figli, dato "che hanno espresso e possono esprimere ancora
oggi un modo per venire incontro alle esigenze delle donne".
Dal che si deduce che non è immorale mettere al mondo delle creature che
non si vogliono e che poi si possono lasciare al loro destino, appunto della
"ruota della sfortuna".
Ma mi chiedo: è veramente morale pensare di risolvere i problemi così, o c'è
da rabbrividire?
[Anno III, post n. 84 (461)]
18/03/2008
Betori s'accontenta
17/03/2008
Douce France
16/03/2008
P(aguro) D(ay)
Lui stesso oggi risponde che non è vero, i programmi dei due partiti
concorrenti non si somigliano.
Ovvio, quello che dice. Ma occorre lo scatto, dimostrare nei fatti (nelle
proposte) che il Pd è diverso. Ma sarà possibile in questa campagna
elettorale?
I problemi sono doppi: a livello nazionale, c'è il confronto con il concorrente
Berlusconi; a livello locale, quello con le numerose tensioni provocate dalle
candidature.
I grandi quotidiani nazionali stanno perdendo un'occasione storica, quella di
esaminare la vita del Pd nella periferia: parlano soltanto dei leader, dei loro
comizi, e forse le sorprese si vedranno solamente dall'esito delle urne.
Pazienza. Le grandi firme non girano se non per seguire i comizi, i
corrispondenti non amano discostarsi dal conformismo e dal tran-tran che è
d'obbligo nei confronti dei potentati con i quali si hanno i rapporti di lavoro
quotidiani in sede locale.
C'è un'altra questione che sfugge al dibattito del Pd, quello sulla crisi
economica Usa legata alla sua politica estera, e sulla stessa politica estera
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 259
degli Usa (che non è una grande passione dei nostri politici se non nei
momenti degli inchini). Politica estera degli Usa che, per le guerre di
esportazione della democrazia, oggi Barbara Spinelli definisce una "Sconfitta
morale".
L'articolo inizia con queste parole: "Cinque anni di guerra in Iraq e una guerra
afghana che nessuno osa riesaminare hanno cambiato il mondo radicalmente,
danneggiando in misura non ancora calcolabile la sicurezza, la forza
d'attrazione, la robustezza economica, infine la potenza morale
dell'Occidente".
Questa è la conclusione della Spinelli: "Accanto al disastro economico-
strategico della guerra irachena (Stiglitz indica un costo di 3000 miliardi di
dollari, pagato solo col deficit), c'è questo disastro etico: non meno esiziale.
Un'etica che fallisce così miseramente è terribilmente simile al comunismo - e
non sorprende che fra i neo-con ci siano tanti eredi del '68 marxista-cinese.
Alla fonte l'ideale comunista è buono, ma i risultati sono tali che etica e ideale
ne escono lordati irrimediabilmente. Lo stesso accade per le guerre etiche,
così come son state imposte dagli esorcisti neo-con d'America ed Europa".
I leader dei due partiti dovrebbero ascoltare queste parole. Veltroni è già sulla
buona strada, ma deve essere consapevole che non tutto è rose e fiori, grazie
al metodo usato per le candidature.
16/03/2008
16 marzo 1978
Entro dal preside. Ripeto quelle parole. Mi risponde: "Tu hai sempre voglia di
scherzare".
Andiamo all'aula audiovisivi. Accendiamo il televisore nel buio lugubre della
stanza. Tutto vero.
14/03/2008
Indietro, Savoia!
Grazie del pensiero, ma non si disturbi. Da lei non vogliamo nulla. Di lei non ci
fidiamo. Lei forse non lo sa, ma fu un Savoia che si fece trascinare nella
rovinosa guerra del 1940-1945, lo stesso re d'Italia che firmò le leggi contro gli
ebrei nel 1938.
Quindi, signor Emanuele Filiberto ci risparmi dichiarazioni da starlette in calore
ed in cerca di pubblicità. Glielo dice uno che è nato nel 1942, e la prima
immagine che ha memorizzato è quella di una jeep nell'ultimo dei quattordici
sfollamenti a cui è stato costretto sotto le bombe. Con la guerra abbiamo
perso tutto, abbiamo salvato soltanto una valigetta con le fotografie di
famiglia. Abbiamo portato i calzoni alla zuava con le pezze al culo non perché
andasse di moda, come adesso è per i pantaloni stracciati delle grandi firme.
Signor Savoia, resti nel suo vuoto pneumatico mentale dimostrato dal fatto
che per rispetto verso quel bisnonno che insediò Mussolini nel 1922 (mai
sentito parlare di "marcia su Roma"?) e che lo arrestò nel luglio 1943, non
evita di stringere mani che non dovrebbero avere molta simpatia nei suoi
confronti, quale ultimo erede di quella dinastia che tradì il duce, come
dicevano una volta i nostalgici della Buonanima.
Ma lei dell'Italia conosce soltanto le notizie del campionato di calcio. Inutile
spiegarle tante cose. Un solo invito, pressante cortese e soprattutto
democratico: "Indietro, Savoia". Non c'è trippa per gatti.
[Anno III, post n. 79 (456)]
13/03/2008
Odio e cattivi maestri
12/03/2008
Uno, anzi nessuno
Poi si è abbandonato alla più spietata confidenza: Ciarrapico è uno dei mille
candidati e non "conterà niente nella politica del Ppe".
Siccome il cavaliere sa quello che dice e non parla mai a vanvera, fa sorridere
ma inquieta la precisazione che il suo candidato 'nostalgico' non "conterà
niente": non Italia (dove quindi conterà qualcosa nel Pdl), ma a livello europeo
nel Ppe...
L'equazione fra "uno dei mille" e "nessuno" è un po' spericolata. Anche perché
si potrebbe pensare che a capo di quei "mille" c'è lui, Berlusconi, che potrebbe
autorizzarsi a considerarsi un nuovo Garibaldi. Senza camicia rossa, anzi con
quella nera che da alcuni giorni indossa argutamente. Per farsi capire dai
possibili elettori.
[Anno III, post n. 77 (454)]
11/03/2008
Lui squillo, noi squilli
Da noi ci sono invece gli squilli di "all'urne, siam fascisti", che il Cavaliere
giustifica con una ragione di una certa casa della libertà.
Dove si ha bisogno delle prestazioni di quel certo cliente di cui non
conosciamo il numero nell'agenda della maison, ma soltanto il fatto che
(parole di Berlusconi) "ha dei giornali importanti" che "assolutamente" non
debbono essere ostili.
Da che mondo è mondo, per la squillo si paga e si perde, con gli squilli di
tromba (e dei giornali) si vince.
Come si dice, niente di nuovo sotto il sole.
[Anno III, post n. 76 (453)]
10/03/2008
(E)Lezioni
09/03/2008
Berlusconi disperato
Il Berlusconi che straccia dei fogli di carta per dire al suo popolo che quella
sarebbe la sorte del programma di Veltroni se il Pd vincesse, non fa un gesto
"inaudito" (come scrive oggi Eugenio Scalfari), ma un gesto disperato.
Il Cavaliere confessa con quella mossa che il suo pubblico non comprende
tante parole difficili, ma ha bisogno di una provocazione semplice ed
esemplificata appunto con quei fogli stracciati per denigrare simbolicamente
l'avversario.
Ed il gesto disperato di Silvio Berlusconi è arrivato assieme alla dichiarazione
di voler interpretare l'eredità dell'illuminismo migliore, o qualcosa di simile.
Per fortuna. Chissà che cosa avrebbe inscenato se si fosse lasciato sfuggire di
voler essere un bieco reazionario. Avrebbe dato fuoco a quei fogli dicendo: su
questo rogo brucerà Veltroni se vincerà? (Ben reazionario è stato Fini,
chiamando il 13 aprile festa della Liberazione, per cancellare nelle menti del
loro "popolo" quella "comunista" del 25 aprile a cui Berlusconi non ha mai
partecipato...)
Gesto dunque non "inaudito" ma debole. Cioè segno di debolezza. Però nello
stesso tempo, segnale forte diretto a Veltroni. Il quale aveva accantonato
l'antiberlusconismo per una campagna elettorale fatta soltanto di sorrisi per
l'avversario. Il re di Roma voleva entrare nella gabbia di tigri del re di Arcore,
sperando di trasformarle in agnellini con un abracadabra da prestigiatore. Ma
la politica non è soltanto spettacolo. Le tigri sono lì per sbranare il domatore
(ogni tanto succede): è il loro mestiere.
Berlusconi che straccia quei fogli, è un altro domatore illuso come Veltroni
(con la differenza di avere alle spalle un delfino astuto, quel Fini della
"liberazione del 13 aprile").
Se il segretario del Pd aveva confidato in una competizione leale e cortese, il
cavaliere ha cancellato ogni possibilità di evitare lo scontro. Per il semplice
motivo che soltanto sulla sua capacità di scontro e di denigrazione
dell'avversario, sta la forza bruta di Berlusconi.
A Milano il Cavaliere ha mostrato tutta la sua debolezza politica basandosi su
quella "forza" mediatica fatta di aggressione.
Mancano cinque settimane al voto. Ormai non ha più tempo di recitare copioni
diversi. Deve divertire la gente schiaffeggiando il rivale come in una scenetta
circense. Ma in pista non ci sono clown che fingono di lottare tra loro. Lui fa sul
serio. Lui non si esibisce al trapezio, non gareggia in abilità dialettica come un
vero politico, ricorre ai trucchi illusionistici del demagogo che è stato e sarà.
A questo punto aumentano le parallele responsabilità morali di Veltroni. Non si
crea un partito nuovo con analoghi giochetti di prestigio, esibendo candidati
tirati fuori come assi della manica. Chi ha visto come l'asso è stato nascosto e
da chi, non applaude. Ovvero non lo vota. Se Veltroni perde non è merito di
Berlusconi, ma è colpa dell'entourage dello stesso Veltroni. Che ha sistemato
d'autorità candidati che non convincono.
Se perde, Veltroni non accusi la sordità dell'elettorato od il destino cinico e
baro. Ma l'arroganza dei suoi apparati che spacciano per nuovo quello che è il
frutto più antico della vita politica italiana, il frutto del "particulare" delle
"corti" e delle "curie" che gestiscono scelte amministrative, economiche e
politiche. E confidano nel fatto che chi non è coinvolto per interesse, finga di
non vedere.
08/03/2008
PD(oloooree!)
07/03/2008
P(e)D(a)L(a)
06/03/2008
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 265
PD(ifetti)
Morale della favola. Avevo ragione quando chiedevo che fossero rese note le
cifre sui votanti alle "primariette" per le liste.Decido
[Anno III, post n. 71 (448)]
05/03/2008
Equivoci
04/03/2008
PD(inosauri)
Un politico di lungo corso ex diessino escluso dalle liste del Pd, scrive al suo
segretario una lettera aperta di stringente analisi. Tu hai perso il controllo
della situazione, gli dice, probabilmente ti è slittata la frizione, hai insultato
gente che "ha dato molto" e che "prima di fare politica aveva un mestiere"
(sottinteso: al contrario di te).
Tu devi controllare il tuo carattere, gli suggerisce, ma non è soltanto
questione di carattere perché hai creato un clima di esproprio per
delegittimare i deputati uscenti e far prevalere le linee verticistiche alla faccia
della "consultazione" (le "primariette") gestita senza regole e regolamento. E
soprattutto in mano agli "ascari" del segretario. Il termine ha una sua patina
antica ed ormai è fuori uso. La sua riproposta indica lo scopo della polemica:
dire (dall'interno) che quella del Pd locale è stata la peggior politica possibile.
E poi, il politico di lungo corso presenta il conto matematico. L'unica
candidatura è quella di una signora di provenienza "margheritina", quindi
cattolica, quando la parte diessina, ovvero laica, aveva maggiori diritti
contando tre volte tanto nella nascita del Pd. La persona scelta, per la sua
fede religiosa, non fa bene sperare il politico di lungo corso per le questioni
legate alla laicità ed all'aborto, temi cari alle donne dei Ds.
Il politico di lungo corso accusa il segretario locale (di provenienza diessina
pure lui) di aver voluto liquidare la vecchia classe dirigente come un mausoleo
di dinosauri.
Commento nostro. Le donne ex diessine potrebbero disertare le urne per
protestare contro la collega margheritina messa in lista per la Camera?
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 266
Non è ovviamente un dinosauro il candidato al Senato Sergio Zavoli, classe
1923, amico di Walter Veltroni.
[Anno III, post n. 69 (446)]
03/03/2008
Un leghista per Veltroni
Nel giorno degli abbandoni (Baudo lascia Sanremo e Mastella è lasciato solo a
Ceppaloni), sorride malignamente Casini. Il quale già il 4 dicembre 2006 aveva
dato il suo addio al cavaliere: "ormai la Cdl non ha più senso per cui i vertici li
facciano loro, li facciano Berlusconi, Fini e Bossi".
Il giorno dopo, 5 dicembre 2006, Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della
Sera" aveva dato formalmente il benservito al cavaliere, confermando la
posizione di Casini: Berlusconi "è stato incapace di elaborare una qualsiasi
forma di rappresentanza sociale e di cultura della mediazione, probabilmente
perché politicamente sprovvisto di una qualunque vera idea forte. La
rivoluzione liberale è così rimasta una formula. Tutto si è fermato agli slogan e
come partito (non come lista elettorale!) Forza Italia è rimasta un partito di
plastica".
Da allora ad oggi che cosa c'è stato di nuovo? Il cambio di nome, l'apparizione
dei "Circoli" e di una signora MVB messa in ombra negli ultimi giorni dai vecchi
apparati. E soprattutto Veltroni che sta rubando la scena al cavaliere non per
dire cose "di sinistra", ma offrire agli elettori anche un personaggio già
favorevole allo sciopero fiscale dei Leghisti.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 267
[Anno III, post n. 68 (445)]
02/03/2008
Notizie in ombra
Altra notizia: di casa nostra, ripresa da "La tecnica della scuola". Dichiarazione
di Walter Veltroni: "La scuola ha ancora una impostazione ottocentesca; come
è possibile per esempio che ad un ragazzo che va a scuola l'unica forma di
creatività che gli si chiede sia il tema? Possibile che non esistano altre forme
con cui possa esprimersi, come un racconto, una foto o un filmato? Se un
ragazzo è bravo a scrivere racconti perché questa sua capacità non conta
nulla?”. (Ne tratta oggi "il Giornale" qui e qui.)
Ma non meno importante è il passo sulla giustizia: "Se [Veltroni] pensa che un
grande Paese come l'Italia debba avere un sistema giudiziario come il nostro:
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 268
ovvero che cosa di concreto bisognerebbe fare a suo avviso per averne uno
diverso. Ma su questo tema non sembra che il segretario del Pd abbia fin qui
voluto spendere una parola. Come non ha speso una parola, se non mi
sbaglio, sulla voragine in cui sta precipitando il Mezzogiorno".
Decido Ci sarebbe poi una terza notizia da citare come "in ombra", ma se non
vado errato è una notizia del tutto inesistente (l'ho cercata, ma non l'ho
trovata...): quanti sono stati i simpatizzanti e/o iscritti al Pd che hanno
partecipato alle "primariette" per le liste elettorali?
01/03/2008
Velardi contagiato
"La magistratura fa politica" sintetizza il titolo il suo pensiero: "Sono del tutto
evidenti gli elementi politici dell'inchiesta: come spesso accade ed è accaduto
in Italia, la magistratura esce dal suo ruolo istituzionale e diventa giustiziera.
Insomma, si arroga il diritto di fare politica".
Ci risiamo, forse per un'istintiva autodifesa dei politici. Uno di loro finisce sotto
processo? La colpa è dei magistrati. Nulla di strano, perché tutte le opinioni
sono opinioni, e quindi vanno almeno registrate nell'inventario delle idee
correnti. Ma il fatto strano è che quel titolo "La magistratura fa politica" faceva
intravedere quale autore della dichiarazione qualche concorrente di Velardi,
uno di quelli che non presenteranno nelle liste candidati sotto processo, a
meno che lo stesso processo non sia appunto "politico".
29/02/2008
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 269
Sanremo segreta
28/02/2008
L'innominabile
27/02/2008
Gravina, Italia
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 270
Ogni fatto diventa sempre simbolo di un aspetto che è lontano dal fatto stesso
in sé. Prendiamo la morte atroce dei due fratellini di Gravina. Li hanno ritrovati
per caso.
Li avevano cercati dappertutto, si diceva. Dappertutto, davvero? Anche lì dove
poi per caso li hanno scoperti.
Senza incolpare nessuno, possiamo porci delle domande:
1. E' ammissibile che il rudere di un palazzo così pericoloso per la sua
struttura interna e non visibile, sia lasciato accessibile ai giochi dei bambini?
2. Chi è ne è proprietario con i connessi obblighi di legge per la pubblica
sicurezza?
3. Quando il palazzo è stato visitato dagli inquirenti, è stata data un'occhiata
superficiale o davanti a quel pozzo di 20 metri si è scesi visitando pure gli
spazi ad esso collegati dove sono finiti i due fratellini?
4. Le ricerche sono state svolte anche in Romania dietro suggerimento di
protagonisti autorevoli della vita cittadina. In base a quali elementi era stato
presentato agli inquirenti quel suggerimento?
5. Se quel suggerimento fosse stato presentato da un normale cittadino e non
da quei protagonisti autorevoli, quel cittadino ora sarebbe interrogato in
maniera stringente?
26/02/2008
Momenti-verità
Da Gravina di Puglia, con quel ragazzino caduto nel pozzo che fa scoprire i
cadaveri dei due bambini scomparsi quasi due anni fa, a Sanremo il passo è
stato lungo, molto lungo.
25/02/2008
Bonino giù dalla torre
Se WV lancia Rutelli sul Campidoglio, Rosy Bindi butta giù dalla torre Emma
Bonino.
Non usa perifrasi, ma il duro linguaggio di un'età politica che credevamo
abbandonato nel 'nuovo' Pd.
Stamani su "La Stampa" Rosy Bindi ha dichiarato: "Lo dico da componente
cattolica di questo partito: ho una grande stima di Emma Bonino e a lei chiedo
di stare nelle nostre liste da ministro e non da radicale. Così come chiedo a
Paola Binetti di stare nel Pd da democratica e non da cattolica. Penso che ci
dovremo limitare un po' tutti",
Contro la presenza della Binetti nelle liste del Pd ("Se c'è lei non vi votiamo!"),
è stata avviata una petizione nel blog "Bioetica" (curato da Chiara Lalli).
[Anno III, post n. 61 (438)]
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 272
24/02/2008
Urne bollenti
23/02/2008
Il maestro dalla penna ex rossa
Bertinotti, Binetti, Bonino... Cominciano tutti con la lettera "b", i loro cognomi,
ma all'appello del maestro, l'allievo Bertinotti non può rispondere. Gli altri
sono in classe con tanto di giustificazione o raccomandazione che dir si voglia.
Invece Bertinotti è stato parcheggiato in qualche corridoio, nascosto alla vista
della classe, perché potrebbe infastidire od indurre in tentazione con la cattiva
compagnia con cui si ritrova.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 273
Il maestro dalla penna ex rossa, Walter Veltroni, fa l'appello e pensa che prima
di Bertinotti c'è un altro cognome con la lettera "b" che tanto avrebbe voluto
nel suo registro, Berlusconi Silvio, ma lui non frequenta la scuola pubblica.
Un maestro privato va a casa sua tutte le mattine, gli fa recitare le orazioni,
mica perché il maestro creda in Dio, ma soltanto perché così il buon Silvio può
presentarsi da bravo cristiano per ricevere il meritato suffragio elettorale dalle
folle oceaniche dei gazebo. E può apparire nel Tg5 (è successo anche oggi),
nella gigantografia con il cupolone di San Pietro sullo sfondo come surrogato
mediatico di chi sotto quel cupolone ci abita.
Il maestro Veltroni non può distrarsi in classe, perché quelle due allieve Binetti
e Bonino non sono mica tanto docili. Non si sono tirate i capelli sinora, ma
sono pronte a farsi qualche sgambetto.
La Binetti è molto attenta alle spiegazioni del maestro, scuote la testa, e
sussurra: mica sono scema, alludendo a quella compagna di banco con cui ha
poco o nulla da spartire se non la poca luce che viene dalla finestra.
Ci scommetto che un giorno o l'altro l'allieva Binetti farà partire dai suoi
amici, uno di quei fulmini che sono capaci di "ruinare" un bel pomeriggio di
sole e di festa.
L'allieva Binetti è molto timida, una ragazzina seria, ma sapeste com'è
corteggiata. Le dicono, papale papale, di prender su e d'andarsene via dalla
classe del maestro Veltroni. Attenta che quello vi porta tutti alla scomunica.
Pensate a chi ha fatto entrare in classe: ... quel signore attempato di Milano,
come si chiama, ah sì, Veronesi: un miscredente, un ateo non devoto, uno
scienziato soprattutto, pericoloso perché usa la testa, chissà che cosa
combinerà...
22/02/2008
Giovinezze
Volevo fare una battuta ieri, parlando della questione di Ciriaco De Mita. Il
quale ha detto di avere 80 anni ma di dimostrarne 65. Volevo rovesciare il suo
ragionamento. Io ne ho 65 e mezzo ma me ne sento circa 80, per essere
ottimisti: dato che le mie ossa osteoporotiche ne dimostrano non meno di 90...
Quella battuta l'ho sentita stamani alla radio, da un articolo di Adriano Sofri.
Ne vado orgoglioso. Vecchio sono, ma ancora intelligente.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 274
Quando ero ragazzo io, dovevamo rispettare gli anziani, metterci in fila. A 40
anni ero considerato ancora troppo poco anziano per poter scrivere qualcosa
su di un giornale, perché in quel settore del quale m'occupavo io c'era il
monopolio di un vecchio amico di famiglia che aveva la mia età attuale.
Quando ho cominciato ad insegnare a metà degli anni Sessanta, le madri
cercavano di mettere i figli nelle sezioni dei professori anziani, perché non si
fidavano di noi giovani.
Quando sono 'maturato' io, i discorsi si erano rovesciati: tutti giovani
vogliamo, troppi i vecchi che ci sono nella scuola.
Dato che "nessuno nasce imparato", l'età dovrebbe essere anche una specie
di garanzia circa le esperienze maturate, non soltanto il dato oggettivo
equiparato alla senescenza delle cellule cerebrali...
Essere magari smemorati non significa essere del tutto imbecilli.
Dal post odierno di Irene Spagnuolo, come al solito bravissima, vedo che il
limite anagrafico dell'età da rifiutare si è abbassato ulteriormente. Una signora
di 43 anni è scartata soltanto per la data di nascita. Siamo alla più pura follia.
Non sono competente come Irene sulle cose che scrive, ma mi sembra
appunto che costituire squadre di persone dai 18 ai 30 anni sia l'espressione
demenziale di una 'politica' cieca. La quale non s'accorge che il 26enne fa
presto ad arrivare a 30 anni: e dopo dove lo mandi, in mezzo ad una strada?
De Mita scartato per i suoi 80 anni. Ma il prof. Veronesi accettato con i suoi 83.
Allora, caro Veltroni? Ma non bastava dire che del leader dc non frega nulla al
Pd? E che non lo volevate quindi tra i piedi? Non discuto la scelta, ma la
modalità con cui è avvenuta. Perché anche nella mia città ci sarà un candidato
al Senato per il Pd di primo pelo, Sergio Zavoli, classe 1923!
Post scriptum. La polemica contro i vecchi nella società italiana, l'ha avviata
su "Repubblica" del 14 luglio 2007 Gad Lerner, come segnalai nel mio post
"Giovinezze" (stesso titolo che uso oggi...).
Nello stesso giorno, il prof. Giovanni Sartori sul "Corriere della Sera", circa la
proposta di Carlo Azeglio Ciampi (eletto a 79 anni presidente della
Repubblica), di far chiudere a 55 anni ogni carriera politica, osservava: "Ho
conosciuto moltissimi maestosi imbecilli di tutte le età, così come persone che
restano intelligenti a 90 anni".
[Anno III, post n. 58 (435)]
21/02/2008
De Mita sulla Luna
20/02/2008
Come Cesare e dopo il duce
Comunque, per tornare all'Arco, esso fu il fondale anche alla comparsa del
duce il 15 agosto 1936, con il primo colpo di piccone per l'isolamento del
monumento, completato due anni dopo.
A lavori quasi ultimati Mussolini torna il 16 giugno 1938, mentre «la folla urla il
suo incontenibile entusiasmo [...] in un abbraccio quasi pauroso», come
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 276
scrisse un giornale del tempo. Ad un tratto si alza una voce: «Vogliamo la
provincia». Più che un desiderio, è un ordine. Il duce, lo sguardo imperioso,
forse nascondendo a malapena quel disgusto che nutriva naturalmente per
Rimini (già dal 1921 definita dai fascisti «città dei rammolliti e dei vili, paese di
mercanti e di affittacamere»), è lapidario: «Sulla carta».
19/02/2008
Fratelli Bandiera
Lei ha quindici anni. Le sono saltati addosso come minimo in sette, tra cui il
fidanzato.
Cinque coetanee della fanciulla, rimaste offese dal fatto che lei "ci fosse stata"
con altrettanti "ragazzi" loro morosi, l'hanno presa a botte: "Così impari", le
avranno anche orgogliosamente urlato in faccia. Indaga la magistratura.
Noi che siamo estranei a tutto, cioè alle persone coinvolte, agli inquirenti, ai
parenti, possiamo chiederci da dove nasca non soltanto l'atto delinquenziale
dei violentatori, ma soprattutto (è una novità, credo) la follia delle fanciulle
che anziché dimostrare solidarietà all'amica e scacciare i loro fidanzati "porci",
hanno preso a schiaffi lei, la vittima della violenza sessuale?
[Anno III, post n. 54 (431)]
18/02/2008
Effetto specchio
17/02/2008
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 278
Magra Italia
Incontrarsi a metà strada, uno del centro moderato e l'altro per conto del
centro estremista, per fare forse l'unica cosa che sarà possibile dopo le
elezioni, un governo retto da Casini, benedetto a più mani ed accettato in
mancanza di peggio.
Per "grazia ricevuta" (la sconfitta del Pdl), il Pd dovrà allora fargli ponti d'oro.
La gara non è più tra Veltroni e Berlusconi, il Cavaliere ha già perso.
"Monumento a se stesso", lo definisce Ilvo Diamanti su "Repubblica".
16/02/2008
Casini: Non mi vendo
Incontrarsi e dirsi addio... Ma c'è sempre un modo. Invece Casini non soltanto
ha sbattuto la porta in faccia a Berlusconi, ma gli ha pure urlato dietro
parolacce: "Non tutti in Italia sono in vendita". Punto e basta.
Fini chiude d'imperio il proprio partito confluendo nel Popolo delle Libertà. Il
congresso ci sarà in autunno, ma ciò che conta è l'annuncio in questa vigilia
elettorale. Ne riceverà vantaggi l'altra destra.
Due notizie europee. Anche la Germania ha il suo bravo scandalo fiscale. Meno
male, così in questo campo non siamo più soli.
In Francia personalità di entrambi gli schieramenti accusano Sarkozy di gestire
il potere da monarca. Tra le altre cose, gli si rimprovera il discorso sulla
religione tenuto a Roma, nell'investitura a "canonico lateranense". I valori laici
sono cari sia a destra sia a sinistra, in Francia.
Se ne dovrebbero ricordare quanti in Italia, a destra ed a sinistra, hanno
sognato anche per noi un modello Sarkozy. Se si realizzasse, il suo sosia
nostrano non si accontenterebbe di essere nominato "canonico lateranense".
Come minimo pretenderebbe un cardinalato.
[Anno III, post n. 51 (428)]
15/02/2008
Giuliano Ferrara, beato lui
Beato lui, Giuliano Ferrara, che ha trovato la "verità sulla vita umana", e si
rifiuta di discuterne o discuterla. I confronti sono futili, dice. Si sottrae al
dibattito. Però chiede che gli sia consentita la 'par condicio' prevista dalla
legge per le elezioni. Alle quali si candida con questa lista che ha inventato,
per fermare la strage degli aborti nel mondo.
Beato lui, che non s'accorge di un piccolo fatto: non riescono a governare
l'Italia, i nostri due rami del Parlamento, e dovrebbero pure pensare a
risistemare il mondo.
Beato lui, Giuliano Ferrara che se ne va sicuro, senza curarsi delle ombre che
proiettiamo sui nostri muri. Come suggeriva Eugenio Montale in una celebre
poesia, "Non chiederci la parola".
Non ci chieda Ferrara alcuna parola in più. Si resta senza, quando lui comincia
le sue filippiche (come l'altra sera da Lerner) e rifiuta la discussione.
14/02/2008
Solo donne
Ne riprendo due passi. "Gli uomini vivono un momento in cui non vogliono
aprire il dialogo con il sentimento femminile e assistiamo alla crescita di realtà
che intrappolano la donna in uno schema di fisicità e consumo".
Poi: "Se l'uomo non impara a contribuire al riconoscimento del valore
femminile nasceranno generazioni morte, che non saranno sostenute né da
valori morali né dal sentimento dell'amore. C'è un lamento femminile che va a
pregiudicare il rapporto tra uomini e donne, in quanto la relazione viene
spostata sul piano della fisicità, dimenticando la persona".
All'inizio dello scorso anno, in altro post, avevo definito Ferrara "papa azzurro"
a proposito della vicenda di Piergiorgio Welby. Ne riporto un pezzo, per
testimoniare come il suo atteggiamento di ieri sera con Lerner non sia
un'improvvisazione, ma corrisponda ad un suo ben preciso progetto.
13/02/2008
A futura memoria
Insomma, uno scenario che fa spavento. Un clima da caccia alle streghe. Che
diventa sempre più pesante. Come se non fossero bastate le parole
pronunciate da Giuliano Ferrara al Tg1: in trent'anni (quelli della legge
sull'aborto) si è registrato un miliardo di interventi. Tra le due cifre non c'è
legame logico. La legge è italiana, il dato statistico è mondiale. È lecito
confondere le idee così, soprattutto nel servizio pubblico?
13/02/2008
Ragazzo, spazzola
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 283
Una volta dai barbieri c'era sempre qualche vecchio signore che dopo esser
stato sbarbato, sfoggiava tutta la sua brillante intelligenza raccontando di un
passato lontano, di un ieri ancora vicino e di un presente senza tramonto,
ruotando soltanto attorno allo stesso argomento: la sua virilità prestante, ieri
come ora, il suo fascino irresistibile, le sue conquiste femminili, i suoi gesti di
dongiovanni periferico ma elegante. E soprattutto in servizio permanente
effettivo.
Gli altri tossivano graziosamente per non deridere. Il barbiere per porre fine
alla sceneggiata, chiamava il garzone di bottega, e gli intimava "Ragazzo,
spazzola!".
12/02/2008
Tonina Pantani
Oggi è uscito il libro che Tonina Pantanti ha scritto nel tentativo di riuscire a
far luce sulla morte del figlio, il "Pirata" che aveva affascinato milioni di tifosi.
Ieri sera la signora ne ha parlato con Antonello Piroso su "la7". Sfoderando
quella grinta che certe donne genuinamente romagnole mostrano per vincere
il dolore che le attanaglia.
Non mi occupo mai di vicende giudiziarie. Quindi non entrerò nel merito della
questione che la signora Tonina offre al pubblico.
M'interessa un aspetto. Quel grido di dolore per cercare giustizia, quella
"Giustizia" che dovrebbe essere uguali per tutti, ma che in Italia finisce per
essere troppo spesso una chimera.
Questa mattina su "La Stampa" è apparso un articolo del prof. Carlo Federico
Grosso in cui si discutono vari aspetti del momento politico presente. Dal
sospetto che la attuale legge elettorale possa essere addirittura dichiarata
illegittima (con inevitabili conseguenze anche sul prossimo voto del 13 aprile),
alle questioni derivanti dalla "vera e propria corruzione”, come "numerose
indagini penali stanno evidenziando". Infatti, "nella gestione della politica
quotidiana c'è una pratica diffusa di clientelismo, favoritismo, protezione dei
famigli, tutela del clan, dei suoi componenti, degli amici. E' il trionfo del
particolare in luogo del perseguimento dell'interesse generale".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 284
Si chiede il prof. Grosso: "Repubblica italiana come repubblica fondata
sull'illegalità, allora?".
Le vicende come quella della morte di Marco Pantani e della "corsa" della
signora Tonina per conoscere la verità su di essa, inquietano anche se si vuole
rimanere freddi davanti alle altrui emozioni.
Inquietano non perché comportino un eccesso di clamore, ma perché l'ansia di
una madre per arrivare a quel traguardo di verità, diventa parte di noi stessi,
se vogliamo avere il senso della comunanza, dell'appartenenza ad una società
'civile'.
Ha scritto bene Franzo Grand Stevens, per un'altra questione, nella stessa
pagina della "Stampa", in una lettera in cui si ricordava la risposta di
Benedetto Croce a chi gli chiedeva, per atti burocratici, se fosse ebreo: "atto
odioso e ridicolo", spiegava il filosofo napoletano, sarebbe stato quello di
dichiararsi non ebreo "proprio quando questa gente" era perseguitata.
Scrive Stevens che "non soltanto non bisogna essere vili ma non dobbiamo
neppure essere pigri ed indifferenti".
11/02/2008
Arbitro cercasi
Il titolo dato dalla redazione al pezzo, è molto significativo: "La gamba tesa del
Vaticano".
10/02/2008
Sogni e bisogni
Da Spello Walter Veltroni ha lanciato il suo slogan elettorale: dare agli italiani
"un Paese moderno, sereno, giusto e veloce" come loro lo sognano.
Veltroni ha aggiunto: "La nostra intenzione è cercare di abbattere la politica
che divide il Paese, non solo tra destra e sinistra, ma anche tra nord e sud,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 285
laici e cattolici. Il Partito Democratico è nato per unire l’Italia. Gli italiani
vogliono altro, meritano altro, perché sono altro".
Barbara Spinelli scrive oggi sulla "Stampa" a proposito di Barack Obama:
"Obama non vuol piacere, anche se piace molto. Non vuole abolire
l'alternanza, e se vuole conciliare destra e sinistra è perché ritiene ambedue
inadatte. Nelle primarie ha detto cose impopolari, e la sua filosofia consiste
nel dire, anche se sgradevole, la verità".
Walter Veltroni non può ritenere la sinistra, la "sua" sinistra, inadatta, come fa
invece Obama. Anzi Veltroni la propone come "levatrice" della nuova storia
italiana.
Non per nulla la Spinelli premette alla parte che ho riportato, un accenno al
fatto che lo slogan di Obama "Yes we can" ha ammaliato Veltroni, per
aggiungere: «Chi fa propri i suoi slogan fa bene a saperlo» che appunto
"Obama non vuol piacere..." etc.
È disposto Veltroni ad accettare questa sfida "di non piacere", per creare il
Paese che definisce sognato dagli italiani?
Sarebbe utile che su queste parole, i maestri di pensiero dei nostri politici
riflettessero.
Non vorrei che Veltroni come donna Prassede scambiasse il cielo per il proprio
cervello. Ed alla fine, senza tener conto della realtà, sentenziasse che gli
italiani sognano (vogliono?) "un Paese moderno, sereno, giusto e veloce".
Anche gli italiani "raccomandati", quelli del "dì che ti mando io", quelli dei
"baroni in cattedra" messi lì dai partiti allo stesso modo dei dirigenti sanitari
garantiti dai gruppi di potere...?
Sul "Sole-24 Ore" di oggi, Salvatore Carruba critica i giornali stranieri per
l'immagine che offrono della situazione politica italiana. E li accusa di
"pigrizia": "Non capiscono, o fingono di non capire, che in realtà, in poche
settimane, il quadro potrebbe essere cambiato radicalmente".
Sì, potrebbe. Quindi per il momento non sono in grado, quei giornali, di
giudicare quello che non c'è.
Si aggiunga che forse quel giudizio "pigro" nasce dalle stesse conventicole di
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 286
cui parla la Spinelli. Ignorando il nuovo che avanza.
Ma cos'è questo nuovo che avanza? Eugenio Scalfari offre una risposta nel suo
editoriale domenicale su "Repubblica". All'inizio, addirittura smentisce
preventivamente Carruba: "La funzione rinnovatrice del Partito democratico
sull'intero sistema politico è talmente evidente che tutti gli osservatori e
commentatori l'hanno colta e sottolineata."
Alla conclusione del pezzo, l'entusiasmo cede il passo alla prudenza.
Scalfari prima si richiama al Pci che "ebbe gran peso perché la borghesia
italiana fu percorsa sempre da tentazioni trasformistiche e/o eversive e non
dette mai vita ad una destra liberale di stampo europeo".
E poi scrive: "Il Partito democratico - così mi sembra - sfida oggi una destra
demagogica e interpella quel poco che c'è di autentica borghesia produttiva
affinché si schieri con le forze dell'innovazione che uniscono insieme i valori
della libertà e dell'eguaglianza. Dipende da questa borghesia se il partito delle
riforme avrà la meglio stimolando anche - se vincerà - la destra a trasformarsi
non solo nelle forme ma nella sostanza".
Dunque la novità di un partito "di sinistra" dipenderebbe soltanto dal fatto che
possa essere aiutato da "quel poco che c'è di autentica borghesia produttiva".
La quale però sinora ha amoreggiato con Berlusconi. E che ora dovrebbe
schierarsi "con le forze dell'innovazione".
Ma quanto sono forti queste "forze" per attirare l'autentica borghesia? O
piuttosto quanto esse sono deboli se hanno necessità di un soccorso da parte
di altre forze che non sempre per tradizione e costume sono state "di
sinistra" ?
Per ora siamo alle dispute tra Casini e Mastella da una parte e Berlusconi
dall'altra.
Interessante il giudizio espresso da Bruno Tabacci alla "Stampa": Veltroni ha
fatto un passo in avanti, ma non sarà per caso soltanto "un'operazione di
potere, in vista di cosiddette larghe intese?". Per le quali il Vaticano ha già
infeudato Casini.
[Anno III, post n. 43 (420)]
10/02/2008
Via libera a Casini
Quel rompiscatole di Casini (concetto che un tempo frullava nella testa di
Berlusconi, 4.12.2006), quel Casini che aveva ucciso la Casa della Libertà
(5.12.2007), ebbene quel Casini lì adesso riceve la benedizione del Vaticano.
Aveva detto Ruini: "La Chiesa non detta l'agenda ai politici, ma chi lo fa?
Sembra che nessuno riesca a dettarla e che l'agenda cambi ogni giorno".
Aveva chiesto il cardinale segretario di Stato vaticano Bertone a Veltroni che i
cattolici non fossero "mortificati" nel Partito democratico. Ruini prevale su
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 287
Bertone. Prodi è stato fatto licenziare. Veltroni aveva confidato nell'aiutino
vaticano, adesso Boffo svela quello che un mistero non era nemmeno prima.
Da tempo scommetto che il prossimo governo sarà guidato da Casini. Ogni
mossa di questi giorni mi conferma in quell'ipotesi.
Anno III, post n. 42 (419)
08/02/2008
Liste
Dunque, impari lotta tra Pd e Pdl. Forse ad Arcore si confida che una buona
parte degli elettori di "sinistra" possa equivocare anche in virtù dei fattori
anagrafici, e prendere fischi per fiaschi. Veltroni-Pd nelle urne diventerebbe
così Berlusconi-Pdl.
Sarà dura per tutta la campagna elettorale assistere a questi battibecchi, che
mandano i "conservatori" in brodo di giuggiole.
Stamani il direttore del "Corrierone" Paolo Mieli ha scritto che il Pd, "anche in
caso di sconfitta potrà dispiegare una politica potente in grado di dare frutti
molto prima di quanto si pensi".
Sarebbe la prima volta che nella storia politica universale, uno sconfitto
riuscirebbe a "dispiegare una politica potente". Non so immaginare come, ma
dobbiamo credere alle parole degli "uomini d'onore".
Quel medico spiega che "è il neonato che decide". Se vivere o morire. Leggete
quell'articolo. Come la storia della madre che racconta la vita di sua figlia, di
due settimane. Come la dichiarazione di un altro medico: "Lo salvai ma oggi è
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 288
cieco, ha difficoltà motorie, cognitive e relazionali. Ecco perché non lo rifarei".
Sono vicende che meritano attenzione e rispetto, riassumerle non basta,
l'articolo di Concita De Gregorio va letto integralmente.
Un altro elemento, per ultimo ma non ultimo: la questione dei rapporti fra
Chiesa romana ed ebrei.
Anzitutto c'è la preghiera che, con quelle sottigliezze formali considerate
capolavori di teologia ma sostanzialmente gesti sempre pericolosi, passa dalla
richiesta di conversione degli ebrei alla invocazione affinché i loro cuori siano
illuminati e tutto Israele sia salvato assieme a tutti i cristiani.
Poi c'è il blog cattolico con la lista nera dei 162 docenti universitari ebrei,
accusati di "baronaggio sionista".
Non occorre particolare perspicacia per comprendere come i due fatti,
purtroppo, siano legati fra loro.
07/02/2008
Quaresimali
Direi, se volessi calarmi nella veste monacale di Ferrara, che le forze del
demonio sono riuscite a trasformare un uomo pio e devoto come Romano
Prodi nella minaccia dell'intera Cristianità. Entro le mura leonine ha avuto
fortuna la campagna destinata a tagliare le radici dell'Ulivo, a segarne il
tronco ed a bruciarlo in una commossa cerimonia. Tra danze e canti in onore
del popolo della libertà che s'affaccia alla scena per promettere giornate
radiose per tutti.
Questa cronaca politica gestita sul filo del rasoio dell'esaltazione ha qualcosa
di grandioso che sfugge alla gente semplice come osa credere di essere il
sottoscritto. Mi consola un fatto. Adesso dai tg di Mediaset arrivano servizi
sugli aumenti del costo della vita. Dopo il 14 aprile con il nuovo governo di
Berlusconi, tutto andrà meglio. Nel senso che i tg di Mediaset non ne
parleranno più.
[Anno III, post n. 40 (417)]
06/02/2008
Meglio soli
Beh, questo si sapeva anche due secoli fa, a fine Ottocento tanto per fare un
peso a buon mercato. E poi anche dopo, per tutto il secolo scorso, crollo del
muro di Berlino compreso, e con l'aggiunta della caduta del comunismo
sovietico, e chi più ne ha più ne metta (mica è un trattato di Storia, questo
post...).
Quindi niente di nuovo sotto il sole, tranne un particolare. Che questa sera
Veltroni, uomo solo al comando come il leggendario Fausto Coppi sullo Stelvio,
ha definito "pasticci" le posizioni che non condivide. E strano caso, proprio
stamani l'ultimo appello in tempo utile era apparso sul "Corriere della Sera" in
una lettera al direttore firmata da Arturo Parisi.
"Non distruggiamo il centrosinistra e il bipolarismo" ma ripartiamo
"dall'alleanza dell'Ulivo", ha scritto Parisi. Aggiungendo: "Attendiamo ancora
che qualcuno ci spieghi qual è il motivo che ci costringe ad assecondare una
legge divisiva continuando a dividerci, distruggendo al tempo stesso il
centrosinistra e il bipolarismo in Italia".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 290
La risposta, fredda e brutale pur nella sua prevedibilità, è arrivata con la
staffilata di Veltroni: "Non credo abbia senso fare qualcosa di pasticciato. Gli
italiani hanno bisogno di chiarezza. Questo è un Paese in cui la politica non
rischia mai, è arrivato il momento di rischiare e questa è la nostra scelta''.
Saranno possibili ''accordi programmatici con chi sta nel campo riformista, ma
non con la sinistra radicale''. Con la quale si potrà collaborare soltanto a
"livello locale".
Massimo Franco stamani sul "Corriere della Sera", quasi a fianco della lettera
di Parisi, gli rispondeva in anticipo con due eleganti ma feroci colpi di fioretto,
uno per il segretario del Pd e l'altro per il capo di governo dimissionario: "Ad
un Pd che riconosce Berlusconi come interlocutore non basta affidarsi a
Veltroni: deve anche archiviare un prodismo che ha fatto della lotta irriducibile
al Cavaliere la propria fonte di legittimazione".
05/02/2008
Cercasi idea
Sembra facile... diceva una volta l'omino coi baffi della Bialetti. Ma non è facile
questa volta, trovare un'idea per uscire dalla crisi politica che s'aggrava ogni
giorno che passa.
Altri hanno aggiunto che, andando a votare con questa legge, ed essendo
stato indetto il referendum per modificarla, si corre il rischio che alla fine dalla
Corte costituzionale siano invalidati le elezioni ed il Parlamento che ne
scaturirà.
Il 4 aprile 2006 Silvio Berlusconi disse una cosa che offese tante buone e
brave persone: "Ho troppo stima per l'intelligenza degli italiani per pensare
che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro il proprio
interesse".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 291
Un po' ce ne sarebbero stati. Il Cavaliere si era smentito immediatamente
accusando la sinistra di manipolare il suo verbo.
Il bello è che adesso quelle sue parole del 4 aprile 2006 possono diventare
uno slogan del Pd veltroniano, tutto proteso nella corsa "al centro, al centro!".
Per ora ci dicono che non bisogna sempre e soltanto parlar male di Berlusconi.
Poi ci offriranno una scelta innovativa: quelli del Pd non sono così "coglioni" da
aprire alla loro sinistra, noblesse obblige e Vaticano docet: meglio avere il
signore di Arcore a Palazzo Chigi. Grazie Mastella, grazie.
[Anno III, post n. 38 (415)]
04/02/2008
Basta un niente
Basta un niente per farsi fregare, per vedere demitizzato il proprio ruolo, per
esser messi alla berlina, sprofondare nel ridicolo, far calare la tela: e
buonanotte ai suonatori.
Walter Veltroni è stato steso ieri non da tanti ragionamenti politici (ammesso
che così si possano considerare, in certe condizioni particolari, certi discorsi
dei segretari di partito in generale). È bastata una battuta. Dell'on. Gianfranco
Fini che gliela ha buttata contro con la stessa rabbia di un atleta che lancia il
martello in gara.
In politica ci sono sempre stati i colpi bassi, nei contraddittori post-bellici, nei
comizi d'una volta, nelle prime "tribune" alla tivù. Giancarlo Pajetta se la prese
con il cronista parlamentare dell'Umanità, organo dei socialdemocratici, per
via del cognome, tutto un programma nell'Italia dei dc chiamati "forchettoni".
Un cognome, un programma: "Mangione".
03/02/2008
Vuoti di memoria
Nessun dubbio sulla sua onestà. Nella mia famiglia c'è stato un gappista come
Reichlin. Avevo pochi mesi quando all'inizio del 1943 il fratello di mia madre,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 292
Guido Nozzoli, fu arrestato a Bologna con due imputazioni: attività sovversiva
mediante distribuzione di volantini intitolati «Non credere, non obbedire, non
combattere», e possesso di libri proibiti dal regime tra cui il "Tallone di ferro"
di London o "La madre di Gor’kij", peraltro venduti anche sulle bancarelle.
Voglio ricordare un altro motivo per cui la memoria di Guido Nozzoli andrebbe
onorata politicamente nella sua città.
02/02/2008
Isola (in)felice
La politica italiana sembra imitare anche quei nidi mentali in cui le malattie
rinchiudono i vecchi, incapaci di guardare avanti, di osservare attorno, tutti
presi nel delirio di un crudele presente che non li affligge nemmeno più, ma
angoscia e fa soffrire chi sta loro vicino.
La politica italiana sembra aver perso il senso del tempo che passa, della
storia che avanza, del mondo che ci circonda.
Titolo del "Corriere della Sera": "Imprenditori e Chiesa, la Roma che tifa
Rutelli" per la carica di sindaco, dopo le dimissioni previste per Veltroni.
Dalla "Repubblica": "Il problema dell'Italia è uno solo, ha i leader politici troppo
vecchi".
Parola di Jacques Attali, uomo di sinistra che in Francia collabora con il
governo di destra, e dichiara al quotidiano romano: tutta l'Europa deve
sviluppare "l'economia della conoscenza", per tentare di arrivare dalla crescita
del 2 per cento a quel 5 segnato dall'economia mondiale.
"L'economia della conoscenza", spiega Attali, comincia dalle materne e
"coinvolge le università, i centri di ricerca, le piccole e medie imprese per
sviluppare i prodotti, i settori di punta".
Noi, in Italia, ci balocchiamo con i leader che cambiano opinione ogni 24 ore.
Smemorati o incoscienti?
Ieri sera il presidente Giorgio Napolitano ha definito l'Italia "confusa e agitata".
La diagnosi è molto severa, ma realistica. Alla Grande Malata nessuno vuol
prestare le dovute cure. Sono tutti lì, gli "eredi", ad aspettare che tiri le cuoia
per andare dal notaio a riscuoterne l'eredità?
[Anno III, post n. 35 (412)]
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 294
02/02/2008
Rosa Bianca, c'è già
La "Rosa Bianca" in Italia c'è già. Da 27 anni. Dice un comunicato della sua
presidente Grazia Villa: «Il cristianesimo libero e fedele dei giovani antinazisti,
la loro resistenza interiore trasformata in azione politica non violenta, il
coraggio di seguire la propria libertà di coscienza, l'assunzione di
responsabilità fino al martirio, sono stati e continuano ad essere gli ideali,
unitamente al personalismo comunitario, su cui si fonda e continua a crescere
la nostra attività. Da oltre 27 anni organizziamo incontri estivi di formazione
politica a cui hanno partecipato centinaia di relatori», di cui si legge nel sito
www.rosabianca.org.
Paola Rosà e Paolo Ghezzi, autori libri sulla "Rosa Bianca" si chiedono in un
altro comunicato-stampa: «Che c'entra il neocentrismo moderato con una
gloriosa storia di radicalismo resistenziale? Come autori dei libri italiani sulla
Rosa Bianca (l'ultimo, su Willi Graf, appena uscito, sarà presentato lunedì 4
febbraio a Novara e Milano dalla sorella dell'antinazista), invitiamo il senatore
Baccini e l'onorevole Tabacci a ripensarci, visto che non sembra vogliano
candidarsi a un eroico martirio. Ci sono tante altre "cose" bianche con cui
etichettarsi, senza toccare le spine di una Rosa che, 65 anni fa, prometteva:
"La Rosa Bianca non vi darà mai pace". Ma allora dovevano misurarsi con
Hitler e Goebbels, non con Berlusconi e Casini...».
[Anno III, post n. 34 (411)]
01/02/2008
Ruini, anzi Zapatero
Questa è la morale della favola, proprio nel momento più critico della vita
nazionale. La battaglia contro la legge sull'aborto ed i "dico" continua con chi
l'ha avviata. Ruini non è messo da parte, e come i suoi colleghi laici (si fa per
dire...) italiani, resta a dirigere gli affari spirituali della nostra Repubblica.
Nel Vangelo c'è scritto che non è l'uomo fatto per la legge, ma la legge per
l'uomo. Per questo non capisco il divieto dell'uso del preservativo.
31/01/2008
Le ombre della P2
Tina Anselmi ha scritto ieri 30 gennaio una lettera a "Repubblica", il cui titolo
chiarisce il contenuto: "Fango sulle istituzioni come voleva Gelli".
La verità è che in Italia c'è stato un periodo in cui molti si dichiaravano a gara
"discepoli di Alcide De Gasperi". Ma nello stesso tempo essi non potevano
aggiungere di rispettare "le istituzioni e le regole democratiche". Il risultato è
sotto gli occhi di tutti.
Grazie, Tina Anselmi di questa sua testimonianza. Anch'io sono sempre stato
un moderato. Trovandomi anni fa catalogato da qualche imbecille tra gli
estremisti, solamente perché ho cercato di rispettare "le istituzioni e le regole
democratiche".
Tutto nella vita è soggettivo. Basta non rubare per essere definiti fessi. Basta
rispettare il prossimo per essere catalogati ingenui. Basta non rinunciare alla
propria dignità per essere considerati dei piantagrane, in questo bel Paese in
cui le strizzatine d'occhio non sono un tic occasionale, ma un'abitudine
conventuale.
[Anno III, post n. 32 (409)]
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 296
30/01/2008
Marini in finale
Alle 17:51 di stasera Marini ha dichiarato "So che nelle attese dei nostri
cittadini c'è una attenzione forte alla modifica della legge elettorale".
Scongelate dallo stile politichese, le sue parole dicono tanto: la vogliono i
cittadini, quella modifica, ma non le forze politiche che condizionano la crisi.
Ad occhio e croce, la missione di Marini appare disperata.
Napolitano con la massima cautela ha fatto capire di non amare lo
scioglimento anticipato delle Camere, a due anni dal loro insediamento.
29/01/2008
Roma come Sanremo
Il rito delle consultazioni romane per la crisi di governo, sia detto senza offesa
per nessuno, rassomiglia al festival di Sanremo. Tutto previsto, il copione non
lo scrive Pippo Baudo, ma è quello da 60 anni a questa parte. Si era pensato
qualche anno fa di risolvere il problema cambiando il sistema... Ovvero con un
capo del governo scelto direttamente dagli elettori, eccetera eccetera.
No, siamo ancora alla passerella all'uscita dallo studio di Napolitano, ai
microfoni che raccolgono le dichiarazioni, agli articoli di giornale che cercano
retroscena, e trovano soltanto il retrogusto amaro di una situazione senza
uscita.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 297
Veltroni voleva mettersi d'accordo con Berlusconi, adesso il Cavaliere va per la
sua strada, per cui gli italiani assistono ad un nuovo duello, infarcito di cose
assurde (la marcia su Roma minacciata dal signore di Arcore) e delle relative
smentite. Che se non arrivassero puntuali, farebbero insospettire.
La Roma di una crisi politica, anche di questa crisi politica, è come il festival di
Sanremo, una cerimonia ripetitiva ed un po' noiosa.
Ma Roma non è Sanremo, dev'essere diversa per forza di cose. La vita di ogni
giorno non è fatta di canzonette. Esse debbono essere un intervallo, non
costituire la trama di un'esistenza intera.
L'Italia 2008, è senza governo, è senza idee. Tutti si sono rimangiato tutto
quello che avevano detto. Hanno perso memoria delle loro parole. Insomma
c'è sempre del comico anche in ogni momento drammatico.
[Anno III, post n. 30 (407)]
28/01/2008
Effetti desiderati
Nel 'bugiardino' dei prodotti farmaceutici c'è sempre un lungo elenco degli
effetti indesiderati indotti dalle sostanze in essi contenute.
Anche nei rapporti fra Stato e Chiesa in Italia, c'è un lungo elenco di effetti:
desiderati dagli uni (il Vaticano) e indesiderati dagli altri, i laici. Per cui
meraviglia chi si meraviglia di ciò. Succede dal 1870, dalla presa di Porta Pia,
con il papa che si sentiva prigioniero, ed a liberarlo fu l'ateo devoto ante-
litteram Benito Mussolini con i Patti lateranensi.
Pure adesso la Chiesa di Roma si sente con il bavaglio alla bocca: il papa
infatti non può parlare alla Sapienza, per cui i buoni esponenti della miglior
politica cattolica (ovvero quella del centro-destra) vanno a pregare in piazza
San Pietro (come è successo di recente) per far vedere agli italiani di rito
romano quali sono le facce da votare alle prossime elezioni, oscurando il
ricordo di un Romano di nome, ovvero Prodi, trinariciuto e pericolosamente
bolscevico provenendo dalla copia conferma di Stalingrado, cioè dalla città
Bologna la rossa e la grassa, simbolo del peccato e della degradazione morale
di un'intera nazione.
27/01/2008
Il marcio su Roma
26/01/2008
Sete di Giustizia
Tra queste scene a cui assistiamo ogni giorno, e credo in ogni parte d'Italia, di
caos, di inefficienza, di smarrimento del cittadino "non potente" davanti alla
Legge (che per qualcuno è sempre più uguale che per tutti gli altri); tra queste
scene inquietanti e spaventose, e le cerimonie eleganti, barocche con gli
ermellini sulle spalle, i tocchi in testa, e le mazze esposte su cuscini cremisi,
c'è di mezzo un Paese smarrito. Quel Paese siamo noi.
Il discorso di Prodi non mi è piaciuto. C'era già stato, come fatto negativo,
l'applauso parlamentare bipartisan a Mastella a mettere sotto accusa i
magistrati. Non sta ai politici (nella fattispecie il presidente del Consiglio)
trattare dei rapporti fra loro (parte in causa) ed i magistrati. E Prodi sa bene
perché.
Allo stesso modo considero fuori 'tono' il commento del vicepresidente del
Csm, Nicola Mancino, secondo cui non vi erano le condizioni per poter
sottoporre agli arresti domiciliari la moglie di Mastella. Non spetta ad un
vicepresidente del Scm parlare di ciò con la stampa.
Invece mi è parso esagerato il commento del presidente della Giunta siciliana,
che ha detto di essersi dimesso per "umiltà". La parola "dovere" era molto più
semplice e realistica.
Ma l'arte della politica è anche quella di usare parole che sembrano sbagliate,
mentre sono il giusto ritratto di una classe che non soltanto si sente diversa,
ma lo è rispetto ai normali cittadini.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 300
Uno dei fattori maggiori della crisi politica che stiamo attraversando è proprio
quello della Giustizia. Prodi pensava ai cinque anni come tempo su cui
'spalmare' anche provvedimenti come il conflitto di interessi. Il governo ha
chiuso prima, ed il conflitto d'interessi non è stato toccato.
25/01/2008
Carnevale romano
Hanno definito una "porcata" la legge elettorale che hanno scritto quando
governavano loro. Torneremo al voto con quella stessa legge, con loro che da
opposizione diventeranno maggioranza.
Sono scene di ordinaria follia, sono momenti di un eterno carnevale in cui chi
comanda permette al popolino di divertirsi, ridere e deridere. Proprio come ai
tempi del papa-re e della statua di Pasquino, luogo della licenza verbale e
della satira. Tollerate dal potere però, nella Roma ottocentesca, soltanto in
quei giorni di baldoria del carnevale.
Nel calendario politico della crisi, speriamo che presto il carnevale spensierato
ceda il passo alla riflessione 'quaresimale' sul futuro comune.
Prodi ha dato il primo esempio positivo, dicendo: "Se si perde in parlamento
anche solo per un voto, vuol dire che questo schema ha perso. Farò il nonno".
Nel carnevale romano, nonno Romano è l'unico che non si è messo la
maschera. Ed ha salvato come sempre la dignità non soltanto personale, ma
delle istituzioni alle quali ha dedicato il suo lavoro. Non è problema, adesso, di
elencare i suoi errori di tattica o di strategia. Lui, come quella parte del Paese
che è consapevole della realtà presente, è vittima di uno scippo.
24/01/2008
Stile italiano
Aggiungo un mio debol parere: più che glorioso, la faccenda dei dianiani
dilaniati, è un mistero doloroso.
Tg3 Resta un mistero anche la scena di quel giovane che ieri sera ha
interrotto il TG3.
Per non farlo inorgoglire tacciamone il nome, ora e sempre. Ma in un Paese
dove tutto dev'essere autorizzato dalli Superiori, com'è possibile che sia
lasciato infastidire i giornalisti al lavoro, quel 'signore' che oltre a boccacce e a
gesti puerili non sembra aver donato altro alla cultura della Patria?
Non ci resta che ridere. Quel bravo ragazzo, ed i senatori diniani dilaniati sono
tutto quello che lo "stile italiano famoso nel mondo" oggi sa offrire al mercato
internazionale delle idee.
[Anno III, post n. 25 (402)]
23/01/2008
Chi l'ha vista?
Noi uomini ci crediamo astuti. Cerchiamo sempre di ridurre i fatti entro una
formula. Ma non serve a nulla perché la Storia, come la ragione hegeliana, ha
le sue astuzie che perfidamente smentiscono i discorsi e le formule in essi
contenuti. Se ne è accorto benissimo il presidente Giorgio Napolitano che ha
celebrato oggi il sessantesimo anniversario della Costituzione. Ma oggi si è
anche scritta una delle pagine meno decenti della storia di uno Stato nato con
quella e da quella Costituzione. Con la premessa della crisi di governo.
Per la verità, forse quei "valori essenziali" noi in Italia non li abbiamo mai
conosciuti e praticati. Né nel dopoguerra né in anni più recenti.
Non credo di fare affermazioni anti-politiche o come si diceva un tempo
qualunquistiche, sostenendo che le uniche intese partitiche si sono registrate
negli affari, nelle spartizioni dei posti, nelle manovre sottobanco.
E non si dimentichi che proprio la 'confusione' delle ultime settimane (dal caso
Bassolino a quello Mastella) nasce proprio in questo contesto, cioè dalla
gestione della politica intesa come esercizio di potere e non di servizio.
22/01/2008
Beati loro, Hillary e Obama
Usa Hillary e Obama hanno litigato in diretta tivù. Beati loro, viene da pensare,
facendo un confronto con l'Italia dove le "primarie" per il Pd sono state
sufficientemente blindate. Un solo esempio. Il 27 settembre scorso ho citato
una lettera di PierGiorgio Gawronski che a Genova non aveva trovato un
consigliere che vidimasse la sua lista.
Beati loro, Hillary e Obama perché appunto hanno litigato in diretta tivù,
davanti a tutti. Prodi non è riuscito a parlare con Mastella al telefonino. Per cui
ha potuto sottolineare che i governi "nascono e cadono in Parlamento e non
attraverso le agenzie di stampa".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 303
Beati loro: ma, e noi poveri cittadini che andiamo a votare, e vediamo
stracciato l'esito delle nostre scelte, non per eventi politici generali ma
soltanto a causa di fatti personali? Alziamo le mani e ci arrendiamo.
L'on. Mastella ha portato alla cosiddetta antipolitica una dose "da cavallo". Il
corpo della Repubblica è molto stressato. Il ricostituente non sta in nuove
elezioni, in una crisi del sistema fatta balenare all'orizzonte, mentre il quadro
economico internazionale è molto, ma molto oscuro.
Il dilemma di Mastella, amore della famiglia o potere, non ha preso in
considerazione il senso del dovere verso le istituzioni, verso il Paese che
anche lui, seppure con non molti voti, rappresentava ed incarnava in una delle
sedi più prestigiose, quella di ministro di Grazia e Giustizia.
Che cosa diranno i posteri di un ministro della Giustizia che si dimette per
protestare contro la stessa Giustizia?
E se poi con un nuovo governo, magari guidato da Pier Ferdinando Casini, gli
affidassero proprio lo stesso ministero di Grazia e Giustizia?
[Anno III, post n. 23 (400)]
21/01/2008
Un altro Benedetto
Tanto per suggerire l'idea che la Storia ha sempre un suo peso, e che se si
parla di Galileo, bisogna pensare ai tempi di Galileo e non al modo per
scalzare Prodi. Che occorre non far finta di niente soffermandosi soltanto
sull'oggi, sulle polemiche pretestuose, sui discorsi dei politici che sanno tutto
di niente e niente di tutto...
Così tanto per rinfrescare la memoria che ci sono stati papi che hanno criticato
l'Inquisizione e nessuno li ha mandati all'inferno, anzi i posteri li hanno
ascoltati con attenzione (cosa diversa dalla deferenza odierna verso il papa
contemporaneo, che è attenzione pelosa come la cosiddetta carità pelosa...).
Tanto per far vedere che la discussione di certi argomenti come l'Inquisizione
è un argomento che fa parte della storia ecclesiastica, ecco un piccolo
episodio che ha per protagonista Benedetto XIV, il bolognese Prospero
Lorenzo Lambertini, papa dal 1740 al 1765.
Papa Lambertini, un tempo noto per una commedia di Alfredo Testoni
interpretata nella parte del protagonista da Gino Cervi, nel 1748 riconobbe il
"libero commercio", dichiarando come la sua proibizione nel passato fosse
stata eseguita dalla Inquisizione «con tale asprezza» da rovinare le «povere»
famiglie di «buona parte de’ Possidenti, coloni e contadini».
[Anno III, post n. 22 (399)]
20/01/2008
Tolleranze romane
Se il discorso era rivolto a tutti, presenti ed assenti, alla società nel suo
complesso, allora l'impegno comune per una società fraterna e tollerante" va
spiegato a quanti, "in partibus fidelium" (e non "infidelium") usano toni poco
fraterni e tolleranti, come quel sacerdote che dirige una radio cattolica e che
ha definito cornuti diabolicamente i professori "protestanti" della Sapienza.
Resto convinto che nessuno abbia offeso il papa con le critiche sul caso
Galileo. Questo aspetto è accantonato da tutti gli interventi vaticani.
Il cardinal Ruini ha detto una cosa grave: "La Chiesa non detta l'agenda ai
politici, ma chi lo fa? Sembra che nessuno riesca a dettarla e che l'agenda
cambi ogni giorno".
(Su Ruini, si legga Barbara Spinelli nella "Stampa" di oggi: "Ci si racconta la
storia di una Chiesa perseguitata, prendendo in prestito il linguaggio
dell’esperienza ebraica; si denuncia e si irride la stasi della politica. In questo
Ruini ha comportamenti sovversivi che singolarmente lo apparentano alla
figura di Berlusconi".)
Il cardinal Bagnasco ha aggiunto con "Repubblica" che l'Italia ha bisogno di
serenità, e che occorre evitare che "la polemica continua finisca per far
dimenticare i veri problemi della gente". Come per dire: le chiacchiere
accademiche sulla scienza non servono e non interessano a nessuno.
In un bell'articolo sul "Corriere della Sera", Claudio Magris spiega oggi "Il
senso del laico". In cui inserisce anche il "ridere e sorridere anche di ciò che si
ama".
In questi giorni nessuno ha riso e sorriso tra i sostenitori politici del papa, in
fremente attesa per la prova di forza di stamani. Seri, serissimi, imbronciati,
tutti lì a tessere la trama di un'Italia barbarica, ostaggio di pochi ignobili
studiosi e di quattro gatti di studenti ignoranti che urlavano al vento. Ma dove
si nasconde quest'Italia che loro ci descrivono? Soltanto nelle loro teste.
Una certezza: "Senza Stato laico, che garantisca cattolici e non cattolici, atei e
agnostici, avremmo in Europa guerre di religioni, intolleranze, pogrom" (B.
Spinelli).
[Anno III, post n. 21 (398)]
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 305
19/01/2008
Grande fratello
Non credo sia arbitrario collegare l'annuncio di Fabio Martini con la notizia
della adunata di domani in piazza San Pietro, per una preghiera di riparazione
dopo il "fattaccio" della Sapienza. Anzi va aggiunto che domattina il super-
correntone sarà in prima fila davanti al papa.
Ieri sera il cardinal Ruini ha fatto una battuta poco simpatica al Tg1 che suona
come totale sfiducia nei confronti del governo Prodi: "La Chiesa non detta
l'agenda ai politici, ma chi lo fa? Sembra che nessuno riesca a dettarla e che
l'agenda cambi ogni giorno".
Pare quasi che sua eminenza abbia voluto ripagare il professore conterraneo
per lo scarso entusiasmo dimostrato dinanzi alle polemiche sul caso-Galileo.
18/01/2008
Mi spiace per Milingo
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 306
Il gran parlare che si è fatto e si fa in questi ultimi giorni dei tanti gravi
problemi che ci affliggono (un testo del card. Ratzinger del 1990, le accuse del
ministro della Giustizia dimissionario contro alcuni magistrati con l'annesso
ultimatum dell'Udeur, il prossimo referendum sulla legge elettorale, il rinvio a
giudizio di Berlusconi per la faccenda della attrici televisive, e per ultima la
condanna di Cuffaro), ha messo in ombra Emmanuel Milingo che a Roma ieri
ha presentato la sua biografia, "Confessioni di uno scomunicato".
Milingo, con abito prelatizio e crocifisso al collo, ha tuonato, come si può
constatare dal filmato dell'evento, contro i preti sposati italiani che "tremano
non appena sentono la parola Vaticano e vanno a nascondersi".
Milingo se fosse giunto in altro momento più calmo per la politica italiana,
avrebbe conquistato il primo posto nelle televisioni o sui giornali. Invece,
nessuno o quasi si è accorto di lui.
Con quanto detto sinora, non difendo Milingo, parlo soltanto di un fatto
'generico' che riguarda la comunicazione di massa, non intendo offendere la
castità imposta dalla Chiesa, non cerco di insinuare nulla sul mancato rispetto
di quella castità, non voglio osannare Maria Sung consorte di Milingo, né tento
di demonizzarla.
Per tornare al discorso serio. Che ne dite della frase di Milingo sui preti sposati
italiani che "tremano non appena sentono la parola Vaticano e vanno a
nascondersi"? Perché tremano? Il dibattito è aperto.
17/01/2008
Viva san Tommaso
Ieri sera l'"Osservatore Romano" ha reso noto il discorso preparato dal papa
per l'intervento alla Sapienza, al quale ha poi rinunciato.
C'è un punto verso la fine in cui pontefice scrive: "Se però la ragione - sollecita
della sua presunta purezza - diventa sorda al grande messaggio che le viene
dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui
radici non raggiungono più le acque che gli danno vita".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 307
In questo passo Benedetto XVI rivela e condensa tutta la visione pessimistica
dell'uomo che gli è propria. San Tommaso scriveva che la ragione ha suoi
principi verissimi in quanto infusi da Dio stesso. Per questo, la verità di ragione
non può mai venire in contrasto con la verità rivelata.
Sulla "Stampa" Gavino Angius, ripercorre "i diversi episodi che hanno portato
la laicità al centro del dibattito pubblico", e parla del caso Welby, delle coppie
di fatto, dei diritti civili, dell'attacco frontale alla 194.
16/01/2008
La terza Roma
Giuseppe Mazzini aveva pensato alla "terza Roma", la Roma del popolo dopo
quella degli imperatori e dei papi.
Oggi verrebbe da pensare ad un'altra terza Roma: non quella del Quirinale o
dei Palazzi apostolici che si fronteggiano dal 1870, ma quella che oscilla fra le
opposte sponde del Tevere, un po' in tuta da sub ed un po' in grembiulino, con
quel fare equivoco che è una sua specialità.
A chi giova tutto il baccano che si è creato con il caso-Sapienza? Soltanto a chi
poi si sbraccia nuotando per pacificare gli animi. Tanti cattolici, si garantisce in
libri e giornali, portano il grembiulino.
Ma si dà il caso che alla Sapienza non ci siano state teste calde in azione,
soltanto qualche parola in libertà in un Paese che è abituato ad ascoltarne
tante. Le dicono i maestri della politica dall'opposizione, e non le possono
ripetere gli allievi che stanno in opposizione dialettica con l'opposizione?
Bisogna aver fiducia nel prossimo. Nel marzo 1968, Giuliano Ferrara aveva 17
anni, faceva la seconda liceo: "lo trovi, ovviamente, dove frigge la storia, a
Valle Giulia, immortalato durante gli scontri alla facoltà di architettura mentre
corre, già paffuto, con un loden borghese, i riccioli al vento e un bastone in
mano", ha scritto pochi giorni fa Luca Telese su il Giornale.
E come tutti sanno, Ferrara è cresciuto bene, oggi tiene le omelie ai giovani
cattolici, lo amano le gerarchie ecclesiastiche, anche se lui, eterno bastian
contrario, si dichiara soltanto un "ateo devoto".
15/01/2008
Fuga dal vero
Il papa non andrà alla Sapienza. "A seguito delle ben note vicende", precisa un
comunicato ufficiale.
L'"Osservatore romano" di questa sera pubblica un fondo del matematico
Giorgio Israel, in cui si legge che "il discorso del 1990 può ben essere
considerato, per chi lo legga con un minimo di attenzione, come una difesa
della razionalità galileiana contro lo scetticismo e il relativismo della cultura
postmoderna".
Al quale premeva demolire l'Illuminismo, non Galileo. Perché poi lo concia per
le feste, Galileo, con una semplice battuta: "Secondo Bloch, il sistema
eliocentrico -così come quello geocentrico- si fonda su presupposti
indimostrabili". Ovvero tutta la scienza è indimostrabile senza la fede: "Qui ho
voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio
della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica".
(Questo passo conclusivo nella traduzione è letterariamente arcaico con
quell'attinto che significa raggiunto.)
14/01/2008
Dialogo sopra i minimi sistemi
SB: Avevo detto una semplice cosa ieri, che io ai soldi non ci rinuncio in
cambio di una vittoria elettorale, ma tutti mi sono saltati addosso. Per primi gli
amici del mio partito, poi gli avversari.
GG: Non mi sembra tutti, per la verità. Qualcuno ha avuto un senso di riguardo
verso di voi... Come si chiama, quel bravo giovane che fa pure il sindaco della
città dove bruciarono vivo Giordano Bruno...
SB: Ah, sì, quel Veltroni: bravo ragazzo, ma quante cattive compagnie
frequenta. Se fosse per lui, tutto sarebbe già a posto. Invece, maledizione, gli
altri: tutti estremisti, gente abituata a cattive diete, mangiar bambini in salsa
moscovita...
GG: Non so di che parliate, ai miei tempi eran ricette sconosciute. L'arrosto
andava di moda, come in Campo de' Fiori per il povero Giordano Bruno. Io me
la sono cavata per il rotto della cuffia.
GG: So che non mi amano e che non mi capiscono. La cosa più carina che
dicono è che facevo gli oroscopi per campare. Avrei voluto vedere loro e voi al
mio posto.
SB: Avete ragione, altro che oroscopi io ho dovuto fare, faticare, sudare sette
camicie, tra cui quella garibaldina di Bettino Craxi, che se non fosse stato per
lui, con il tubo (catodico) che avrei avuto le televisioni libere.
SB: Ah, già voi non sapete. Dico soltanto che quell'uomo, Bettino Craxi, santo
sarebbe già, se dipendesse da me. Ma non ci credono che io sono l'unto del
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 311
Signore. E per quanto vi riguarda...
GG: Per quanto mi riguarda, lo ripeto che da quattro secoli non mi digeriscono,
i vostri amici che vi adorano e venerano come un messia... L'ultima barzelletta
contro di me l'hanno detta in questi giorni...
SB: Ve la prendete per così poco? In fin dei conti, nel 1990 quel cardinale
divenuto papa, ha soltanto ripetuto una frase altrui (*). Cioè che a ragionare
bene era stata la Chiesa di Roma, quando vi ha condannato, perché voi
eravate uno fuori di testa. O per lo meno con la testa tra le nubi.
GG: Voi non lo sapete, ma la Chiesa di Roma quando condanna usa sempre le
frasi altrui per emettere la sentenza, mica le vostre parole. Per me, ha fatto
ricorso ad Aristotele...
13/01/2008
Grazie a tutti i lettori
100milavisteIl mio blog ha raggiunto quota 100 mila visite, pochi minuti fa.
Un grazie di cuore a chi mi ha letto e legge.
Il primo post è del 19 novembre 2005. Il contatore è partito agli inizi di
dicembre 2005.
13/01/2008
Girate di spalle
Il papa celebra la messa girando le spalle ai fedeli, come nel rito preconciliare.
Silvio Berlusconi gira le spalle a Walter Veltroni. In un collegamento con la
festa azzurra della neve a Roccaraso, il cavaliere ha detto: "Non potremmo
trattare con forze politiche che mettessero in atto una decisione criminale
come il disegno di legge Gentiloni: non ci sarebbe nessuna possibilità di
dialogo con chi agisse in questo modo''.
Insomma oggi domenica 13 rischi di finire in archivio come il giorno delle
grandi girate di spalle.
Ed adesso che farà il segretario del Pd? Non ho la palla di cristallo, ma soltanto
le ultime notizie d'agenzia. Arturo Parisi ha espresso in maniera inequivocabile
il suo pensiero: "Tornare al proporzionale è già enorme. Accettare la resa al
conflitto d'interessi è decisamente troppo".
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 312
Sappiamo tutti che la politica è l'arte dell'impossibile. E che quindi le cose
potrebbero sistemarsi. Tra una smentita di Berlusconi ed un chiarimento di
Veltroni.
Berlusconi potrebbe garantire di risolvere lui stesso il conflitto d'interessi una
volta salito nuovamente a palazzo Chigi. E Veltroni potrebbe rassicurare alleati
e non, citando una frase del leader spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero
apparsa oggi sul "Corriere della Sera": "Da quando sto al governo sono
diventato più di sinistra".
Il sindaco di Roma cercherebbe in tal modo di convincere i suoi alleati che, per
avere un vero governo di sinistra, bisognerebbe approfittare di Berlusconi. Il
quale, imitando Zapatero, diventerebbe un poco alla volta "più di sinistra" di
quanto non lo sia stato praticamente in passato.
L'asso nella manica di Berlusconi è la promessa di risolvere definitivamente il
conflitto d'interessi in quattro e quattr'otto una volta avuto l'incarico di fare il
governo, con o senza nuove elezioni. Basterebbe una legge di un solo articolo:
"Tra me e qualsiasi altra forma di pensiero politico, esiste un conflitto
insormontabile che per il bene delle democrazia rende necessario tenere in
nessuna considerazione questa qualsiasi altra forma di pensiero politico".
[Anno III, post n. 13 (390)]
12/01/2008
Fantozzi in casa Veltroni
Coraggio, facciamo finta che tutto sia normale. Un partito si riunisce a porte
chiuse. Alle quali bussa un estraneo, addirittura un giornalista. Miracolo: le
porte si aprono. E' successo stamani. Alla riunione del Pd, commissione
Manifesto dei valori. Ad essere ammesso è stato Giuliano Ferrara.
E pensare che soltanto ieri, Alfredo Reichlin è stato accusato da Piero Ostellino
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 313
sul "Corriere della Sera" di aver abbozzato, assieme ai suoi collaboratori, un
Manifesto dei valori pieno di rimandi a Marx ed a Lenin...
L'apertura delle porte può essere una mossa tattica (diabolicamente
comunista) di Alfredo Reichlin verso Ferrara (ed il Vaticano)?
Ostellino ha scritto che il testo dei valori del Pd è "unicamente il frutto di una
memoria politicamente ripudiata, ma culturalmente non ancora dimenticata".
Concetto che denuncia il persistere di un amarcord pericoloso nell'anima
rivoluzionaria del Pd.
Nella mia personale inesperienza, non so se da oggi Alfredo Reichlin sia da
considerare più pericoloso per aver aperto le porte a Ferrara (come potrebbe
fare qualcuno suggestionato dalla bella pagina di Ostellino), o se sia da vedere
come un eroe che aveva detto "avanti tutta", ma aveva alzato le mani appena
Ferrara ha fatto bum bum con la bocca.
11/01/2008
Che meraviglia, Walter
Non si dica che è poco. Nel trasferire ogni responsabilità della polemica sulle
spalle di chi ha "strumentalizzato" le parole di Benedetto XVI, il Vaticano cava
la castagna dal fuoco con un'eleganza che non può evitare di immaginare
l'imbarazzo degli ambienti pontifici.
Dove certamente ci si sarà accorti che non era il caso di lasciar bistrattare il
povero Veltroni dopo l'udienza papale. Come tutti sanno, anche all'ombra del
cupolone, Veltroni è non soltanto il sindaco della città eterna e capitale del
cattolicesimo, ma pure il segretario-ostetrico di un partito che sta nascendo
molto male.
Quel comunicato forse farà il gioco di Veltroni nei confronti di Prodi. Così
palazzo Chigi diventa un traguardo più vicino per lui.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 314
Certo è che da oggi Veltroni può mettere nel carniere la meraviglia di un papa
per quello che hanno compreso gli avversari del sindaco capitolino ascoltando
un inequivocabile discorso pontificio.
10/01/2008
Roma degradata, parola di papa
Non sono giorni fortunati per Walter Veltroni. Assediato dalla destra e quasi
prigioniero delle avances berlusconiane, quando stamani è entrato in Vaticano
per l'udienza pontificia, certo non poteva immaginare una lavata di testa
come quella pronunciata "su" di lui da Benedetto XVI.
Il papa ha definito "gravissimo" il degrado dell'Urbe, ha denunciato gli attacchi
"minacciosi e insistenti" alla famiglia, ha parlato di una "drammatica"
situazione degli ospedali cattolici.
Due piccioni con una fava: Veltroni è stato simbolicamente 'bastonato' quale
sindaco di Roma e quale segretario del Pd. Per dirgli che anche in questa
seconda funzione, deve stare attento a come si muove nei confronti della
Chiesa cattolica.
La giornata era cominciata bene con la svolta di Casini sulla legge elettorale
("Intesa con Forza Italia, Pd e Prc"). Maria Teresa Meli sul "Corriere della Sera"
poteva offrire un ottimistico titolo: "E Veltroni rompe l'assedio", anticipando il
progetto di consultazione degli aderenti "magari" anche via Internet per
garantire un reale pluralismo.
Anche Angelo Panebianco invoca l'esempio americano, nel fondo del "Corriere
della Sera", per un partito dalla molte anime in 'lotta' fra loro: però, aggiunge,
per arrivare a questo risultato, è necessario il contesto istituzionale
maggioritario.
09/01/2008
Veltroni assediato
08/01/2008
Ferrara appare al papa
Ferrara è un perfetto istrione. Consumato dalla febbre della politica fin dalla
prima giovinezza e solleticato continuamente dalle arguzie intellettuali che sa
sfoderare per far soffrire i suoi avversari ideologici sino all'ultimo spasimo, egli
è il simbolo perfetto dei nostri giorni.
07/01/2008
Napoli fortunata
06/01/2008
Blogger, senza pensarci
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 318
Negli Usa il libro di Keen è stato stroncato da David Harsanyi sulla rivista
liberista "Reason": "È vero che Internet sta distruggendo la nostra cultura, o
dà solo fastidio agli snob?".
La massima va bene anche per noi blogger. Anzi, ci fa sentire importanti, data
l'autorevolezza della fonte. E constatata la verità in essa contenuta, per quello
che riguarda certe firme. Per leggere le quali, dobbiamo anche pagare.
Almeno noi blogger siamo gratis. (Parlo da vecchio cronista, che per giornali
ha bazzicato quasi cinquant'anni...)
Non c'entra con il nostro argomento, ma ricordiamoci degli "Angeli senza ali".
05/01/2008
Amnesie di Veltroni
La novità di questa "elezione diretta del Capo dello Stato" a cui pensa Veltroni,
è completamente fuori dalla tradizione italiana. La Costituzione repubblicana è
infatti parlamentare e non presidenziale.
A prima vista, la sua proposta sembra più complicare le cose che appianare il
cammino della riforma elettorale. Perché si dovrebbe modificare anche la
Costituzione (art. 83), non soltanto la legge elettorale.
Circa quest'ultima, stamani il prof. Giovanni Sartori sul "Corriere della Sera" ha
firmato un editoriale ("Girandole elettorali") che, richiamandosi al discorso sul
modello 'francese' di Dario Franceschini, osserva: non è presidenziale il
sistema parigino suggerito, bensì quello americano.
Ed ha avanzato l'ipotesi di un Veltroni che usi Franceschini per sfasciare tutto.
In tal modo Sartori ha già risposto a Veltroni prima di poterlo leggere. Ed è
andato giù pesante, parlando di «stupidume politico».
Come ho osservato sopra, occorre «una riscrittura radicale della Costituzione»
sfuggita a Franceschini (e quindi anche al Veltroni dell'intervista di oggi).
Stupisce che non ci si renda conto ai massimi livelli del Pd di tutte queste
implicazioni di revisione costituzionale, contenute nelle loro proposte.
Una revisione che è lunga e politicamente difficile nel contesto di oggi.
04/01/2008
Il monito di Veronesi
Detto ciò, è utile riportare anche l'opinione del ministro Pierluigi Bersani che,
intervistato dal «Corriere della Sera», circa la questione dell'aborto ha
dichiarato: «Su un tema del genere, quando avremo allestito un partito che
decide, bisognerà dire una parola chiara», e chiedere ai suoi aderenti non la
disciplina (di vecchio stampo) ma almeno la coerenza.
Un po' di coerenza per evitare quell'effetto gorgo nel quale il Pd sembra
essere trascinato dalla doppia lite (non chiamiamola discussione) sul sistema
elettorale e sul tema dell'aborto imposto dalla Chiesa.
03/01/2008
Zapatere cercansi
02/01/2008
Binetti verso Bondi
01/01/2008
Il «problema» dell'Italia
Non si capisce questo accanimento su di una norma di diritto così semplice nel
suo rimando ai trattati della Comunità europea ed alla Costituzione italiana.
Oltre Tevere ci si è pericolosamente fissati sulla linea del Piave della senatrice
Binetti.
Inoltre, con Veltroni il cardinale ha auspicato che nel Pd «ci si ispiri alla
tradizione dei grandi partiti popolari, che avevano un saldo ancoraggio nei
principi morali della convivenza sociale».
Come se quella piccola ma fondamentale norma antiomofobia fosse stata
qualcosa di rivoluzionario e sovversivo rispetto all'etica pubblica.
In breve, segnalo un articolo apparso sul «Corriere della Sera» di stamani del
teologo del dissenso Leonardo Boff che scrive: dobbiamo imparare a trattare
«in modo umano tutti gli esseri umani». Inaugurare un mondo che pratichi la
vera giustizia.
28/12/2007/
Binetti, si ricordi di Gedda (1938)
Walter Veltroni in una lettera alla «Stampa» (27.12) aveva definito «sbagliata
e pericolosa» la tesi della sen. Paola Binetti la quale considera l’omosessualità
una malattia da curare.
Binetti
La sen. Binetti oggi risponde dalle colonne del quotidiano torinese, con
un'intervista a Giacomo Galeazzi: «Come neuropsichiatra ho esperienza
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 324
decennale di omosessuali che si fanno curare. Non sono andata a cercarli io,
sono loro che sono venuti in terapia da me perché dalla loro esperienza
ricavano disagio, sofferenza, ansia, depressione e incapacità di sentirsi
integrati nel gruppo. Non sono io a sostenerlo, è un dato oggettivo».
La posizione della sen. Binetti non si discosta da quella della Chiesa anglicana
(sì avete letto bene, anglicana).
27/12/2007/
La morte di Benazir Bhutto
All'estero:
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 325
27/12/2007/
Veltroni si sveglia?
Lo spazio per trovare sostegno alla proprie affermazioni, la sen. Binetti lo può
cercare altrove, ed è infinito: alla sua destra in parlamento può avvicinare
autorevoli compagni e compagne di viaggio e d’avventura. Con reciproche
soddisfazioni.
Ciò che meraviglia è che, prima di Veltroni, non sia pubblicamente intervenuto
nessuno da parte cattolica in maniera ufficiale, se non vado errato, a smentire
le opinioni della Binetti. Di fronte alle quali vale l’osservazione manzoniana: «il
buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».
Una cosa è il discorso religioso che merita serietà e rispetto anche da parte di
chi è laico, come dimostra esemplarmente proprio oggi l’editoriale di Eugenio
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 326
Scalfari su «Repubblica». Ed un’altra cosa è la superstizione travestita da
verità scientifica.
Prescindendo dal fatto particolare (omosessualità = malattia), deve
interessare l’atto intellettuale che evita il discorso scientifico e realistico sulle
condizioni diverse ed opposte che possono esistere anche in campo biologico.
Ricordiamoci di quando nel Settecento di discuteva delle malformazioni (i
cosiddetti mostri) che i teologi negavano ma gli scienziati descrivevano. Che
cosa conta di più, il pre-giudizio che nega i fatti, o l’esame freddo
prescindendo dalle sue pseudo-motivazioni teologiche?
Scalfari spiega alla Binetti, con citazioni pontificie, che non è religiosamente
serio sostenere che un errore di scrittura di una legge (dovuto ad un fattore di
‘ignoranza’ umana) è il frutto di preghiere rivolte a Dio dalla stessa senatrice
del Pd.
Riprendo dal fondo di Scalfari le parole contenute nell'enciclica “Spe Salvi" di
Benedetto XVI, a pagina 64 nell'edizione dell'«Osservatore Romano»: "Il giusto
modo di pregare è un processo di purificazione interiore. Nella preghiera
l'uomo deve imparare che cosa egli possa veramente chiedere a Dio, che cosa
sia degno di Dio. Deve imparare che non può pregare contro l'altro. Deve
imparare che non può chiedere le cose superficiali e comode che desidera al
momento, la piccola speranza sbagliata che lo conduce lontano da Dio. Deve
purificare i suoi desideri e le sue speranze".
Aggiunge Scalfari, rivolto alla Binetti: "Le rilegga, senatrice, e cerchi di capirne
bene il senso. Soprattutto non si autogiustifichi: il Papa, nella pagina
seguente, ne fa espresso divieto".
26/12/2007/
Una strenna per i lettori
Anni Cinquanta
I giorni della ricostruzione
visti da un bambino.
1948-1953
26/12/2007/
Da Ettore Masina
Ne riproduco un brano dalla parte iniziale: «Nella sua recente enciclica il Papa
esclude che le speranze umane abbiano un vero valore se non si fondano in
Cristo, e – forse senza saperlo - Salman Rushdie, scrittore fra i più importanti
della nostra epoca, gli risponde che le speranze proposte da quelli che egli
sprezzantemente definisce “i preti” sono inganni micidiali e pesti
fondamentaliste. Il messaggio che si ricava da questi interventi è dunque che
la speranza sine glossa - quella dei bambini, degli analfabeti, dei poveri, dei
poeti, degli atei (tali per estenuazione, per scandalo o, più semplicemente
perchè nessuno gli ha mai parlato di Dio), - è stupidità, miopia culturale o
rimbambimento. Che ve ne pare?».
Nella conclusione troviamo scritto: «Credo che noi cattolici dobbiamo pregare
per questo nostro papa e Natale è un buon giorno per farlo. Egli sembra
racchiuso, come certi antichi orologi, in una campana di vetro che impedisce
che vi entri la polvere (la polvere della storia, nel suo caso: le grida di dolore e
quelle di gioia di tanta parte dell’umanità). Desideriamo che l’Angelo dei
pastori (non si definisce pastore anche il papa?) lo stani dal suo vegliare fra i
libri e lo spinga là dove risuona incessantemente il grido che ogni cristiano
dovrebbe fare suo: “O voi che giacete nella polvere, alzatevi e cantate”».
26/12/2007/
Le ragioni di Prodi
Romano Prodi ha ragione. Non si può concepire la politica come eterna rissa
da cortile, con protagonisti isterici i quali soltanto amano tirare i cappelli
all'avversario, offendendolo con caricature e ridicolaggini che non dicono nulla
alla persone serie. Non ostante tutto ed i telegiornali pubblici o privati, esse
continuano ad esistere.
La politica è cosa per persone serie. L'avanspettacolo è bello ed utile. Ma non
certamente quando si deve decidere la sorte di un Paese. Lasciamo le risse da
cortile ai ricordi di quelle donne che si contendevano lo stesso uomo a colpi di
ciabatte in testa alla nemica.
Adesso sono cose che non si usano più neppure in questi casi di conflitto
d'interessi amorosi. Gli schiaffi hanno ceduto il posto alla compartecipazione
all'utile e al dilettevole.
Il concetto di sesso oggi affermatosi in modo allargato nel più cattolico dei
territori cattolici, rassomiglia vagamente allo spirito della ex Casa della libertà.
Che lo stesso Berlusconi ha chiuso per colpa dei Casini ivi regnanti, intesi
come cognomi.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 328
Verrebbe la voglia di pregare Prodi di lasciare Palazzo Chigi soltanto per carità
cristiana e risparmiarci le esibizioni del Cavaliere. Non ne possiamo più.
Prodiansa
Purtroppo per Berlusconi, Prodi ha vinto le lezioni, di stretta misura come il
presidente degli Usa, anzi con più voti di scarto di lui.
Il presidente del Consiglio non rappresenta i suoi elettori ed i loro eletti. Guida
un governo di un Paese, non la giostra di una periferia urbana o di una
spiaggia. Berlusconi lo dovrebbe sapere, essendo circondato da fior fior di
intellettuali, giuristi ed esperti di tutto lo scibile umano, come l'ispirato
Giuliano Ferrara che amo e stimo moltissimo (guai se lo sapesse: mi
fulminerebbe con uno di quegli sguardi da istrione che spesso ci offre). Ferrara
tra un editoriale sul «Foglio» della signora Veronica Lario in Berlusconi, ed una
trasmissione sulla «Sette», immagino trovi tempo per esercizi spirituali atti a
rafforzare la sua modestia e la sua dialettica antiprodiana.
È inutile ogni giorno andare in fregola con la storia che Prodi se ne deva
andare. Quindi ha ben fatto Prodi a dire: «L'affannosa gioia della spallata
inseguita da Berlusconi non serve proprio a niente, non serve a lui perché poi
non riesce a darla, né serve all’Italia». Anzi, «fa molto male alla democrazia
italiana».
Non mi piace applaudire chi comanda. Ma sarà colpa delle feste o delle parole
di Prodi, approvo anche un altro passaggio della sua dichiarazione natalizia:
«Prima delle elezioni io sono stato sottoposto ad uno spionaggio sistematico,
durissimo, illegale, ma ho sempre detto: lasciamo fare alla Magistratura. E io
credo che un uomo politico debba fare queste cose».
A Prodi, se posso permettermi, suggerisco di andare cauto con certi amici che
lo circondano nel novello Pd.
Al treno veltroniano si sono accodati personaggi che non hanno la minima
idea della differenza fra destra e sinistra, anzi hanno fatto pubblica
professione di imparzialità fra le due parti. Che è come dire che votare Prodi o
Berlusconi è la stessa cosa.
Ecco, caro presidente, la spallata se verrà, giungerà da questi ambigui
personaggi che fanno i giocolieri, fingendo di guardare al bene comune, ma in
sostanza pensando soltanto a guadagnarsi la pagnotta con la politica perché
altrove non hanno raggiunto alcun obiettivo grazie alle capacità personali ma
soltanto in virtù di sacrosante protezioni.
Insomma, alla fine potrà più la «casta» che il «casto» Silvio Berlusconi, quando
si tratterrà di far cadere il governo Prodi. E succederà per mano di esponenti
del partito voluto fortemente dal professore. E nel più perfetto e perfido stile
che una volta si diceva democristiano.
24/12/2007/
Caro Carlino (e tutto il resto)
In quella regola c'è tutto quanto è utile ai cronisti (e anche ai blogger) in certi
momenti. Ovvero concentrarsi sull'argomento, saper tirare fuori tutto quello
che serve, scrivere, rileggere e spedire...
Allora non c'erano né telescriventi né computer, si andava col «fuori sacco» in
stazione o al massimo per le cose urgentissime si ricorreva telefono. Che
andava però usato con parsimonia per non essere sgridati dall'amministratore
bolognese, celebre, temuto e tiratissimo.
Il vice di Montemaggi (che cominciava allora le sue ricerche sulla Linea gotica)
era Gianni Bezzi, studente in legge, bravo, intelligente e soprattutto amico,
nell'impostarmi sul lavoro di ricerca della notizia e nella stesura dei breve testi
di cronaca. Bezzi ha poi lavorato a Roma al «Corriere dello Sport».
Corrispondente da Riccione era Duilio Cavalli, maestro elementare, e
conoscitore dei segreti dello sport, materia affidata per il calcio al celebre
Marino Ferri. Mentre «Isi», Isidoro Lanari, curava le recensione
cinematografiche.
E poi c'erano i padri nobili del giornalismo riminese che frequentavano la
nostra redazione. O che collaboravano allo stesso «Carlino». Giulio Cesare
Mengozzi, antico amico della mia famiglia, sostituiva Montemaggi durante le
sue ferie. Luigi Pasquini, una celebrità che non si fece mai monumento di se
stesso, ed ebbe sempre parole di incoraggiamento con noi giovani. Ai quali
Flavio Lombardini offrì di collaborare alle sue iniziative editoriali.
C'era poi la simpatica e discreta presenza di Davide Minghini, il fotoreporter,
l'unico che aveva un'auto con cui andare sul luogo di fatti e fattacci. Arrivò ad
un certo punto Marian Urbani, il cui marito gestiva l'agenzia di pubblicità del
«Carlino». Si mise a fare la simpatica imitazione di Elsa Maxvell, la cronista
delle dive americane. Dove c'era mondanità c'era Marian che le ragazze in
carne corteggiavano per avere appoggi in qualche concorso di bellezza....
C'era poi un collega giovane come me, che era figlio di un poliziotto, e che
andava in commissariato a rubare le foto degli arrestati dalle scrivanie dei
colleghi di suo padre. E noi le dovevamo restituire...
C'era una bellissima ragazza, Nicoletta, che da allora non ho più rivisto a
Rimini. Ricordo una simpatica serata che Gianni ed io trascorremmo con lei ed
una sua amica inglese al concorso ippico di Marina centro. Cercavamo di
insegnare alla giovane d'Oltremanica tutte le espressioni più strane del
parlare corrente italiano, al limite di quello che il perbenismo di allora poteva
considerare turpiloquio. Ma la frase più ardita era semplicemente: «Ma va a
magnà er sapone».
Leggo sul Carlino-on line le parole di Piero Meldini per i 50 anni dell'edizione
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 330
riminese: «Chiunque sapesse tenere in mano una penna (tenerla bene) è
passato dal Carlino».
Posso di dire di aver fatto con Montemaggi, Bezzi e Cavalli una gavetta che mi
è servita sempre. Forse appartengo ad una generazione che è consapevole dei
debiti verso i maestri che ha avuto. Forse ho la fortuna di essere consapevole
dei miei molti limiti per poter riconoscere l'aiuto ricevuto nel miglioramento
dalle persone con cui sono venuto a contatto allora e poi. Fatto sta che quei
due anni nel «Carlino» per me sono stati fondamentali.
Studio e passione per argomenti diversi hanno la radice in quella curiosità che
mi insegnarono essere la prima dote di un cronista.
Ciao, Gianni
C’era uno di noi, figlio di un questurino, che a volte voleva fare degli scoop e
prelevava in Commissariato le foto degli arrestati, poi arrivava una telefonata
e noi le dovevamo restituire.
Diresse poi un nuovo giornale "Il Corso", che usciva ogni dieci giorni. Mi
chiamò, affidandomi una pagina letteraria (che battezzai "Libri uomini idee",
rubando il titolo ad una rubrica del "Politecnico" di Vittorini), ed anche una
rubrica di costume ("Controcorrente") che firmavo come Luca Ramin.
Per Marian Urbani inventai una sezione definita "Bel mondo", nel tamburino
redazionale. La cosa fece andare su tutte le furie il giornale del Pci che ci dava
dei "fascisti" ogni settimana, avvantaggiandosi su di noi che, come ho detto,
andavamo in edicola solo tre volte al mese. E non sempre.
Nel gennaio del ‘67 il nevone ci fece saltare un numero. Due anni dopo, Gianni
fu assunto a Roma.
L'anno scorso è scomparso Silvano Cardellini, anche lui celebre firma del
«Carlino». Oggi lo celebrano, ma non fu sempre trattato bene da quel
giornale. Allora osservai in ricordo del caro amico:
«Ti hanno costretto a fare il cronista sino ad ieri, non so per colpa di chi, forse
per il fatto che (come hai scritto tu) «normali non siamo» o non sono pure
quelli di fuori (leggi: Bologna). Se avessi diretto un giornale cittadino, avresti
avuto il gusto di alimentare le polemiche, che sono il sale del pettegolezzo,
anche se esse stanno ben lontane dall’informazione della quale a Rimini non
frega nulla a nessuno».
24/12/2007
Letterina di Natale
Adesso che sono vecchio, voglio scrivere una letterina di Natale, ma non
posso scomodare Gesù Bambino, mi risponderebbe che ormai certe cose le so,
e che quindi, è inutile rifare la solfa di quando si era fanciulli promettendo
obbedienza.
Caro Enzo, per favore non dire oggi o domani a Gesù Bambino che prima o
poi, gliela faranno pagare. Succederà quando tra qualche mese tutta la gente
sarà felice come adesso, con una sola differenza. In questi giorni essa mangia
il panettone per rispettare le tradizioni, più avanti gusterà le uova di
cioccolato.
Comunque, è già tutto previsto. Ci sarà un tale Giuda che poi farà discutere
per millenni. Se deve recitare quella parte, dicono, non è che poi sia tanto
malvagio. Un attore, cioè uno che segue il copione voluto dal Capo. Sia fatta la
volontà di Dio, dovrà dire Gesù. Che poi avrà anche il momento più bello,
quando umanamente sospira al Padre: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?».
Piffero
Caro Biagi (adesso che non sei più tra noi fisicamente, permettimi la
confidenza del tu rivolto ad un maestro di stile e quindi anche di vita), questo
Gesù che spupazzano tra un presepio allestito per attirare turisti ed un
supermercato che svende tutto in occasione delle festività, forse è più
crocifisso a Natale che a Pasqua, da noi uomini di Buona Volontà, a cui è
destinata la sua pace.
Cose strane, incomprensibili, misteriose. A lui in un certo senso è andata
bene, di Giuda ne ha incontrato soltanto uno.
Come vedi, il mio testo non sarebbe adatto ad una letterina per Gesù
Bambino.
Basta il pensiero, dicevano una volta. Ma oltre al pensiero ci vuole anche
qualcosa che rallegri la nostra vita. Se a rattristarla sono proprio quelli che in
nome suo parlano ma poi tradiscono come Giuda, ti viene un dubbio: oltre che
ipocriti e falsi, chi si credono di essere?
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 333
23/12/2007/
Piange il telefono
Un illustre giurista, Guido Neppi Modona, scrive oggi nel «Sole-24 Ore» un
importante articolo sul problema delle intercettazioni telefoniche che sta
riscaldando il clima politico italiano.
Il punto centrale del suo breve saggio è in questo passo: «a essere censurato
e condannato non è stato il comportamento penalmente illecito o
politicamente scorretto e squalificato» di chi aveva detto certe cose al
telefono.
22/12/2007/
Douce France
Quando ho scritto il post su Sarkozy "canonico lateranense", non l'ho fatta
lunga perché giustamente ai blog si chiede un'informazione veloce, sintetica,
e facile da digerire. Anzi spesso si invoca la battuta di spirito, come quella che
ho fatto sulla «canonica» compagna del presidente francese.
Ringrazio Fino che si è aggiunto al discorso con il commento sulle curve
«canoniche» della signora Bruni. Infatti la bellezza ha le sue regole, i suoi
canoni classici che nessuna modernità potrà cancellare perché sono
(pre)stampati nel nostro cervello.
Ringrazio Emilio per gli auguri e per il suo testo. E perché così mi permette di
tornare sopra il tema, magari con qualche annotazione noiosa che mi
perdonerete: sotto le feste, come suol dirsi, siamo tutti più buoni.
Ecco, è molto lunga la distanza che corre dal «Discorso sulla tolleranza» (una
volta un alunno mi disse: ma come lei parla di queste cose, in ritardo compresi
che aveva equivocato fra tolleranza e case di tolleranza...), per arrivare al
gesto di Sarkò: è molto lunga soprattutto per una repubblica che si festeggia
in un giorno ben preciso, il 14 luglio, con tutto quello che la data significa e
comporta.
21/12/2007/
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 335
Un esempio di dialogo
21/12/2007/
La «canonica»
20/12/2007/
Un ragazzo
20/12/2007/
A proposito...
A proposito del tema della laicità affrontato nel mio post di ieri («Santa
ipocrisia»), molto interessante mi sembra il testo apparso oggi sulla Stampa a
firma di Gian Enrico Rusconi, «Democratico, ma non democristiano».
Ne riporto la conclusione:
19/12/2007/
Santa ipocrisia
Ricevo da un collega blogger questo bel biglietto d'auguri: «Caro Antonio, nel
laico dubbio che uno sia cristiano oppure no io ricorro spesso alla formula
"Buone Feste di Fine Anno", che dovrebbe andar bene per tutti».
Grazie di cuore del messaggio ed anche dell'attenzione.
A me va benissimo il Natale con relativo riferimento augurale. Considero la
nascita di Cristo un evento fondamentale nella storia del mondo.
Non per nulla nel presepe davanti a tutti stanno i reietti del tempo, i pastori.
Pirata
Veltroni passa la palla a Prodi: è la politica che deve dare «risposte legislative
adeguate e moderne».
Non può cavarsela, WV, dicendo che lui come sindaco di Roma governa una
città tollerante.
Non basta. Lui è il segretario del Pd. Due ruoli, due parti sono utili se servono
a sommare la forza del personaggio.
Ma se il personaggio si sdoppia, fingendo che non ci siano state le pressioni
vaticane su quel «registro» (considerato indegno per la città «sacra»), allora
ha ragione Miriam Mafai nel sostenere che la vicenda capitolina è stata una
sconfitta per tutto il nuovo partito prodiano-veltroniano-rutelliano (e...
vaticano).
18/12/2007/
Noi e la Francia
17/12/2007/
Troppo zucchero per Prodi
Ad esempio quella sulla «ragion di Stato» a proposito della visita del Dalai
Lama e dei rapporti con la Cina.
Caro Prodi, sono cose che si pensano ma non si dicono. Non è apprezzabile la
sincerità, in questi casi. La diplomazia chiama diplomazia. Invocare la «ragion
di Stato» quando le ragioni morali sono ben superiori, non è un'uscita
particolarmente brillante.
Poi la vicende di quel treno fermo per dodici ore. «Ohi, uno era fermo ma ne
correvano altri mille...» ha detto all'incirca Prodi. Beh, e se ci scappava un
morto assiderato?
16/12/2007/
Assolse Galileo
Galileo «Il frate che assolse Galileo». Il titolo della mezza pagina della
«Stampa» di stamane, nel ricordo di padre Enrico di Rovasenda, scomparso
ieri a 101 anni, rimanda al 31 ottobre 1992, quando Giovanni Paolo II cancellò
la condanna a Galileo, frutto (disse il papa) di «una tragica reciproca
incomprensione» tra scienza e fede.
Riprendo la citazione dal bell'articolo di Alberto Mattioli, pubblicato a pagina
36.
15/12/2007/
Allegro, Veltroni!
Oggi Veltroni ritorna sull'articolo del NYT, e propone la sua ricetta: «L’Italia ha
bisogno obiettivamente di ritrovare fiducia, sorriso, serenità, energia e
speranza».
13/12/2007/
Povero me!
Confesso tutte le mie colpe. Al signor Demata che scende nell'arena sparando
offese a più non posso, io non sono in grado di rispondere.
Cerco per onestà verso me stesso di riassumere i passaggi del tema in
discussione.
Il discorso ero partito il 30 novembre con «Diabolico Bacone». Citavo
l'enciclica papale e la sua condanna del pensiero moderno.
L'11 scorso aggiungevo che «purtroppo inesatta» è l’immagine di Francesco
Bacone presentata dall’enciclica papale, secondo uno scritto di Paolo Rossi,
storico della Scienza.
Ieri 12 dicembre, avendo ricevuto un commento in cui si definiva ottuso
Bacone, aggiungevo che lo stesso filosofo è considerato «fra i costruttori della
nuova immagine della Scienza».
Anziché entrare nel merito della questione, il signor Demata mi accusa di
essere arrogante, superficiale ed inutile, perché mi sono occupato di un
sistema di pensiero che non mi appartiene, di una materia che non ho
studiato.
Tutto vero, vengo dal ramo umanistico, dove per passare gli esami ci siamo
fatti un ... così studiando storia della filosofia e della scienza.
Ma se permette il signor Demata, egli non ha diritto di definirmi arrogante e
superficiale, ma inutile sì.
12/12/2007/
Bacone affumicato
Tirato per i pochi capelli che ho in testa (dove la confusione regna sovrana
come dimostra il lapsus di ieri, avendo scritto l’errato Ruggero al posto
dell’esatto Francesco), sono costretto a tornare su Bacone, con nessuna
autorità, ma soltanto per impegno morale dopo quello che ho letto in alcuni
commenti.
Francesco Bacone è fra i costruttori della nuova immagine della Scienza: cfr. il
cap. 2 del volume «Dalla rivoluzione scientifica all’età dei lumi», testo di Paolo
Rossi (p. 44, ed. TEA, 2000).
Qui leggiamo anche che Copernico nel difendere la centralità del Sole «invoca
l’autorità di Ermete Trimegisto» (p. 47).
La storia della Scienza non è un percorso lineare tipo supermercato, dove
tutto si trova (fino a che non cambiano l’ordine negli scaffali…).
Dividere lo scienziato dal filosofo, per me è molto difficile. Non credo che sia
un’operazione facile per nessuno. Sopra una persona non sappiamo
percentualmente quale sia l’influsso ‘genetico’ del padre e quale quello della
madre (vedasi Mendel).
A meno che non si faccia come nelle scenette di litigio domestico, dove uno
dei due coniugi rimprovera all’altro le corbellerie di «tuo figlio»…
Quanto alla storiella del Bacone «ottuso», beh, ognuno può raccontare le balle
che vuole se prescinde dagli scritti della persona che si accusa.
Ma questo non è un metodo scientifico.
Al primo corso di Filosofia teorica ebbi come docente uno spiritualista rimasto
del tutto ignoto sia ai posteri sia ai contemporanei, il quale amava spiegare
che soltanto lui aveva compreso l’essenza del pensiero greco. Insomma secoli
e secoli di storia della filosofia erano da lui buttati nel cesso, con quella
leggera piega del labbro che si forma davanti ad oggetti non propriamente
profumati. Per cui a lui si addiceva la massima «dalla escatologia alla
scatologia il pensiero corre veloce».
Non capisco, lo dico con franchezza, il gioco di parole che dal bacon porta alla
mortadella, e poi la chiusa sui quattro Maestri, rei di non averci informato che
Bacone era «ottuso».
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 343
Quando si discute di persone di alto livello come sono o sono stati i quattro
docenti che ricordavo, beh, gradirei che il lettore che commenta lasciasse
perdere le spiritosaggini e discutesse seriamente.
«Cosa dire?» dei quattro illustri Maestri, si è chiesto un lettore. Io so che cosa
dire, lui ha saputo soltanto deriderli, con la tecnica del lupo della favola che
dice all’agnello di essere stato offeso da suo padre… [«Repulsus ille veritatis
viribus: / "Ante hos sex menses male - ait - dixisti mihi". / Respondit agnus:
"Equidem natus non eram!" / "Pater, hercle, tuus - ille inquit - male dixit
mihi!"»]. Scherziamo con i fanti e basta.
11/12/2007/
Bacone «non dixit»
Conosco il prof. Rossi da circa 45 anni, è stato mio docente di Storia della
filosofia al Magistero di Bologna, nella sua materia mi sono laureato
discutendo una tesi che ha avuto come controrelatore l’italianista prof. Ezio
Raimondi, altra figura di studioso conosciuta in tutto il mondo. Fummo molto
fortunati ad avere quali insegnanti delle persone come loro due, ma voglio
ricordare anche Luciano Anceschi (Estetica), Giovanni Maria Bertin
(Pedagogia) e Gina Fasoli (Storia medievale e moderna). Sono nomi che
ritrovate in ogni testo che riguardi le loro discipline, tanto alto è stato il loro
contributo alla cultura italiana.
09/12/2007/
Acqua calda e Senato
Scoperta dell'acqua calda nelle ultime ore per la questione della cosiddetta
norma «anti-omofobia» approvata in Senato.
Il ministro Giuseppe Fioroni in un'intervista al «Corriere della Sera» di oggi
ammette che la lotta contro le discriminazioni «si fonda sulla Costituzione».
Questo non significa per lui essere in disaccordo con la sen. Binetti. Anzi. La
norma, spiega Fioroni, va eliminata perché «si presta ad alimentare dibattiti
ideologici e tensioni dietrologiche senza nulla aggiungere in concreto alla lotta
contro la discriminazione».
Come giustificazione non è molto logica, ma pazienza. Se dobbiamo eliminare
una norma ogni volta che essa può provocare dibattiti e tensioni, siamo a
posto. Nell'anarchia totale.
Le due frasi (di Fioroni e Scalfari) sugli agganci alla Costituzione della norma
che la sen. Binetti considera una minaccia di «strangolamento delle
coscienze», sono un po' come l'utile scoperta dell'acqua calda per quanti
sinora non se ne erano accorti. Non per disattenzione, ma per alterare il senso
del discorso politico.
Nel quale va inserita una postila circa i casi Forleo-De Magistris, con quanto
Luciano Ferraro osserva sul «Corriere della Sera»: «Per ora l'unica certezza è
statistica: due magistrati su due che si occupano di importanti esponenti del
centrosinistra sono finiti sotto tiro di Cassazione e Ces. Una percentuale del
100 per cento».
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 345
Due novità della giornata. Che capovolgono le situazioni finora prefigurate.
Fini accusa la proposta di riforma di legge Vassallo di essere una truffa, ed il
cavaliere di essere giunto ormai «alle comiche finali». C'è poi l'appello del
vecchio dissidente comunista Ingrao alla Cosa Rossa per l'unità della sinistra:
«Fate presto! Fate presto perché la vostra unità urge, il Paese ne ha bisogno e
perché abbiamo davanti a noi quella che è la condizione tragica del lavoro in
Italia».
Rimando a domani, per motivi di spazio, un altro tema, la replica del prof.
Paolo Rossi al pontefice sulla questione di Bacone come teorico della
perniciosa «fede nel progresso»: è pubblicata nel supplemento domenicale
odierno della cultura nel «Sole-24 Ore». Rossi dimostra che le considerazioni
papali non sono «accettabili» proprio in base ai testi di Bacone.
08/12/2007/
Poltiglia e furbizie
Quella norma c’è pero già nella nostra Costituzione, art. 3, primo comma. Ma
nessuno se ne ricorda: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Dunque ci dobbiamo aspettare un prossimo passo di tipo costituzionale, con la
revisione di quell’articolo e di quel comma?
Ma poi, vorrei sapere, che cos’è tutta questa fobia dell’anti-fobia? Non ci sono
più gli psicanalisti di una volta, a spiegarcelo…
Binetti01g A proposito. La senatrice Paola Binetti, ha parlato addirittura di uno
strangolamento delle coscienze tramite quella norma. Inquietante.
Condivido quanto scritto stamani sulla «Stampa» da Franco Garelli: «La vera
sfida che attende anche i politici credenti è quella del pluralismo, della
capacità di affermare e di "concretizzare" i grandi valori in un contesto in cui si
vivono condizioni e orientamenti diversi, ove più nulla è dato per scontato.
Ogni area culturale è chiamata a dare il proprio contributo progettuale per
arricchire e dar risposte alle diverse situazioni e promuovere più larghe
convergenze».
Il sociologo prof. Giuseppe De Rita nel consueto rapporto del Censis (creando
ogni anno una formula efficace per fare il ritratto dell’Italia), ha presentato per
il 2007 l’immagine della «poltiglia».
Dario Di Vico sul «Corriere della Sera», al proposito ha parlato di una società
politica a cui mancano i contenuti e che attinge ai manuali di marketing.
Sullo stesso giornale, a proposito del caso-Forleo, Piero Ostellino ha scritto che
in Italia il potere è detenuto dalla banche e che il magistrato in questione non
ha usato «le cautele, le furbizie e le opportune ambiguità della politica».
Mi sembra che il caso della norma che lei on. Chiti ha promesso di cancellare,
rientri in questo quadro deprimente della poltiglia, della politica che attinge ai
manuali di marketing, e che si caratterizza per «le cautele, le furbizie e le
opportune ambiguità» di cui ha scritto Ostellino.
Pensi ad una città che lei ben conosce, Firenze, ed a che cosa è successo alla
Società Dante Alighieri. Glielo spiega il prof. Emilio Pasquini: «Una cordata di
politici e di presunti studiosi mi ha defenestrato con un colpo di mano per
nominare un nuovo consiglio direttivo ed un nuovo presidente» (il vecchio era
ovviamente lui).
Che la denuncia di questi vezzi e vizi provenga dalla colonne del maggior
quotidiano conservatore del nostro Paese, la dice lunga sull’imbarbarimento in
cui siamo stati ridotti, immersi in quella «poltiglia» che la decenza ci
impedisce di chiamare con il suo vero nome, uscendo dal seminato scientifico
del Censis ed entrando nell’umile linguaggio che anche Dante usa: Inferno,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 347
XVIII, 116. Trovare per leggere…
07/12/2007/
Farsene le ragioni
Occhei. Ma per farmi una ragione del suo discorso, (l'anonimo si firma
«Fattene una ragione»), mi spiego, e lo prego di credermi: le citazioni che
riporto in questo blog ospitato nello «Spazio del lettore», servono soltanto a
me per rassicurarmi nelle mie opinioni.
Mi creda l'anonimo: se i lettori sono quasi 800 come oggi, o 32, non ne
guadagno nulla, non mi arricchisco con pecunia sottratta ad altri. Non ci sono
premi in palio, non si guadagna nulla, si fa tutto per sport, come si diceva un
tempo quando lo sport non era affare da molti soldi...
Per cui lo tranquillizzo. Non voglio defraudare gli altri, togliere soddisfazioni ad
amici od amiche che scrivono sul loro blog, leccando il gluteo famoso di
editorialisti della Stampa.
E soprattutto desidero spiegare che l'anonimo non ha compreso come in
quest'àmbito (ambìto secondo lui) funzionino le cose, come si usi ricorrere alle
citazioni delle cose fresche di giornata da vari giornali, non soltanto da quello
che mi ospita, per sviluppare i discorsi.
Se questo costituisce una cosa sconveniente secondo chi consiglia agli altri di
farsene una ragione, allora chiedo scusa se gli dico che non ha compreso
come ho fatto finora funzionare il mio blog.
In quasi 50 anni di attività sui giornali, non ho mai voluto salire in cattedra. Mi
sono sempre definito un inutile cronista. Figurarsi se voglio togliere spazio,
vecchio come sono, a penne valide e più giovani che si occupano con ottimi
esiti di altri argomenti, molto distanti da quelli qui esposti.
07/12/2007
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 348
La rana ed il bove
06/12/2007/
Soccorso rosso
05/12/2007/
Biancaneve e Biancofiore
Se la dottrina politica si riduce alla parodia delle favole, dobbiamo essere grati
agli illustri studiosi che ci facilitano la comprensione dei misteriosi sistemi
elettorali italiani.
Dunque sia lode al prof. Giovanni Sartori che stamani sul «Corriere della Sera»
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 349
ha illustrato la sua teoria del «ricatto dei nanetti». Questa parola vuol soltanto
indicare le piccole formazioni politiche. E non disprezzarle.
Se fosse Veltroni, Sartori direbbe a Prodi che la colpa della crisi di questi giorni
è esclusivamente sua, del presidente del Consiglio: «Se tu usi i nanetti per
ricattarmi, io non ci sto. I nanetti sono tuoi, sei tu che te li sei coccolati e
messi in casa».
Bertinotti non ce l'ha su con Prodi, l'oggetto del suo desidero è Veltroni. Lo
sgambetto vuole far cadere il patto Silvio-Walter, vuole troncare sul nascere le
speranze di governare l'Italia con un abbraccio che spiace a molti, non
soltanto al presidente della Camera ed ai nanetti di cui parla il prof. Sartori.
RIS/posta
Ringrazio gli amici intervenuti nelle ultime ore a commento del post
precedente: mi lusingano e commuovono le loro parole di stima e di affetto.
Grazie dunque ad Irene Spagnuolo e ad Anna Rosa Balducci.
Per Emilio, aggiungo anche che non vedo in Italia gravi minacce laiciste. Ce ne
potevano essere un tempo, nell'immediato dopoguerra, ma Togliatti risolse il
problema inserendo i patti lateranensi (fascisti) nella Costituzione
repubblicana.
Oggi c'è in giro una stranissima aria che suona una presa in giro sia per il
pensiero laico sia per quello cattolico apostolico romano. (Leggere «Fratelli
d'Italia», un volume recente di Ferruccio Pinotti.)
Se ad un convegno massonico sull'eutanasia interviene un personaggio di
spicco «amico fraterno» dell'organizzazione promotrice, e nello stesso tempo
(futuro) diacono di un sacerdote (oltretutto sotto indagine giudiziaria), beh, c'è
forse più da ridere che pensare a serie minacce laiciste...
Bisognerebbe rileggere le pagine di don Francesco Fuschini sull'umanità ed
onestà intellettuale dei poveri «mangiapreti» romagnoli d'un tempo che lo
avevano aiutato, lui povero figlio di un fiocino delle valli ferraresi, a pagare la
retta del seminario. Quei «mangiapreti» che onoravano i loro avversari
dedicandogli persino un tipo particolare di minestra o pasta (come dicono i più
raffinati), chiamata «strozzapreti».
04/12/2007/
Enzo Biagi ed Enzo Tortora
Ieri sera sul digitale di Rainews24 è andata in onda una serata dedicata ad
Enzo Biagi in diretta dal Teatro Quirino di Roma. Vi hanno partecipato anche
Bice e Carla Biagi, le figlie del «cronista» (per usare la qualifica che più gli
piaceva) scomparso un mese fa.
Ad un certo punto, è stata data lettura di un articolo scritto da Enzo Biagi per
l'arresto di Enzo Tortora. Un articolo importante, perché come si può anche
leggere nel sito di «Misteri d'Italia», Biagi «fu il primo a lanciare un appello in
suo favore al grido di “E se Tortora fosse innocente?”».
Biagi scrisse: «Mentre voi leggete questo articolo, Enzo Tortora è a colloquio
con i giudici: sapremo poi, con più esattezza, di quali reati è incolpato, o
meglio di quali deplorevoli fatti si sarebbe reso responsabile. Fino all'ultima
sentenza, per la nostra Costituzione, stiamo parlando di un innocente. Invece,
in ogni caso, è già condannato: dalla riprese televisive, dai titoli dei giornali,
dalla vignetta del pappagallo che finalmente parla e dice: “Portolongone”, dal
commento senza carità di quello scrittore che afferma: “in qualunque maniera
vada, è finito per sempre”. O dell'altro che annota, seguendo la cronaca:
“tempi durissimi per gli strappalacrime”».
Dieci anni dopo la morte di Tortora (riprendo pure da «Misteri d'Italia»), «fu
ancora Biagi il primo a volerlo ricordare: "Ognuno ha le sue convinzioni, ma
quanta cattiveria in certi resoconti, che rancore, e che piacere per il povero
idolo televisivo infranto da un mandato di cattura"».
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 351
Per cui per farsi belli non si organizza l'arresto di un grande personaggio
pubblico come se fosse la sfilata di una aspirante miss a qualche concorso di
bellezza, con fotografi pronti a scattare mille immagini, ad immortalare
l'umiliazione suprema per un innocente: i ferri della giustizia (della presunta
giustizia) ai polsi.
Le figlie di Enzo Biagi alla fine hanno detto che sarà istituito un concorso non
per i grandi del giornalismo (qualche settimana fa, un autorevole
riconoscimento in tal senso è stato attribuito, a Ravenna, a Mike Bongiorno ed
a Giulio Andreotti), ma per giovani cronisti di provincia.
Ottima idea. Perché come ho scritto sopra, Enzo Biagi amava definirsi un
«cronista». Perché ai giovani va dimostrato che la democrazia ha bisogno di
questo benedetto quarto potere di cui parlavano i famigerati pensatori del
Settecento europeo, di quel «tribunale invisibile» della pubblica opinione che
controlli tutto ciò che è di tutti e riguarda tutti, come la vita politica. Un
tribunale «che col fatto ci dimostra che la sovranità è costantemente e
realmente nel popolo» (Gaetano Filangieri, 1753-1788).
Il ricordo di Biagi e l'esempio di quello che lui spiegò nella vicenda di Tortora,
possono essere utili a tutti, ma soprattutto a quanti aspirano a scrivere
decentemente (non parlo di stile, ma di contenuti) e che stanno oggi facendo
la loro gavetta. La gavetta non deve né spaventare né umiliare, perché tutta
la vita è un'infinita gavetta. Ogni giorno siamo messi alla prova. Per essere
onesti verso gli altri, dobbiamo anzitutto esserlo con noi stessi, e riconoscere
che soltanto gli imbecilli si sentono perfetti. Noi siamo persone sempre da
perfezionare. Tutti ogni giorno, giovani o vecchi abbiamo qualcosa da
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 352
imparare.
Ringrazio commosso Gian Contardo Colombari per il suo commento di ieri. Con
le ultime parole di cui sopra rispondo al suo elogio. Non mi faccia montare la
testa. Scrivere è un modo di vivere o di sopravvivere. È un lavorare per dare
un senso alla propria esistenza. Debbo ringraziare gli amici conosciuti o
sconosciuti che leggono e commentano. Mi fanno sentire presente a me
stesso.
Ad Emilio dico che sono sempre stato fautore del dialogo, fin dai tempi in cui
fui educato a questa filosofia da Giovanni Maria Bertin che mi fu docente di
Pedagogia al Magistero di Bologna. Per cui riconosco che le contrapposizioni di
cui parla Emilio ci sono, e sono pericolose. Ma il fatto che esistano ondate
laiciste, non deve precludere a sottolineare od indicare la strada della
concezione laica dello Stato, alla quale mi richiamo, partendo dalla stella
polare della nostra Costituzione.
Post scriptum. Quelli della mia generazione sono stati educati tutti dall'Azione
cattolica. Ne riparleremo, semmai.
30/11/2007/
Diabolico Bacone
Il papa è partito da lontano nella sua enciclica "Spe salvi" (Salvati dalla
speranza), pubblicata stamani. È partito da Francesco Bacone (1561-1626). Ed
è arrivato a cancellare in un sol colpo tutta la storia del pensiero moderno:
«Francesco Bacone e gli aderenti alla corrente di pensiero dell'età moderna a
lui ispirata, nel ritenere che l'uomo sarebbe stato redento mediante la scienza,
sbagliavano. Con una tale attesa si chiede troppo alla scienza; questa specie
di speranza è fallace. La scienza può contribuire molto all'umanizzazione del
mondo e dell'umanità. Essa però può anche distruggere l'uomo e il mondo, se
non viene orientata da forze che si trovano al di fuori di essa. (...) Non è la
scienza che redime l'uomo. L'uomo viene redento mediante l'amore».
Questo post nasce da una ricerca veloce su alcuni punti del testo pontificio,
quindi è estremamente superficiale. Ciò non toglie che la sua condanna del
pensiero moderno non faccia immediatamente impressione. E spaventi anche
un po', pure sotto il profilo squisitamente politico sul quale può avere ricadute
molto gravi.
29/11/2007/
Otto milioni di biro
Rimandano agli infausti otto milioni di baionette che costarono caro all'Italia,
gli otto milioni di biro che Silvio Berlusconi invoca per farsi eleggere dal "suo"
popolo a leader per le prossime elezioni, per il prossimo governo, per il sicuro
viaggio alle Bahamas che promette a tutti i suoi sostenitori. Nella speranza di
ricevere da loro una donazione simile a quella del salvadanaio di 700 euro che
un signore in buona fede ed in forte speranza gli ha consegnato. Ignorando
che una goccia d'acqua nel mare non fa nulla, mentre serve a dissetare chi ha
sete.
Ma sappiamo come va il mondo. Uno dice a me gli occhi, e gli altri gli danno
anche il portafoglio e corrono a casa a prendere il salvadanaio. Poi magari
dopo qualche tempo, si battono una mano in fronte, e si rivolgono
gratuitamente delle offese meritate.
28/11/2007/
Italia in cerca d'autore
Per ogni «muto agevolato», ci sono tanti «evitati speciali» come li chiamo io.
Perché la raccomandazione, quale teoria e prassi dell'assunzione, viaggia
sempre su due binari. In uno ci sono quelli da mandare avanti a forza di calci
nel culo per fargli fare carriera. E sull'altro quelli da stoppare con altri calci ma
nelle più dolorose parti anteriori del corpo, dal viso ai ginocchi, sulle quali
viaggiava il mitico «oselin de la comare» di Cochi e Renato, però con diversi
intendimenti.
In quest'Italia «in cerca d'autore» (di un autore che sappia scrivere un copione
decente alla luce del sole), dove (come è stato spiegato nella prima ora di
«Ballarò») nessuno raccomanda nessuno nei ministeri, nelle regioni, nelle
province, nei comuni, in quest'Italia avvengono tuttavia i fatti "miracolosi" di
cui parla Ainis: «l’appartenenza, la tessera di partito, la spintarella di cricche e
camarille».
Quella ragazza che ha parlato della sua lettera inviata al presidente della
Repubblica, chiedendo una raccomandazione dopo tre anni di infruttuosa
ricerca di un posto, è apparsa nella semplice prospettiva degli «esclusi». Di chi
non appartiene a nessun clan, partito o famiglia. Mi si dimostri il contrario, si
smentisca Ainis, signori dei ministeri e dell'industria.
27/11/2007/
Modelli e misteri
A proposito del «modello Sarkozy» (vedi post del 25 scorso) sugggerito per
l’Italia da Mario Monti in un editoriale del «Corriere della Sera» (25.11), ieri c'è
stata una diretta risposta su «Repubblica» in un fondo di Bernardo Valli.
La riassumo con una citazione che chiude il discorso laddove gli altri non lo
aprono: «Il decisionismo» di Sarkozy sarebbe impossibile nella Repubblica
italiana perché Sarkozy «è un prodotto della Quinta Repubblica, vale a dire
della monarchia repubblicana creata da de Gaulle mezzo secolo fa, e ritoccata
dallo stesso generale quattro anni dopo, nel 1962, con l'aggiunta dell'elezione
a suffragio universale del presidente».
Noi italiani siamo così fantasiosi che abbiamo etichettato una fase storica
come «seconda repubblica», senza che quella stessa fase ne avesse le
caratteristiche e le premesse necessarie.
Nessuna modifica costituzionale ha infatti sancito il passaggio dalla prima alla
seconda.
Non paghi di tanti eccessi di retorica nel parlare politico, adesso stiamo
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 355
addirittura coniando la definizione di «terza repubblica» forse per onorare
Veltroni, non certo Prodi. Che dal sindaco di Roma e compagnia cantando
(anche tra l'opposizione), verrebbe lasciato sotto le macerie da rimuovere in
fretta della seconda repubblica...
Beccaria
Il libro «Uno bianca e trame nere» può essere scaricato dal blog di Antonella
Beccaria, dal quale riprendo le due foto riprodotte in alto e qui a sinistra
(l'autrice del volume).
26/11/2007/
Cesa, anzi Rutelli
Che oggi è messo sotto accusa da tutti. Forse per questo merita di essere
difeso anche da chi, come il sottoscritto, non ha mai avuto né vicinanza, né
simpatia per la sua parte in commedia. Si faccia sentire: e per prima cosa,
parlando da re a re, si unisca alla pernacchia di Luciana Littizzetto agli eredi di
Casa Savoia.
Dopo aver inserito questo post, leggo un invito di Demata, che segnalo
linkando il suo testo: riguarda una notizia drammatica che lui ha ripreso dalla
BBC e che i giornali nostrani non hanno dato, «Una donna di 19 anni è stata
condannata a 6 mesi di carcere e 200 frustate, dopo essere stata stuprata da
un almeno 5 uomini».
25/11/2007/
Pasticci e bisticci
Certe disperazioni
Per puro caso nel post di ieri, «Certe nonne», ho tirato in ballo la virtù della
speranza.
È di oggi l'annuncio che il 30 novembre sarà pubblicata la seconda enciclica di
Benedetto XVI, intitolata «Salvi grazie alla speranza».
Ogni volta che questi drammi arrivano alla cronaca, bisognerebbe chiedersi:
ma che cosa è stato fatto dalle Istituzioni, dalla Società, dallo Stato, dalla
Politica per aiutare quelle madri, sollevare con un mano non caritatevole (nel
senso che dipende da una scelta individuale e casuale d'aiuto), ma con un
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 358
gesto soccorrevole, come costante e continua presenza vicino a chi soffre
assistendo un malato, e soffrendo ben più del malato stesso.
Signori della Politica, anche questa è la vita: nel dolore e nell'angoscia di una
madre che dopo 18 anni di malattia della figlia, l'ha liberata dalla sofferenza e
poi ha rivolto il coltello contro di sé.
22/11/2007/
Certe nonne
Edmondo Berselli nel suo ultimo libro, «Adulti con riserva», fa una gustosa
ricostruzione autobiografica ed un brillante affresco dell’Italia nei primi anni
Sessanta.
Ci sono due passi che desidero riprendere, ricollegandomi al post di ieri,
«Stato e Chiesa».
Eletto papa Montini, la nonna materna di Berselli, «vecchia socialista timorata
di Dio, andò apposta a confessarsi dal parroco in persona per confidare che la
addolorava molto, il signor parroco non aveva idea di quanto le dispiacesse,
ma questo papa non le piaceva proprio, e non sapeva che farci» (pag. 52).
Poche righe dopo, nella pagina successiva, Berselli parla in prima persona di
un mese mariano e di un frate predicatore che dal pulpito tuonava contro le
tentazioni moderne offerte ai giovani. Gote accese ed occhi infiammati il frate
si lancia «in un’intemerata contro i peccatori moderni, i nuovi eretici»,
individuando la causa di tanto scandalo nella «fotografia di quello sgorbio
ermafrodito e rosso… Rita Pavone!» posta al luogo dell’immagine della
Vergine nelle camerette dei ragazzi, sopra i loro letti.
Una postilla, che non vuole essere irriguardosa ed è senza alcuna pretesa da
parte mia, magari intendetela soltanto quale riempitivo per arrivare alla
conclusione…
Se le «angosce» fanno parte integrante della metafisica, le ossessioni sono un
altro paio di maniche. Il teologo può essere angosciato? Ma direi proprio di no,
sennò la speranza che virtù teologale è? Tanto meno può essere ossessionato,
perché si finisce con l’accennare ad una patologia che contraddice il
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 359
presupposto metafisico della teologia stessa (vedi la speranza di cui sopra).
Hanno sfottuto Prodi perché si era definito «cattolico adulto». Oggi Spinelli
spiega che «la parola era stata usata già nel '65, ai tempi del Concilio
Vaticano II».
A molti degli atei devoti e dei sepolcri imbiancati che pretendono di dettare le
leggi in nome del Vaticano, bisognerebbe dire che è meglio essere cattolici
adulti che adulteri, dato che essi (gli adulteri) vogliono imporre agli altri una
morale che poi loro stessi non rispettano. [22.XI.2207]
21/11/2007/
Stato e Chiesa
18/11/2007/
Antonio Rosmini
Atto primo. Giancarlo Fini volta pagina nei rapporti con Berlusconi. Glielo
manda a dire con una lettera aperta al direttore del Corriere della Sera di
stamani.
AN vuole cambiare strategia ed in fretta. In altre parole, basta con tutte quelle
storielle di re Silvio che promette ogni ora di fare cadere il governo Prodi, e poi
alla fine non ci riesce mai.
C’è una piccola differenza. Il Cavaliere ha 71 anni e per dire queste cose si
mette davanti alle luci delle telecamere, non agli specchi in una stanza buia.
Di uguale, c’è la destinataria delle sue parole. Come per Giacomo, anche per
Silvio è l’Italia. Allora (1818) un sogno da realizzare. Ora un progetto a cui
nessuno crede più, tra gli alleati di Berlusconi.
A proposito di grida fatali con annessi gesti eroici. Al post della spada di
cartone, il senatore di Forza Italia Maurizio Sacconi è arrivato a togliersi una
scarpa per sbatterla con forza, ripetutamente, sul suo scranno. Merita la
memoria presso i posteri, con un fumetto che documenti il tutto: «Dammi, o
ciel, che sia foco / Agl'italici petti il sangue mio».
E pensare che ad Arcore credevano che fosse bastato, per far star tranquillo
Fini, prenderlo per i fondelli sul suo nuovo amore. Adesso hanno fatto
retromarcia. Hanno tirato le orecchie a «Striscia la notizia». Con un
comunicato che resterà nella storia della tv: «La presidenza di Mediaset
esprime una netta presa di distanza dagli eccessi giornalistici e satirici, anche
in programmi Mediaset, che hanno colpito negli ultimi giorni la vita privata di
Gianfranco Fini». Per poi respingere (giustamente) «nel modo più assoluto il
sospetto di un disegno politico-editoriale orchestrato dal gruppo Fininvest ai
danni del presidente di An. Avanzare sui giornali ipotesi del genere significa
fare un torto all’autonomia di Silvio Berlusconi e da Silvio Berlusconi».
V’immaginate Berlusconi che ordina di colpire al cuore Fini per la sua storia
d’amore? Suvvia, sono esercizi di bassa dietrologia. Per ora. In futuro non si
sa. Le donne prima o poi raccontano.
Oggi si è confessata Sandra Milo: «Con Bettino l'amore aveva più gusto».
Due domande alla signora: lo aveva confessato a Bruno Vespa? Adesso come
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 362
cambierà la storiografia sul socialismo italiano?
Il sospetto è che la signora Milo abbia voluto soltanto mettere giustamente in
luce i propri pregi e sottolineare i difetti delle colleghe in arte contemporanee:
«Vogliamo mettere il livello delle amanti di allora?».
Purtroppo scienza e storia di oggi non possono beneficiare del conforto «delle
amanti di allora». Com’è triste la vita.
15/11/2007/
"Io bloggo per il Darfur"
14/11/2007/
I Mille di Cossiga
Cossiga replica a Giovanni Moro, senza nominarlo, sul primo punto: «Andreotti
non dice bugie».
Il discorso poi ha un'impennata che passa dal pubblico al privato dei
protagonisti: il cerotto sulla testa di Aldo Moro nascondeva non una ferita
subìta da parte dei terroristi, ma un colpo preso la sera prima «frapponendosi
in un litigio» in famiglia.
Forse per Cossiga voleva essere una chiamata in causa per correità dei capi
dell'allora Pci. Ma finisce per essere la confessione d'impotenza per non dire
altro, di chi doveva sapere per compito istituzionale, ammesso che risponda al
vero la tesi (o l'ipotesi) di Cossiga.
Soltanto una cosa appare strana nel suo annuncio: come mai, se mille
comunisti sapevano, nessuno delle migliaia di agenti dei cosiddetti «servizi»
che hanno sempre controllato i politici di governo e di opposizione, ha appreso
che «quelli» sapevano?
13/11/2007/
Cronache nere
Siamo tutti angosciati per quello che è successo domenica scorsa. Nei blog
della nostra comunità se n'è parlato con una partecipazione che indica
qualcosa. Non siamo insensibili al mondo che ci circonda. E che ci fa paura per
molti motivi. Per il povero ragazzo ucciso nelle circostanze "misteriose" che
conosciamo, ad esempio. Un episodio che non doveva accadere. Non si spara
attraverso un'autostrada, non sapendo che cosa succeda esattamente aldilà di
essa, in una piazzola di sosta troppo distante per distinguere le cose.
Ho scritto ieri che il fatto di Arezzo non ha nulla a che vedere con lo sport.
Intendevo dire che l'uccisione di quel ragazzo non poteva essere presa a
pretesto per tentare un'insurrezione come c'è stata poi a Roma. Chiedo scusa
se non mi sono spiegato bene. Credevo di averlo fatto, aggiungendo che allo
stesso modo pure la violenza scatenatasi poi, non aveva nulla a che fare con
lo sport.
Ieri pomeriggio Irene ha osservato nel suo blog che viviamo in un vuoto dove
«tutto freneticamente inghiottisce tutto». Lo ha scritto anche a commento del
mio post.
Poco dopo Gianna, allargando il discorso ad altre notizie di cronaca nera,
introduceva una nota metafisica: «Non ditemi che sono prove inviateci da
lassù per provare la nostra tempra di madri e di padri o peggio per scontare i
nostri peccati. Per il Grande Distratto è un incidente di percorso e spero che
trovi al più presto un rimedio».
Cito questi due passi di Irene e Gianna perché sono sintonizzati sul tema del
nostro essere qui ed ora, con sfumature che intrigano con dolcezza d'intenti e
costringono fermamente a riflettere.
Sempre da questo punto di vista, dobbiamo essere certi che nessuno possa
colpirci "per sbaglio" se passiamo per strada o in autostrada vicino ad un
gruppo di sportivi che possono essere temuti: ma per questo fatto, nessuno è
autorizzato a sparare per prevenire un reato di cui il viandante per caso non
ha nessuna responsabilità.
Nulla è una parola che fa paura. È un tema che affascina da sempre letterati e
filosofi, quindi non deve essere che apprezzato il riproporlo alla nostra
attenzione. Le nostre inquietudini sul destino dell'umanità a cui accenna
Gianna, sono un sentimento del tempo. Ma ogni tempo ha i suoi drammi.
Grazie, amiche, di aver introdotto questo tema.
Ma vedete che il sublime canto del poeta, «... su l'arida schiena / Del
formidabil monte / Sterminator Vesevo», diventa immediatamente qualcosa di
più, un manifesto politico con l'invito agli uomini a considerarsi «confederati»
fra loro. È il vecchio discorso del «contratto sociale»...
12/11/2007/
Facili le parole
Quando succedono fatti come la morte del giovane romano Gabriele Sandri,
ucciso dalla pistola di un poliziotto, le parole sono sempre facili. E troppe. Si
ripetono i riti consueti: il tragico errore, un fattore imponderabile (correvo, il
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 365
colpo è partito da solo), le indagini saranno approfondite, non ci saranno
reticenze, come ha detto ieri il ministro degli Interni Giuliano Amato.
In Italia per lungo tempo non sono stati i magistrati a provare la colpevolezza
d’un imputato, ma è stato costretto l’imputato a dimostrare la propria
innocenza. Non vorrei che ora si ritornasse al passato. Un’auto che va per i
fatti suoi, un giovane che è ucciso, e poi dopo le ricostruzioni che
«giustificano» l’accaduto.
Il fatto di Arezzo non ha nulla a che vedere con lo sport, così come la violenza
scatenatasi poi (vedere l’articolo di Beccantini).
Niente parole inutili, signori del governo e del Parlamento, ma fatti precisi.
Mirando senza colpo ferire ad uno scopo: rendere tranquilla la vita di qualsiasi
persona. Non date la colpa ai teppisti degli stadi. Tutti sanno chi sono. Ma loro
possono continuare ad agire bellamente, senza pagare mai il conto delle
malefatte.
Personalmente sono convinto che molti di quegli «ultras» abbiano un sogno
politico. Non dico progetto, perché la parola presuppone una razionalità in loro
soffocata dall’odio espresso con una rivolta che non ha nessuna giustificazione
morale, ma che comunque tentano ogni tanto di mettere in atto.
11/11/2007/
La famiglia è sacra (in Libia)
10/11/2007/
Noi libertini
L'on. Gianfranco Fini arriva in ritardo con gli appuntamenti della storia. La
notizia della sua nuova famiglia doveva uscire prima che apparisse il libro di
Bruno Vespa.
Commentando un interessante post dedicato da Giulia Volpi a Vespa, ho
scritto che dalla cintola in giù, per i politici guarderei soltanto alle tasche dei
pantaloni dove conservano il portafogli. Quindi non mi soffermo su vicende
personali alle quali si deve quel rispetto che i politici non hanno quando
legiferano sulla vita dei «semplici cittadini». Loro, i parlamentari, possono già
ora lasciare la pensione in eredità ai loro conviventi.
Questo fatto non offende la morale sentimental-sessuale, ma quella "civile" o
politica dell'uguaglianza fra tutti i cittadini.
Oggi si annuncia un altro testo sul tema amoroso, scritto da Filippo Ceccarelli,
«Il letto e il potere. Storia sessuale d'Italia da Mussolini a Vallettopoli bis».
Forse sarebbe stato più simpatico «Il potere a letto». Ceccarelli è un cronista
appassionato e documentato. Ne racconterà delle belle. Ma servirà a qualcosa
la rivelazione dei segreti dei talami politici?
Forcheri
09/11/2007/
Storie italiane
08/11/2007/
L'«evitato speciale»
Adesso il cavalier Berlusconi nega. Secondo lui non aveva mai detto che Biagi,
Luttazzi e Santoro «non dovevano fare televisione». Aveva espresso un
auspicio. Ha trovato immediatamente un'obbedienza cieca ed assoluta.
L'editto c'è stato, eccome. Nella formula subdola che oggi permette al suo
autore di negarlo.
Poi sono successe altre cose, legate ad esempio ad un altro tabu della destra
cattolica riminese che ha tanto potere curiale: quello della falsa sommossa
antigiacobina e filopapale dei marinari riminesi nel 1799. Pochissime righe
apparse sul settimanale diocesano, e riprese da una storia ottocentesca,
ebbero la piccata risposta di un'intera pagina sul settimanale stesso con tutta
una serie di notizie non rispondenti al vero.
Poi ha dato fastidio qualche mio studio storico sulla condanna all'indice di un
medico riminese del 1700 per speciale intercessione del vescovo della città.
Piccola posta
Rispondo.
Sì, ho letto la lettera, la ringrazio della cortesia per avermela inviata, pur non
conoscendoci.
Mi chiede: «Lei crede di aver il diritto di divulgare la sua opinione?».
Dietro la sua domanda c'è una visione che non condivido.
Il diritto di parola è di tutti, non soltanto dei giornalisti.
Qui sopra poi sono semplicemente un blogger-lettore, quindi si figuri che
ruolo, per cui potrei dirle che ha sbagliato completamente indirizzo.
Non credo che il silenzio di qualcuno possa risolvere le cose.
La sua educazione di sinistra che finisce in un abbraccio a Calderoli, non mi
stupisce. Conosco bene quella educazione per averla sempre rifiutata da
giovane e da adulto. Per cui non provo né commiserazione né sdegno davanti
al suo annuncio. A volte, le cose si ripetono. A noi sta capirne la differenza. Se
si resta lucidi pur nell'affannarsi doloroso della vita.
Non ho l'età per essere una bella promessa. Non sono un venerato maestro.
Preferirei non essere considerato uno stronzo, né solito né insolito.
Faccia lei. Mi metta dove vuole. Sto dalla parte del libero arbitrio, del giudizio
espresso con la cautela che non deriva da paura ma dalla consapevolezza che
allargando i discorsi si possono spesso prendere lucciole per lanterne.
Trinciare giudizi o intonare romanze come nelle opere liriche dell'Ottocento
facevano i tenori con voce tonante per far venir giù i teatri, non fa per me.
A volte verrebbe da invidiare quelli che sono troppo sicuri di loro stessi. Ma mi
ricordo una vecchia battuta del buon Guido Clericetti: «A quelli che sono
troppo pieni di sé, auguriamo che funzioni bene l'intestino».
Piuttosto, aggiungo una nota sopra una strana coincidenza: ieri sera ho
acquistato l'ultimo volume di Berselli, e mi ripromettevo di cercare nel blog
quanto avevo scritto l'anno scorso sul volume precedente (2.11.2006)... Oggi
arriva il suo commento che apre al post in oggetto, e mi risparmia la fatica di
quella ricerca. Grazie di cuore.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 370
06/11/2007/
Enzo Biagi, l'etica della memoria
Le cose succedono sempre da sole, nel bene e nel male. Ignorarle significa
soltanto condividere gli orrori compiuti da chi se ne è macchiato. Conoscerle è
già un mezzo per rifiutarli. Per suggerire qualcosa che potrebbe servire a tutti
noi, nelle nostre scelte presenti e future. Il passato non si cancella mai.
Enzo Biagi ha vissuto il secolo che, non so perché, qualcuno ha definito breve.
Sono stati decenni invece lunghi e pieni di tragedie.
Due guerre mondiali, il razzismo dall'inizio alla fine, poi la shoà nel mezzo, con
quel popolo trascinato nelle camere a gas chissà per quale colpa dei loro padri
o per quale follia dei loro contemporanei.
Nel giorno della sua scomparsa, ci piace ricordarlo con il suo ironico
interloquire, con il continuo ricordo delle sue umili origini e di sua madre che
lo svergogna in classe perché ha detto una bugia alla maestra, con quella sua
battuta (felice come un capolavoro filosofico) sulla signora che ammetteva: sì
mia figlia è incinta, ma soltanto un pò.
05/11/2007/
Il ribelle don Benzi
03/11/2007/
Auguri, Enzo Biagi
La conclusione del mio breve testo del 2006, giustifica l'inserimento del post
odierno nella categoria di «politica ed attualità».
Parlavo allora della necessità di una vera informazione democratica per la vita
del nostro Paese.
Ben tornato in tivù, dunque, caro Enzo Biagi. Con l'augurio semplice semplice
che la gente capisca che i cronisti non sono funzionari di partito o di governo,
che sono lecite le critiche al potere e le domande ai padroni del vapore, di
tutti i vapori, dal sindaco del più piccolo comune al presidente del consiglio o
ad un amministratore delegato.
Con la speranza che i giornalisti combattenti per la libertà dell'Occidente non
si mascherino più da spie, almeno quando non è carnevale. Ma il dramma
nazionale è che da noi ci sono sempre state troppe quaresime e di
conseguenza e per reazione ci sono state pure sempre fin troppe sfilate in
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 372
maschera.
Per un giornalista, l'importante è raccontare e spiegare (come diceva Indro
Montanelli) quello che non si è capìto, non vestire i panni di uno 007 che cerca
gloria postuma non nella penna ma nei dossier riservati.
Il mondo è pieno di imbecilli. Quelli che incartano le loro fissazioni in un
giornale, come se si trattasse di un caspo d'insalata al mercato, alla fine
risultato figure patetiche: si credono furbi ed intelligenti, non riescono ad
oltrepassare il confine della barzelletta vivente.
Biagi rappresenta la storia di un giornalismo attento ed onesto. La
disattenzione è la regola di chi vuol far carriera e non vuole grattacapi. Quanti
grattacapi possa procurare il lavoro del cronista, dipende non dagli oppositori
di regime ma dalla demenza di chi (ad ogni livello ed in ogni ambiente) non sa
difendere il lavoro dei cronisti seri, e il quotidiano granello di democrazia che
quel lavoro serio porta alla mensa comune.
Ben tornato, Enzo Biagi. Ad insegnare che l'umiltà del cronista che lei ha
sempre impersonato, è molto più alta delle dignità che si attribuiscono tanti,
troppi fanfaroni che circolano nell'ambiente. E buon lavoro nel segno di
un'informazione democratica necessaria (oggi più che mai) come l'ossigeno
per la nostra vita politica.
02/11/2007/
Prodi e i due Veltroni
Il primo Veltroni è quello che aspetta con la calma dei forti e la frenesia del
cavallo purosangue in procinto di fare la sua corsa tutto da solo. Il candidato in
pectore a palazzo Chigi.
Ha rinunciato ad andare in Africa, come aveva promesso, dopo aver
completato l'esperienza amministrativa nella capitale.
Ha visto (forse) che i guai italici sono ben maggiori di quelli del continente
dove avrebbe voluto fare una specie di missionario laico.
Per cui la sua coscienza gli ha suggerito di restare. Ad aspettare che la
poltrona di capo dell'esecutivo sia tutta sua.
Il secondo Veltroni è quello che vede la città che governa, la capitale che
amministra, finire nelle cronache più terribili, come se i pericoli per le donne e
per la loro libertà di movimento fossero un dato nuovo, inedito ed inaspettato
non soltanto alla periferia romana, ma anche nei centri di altre località, grandi
o piccole, famose o no.
Il terzo Veltroni è il segretario del Pd che in certi momenti della giornata deve
guardare in faccia gli altri due. E chiedere ad uno se ha fatto tutto, come
sindaco, per salvaguardare l'incolumità dei suoi cittadini. Ed all'altro se è
possibile studiare qualcosa, prima di occupare la poltrona di palazzo Chigi. E
miracolosamente sembra che tutti i due Veltroni interrogati dal segretario del
Pd in carica, si siano trovati d'accordo nel sostenete che se c'è uno che deve
pensare ai guai italiani, è proprio e soltanto Romano Prodi. Che le elezioni le
ha vinte ed è stato nominato dal capo dello Stato.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 373
Ce ne dispiace perché è una persona convinta del suo lavoro, che non usa la
politica per altri scopi, che ha lanciato il grande progetto riformista dell'Ulivo,
finito in un incontro tra due gerarchie direi quasi ecclesiastiche (almeno per
una di esse).
Flamigli
Oggi voglio condividere la preoccupazione, anzi qualcosa di più di una
preoccupazione, espressa a Bologna con "Repubblica" (foto) da uno scienziato
come Carlo Flamigni: il Pd affonderà sui temi etici, perché in esso è
impossibile ogni dialogo fra laici e cattolici. L'Ulivo era nato per favorire quel
dialogo. Non soltanto, come sogna Veltroni, con il capo dell'opposizione e la di
lui consorte.
30/10/2007/
Grande Massacro?
Il tema interessa però anche noi. La promessa (la minaccia? l'incubo?) di una
riforma della Costituzione gira da parecchio tempo sia sui giornali sia in
àmbito strettamente politico, soprattutto partitico.
Vogliamo anche noi «rinforzare la Repubblica», per usare un verbo
debitamente sospetto a causa di tanti motivi storici. Che furono alla base dei
numerosi contrappesi studiati nella Costituzione del 1948.
Dopo 60 anni, le pericolose ombre di poteri troppo forti che allora si vollero
allontanare dopo la disastrosa esperienza che aveva portato alla seconda
guerra mondiale, sono svanite del tutto, o possono ancora far capolino da
dietro l'angolo?
La prudenza della vecchia classe dirigente nei partiti, aveva radici ben salde in
quel passato difficile da accantonare.
Poi sono venute due crisi parallele, la scomparsa dei gruppi dirigenti di alcuni
partiti, travolti dalla corruzione (con la cosiddetta inchiesta di «mani pulite»);
e la nascita di un partito-azienda con un capo-proprietario che annaspa ma
riesce ancora ad occupare la scena, nonostante tutto e nonostante tutti i suoi
amici-nemici. Che non ne possono più (in segreto).
30/10/2007
Fisico da teologi
Una gentile collega ed amica ha scritto nel suo blog che «per la teologia,
quella dottrinaria, ci vuole il fisico».
È una di quelle battute fulminanti che meritano di essere citate e ricordate.
Brava Anna Rosa Balducci. La quale oltretutto confeziona opere di narrativa di
gustosa lettura.
La frase calza a pennello con la notizia di ieri, relativa al discorso pontificio
sull'obiezione di coscienza da parte dei farmacisti nella vendita di medicinali
"che abbiano scopi chiaramente immorali, come ad esempio l'eutanasia e
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 375
l'aborto".
Giusto è il principio, secondo la teologia romana. Ma la teologia romana non
può automaticamente influenzare o diventare una norma di diritto civile
nell'ordinamento di uno Stato.
Se l'unica farmacia che può fornire quel prodotto "immorale" ad un cliente che
non riesce a contattare altri "negozi", rifiuta in base all'obiezione di coscienza,
si tratta soltanto di un diritto proprio salvaguardato, o piuttosto non si tratta
anche di un diritto altrui, violato? E che cosa è più grave dal punto di vista
anche semplicemente morale? Per la morale laica, beninteso.
«Ci vuole il fisico», appunto per la teologia. Alla quale io ho sempre guardato
con timore e diffidenza. Timore perché i teologi hanno sempre giustificato le
guerre di religione, le esecuzioni capitali ed i roghi degli eretici. Diffidenza
perché il linguaggio dei teologi è sempre difficile, contorto, per pochi eletti
(quelli che il fisico ce l'hanno...), mentre il Vangelo è molto semplice, diretto a
tutti, soprattutto agli ultimi, quelli che non hanno frequentato gli istituti di
scienze religiose, come li chiamano oggi, con un americanismo orribile perché
la religione non è una scienza esatta.
Ci hanno sempre detto che la perfezione non è di questo mondo. Bene. Perché
si deve definire scientifico l'insegnamento della religione? Un motivo ci sarà,
ma non avendo il fisico neppure io, non lo capisco.
29/10/2007/
Usque tandem Romano
Noi sulla Riviera romagnola da tanto tempo abbiamo strani veicoli derivati
dalle bici, a due guidatori e quattro ruote, con un sedile posteriore in cui
possono prender posto anche tre passeggeri...
Risciò
27/10/2007/
Francesi inquieti
Leggete cosa scrive Le Monde di questa sera, ai francesi girano le balle più di
tutti gli altri europei, se pensano al loro futuro: «Le Français est inquiet. Il est
beaucoup plus anxieux que ses voisins européens sur l'avenir de ses enfants,
redoutant de devenir pauvre, sans abri ou de perdre son emploi, méfiant sur
la justice et la police, sur la mondialisation ou encore les syndicats et le
Parlement, se suicidant même davantage. Et ce dans un pays plutôt moins
pauvre et moins inégalitaire que la moyenne européenne».
26/10/2007/
Forleo, le sue ragioni
Forleo ha portato i fatti, non ha recitato arzigogolate teoria sul Diritto penale o
processuale. Quei fatti parlano da soli.
«Sono convinta che in momenti di forte crisi istituzionale come questa i
magistrati hanno il dovere di non essere prudenti, di non essere sobri, di non
stare a casa a scrivere sentenze, di parlare e di esprimersi», ha aggiunto. Lo
scandalo dei magistrati che parlano «scoppia sempre quando questi
magistrati nelle loro inchieste toccano i poteri forti, quei fili dove c'è scritto
"chi tocca muore"».
Il cittadino inerme, che non bazzica codici e pandette ma appartiene alla folta
schiera di chi, all'occorrenza, non può avere giustizia secondo i principi della
Costituzione, dà ragione al gip Forleo. E pensa: ce ne fossero... Con la
consapevolezza che i silenzi sono letali. Ricordano, quei silenzi suggeriti oggi
ai giudici, la massima del manzoniano conte-zio espressa al padre provinciale:
«Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire». Ma quella,
aggiunge altrove Manzoni, era un'«età sudicia e sfarzosa». Dove per non
essere considerati gente perduta sulla terra bisognava avere almeno «un
padrone». È questa la società che si rimpiange? Basta dircelo, ed amen.
25/10/2007/
Divieto di sosta
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 377
Prima o poi per Romano Prodi scatta il divieto di sosta a palazzo Chigi. Difficile
rincorrere la cronaca. Ascolti la notizia di una sconfitta della maggioranza, e
dopo due forchettate di spaghetti sei già a quattro.
Stamani Guido Anselmi sulla «Stampa» faceva un impietoso quadro della
situazione: «L’impopolarità senza precedenti di Prodi è la personificazione di
questo problema politico che ingloba e avviluppa Palazzo Chigi, sommando la
delusione e la sfiducia dell’elettorato di centro-sinistra, un elemento sociale e
psicologico che sarà difficile recuperare, e la rabbia di gran parte
dell’elettorato di destra».
24/10/2007/
Madamini
23/10/2007/
Mastella mi agita
Ieri sera sono andato a letto con un interrogativo inquietante: ma quanti voti
ha ricevuto il ministro Clemente Mastella, alle elezioni politiche del 2006?
Per tranquillizzarmi mi sono ripromesso di fare una ricerca nel sito del
Ministero degli Interni.
Ma stamani non ne ho avuto bisogno. A risollevarmi ci ha pensato l'articolo di
Lucia Annunziata sulla «Stampa» odierna, grazie al quale ho potuto chiarire
tutti i miei dubbi e rendere meno angosciata la giornata: «Cifre alla mano, il
tesoretto elettorale mastelliano è dell’1,4 per cento, tradotto in 534.553 voti
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 379
alla Camera e 476.938 al Senato. Per capirne il peso è forse utile dire che 500
mila sono i consensi raccoltisi intorno alla Bindi (candidata senza partito nelle
primarie) e tre milioni e mezzo hanno di recente votato per il Partito
democratico».
Dunque se noi fossimo un Paese normale il signor ministro sarebbe un po'
mesto come la signora Antonella Clerici che dicono in affanno per calo di
ascolti. Invece, non essendo appunto quel Paese normale che sarebbe
auspicabile, allora «il tesoretto elettorale mastelliano dell’1,4 per cento»
diventa l'ago della bilancia di tutto il sistema politico italiano.
Meglio pensare ai successi, sul tappeto rosso del festival romano, delle attrici
italiane Carolina Crescentini e Margherita Buy.
Se fossimo un Paese normale, forse non ci sarebbe bisogno neppure di
discutere di «Libera Chiesa in debole Stato», come fa oggi Michele Ainis in un
breve saggio, le cui conclusioni dovrebbero tornare utili alla stessa Chiesa
romana: «in molti casi gli interventi della Santa Sede vengono sollecitati
proprio da chi ci rappresenta». Ne ha interesse il Vaticano?
Una curiosità dalla periferia. Il presidente della mia Provincia per risolvere il
problema della siccità ha invitato il vescovo a celebrare un rito nel Tempio
malatestiano davanti all'antica statua della Madonna dell'acqua. Il rito si è
tenuto, il presidente è intervenuto.
A noi hanno sempre insegnato di scherzare coi fanti e di lasciar stare i santi.
Altri tempi, probabilmente.
22/10/2007/
Cerimonie
Quando Romano Prodi e Silvio Berlusconi hanno saputo che il prossimo libro di
Bruno Vespa in cui si parla delle rispettive consorti, avrà come titolo «Da
Rachele a Veronica», hanno immediatamente pensato alla sorte del marito di
Rachele Guidi (1890-1979), e di conseguenza hanno fatto riservate cerimonie
propiziatorie.
21/10/2007/
Cappucci & politica
21/10/2007/
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 380
Caro ministro Gentiloni...
20/10/2007/
Roc-blog, nuova tassa?
Ultim'ora.
19/10/2007/
Paolo Cevoli «proibito»
Il comico riccionese Paolo Cevoli, una delle colonne portanti della satira
televisiva con le sue apparizioni a «Zelig», è stato censurato dal politici
romagnoli.
Ognuno dei tre ha consegnato alla storia una frase memorabile: «I musei di
Romagna sono piccoli scrigni che racchiudono tesori di grande bellezza» (l’
attrice Colombari), «C’è chi corre più veloce di me: è il pensiero di chi legge
un libro» (il campione motociclistico Marco Melandri), e «Un buon libro è la
compagnia più intelligente che un uomo possa trovare. Ogni tanto però ci
vuole anche un po’ di solitudine con qualche passerina ignorante» del comico
Cevoli.
Per non incorrere in analoga censura, tralascio le citazioni dirette dal poema in
cui appaiono certi termini scandalosi, ma riprendo da un fresco libro di Franco
Ferrucci, «Lo stupore e l’ordine» (editore Liguori), l’accenno contenuto in una
nota (pp. 146-147). In essa si spiega che assieme a quelle che si considerano
parolacce, appare pure il termine «comedìa» (poi popolarmente reso come
«Commedia», ed arricchito in «Divina Commedia»), come se il linguaggio di
Dante stesse facendo «le sue prove di quanto può spingersi nella lontananza
del silenzio divino» nell’Inferno.
17/10/2007/
Traslochi
16/10/2007/
Ulivo, anzi gambero
Va tutto bene nei conti post-elettorali. Anzi no. Ha ragione Luca Ricolfi sulla
«Stampa» di oggi a parlare per Veltroni di una «rivoluzione di nascosto»,
confermando quelle perplessità espresse da Fabio Fazio, anzi quello
smarrimento che anche Ricolfi in conclusione ammette di conservare.
E per quell'anzi no, vorrei aggiungere un aspetto che non vedo sottolineato.
Dalle elezioni del segretario del Pd, da tutto il processo messo in atto prima
della corsa elettorale, l'antico spirito dell'Ulivo ne esce rafforzato o diluito se
non annullato?
L'Ulivo di Prodi aveva creato una coalizione con un leader di governo che non
si identificava in nessun segretario di partito.
Oggi ci troviamo a dover fare i conti in casa per una bigamia politica o per due
conviventi come li chiama Filippo Ceccarelli su «Repubblica».
Avremo prima o poi un leader di partito che tornerà a salire le scale di palazzo
Chigi (se una coalizione di centrosinistra esisterà ancora e vincerà
nuovamente, ammesso che il fattaccio non succeda prima). Veltroni segretario
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 383
del Pd, e quindi capo del governo. Addio spirito originario dell'Ulivo.
Aldilà del folclore, delle cronache e dei fatti quotidiani, l'esperienza ulivista si è
conclusa domenica scorsa. Quello che ci aspetta, forse non lo sa neppure
Veltroni. Forse un giorno si renderà conto che molti dei suoi non sono di quella
sinistra (nuova, vecchia, riformata o riformista) che lui descrive, sogna o
progetta, bensì provengono da un mondo molto moderato, quasi fermo se non
in retromarcia sui problemi fondamentali da affrontare.
Per cui ci si interroga sul motivo per il quale non siano andati a fare
combriccola con altri partiti più adatti alle loro posizioni, piuttosto che aderire
ad un progetto «di sinistra» come il Pd. A meno che le parole abbiano perso
ogni significato, ma bastava dirlo.
Veltroni sarà più o meno moderato di Rutelli? Dalle parole ai fatti. Chi dei due
si stancherà prima dell'altro?
Anche in politica serve realismo come nella vita. La favoletta dei due cuori e
una capanna, va bene per un mese di ferie. Dopo arrivano i primi freddi, e la
capanna non basta più. Per cui anche i due cuori entrano in crisi.
In politica si può parlare di «cambiamento» per qualche giorno, per la luna di
miele della vittoria. Poi dopo occorrono i fatti. In fretta.
Antonio Montanari
15/10/2007/
Votare fa buon sangue
Antonio Montanari
15/10/2007/
Veltroni 'bulgaro'
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 384
E vai, Walter. Come previsto. Maggioranza bulgara, avrebbe detto qualcuno se
si fosse verificata in campo avverso. Per essere buoni come lui, diciamo
soltanto maggioranza prevista. Non era prevista da nessuno la quota altissima
di partecipazione, da scremare per evidenti ragioni matematiche dalle quote
di immigrati e di under-18 che non hanno partecipato alle primarie prodiane di
due anni fa.
Il bello viene adesso. Per realizzare una democrazia partecipata non basta la
scelta di un segretario già scelto. Avrei preferito che si fosse votato ieri per
un'assemblea costituente delegata a scegliere un segretario. Lo so. Sarebbe
stata la stessa cosa. Veltroni era e Veltroni sarebbe stato il segretario. Ma
volete mettere un dibattito alla luce del sole, invece di queste liti dietro le
porte...
Nel conclave si entra papi e si esce cardinali. Nel Pd si entra segretari e si esce
segretari, è la forza di un partito vecchio che lascia nel nuovo la sua impronta
di egemonia politica, culturale ed organizzativa.
Alle primarie di due anni fa, hanno preso nota di tutti i votanti. Ieri lo stesso.
Adesso controlleranno i nomi di chi è mancato al voto. A me non interessa,
sono fuori del gioco, antipatico di natura, ribelle per vocazione legata alla mia
terra d'origine, la Romagna che non piace ovviamente a molti per certi uomini
del passato. Come mi disse una volta un collega («Voi romagnoli avete
rovinato l'Italia per vent'anni ed una guerra...»).
Ma quelli che dentro il gioco ci sono, che hanno avuto favori o che dovevano
ringraziare per grazia ricevuta, al voto ci sono andati, per non essere
depennati dalle liste dei personaggi 'simpatici'. Non c'è stata nessuna
segretezza nel voto. Nessuno né allora (alle primarie prodiane) né adesso (in
quelle veltroniane) avrebbe dovuto schedare gli elettori.
Auguri, caro Veltroni, di non passare alla storia come uno dei tanti Gattopardi
di questa Italia rovinata dal clientelismo, in cui la Giustizia è sfinita ed in cui
non «basta la parola», come diceva invece la pubblicità di un noto purgante,
mentre in tanti, anzi in troppo, hanno nostalgia dell'olio di ricino. Non apra la
porta del dialogo anche con costoro, signor sindaco di Roma.
Antonio Montanari
14/10/2007/
Ombre e fantasmi
Morosaragat Dalle ombre sul futuro alle ombre del passato, il passaggio è
breve. Aldo Cazzullo sul «Corriere della Sera» di oggi presenta un libro di
Giovanni Moro («Anni Settanta») che sarà distribuito da martedì, con
un'intervista all'autore, figlio dello statista rimasto vittima del terrorismo.
Ne consiglio la lettura per rendersi conto dei «duri giudizi su Andreotti e
Cossiga» (come recita un sottotitolo) e sul Vaticano, espressi da Giovanni
Moro.
13/10/2007/
Che tempo, Fazio!
Caro Fabio Fazio, sottoscrivo indegnamente la sua nota apparsa stamani sulla
«Stampa».
Condivido, con un'aggiunta anagrafica: dopo i 65 anni (i miei) la faccia si può
perdere, tanto ormai chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, mentre
giustamente lei ripete il motto prodiano: dopo i 40 ognuno è sommamente
responsabile della propria faccia.
Ma anche nella mia fascia d'età occorre farsi rispettare. Mentre si protesta per
le liste bloccate del «porcellum» elettorale per il Parlamento, si perpetua il
sistema nella scelta del segretario di un partito che volendo essere nuovo
dovrebbe avere il coraggio di cambiare rispetto alle cose che si criticano. E
che invece tacitamente e pericolosamente si accettano. Ecco, questa è
secondo me una grave mancanza di rispetto dell'elettore.
Lei si dichiara confuso, io mi sono chiarito le idee in un senso negativo, se così
si può dire: approfondendo le cose, sono sempre rimasto più amareggiato.
Seguirò il suo esempio per ragioni opposte alle sue, caro Fazio, cioè per
essermi fatto un'idea chiara sulla mancanza di uno spirito riformista laico nel
complesso del nuovo partito.
E la prego di non considerare questa mia affermazione come un gesto di
superbia.
12/10/2007/
inGiustizia
Scrisse Ugo Foscolo versi famosi: «Dal di che nozze e tribunali ed are diero
alle umane belve esser pietose...». Per dire che la giustizia è uno di tre
elementi fondanti della civiltà.
Se essa viene a mancare, stando alle parole del magistrato Tinti, poveri noi.
Credo che Tinti abbia ragione, ma credo soprattutto che ci aspetti un triste
futuro se non sappiamo ricostituire un tessuto civile degno di una società
matura, e fatto di giustizia giusta.
In questo tessuto il render ragione a chi ha subito torti e il far pagare il peso
delle colpe a chi ha commesso reati, è un fatto fondamentale. Forse il primo
elemento della vita comune.
11/10/2007/
Se pure Serra predica
Caro Michele Serra, un satiro come lei, abituato ad usare ogni giorno la carta
vetrata, non può ricorrere eccezionalmente ad un pennello per spolverare le
cose che non vanno dall'abito del Pd, come ha fatto nella sua rubrica di oggi
su «Repubblica».
La sua rubrica di oggi non è stata satira distillata con l'arguzia che
apprezziamo, ma un predicozzo alla Montanelli che indicava nel "turarsi il
naso" il miglior sistema per scegliere la classe di governo.
10/10/2007/
Le ragioni di Flavia Prodi
Una semplice verità, quella enunciata ieri da Flavia Prodi, circa le avances
veltroniane alla signora Veronica Berlusconi. Tra i due poli, ci sono troppe
differenze: «Una cosa è il rapporto costruttivo tra maggioranza e opposizione,
una cosa è dire che non ci siano più contenuti propri nei due schieramenti. E
visto che siamo qui a parlarne, basti pensare all’idea di welfare
dell’opposizione, molto diversa dalla nostra». Così nell'intervista apparsa
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 388
stamani sulla «Stampa».
La signora Prodi non rientra in nessuna delle due categorie teoriche enunciate
da «Avvenire», neolibersimo e neostatalismo, ma in quella non presa in
considerazione dal quotidiano milanese: la categoria del buon senso che vede
le differenze che invece don Gianni Baget Bozzo ed i suoi monsignorini non
vogliono sottolineare, auspicando un'unità dei cattolici che si è dimostrata
impossibile nei fatti. Quando i più strenui difensori dei valori della famiglia,
erano quelli che la dottrina della Chiesa definiva un tempo «pubblici
peccatori» per le loro storie sentimentali.
Sono convinto che ognuno abbia diritto a fare quello che vuole se non offende
la legge, tra le mura di casa. Ma non si spaccino per libertini i tipi i coniugi
Prodi.
Le differenze fra i Poli esistono, come dice la signora Flavia. Nessun editto
emesso tra le mura leonine potrà eliminarle.
Il teorico del «bene comune» (che trova seguaci in capolista regionali della
lista Veltroni!) aveva scritto anche che «l'unità dei cattolici si ricrea attorno ad
una nuova cultura politica».
09/10/2007/
Nuovi nonnismi (a proposito di TPS)
08/10/2007/
Se il bus va a piazza Venezia
07/10/2007/
Beata lei che ride
05/10/2007/
I Conti di Mastella
Se è così, c'è del genio e della serena perfidia da parte del ministro, in quella
sua «velinista» sbattuta in faccia alla graziosa signorina Borromeo.
Bella battuta, bel programma politico talmente spinto a sinistra, che forse
nelle prossime ore qualche rimorso verrà al ministro.
Oggi si è parlato tanto anche del termine «bamboccioni» usato ieri da un altro
ministro, il famoso TPS, a proposito dei giovani che non escono dalle famiglie
di origine neppure con i primi capelli bianchi.
Ma, di quanto accaduto nel grembo del Pd, non è però colpa né di Santoro, né
di Mastella né della graziosa signorina Borromeo.
04/10/2007/
Signora Veronica, io prima di Veltroni
Ho la massima stima della signora Lario. Di lei ho scritto soltanto una volta nel
febbraio del 2006: «La signora Lario (al secolo Miriam Bertolini, ex attrice
conosciuta da Berlusconi a teatro nel 1980 mentre recitava non troppo vestita
ne «Il magnifico cornuto» con Enrico Maria Salerno), dimostra una pacatezza
che ci suggerisce un'ipotesi. Nel caso in cui il suo consorte a conclusione delle
operazioni elettorali risultasse vincitore ma faticasse a formare un governo,
potrebbe scendere in campo lei stessa, incontrarsi con la signora Flavia
Franzoni in Prodi e dare inizio ad un giro di consultazioni informali, per formare
un innovativo "governo delle donne"». Sono arrivato prima di Veltroni a
mettere gli occhi politici sulla signora Lario...
03/10/2007/
Fassino ingrassa
Mentre Veltroni invita Veronica Lario (signora Berlusconi) a militare nel Pd,
Fassino ingrassa le stime per il voto del 14 ottobre. Infatti prevede due milioni
di partecipanti alle primarie.
Si sa che la soglia minima di un milione è stata variamente considerata. Per la
Bindi sarebbe un flop, per Prodi un successo.
Il gioco dei numeri di qui alla data fatidica è forse destinato ad avere altre
sorprese.
Forse Fassino è al corrente di sondaggi riservati, come quelli che ama il marito
della signora Lario.
Forse Fassino confida nel fatto (indubbiamente matematico) che l'alto numero
di candidati e di addetti all'organizzazione dei seggi, riuscirà a raccogliere una
buona percentuale di parenti grati e lusingati.
Insomma una roba fatta in famiglia, dove i problemi del Paese conteranno
meno delle voci in capitolo di portaborse, addetti alle segreterie, portavoce e
suggeritori vari.
Insomma una roba di quelle che sarà più importante sapere chi non c'era, per
poter dire di lui: oh, finalmente uno che pensa con la sua testa, e non la china
davanti agli ordini di scuderia.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 393
02/10/2007/
Ci vuole un flop
Come il lettore Bruno Vergano di Asti (ne leggo la lettera nella «Stampa» di
oggi), anch'io sono «tra quelli che due anni fa votarono per Prodi candidato
del centrosinistra» e sono come lui uno che non andrà a votare il 14 ottobre.
L'operazione condotta da Veltroni (o per suo conto) è stata puramente di
vertice.
Le liste sono nate nei segreti delle segreterie di partito con l'antichissimo
metodo della spartizione dei posti.
Sono state oltretutto imposte (con solenne ipocrisia) non figure nuove ma
figure blindate. Ovvero personaggi che alla politica sono stati spinti non da
motivi ideali, ma dagli interessi dei gruppi che li hanno non proposti soltanto
ora bensì inseriti prima in esperienze locali, poi (adesso con la nascita del Pd)
a livello più alto. Perché continuino a fare gli interessi dei gruppi che stanno
alle loro spalle.
Immagino che mi si dirà che sono un illuso. Pazienza. Ma la soglia minima del
milione di voti che Rosy Bindi giudica un flop e Prodi un successo, non deve
essere raggiunta per dimostrare a Veltroni che la gente non è tanto credulona
come «loro» se la immaginano.
Fabio Fazio ha ricordato sulla «Stampa» del 29 settembre che Veltroni nella
sua trasmissione gli aveva dichiarato l'intenzione di abbandonare la politica
per sempre per andare in Africa.
Maurizio Crozza in un'intervista a «il Venerdì» ironizza sul fatto che che il
pensiero di Veltroni ha una novità assoluta, il «ma-anchismo». Il sindaco di
Roma cerca infatti di abbracciare e sostenere ogni cosa che esiste, anche le
coppie di realtà in contrasto fra loro. L'ironia parodistica di Crozza forgia
questo ragionamento 'veltroniano': «Siamo per la libertà ma anche per la
schiavitù... non possiamo lasciarla alla destra».
30/09/2007/
Effetto Bossi
28/09/2007/
Ministri della malavita (nel 1909)
Ciò che non mi convince mai, sia detto con tutto il rispetto, quando si parla
dell'Italia di oggi, è la definizione di «Seconda Repubblica».
Da nessuna parte dove si macina il Diritto (ovvero in Parlamento), si mai è
detto che la Prima Repubblica era stata messa in soffitta da una nuova Carta
costituzionale e da un nuovo assetto conseguente ad essa.
Sul «Corriere della Sera» di oggi, Gian Antonio Stella ripesca un brano di Luigi
Einaudi dallo stesso quotidiano di via Solferino, del primo febbraio 1919:
«Bisogna licenziare questi padreterni orgogliosi (...) persuasi di avere il dono
divino di guidare i popoli nel procacciarsi il pane quotidiano. Troppo a lungo li
abbiamo sopportati. I professori ritornino ad insegnare, i consiglieri di Stato ai
loro pareri, i militari ai reggimenti e, se passano i limiti d'età, si piglino il
meritato riposo».
Conclude Stella: «Era un qualunquista, Luigi Einaudi? Un demagogo? Un
populista? Un «giullare della Suburra»? Meglio andarci piano, sempre, con le
etichette insultanti. Forse, se i politici «padreterni» di allora lo avessero
ascoltato senza fare spallucce, tre anni dopo ci saremmo evitati la Marcia su
Roma».
Una sola annotazione. Il gioco delle citazioni è molto più ampio e perverso di
quello che si possa immaginare.
Un titolo, e basta: «Il ministro della malavita». Altro articolo, altro giornale,
l'«Avanti» del 14 marzo 1909. Altro autore, Gaetano Salvemini. Un solo
personaggio attaccato: Giovanni Giolitti.
L'accusa: essersi procurato il suffragio elettorale nel Mezzogiorno usando
questure e malavita.
Sono passati 98 anni. Sembra oggi.
27/09/2007/
Trucchi dei big
Più stimolante invece Ezio Mauro nel fondo sempre su «Repubblica» che
dirige, dove s'interroga circa le cause di questa crisi che viene definita
dell'antipolitica. C'è uno smarrimento provocato dal fatto che i cittadini sono
stati trasformati da attori in spettatori, resi impotenti da un vuoto in cui
predominano tanti fattori negativi tra cui la «lottizzazione di ogni spazio
pubblico con l'umiliazione del merito».
Se «la politica non è l’unica responsabile», non c'è da stare più tranquilli ma
da preoccuparsi di più. E credo che i primi a doversene preoccupare
dovrebbero essere gli stessi politici. Ma allora torniamo alla domanda classica:
è nata prima la crisi della società o quella della politica, ovvero prima c'è
l'uovo o c'è la gallina?
L'uovo (si sa) nasce da qualcosa che esiste già, la gallina è invece creata. Il
giochetto non è poi tanto scherzoso. Si contrappongono darwinismo e
creazionismo.
Se c'è prima la crisi della società, i politici sono salvi. Se la crisi della società è
provocata dai politici, allora cambia il discorso. Come scrive Mauro, noi
cittadini ci sentiamo defraudati dal ruolo di protagonisti e costretti a quello di
silenziosi spettatori.
Silenziosi perché se parliamo ne paghiamo le conseguenze.
Per esperienza personale posso dire che è così. I Neroni ci sono già, sono
quelli che impongono il silenzio e nello stesso tempo fanno divertire la plebe e
far gli affari ai loro amici.
26/09/2007/
Fame di buona politica
Le parole pronunciate dalla signora Bindi ieri sera a tarda ora, quando i
giornali andavano in macchina, permettono di aver fiducia che qualche
politico sappia sottrarsi a questa indifferenza generale.
Più numerosi saranno questi politici di maggioranza e di opposizione, meglio
sarà per il nostro Paese.
Fatto sta che quando i politici vogliono fare i comici o peggio (a definire
rompicoglioni il povero Marco Biagi fu un ministro degli Interni), non è un bel
segno. Non occupiamoci soltanto dei comici che vogliono fare i politici. Ma
segniamo a dito quei politici che fanno i comici per non segnarli a matita poi
sulla scheda elettorale.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 398
Breve postilla con ringraziamento ad Arrigo Levi per la lettera pubblicata sulla
«Stampa» di ieri, in ricordo di Giorgio Fattori.
Levi scrive che ogni giornale ha un’anima, «una personalità che
misteriosamente si trasmette di generazione in generazione, e di cui sono
guardiani, insieme con una proprietà responsabile, non soltanto i direttori, i
redattori e i collaboratori, ma, con un giudizio pressoché infallibile, i lettori:
che sono e rimangono i veri padroni del giornale».
In questo blog da «lettore», memore della frequentazione della rubrica delle
lettere della «Stampa» in cui fui spesso ospitato, esprimo a Levi la gratitudine
di chi compera ogni mattina il giornale, e non può offrire altro che un’onesta
lettura come premessa indispensabile per dialogare con il giornale stesso. Ora
anche sul web.
25/09/2007/
Penne in pena
23/09/2007/
Sotto Veltroni, il papa
1.
Il caso di Bologna nato dall'accordo tra il sindaco Cofferati ed An sul tema
della sicurezza, fa vacillare la giunta comunale ma spiazza Fini a destra
favorendo Storace.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 399
2.
Velletri. Il papa parla: «La vita è in verità sempre una scelta: tra onestà e
disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e
male».«È necessaria quindi una decisione fondamentale: la scelta tra la logica
del profitto come criterio ultimo nel nostro agire e la logica della condivisione
e della solidarietà». Per Benedetto XVI, «la logica del profitto, se prevalente,
incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso
sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la logica della condivisione e
della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo
equo, per il bene comune di tutti».
Questo appare dal testo della Stampa.web delle ore 11:28.
3.
Articolo di stamani di Barbara Spinelli, sulla «Stampa»: leggetelo e
conservatelo.
Già il titolo dice tutto: «Il vero antipolitico? È il Palazzo».
Sotto un diverso profilo tecnico-letterario, prosegue il discorso avviato dalla
Jena-Barenghi il 17 scorso. Barenghi sosteneva che ormai la politica deve
prendere atto di «un fatto doloroso ma ormai palese: cioè di essere essa
stessa l’antipolitica».
Barbara Spinelli scrive che «l’antipolitica nasce prima di Grillo, e non a causa
di Mani Pulite ma perché Mani Pulite non è riuscita a eliminare immoralità e
cinismi ma li ha anzi dilatati. Il male dell’anti-politica è cominciato con la Lega,
per culminare nell’ascesa di Berlusconi e nel patto d’oblio che egli strinse con
parte dell’ex-Dc, dell’ex-Psi, dell’ex-Pri (oltre che con la sinistra nella
Bicamerale). È un male che ha contaminato parte della stampa e
televisione...».
Non voglio fare un riassunto del fondo di Barbara Spinelli, va letto tutto,
tuttavia riporto un altro passo per sottolineare il taglio che l'articolo ha
ricevuto, ovvero lo studio del contesto in cui il fenomeno Grillo è nato, e la
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 400
serietà che anche i comici possono indossare in determinati momenti della
storia (o della cronaca se si vuol volare più basso...): «La figura del buffone
che dice la verità senza esser creduto perché appunto considerato buffone è
già nell’Aut-Aut di Kierkegaard. "Accadde, in un teatro, che le quinte presero
fuoco. Il Buffone uscì per avvisare il pubblico. Credettero che fosse uno
scherzo e applaudirono; egli ripetè l’avviso: la gente esultò ancora di più. Così
mi figuro che il mondo perirà fra l’esultanza generale degli spiritosi, che
crederanno si tratti di uno scherzo"».
4.
Grillo suggerisce: "Tutti in Comune a controllare cosa fanno i politici".
Io modestamente nel mio piccolo l'ho fatto. Ma non essendo Grillo qualcuno si
è adirato bene, come ho già raccontato sotto il titolo di «Liberi di tacere?».
5.
Mia semplice conclusione che non serve altro che a render chiare a me stesso
le mie idee...
Il web diventerà sempre più importante, i blog saranno al servizio della politica
come i giornali venti o trent'anni fa.
Lo pensa anche Barbara Spinelli: «Né la politica né le televisioni né i giornali
hanno il potere di estromettere il nuovo mondo della comunicazione e della
denuncia che si chiama blogosfera».
Il fenomeno in Italia è condizionato da tre fattori, aggiunge l'editorialista, tra
cui il primo è «la complicità che lega il giornalista classico al politico, e che ha
chiuso ambedue in una sorta di recinto inaccessibile: il giornalista parla al
politico e per il politico, il politico parla al giornalista di se stesso e per se
stesso, e nessuno parla della società, che ha l’impressione di non aver più
rappresentanti».
Sarà necessario che i blog siano sempre pià attenti al «local» che al «global».
Avranno 'voglia' gli editori dei blog di accettare questa linea?
Chiudo per non farla troppo lunga, dopo aver dato una risposta ad un lettore
che mi chiede perché abbia scritto: "...il vero antipolitico è lo stesso Prodi che
vive a Palazzo Ghigi perché non vogliamo che vi ritorni il Cavaliere».
Il bello sarà quando nel grande centro appariranno altri personaggi come Dini
(che ha già in corso le pratiche di separazione da Prodi) e Mastella (che
smania di saltare il fosso e non lo nasconde).
6.
Dimenticavo. Leggete Mina di oggi sulla «Stampa». Ormai Grillo, scrive la
signora Mazzini, «parla con la voce di milioni di persone che, finalmente,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 401
hanno capito le urgenze che riguardano tutti quanti». Per cui «sarà dura
metterlo a tacere».
21/09/2007/
Cercasi Goggi a palazzo Chigi
È simbolica, molto simbolica la litigata avvenuta ieri sera a Miss Italia fra
Loretta Goggi, dimenticata dietro le quinte da Mike Bongiorno che credeva di
essere dentro il solito spot con Fiorello e non in diretta tivù con le fanciulle in
fiore di Mirigliani.
Simbolica dello stato dello Stato italiano. La gerontocrazia che ha vertigini da
orgoglio di primadonna e lascia le vere primedonne leggermente più giovani
anche se non più fanciulle in fiore, dietro le quinte a mangiarsi il fegato...
Grande è stata la confusione sul palcoscenico di Miss Italia.
Ma non minore è quella che regna a Roma, dove Prodi è stato salvato da un
estremista di destra, Achille Storace, pardon Francesco Storace. Mentre la
parte di Mike Bongiorno è stata interpretata dal ministro di Clemenza e
Giustizia Clemente Mastella, tanto poco fedele al proprio nome da uscire
dall'aula facendo traballare pericolosamente il governo di cui fa parte.
Ecco, a questo punto ci vorrebbe a Palazzo Chigi un caratterino come quello di
Loretta Goggi che è stata capace di dire ad inizio di trasmissione:«Me ne
vado... grazie a tutti... buona notte».
Invece abbiamo avuto la solita liturgia delle telefonate di chiarimento fra Prodi
e Mastella.
Forse il presidente del Consiglio con Mastella ha avuto una di quelle sue
sfuriate che gli attribuiscono come risorsa del carattere in apparenza pacioso,
e forse ha detto al suo ministro: «Se ti prendo ti faccio una faccia così».
Secondo fonti riservate in attesa di conferma, sembra che Prodi non abbia
usato la parola faccia.
20/09/2007/
Pd, tutto fa brodo?
19/09/2007/
Liberi di tacere?
Ecco perché di recente ho aperto un blog con il titolo «Appestato», dove può
leggere queste due pagine che ritengo istruttive per metterla al corrente sul
mio modus operandi:
http://digilander.libero.it/appestato.am/rimini/personale.html
http://digilander.libero.it/appestato.am/storia/rimini.biblio.malat.html
http://digilander.libero.it/appestato.am/storia/rimini.biblio.malat.html
Per dirle quanto sono ingenuo, me la sono presa con i massoni, quando avrei
potuto da anni avere la loro graziosa protezione, essendo stato il fratello di
mia madre un grado 32 (ed ora che è scomparso gli hanno dedicato
addirittura una loggia, qui a Rimini).
Allora lei vede, gentile amico, che non basta denunciare gli errori della
pubblica amministrazione. I vertici, scusi l'espressione, se ne sbattono. Anzi
cercano l'occasione per vendicarsi.
Quando sento certi discorsi sulla libertà di stampa, mi vien da sorridere. Non
dimentico i particolari, e non li invento. I giornali sono lì. Quella volta risposi
sul settimanale alla lettera di protesta con una battuta che divenne famosa in
città: «Anche se pubblicassimo soltanto gli orari della Sante Messe, qualcuno
troverebbe da ridire sul fuso orario».
TrioIl presidente Romano Prodi ieri sera ospite di Bruno Vespa ha cercato di
fare lo spiritoso, ed ha detto una cosa sgradevole: "Non trovo che la società
sia meglio" dei politici arraffoni e cialtroni, cambiacasacca e avidi, pavidi,
mangia pane a ufo, mediocri.
Le persone che rivestono cariche prestigiose quando parlano di cose serie non
possono raccontare barzellette come il Cavaliere o balle come le persone
normali al caffè.
Prodi voleva rispondere a Grillo, ha fatto il comico (non allenato) come lui e
non ha avuto un'uscita felice.
Ho il sospetto che a qualcuno faccia un favore, il buon Beppe Grillo.
Ha spiazzato Berlusconi che tentava il lancio della Brambilla. Affondata dallo
stesso Berlusconi per non dispiacere ai fedeli del partito di Arcore.
Ha spiazzato il vecchio gruppo dirigente dei Ds, con la questione delle
banche...
Quello che è stato trattato meglio è stato in fin dei conti Romano Prodi, con
l'etichetta dell'Uomo-Valium.
Sai che offesa, qualcuno ladro e qualche altro imbroglione, lui soltanto
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 404
addormentato...
Il buon Grillo non se ne è accorto, ma il vero antipolitico è lo stesso Prodi che
vive a Palazzo Ghigi perché non vogliamo che vi ritorni il Cavaliere.
Insomma la vita a volte fa raggiungere scopi diversi da quelli prefissati.
Alla fine Prodi ne ricava un utile nella cassa elettorale, dove l'acqua non se l'è
procurata da solo ma gliela hanno portata gli altri.
E lui ben consapevole di tutto ciò, può porgerci allegramente il suo «saluto
Romano» in casa Vespa, con quella battuta che ho riportato all'inizio.
A Prodi rivolgiamo l'invito a non farlo più, altrimenti, come dicevano una volta,
sono totò sul sederino.
17/09/2007/
Brava Jena
Ripeto con Jena: la politica odierna italiana è essa stessa antipolitica. Sono
contento della conclusione di Barenghi perché qui sopra, in questo blog da un
pezzo sostengo appunto tale tesi, e per dimostrare che non parlo a vanvera,
documento tutto.
4. No, tu no (16.6.2007)
Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema non ha voluto sull'aereo di Stato
l'inviato della «Stampa».
Con una fava ha preso due piccioni, come suol dirsi. Ha dimostrato di aver la
stessa allergia di Berlusconi verso chi informa l'opinione pubblica (la stampa in
genere non come testata).
E mi ha confermato nell'opinione che l'antipolitica non è nutrita dal
risentimento dei cittadini verso i nostri rappresentati (si fa per dire), ma dalle
mosse sbagliate degli stessi politici.
16/09/2007/
Laura ride, MVB no
Negli Usa Laura Ingraham con il suo talk show radiofonico è ascoltata da sei
milioni di persone che pendono dalle sue labbra per ricevere il vero credo dei
conservatori.
L'ha intervistata sul «Sole-24 Ore» di stamani Mario Platero, in occasione
dell'uscita del suo libro «Potere al popolo» («Power to the People»).
Segnalo un passo in cui Laura Ingraham critica il governo Bush: «La corruzione
politica, morale ha toccato anche il Partito repubblicano e per questo c'è una
disaffezione da parte della base conservatrice».
In un'altra nota, Mario Platero ricorda che Laura Ingraham «con il suo
umorismo sottile ha massacrato il lobbista Jack Abramov e con lui i quattro
deputati e i 17 funzionari al centro di un giro di bustarelle; ha fustigato il
senatore Larry Craig, sospettato di adescare gay; ha attaccato quei senatori o
deputati repubblicani che vogliono chiudere un occhio sull'immigrazione
facile; ha messo in difficoltà il presidente Bush in varie occasioni».
Post scriptum del 17 settembre: vedi gli aggiornamenti nel post di oggi, Brava
Jena.
15/09/2007/
Prete-poeta senza museruola
Don Magnani non ha avuto mai troppa simpatia per i vertici della curia ormai
pensionati. Il suo parlare franco, credo che non sia stato mai gradito né
apprezzato dalle persone a cui s’indirizzava. Tutto ciò fa ovviamente parte del
gioco della libera esistenza e di una società democratica.
Purtroppo alla voce aperta di questo sacerdote che «giudica e manda» in
spirito un po’ evangelico ed un po’ romagnolo (ovvero senza troppi peli sulla
lingua), spesso si è soprapposta qualche altra voce meno bene intenzionata e
meno democratica, confezionando dossier pubblicati in un quotidiano avvezzo
a raccogliere lettori con il raccontare retroscena più o meno rispondenti al
vero. Le voci di corridoio non sempre sono le più attendibili. Come dimostrano
certe appendici giudiziarie.
Per cui anche chi scrive lettere (fintamente) anonime a qualche voce
giornalistica trova ascolto perché ha la protezione del mondo curiale e il
salvacondotto di chi paga pubblicità obbligando ad ospitare certe cosucce
oscene, appunto le pagine diffamatorie di cui sopra. Come all’epoca dei
«bravi» di don Rodrigo (che qualche intellettuale mio concittadino potrebbe
ritenere essere un ecclesiastico…, e quindi da ossequiare e rispettare).
Il nuovo vescovo tutte queste cose non le sa. Gli auguriamo di interrogarsi
perché quel suo vecchio sacerdote-poeta oggi ha scritto del motore «asmatico
e desueto».
Aggiungerei, alla luce della mia esperienza, che si tratta anche di un motore
truccato dalla interferenze politiche (da parte della politica e sulla politica) e
da quelle certe azioni moralmente riprovevoli che ho ricordato, come le
diffamazioni compiute da persone che si ritengono in grado di poterle
compiere soltanto perché garantite e protette da personaggi curiali e dai loro
finanziatori presenti in ogni occasione ecclesiale con una immodestia
anticristiana, e con una spocchia mondana che li rende ridicoli a tutti,
compresi quelli che li venerano soltanto perché alla fine allargano i cordoni
della borsa.
Rimini, città più di vipere che di vip, luogo che ha sempre avuto una
dimensione onirica come in certe scene felliniane, è pure questo scandaloso
baratto fra chi svende una forte missione e chi accetta di farsi strumento di
personali ricatti. È un mondo di incesti fra denaro e politica, dal quale non
stanno lontani neppure quelli che dovrebbero evitarlo, dando a Cesare quello
che è di Cesare, ma riservando a Dio quello che è di Dio.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 408
Monsignor Francesco Lambiasi avrà un compito difficile. Dovrà indossare la
tuta del meccanico per riparare quello che il suo vecchio prete-poeta chiama il
motore «asmatico e desueto». E dovrà ricordarsi del vecchio modo di dire:
«Dagli amici mi guardi Iddio, ché dai nemici mi guardo io».
14/09/2007/
Governo vivo e vegeto
12/09/2007/
Tito Boeri, i blog nel futuro
«Il blog non è forse lo strumento più consono per svolgere la funzione vera
della politica, che è quella di mediare fra interessi diversi e trovare una sintesi.
Più probabile che Internet continui ad essere uno strumento di informazione e
di denuncia. È una funzione comunque molto importante. Speriamo lo sia
sempre di più sui temi della finanza, [...] È probabile che saranno ancora i siti
a dover svolgere questo ruolo in futuro. Almeno sin quando avremo una carta
stampata condizionata dai cosiddetti "grandi gruppi economici"».
Tito Boeri, «Grillo, blog e politica», La Stampa di oggi 12 settembre 2007.
11/09/2007/
Squizzati
Lo studente incosciente
gli rispose da sapiente
che, filosoficamente,
lui non sapeva niente.
Bocciato immantinente:
il niente con niente
non combina niente.
10/09/2007/
Rosy Bindi, effetto Grillo
06/09/2007/
Sabani come Tortora
Il Tg5 di ieri ci ha mostrato una vecchia scenetta con Gigi Sabani ed Enzo
Tortora. Immagine simbolo di certa Italia, quella delle vittime innocenti di
errori giudiziari ma soprattutto della perfidia di certe persone (o della natura
umana?).
Sono vicende, quelle da loro vissute, che lasciano il segno, che distruggono
dentro mentre il solito circo dell'informazione va avanti.
Enzo Tortora fu un grande giornalista. Gigi Sabati un ottimo artista.
Davano fastidio, li hanno triturati. Non sono ipotesi, è la vera vita vissuta,
quegli accadimenti non sono fantasie.
05/09/2007/
Ministro, non si illuda
Fioroni Ogni ministro della Pubblica istruzione ha diritto di passare alla Storia
con dichiarazioni memorabili.
Nel 1969 il mitico Misasi compose la circolare 01 per spiegare in quindici righe
quindici dattiloscritte, classico formato a4, che i ragazzi dovevano scrivere
periodi brevi nei temi.
L'on. Fioroni non sa che la pletorica legislazione scolastica sui docenti
(compreso il Codice civile e quello penale), basta ed avanza per colpire
fannulloni ed imbroglioni. Annuncia provvedimenti per ridurre il tempo
massimo entro cui pronunciare le sanzioni a 120 giorni. Ma non sa che poi ci
saranno ricorsi, esposti, denunce, tutto sarà sospeso e nulla cambierà. Non si
illuda signor ministro, siamo costretti a vivere fra tanti Azzeccagarbugli che
devono pur rimediare la pagnotta...
Il problema sta nel manico. I presidi non hanno voglia di compromettersi. Si
barcamenano. Ricorda certe cronache? Il nuovo titolo di dirigenti scolastici si
adatta bene al loro stare in mezzo alla vita scolastica, fingendo di non vedere
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 410
quello che scorgono benissimo.
Quante storie avrei da raccontare. Un solo preside per me fu all'altezza del
compito, si chiamava Giorgio Magnani ed era di Bologna. Lo ricordo come
galantuomo coraggioso e rispettoso della Legge. In tempi oltretutto
tempestosi (1969).
04/09/2007/
Politica e «grande pubblico»
02/09/2007/
Montanelli, il bugiardo
Bugie a fin di bene, insomma, quelle di Indro Montanelli, spacciate come verità
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 411
e dette soltanto con un nobile scopo: salvare l'Italia e quella sua certa idea di
politica che non piaceva agli altri.
Ecco cosa scrive Cervi di Montanelli: «Voleva che la storia risultasse più
giornalistica, voleva accentuare la sua presenza di testimone dei maggiori
eventi. Non era a Milano nei giorni della Liberazione e non poteva perciò aver
visto i corpi appesi di piazzale Loreto. Ma il racconto montanelliano, così come
i suoi ritratti, resta genuino, autentico, impeccabile nelle linee generali, che
sono quelle che contano».
Alcuni punti del libro di Renata Broggini erano stati anticipati in un volume
apparso da Einaudi nel marzo 2006, «Lo stregone» di Sandro Gerbi e Raffaele
Liucci. A pagina 219 si legge ad esempio che la Broggini ha accertato come
Montanelli non fosse presente in piazzale Loreto il 29 aprile 1945.
Nello «Stregone», volume di quasi 400 pagine, gli autori hanno smentito
numerose altre cronache montanelliane. Il lavoro di Gerbi e Liucci è prezioso
per comprendere pure i contesti in cui il giornalista-mito di Fucecchio lavorò
ed agì.
Sono quelli di una storia complessa e difficile. Il che non significa che poi,
superati i momenti in cui la regola prima è quella di salvare la pelle, non si
debba fare un serio ed onesto esame di quei momenti e di quei fatti, almeno
per togliere l'effetto dell'imbarazzo ai posteri.
Uno arguto come Montanelli deve averci pensato, di non lasciarsi 'fregare' dai
posteri. Però, se lo ha fatto, non ne ha ricavato le sue debite conseguenze.
Spirito controcorrente, 'maledetto toscano' a tutto tondo, non merita però la
giustificazione di Cervi. Non serve a nulla tirar fuori la ragion di Stato della
politica anticomunista, per spiegare le cose non dette o dette a rovescio.
Anche Veltroni sa che, quando dice che il 'suo' nuovo partito non odia i ricchi,
non fa altro che ripetere la vecchia vulgata emiliana secondo cui il comunismo
in Italia era il capitalismo gestito dai «rossi».
31/08/2007/
Lo scippo è un reato?
Walter fin che sei in tempo, fai un fioretto, un voto, una promessa alla tua
famiglia: per cortesia, parla un po' meno, siamo frastornati.
Soprattutto perché nei tuoi discorsi si inanellano ovvietà come quella che
occorre far rispettare le leggi, il che equivale a dire che se piove occorre
l'ombrello, ma si dà il caso nella vita che si può uscire di casa senza ombrello
in una giornata di tempo incerto e poi prendersi l'acquazzone improvviso. In
Italia le leggi ci sono, ma le si fanno rispettare poco e male, lo sappiamo tutti.
È un discorso che più vecchio e noioso non si può.
L'impressione che Veltroni lascia, è quella di chi ogni cinque minuti vuol
presentare il "nuovo", nella vita, nella politica, nell'economia, nella cultura.
Purtroppo questo annunciare il "nuovo" come se si fosse un messia appena
arrivato, è un vecchio trucco politico. Passati i comizi, tutto resta come prima.
"Passata la festa, gabbato lo santo". Raccomandazioni, favoritismi, agganci e
lanci di sassi a chi non sta in corteo o processione.
26/08/2007/
CL, Silvio addio
L’Italia è «un Paese nel quale, davanti ai problemi, non ci si mette a risolverli,
si grida». A conclusione del Meeting riminese di Comunione e Liberazione,
l’autorevole parere di Giancarlo Cesana illumina la svolta del movimento e del
momento.
La delusione di Cesana per Forza Italia ed il suo leader deve essere molto forte
se, alla proposta di Giulio Tremonti di fare l’alzabandiera nelle scuole, ha
risposto con un commento che più velenoso non si può: «Ho il sospetto che
l’unica bandiera da alzare sia quella bianca».
Orbene, quando il contesto delle vicende umane (leggi i fatti della Politica)
non risulta più rispondente alla Verità a cui si guarda, allora si gira pagina.
Detto in parole povere, né Pd né Pdl possono bastare, ed ecco infatti che
localmente nascono proposte cielline in vista delle prossime elezioni
amministrative sulle quali si pone il santino benedicente del leader lombardo
Formigoni.
24/08/2007/
Mare od urne, per i vecchi?
Sono uno di quegli ultracinquantenni (ne ho 65, di anni) che non occupa
nessuno spazio, oltre la sedia davanti al computer sul quale scrivo.
20/08/2007/
Prodi, la pecorella smarrita
Adesso, eminenza Bertone, che Lei ha dato ragione a Romano Prodi, e che
Prodi si dice d'accordo con Lei, adesso fate pagare l'Ici anche a chi non la
pagava legalmente sinora..., cioè alle chiese (*) della Chiesa di Roma (intesa
come Italia).
Secondo post scriptum. (*) Vedere spiegazione di questa parola nel mio
commento:
Quando parlo di «chiese» ovviamente non intendo il luogo di culto (la chiesa
parrocchiale), ma tutti i contorni... che spesso sono preziosi investimenti
miliardari.
La mia parrocchia di un tempo, negli anni '60, ci rimise 600 e passa milioni
prestati al famoso Giuffré. Ed era l'unico 'luogo' allora ad avere un campo in
cemento per pallavolo, neanche il Comune se lo poteva permettere.
Poi dopo i sacerdoti passavano per le case a chiedere le offerte per i
missionari. Spiegai queste cosette al cappellano, e finii subito nella lista nera
degli eretici...
19/08/2007/
Prodi: Bertone gli dà ragione
All'inizio di agosto, Romano Prodi aveva chiesto l'aiuto della Chiesa per il
problema delle tasse, in un'intervista a «Famiglia Cristiana»:
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 416
«Un terzo degli italiani evade. È inammissibile. Per cambiare mentalità occorre
che tutti, a partire dagli educatori, facciano la loro parte, scuola e Chiesa
comprese. Perché, quando vado a Messa, questo tema non è quasi mai
toccato nelle omelie? Eppure ha una forte carica etica. Possibile che su 40
milioni di contribuenti sono solo 300 mila quelli che dichiarano più di 100 mila
euro l'anno?».
19/08/2007/
Come far la festa al Pd
Andreatta si rivolge anche a Veltroni: che partito vuole, una "caserma" con
umori staliniani o quella nuova aggregazione di cui si parlava un tempo, ed
alla quale lui stesso (Andreatta) ha dedicato tante energie?
18/08/2007/
Prodi, CL e Veltroni
Piero Fassino il 23 agosto discuterà con Mario Tremonti su «tre cose da fare
assieme sul bene comune».
Il voto riminese del maggio 2006 ha visto Forza Italia perdere il 52,13% dei
suffragi, mentre AN saliva del 16,26.
Ovvero Forza Italia ha lasciato sul cammino 13.207 voti, mentre AN ne ha
recuperati 1.422. E gli altri 11.785?
Molti (difficile capire quanti sono stati, dati i cambiamenti nei "simboli"
avvenuti tra 2001 e 2006), molti certamente sono finiti a salvare il candidato
(rieletto) di Centro-sinistra Alberto Ravaioli.
Il quale avrebbe acceso un cero alla Madonna se fosse riuscito ad andare al
ballottaggio. Invece ce l'ha fatta al primo turno...
Quindi ben vengano le tavole rotonde del Meeting sulle «cose da fare assieme
sul bene comune». Ma ricordiamoci dell'esperimento amministrativo riminese
del 2005. Semmai il Meeting riproporrà in sordina qualcosa che storicamente è
già accaduto.
Ecco che cosa si intende per il «bene comune» di cui tratteranno Fassino e
Tremonti. Come si vede a Rimini è già tutto accaduto. Nulla di nuovo sotto il
sole, né con il bikini né senza...
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 418
16/08/2007/
Ingenuo, ma faccio il pernacchio
Sì, sono ingenuo come ho già confessato qui: «Ingenuo, mi hanno sempre
detto certe persone, per sottintendere che sono uno che secondo loro si
farebbe fregare facilmente. Beh, farsi fregare (da che mondo è mondo) non è
un'arte che dobbiamo imparare. Semmai un serafico esercizio da apprendere
soltanto per aspettare tempi migliori».
Mi scuso per l'autocitazione, che presento soltanto per dimostrare che sono
consapevole del problema...
Sì, sono ingenuo nel senso che dà al termine il bel libro del «Grande Gram»,
ovvero Massimo Gramellini, intitolato (per consolarci?) «Ci salveranno gli
ingenui».
Ovvero diffidare sempre e con tutti. Non so voi, ma io credo che sia una
ricetta abbastanza spaventosa.
Se provassimo a dire che se pensiamo bene, non ci "prendiamo", ma
rendiamo a tutti la vita un po' migliore?
Forse (anzi certamente) potremmo essere presi in giro, ma alla fine anche
presi in considerazione.
Non si può predicare l'eterno sospetto. Anche perché alla fine la teoria
dell'eterno sospetto finisce per giustificare qualsiasi azione anche la più
negativa, con un serafico: «Te l'avevo detto che poteva capitare...».
15/08/2007/
Messori/2
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 419
Il 12 agosto scrivevo qui che l'intervista concessa da Vittorio Messori mi aveva
lasciato esterrefatto.
Sono lieto di constatare sulla «Stampa» di oggi 15 agosto, che qualcuno più
autorevole di me, è intervenuto sulla faccenda dimostrando di aver reagito
allo stesso modo. Antonio Scurati sotto il titolo «Chiesa nemica di se stessa»,
infatti scrive: «L'aberrante argomentazione di Messori - che io sinceramente
mi auguro di aver frainteso...».
Nel mio post, avevo citato il Vangelo: «Chi scandalizza uno di questi piccoli
che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina girata da asino al
collo e venga gettato in mare» (Mc 9, 42). Un commento al mio post mi
precisava che io avevo sbagliato nell'identificare i «piccoli» nei «bambini». E
mi invitava a leggere un passo del cardinal Caffarra (1996).
Scriveva dunque Giovanni Paolo II nel 1993: «Negli ultimi mesi sono venuto a
conoscenza di quanto voi, Pastori della Chiesa negli Stati Uniti, insieme a tutti
i fedeli, state soffrendo a causa di alcuni scandali provocati da membri del
clero. Durante le visite “ad limina”, spesso la conversazione ha riguardato il
problema di come i peccati degli ecclesiastici abbiano urtato la sensibilità
morale di molti e siano divenuti un’occasione di peccato per altri. La parola
evangelica “guai!” ha un significato particolare, in special modo quando Cristo
la usa nei casi di scandalo, e soprattutto di scandalo “dei piccoli” (cf. Mt 18,
6). Quanto sono severe le parole di Cristo quando parla di tale scandalo,
quanto grande deve essere quel male se “chi scandalizza anche uno solo di
questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio che gli fosse appesa al collo
una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare” (cf. Mt 18,
6).»
Antonio Montanari
14/08/2007/
Umanità anche per i clandestini
12/08/2007/
Vittorio Messori
Spero che nei prossimi giorni qualche voce autorevole venga a spiegarci che
tutto ciò non soltanto non è vero ma è impossibile stante la tanto declamata
severità dei processi canonici delle cause di beatificazione.
Potrebbe dedicare due minuti del suo tempo, Vittorio Messori, a rileggere
questo brano, ed a confrontarlo con le parole che ha pronunciato per «La
Stampa» con Giacomo Galeazzi?
10/08/2007/
Se un assessore vede 'negro'
Dalle 17:25 del 9 agosto si legge in rete questa notizia non rispondente al
vero, che riportiamo: «Rimini. Compare la foto del presidente del Consiglio
Romano Prodi con un ‘Vù cumprà’ su alcuni giornali, dopo che l’assessore alla
Polizia Municipale Roberto Biagini si è fatto promotore della campagna
antiabusivismo commerciale. Diessini tutti e due, ma questo è sicuramente
uno smacco all’impegno dell’assessore, tanto ribadito in questi mesi. [...]
Anche se non è dimostrabile che Prodi abbia acquistato merce illegale, Biagini
resta di sasso perché invece di chiamare i vigili, si è fatto fotografare
sorridente con ’l’amico’. Insomma un brutto colpo per il pioniere delle spiagge
senza ‘bancarelle’ abusive, dove tanti italiani comprano senza farsi scrupoli.
Ma non lui, il presidente del Consiglio, che condivide con l’assessore
l’ideologia politica».
Nel 2007 di nuovo c'è soltanto la notizia riportata sopra, che però non ha
tenuto conto del fatto che l'assessore di Rimini si era precostituito un margine
di dubbio: «Ammesso che quello sia un vuccumprà...». L'assessore ha perso la
scommessa.
08/08/2007/
Storiacce
07/08/2007/
Malaffari e politica
Il prof. Viroli parla proprio di quegli anni (1945-1947), recensendo una raccolta
di articoli apparsi su «Il Ponte», celebre rivista fiorentina. E ripropone il
problema già affacciatosi allora, se «la politica non è affare per gli onesti».
Mi piace girare per paesi e città, e leggere i giornali. Ed allora raccolgo appunti
da luoghi diversi, e li inserisco qui tutti assieme.
3. E poi: vogliono uno stadio nuovo e chissà perché lo vogliono lì? Nel posto
sbagliato (dove è ora, in pieno centro città), ma con una contropartita detta
motore immobiliare che fa drizzare i capelli ai cittadini non interessati agli
affari, perché quelli interessati hanno trovato l'ottima strada di tagliare la torta
in parti uguali così non si beccano fra loro.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 423
Non serve allungare la lista dei dispiaceri che la politica provoca a chi crede
alla «forza delle idee morali».
Però non mi piace sentir dire che l'elenco delle cose malfatte dai politici, altro
non fa che favorire l'antipolitica.
06/08/2007/
Blog, si Usa così
04/08/2007/
Grazie, Rosy Bindi
Grazie a Rosy Bindi. Mi ha fatto molto piacere leggere stamani sulla «Stampa»
in un intervista questa sua opinione su Walter Veltroni: «E’ cominciata con un
concorrente unico, che si è presentato come il candidato di tutti. Chi ricorda il
discorso di Veltroni al Lingotto, era un po’ come se dicesse: “Io sono il tutto.
Se poi qualcuno proprio vuole entrare in gioco lo faccia, ma insomma...”. Non
era affatto previsto che ci fossero competitori. Solo dopo s’è addirittura
invocata una pluralità di candidati».
04/08/2007/
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 424
Straordinario
Servitori Caro Max Giordani, non potendo sapere nulla di me, lei giudica
graziosamente partendo da suoi convincimenti personali che ovviamente non
si cura di verificare se corrispondano ai fatti.
Lei trova conferma nella sua opinione partendo dal fatto che io non ho
partecipato alla disputa riguardante la presunta «denuncia» contenuta in un
blog poi censurato dalla proprietà.
Se uno scopre degli illeciti, si rivolge alla magistratura. Punto e basta. Se lei
prima di scrivere che sono un «servo dei padroni» avesse letto un mio
commento di due giorni fa ai lettori intervenuti sul post «Tasse. Che predica!»,
avrebbe avuto valido ed esauriente motivo per meglio comprendere il
carattere alquanto anarchico e ribelle del sottoscritto, sin dai più teneri anni.
Non è un primato da poco, il suo. Che poi sia una frase ridicola (non penso
nemmeno diffamatoria, date le circostanze estive che le offrono tutte le
attenuanti), è un discorso che trova analogie con l'invidia di un illustre collega
che, leggendomi sempre su questo blog, mi ha detto l'altra settimana: «Per
forza ti segnalano, citi sempre la Stampa!».
Saluti ed auguri: pulisca le lenti degli occhiali, e si sostenga con cibo acconcio,
magari con la nostra piada. Tiro le orecchie anche all'esperta amica Cristella:
di questa «piadina» vezzeggiata dalla pubblicità non c'è testimonianza nelle
tradizioni romagnole.
È un pane ruvido, nato nei primi giorni di vita del mondo in Africa, ruvido come
noi romagnoli, capaci di ridere anche quando qualcuno vuole offenderci, come
ha cercato di fare (sbagliando obiettivo e sistema) il signor Max. Auguri per
battaglie con migliori risultati.
Ecco il mio commento di cui dicevo e che ripubblico, onde il predetto signor
Max possa capire che se lo avesse letto non avrebbe avuto la possibilità di
pensare quello che ha pensato.
Guardate, cari amici: nello scorso mese di marzo, un quotidiano locale (di
Rimini) ha scritto un articolo contro di me, perché qualcuno in «quegli»
ambienti non gradisce le cose che produco. O che producevo.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 425
A quel settimanale ho collaborato per 24 anni, tenendo una rubrica che poi ho
cominciato a pubblicare anche su questo blog, quando l'ho aperto a dicembre
2005.
http://digilander.libero.it/appestato.am/storia/rimini.biblio.malat.html
http://digilander.libero.it/appestato.am/rimini/personale.html
03/08/2007/
Servono anche le serve (i blogger)
01/08/2007/
Tasse. Che predica!
31/07/2007/
Esclusivo
L'on. dell'Udc aveva appena iniziato a leggere un testo in tedesco del suo
collega di partito, e ben noto filosofo di professione, in cui si tratta dei
fenomeni di estasi provocati in uomini e donne dai discorsi dell'on. Veltroni.
30/07/2007/
Bricolage della politica
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 427
Per farci capire le sue intenzioni, Walter Veltroni ha detto oggi che ha fatto
bene tutti i lavori in cui si è impegnato: "Il direttore de L'Unità, il
vicepresidente del Consiglio, il segretario dei Ds, il sindaco di Roma. La gente
ha percepito che ho lavorato con motivazione e onestà di valori. Questa è la
mia Ferrari ma nessuno me l'ha messa a disposizione, né me la potrà mettere.
L'ho costruita io pezzo per pezzo".
E per quella solitudine ben peggiore della gente comune che non ha i mezzi di
cui dispongono i parlamentari che frequentano alberghi famosi, da "dolce
vita", allora che cosa dovremmo inventare e poi alla fine giustificare?
Signori, a volte soltanto il silenzio può dire qualcosa, non tutto. Invece qui si
abusa delle parole senza rendersene conto.
Ieri la «Stampa» ha sdoganato il seno nudo sul giornale di carta con un titolo
vagamente terroristico: «Allarme in spiaggia». Ed anche sul web, con
immagini molto delicate (ne riproduco una qui sotto).
Al signore della camera (e non della Camera), non è stato lasciato il tempo di
dire che si trattava di un nuovo passo verso la decadenza dei costumi,
complice la grande stampa («Stampa») ed il grande capitale del Nord. Infatti
lui e tanti altri parlamentari per combattere la solitudine non scendono in
spiaggia, dove si esibiscono vergognosamente alcune parti invereconde del
corpo umano (non ho mai compreso dove stia l'oscenità del capezzolo
femminile e l'innocenza di quello maschile), ma si chiudono in albergo. Spesso
con due ragazze: e se va male, una si sente giù per droga.
29/07/2007/
La felicità secondo Scalfari
Verso le grandi penne che ho frequentato, nutro affetto e simpatia. Tra loro,
c'è Eugenio Scalfari, il fondatore di «Repubblica», alle cui letture di mezzo
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 428
secolo fa, quando egli era all'«Espresso» ed io un ragazzino chiuso nel
provinciale umanesimo scolastico del tempo, debbo l'insegnamento di regole
e vizi della economia. I suoi scritti mi sono serviti a comprendere meglio i
problemi storici e quelli di attualità anche negli anni successivi.
Allora, caro Magister Scalfari, anche lei come autore di fondi e di saggi, ha ieri
cercato la sua «ricerca maggiore di felicità» non nell'ovvio richiamo al signore
di Arcore, ma nel tirare in ballo un atto giudiziario sul quale dice di non volere
entrare nel merito non avendone «né titolo né voglia».
La quale è uno stato d'animo molto vago, come dimostra il fatto che qualcuno
per essere felice prende a schiaffi il prossimo. Mi sembra, scusi l'ardire,
proprio il suo caso del fondo di oggi, domenica 29 luglio 2007.
27/07/2007/
Università, a chi serve?
26/07/2007/
No, caro Fassino, no
Credo personalmente che i giornali siano fatti per realizzare il principio del
quarto potere, ovvero del tribunale della pubblica opinione che controlli la vita
pubblica e quindi anche la politica.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 430
Adesso, caro Fassino, faccia i conti lei. Se è meglio citare l'invito di Montanelli
a ricordare il coraggio di Albertini, oppure rassegnarsi al silenzio della libera
opinione. Ricordando però che il silenzio oggi farebbe il gioco degli «adulatori
delle masse» che esistono anche se il buon Veltroni non ne vede nessuno in
giro. O no?
25/07/2007/
Giovani, alcool e motori
La risposta non può dipendere soltanto dall'azione di una singola città o di una
sola provincia.
23/07/2007/
Politica bollente/2
Avevo parlato di «Politica bollente» nel post di venerdì scorso, in una specie di
previsione del tempo sull'attività del governo, partendo dalla vicenda del
giudice Forleo e dall'intervento di Rosy Bindi sul futuro del Pd.
Sono contento che anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
abbia fatto ricorso oggi ad una espressione simile, invitando «tutti» a
«calmare i bollenti spiriti», nella polemica tra maggioranza ed opposizione.
L'autorevolezza della massima autorità dello Stato, simbolo dell'unità
nazionale, dovrebbe servire a qualcosa se noi fossimo in uno Stato di Diritto,
cioè in un Paese in cui la Legge vige su tutto.
Ma si può dire che ciò sia vero (cioè che l'Italia sia uno Stato di Diritto),
quando leggiamo la spropositata entità delle evasioni fiscali (ricordando le loro
passate giustificazioni da parte di chi governava), e constatiamo ogni giorno la
pesantezza dei sistemi di protezione da clan che i potenti allargano ai loro
amici e parenti, al centro ed in periferia?
Tutto il problema è qui. Nulla si dà al di fuori della Costituzione. Non si può dar
da bere alla gente che si sale al Quirinale per far presente che il presidente
del Consiglio andrebbe licenziato. Ma da chi? Il presidente della Repubblica in
Italia non ha questi poteri. L'opposizione lo ha detto, tra i denti, ma la gente
trascinata da polemiche e rumori di fondo, non può distinguere troppo.
Diceva una vecchia canzonetta: «Non è un capello, ma un crine di cavallo»,
per non far ingelosire l'amata. Quanti in politica sanno distinguere il capello
dal cavillo e dal crine di cavallo?
All'opposizione lo stesso Napolitano ha dovuto dire che non potevano tirarlo
per la giacchetta in nome dei loro interessi di parte.
Speriamo che l'invito anzi l'auspicio odierno di Napolitano (una pausa estiva
«farebbe bene a tutti e calmerebbe i bollenti spiriti») sia compreso in tutta la
complessità che si nasconde dietro parole così semplici e bonarie,
immaginiamo usate per farsi intendere anche da quelli che fanno sempre finta
di non capire.
22/07/2007/
Politica e blog
Post scriptum: su Giovanni Maria Bertin si può leggere questo mio «Ricordo di
un maestro» in Riministoria-il Rimino.
20/07/2007/
Politica bollente
17/07/2007/
Viva l'Italia
Viva l'Italia!
L'Italia dei furbi che invocano Gustavo Selva di non andarsene dal Senato, di
ritirare le dimissioni presentate dopo il finto malore usato per correre in
ambulanza in uno studio televisivo, nel giorno della visita di Bush a Roma.
Viva l'Italia!
L'Italia di Gustavo Selva che dice ai colleghi del Senato: «Lo faccio per voi, per
non imbarazzarvi. Se mi assolvete, ci danno della casta...».
Meglio vivere nella casta che essere casti, meglio furbi che dimissionati.
Viva l'Italia che trova anche la forza di usare l'ironia applicata alla storia. A
Roma 64 anni fa, ha detto Selva, ci fu un'altra ambulanza che divenne famosa:
quella con Benito Mussolini, arrestato dopo il voto del Gran consiglio del
fascismo del 25 luglio 1943.
Viva quest'Italia, senatore Selva che non sa distinguere il dramma dalla farsa.
15/07/2007/
Latinorum/2
«Nessuno sa più il latino. Chi dirà la messa?»: è il titolo del servizio del
vaticanista della «Stampa», Giacomo Galeazzi, apparso a pagina 19 del
giornale di oggi.
Ossola parla del testo di papa Benedetto XVI sulla celebrazione della Messa
nella lingua di Cicerone. Un testo «di latino macaronico, pensato - si direbbe
-in romanesco». Segue l'elenco degli errori da lui riscontrati. Mi viene in mente
l'incontro avuto qualche anno fa con un gesuita che era stato docente di greco
nell'università del suo ordine, a Roma. «Oggi lo insegnano persone che non lo
sanno», mi disse con tutta calma, scandalizzandomi parecchio.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 434
Dunque, a Roma non soltanto non sanno più il greco, ma neppure il latino, se
quello di un testo pontificio può essere definito «macaronico» e addirittura
«pensato in romanesco».
14/07/2007/
Giovinezze
Tra gli argomenti addotti da Lerner a sostegno della convinzione che sta dietro
al ragionamento articolato nel suo pezzo, c'è anche la statistica degli incidenti
stradali provocati dagli anziani. Forse a Lerner sfuggono le statistiche delle
stragi del sabato sera. Con giovani ubriachi e drogati.
Se a qualcuno viene in mente di fare i calcoli dei costi delle cure per particolari
patologie che affliggono o i giovani o gli anziani, ne potrebbe anche ricavare
l'estrema conseguenza di un ritorno al monte Taigeto, quello da cui a Sparta si
gettavano i bambini nati deformi.
So che Lerner nel suo "retropensiero" non aveva queste intenzioni forzate che
ne deduco maliziosamente. Ma occorre essere consapevoli che le idee del
deforme da cacciare o annientare non sono poi tanto strane in una società che
fa del 'successo' fisico l'unico metro di valutazione accettato.
Caro Lerner, una confidenza. Conoscevo bene un "32" della Massoneria, a cui
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 435
è stata anche intestata una loggia: con il massimo candore sosteneva la teoria
del monte Taigeto. I suoi confratelli oggi lo venerano come grande mente
illuminata. Forse non aveva mai loro confidato quel pensiero che riservava a
noi amici.
Condivido e sottoscrivo quanto espresso dal prof. Giovanni Sartori nel suo
fondo di prima pagina del «Corriere della Sera» di oggi, circa la proposta di
Carlo Azeglio Ciampi (eletto a 79 anni presidente della Repubblica), di far
chiudere a 55 anni ogni carriera politica.
Prima di parlare delle persone anziane che guidano male le auto, raccontiamo
queste cronache di ordinaria corruzione che affliggono atenei ed istituzioni
culturali nazionali.
Post scriptum. Tanto per esser chiaro, nella mia famiglia siamo in due, ed
entra soltanto la mia pensione di insegnante statale. Notoriamente una cifra
da nababbo.
13/07/2007/
Pugnale, anzi baciamano
In un'Italia spaccata in due come uno stadio di calcio, in un'Italia in cui sere fa
il leghista avvocato Mario Borghezio (sottosegretario alla Giustizia nel 1994
durante il primo governo Berlusconi) si è calato in tivù nei panni un po' stretti
dello storico violando il più classico divieto politico esistente da più di un
secolo a questa parte, quello cioè di «parlar male di Garibaldi», in questa Italia
perennemente divisa fra ammiratori di Coppi ed estimatori di Bartali, fra
diavolo ed acquasanta, guelfi e ghibellini, è arrivata oggi la senatrice Anna
Bonfrisco di Forza Italia con il suo grido di battaglia diretto ad un collega della
sinistra di governo, non quella di piazza (estremista e rivoluzionaria...).
Al collega ulivista ed ex magistrato di Milano Gerardo D'Ambrosio, che
ricordava «l'eroe borghese, avvocato Ambrosoli», assassinato 20 anni, Anna
Bonfrisco di Forza Italia ha urlato: «Sei un assassino, assassino. Sei un
criminale. Oggi è il tuo giorno».
A questo punto ci saremmo aspettati che la signora sfoderasse un pugnale ed
accompagnasse alle severe parole il gesto supremo del proprio sacrificio:
colpire l'avversario, così come fece Bruto con Cesare.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 436
La ripresa televisiva invece ha mostrato soltanto un collega di partito della
signora che le ha fatto un rassicurante baciamano per tentare (invano) di
ridurre la tensione in aula.
Spiace constatare che quel grido fosse diretto verso un galantuomo come
Gerardo D'Ambrosio. Il discorso storico-politico sulla cosiddetta fase di «mani
pulite» può portare a qualsiasi presa di posizione, favorevole o contraria. Non
è però concepibile che quel discorso possa essere avviato o concluso con le
parole della signora Bonfrisco. Parole adatte a gesti più arditi, che appunto
richiederebbero un pugnale da sfoderare e non un baciamano da ricevere.
12/07/2007/
Daniele Luttazzi
Pagina 1: http://digilander.libero.it/monari/spec/spec.2001.01.html
Pagina 2: http://digilander.libero.it/monari/spec/spec.2001.02.html
Pagina 3: http://digilander.libero.it/monari/spec/spec.2001.03.html
Caro Daniele, scusa se non metto la tua foto che c''è già oggi sulla Stampa.it.
Converrai che è meglio la signorina. Lo sai come si chiama la ditta per cui ha
sfilato a Medellin (Colombia)? «Agua bendita»!
12/07/2007/
Chiesa, dissenso e politica
Per esperienza personale, posso dire che nella Chiesa italiana ha preso piede
da oltre un decennio un’idea di apertura multiculturale fra le varie correnti
intellettuali esistenti sul territorio come semplice ma inavvertito (e subdolo)
cavallo di Troia delle posizioni più retrive che lentamente si sono fatte strada,
ed hanno guadagnato posizioni di prestigio con la pretesa di essere le uniche
in grado di difendere la Tradizione e la Verità della Chiesa di Roma.
L’operazione è nata gettando fumo negli occhi con l’illusione del dialogo.
Invece ha mirato unicamente ad imporre il monologo di certe realtà legate
politicamente alla destra anche più estrema.
Caro Serra, di queste cose ha parlato anche Umberto Eco nell’ultima «Bustina
di Minerva» sull’«Espresso» di venerdì scorso 6 luglio, nel pezzo intitolato
«Guerre di religione».
Queste istanze non sono offerte soltanto a livello locale, ma bene organizzate
anche nel sistema ‘politico’ europeo, come si può constatare facilmente
attraverso certi siti presenti su Internet.
Ma l’aspetto che impressiona sul piano generale (ed addolora sul piano
personale), è che tanti sacerdoti che un tempo parlavano di dialogo, adesso si
sono ammutoliti forse soltanto in nome di un opportunismo che garantisce
carriera e potere anche a livello politico locale, promuovendo iniziative che
vedono impegnati loro pupilli o addirittura riuscendo ad imporre persino
assessori ‘vescovili’ nelle giunte comunali.
09/07/2007/
Compagni di scuola
Auguri carissimi, don Silvano. E beato te che, avendo a che fare con il diavolo,
sei stato minacciato una volta soltanto. Noi che non siamo esorcisti e che
dobbiamo trattare sempre con i «buoni cristiani», di situazioni minacciose ne
incontriamo di frequente e fin troppe, nella vita ordinaria d'ogni giorno. E se
con il diavolo basta un segno di Croce (ci hanno insegnato così) per
allontanarlo, per questi «buoni cristiani» che cosa ci vuole?
08/07/2007/
Latinorum
Messa in latino. Forse sarebbe il caso di dire che si torna al "latinorum" temuto
da Lorenzo Tramaglino, detto Renzo, nel secondo capitolo dei «Promessi
sposi» di Alessandro Manzoni. «Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?» dice
il povero Renzo a don Abbondio il quale risponde: «Dunque, se non sapete le
cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa».
C'è un altro celebre passo del romanzo manzoniano in cui il latino non serve a
comunicare ma a tappare la bocca.
C'è padre Cristoforo che lo usa per mettere a tacere fra Fazio. Siamo al
capitolo ottavo.
Ecco davanti alla ripristinata messa in latino, vengono tutti questi dubbi
suggeriti da un'onesta coscienza cattolica come quella di Manzoni.
Al papa che sostiene «un uso duplice dell'unico e medesimo rito», Bianchi
obietta: che «non si possono tacere le differenze». Con il messale di Pio V, si
pregherà per «eretici e scismatici perché il Signore li strappi da tutti i loro
errori» mentre per gli ebrei si userà l'espressione «popolo accecato».
Tutto questo sembra essere dimenticato nella «gioia» del ritorno del messale
latino che vediamo proclamata sia a Roma sia nelle 'parrocchie' lefevriane.
Antonio Montanari
07/07/2007/
Due volti, una faccia
Mia Se le agenzie di stampa fossero un po' più attente alle notizie buone che
riguardano i giovani, piuttosto che alle solite storie fritte e rifritte del bullismo
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 440
su Internet, i giornali nazionali avrebbero parlato (magari in due righe) di Mia
Causevic, 20 anni, pallavolista della Teodora di Ravenna.
Mia ha bloccato nella città dove abita, il pirata della strada che ha ucciso un
giovane di 29 anni.
03/07/2007/
Rossella lascia e benedice
Due minuti e 51 secondi di saluto per Carlo Rossella direttore del Tg5 che
lascia il posto a Clemente Minum. Ed alla fine di una lunga, interminabile serie
di saluti, compresi quelli all'editore «molto libero» anzi «liberale» come ha poi
precisato (leggendo un appunto), una particolare invocazione: «Che Dio vi
benedica, che Dio ci benedica».
Non so se usi nei Paesi anglosassoni (che Rossella conosce meglio delle sue
tasche), ma questa invocazione conclusiva sembra una inutile invasione di
campo: vuole rubare il mestiere ai sacerdoti ufficiali, dimenticando il precetto
di non nominare il nome di Dio invano?
30/06/2007/
Giudizio universale
Stamani apro la radio (fissa, a casa mia, sul terzo programma della Rai), ed
ascolto un passaggio della bella trasmissione «Uomini e profeti». Gustavo
Zagrebelsky, presenta un suo libro, "Giuda. Il tradimento fedele". La
conclusione: anche Giuda precederà tanti assieme ai due ladroni.
Benissimo per Giuda. È vecchio il discorso sulla necessità del suo tradimento
per far compiere il disegno provvidenziale eccetera.
Ma dato che non tutti i traditori sono così necessario come Giuda, ci sarà per
noi la speranza che essi ricevano un trattamento leggermente diverso? Perché
altrimenti andrà a finire come per l'evasione fiscale. Le persone oneste
pagano le tasse, i furbi no e diventano protagonisti della vita sociale e politica.
Sì, diceva don Mazzolari, io prego per Giuda mio fratello «perché io non
giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non
posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo
abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui
lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto
strada nel suo povero cuore».
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 441
Tutto giusto, ma per favore fateci sperare che almeno una pernacchia nel
Giudizio Universale quelli che ci hanno tradito e fregato, se la prendano, non
una pernacchia qualsiasi ma «il pernacchio», quello del film «L'oro di Napoli»,
con Don Ersilio interpretato da Eduardo De Filippo.
V'immaginate la scena? Scommetto che ad un certo punto apparirebbe un
cartello «Il Giudizio universale è momentaneamente sospeso».
E se ci fosse anche la fanciulla che urla «Pubblicità»? Poveri noi.
29/06/2007/
Per Mario Riccio
«Diritto o obbligo di cura?» è il titolo di un post del 14 giugno con cui si è
avviata la raccolta di firme a sostegno di Mario Riccio (nella foto) nel blog
Bioetica.
Mario_riccioIl post comincia con queste parole: «Il Gip Renato Laviola ha
rinviato a giudizio Mario Riccio, il medico che nel dicembre 2006, su richiesta
di Piergiorgio Welby, lo aveva sedato e aveva interrotto la ventilazione
meccanica (“staccando la spina”) che gli permetteva di sopravvivere».
Il testo prosegue qui.
27/06/2007/
Veltroni a Torino
26/06/2007/
Una chiesa sconsacrata e venduta
Una piccola storia 'italiana' esemplare. Si vende un ex convento, la
Soprintendenza pone il vincolo per la chiesa annessa: dovrà rimanere aperta
al culto. La diocesi non ottempera. Di chiese ce ne sono abbastanza sul
territorio, spiega ai cronisti.
Forse non è stato compreso il senso della decisione della Soprintendenza. Che
non era preoccupata per la salvezza delle anime, a cui deve pensare la Curia.
Ma della sopravvivenza di una testimonianza culturale e storica, come una
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 442
vecchia chiesa che era stata eretta sopra un castello malatestiano....
23/06/2007/
Riccione, spiaggia per sole donne
Beh, la storia della spiaggia riccionese per sole donne, sinceramente fa un po'
ridere.
22/06/2007/
Politica, interessa?
Dice: «Ho sempre creduto nella forza dello Stato. Ho solo un po' di rammarico
se penso ai disgraziati che subiscono soprusi, perché per chi non ha possibilità
economiche, cultura, amici, è difficile ottenere giustizia».
Si chiama Lino Aldrovandi. Suo figlio Federico è morto. A Ferrara. Due anni fa.
In modi che dovrà accertare la Giustizia, appunto indagando sull'operato di
alcuni poliziotti.
Le parole riportate sono le sue, sulla «Stampa» di ieri.
Dicono meglio di tanti editoriali politici. Fanno meditare. Provocano una
reazione di sdegno per l'accaduto, ma soprattutto per le 'trame' che Lino
Aldrovandi denuncia, con quel suo pensiero non stravagante: «Per chi non ha
possibilità economiche, cultura, amici, è difficile ottenere giustizia».
Quanto interessano questi discorsi ai lettori dei blog?
Lo chiedo a chi passa per questo post: facciamo una specie di sondaggio,
partendo da una statistica presentata oggi da Anna Masera, riportando i dati
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 443
apparsi su http://www.diarioaperto.it/. I cybernauti italiani non amano la
politica. Siete d'accordo?
Prima di rispondere, leggete un titolo sempre della «Stampa»: «Italiani
indignatevi», a proposito di un libro di Daniele Biacchessi. E questo passaggio
della lettera di Barbara Palombelli in prima pagina della «Stampa», «Grandi
scelte da vecchi», che riguarda il futuro dei giovani e dell'Italia: ai giovani la
politica non interessa, secondo i sondaggi.
Ma anche a molti anziani, aggiungo io, scappa la stessa frase. Salvo poi
ricorrere ai politici per sistemare i loro giovani.
21/06/2007/
Maestà...
Quando Loro sono andati ieri dal capo dello Stato, s'erano messi d'accordo:
«Gli diciamo. "Maestà, il popolo ha fame". Lui ci risponderà: “Dategli delle
brioches". Io gli dirò che giusto ho una società specializzata nella produzione
di brioches politicamente corrette».
Loro sono entrati nello studio di Napolitano. Lui gli ha detto: «Maestà, il popolo
ha fame...».
Loro si sono guardati attorno (a cercare Sarkozy?). Lui credeva fosse la marca
di un supermercato.
20/06/2007/
Anna Falchi, resisti
18/06/2007/
Parigi
E adesso...?
Lui aveva detto che la sinistra anche in Italia era finita, come in Francia. Dalla
Stampa on line di questa sera: "L’attesa «ondata azzurra» non c’è stata e la
«diga rosa» ha tenuto”.
17/06/2007/
Siamesi
Ci risiamo. Apri il giornale di stamattina, ecco Prodi che parla di clima politico
«irrespirabile». Ti colleghi ad Internet nel pomeriggio, ecco Berlusconi che
denuncia l'esistenza di un «malvagio circuito di veleni». Signori, per favore,
mettevi d'accordo. O rilasciate comunicati congiunti per dichiarare la stessa
cosa, oppure cercate di tenerci allegri con un po' di fantasia. E di allegria, dato
che ce n'è poca in giro...
Inventatevi qualcosa di diverso. Se uno dice bianco, l'altro dica almeno grigio.
Non si può andare avanti così. La stessa minestra riscaldata da maggioranza
ed opposizione, è sommamente indigesta.
Sia lode a Bruno Tabacci che almeno ha deragliato dalla pigrizia e dalla
ripetizione con qualcosa di nuovo ed originale. In un'intervista rilasciata ieri 16
giugno a «Libero» ha detto papale papale che hanno vinto i furbetti ed ha
perso il Paese, che Berlusconi è il leader naturale di chi ragiona con la pancia,
e che Prodi ha commesso «errori madornali».
Poco rilievo nazionale ha avuto un intervento di tre docenti universitari, Franco
Bacchelli, Stefano Bonaga e Maurizio Matteuzzi, sul «Corriere di Bologna» di
ieri, intitolato «I cittadini e il Manovratore».
Esso fa sèguito al manifesto dei «43 intellettuali»bolognesi che criticavano la
Giunta della loro città. E che ha suscitato un vespaio negli "apparati" di
partito, presenti passati e futuri.
A questo vespaio rispondono Bacchelli, Bonaga e Matteuzzi partendo
inconsciamente dalla famosa norma che vieta di parlare al «Manovratore» (nel
loro caso, Cofferati). Quanti fanno critiche e proposte, come debbono essere
considerati, si chiedono retoricamente (ed ironcamente) i Nostri: «Guastatori?
Narcisotti? Ambiziosi frustati? Rompicoglioni? Grilli parlanti?». Per concludere
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 445
che la virtù del cittadino non sta nell'ossequio silenzioso e nella sudditanza
psicologica, richiesti al soldato.
È accaduto pure al sottoscritto di domandarsi, come i tre professori di
Bologna, se la critica alla politica cittadina sia un reato di lesa maestà.
Rimando a quanto pubblicato qui sopra:
1. 05/02/2007/, Calcio e affari
2. 17/02/2007/, Noi fancazzisti contro il cemento di Rimini.
Post scriptum. Ad Assisi il papa oggi ha detto: «Basta guerre in Terrasanta,
vinca il dialogo». Lo ha suggerito anche a Bush quando lo ha ricevuto in
Vaticano? Speriamo di sì.
16/06/2007/
Accordi bipartisan
14/06/2007/
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 446
Blair non ama Blog
13/06/2007/
L'Italiaccia
12/06/2007/
Un pm accusa
11/06/2007/
Il trucco di Selva
10/06/2007/
Le schedine
Più donne in politica, sentiamo invocare da più parti. L'unico che sembra aver
pensato seriamente al problema è Silvio Berlusconi.
Ha arruolato signore mozzafiato, sia detto con tutto il rispetto dovuto a loro ed
al ruolo che occupano. Penso alla «circolina della libertà» Michela Vittoria
Brambilla che ha appena presentato una 'sua' rete televisiva per sostenere le
campagne elettorali del Cavaliere. Penso all'avvocato Laura Ravetto che
realizzerà l'università liberale voluta da Berlusconi.
La loro bellezza risponde al culto dell'immagine che l'imprenditore di Arcore
ha trasferito dal prodotto televisivo al programma politico.
Stampa11
«Striscia la notizia» ha trasformato una parola negativa (la «velina» intesa
come testo suggerito od imposto ai giornali) in un concetto positivo con cui si
chiamano le due fanciulle seminude che ogni sera offrono il meglio di loro
stesse al popolo maschile che staziona davanti al video, turbando digestioni
che dovrebbero essere lasciate più tranquille.
Non vorrei che la perfidia dei critici o anche della redazione di «Striscia la
notizia» trasformasse queste impegnatissime signore della politica nelle figure
di «schedine» (elettorali) pronte ad apparire non come rappresentati del
popolo che le ha elette, ma come guardie del corpo (e che corpo, il loro) del
capo politico che le ha duramente avviate ad una carriera di comando.
Auguri, care signore, e se vi càpita mettete in circolazione anche signore più
vicine alla media delle italiane, non soltanto modelle da sfilata.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 449
Silvio non ricorda
L'on. Silvio Berlusconi ha detto che il governo non può reggersi in Senato con
il voto di cittadini che risiedono all'estero e che non pagano le tasse in Italia.
Sino a ieri credevo che la legge sul voto degli italiani all'estero l'avesse
partorita il suo governo. Ovviamente ero disinformato
Aereiinglesi
Sul "muso" degli aerei militari non si potranno più disegnare donnine nude
(foto sopra), e nelle caserme non debbono essere esposte le classiche
immagini pubblicate dai tabloid a consolazione dei militari in armi, con
fanciulle a seno nudo (foto sotto). E la Gran Bretagna faro di civiltà e
democrazia, che fine sta facendo?
Gli inglesi sono sempre più indietro di noi. Nell'anno scolastico 1969-70 nella
scuola media dove insegnavo arrivò una stupenda "lettrice" dalla Gran
Bretagna. Portava già la minigonna ma suggeriva di usare la frusta come
usava ancora al suo Paese con gli alunni indisciplinati. Noi che eravamo più
avanti e più reazionari degli inglesi, avevamo gli studenti che usavano non la
frusta ma oggetti indubbiamente più pericolosi contro gli stessi insegnanti. Poi
arrivarono, in Italia, anche le P38.
05/06/2007/
Politici al buio
03/06/2007/
Casa chiusa
Romano Prodi non vede giovani che si facciano avanti per il suo Partito
democratico.
I giovani (per la verità) vorrebbero farsi avanti ma trovano tutte le poltrone
assegnate, le porte chiuse, i cancelli ben serrati con un cartello che avverte:
«Posti in piedi».
Sotto quel cartello qualcuno dice che c'è la firma di Prodi stesso. Che ha
nominato ministri che hanno 55 anni di età media. Ma è una malignità.
Prodi rinfaccia ai giovani una pigrizia peccaminosa. Ieri a Roma l'ha spiegato
chiaramente: a Marthin Luther King, «mica glielo aveva detto sua nonna, lui è
venuto e ha detto 'I have a dream'».
Forse la colpa è delle nonne di adesso, delle nonne di questi giovani che
hanno il sogno, le nonne e non i giovani, il sogno che i nipoti entrino in
politica.
La politica, cari ragazzi, a voi appare come una casa chiusa a cui non potete
accedere.
Sì è vero, a volte la politica è anche una «casa chiusa» proprio in quel senso
là. Ci ho pensato scorrendo gli elenchi di certi cavalierati distribuiti ieri, festa
della Repubblica.
03/06/2007/
La cicogna di Silvio
Ci sono i nuovi poveri che per tirare avanti vanno a chiedere la carità alla
Chiesa.
Dunque, che fare? Ci rallegra nel più profondo quanto ha dichiarato l'on. Silvio
Berlusconi a proposito della signora Michela Vittoria Brambilla. La quale per
pubblicare un settimanale dei circoli di Forza Italia, il «Giornale della libertà»,
ha bussato a parecchie porte ed ha avuto abbondanti soddisfazioni finanziarie
per la sua iniziativa.
31/05/2007/
Non è antipolitica
Premetto che ho sempre avuto una grande stima della signora Franzoni al
punto di pensare talora che lei sarebbe stata più abile del marito a reggere in
questi momenti burrascosi il timone del governo.
La signora Franzoni si dichiara alla fine favorevole ai Dico, nella sostanza delle
cose («Sono favorevole al riconoscimento dei diritti delle persone. E questo
sono, in fondo, i Dico»).
Mi sembra troppo facile e troppo comodo. Oltre che troppo antico. Pare di
ritornare al vecchio idealismo ottocentesco, poi adottato nel corso del
Novecento per giustificare tutte le decisioni prese dallo Stato.
La politica è confronto. Prodi si è incontrato persino con Bossi che, lui sì, ha
voluto sin dall'inizio rappresentare l'«antipolitica» al grido di «Roma ladrona».
30/05/2007/
Per dimostrare
30/05/2007
Le 999 ragioni di Prodi
Per un'Italia nuova si deve cominciare di lì. Prendendo in considerazioni che gli
astenuti di sinistra vogliono sottolineare proprio questo dato. La stanchezza
degli elettori non compromessi in quei giochetti. Chi ci è immerso sino al collo,
è andato a votare. Perché ha ricevuto un favore, e perché il voto è ben
controllabile nei seggi, dove si vede chi ci va e non ci va.
Chi vota «per grazia ricevuta» non può far di meglio. Ma il prof. Prodi prenda
in considerazione la minaccia delle astensioni già annunciata da questa
tornata amministrativa. E che potrebbe essere messa in atto da quanti
credono che i favoritismi siano spesso l'anticamera di una corruzione
maleodorante. Ormai insopportabile.
29/05/2007/
Spallata no, ceffone sì
Anche lei vuole fare «l'antipolitico», ho letto sulla Stampa di stamane nel
pezzo di Fabio Martini.
È una reazione stizzita. Più adatta ad un D'Alema che nella scuola di partito
era stato abituato a considerare deviazionismo ogni critica alla decisioni della
segreteria.
No, caro Prodi, l'Italia ha bisogno di nervi saldi perché abbiamo già troppe
esperienze di discorsi a vanvera, come quello di Berlusconi che vuole far
costruire dallo Stato case da concedere gratis alla gente. Magari ai ricchi
evasori fiscali mascherati da poveri: succede, succede.
Un Paese in cui vien da ridere pensando al fatto che sino ad ieri l'anti-Stato
veniva collocato nel Sud, ed adesso è stato trasferito al Nord. È nata la
questione settentrionale, ma non è stata risolta quella meridionale.
Coraggio signori. Vogliamo un Paese in cui i commenti freschi alle elezioni si
ascoltino anche sulle reti della Rai. Ieri sera prima di cena c'è stato soltanto il
fido Fede, e dopo è andata in onda una tavola rotonda sulla Sette.
Libertà è anche informazione, non soltanto per il canone versato.
28/05/2007/
Turco, ha ragione
Dove sta tutto lo scandalo provocato dal ministro Livia Turco, circa l'auspicato
intervento dei Nas nelle scuole?
Faccio un esempio. Se scoppia un incendio, intervengono i vigili del fuoco con
gli idranti. Non arrivano gli addetti alle pubbliche relazioni spirituali a spiegare
che quelle fiamme possono raffigurare il nostro destino ultraterreno perché
siamo tutti dei peccatori.
Gira la droga nelle aule? Si chiama tecnicamente spaccio. Il potere del corpo
docente è limitato all'uso del telefono per chiamare la più vicina caserma dei
CC od un ufficio di Polizia.
27/05/2007/
Allarme voto
Il mio post «Bulli over 40», dove si parlava anche del congiuntivo (la cui crisi è
stata presa da Alfio Caruso a simbolo della crisi della società italiana), ha
ricevuto molte attente, ponderate risposte.
Ho già scritto in calce ai commenti che ai politici italiani d'ogni colore più che il
congiuntivo piace il condizionale, anzi la condizionale.
Non possiamo cavarcela con una battuta che poi alla fine non è tale. Perché
nel frattempo il discorso politico si è allargato ed allarmato.
Ho accumulato tanti ritagli da non poter citare che quelli più freschi.
Omar Calabrese, semiologo, e Giampaolo Pansa (giornalista e storico) buttano
oggi alle ortiche la tonaca del Partito democratico con una delusione che
troverà altre, numerose e forse infinite conferme nei prossimi giorni.
I nostri politici di ogni colore si leggano sulla Stampa di ieri il testo di Luca
Ricolfi : «Chi fa tutti i giorni il proprio dovere, ma non ha una rete di relazioni
che lo sostiene e lo protegge, si accorge sempre più sovente che il gioco è
truccato».
La forza del politico dovrebbe servire per cancellare la debolezza del cittadino,
non per schiacciare chi non gode di «una rete di relazioni che lo sostiene e lo
protegge».
I prossimi giorni potrebbero farci capire se quello spettro spazzerà via gli
abitanti del Palazzo in preda al panico o se sarà lo spettro ad essere espulso
con la precisa coscienza che occorre cambiare musica nella direzione politica
del Paese. Per ascoltare le esigenze della gente comune, non le richieste dei
privilegiati e dei raccomandati. Si chiede troppo ad un Paese che voglia
restare (o piuttosto divenire finalmente) democratico?
25/05/2007/
Cherchez la femme
È il volto reale di una persona che s'è affacciata sulla scena politica, mandata
avanti da Silvio Berlusconi a mettere il cappello sopra una sedia che potrebbe
diventare la poltrona di leader politico di Forza Italia, o addirittura quella di
Palazzo Chigi.
Questa «femme» apparsa nello splendore della sua bellezza e nel fascino della
messaggera che parla non soltanto a titolo personale, ma addirittura per
volere del suo «conducator», si chiama Michela Vittoria Brambilla, ed è
diventata in breve lo spauracchio di tanta gente.
E così giù con la lista delle cose che non vanno. Mentre Silvio con saggezza
epicurea rimproverava a LCM di non aver compreso che quando governava lui
tutto andava benissimo, per cui Confindustria avrebbe dovuto sostenerlo e
fargli rivincere le elezioni.
Post scriptum.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 457
Ringrazio quanti sono intervenuti commentando il precedente «post» sui Bulli
over 40.
Prometto di ritornare sul tema. Ho letto bellissime pagine di commento.
La storia del congiuntivo è simbolica.
Per lasciarci per ora con una battuta, si potrebbe dire che molti al congiuntivo,
nella classe politica in gran parte sgrammaticata che ci affligge da ambo le
parti, hanno preferito l'elogio del condizionale, anzi della condizionale.
23/05/2007/
Bulli over 40
Quando avevo vent'anni (circa mezzo secolo fa) succedeva la stessa cosa. Un
ragazzo scrisse una lettera al Corriere della Sera, alla pagina «Tempo dei
giovani» per lamentare appunto la diffusione soltanto di cinismo, indifferenza,
etc.
Ricordo che gli risposi per smentirlo, e che poi entrammo in cordiale
corrispondenza privata. Lui mi scriveva da un carcere dell'Italia centrale.
Concordo con «Prussiano». I gesti e gli atti che lui elenca sono reati previsti
dal Codice penale. E che come tali vanno trattati.
Gli suggerisco di leggere sulla «Stampa» di oggi l'articolo di Alfio Caruso, che
parte da questo assunto: «il crollo del congiuntivo nella lingua parlata» ha
anticipato «il crollo delle piccole regole del nostro vivere quotidiano», per cui
alla fine non c'è più distinzione fra le cose buone e quelle cattive.
Due anni un mio sito fu chiuso dal gestore perché «qualcuno» gli fece scrivere
una lettera da un legale, in cui falsamente mi si dichiarava inquisito per
diffamazione in due sedi giudiziarie.
Dimostrato con atti legali che le notizie inviate al gestore erano appunto false,
lo stesso gestore non ha riattivato il sito. Lo ha fatto tre mesi fa quando gli ho
trasmesso foto di un giornale in cui quel «qualcuno» su nove colonne era
dichiarato trasferito nelle patrie galere.
Ecco, questi sono atti di bullismo che conosco per esperienza personale,
compiuti non da ragazzi in crisi d'identità ma da personaggi che sanno come
'lavorare' per maltrattare il prossimo, anche se poi a volte il gioco non riesce
del tutto, e trovano sul loro cammino la Giustizia che li ferma almeno per un
po'.
22/05/2007/
Se la casta non è casta
Nel linguaggio corrente di chi legge almeno i quotidiani, è da poco entrato con
forza un termine imposto dal titolo di un libro di successo, la «casta» intesa
come gruppo di persone privilegiate.
Il libro di Stella e Rizzo denuncia un grave malessere della democrazia
italiana. Cioè il fatto che, se siamo tutti uguali per principio, nei fatti qualcuno
(ovvero gli «eletti» della classe politica) è un poco più uguale degli altri.
E questo succede perché gli «eletti» godono di condizioni più favorevoli di
quelle riconosciute ai «semplici» cittadini, come scrivevano una volta i
giornali.
Il punto centrale della questione è chiaramente espresso da Lucia Annunziata
nel suo editoriale di stamani sulla «Stampa»: l’opinione pubblica non ha la
sensazione che il governo stia costruendo «un luogo in cui diritti e doveri
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 459
valgono per tutti».
Questo «luogo», aggiungo, dovrebbe poi essere «tutta» la vita sociale,
secondo il dettame della Costituzione e delle leggi che la dovrebbero attuare.
Non è un’utopia. Dovrebbe essere la prima regola della politica.
Non si riuscirà mai a cancellare la «casta» privilegiata dei politici, non c’è mai
riuscito nessuno in nessun regime politico, in millenni di storia. Chi ottiene il
potere, poi lo usa a suo piacimento.
Ci accontenteremmo soltanto che la «casta» (sostantivo) fosse più «casta»
(aggettivo), ovvero meno propensa a gestire il proprio gruppo di potere con
quell’arroganza che degenera nell’oscenità.
Quando monsignor Angelo Bagnasco denuncia la povertà che si diffonde in
grandi fasce della popolazione, fa un discorso che i nostri leader politici
conoscono bene. E che avrebbero dovuto fare loro, soltanto loro.
Bagnasco dice che ci sono i nuovi poveri (e questa non è una novità), i quali
per tirare avanti vanno a chiedere la carità alla Chiesa. E pure questa non è
una novità.
I nostri leader politici di governo dovrebbero sapere che uno Stato in cui si
ricorre alla elemosina (sotto lo forma di «pacchi alimentari»), non è degno del
suo nome.
La «giustizia» è ciò che la Costituzione indica come mezzo e fine della vita
sociale, non la «carità» che è un gesto il quale dipende non da criteri
oggettivi, ma da scelte arbitrarie.
Mia madre ricordava che durante il passaggio del fronte nella nostra zona,
aveva gli occhi gonfi per il piangere a causa del fatto che non aveva nulla da
darmi da mangiare. Andò alle tende degli ufficiali inglesi ad elemosinare
qualcosa. Le fu risposto di no, perché «se dare a te, poi dare a lui, dare a lui,
dare a lui», rispose un graduato di Sua Maestà indicando altre persone che si
avvicinano anch’esse per chiedere qualcosa da mettere sotto i denti.
Ieri sera Canale 5 ha trasmesso la storia di don Giovanni di Liegro, un apostolo
della Carità cristiana.
Era uno sceneggiato da servizio pubblico. Lo ha programmato la rete fondata
da un uomo politico che ha sempre vantato, quand’era al governo, la
ricchezza degli italiani in base al numero dei telefonini diffusi nel Paese.
Lo si potrebbe giustificare con la sentenza dell’Ecclesiaste, «L’uomo è segno di
contraddizione». Ma non serve.
Il fatto è che Bagnasco parlando del ricorso sempre maggiore ai «pacchi
alimentari» non ha reso un buon servizio a chi lo ha maggiormente sostenuto
contro il governo con il Family day, ma lo ha reso alla Verità.
Il che non è poco, in questi chiari di luna.
19/05/2007/
Leggi, poche o troppe?
Si era sempre letto che in Italia produciamo troppe leggi. Adesso il discorso si
è rovesciato. Romano Prodi ha accusato il Parlamento di lavorare poco e male.
Delle 104 proposte governative, soltanto dieci sono state approvate.
Le nuove leggi nell'ultimo anno (il primo di Prodi a palazzo Chigi) sono state
38. Una ogni dieci giorni. Quando governava il centro-destra, le Camere
approvavano una legge ogni 2,6 giorni.
Ma veramente abbiamo bisogno di tutte queste nuove leggi?
Ricordiamo che la sovrabbondanza di disposizioni normative era stata criticata
anche dall'attuale capo dell'opposizione.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto nella questione
con tutto il peso del suo ruolo.
A parte l'ovvio richiamo agli scolaretti indisciplinati (per «armonizzare i lavori
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 460
dei due rami del parlamento»), ciò che più conta nella sua lettera ai presidenti
delle Camere, è la tirata d'orecchie al governo, ben evidente nel passaggio sui
decreti-leggi. Che una volta presentati sono soggetti a modificazioni sino a
diventare un'insalata russa.
Il passo di Napolitano è questo: "L'adozione di criteri rigorosi diretti ad evitare
sostanziali modificazioni del contenuto dei decreti-legge è infatti
indispensabile perchè sia garantito, in tutte le fasi del procedimento il rispetto
dei limiti posti dall'articolo 77 della Costituzione alla utilizzazione di una fonte
normativa connotata da evidenti caratteristiche di straordinarietà e che incide
su delicati profili del rapporto governo-parlamento e maggioranza-
opposizione".
Ovvero non si può modificare lo "spirito" di un decreto-legge aggiungendovi in
parlamento cose che c'entrano come i cavoli a merenda.
L'allusione è al testo adottato per ripianare i debiti della sanità, nel quale il
governo ha inserito l'abolizione del ticket.
La tirata d'orecchie di Napolitano non fa una grinza sotto il profilo
costituzionale. Ha ragione da vendere.
Il governo da parte sua potrebbe difendersi sostenendo che è una consolidata
tradizione italiana, quella di inserire qualcosa «di strano» in un decreto-legge.
Ed in diritto come in politica, spesso la tradizione suggerisce di percorrere la
stessa strada.
Lavorare di più, per i signori deputati e senatori, non dovrebbe significare
produrre leggi a getto continuo, ma cercare di capire quali sono le vere
esigenze del Paese. Alle quali il parlamento sovrano dovrebbe essere attento.
Ma nel parlamento non c'è soltanto la maggioranza. In esso pure l'opposizione
ha il suo ruolo. Che oggi sembra essere ridotto soltanto al conto alla rovescia
sulla fine del governo Prodi.
Ma non è questo un metodo serio di lavoro parlamentare. Per il bene della
democrazia. È inutile sbandierare i sondaggi, come fa di continuo Berlusconi.
Che oggi dà il governo al 23%. Questa sua realtà virtuale potrà rallegrare i
suoi fans, ma non serve a nulla nel cammino difficile della politica intesa come
bene comune.
Come non serve a nulla la dichiarazione di Walter Veltroni. Se con Sarkosy in
Francia va al governo un uomo di sinistra quale Bernard Kouchner al ministero
degli esteri, ha detto il sindaco di Roma, proviamo pure noi a Roma con Gianni
Letta, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Berlusconi. Non
serve a nulla perché l'opposizione italiana non si accontenta di un gesto
simbolico, caro Veltroni. Vuole tutto il governo.
15/05/2007/
Uccide moglie malata
Deposizione «Uccide moglie malata poi dice, non ce la facevo più». Titolo
dell'Ansa di ieri pomeriggio 14 maggio, 17:47.
Ecco le prime righe del dispaccio: «Todi (Perugia) - Con un colpo di pistola al
cuore ha ucciso la moglie di 86 anni gravemente malata e costretta da tempo
a letto; poi un pensionato di Todi ha atteso in casa i carabinieri ai quali ha
detto di avere sparato perché non ce la faceva più ad accudire e a vedere
soffrire la moglie. Ai militari e ai suoi difensori ha anche riferito che l'anziana
da qualche giorno rifiutava cibo e cure. Sarebbe stata lei stessa a chiedergli di
non farla più soffrire. Ora il pensionato, anche lui di 86 anni, è in stato di
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 461
fermo con l'accusa di omicidio aggravato».
Torno sul tema per chiedere ai politici, a tutti i politici, a quelli che
manifestano nelle piazze, a quelli che se ne astengono ma dichiarano, a quelli
che non dichiarano ma si dimostrano pensosi, a tutti loro chiedo: quei due
poveri vecchi non sono un fenomeno astratto, facevano parte sino ad ieri
mattina della cosiddetta famiglia normale, ma avevano tanti gravi problemi da
affrontare, chi li ha aiutati? Chi di voi adesso ha il coraggio di condannarli?
Per non farla lunga. È facile fare i comizi, è molto più doloroso e drammatico
assistere le famiglie con problemi, non quelle che inventavano gli spot di un
certo mulino (bianco).
Adesso voi comizianti a favore della famiglia andate a spiegare a quel povero
vecchio che eravate scesi in piazza anche per lui.
La famiglia che amiamo tutti è una cosa seria, con problemi e drammi, ne
hanno fatto un fumettone da spettacolo televisivo che finisce quando spegni
l'apparecchio.
Ma la vita continua, e spesso finisce così come a Todi, con quei due signori di
86 anni, con un ultimo gesto d'amore che li unisce.
14/05/2007/
Aiutini e domande
Questo è il problema. Non c'è soltanto la piazza di San Giovanni, c'è una
progressiva occupazione del potere politico-economico da parte del capo
dell'opposizione addirittura in «partibus infidelium».
Mediaset (leggi: Berlusconi) entra in Rai anche attraverso la produzione che la
Rai stessa programma. Se fosse un'ipotesi fantascientifica, verrebbe da
ridere...
Torno a Rimini. Ripeto qui quanto ho già scritto sulle elezioni Comunali 2006:
«Forza Italia perde il 52,13% dei voti, mentre AN sale del 16,26. Una fetta del
Polo vota per il Centro-sinistra. Segno che con la sua precedente
amministrazione il Centro-destra (od almeno una sua parte) non se l'era poi
passata così male. Luglio 2006. L’ex candidato sindaco del Polo decide di non
votare contro la giunta ma di astenersi sulle linee programmatiche del
governo cittadino».
13/05/2007/
Cicoria & cicuta
È una critica così sicura da non lasciar nessuno spiraglio aperto alla possibilità
di discutere non di quello che sappiamo (o che presumiamo di sapere); e di
quello che non sappiamo (in cui il povero Socrate riponeva il vero sapere).
È una critica che potremmo chiamare «assertiva e rancorosa», per usare le
efficaci parole di Barbara Spinelli riferite a quella «battaglia di valori» che
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 463
«non aspira a spiegare né a capire», a proposito del tema affrontato ieri a
Roma nelle due piazze che manifestavano entrambe a favore della famiglia,
ma chiedendo ognuna cose diverse.
Una piazza, con Berlusconi in testa o in coda non si sa, voleva meno diritti per
tutte le singole persone che si pongano al di là delle formule canoniche del
matrimonio religioso o civile.
Il motto che potrebbe essere ispirato ai centristi italiani dalla destra di Sarkosy
potrebbe essere questo: «Più cicuta per tutti».
Non dite che vaneggio. Ci sono tutte le premesse perché ciò avvenga. Silvio
Berlusconi ha fatto un comizio.
Accusando la politica governativa di voler ridurre la Chiesa al silenzio. Come
in Russia all’epoca del Baffone.
Appunto, le «diverse radici filosofiche». Sono quelle che non piacciono agli
amici (italiani) di Sarkosy che rincareranno la dose contro Prodi, chiedendone
la cacciata da palazzo Chigi.
12/05/2007/
Mediterraneo
Si chiude oggi a Ravenna la prima edizione del Festival Internazionale delle
Culture del Mediterraneo "Meditaeuropa", occasione di dialogo e di riflessione
su una realtà geografica che è anche, se non soprattutto, politica.
Fra gli intervenuti c'è stato Tahar Ben Jelloun, lo scrittore nato nel Marocco nel
1944.
10/05/2007/
Famiglia killer
08/05/2007
Sarkò aiuta Prodi
Appunto «da sinistra» i colleghi italiani gli avrebbero gridato che soltanto
seguendo il programma di madame Royal si sarebbe combinato qualcosa pure
qui da noi.
Ai suoi «centristi» il professore potrà poi ricordare che Bayrou è soltanto nulla
più di una promessa appunto immobile al centro.
Per cui l'unica soluzione ai problemi italiani resta lui, Romano Prodi. Uomo di
centro e di sinistra. Almeno secondo Romano Prodi.
06/05/2007/
Sconti ad azoto
04/05/2007/
Prezzo politico
A Rimini il costo della vita aumenta del 3,2% annuo contro l'1,5 nazionale.
Non è un fatto nuovo. Città cara lo è sempre stata, sin dagli anni Sessanta.
Città ricca anche grazie ad un tipo di economia molto sommersa. Sulla quale
si reggono le fortune di pochi. E dalla quale derivano i grattacapi di tanti. Cioè
di quelli che ad esempio debbono pagare affitti elevati.
Città nella quale la speculazione edilizia è diventata un fenomeno politico
incontrastato per un patto non tanto segreto di spartizione della torta. Per cui
se qualcuno osa impostare una campagna giornalistica contro, ci rimette il
posto. È successo. Era prevedibile. Non ha turbato nessuno. Anzi.
Immaginiamo i commenti. Hai visto quello venuto da fuori, chissà chi credeva
di essere.
E dietro sta un compromesso politico per nulla segreto, con due assessori
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 466
all'edilizia defenestrati perché contrari al troppo cemento, e poi un bel
risultato elettorale. Comunali 2006. Forza Italia perde il 52,13% dei voti,
mentre AN sale del 16,26. Una fetta del Polo vota per il Centro-sinistra. Segno
che con la sua precedente amministrazione il Centro-destra (od almeno una
sua parte) non se l'era poi passata così male.
Luglio 2006. L’ex candidato sindaco del Polo decide di non votare contro la
giunta ma di astenersi sulle linee programmatiche del governo cittadino.
Inciucio o preveggenza? Negli stessi giorni il presidente della Camera
Bertinotti dice alla «Stampa»: «Le difficoltà si possono superare allargando la
maggioranza di governo» con una discussione franca che «sotto traccia è già
in corso».
Il presidente del Senato Marini ricorre ad una contorta formula per invocare
più confronto con l’opposizione e meno voti blindati per addivenire a scelte
condivise.
A questo punto Rimini diventa una specie di simbolo del quadro politico
nazionale. Sembra anticipare una condizione di un accordo nazionale
bipartisan.
Ma a spese di chi? Di chi deve subire il vertiginoso aumento del costo della
vita, la gente delle classi non privilegiate, mentre aumenta la ricchezza di un
ceto vasto, che è senza differenza politica perché il lusso non ha tessera di
partito, omologa tutti tranne pochi critici guardati male e segnati a dito come
pericolosi sovversivi.
03/05/2007/
Grazie, grande Gram
Ingenuo, mi hanno sempre detto certe persone, per sottintendere che sono
uno che secondo loro si farebbe fregare facilmente.
Beh, farsi fregare (da che mondo è mondo) non è un'arte che dobbiamo
imparare. Semmai un serafico esercizio da apprendere soltanto per aspettare
tempi migliori.
Poi dopo qualche tempo (o piuttosto dopo molto tempo) ti accorgi che
succedono cose strane, i fatti ti danno ragione, e chi ti ha fregato trionfa
soltanto nello splendore della sua malvagità in un'aureola odorante di fogna.
Grazie grande Gram. Lei che è Massimo, non si offenda se la chiamo grande.
30/04/2007/
L'Europa e la Chiesa di Roma
Esimio prof. Pera, ho letto con grande attenzione il suo intervento apparso
sulla Stampa di stamani.
Non entro nel merito delle tante questioni che lei solleva partendo
dall'indimostrato assunto che l'Europa è «il vero nemico della Chiesa» di
Roma.
Mi soffermo soltanto sul passaggio in cui lei scrive che la stessa Chiesa «come
tanti, i più, ritiene che l’omosessualità sia un disordine morale e una a-
normalità, per ragioni culturali, genetiche, fisiologiche o che altro».
Poche parole ma che contengono una serie di grandi e gravi questioni che
però non si possono dibattere nel semplice luogo che è un blog.
Mi scusi se sarò forzatamente sintetico.
Questo dogma a cui lei accenna, riguarda il concetto di natura umana. Tutto
ciò che, dall'epoca medievale in avanti (dal cosiddetto aristotelico-tomismo),
si contrappone all'idea di perfezione intesa non come un dato risultante dai
fatti ma come un principio dichiarato a prescindere da quei fatti, è condannato
dalla Chiesa. Quindi nulla di nuovo se la stessa Chiesa, ufficialmente ferma
all'aristotelico-tomismo, condanna la sodomia.
Liberissima di farlo. Ma meraviglia che laicamente ci si sottometta al dogma
senza discuterne il contenuto.
La natura è perfetta?
Sabato sera ho ascoltato padre Alex Zanotelli ospite di Fabio Fazio.
Nel raccontare la sua esperienza pastorale svolta non tra le confortevoli
stanze delle nostre case, ma tra baracche africane abbandonate nel fango,
Zanotelli ha detto due cose sconvolgenti.
Ha definito Dio come Padre e come Madre (immagine già usata da Giovanni
Paolo I e censurata di recente da Benedetto XVI). Anzi come Papà e Mamma.
Poi ha ipotizzato la drammatica sofferenza di questo Papà che non può
applicare la sua misericordia a salvare dal dolore terreno le sue creature
proprio perché rendendole libere ha tolto a se stesso il potere d'intervenire
nella nostra vita fisica.
28/04/2007/
Economist e cilicio della Binetti
Dunque l’etichetta di Bayrou turberà alla fine ancor di più gli umori italici.
Già c’era stato un equivoco tra Ségolène Royal e Prodi. Lei dice che lui andrà
domani venerdì a Lione. Lui risponde che non sa nulla poi aggiunge: le
manderò una cartolina (in video).
Adesso insomma le cose francesi rischiano di spaccare altre uova nella casa
«democratica» in costruzione a Roma. Ovvero una bella frittata.
Non so se la traduzione di omlette renda l’idea, ma la sostanza è quella. (I
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 469
francesi hanno l’equivalente della nostra frase «rompere le uova nel
paniere»?)
23/04/2007/
Tra Parigi e Roma
18/04/2007/
Quell’Ulivo che fine farà?
Nei giorni di vigilia decisivi per le future sorti del Partito democratico, con lo
svolgimento degli ultimi congressi di Quercia e Margherita, forse sono troppi i
conti in sospeso per poter sperare in una serena gestazione della nuova
formazione. La quale dovrebbe raccogliere con entusiasmo riformisti e
moderati, insomma una specie di matrimonio d’interesse fra diavolo ed acqua
santa, del tutto improbabile se non addirittura improponibile dal punto di vista
logico. Ma si sa che spesso, nella storia e nella vita, non conta la logica. Talora
vincono i buoni sentimenti ed in altre occasioni trionfa la capacità di reagire
con durezza ai fatti che ci sono davanti.
Era lo stesso ottobre 1922 in cui i riformisti furono cacciati dal partito
socialista. Si chiamavano Turati, Treves e Matteotti. Il quale nel 1924, dopo
aver denunciato le illegalità e le violenze compiute dal governo a danno
dell’opposizione, fu rapito ed ucciso.
16/04/2007/
Ci ha provato
Nella serata trascorsa con Putin, dopo aver visto muscolosi atleti di arti
marziali, Berlusconi ha tratto un sospiro di sollievo ammirando (dicono le
cronache) ballerine in succinti costumi rossi. Quel colore gli ha suggerito un
pensiero: anche i «rossi» hanno la loro bellezza. Ma pensando a Prodi, s'era
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 472
rimangiato il pensiero.
Infine sono arrivate le cariche della polizia di Putin (vero democratico per
Berlusconi) contro i dissidenti. E Silvio ne ha tratto conforto. Prodi non va
proprio bene per l'Italia.
10/04/2007/
Prodi e Strada
06/04/2007/
Se un giovane ci lascia così
Lei ha scritto sulla Stampa di ieri che l'Italia corre un «rischio clericale».
È un articolo interessante, intelligente, cauto, arguto.
Da filosofo come lei è. Ma si sa che i filosofi oggigiorno parlano e scrivono a
pancia piena (per fortuna).
Ma per sfortuna ci sono persone che soffrono a pancia vuota, e talvolta la loro
storia finisce come quella del giovane torinese che ha preferito la morte ad
una vita che gli era diventata insopportabile.
Lei prof. Pera ci rassicura. In Italia abbiamo una «rinascita del sentimento
religioso».
Di questa «rinascita» la politica dovrebbe comprendere «le ragioni profonde»,
facendosene interprete ed affidando a quella rinascita «un compito
rigenerativo contro la crisi che in Occidente stiamo attraversando».
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 473
Al contrario di lei ritengo che la Filosofia debba più seminare dubbi che
suggerire certezze o conferme a quello che ci frulla in testa.
Adesso, professore, spieghi lei alla madre di quel ragazzo alcune cosette che
lei ha scritto: che l'Occidente è in crisi, ma che in Italia abbiamo una «rinascita
del sentimento religioso».
Lei dice giustamente che i vescovi non debbono credersi dei politici. Non
leggo però che i politici non debbono credersi dei vescovi. Lei suggerisce nel
solenne latino della formula, di vivere «velut si Christus daretur».
02/04/2007/
Se piangi, se ridi
Elisabetta Gardini era allegra giovedì 29 marzo e confidava le ragioni del suo
buonumore: «Il presidente ci ha come resettato il cervello. Ripulito, ecco».
Sentir dire una signora che era lieta perché le avevano ripulito il cervello,
lasciatemelo dire, fa un certo effetto. Ancor più che se lo avesse proclamato
un distinto signore afflitto dal mestiere di portaborse.
Lei, che è una portavoce, fa degnamente il suo mestiere. Le dicono di ripetere
a pappagallo una certa cosa, e lei obbedisce. Come darle torto? Pur tuttavia,
non mi convince la signora Gardini quando batte i tacchi (a spillo), allunga le
mani sui fianchi stando sull'attenti e sembra l'incarnazione aggiornata del
credere ed obbedire che una volta (anticamente) era di destra, poi in tempi
più recenti anche di sinistra, all'epoca dei trinaraciuti su cui scherzava
Giovannino Guareschi.
31/03/2007/
Dignità è donna
Dignità è donna. In politica. Due casi. E due lettere indirizzate allo stesso
quotidiano di Roma.
Berlusconi era stato galante con alcune attriccette della televisione durante
una pubblica cena.
Miriam Bartolin ha tagliato corto: le parole del marito (per apprezzare la
bellezza delle fanciulle), lei le considerava «lesive» della sua «dignità», e non
«scherzose esternazioni».
Morale. Con poche parole due signore, tirate indirettamente per i capelli alla
ribalta della cronaca, hanno detto con una chiarezza morale esemplare il loro
pensiero per condannare idiozie che non gradivano. Miriam Bartolini si riferiva
al comportamento del marito, Livia Aymonino alla campagna diffamatoria
contro il marito.
Entrambe hanno costruito tutto il loro discorso attorno al tema della «dignità»,
parola usata espressamente da Veronica Berlusconi e parola richiamata da
Livia Aymonino indirettamente sia nel concetto che «bisogna stare diritti» se ti
tirano il fango, sia nel suo dichiarare fiducia alla «onestà specchiata e
intellettuale» del marito.
29/03/2007/
Le vecchie zie
Cari lettori, dalla redazione ricevo una mail: il mio blog è finito «linkato in
modalità fissa» nella pagina di «Politica» del sito StampaWeb.
Sono commosso (sinceramente) e preoccupato. Da vecchio cronista so che
occorre essere sempre all'altezza della situazione, in ogni momento. Questo
mi costringe a non prendere sottogamba né il blog né l'onore che ricevo dalla
segnalazione.
Dico tutto ciò non per smanceria, ma per scusarmi in anticipo con eventuali
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 475
navigatori delusi o disillusi.
24/03/2007/
Bada come parli!
19/03/2007/
Privacy diseguale
13/03/2007/
Elezioni, Prodi deve tacere
11/03/2007/
Potere blogger
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 478
Tutto il potere ai soviet, disse uno. Non lo imito dicendo: tutto il potere ai blog.
Per carità. Però anche i blogger nel loro piccolo, come le formiche di quel
famoso libretto einaudiano, possono “alterarsi”. Ed alla fine ottenere qualche
risultato.
La storia in breve è questa. Sui quotidiani locali e nazionali appare un
comunicato in cui si dice che nella mia città è stato «ritrovato» un manoscritto
del XVII secolo. La notizia, detta soltanto così, è una balla bella e buona.
«Ritrovato un corno», semmai ne è stato identificato l’autore. Chiedo lumi ad
un funzionario responsabile. «Ritrovato significa identificato l’autore, non il
rinvenimento fisico dell’oggetto?». Mi si dice che è così. Oltretutto se l’oggetto
«ritrovato» fosse stato materialmente rivenuto avrebbe voluto dire che era
andato perduto, e la gente si sarebbe chiesta: ma come si fa a perdere un
manoscritto in una pubblica istituzione destinata alla conservazione dei beni
culturali?
Dunque, nulla di drammatico (perdita e ritrovamento), ma soltanto
l’attribuzione certa della paternità dell’autore (un illustre sconosciuto ai più) di
quel manoscritto. Benissimo.
Però il comunicato contiene un’altra affermazione da contestare: di quel
manoscritto si erano perse le tracce dalla fine del 1700. Falso. Quel
manoscritto appare in un catalogo ottocentesco con il nome del suo autore, a
cui oggi se ne attribuisce la paternità. Ed appare pure in uno studio recente
(1986) sui manoscritti lasciati nel XVIII secolo alla città da un suo figlio illustre,
il cardinal Giuseppe Garampi.
Tutta la novità della scoperta del 2007 sta nell’aver identificato la
corrispondenza tra il manoscritto e la sua edizione a stampa. Novità seria ed
importante per gli specialisti. Quindi una scoperta c’è stata, ma non nei
termini con cui è stata presentata alla stampa. Ma la colpa è di chi ha scritto il
comunicato, non di chi (come noi) lo ha letto sui giornali chiedendo lumi agli
esperti.
Quando il discorso appare sopra un blog “ufficiale” curato dal sottoscritto, si
aprono le “danze” delle polemiche sia scritte sia sgraziatamente orali alla
presenza di estranei.
Morale della favola: anche un piccolo blog può servire a qualcosa, soprattutto
se fa agitare chi non la racconta giusta.
Non “tutto” il potere ai blog, dunque, ma soltanto quello di controllare quanto
si legge sui quotidiani per verificarne l’esattezza. Più odiano noi blogger, più
possiamo sentirci utili.
08/03/2007/
San Marino. Capo dello Stato? No, sei disabile.
Capo dello Stato? No, sei disabile. Succede a San Marino, dove i capi di Stato
sono due, si chiamano Reggenti e durano in carica sei mesi.
Mirko Tomassoni era candidato per il semestre che si inaugura il primo aprile
2007. Lo hanno scartato. Non può accedere al trono della Eccellentissima
Reggenza con la carrozzina su cui deve muoversi. Quindi non può governare.
Semplice, no?
San Marino con orgoglio si proclama «L'antica terra della Libertà».
Ovviamente sei «libero» soltanto se sei libero anche di muoverti. Come invece
non può fare Mirko Tomassoni. Che quindi tanto «libero» benché sammarinese
non è.
07/03/2007/
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 479
Rimini, politici hard
01/03/2007/
Coppola e Rimini
25/02/2007/
Sanremo è nato a Rimini
Il primo festival della canzone di tenne nella mia città, Rimini (1936-37).
Nel '36 il cronista del "Corriere Padano" (che non aveva ancora ascoltato
l'esecuzione dei motivi, ma parlava per sentito dire), si soffermava sulla
fragilità di certi versi non sufficientemente fascisti in apparenza: "Vorrei
toccare le tue coscette fresche…".
Altre notizie si leggono qui:
http://www.webalice.it/antoniomontanari1/arch.2004/arch3/marinacentro/mari
nacentro.08.html
24/02/2007/
Dico Binetti
Post scriptum.
Chi scrive per offendere sappia che sarà cancellato, per rispetto al sito che ci
ospita ed alle sue regole.
17/02/2007/
Noi fancazzisti contro il cemento di Rimini
Tutta la Gallia è divisa in tre parti, scrisse Giulio Cesare all’inizio di un’operetta
che si faceva leggere e tradurre mezzo secolo fa ai poveri studenti alle prese
con i latinucci delle Medie ante-riforma. Prendo a modello la prosa dell’illustre
condottiero che dalle nostre parti passò. E che proprio nel foro di Rimini
arringò i suoi soldati dopo aver superato il Rubicone.
Prendo a modello Giulio Cesare per sostenere non senza fondamento che
anche la popolazione di Rimini (o quasi tutta) si può dividere in tre parti: i
silenti, i mugugnanti ed i parlanti.
Le prime due categorie hanno in comune l’intenzione di non arrecare danno a
loro stesse, consapevoli del fatto che aver il coraggio di parlare non è la stessa
cosa che aver il coraggio di far male ai propri affari.
Silenti e mugugnanti infatti pensano soltanto alle proprie tasche. Con la
differenza che chi non parla in pubblico può anche sussurrare in privato.
Mentre chi manifesta qualche malcontento borbottando davanti a tutti, può
mirare a salvarsi l’anima, facendo finta di essere aperto a criticare il prossimo.
Ma in realtà pensando bene di non esporsi troppo arditamente. Per cui forse
potrebbe essere anche ben più pericoloso dei colleghi silenti. I quali
semplicemente tacciono, mentre il mugugnante s’inventa un ruolo di recita
finalizzata al proprio interesse e non a quello collettivo.
La terza ed ultima categoria, quella dell’«homo ariminenis loquax» (da non
intendersi secondo quanto suggeriscono i dizionari classici, come
«chiacchierone», ma semplicemente come «colui che parla»), risulta
storicamente composta soprattutto da ingenui e temerari individui che hanno
il coraggio delle loro opinioni e non si spaventano se debbono manifestarle,
nei dovuti modi della civiltà e della correttezza, davanti al tribunale della
Pubblica Opinione.
Orbene, nella vicenda del motoraccio immobiliare, la mia teoria sulle tre
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 481
specie di concittadini (i silenti, i mugugnanti ed i parlanti) ha trovato ferrea
conferma.
Molti politici hanno parlato in ritardo sui tempi di una decenza pubblica che
risiede nel principio di fare gli interessi della collettività, e non quelli di questo
o quel potentato economico. Molti altri non hanno detto nulla. Alcuni hanno
finto di parlare, con quell’abilità che serve indubbiamente a scalare le vette
dell’oratoria cattedrattica o congressuale, ma che si ferma nel concreto d’ogni
giorno sulla soglia del principio evangelico di scegliere tra il sì ed il no per non
farsi prendere la mano dal demonio.
Qualcuno s’è azzardato e si è tirato indietro, come quando si viaggia in treno e
si guarda fuori dal finestrino, ma poi si scopre il cartello ammonitore che vieta
quel gesto, pena la multa da parte del controllore.
Molti, invece, hanno parlato per merito di questo giornale che li ha ospitati e
che ha favorito ed incoraggiato il dibattito.
Avendo partecipato dalle colonne del «Corriere» a questo stesso dibattito, non
ho però bisogno di appuntarmi sul petto la coccarda del parlante. Ma solo
quello di confermare ai pubblici amministratori che noi cittadini non staremo
zitti, anche se siamo stati già additati a pubblico ludibrio come scansafatiche
che, anziché sobbarcarci il peso di un impegno amministrativo, stiamo in
panciolle a criticare quanto i nostri rappresentanti eletti concepiscono,
sudando nelle segrete stanze del Potere.
Saremo scansafatiche (o «fancazzisti» come scrivono modernamente), ma
intanto qualcosa abbiamo combinato pure noi, lasciatecelo dire. Abbiamo
fermato (si spera…) una rovinosa colata di cemento in questa città dove
parlare ha un prezzo, e dove silenzio e mugugni sono sempre stati
regolarmente ricompensati a tassi da usura.
Antonio Montanari
Rimini
11/02/2007/
InterneTEPPISTI
Leggo nel blog sui nostri blog un interessante intervento di Fabio, autore del
blog metamorphosis, che ho commentato con il testo che riproduco qui:
08/02/2007/
Tagli alle pensionate
05/02/2007/
Calcio e affari
Un altro mio intervento sul tema era stato ospitato dallo stesso quotidiano il 2
febbraio. Eccolo:
Caro Corriere, ieri sera sono andato a letto con l’idea di scriverti sulla gestione
della cosa pubblica a Rimini negli ultimi cento e passa anni, partendo da una
notizia del luglio 1876, quando il «Corriere della Sera» scrisse che da noi
regnava «la miseria», e sottolineava il contrasto fra la gestione appunto
pubblica della stazione balneare (da cui traeva «profitto tutta la città»), e la
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 484
mancanza d’investimenti sociali.
Volevo collegare quel discorso alla realtà odierna, in cui discutiamo della
temuta colata di nuovo cemento su questa Rimini ridotta ad un immenso
mostro urbanistico dove tra case e case non ci sarà, anzi non c’è già più
spazio per circolare, perché il problema viabilità è sempre affrontato “dopo”
come dimettendosi meditò l’assessore Tiziano Arlotti: prima fate le case e poi
“dopo” mi fate costruire le strade. Quando magari (aggiungo) lo spazio per le
strade appunto non esiste perché tutto consumato per un’edilizia che è la più
cara d’Italia (vedi costo degli affitti e degli immobili).
Stamattina ho cambiato idea. Lasciamo stare il passato (semmai ci ritorniamo
sopra un’altra volta, se acconsentirai), e guardiamo il presente, ma non
ripetendo (oso sperare) discorsi già fatti, bensì toccando una questione inedita
che risulta indigesta anche a me che me la sono posta, e che quindi offro alla
discussione di persone più esperte del sottoscritto, cioè a chi conosce le
contorte vie della Politica, del Diritto, soprattutto nel caso in esame, cioè le
strade ardue del Diritto costituzionale che sta alla base delle concezioni
relative sia alla pubblica Amministrazione sia alla gestione della Politica
stessa.
Il problema è tutto qui: una Giunta eletta con un certo programma, e messa
ora in discussione da un’intera città, può far finta di niente davanti alla
‘rivolta’ collettiva? Un sindaco, un vicesindaco, gli assessori competenti e tutti
gli altri che alla fine debbono reggere le sorti della città, possono credere che
nulla sia successo, ed andare avanti senza rendersi conto che, oltre alla rovina
della città ipotizzata sia dagli esperti (vedi Campos Venuti) sia da chi ci vive
ogni giorno, c’ è questo interrogativo che pesa (direbbero in tivù) «come un
macigno»: è «democratico» l’eroico furore dei signori di Palazzo Garampi nel
raggiungere il loro traguardo?
Alle precedenti elezioni il sindaco Ravaioli incamerò buona parte delle perdite
di Forza Italia (52,13% dei voti, mentre AN salì del 16,26). Poi (luglio 2006) ci
fu la scelta dell’ex candidato sindaco Alberto Bucci di non votare contro
Alberto Ravaioli e la sua giunta, ma di astenersi sulle linee programmatiche
del governo cittadino. Una scelta che suonava ampiamente innovativa, per cui
sembrò (in apparenza) aver ragione il capogruppo di Forza Italia Alessandro
Ravaglioli: «È come se Berlusconi si fosse astenuto sulla fiducia di Prodi».
Forse l’andare avanti verso il motoraccio immobiliare è la dimostrazione che
Ravaglioli aveva torto e che avrà ragione Ravaioli: la politica che corteggia i
palazzinari, premia.
Grazie, caro Corriere, se mi ospiterai.
Antonio Montanari
03/02/2007/
Giordano Bruno insegna
25/01/2007/
Perlasca di Romagna
I trentanove ebrei che Ezio Giorgetti ospitò nel suo albergo a Bellaria dopo
l'armistizio dell'8 settembre 1943, riuscirono a salvarsi grazie a carte
d'identità fornite loro da Virgilio Sacchini (1899-1994).
La vicenda ci è rivelata per la prima volta dalla dottoressa Patrizia Sacchini
D'Augusta, nipote di Virgilio. Suo nonno in quei giorni era Commissario
Prefettizio del Comune di Savignano sul Rubicone: «Era fascista, ma era anche
un uomo buono ed estremamente generoso (con la sua Industria di legnami e
imballaggi, prima che gli eventi bellici la distruggessero, aveva dato lavoro a
tanti Savignanesi ed era un padrone che rispettava profondamente gli operai)
ed è per questo che né lui né gli altri membri della sua famiglia furono oggetto
di ritorsioni da parte dei partigiani del luogo».
Virgilio Sacchini mise al corrente del suo intervento a favore degli ebrei
'bellariesi' soltanto il proprio figlio Marino.
Ascoltiamo ancora la dottoressa Patrizia Sacchini: «La storia mi è stata
raccontata diversi anni fa da mio padre, Marino Sacchini, prendendo spunto da
un articolo comparso sul Corriere di Rimini (29/09/1994). Alla fine della guerra
mio nonno, Virgilio Sacchini, nato a Savignano sul Rubicone il 26 dicembre
1899, Cavaliere della Corona D’Italia, confidò a mio padre di avere aiutato
quel gruppo di ebrei, nel 1943, a fuggire e a raggiungere il Meridione. Si
diceva felice che tutto avesse avuto termine, poiché aveva messo a
repentaglio, con il suo gesto, la sicurezza della sua famiglia».
Prosegue la dottoressa Sacchini: «Ezio Giorgetti (che, attraverso un amico
comune, il signor Bertozzi, conosceva mio nonno) ottenne da mio nonno le
famose carte d’identità in bianco che nel recente articolo pubblicato dal
Corriere di Rimini in data 22/01/2007 risulterebbero essere state fornite dal
Segretario Comunale di San Mauro Pascoli, Sig. Alfredo Giovanetti. Le carte
d’identità appartenevano al Comune di Savignano sul Rubicone e mio nonno,
pur correndo un serio pericolo, per il ruolo che ricopriva, non esitò a metterle
a disposizione del gruppo di ebrei. Non so se questo fatto fosse noto al
Maresciallo Osman Carugno, al Sig. Giovanetti e a Don Emilio Pasolini,
immagino che mio nonno avesse chiesto e ottenuto la garanzia del riserbo
assoluto attorno al suo gesto. Mi fa immenso piacere offrire questo piccolo
contributo alla vostra ricerca. Ricordo mio nonno sempre con tanto affetto e,
da convinta antifascista, lo ringrazio di aver contribuito alla salvezza di quel
piccolo gruppo di ebrei».
A parlare di carte d'identità fornite ad Ezio Giogetti da Alfredo Giovanetti fu la
moglie dello stesso Giorgetti, Lidia Maioli nel volume curato da Bruno Ghigi nel
1980, «La guerra a Rimini», pag. 321.
Antonio Montanari
Aggiornamento.
Questo post appare oggi 29 gennaio 2007 sul Corriere Romagna, nella prima
pagina della sezione cultura.
23/01/2007/
Pacs vobiscum
22/01/2007/
Roma accusa Wielgus
Sul sito vicino al Vaticano e quindi come suol dirsi ufficioso www.zenit.org si
va giù pesanti contro monsignor Stanislaw Wielgus. Rimandiamo al testo
completo, qui riportiamo un'estrema sintesi del servizio:
1. «Il vescovo ha assicurato tutti, Santo Padre compreso, che non aveva
collaborato con i servizi comunisti e non aveva fatto del male a nessuno».
2. «Il 2 gennaio monsignor Wielgus ha chiesto alla Commissione Storica
dell’Episcopato di fare la verifica dei suoi dossier conservati negli archivi,
confermando la sua estraneità al lavoro di spionaggio; lo ha giurato davanti
all’arcivescovo Jozef Kowalczyk, Nunzio apostolico in Polonia.»
3. Il 5 gennaio «l’arcivescovo Wielgus, che nel frattempo aveva preso
possesso della diocesi, ha scritto una commovente lettera penitente alla
“Chiesa di Varsavia” nella quale ammetteva i suoi contatti con i servizi segreti,
si scusava per aver taciuto su tali contatti, assicurava di nuovo che la sua
collaborazione con i comunisti non aveva fatto male a nessuno, chiedeva il
perdono per il suo comportamento di 30 anni fa e si metteva a disposizione
del Santo Padre.»
4. «Perché monsignor Wielgus ha taciuto?»
Si legga tutto il documento qui:
http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=10438
19/01/2007/
Art Buchwald, contro 'il potere'
18/01/2007/
Vespa, advocatus papae
14/01/2007/
Wielgus, chi rischia a Roma
14/01/2007/
Amato e nuvole
12/01/2007/
Gli amici se ne vanno
08/01/2007/
Polonia e polonio
07/01/2007/
Varsavia, una lezione per noi
04/01/2007/
La giacca di Prodi
Romano Prodi, simpaticamente accusato ieri dalla Stampa di non aver mai
cambiato giacca da sci nel corso degli ultimi dieci anni, ha scritto oggi al
giornale promettendo di mutare la sua tenuta da uomo delle nevi: «... ho
potuto constatare che in dieci anni la tecnologia delle giacche a vento a difesa
dal freddo è molto migliorata: prima di tornare a sciare rinnoverò quindi il mio
guardaroba e lo renderò più riformista».
Prodi proviene da un ambiente culturale e geografico che una volta
considerava il cambiar giacca un grave peccato politico. Il voltagabbana in
Emilia e in Romagna non è mai stato tanto simpatico. Anzi è sempre stato
considerato un traditore.
Rendendo il suo guardaroba più riformista dove sceglierà: più a destra o più a
sinistra? Ritorna il tormentone della canzone di Giorgio Gaber.
Per essere «riformista» chi «tradirà»: Rutelli o Fassino?
Con l'augurio che non si possa mai dire: sotto quella giacca (nuova) niente.
02/01/2007/
Ferrara, papa 'azzurro'
28/12/06
Il prete amico degli anarchici
L'articolo di fondo del Foglio di oggi, che parte dal caso Welby per discutere
del ruolo del partito radicale in Italia, è un esempio illuminante non di
quell'antipolitica che Giuliano Ferrara rimprovera ai seguaci di Pannella
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 495
(definiti «l’altra faccia della medaglia di un sistema politico chiuso»), ma di
quell'antipolitica a cui lo stesso Ferrara partecipa discutendo dei sacri princìpi
della gestione della cosa pubblica, dimenticando che il dramma di vivere è
sempre uno, di chi ne è afflitto, vittima e custode di un segreto che la legge
non può descrivere perché la norma è sempre astratta, mentre il dolore è
concreto.
Tutti fanno finta di non capire che le leggi ci sono già, tutti invocano nuove
disposizioni, tra anatemi, condanne morali, rifiuti di funerali religiosi, eccetera
eccetera. Questo si chiama svicolare, cerca tempo, dare un colpo al cerchio ed
uno alla botte.
Ridurre il problema del rifiuto dell'accanimento terapeutico (problema già
risolto dalla norma positiva dello Stato laico e dalla legge morale della
Religione cattolica con la sua applicazione al caso personale proprio da parte
di un papa, Giovanni Paolo II), ridurre questo problema a battaglia radicale
significa soltanto deviare dalla discussione, credere che la Politica sia
l'Onnipotenza di quello che non c'é: «una legge, una legge» si grida e
s'invoca, ma le leggi ci sono, c'è la Costituzione, c'è soprattutto quello che si
chiama il senso comune della gente e della sua coscienza, c'è il rifiuto
dell'accanimento terapeutico che non è, onorevole Bindi, eutanasia.
Dividere un corpo senza vita con una spartizione politica come oggi sta
succedendo in Italia, con una spartizione che distingue il bonum dell'iniziativa
radicale dal malum del suo approdo ad un gesto concreto, dovuto quest'ultimo
(secondo Giuliano Ferrara) al fatto che noi abbiamo un sistema politico chiuso,
ebbene tutto ciò mi sembra una grande discussione amorale: è come se ad un
affamato fosse imposto prima di sedersi a tavola un corso di galateo su come
s'impugnano forchette e coltelli, e su come si versa il vino nel bicchiere dopo
avere assaggiato il profumo con le delicate narici dannunziane di questi
teocon che con il loro atheismus triumphans fanno impazzire di gioia
monsignori vaticani ed esponenti della nobiltà nera romana.
Calici Per il Time "persona dell'anno" sono tutti coloro che usano Internet
Troppa grazia sant'Antonio, come dicevano i nostri vecchi.
E'' Nozza a scoprire che Pino Pinelli, l''anarchico che entra in Questura come
testimone vivo e ne uscirà come testimone morto, per quel pomeriggio aveva
un alibi incrollabile. Era al bar a giocare a carte, e Il Giorno può titolare «Sei
uomini forniscono un alibi perfetto a Pinelli». E'' Nozza che va a cercare la zia
e la nonna di Pietro Valpreda, subito arrestato, «il Mostro», e in casa trova il
soprabito marrone, «sportivo, con cintura, fodera scozzese», che è il primo
indizio della fragilità di Cornelio Rolandi, il taxista che aveva riconosciuto in
Valpreda il cliente sceso con una borsa proprio davanti alla Banca della strage.
«Piazza Fontana e quel che ne seguì - scrive Corrado Stajano nella prefazione -
fu un evento che fece da cesura alla vita di tutta una generazione. Ci fu un
prima e un dopo. Una riscoperta del mondo e di se stessi. Anche per i
giornalisti».
Non solo Nozza: Gianni Flamini di Avvenire, Giulio Obici di Paese Sera, Guido
Nozzoli, Gian Pietro Testa e Marco Sassano del Giorno, Adolfo Fiorani e
Marcella Andreoli dell’Avanti, Ibio Paolucci dell’Unità, Mario Cicellyn del
Mattino, Giuliano Marchesini della Stampa, Umberto Zanatta di Stampa Sera,
Italo del Vecchio della Gazzetta del Mezzogiorno. Il Pistarolo e i Pistaroli. Che,
dal ''72 in poi, dopo il terrorismo nero, le deviazioni dei Servizi e le reticenze
dei ministri, conoscono le piste rosse, la dolorosa perdita di amici come Emilio
Alessandrini, il pm di Piazza Fontana assassinato da Prima Linea, o del
giornalista Walter Tobagi. Avrebbero voluto ammazzare proprio Nozza, al
posto di Tobagi.
Ma Nozza era una trottola, c''era sempre e c''era mai, «e avevo quattro uscite
diverse da casa mia». Non si è fermato nemmeno quando Il Giorno l''ha
mandato in pensione. I suoi block notes erano diventati troppo scomodi, così
ha scritto questa sua ultima cronaca da «Pistarolo». Per non dimenticare.
Biagiblog Ben tornato in tivù, dunque, caro Enzo Biagi. Con l'augurio semplice
semplice che la gente capisca che i cronisti non sono funzionari di partito o di
governo, che sono lecite le critiche al potere e le domande ai padroni del
vapore, di tutti i vapori, dal sindaco del più piccolo comune al presidente del
consiglio o ad un amministratore delegato.
Con la speranza che i giornalisti combattenti per la libertà dell'Occidente non
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 499
si mascherino più da spie, almeno quando non è carnevale. Ma il dramma
nazionale è che da noi ci sono sempre state troppe quaresime e di
conseguenza e per reazione ci sono state pure sempre fin troppe sfilate in
maschera.
Per un giornalista, l'importante è raccontare e spiegare (come diceva Indro
Montanelli) quello che non si è capìto, non vestire i panni di uno 007 che cerca
gloria postuma non nella penna ma nei dossier riservati.
Il mondo è pieno di imbecilli. Quelli che incartano le loro fissazioni in un
giornale, come se si trattasse di un caspo d'insalata al mercato, alla fine
risultato figure patetiche: si credono furbi ed intelligenti, non riescono ad
oltrepassare il confine della barzelletta vivente.
Biagi rappresenta la storia di un giornalismo attento ed onesto. La
disattenzione è la regola di chi vuol far carriera e non vuole grattacapi. Quanti
grattacapi possa procurare il lavoro del cronista, dipende non dagli oppositori
di regime ma dalla demenza di chi (ad ogni livello ed in ogni ambiente) non sa
difendere il lavoro dei cronisti seri, e il quotidiano granello di democrazia che
quel lavoro serio porta alla mensa comune.
Ben tornato, Enzo Biagi. Ad insegnare che l'umiltà del cronista che lei ha
sempre impersonato, è molto più alta delle dignità che si attribuiscono tanti,
troppi fanfaroni che circolano nell'ambiente. E buon lavoro nel segno di
un'informazione democratica necessaria (oggi più che mai) come l'ossigeno
per la nostra vita politica.
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09/12/06
Giovani francesi
Aa00094acbi A proposito del doppio cognome che sarà possibile adottare per
legge.
Io l'ho già usato sul web dal 1999 perché c'è un'infinità di persone che si
chiamano Antonio Montanari, come io sono registrato all'anagrafe.
Per facilitare le ricerche in Internet ho aggiunto al Montanari legittimamente
paterno il Nozzoli materno.
Mi padre si chiamava Valfredo Montanari ed era nato a Forlimpopoli, il paese
di Pellegrino Artusi.
Mio nonno Antonio era segretario nella scuola magistrale diretta da Valfredo
Carducci, il fratello del poeta Giosue.
Quando nacque mio padre, fu portato al battesimo proprio da Valfredo
Carducci da cui prese il nome.
Mia madre si chiamava Maddalena in onore di sua nonna paterna, Maddalena
Vanzi, discendente di una famiglia riminese ricchissima nel 1700 e poi andata
lentamente in miseria come la maggior parte delle classi dirigenti del XVIII
secolo.
In un volume andato in tipografia proprio la scorsa settimana e dedicato a
Sigismondo Pandolfo Malatesti (editore Bruno Ghigi), e che uscirà prima di
Natale, in uno dei due saggi miei che vi appaiono, ho inserito questa nota
autobiografica (circa i miei avi materni) a proposito del tempio malatestiano di
Rimini, parlando dei sarcofagi esterni: «Il primo e secondo sono quelli dei poeti
Basinio da Parma e Giusto de’ Conti, scomparsi rispettivamente nel 1457 e nel
1449. Il quarto è quello di Roberto Valturio, morto nel 1475. Nel quinto si
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 502
trovano i medici e filosofi Gentile Arnolfi (1473-1546) e Giuliano Arnolfi (1513-
1547), figlio e nipote di Giuliano Arnolfi, archiatra di Alessandro VI. La sesta
arca è onoraria in ricordo del vescovo Sebastiano Vanzi, sepolto ad Orvieto
dove morì nel 1571. L’ultima, dedicata a Bartolomeo Traffichetti (1523-1579)
di Bertinoro, è anch’essa vuota: il suo corpo fu sepolto nella chiesa riminese
dei santi Bartolomeo e Marino. Da un fratello di Sebastiano Vanzi vescovo
(1514-71), Lodovico (+1584), discende come pronipote Ignazio (1667-1715),
bibliotecario gambalunghiano dal 1711 al 1715. Un pronipote di Ignazio
(Giorgio nato nel 1760) ebbe dal figlio Pietro e da Colomba Mazzocchi come
nipote Maddalena la quale sposò Gaetano Nozzoli a cui diede Romolo (1876-
1966) che da Lucia Meldini (1881-1966) generò lo scrittore Guido Nozzoli
(1918-2000) e Maddalena (1904-98) andata in moglie a Valfredo Montanari
(1901-1974), dai quali nacque chi scrive nel 1942».
Prodi01g • Caro Romano Prodi, questa volta hai ragione al cento per
cento. Dalla piazza soltanto insulti. Leggo sulla StampaWeb questa tua
dichiarazione: «Ieri, veramente, io ho sentito solo esprimere solo insulti,
programmi non ce ne erano». E mi viene da aggiungere quanto segue.
• Per dimostrare intolleranza, spirito di violenza, arroganza ed i nostalgici
pensieri del ventennio da parte di ventenni schiamazzanti, non era necessario
marciare su Roma (in pullman). Bastava girarsi attorno ad ogni angolo di città
o di strada.
• Ai «due milioni» che hanno offerto al loro unico leader ex tesserato P2
l'occasione di dichiarare che sono la maggioranza nel Paese, è (non) inutile
ricordare che le piazze non sono le Camere uscite dalle urne.
• La piccola differenza sfugge a chi urlava in quei cortei. Differenza
gravemente oscurata da chi parlava alle folle.
• Tra demagogia (di destra o di sinistra fa lo stesso: gli opposti coincidono
sempre nella Storia) e democrazia, la distanza sta in questa differenza: le
piazze non sono le urne. Siamo una repubblica parlamentare. Dalla piazza
passa la via per quella presidenziale autoritaria. Ma quella via non è ancora
fortunatamente presente nei nostri programmi collettivi 'consapevoli'.
• Credo che il «trionfo» romano sia segno di una sostanziale debolezza
dell'opposizione. L'attacco ad un personaggio (per me insopportabile, quindi
non lo dico per difenderlo) come Casini, è soltanto l'ultima spiaggia di
Berlusconi per dire: il padrone sono me.
• È una brutta politica, questa di un'Italia manovrata dalla «Forza»
berlusconiana che può mobilitare tv, giornali e masse scorrazzate per l'Italia
(chi ha pagato? ovvia la risposta).
• Come tutte le democrazie anche l'Italia ha bisogno di forze di destra
consapevoli e costituzionali. Per ora non ci sono nel senso che non si fanno
sentire e stanno inginocchiate verso il Berlusconi populista-peroniano. C'è
soltanto un leader che mette il suo cappello su tutte le poltrone quando lui ed
i cosiddetti alleati si radunano. C'è un delfino (Fini) che viaggia in moto
violando la legge senza casco. Bell'esempio.
• Non riuscendo a trovare argomentazioni politiche, la destra di oggi, la
destra berlusconiana in regime di monopolio del signore di Arcore, urla,
offende, sbraita, deride.
• Niente tasse? E chi paga gli ospedali dove vogliamo (vogliono anche gli
urlanti) essere curati?
• Passi per il cavaliere (s'aggrappa al delirio del trionfo), ma politici
responsabili non ci sono nei suoi dintorni?
• Sergio Romano stamani sul Corriere della Sera ha scritto che Berlusconi
quand'era al governo non è riuscito a mantenere le promesse del 2001, ed ha
impiegato una parte del suo tempo a risolvere in parlamento «i suoi
problemi».
• Non le basta questo, ambasciatore Romano, per giudicare
negativamente quel governo?
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 506
• Lei osserva che nonostante ciò, Berlusconi entusiasma più di metà del
Paese. E questo, secondo me, dipende dal fatto che l'opinione di
commentatori come lei (che forse Berlusconi considera un comunista) non
mette in luce i guasti di quel governo, ma soltanto le difficoltà (chiamiamole
così) di quello uscito dalle urne.
• Berlusconi è un uomo in crisi, da tempo. Soltanto per i commentatori è il
mago che raduna le folle. E poi, dietro gli insulti che cosa c'è? Lei stesso
ambasciatore Romano spiega che Berlusconi non ha parlato né di Europa né di
globalizzazione, «le due realtà da cui dipende il futuro dell'Italia».
• Ed allora? Di che cosa parliamo? Anzi di che cosa hanno parlato ieri
sera?
• Ecco perché questa volta ha ragione Prodi: «Ieri, veramente, io ho
sentito solo esprimere solo insulti, programmi non ce ne erano».
Sigismondo Al gran parlare che s’è fatto in questi ultimi giorni dei rapporti tra
mondo occidentale e Turchia, aggiungiamo un brevissimo ricordo che riguarda
il riminese Sigismondo Pandolfo Malatesti.
Dopo la presa di Costantinopoli, Sigismondo tenta un simbolico abbraccio
culturale tra Oriente ed Occidente. Nel 1461 aderisce all’invito del sultano dei
Turchi ad inviargli uno dei migliori artisti della sua corte, Matteo de’ Pasti, con
l’incarico di fargli un ritratto.
A lui Sigismondo affida per Maometto II una copia del «De re militari» di
Roberto Valturio. In una elegante epistola latina stesa dallo stesso Valturio,
Sigismondo dichiara di voler far partecipe il sultano dei propri studi ed
interessi. Matteo de’ Pasti, arrestato in Candia prima di giungere a
destinazione, è trasferito a Venezia dove è processato e liberato il 2 dicembre
1461, dopo esser stato riconosciuto innocente. Il «De re militari»
sequestratogli è richiesto dal pontefice che lo vuole esaminare.
Contro Sigismondo i suoi avversari inventano un’altra grave accusa: d’aver
invitato Maometto II a combattere il papa. In tal modo lo accreditano in un
solo botto come nemico della Religione, dello Stato della Chiesa, delle signorie
e dell’Italia tutta. Il 26 aprile 1462 tre fantocci raffiguranti Sigismondo sono
bruciati in altrettanti diversi punti di Roma, ed il giorno seguente il papa Pio II
emana una bolla per scomunicare ed interdire il signore di Rimini,
inaugurando quella leggenda nera su di lui, che ritorna successivamente. Il 2
dicembre 1463 la Chiesa romana lascia a Sigismondo una città privata per lo
più dei territori che aveva governato fin dai tempi del Comune.
Il tentativo di dono di Sigismondo a Maometto II avviene in un momento di
forte tensione internazionale, anche se la presa di Costantinopoli ha provocato
soltanto quello che uno storico ha definito «reazioni sentimentali o retoriche»
come la bolla del papa sull’avvento della bestia dell’«Apocalisse»,
avanguardia dell’Anticristo. Il 18 aprile 1454 Venezia ha stipulato un accordo
con il conquistatore di Costantinopoli.
L’unico a rimetterci è il nostro Sigismondo. Al triste declino egli tenta
d’opporsi come condottiero al soldo di Venezia nella crociata in Morea dal
1464 sino al 1466, quando il 25 gennaio fa ritorno in patria da uomo sconfitto.
Reca però con sé un bottino, le ossa di Giorgio Gemisto Pletone, che gli
garantisce un prestigio perenne. Se Pio II non fosse già morto il 15 agosto
1464, Sigismondo gli avrebbe fornito nuovi, forti motivi per un’altra condanna.
Antonio Montanari
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 507
Per altre notizie, sul web:
Sigismondo il «terrorista»
Fu accusato nel 1461 di spingere Maometto II contro Roma
****
Cossiga
Caro Francesco Cossiga, ogni volta che cronisticamente mi sono occupato di
lei, ho scritto che è una persona simpatica.
Adesso che leggo delle sue dimissioni da senatore a vita, confermo il vecchio
giudizio, aggiungendo un particolare apprezzamento. Lei è uno dei pochi che
danno le dimissioni, seguendo un esempio illustre ed ormai dimenticato,
quello del presidente Enrico De Nicola, primo capo di Stato (provvisorio, ed
anzi secondo perché le funzioni della più alta carica erano state prima assunte
in via transitoria da Alcide De Gasperi).
De Nicola raggiunse un primato da Guiness. Lei lo eguaglia con un solo gesto,
rumoroso ma forse inascoltabile nel chiasso mediatico che ci circonda.
Mi permetta di dire però che a volte dietro l'aggettivo «simpatico» si cela
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 508
rispettosamente il riconoscimento di una geniale follia politica che forse è
necessaria o forse potrebbe essere instradata verso diversi binari.
Comunque, caro Francesco Cossiga, le sue uscite che dovrebbero costringere
parecchie persone a riflettere ed a parlare a modo, non hanno prodotto altro
che silenzi eloquenti a dimostrazione che la politica è un imbroglio anche nel
sistema democratico per cui il cittadino singolo conta poco anzi non conta
nulla.
E questo è l'aspetto più miserabile e tremendo della nostra realtà politica. Se
prendono a pesci in faccia una venerabile (non nel senso massonico...) figura
come lei, si figuri cosa può accadere ai «semplici» cittadini.
«Semplici» a tal punto di «dover» credere nella democrazia anche per colpa di
chi se ne dichiara artefice fregandosene bellamente di realizzarla come fa la
maggior parte della classe politica nazionale o locale. La quale bada soltanto
agli affari propri o dei propri amici.
Presidente emerito Cossiga, auguri per la salute, e ci tenga allegri, tanto di
cose serie nessuno sembra oggi aver voglia.
Un quotidiano locale scrive oggi che in una scuola di Rimini c'è stata bufera:
«Filmano il prof, lo doppiano e diffondono il video in rete. La classe sospesa
per 3 giorni. Un insegnante ripreso da alcuni alunni col videofonino, poi
doppiato con frasi ingiuriose e finito su internet. I ragazzi a casa per tre giorni.
La preside: "Non è una punizione: studieranno la Costituzione e la legge sulla
privacy"».
Io li avrei obbligati ad una settimana di studio supplementare tra le mura
scolastiche proprio su Costituzione e privacy, per dimostrare che la scuola (o
Scuola?) serve a qualcosa.
Ragazzi
Il Tribunale civile di Milano ha riassunto in una breve formula la concezione del
mondo che dovrebbe sottostare ai comportamenti collettivi. Se i figli sono
violenti la colpa è dei genitori che non hanno impartito loro un’«educazione
sentimentale» che, se realizzata, li avrebbe invece portati sulla buona strada
degli ottimi sentimenti e delle cordiali manifestazioni di affetto nei confronti
delle persone di sesso diverso.
Sembra facile parlare di «educazione sentimentale», soprattutto in una
società che dei sentimenti non vuol farsi carico, anzi li disprezza, ma non
soltanto da oggi. Ricordo una scena del 1973, l’inverno dell’emergenza
petrolifera e delle domeniche a piedi. Ero su di un autobus fermatosi per
accogliere due anziani che faticosamente salivano. Una signora di media età
vicino a me, chiese retoricamente alla figlia adolescente: «Ma perché vanno in
giro, se ne stiano a casa».
Se adesso una nipotina di quella signora che così parlò alla ragazza, dovesse
dimostrare disprezzo verso le persone giovani od anziane come quei due
passeggeri dell’inverno 1973, non mi sentirei di dare nessuna colpa a lei, né a
sua madre, penserei piuttosto a quella che biologicamente è la nonna, forse
una parola che alla signora in questione fa drizzare i capelli.
Questo mio ricordo potrebbe far pensare che hanno ragione quei giudici di
oggi che dalla famiglia pretendono l’«educazione sentimentale» dei figli. Non
è così. L’educazione in generale (non soltanto quella sentimentale che ne è
una parte ed una conseguenza), è un processo così difficile, complesso e
contorto che soltanto negli Stati totalitari ci si illude di poterla impartire come
una serie di dogmi in cui credere, a cui obbedire e per i quali combattere. E
con quali drammatici risultati, lo sappiamo tutti (o perlomeno in parecchi).
Segolene02p_1
Perché vedrei ben volentieri una donna a palazzo Chigi:
1. La popolazione è composta di maschi e femmine, e finora soltanto i maschi
in grandissima percentuale hanno gestito la vita politica.
2. Sarebbe ora che, senza quote rosa e senza recinti protetti, l'elemento
femminile fosse accolto in proporzione non dico alla popolazione (dove le
donne sono la maggioranza), ma in parte eguale rispetto a quello maschile.
3. I politici italiani non hanno grande stima dell'elemento femminile (vedi i
discorsi berlusconiani di recente memoria).
4. I politici italiani maschi sono vecchi e stanchi. Occorre rigenerare la nostra
vita pubblica. Cambiare molte cose. Una di queste cose da mutare riguarda
appunto la presenza femminile, da incrementare, valorizzare sino al punto di
riconoscerle pari dignità anche nell'esercizio delle «supreme cariche».
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 510
5. Ecco perché avevo proposto Barbara Spinelli per il Quirinale.
Il post pubblicato qui sopra il 30 aprile 2006 l'avevo inviato anche alla
Stampa/lettere dei lettori: non è stato pubblicato...
6. Perché la Spinelli. Avevo scritto che lei offriva «al Paese la garanzia di una
trasparente indipendenza, di una solida autonomia di giudizio, di una
correttezza di analisi che sono fondamentali in un momento confuso come
quello che stiamo attraversando».
Mi ritrovo anche oggi in quelle parole. Aggiungo: la Spinelli era una garanzia
anche per la laicità del nostro Stato.
Post scriptum. Circa la mancata pubblicazione della lettera pro-B. Spinelli sul
giornale di carta, riprendo dalla Stampa di stamani un passo di Tito Boeri: «Un
altro effetto di Internet è stato quello di aver moltiplicato il potere delle idee.
Chi ne ha, può diffonderle a costi molto bassi ad un'elite sempre più
numerosa, senza dover necessariamente passare dai giornali».
Segolene02p
Nel discorso con cui Segolene Royal (Le Monde di stasera) ha commentato la
sua vittoria alle primarie «domestiche» (cioè del partito a cui appartiene e non
della coalizione come per Prodi da noi), c'è un passaggio centrale che può
interessare anche gli italiani: "la pauvreté et la précarité" non sono una
"fatalité".
Richiamando quanti ne soffrono, ha citato tra gli altri "les salariés poussés
vers la sortie" e "les familles qui n'arrivent pas" a fine mese.
Concetti chiari, parole semplici. Faccio il confronto con le formule italiche. E mi
chiedo: che cosa ci manca in Italia? Forse una donna come Segolene Royal.
Per l'elezione presidenziale, avevo proposto Barbara Spinelli con questo
spirito. Ora estendo la proposta anche per il governo.
Caro Romano Prodi chi potrebbe prendere il tuo posto? Voglio una donna a
palazzo Chigi.
Professoressa
Alla «televisione-religione» Le Monde di ieri ha dedicato un'interessante
intervista circa il libro di imminente pubblicazione «Quand des médias
dévoilent l'intime».
Tra gli autori del volume c'è Jean-Michel di Falco, vescovo di Gap (Hautes-
Alpes), che è stato interpellato dal quotidiano parigino.
Monsignor di Falco ha detto: «Un public voyeur et exhibitionniste. Ceux qui,
d'eux-mêmes, viennent exposer à la télévision leurs situations ou difficultés
de vie se livrent à un dégradant strip-tease. Je me refuse à mettre en cause
ces hommes ou ces femmes, mais leur attitude en dit long sur l'état de notre
société». L'intervista integrale si legge nel sito de Le Monde: www.lemonde.fr.
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Lei adesso è una signora famosa in Gran Bretagna per i suoi libri. Lui è un
riminese ottantenne, ancora vigoroso, ex collaboratore ed amico di Federico
Fellini, sceneggiatore e scrittore robusto, di ottima penna. Lei è la figlia che ha
raccontato la ricerca di lui, suo padre ignoto...
Lei si chiama Helena Frith Powell. Lui Benedetto Benedetti.
Così ne hanno parlato i giornali inglesi...
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11/11/06
Blog e politici
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Draghistampa
Nel discorso letto a Roma dal governatore di Bankitalia Mario Draghi per
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 512
l'apertura del centesimo anno accademico della Sapienza , c'è un passaggio
che i nostri politici dovrebbero mandare a memoria: «Una efficace politica
dell'istruzione deve conciliare l'eccellenza con l'equa diffusione delle
opportunità di istruirsi nella misura massima desiderata». Efficienza e qualità
sono le due parole chiave di tutto il discorso.
La domanda che mi pongo, in riferimento anche a recenti polemiche sulla crisi
dei nostri atenei e sul loro proliferare sia nelle sedi sia nei corsi, è: questa
efficienza e questa qualità oggi come sono gestite e garantite in Italia?
L'altra mattina ho ascoltato nella rassegna stampa di «Prima pagina» (Rai Tre)
la citazione di un articolo (non ne ricordo l'autore), in cui si elencavano tra le
spese “politiche” anche quelle delle università o delle sedi periferiche
costruite su misura per compiacere i potentati locali.
Sono finiti i soldi, dicono i rettori, e così non si può andare avanti: mancano i
fondi anche per la cancelleria e la carta igienica.
Il governo è messo come è messo. Bambole, non c'è una lira.
Ma non tutto dipende dai soldi. Domanda: come sono gestite le sedi ed i corsi,
come e chi insegna, e perché insegna?
Detto papale papale, le carriere universitarie sono in gran parte espressione di
appartenenza a gruppi di potere: qua i vescovi, là i massoni (alla fine magari si
danno anche una mano), lì un partito, là una fondazione bancaria...
E chi garantisce la serietà, l'efficienza, la qualità con questi chiari di luna?
Governatore Dragi, il suo è stato un gran bel discorso. Un'utopia, sia detto con
rispetto, espressa senza tenere in conto la misera realtà d'ogni giorno.
Forse anche l'Università che abbiamo è quella che il nostro Paese si merita. Se
le mafie culturali gestiscono tutto, anche l'Università è in loro potere.
Governatore, lei ha mai sentito parlare di questi aspetti? Altrimenti il suo gran
bel discorso finisce per essere come la inutile recita di una ricetta
gastronomica costosa e complessa in casa di un povero disgraziato che non sa
come arrivare a fine mese.
Perché quel discorso non resti un'esercitazione retorica, esimio governatore, si
dia da fare ogni giorno, non consideri chiuso l'argomento con la fine della
cerimonia alla Sapienza.
Bush06ppCi sono lunghe ombre cinesi che dagli Usa di Bush si proiettano
sull'Italia.
La vittoria dei democratici non significa ipso facto una rivalutazione di Prodi e
della sua linea politica interna ed internazionale, ma le dimissioni di Ramsfeld
dicono che là chi governa fa in fretta a prendere certe decisioni anche più
dolorose.
Da noi, sul caso Pollari stiamo perdendo del tempo prezioso, pure se ormai
maggioranza ed opposizione sembrano concordare sul fatto che bisogna
cambiare il vertice del Sismi.
L'opposizione italiana non sa darsi pace della sconfitta di Bush. E spara a zero
contro la maggioranza di governo.
Il prof. Pera (che ben conosce i problemi economici come ex bancario, e quelli
teleologici come teologo nonché filosofo ora vicino al Vaticano) ha dichiarato
stamani alla «Stampa» che Prodi dovrebbe usare «parole più misurate» verso
il presidente degli Usa. Prodi ha detto soltanto che l'illustre collega d'oltre
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 513
Oceano ha perso per colpa della guerra in Iraq.
Pera scambia per imprudente arroganza il calmo giudizio politico di gran parte
degli osservatori internazionali e la convinzione personale dello stesso Bush. Il
quale ha ammesso di avere capito come «molti americani» con il loro voto
abbiano voluto «far comprendere il loro disappunto» per la situazione irachena
di stallo.
«Le Monde» di stasera scrive che ci sono numerosi interrogativi «sur l'exercice
du pouvoir dans la nouvelle configuration issue du vote du 7 novembre».
Rumsfeld_irakCirca Rumsfiel "dimissionato", osserva poi: «Donald Rumsfeld
avait contre lui l'ensemble des démocrates, un certain nombre de
républicains, l'ancien chef d'état major et ancien secrétaire d'Etat Colin
Powell, le présidentiable John McCain, la plupart des néoconservateurs, une
demi-douzaine de généraux à la retraite, l'Army Times, le Navy Times, l'Air
Force Times, le Marine Corps Times, journaux les plus lus dans les forces
armées... Jusqu'à Laura Bush qui, si on en croit le dernier livre du journaliste
du Washington Post Bob Woodward, avait essayé de faire valoir dès 2004 à
son mari l'inconvénient de conserver un ministre de la défense qui avait fini
par symboliser l'enlisement en Irak.»
Pera sostiene che non è stato l'Iraq bensì è stata la corruzione a far perdere
Bush. Gli «elettori di Dio» lo hanno abbandonato, concorda Alexander Stille su
«Repubblica», appunto per scandali e corruzione.
Se scandali e corruzione per gente che dice di governare in nome di Dio siano
fatti meno gravi della guerra, lo può sostenere soltanto chi vuol fare bilanci
filosofici con il criterio di quelli amministrativi come il prof. Pera.
Bush dichiara di aver detto al leader del suo partito che è ora di mettere da
parte le divergenze elettorali e lavorare assieme con i democratici e gli
indipendenti «sulle questioni alle quali il Paese deve far fronte». Bush ha preso
su di sé la responsabilità della sconfitta. «Hanno vinto loro», ha spiegato.
Pelosi01Alla democratica Nancy Pelosi, nuova presidente della Camera, ha
dichiarato di essere «pronto a lavorare assieme».
Lui può dire queste cose. Che da noi né Berlusconi né Prodi possono accettare.
Negli Usa non ci non sono né i Casini né i Follini né i Mastella.
Da noi un governo istituzionale da più parti invocato, in questo momento, non
è possibile per un fatto semplice. Lo dovrebbe guidare il presidente della
Camera, terza carica istituzionale.
E v'immaginate l'opposizione che accetta di far reggere l'esecutivo da
Bertinotti? Per forza di cose bisognerebbe ritornare alle urne, anche nel
tentativo di evitarle appunto con il governo istituzionale, se le vecchie parole e
le antiche regole hanno ancora un significato.
Questo il messaggio lasciato ieri sera (18:19) sul forum di StampaWeb ieri
sera.
Pubblico anche la risposta di Anna Masera (che ringrazio): quotidiana.
Ringrazio quanti hanno partecipato in questi due ultimi giorni al mio blog con
civili, intelligenti ed interessanti commenti ai post su Rula e su Saddam.
Nell'ultima ora le note d'agenzia ci hanno informato che pure Blair è contrario.
Beninteso non in riferimento al caso specifico del dittatore irakeno, ma al
problema in generale. «La Gran Bretagna è contraria alla pena di morte»,
leggo su StampaWeb: sul caso specifico, alle insistenze dei giornalisti, Blair ha
risposto «con una certa irritazione»: «Mi scusi, vorrei potermi esprimere a
modo mio».
Ieri, invece il ministro degli Esteri Margaret Beckett si era schierata a favore
dell'impiccagione dell'ex presidente Saddam (condannato per il massacro di
148 sciit a Dujail nel 1982).
Oggi Blair non può smentire brutalmente un proprio ministro, deve
accontentarsi della questione di principio, appunto: «La Gran Bretagna è
contraria alla pena di morte».
Riassume l'agenzia Agr: «Il capo del governo di Londra oggi ha detto di essere
contrario alla pena capitale e questo, ha precisato, vale "sia per Saddam sia
per chiunque altro"».
La polemica ferve anche sui nostri blog della Stampa: si veda bizblog ed
anche dragor.
Sadddam_ansa_9162424_57090
"La Ue è contraria alla pena capitale in tutti i casi e in ogni circostanza e non
dovrebbe essere applicata neanche al rais iracheno Saddam Hussein". Così la
presidenza della Ue in un comunicato esprime la posizione dell'Unione
sull'esecuzione del Rais.
Bush01
Non c'è da scandalizzarsi, anzi viene da sorridere davanti alla storia del
reverendo Ted Haggard, leader spirituale di 30 milioni di evangelici, che è
stato accusato da tale Mike Jones, omosessuale, di averlo pagato per tre anni
per avere rapporti sessuali con lui.
Come anche la recente storia politica italiana insegna, troppi Cesari hanno
mescolato le carte. Con spirito di crociata vogliono ingraziarsi la Chiesa e poi
passare all'incasso. Ma anche così la Chiesa perde dignità e forza. E poi non
diamo la colpa agli infedeli d'Oriente. I nostri infedeli d'Occidente sono i
responsabili di un oscuramento della religione che ignora così i propri doveri
mescolandosi alle dispute materiali (io vi procuro i voti, voi sistematemi gli
insegnanti di religione, ad esempio).
I cosiddetti «atei devoti» hanno ricevuto un'etichetta che nulla dice se non
l'irrazionalità dell'operazione che essi conducono in porto (cioè verso l'urna).
Se Cristianesimo dev'essere testimonianza allo spirito del Vangelo, gli «atei
devoti» ed i loro capi politici, ne sono completamente lontani come quel
reverendo Haggard che tuonava e poi (stando all'accusa) faceva quello che
proibiva agli altri.
Haggard_1
Maurizio Molinari
Scandalo evangelico indebolisce Bush
Kerry
La cosidetta gaffe di Kerry («Ragazzi, se non studiate resterete impantanati a
Bagdad») ha un suo richiamo storico a quanto avvenuto oltre quaranta anni fa
per il Viet-Nam dove vennero mandati a combattere (e a morire) i ragazzi con
i peggiori risultati agli esami universitari.
Ieri sera Giuliano Ferrara era contento come un bambino che avesse vuotato il
barattolo della marmellata senza che nessuno se ne fosse accorto.
Berselli Come poi ha sùbito spiegato, alla base di tutto c'era Alberto Arbasino.
Il quale ha descritto l'itinerario esistenziale compiuto dai massimi intellettuali,
quei maestri dei pensiero che fanno venire il prurito a Ferrara, osservando che
costoro passano dal ruolo di «giovane promessa», a quello di «solito stronzo»
e per finire trionfalmente diventano un «venerato maestro».
Ci sono Soliti Maestri e Venerati Stronzi, Stronzi Maestri e Maestri Stronzi, non
mancano i Soliti Venerati ed i Venerati Soliti.
Insomma il campionario di quelli che comandano in un modo o nell'altro, è
molto vasto.
01/11/06
Lavoro nero
Il lavoro nero sulla costa riminese è un classico che non passa mai di moda,
scrive stamani Maria Patrizia Lanzetti sul Corriere Romagna, illustrando le
ultime novità in un settore che unisce la tradizione all'innovazione.
Tradizione nel vero senso della parola, perché le radici del fenomeno sono ben
piantate, come riconobbe circa due decenni fa l'Inps che definì Rimini la
«capitale del lavoro nero».
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 519
Innovazione perché nel fenomeno sono coinvolti come vittime i nuovi arrivati,
cioè persone che giungono in Italia da ogni parte del mondo. E che hanno
sostituitogli italiani che migravano verso la costa adriatica dalle zone
sottosviluppate, come le si chiamava un tempo.
Per non chi non è pratico della zona, va detto che oltre al pianto greco di
letteraria memoria, esiste la classica lamentela degli operatori commerciali
riminesi, un pianto romagnolo di chi regolarmente ogni anno dice afflitto che
la «stagione» è andata male, ma nello stesso tempo aumentano i depositi
bancari, gli investimenti, una ricchezza diffusa e palpabile in mille
manifestazioni le quali soprattutto significano aver reso Rimini la città più cara
(o una delle più care) d'Italia per affitti, valore degli immobili, e via
discorrendo.
Se crescono gli affitti, cresce anche tutto il resto, compresa la malavita, il più
classico dei fenomeni indotti.
Per affrontare la quale la giunta comunale di Centro-sinistra (per nulla
malvista dall'opposizione, come hanno dimostrato i risultati elettorali dove
Forza Italia ha perso il 52 %) ha deciso di dotare i Vigili urbani di spray al
peperoncino e bastone (leggi: manganello).
Se lo avesse fatto un assessore leghista, avremmo letto titoloni sui giornali.
*****
31/10/06
Ruggero Pascoli fumava...
Saper leggere. E’ una delle quattro fondamentali abilità che tanti e tanti libri di
didattica hanno propinato per anni ai docenti e sulle quali si batte e si ribatte
nella scuola primaria, per evitare che le nuove generazioni, quando leggono,
non abbiano a che fare con una serie articolata di suoni…ma disarticolata di
concetti!
Ma non sempre questa meritoria occupazione della scuola dà buoni risultati e
così si assiste a parecchi guai, di cui può essere un esempio l’aneddoto
seguente.
Dunque Giovanni Pascoli è una colonna della poesia italiana a cavallo tra
Ottocento e Novecento. Ma al di là di questo, Giovannino è legato per tutti noi
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 520
al ricordo delle prime poesie imparate alla scuola elementare, quelle che
raccontano della triste e improvvisa morte del padre, ucciso da ignoti mentre
ritornava a casa in un assolato giorno di agosto. Ucciso perché? Da chi?
Domande che sono rimaste senza risposta per gli studiosi, ma alle quali invece
qualcuno prova a offrire spiegazioni. E chi può essere questo qualcuno se non
un volenteroso alunno interrogato da un altrettanto volenteroso insegnante?
Ad un certo punto, infatti, trionfante il ragazzo esclama: “Il padre di Pascoli
morì perché fumava troppe sigarette.” Dinanzi a tale convinta e apodittica
affermazione, pronunciata con la massima sicumera, il professore dapprima
resta basito; poi chiede spiegazioni. Ma chi te l’ha detto? Ma dove l’hai letto?
Sul libro, prof, non ci crede? Sul libro c’era scritto proprio così. Così come? Sul
libro c’era scritta la seguente frase: “Il padre di Pascoli morì il 10 agosto
1867…per mano di…sicari.”
Sigari, prof., ha capito? Sigarette insomma. Non sicari, assassini, ma il
micidiale fumo ha ucciso il padre di Pascoli. Noi sappiamo leggere, prof., che si
crede?
SILVANA LA PORTA
www.aetnanet.org
Ferrilli
A proposito di spioni e di illustri spiati. Non facciamoci prendere dall'euforia.
Uno legge che anche Sabrina Ferilli era spiata, ed allora conclude che si tratta
soltanto di una ridicola messinscena.
Non sono d'accordo. Sono finti tonti questi signori che manovrano le spie ed i
loro esecutori. Il pettegolezzo politico da decenni è un'arte amministrata con
oculata attenzione, dal caso Montesi in poi. Allora si voleva bruciare un uomo
politico (Attilio Piccioni, democristiano) e si mandò in galera il figlio musicista.
Poi c'è stata la P2, eccetera.
Qui ed ora abbiamo dei giornali che hanno inventato ripetutamente finti
scandali per colpire Romano Prodi ed il suo circolo bolognese, e guarda casa la
storiella dell'ultima vicenda è partita proprio sotto le due torri con un
giornalista diventato "portavoce" informale della Curia bolognese e di quelle
romagnole per via dei legami televisivi che egli ha con loro grazie alla
emittente bolognese che dirige.
Sono ambienti che sanno bene come muoversi, cautamente ma non
castamente, perché alla fine il segno dei loro misfatti lo lasciano.
Ci sono poi gli episodi collaterali cioè i problemi organizzativi di queste Curie
periferiche che hanno il Pastore che guida un gregge in cui le pecorelle non
sono bianche come nella grotta di Betlemme, ma di un bel nero politicamente
inteso. E sono proprio queste pecorelle nere per nulla smarrite ma molto
accorte che guidano la politica culturale e manovrano per quella
amministrativa delle città...
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 521
Un fatto è certo. Non lasciamoci prendere dall'euforia.
Cassazione01
È ufficiale, la jella esiste, non è un reato minacciarla (augurando il male ad
una persona), ma lo diventa se poi quel male succede. Lo dice una sentenza
della Cassazione.
Giustizia2
Ruini Tra Verona e Vicenza si è consumata una bella sagra politica. In realtà a
Verona si doveva parlare soltanto di Religione, ma si sa come vanno certe
cose.
Oltre al presidente del Consiglio, è arrivato pure il capo dell'opposizione. Fischi
per il primo, investitura popolare per il secondo, con un'aggiunta fuori
programma.
Anche quello attuale vorrebbe vedere trattati così (foto Reuters) chi non fa
parte del gruppo degli amici degli amici...
Lemondefr
Blog
Non so se ricordiate quei problemi che davano una volta alle elementari. Prodi
direbbe che non si può rispondere alla domanda se prima non si precisa di che
si tratti. Berlusconi spiegherebbe che per lui non esiste il problema dei
problemi, perché è abituato a risolverli tutti, anche quelli che non sappiamo di
che tipo siano, perché lui ricorre ai sondaggi e ciò è già di per sé un problema
che non ammette soluzione diversa da quella che lui stesso ha in testa.
Ovvero se io penso, pensa Berlusconi, che gli italiani in maggioranza (56%)
sono ancora con me, anche gli altri la debbono pensare con me, perché se non
lo pensano questo è il vero problema.
Comunque il problema delle elementari di una volta è questo. Data una vasca
di 50 metri cubi e dato un rubinetto che vi versa 2,5 metri cubi all'ora, quanto
tempo deve passare prima che la stanza in cui si trova la vasca si allaghi
completamente?
Ad Orvieto è stato formulato un problema che ridotto all'osso suona così: data
la presenza di 120 persone, e data la possibilità che venti persone non
sappiano offrire suggerimenti, e che le altre cento ne offrano ciascuna uno e
mezzo, quanti suggerimenti alla fine si raccolgono in media per non mettersi
d'accordo? La risposta ve la forniamo direttamente noi. Ogni persona presente
usufruiva di 1,25 suggerimenti offerti dal seminario. Ammesso che per
arrivare ad una ipotesi di decisione occorresse come minimo essere a quota
uno o sotto di essa, Orvieto ha dimostrato che per colpa di quello zero virgola
25 non si poteva arrivare a nessun accordo.
Nella piccola quota dopo la virgola si sono inserite opinioni illustri ma non per
questo meno traumatizzanti. Da quella di D'Alema («Non si fa nascere un
partito nuovo in un gazebo»), ovviamente espressa come richiamo alla
necessità di un confortevole grand hotel; a quella di un sottosegretario (Gigi
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 525
Meduri) sostenitore della teoria che i vecchi partiti non si possono far
sciogliere nell'acido muriatico. Gavino Angius si è schierato per il silenzio: «È
meglio che non si sappia quello che penso».
De Mita, noto filosofo della Magna Grecia, ha chiuso con solennità: «Un partito
si fa con gli atti di governo che compie». Prodi ha chiesto: ma quale governo?
05/10/06
Misteri su Corriere Romagna
Computer
Il mio post di ieri sui misteri di Rimini è stato pubblicato stamani nella «pagina
aperta» del Corriere Romagna.
Dopo ferragosto i vigili sono andati, i figli hanno resistito nel silenzio.
Ieri i medici ci hanno riprovato, dopo altre sollecitazioni dei vicini (quel cattivo
odore...) e con l'aiuto della polizia.
Morale della favola. La povera mamma era già uno scheletro. I figli
aspettavano la resurrezione del suo corpo. Le autorità competenti forse anche
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 527
loro.
Pure Gianni Morandi non è più lui. Gli autori del suo spettacolo tivù gli hanno
imposto un cambiamento assurdo. Da sempre era il ragazzo di Monghidoro
che aveva chiesto alle coetanee di farsi mandare dalle mamme a prendere il
latte. Ora è diventato la brutta copia del ragazzo della via Gluck.
Come Celentano pure lui l’ha buttata in politica. Si è presentato con un’aria
spaesata che contrastava con il copione da recitare. Gli hanno inventato una
parte che cominciava dicendo che anche lui sarebbe «sceso in campo» perché
sa cantare come Berlusconi e corre come Prodi. Già questo doppio
gemellaggio avrebbe dovuto consigliare i suoi collaboratori a lasciar perdere.
Gli italiani hanno le tasche piene di «questa» politica. Di Berlusconi per motivi
che conoscono bene anche i suoi sostenitori. Aldilà delle canzonette duettate
con Apicella, c’è stato molto fumo e poco arrosto. Glielo ha detto con grazia
Giuliano Ferrara dal «Foglio», glielo ha gridato inutilmente Vittorio Feltri da
«Libero», glielo ha suggerito con cautela Paolo Guzzanti dal «Giornale» che è
cosa loro, nel senso che appartiene alla famiglia di Arcore.
Prodi ha vinto la maratona delle elezioni primarie con quattro e passa milioni
di voti. Dopo di che ha fatto del suo meglio per perdere consensi alle politiche
dove quel risicato margine di 23 mila schede gli è stato rimproverato
dall’opposizione, incapace di vedere (anzi di prevedere) che il professore
avrebbe fatto del suo meglio per offrire agli avversari grande quantità di
argomentazioni a proprio sfavore, come è successo dal viaggio in Cina al
ritorno alle Camere.
Pensate se anche gli autori che circondano Prodi tentassero di trasformarlo in
una pallida imitazione di quel Celentano che sembra esser diventato il metro
di paragone di tutto. Al punto che la gente molte volte, assistendo a
discussioni poco convincenti, s’interroga: gli argomenti di fondo sono forniti
dal capo dello storico Clan o da Maurizio Costanzo Sciò? Avremmo un Prodi
alla Gianni Morandi che imita Celentano. Altro che Romano, sarebbe un
Romagnolo per via degli accenti. E nella sostanza ripeterebbe quello che ha
già mostrato a Pechino, con quel «Ma siamo matti?» detto a chi gli chiedeva
se fosse andato in Parlamento a parlare del caso Telecom, non sapendo che
avrebbe poi dovuto fare retromarcia.
Questo Prodi celentanizzato spiegherebbe che anziché di 24 mila baci
(eccessivi per la finanziaria) si accontenterebbe di alcune carezze.
immagine
Monitor
* il Rimino news
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Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 528
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Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 529
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26/09/06
Prove/2
A proposito di intercettazioni.
Il prof. Franco Coppi ieri ha detto al Corriere della sera: «Forse bisognerebbe
prevedere l'obbligo di informare le persone illegalmente intercettate. E forse si
potrebbe prevedere anche la conservazione per un certo periodo di tempo del
materiale. Insomma, si potrebbe riconoscere alle persone intercettate il diritto
di avere copia delle conversazioni».
Dalla Stampa di oggi riprendo la conclusione di Lucia Annunziata che nel suo
articolo di fondo scrive: «Forse valeva la pena di essere meno precipitosi...». E
termina: «In politica si pecca di solito di lentezza, ma anche la velocità a volte
è un peccato».
Al lettore-padrone
Aveva ragione Indro Montanelli. Quando si scrive sopra un giornale, occorre
ricordarsi che l'unico padrone è chi ci legge. Il resto non conta. Questa rubrica
entra nel suo venticinquesimo anno di attività. L'insegnamento di Montanelli è
duro da rispettare. Le due direzioni de «il Ponte» lo hanno accettato, mi hanno
lasciato ampia libertà di argomentazione perché il «lettore» (un ipotetico
lettore) gradiva incontrarmi settimanalmente.
Di questo «lettore» mi sono fatto una vaga idea statistica. All'ottanta per
cento consente o dissente senza protestare. Un quindici per cento ritiene che
tra le assurdità impensabili di questo mondo, c'è anche quella di una rubrica
affidata al sottoscritto. Un cinque per cento, infine, ha protestato
intensamente perché certe cose non si dicono neppure per ischerzo.
La dodicenne emiliana che s'è inventata la bugia dello stupro, non legge
certamente libri (interessante sul tema il blog di Dragor), ma è molto
informata su come va questo mondo.
Il metodo più semplice per essere creduti è inventarla grossa, appunto lo
stupro, ricorrendo all'armamentario razzista di pronto consumo: il colpevole è
un marocchino.
Non declassiamo tutto ad un episodio di banalità adolescenziale.
Riprendo dall'interessante blog di Anna Villani questo brano tratto dal Vangelo
"apocrifo" di Tommaso Apostolo:
I suoi discepoli lo interrogarono e gli chiesero:
"Vuoi tu che digiuniamo, in che modo faremo l'elemosina, e quali regole
seguiremo riguardo ai cibi?"
Gesu' rispose: "Non dite sciocchezze e cio' che non vi sentite di fare, non lo
fate, perchè tutto si svela di fronte al cielo. Non vi è nulla di nascosto che, in
verità, non venga alla luce, alla lunga non possa apparire".
Il telefono, la tua voce. Era uno slogan pubblicitario. Adesso lungo le linee
della Telecom viaggiano parole agitate, che non sono le nostre soltanto per il
fatto che esse contano niente. Sono le solite voci dei padroni. La storia ha un
risvolto tutto comico, frutto di quella bonomia emiliana che ispira Romano
Prodi quando si fa la barba, culla i nipotini e parla davanti ai microfoni della
tivù. Il suo consigliere economico Angelo Rovati ha predisposto un piano per
Telecom senza che lui ne sapesse nulla, ma su carta intestata del governo. Il
capo dell’opposizione ha definito l’operazione come frutto di «dilettanti allo
sbaraglio». Ci consenta, a noi sono più apparsi «dilettanti allo sbadiglio».
Ci spieghiamo. Rovati suggerisce a Tronchetti Provera di adottare certe linee
d’azione. Berlusconi interviene bollando l’iniziativa (che presuppone
autorizzata da Prodi) quale ennesimo e stralunato esempio di statalismo. Ha
dimenticato di aggiungere: sovietico.
Dalla Cina dove Prodi si trova in viaggio di lavoro con Rovati, il capo del
governo dice che non sapeva nulla del piano incriminato. Lo stesso Rovati non
può smentire il suo capo. Anzi confida a giornalisti amici che, per non
imbarazzare Prodi, sarebbe disposto a dichiarare che neppure lui stesso
sapeva nulla della lettera inviata a Tronchetti Provera. Ma il professore gli ha
detto che Rovati deve saperlo per forza, dato che il capo del governo ignora
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 533
l’episodio.
A questo punto Rovati guardandosi in giro ha «realizzato» (come dicono i
benparlanti) che quel signore è lui, e che quindi non può non sapere. Vedete
quali profondi abissi raggiunge l’intelletto dei politici.
A questo punto lo sbaraglio è diventato lo sbadiglio. Dietro il cancan di
Berlusconi contro Prodi spunta una dichiarazione del suo fido Confalonieri
(Mediaset): facciamo una bella cordata italiana per acquistare Tim che
Telecom vuol sbolognare dopo averla comprata due anni fa. Il ministro
Antonio Di Pietro brontola. Il giornale della Confindustria lo definisce
«interventista senza limiti». Lui risponde: sì, è vero e me ne vanto. Perché
«negli ultimi anni, anche grazie alla copertura dell’informazione, si è assistito
a un continuo degrado economico e industriale dell’Italia».
Francesco Cossiga è andato in aiuto di Confalonieri proponendo: Berlusconi
per il centrodestra e Carlo De Benedetti per il centrosinistra si alleino e salvino
Telecom. Il telefono, dunque, soltanto la loro voce.
13/09/06
Blog, perché?
Ecco, partiamo dai fatti. Siamo sicuri che tutte le cronache che raccontano i
quotidiani partano dai fatti?
Scrivere le notizie.
Giustissimo: da come si presentano, si può manipolare la realtà.
Però se facciamo un giornalismo freddo e non caldo, ovvero che elenca dati e
non propone soltanto interpretazioni, si può cercare di avvicinarci all'obiettivo
di «raccontarla» un po' giusta, se non un po' meno ingiusta di quello che
talora appare.
Perfettamente d'accordo con il fatto che si può essere portati a dire soltanto la
«sua».
Per questo batto sul fatto di presentare le notizie. Dovrebbe essere il lettore a
commentare il blog.
L'indipendenza a livello locale si paga cara (il Comune non ha voluto affidarmi
un lavoro storico suggerito dall'interessato...).
Ma non importa.
Sul blog si è fuori delle angustie cittadine, soprattutto per chi ha 64 anni come
me.
(Non ditemi che sono troppi per fare il blogger...)
Scusate se mi autocito.
Nel post su Capezzone e la Rai racconto particolari sconosciuto sopra un
amico riminese.
Avrei potuto aggiungere particolari personali. Qualcuno, perché non scrivessi
più su Internet, ha presentato l'anno scorso una falsa dichiarazione di querela
nei miei confronti con indagini a Roma e Rimini. Indagini che non esistono.
Aggiungo che l'ordine degli avvocati a cui appartiene il legale che ha scritto la
falsa dichiarazione, non ha trovato nulla da ridire sul comportamento del suo
iscritto.
(Due anni fa di notte fu manipolato il mio cavo telefonico nella centralina
vicino a casa, per cui la mattina la linea non funzionava. Forse qualcuno
voleva mettermi sotto controllo.)
Una delle regole d’oro del giornalismo italiano, è che le migliori opinioni
pubblicate sono quelle di scrittori o di intellettuali stranieri. I connazionali si
trastullano solitamente con dispute astiose e banali, facendo perdere tempo
prezioso ai lettori. Quelli esteri, educati a dire molto in poco spazio, arrivano al
nodo dei problemi senza gli inutili giri di parole che noi abbiamo ereditato da
una deteriore cultura barocca che nascondeva la sottomissione al potere nelle
nuvole colorate di frasi inutili ma d’effetto.
Quella stessa cultura (bagnata come un biscottino gustoso negli avanzi di
certa baloccona filosofia ottocentesca), è utilizzata dai nostri intellettuali per
parlarsi addosso e per attribuirsi un ruolo di giudici supremi, colloquiando tra
pochi colleghi con fastidiose strizzatine d’occhio. Con le quali essi fanno
sapere a tutti di essere i sapienti indispensabili senza i quali noialtri poveri
ignoranti non comprenderemmo nulla.
«Un mondo ricco con tanti poveri» è il titolo di un articolo pubblicato oggi 10
settembre 2006 non da un giornale di Sinistra più o meno radicale (come si
dice oggi), ma dal quotidiano (conservatore) della Confindustria «Il Sole-24
Ore», a firma di Joseph Stiglitz, americano, classe 1943, premio Nobel 2001
per l’economia. Vi si legge questo passo: «Stiamo diventando sempre più
Paesi ricchi con gente povera», soltanto «i Paesi scandinavi hanno dimostrato
che esiste un’altra via. Investimenti in istruzione e ricerca e una forte rete di
sicurezza sociale possono dare come risultato un’economia più produttiva e
competitiva» nella realtà della globalizzazione. Della quale si passano in
rassegna i fallimenti come le malattie nei Paesi poveri, a causa del sistema dei
brevetti sui farmaci.
Se l’ articolo del prof. Stiglitz, tratto da un volume in prossima uscita negli
Usa, portasse una firma italiana, sarebbe oggetto di infamanti accuse di
estremismo.
L’autorità di Stiglitz in campo scientifico (è stato vicepresidente della Banca
mondiale) non può essere discussa. Grazie ad essa i suoi pareri sono materia
di studio. Se confrontiamo il contesto in cui Stiglitz lavora con quello in cui
viviamo noi, c’è da mettersi le mani nei capelli. Qui non si parla con
cognizione di causa, si offrono pregiudizi anziché giudizi fondati sulla realtà, si
urla, si offende. Ci si aggrappa alla ridicola arte dei piazzisti che
frequentavano una volta i nostri mercati ambulanti: «Non per cento, non per
cinquanta, ma vi regalo tutto».
Borrelli, accecato dalla 'gelosia', ha portato a termine il suo piano con una
freddezza da vero killer. Da casa (abita a poca distanza dal luogo
dell'esecuzione) è uscito portando con sé, oltre all'arma di ordinanza, un
martello e un grosso coltello. Prima di essere ammanettato è entrato in un
ristorante-pizzeria a breve distanza, ha preso una bottiglia d' acqua minerale e
ha cercato di ripulirsi dalle tracce di sangue. Quindi ha atteso l'arrivo dei
carabinieri, ai quali si è consegnato affermando di essere stato lui a "uccidere
due albanesi". Anche durante l'interrogatorio, cui ha preso parte anche il Pm
di turno, il 'vigilante' ha più volte ribadito il proprio 'odio' verso gli albanesi.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 538
<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><
>
Scrittori. «Più sono di basso livello più fanno le star. Poi magari incontri un
premio Nobel e scopri che è alla mano, disponibile». David Sedaris, umorista
americano intervistato da Cristina Taglietti, Corriere della Sera, 5.9.2006.
A cura de il Rimino.
*****
29/08/06
Rassegnata gioventù?
La France allait au café, elle discute sur les blogs, par Jean-Michel Normand
Du journal intime au manifeste enflammé, les blogs, ces sites personnels qui
permettent à chacun d'exprimer sa personnalité ou ses opinions et de susciter
des commentaires extérieurs, soulèvent en France un engouement inégalé.
Médiamétrie en dénombre 3,2 millions, ce qui suggère que 12 % des
utilisateurs de l'Internet ont créé une petite fenêtre sur la Toile avec vue
imprenable sur leur moi, pour ne pas dire leur ego. Non sans succès, semble-t-
il ; 36 % des internautes visitent ces blogs alors que cette proportion n'excède
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 541
pas 24 % au Royaume-Uni, 18 % en Italie et 9 % en Allemagne.
Il est révélateur d'observer à quel point les blogs des futurs candidats à
l'élection présidentielle ont pris un caractère stratégique alors que,
historiquement, les partis sont fort mal enracinés dans le corps social. Ouvrir
et faire vivre un blog - dont la raison d'être, faut-il le rappeler, consiste à
organiser des échanges et lancer des débats - permet de valoriser l'image
d'un homme ou d'une femme politique. Cela constitue également un moyen
inespéré d'aller au-delà du premier cercle des sympathisants et, aussi,
d'entrer en contact avec un groupe d'âge - les moins de 35 ans - largement
inconnu au bataillon.
Terrain idéal pour faire partager ses expériences - surtout lorsqu'elles sont
mauvaises... -, il s'agit d'une source d'information privilégiée pour ceux qui ne
se satisfont plus de la seule communication promotionnelle. Avant de choisir
une paire de chaussures de sport, un appareil photo numérique, une
automobile ou un abonnement téléphonique, on fait désormais le tour des
blogs pour recueillir avis et témoignages d'autres citoyens-consommateurs.
C'est ainsi qu'Internet est devenu un banc d'essai gigantesque - et quelquefois
redoutable, si l'on en juge par les mesures d'audience - pour produits et
services. Face à cela, les marques ne savent pas toujours sur quel pied
danser.
Et puis, si les Français se sont entichés des blogs, c'est peut-être aussi parce
qu'ils ne savent pas toujours communiquer par un autre moyen. La vitalité de
ces échanges qui se nouent sur Internet illustre l'impact grandissant d'une
nouvelle forme de sociabilité - déjà perceptible à travers le formidable succès
des sites de rencontres sur le Web - dans un pays où l'entre-soi reste souvent
la règle et où il est devenu nécessaire d'organiser des fêtes d'immeubles ou
des repas de quartier pour faciliter les relations de voisinage.
"Dans une large mesure, la prolifération des blogs tient au fait qu'ils
permettent d'entrer en contact avec des gens d'origines beaucoup plus
diversifiées qu'on ne pourrait le faire dans la vie réelle, assure Loïc Le Meur,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 542
directeur pour l'Europe de la plate-forme de blogs Six Apart et pionnier de la
blogosphère française. En fait, ils remplissent la fonction qui, autrefois, était
assurée par les cafés."
JEAN-MICHEL NORMAND
Article paru dans l'édition du 27.08.06
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3232,36-806587,0.html
Inviate i vostri commenti da pubblicare a questa mail.
A proposito del mio post sui «politici "giovani”», ricevo questo interessante
commento dalla bravissima Irene Spagnuolo che pubblico con il suo permesso:
Meriniblog
Ringrazio anche la redazione della Stampa per aver stamani segnalato il mio
intervento (foto).
Dietro la protesta di quei bagnanti forestieri contro i Vigili urbani di Rimini che
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 544
inseguivano in spiaggia gli ambulanti extracomunitari, c’è qualcosa di più di
una stravaganza estiva, tolti gli sputi contro la forza dell’ordine in azione.
Ha ragione Maria Laura Rodotà (Corriere della Sera di stamani). Quei poveretti
sono in mano al racket. Perché, anziché colpire loro, non si risale a quanti
tengono le leve del commercio abusivo degli africani, e che sono «italiani, in
genere»?
Tutto qui. Problema di un’enorme semplicità.
D’inverno il centro di Rimini è invaso da africani che provengono anche da
città lontane come Ferrara. Non riuscendo a vendere nulla, chiedono un euro
di carità. Se gli spieghi che un cittadino qualsiasi non può dare un euro a tutti i
«negri» che incontra per strada, ti danno ragione, anche quando dici che loro
non vanno a lavorare onestamente, ma si sottomettono alla mafia. Con
l’occhio triste abbassano il capo per dire di sì, che è vero, che sono in mano
alla mafia per sopravvivere.
Poi un’altra affermazione importante di Maria Laura Rodotà mi preme
sottolineare e condividere: questi vuccumprà sono gli eredi dei nostri magliari
di mezzo secolo fa.
A Rimini ne conobbi uno di Genova, e la mia famiglia ebbe lunga amicizia con
la sua. Poi mise su negozio sulla passeggiata elegante di Marina Centro. E
d’inverno veniva a vendere a casa l’abbigliamento adatto alla stagione.
Manager incarcerati per una serie di reati che vanno dalla criminalità vera e
propria a «miseri imbrogli legali». Diffidenza e sfiducia diffuse ovunque.
Costose nuove regole. Il quadro si riferisce agli Usa, ed è delineato in un
volume scritto dal sociologo Daniel Yankelovich (classe 1924), «Profitto con
onore», Yale University Press.
Da una sua pagina presentata ne «Il Sole-24 ore» di oggi 20 agosto, ricaviamo
un passo illuminante per qualsiasi Paese: «Leggi e regolamenti non assicurano
la buona condotta», infatti «uno studio legale prospera solo quando i suoi
avvocati sanno consigliare i clienti su come aggirare la legge».
In Italia di recente si è tentato di salvaguardare l’onore degli studi legali,
risparmiando ai loro avvocati la fatica di studiare i modi «su come aggirare la
legge». Ci hanno pensato direttamente alcuni onorevoli, per caso anche legali
delle parti interessate ai provvedimenti approvati dalle Camere. Ma questa è
ormai acqua passata.
Nei giorni scorsi il tema delle nuove regole è stato affrontato da alcuni ministri
della Repubblica in relazione alla questione fiscale. Come è ben noto, pagare
le tasse è ritenuto in Italia un’impresa disonorevole, per cui molti elogiano gli
evasori quali eroi degni di stima, ammirazione ed imitazione. Resta celebre la
battuta di un presidente del Consiglio, pronunciata mentre era in carica: «Chi
è? Ah, siete dei ladri? Per fortuna, temevo che fosse la Guardia di Finanza».
Questa non è acqua passata, anche perché il governo Prodi, a corto di voti e di
fiato, dovrà prima o poi fare i conti con quell’ex-presidente, al quale sul tema
delle tasse sta dando una mano la stessa maggioranza. Il ministro di
Clemenza e Giustizia, Clemente Mastella, ha inventato uno di quei giochini
estivi che furoreggiano sui giornali, «prendi un cognome e storpialo». La
discussione verteva su come stanare gli evasori, e sulla necessità di
un’anagrafe dei contribuenti per controlli incrociati (che ci illudevamo fossero
stati già realizzati da trent’anni, come promesso).
Mastella è intervenuto dichiarando che «Visco fa rima con fisco», per cui
quando parla deve essere più cauto. Sarebbe come sostenere che il ministro
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 545
alla Difesa Parisi potrebbe essere spinto dalla rassomiglianza con la capitale
della Francia, ad infastidire Chirac per l’invio di truppe Onu in Libano. E che
Prodi sarebbe più efficace nella sua azione di capo dell’esecutivo se si
chiamasse soltanto onorevole Prudenti.
Prodi06
Hina
10/08/06
Riccione, un muro di sabbia
Dopo il muro di Padova per ghettizzare gli spacciatori, avremo anche quello di
sabbia a Riccione per proteggere le bagnanti arabe velate dagli sguardi dei
bagnanti in costume... da bagno?
Quasi tutti nel Centro-sinistra sono contenti del progetto (per l'estate 2007).
Quasi tutti, meno qualcuno.
A favore sono gli assessori provinciali e regionali Marcella Bondoni e Massimo
Pironi, concordi sul fatto che gli affari sono affari.
O li accontentiamo, o gli arabi se ne vanno, spiega Massimo Pironi, consigliere
regionale diessino.
Un'operazione commerciale che va bene, secondo Marcella Bondoni, diessina,
assessore alla provincia di Rimini, a meno che non ci siano in ballo i diritto
delle donne...: «Ma qua ci sono soltanto operatori che danno una risposta ad
una domanda», puntualizza per tranquillizzarci e tranquillizzarsi.
Decisamente contro sono la sindacalista Uil Giuseppina Morolli, l'assessore al
Comune di Rimini Antonella Beltrami (Ds), Leonina Grossi, consigliere
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 546
provinciale (Ds) e Stefano Vitali (Margherita) assessore al Comune di Rimini
per i servizi sociali.
Vitali risponde indirettamente al sindaco di Riccione Daniele Imola (Ds) che si
era detto soddisfatto dell'idea di una spiaggia riservata per le turiste arabe:
Imola cerca una pubblicità legittima che però fa male all'integrazione che è il
vero problema del futuro delle nostre città.
D'estate e d'inverno. Con arabi ricchi ed arabi poveri (la maggioranza in
Riviera romagnola).
*******
30/07/06
Francesco Caruso
La scelta dell’ex candidato sindaco Alberto Bucci di non votare contro Alberto
Ravaioli e la sua giunta, ma di astenersi sulle linee programmatiche del
governo cittadino, suona ampiamente innovativa, per cui sembra (in
apparenza) aver ragione il capogruppo di Forza Italia Alessandro Ravaglioli: «È
come se Berlusconi si fosse astenuto sulla fiducia di Prodi».
Ma per comprenderne il vero significato, forse non è inutile ascoltare le voci
romane dai giornali di oggi sabato 29 luglio. Il presidente della Camera
Bertinotti ha detto alla «Stampa»: «Le difficoltà si possono superare
allargando la maggioranza di governo» con una discussione franca che «sotto
traccia è già in corso». Il presidente del Senato Marini ricorre ad una contorta
formula per invocare più confronto con l’opposizione e meno voti blindati per
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 548
addivenire a scelte condivise. Anna Finocchiaro ha detto no allo «stress da
voto di fiducia» per arrivare a scelte bipartisan su «questioni d’interesse
nazionale».
Intanto Silvio Berlusconi (che sarà a Rimini in agosto al Meeting di CL) secondo
Francesco Verderami («Corriere della sera»), promette un radicale
cambiamento: farà «l’uomo di confine» allo scopo di ‘bruciare’ Casini, e quindi
non sarà più l’oppositore irato di Prodi come sinora è fermamente stato.
Dunque Bucci potrebbe aver anticipato Berlusconi ed aver avviato da Rimini
un esperimento nazionale, per un diverso «clima» di governo della cosa
pubblica. Insomma una specie di rivoluzione che in sede locale ha la sua
premessa nel risultato elettorale amministrativo della scorsa primavera,
quando Forza Italia perse il 52,13% dei voti, mentre AN salì del 16,26. Un
risultato che dimostrava come con la vecchia amministrazione di Ravaioli il
Centro-destra (od almeno una sua parte) non se la fosse poi passata così
male. Due assessori erano stati… defenestrati per la questione del troppo
cemento. Tutto ciò aveva fatto prevedere non il ballottaggio per Ravaioli, ma
addirittura la sua sconfitta al primo turno. Invece… Per la serie: l’orco non è
poi brutto come lo si dipinge.
Adesso Bucci debutta con l’astensione. Se si tratta di una rivoluzione, essa ha
un precedente nella scelta fatta da Massimo Conti il 13 giugno 1989: la
sostituzione dell’antico legame fra Pci e Pci con un pentapartito che vince le
elezioni del 1990 forte di 26 seggi su 50 (Psi +2, Pci –3, altri 2 li aveva persi
nel 1985). Divenne sindaco Marco Moretti che alla parola pentapartito sostituì
la formula di «bicolore fra laici e Dc». L’anno dopo proprio a Rimini al XX
congresso del Pci nasceva il Pds.
Forse Bucci entrerà nella storia per una mossa preveggente che oggi a molti
della sua stessa parte politica appare invece come un classico inciucio.
Antonio Montanari
Per cento giorni nel 1941 Ernest Hemingway lavorò come spia del governo
americano. Sarebbe molto disdicevole che quei cronisti italiani che sono stati
sinora al soldo dei nostri Servizi segreti, si considerassero colleghi d’arte del
celebre romanziere. Le notizie degli ultimi giorni ci hanno mostrato terribili e
persino luttuosi intrecci fra spioni, malaffare e politica. Persone perbene che
hanno permesso alla magistratura di scoprire attività illecite di
intercettazione, sono state trovate prive di vita. Sembra la scena di un film.
Ma è la realtà spaventosa. Su cui si lancia la rinnovata promessa di «riformare
i Servizi» come soluzione di tutto. Ci si permetta di ritenerla una pia illusione,
amaramente confermata dal ricordo che ad ogni riforma si contrappone con
diabolica astuzia una controriforma per opera dei cosiddetti «settori deviati».
Dei quali sappiamo che hanno operato, hanno prodotto spaventosi effetti
destinati a turbare la quiete politica del Paese.
Ma sui quali si conoscono ben poche informazioni perché in un modo o
nell’altro si arriva al sigillo leggermente nauseabondo del «segreto di Stato».
Che non permette di scoprire le cause di tanti fatti misteriosi accaduti in Italia,
non sappiamo se tra l’indifferenza della politica, o se nel coinvolgimento di
«certa» politica o di «certi» politicanti.
Esiste una maniera tutta nostrana di gestire i «segreti» e gli annessi Servizi.
Spacciandosi ad esempio come combattenti di una quarta guerra mondiale,
ma senza l’idea di sacrificarvi la vita, bensì di passare poi alla cassa per il
rimborso spese.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 549
Sono scenette da commedia all’italiana, da vecchio film con Totò e Peppino De
Filippo. Verrebbe da ridere se non ci fossero sull’asfalto i cadaveri eccellenti di
quelle persone perbene che avevano lavorato per far rispettare la legge. Negli
ultimi anni abbiamo assistito ad invenzioni ben illustrate e amplificate anche
in sede parlamentare, come il finto caso della Telecom Serbia. C’è da
chiedersi (la risposta non è scontata): chi ha manovrato chi e per che cosa? Si
è persino tentato di coinvolgere Romano Prodi come presidente europeo in
una bega interna solo nostra, con documenti falsi passati ai giornali.
Dunque è tutta una specialità italica quella di inventare balle. Il dramma è che
appunto ogni tanto ci sono poi delle notizie vere che recano storie di morte.
Quanto lette non sappiamo, in questi giorni di caldo e soprattutto di
discussioni sportive.
A proposito della pagina della Stampa di oggi con l'inedito di Indro Montanelli
(Due o tre cose che so del bandito Giuliano), vorrei sottolineare quel passo
che non riguarda il tema (Salvatore Giuliano, la mafia, lo Stato, la politica,
etc.) ma il giornalismo: «le cose più importanti ho dovuto, come sempre,
lasciarle nella penna».
Come sempre, ha dovuto lasciarle nella penna e non le ha scritte sul giornale.
Ovvero...
Suggerisco, al riguardo, il saggio di Sandro Gerbi e Raffaele Liucci intitolato
«Lo stregone. La prima vita di Indro Montanelli», Einaudi.
Sono quasi 400 pagine di impietosa requisitoria. Da leggere tutte per
comprendere i problemi del giornalismo (di ieri ma forse anche di oggi): «le
cose più importanti ho dovuto, come sempre, lasciarle nella penna».
BersaniLa vertenza con i taxisti non è finita in pareggio, come crede il ministro
Bersani, ma con un doppio autogol. Il governo si è dovuto arrendere davanti
alle violente proteste sindacali, culminate a Roma nelle botte ad un
giornalista. La seconda rete è stata incassata sul piano generale. Il governo
aveva sfidato tutto e tutti: adesso vi facciamo vedere chi siamo. Gli esperti
prima hanno commentato che le liberalizzazioni le avrebbe dovute fare
Berlusconi, per cui se Prodi realizza un programma studiato su quello del
signore di Arcore, qualche dubbio viene circa la fantasia di chi ha vinto le
elezioni. Poi, sempre gli esperti hanno dimostrato che il decreto-Bersani
rischia di ottenere effetti opposti a quelli che si era prefissato. Si vedano le
critiche anche da Sinistra per le tariffe legali.
Dietro le quinte si sta muovendo qualcosa che rassomiglia ad una lenta
cottura del premier. Enrico Letta ha detto: occorre convincere i moderati per
allargare la maggioranza. Nelle stesse ore dalle sponde dell'opposizione Giulio
Tremonti chiamava Forza Italia e Ds a scaldarsi per scendere in campo con la
Grande Coalizione. Forse a Romano Prodi risulterà utile l'accordo con i taxisti.
Viene il dubbio che molti dei suoi alleati sognino per lui a breve il viaggio di
ritorno a Bologna.
Tutto dipenderà dal ruolo che vorrà svolgere il presidente della Repubblica,
una cui intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha
provocato qualche apprensione nel Centro-sinistra. Al quale Napolitano ha
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 550
fatto sapere che se la maggioranza di governo non fosse stata coesa sulla
questione della missione afgana, ci sarebbero state «delle conseguenze» sul
piano politico. La frase ha entusiasmato molti commentatori, non soltanto
d'opposizione. Marcello Sorgi sulla Stampa ha scritto che siamo di fronte ad
una novità non di poco conto: un presidente «politico» che «considera un suo
preciso dovere influire sull'indirizzo e le strategie del Paese».
Nell'intervista Napolitano ha ribadito la nostra amicizia con gli Usa quale
pilastro della politica estera, aggiungendo: «Fin dagli anni '70 anche il più
grande partito di opposizione, il partito comunista, lo aveva riconosciuto». Non
sappiamo se la citazione da libro di Storia di Napolitano sia un ironico
commento sul presente (c'è gente che non comprende ora quello che noi
avevamo capìto molti anni fa), oppure un inconscio richiamo ad un primato del
Pci anche dopo la sua fine.
Da meditare, e molto, è questo pensiero del prof. Luca Ricolfi sulla «Stampa»
di stamani: una sinistra moderna non può consegnare «alle cieche forze del
mercato il destino dei ceti più deboli, non può abbandonare la bandiera del
merito».
Sul «Corriere della Sera» di oggi, il cardinale di Venezia Angelo Scola dichiara
invece: «Basta con la scuola di Stato» (titolo di prima pagina).
Inviare commenti via mail.
Il precedente post sull'argomento Asinopoli è qui.
Stamani apro la prima pagina della «Stampa», intravedo in fondo una bella
firma, Paola Mastrocola, il titolo fulminante «Gioventù ingannata» come
commento al «Miracolo alla Maturità: tutti promossi».
Poi esco di casa, vado a consultare antiche carte in un pubblico archivio. Ad
un certo punto un guardasala mi affida una fanciulla che deve fare una
ricerca: «Può darle una mano?», mi chiede.
La ragazza racconta: ha studiato Ragioneria, che orrore. Cinque anni di
Tedesco senza saperne alla fine neppure una parola. In quinta il programma di
Italiano fermatosi a D’Annunzio con conseguente choc alla prova d’Italiano
all’Università. Dove adesso frequenta un corso umanistico ma moderno, il
Dams di Bologna, quello di Umberto Eco.
Prende anche lei i suoi documenti antichi, deve concludere la tesi, trova le due
citazioni che le servono, sono in latino.
«Ha studiato latino?», mi chiede, come se le mancasse qualcosa nella sua
cultura. Vorrei dirle: purtroppo sì. Più di quarant’anni fa, un’estate intera e
passa, ovvero sei mesi per il primo orale (ne valeva la pena per un 30/30 che
era più prezioso di quelli attuali?). E poi uno scritto (con gli assistenti
spocchiosi e perfidi che correggevano errori che poi loro stessi confessavano
non essere tali…). Ed infine il secondo orale.
La giovane ha con sé un libro, lo sfoglia, e dice di non capire certe date. Ha
ragione. L’illustre docente universitario che l’ha composto, mette in fila una
serie di errori nella lettura dei «numeri romani», che costerebbero la carriera a
qualsiasi studente alle prime armi.
Torno a casa e leggo l’articolo di Paola Mastrocola. Todos caballeros, tutti
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 551
promossi. Troppi promossi. Anche alle cattedre universitarie, però.
Viviamo in «Asinopoli».
Uno Zapatero sincero che non fa mistero delle sue idee, è molto meglio dei
mille ipocriti che s'inchinano ignari della dignità politica e della sacralità della
religione. E che la considerano soltanto strumento politico.
Un repubblicano mio concittadino, Achille Serpieri (1849-1909), chiude così le
proprie memorie:
«Vuoi vivere e star bene?
Passa il tuo tempo nelle Sacrestie,
grida sempre viva Papa, Re, e le Spie».
(A proposito delle quali vedi il post precedente...)
I servizi segreti ancora una volta sono alla ribalta con invenzioni e tranelli
politici.
Sembra una maledizione italiana, dal caso Montesi in poi.
Cronache e storie sono piene di questi episodi.
Preoccupa un aspetto nuovo. Aumenta il numero di giornalisti coinvolti come
«barbe finte» del Sismi, che si prestano al gioco della diffamazione a scopi
politici.
L'altissimo numero delle intercettazioni abusive denunciato di recente, indica
un'epidemia molto pericolosa sul piano politico. Finiremo per essere una
repubblica fondata sul ricatto? O lo siamo già?
All'altissimo numero delle intercettazioni abusive corrisponde una vasta
diffusione sul territorio che può interessare e coinvolgere chiunque.
Due anni fa il mio telefono fu staccato nottetempo dalla linea della centralina
di quartiere. Evidentemente qualcuno aveva cercato di lavorarvi sopra, e non
è stato capace di concludere l'operazione. Questi sprovveduti però risultano
ben pagati...
27/06/06
Grazie Stampaweb...
«Dimmi con chi vai. Ma non sai chi sei…». Abbiamo stravolto il vecchio adagio
che deduceva dal gruppo d’appartenenza le caratteristiche individuali di chi vi
partecipava. Ne abbiamo ricavato un ipotetico slogan del tipo di quelli che
piacciono a chi progetta «campagne informative» rivolte con forte
presunzione ad obiettivi molto ambiziosi: «suscitare la discussione», «formare
le coscienze».
Incolonniamo da una parte le azioni svolte da enti pubblici e da istituzioni
politiche, e dall’altra i fenomeni che la società registra (tra la meraviglia degli
ottimisti e lo scandalo di chi grida ogni giorno al lupo, anche se transita un
agnello male in arnese). La bilancia fa pendere il piatto della realtà più di
quello delle campagne formative. L’unico contrappeso in grado di rimettere a
posto la bilancia, è l’educazione. Ma l’impegno che essa richiede nel tempo, la
rende un’entità non misurabile in un solo istante. Il suo significato si rivela nel
momento in cui i fatti dolorosamente ne denunciano l’assenza.
L’interessante fondo del direttore don Giovanni Tonelli (“il Ponte”, 18 giugno
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 554
2006), partendo dalle cronache periferiche di un mondo giovanile già di per sé
periferico nella società contemporanea, invita a soffermarci su «segnali» come
il disabile messo in croce per scherzo, i 19 arresti per droga in un solo paese, i
ricatti hard via telefonino. L’articolo conclude riferendo come anche da parte
di numerosi sacerdoti sia stata denunciata «l’assenza di una riflessione
approfondita sull’universo giovanile riminese»: i ragazzi dopo la scuola media
sono «di fatto» abbandonati.
Provenendo da terminali anche sociologicamente sensibili come i sacerdoti, la
denuncia è un invito alla riflessione. Nella quale tutti dovremmo sentirci
coinvolti con il disinteresse pratico e l’interesse ideale di chi non ha
«campagne informative» da farsi finanziare. E con la preoccupazione che il
vivere sociale è una molteplicità di soggetti e fenomeni per cui quanto accade
intorno non deve lasciarci indifferenti. Anzi deve convincerci a considerare il
modo di vivere di «questo» mondo al quale apparteniamo.
Giustamente il direttore non ha parlato soltanto di un vago (ma non troppo,
alla fine) «universo giovanile», ma ha specificato che si tratta di quello
«riminese». E certo non per sottovalutare il significato dei fenomeni.
Rimini ha sempre avuto a livello nazionale una sua tipicità sociologica che
deriva dalla sua vita economica e dalle relazioni sociali che quest’ultima
comporta. Per ciò le ricette valide altrove qui non funzionano. Occorrerebbe
esaminare le conseguenze di questa tipicità sulla vita delle famiglie e dei
giovani locali, sedotti da modelli che poi fanno moda anche fuori di casa.
Rimini finisce per essere epicentro di fenomeni di massa che dobbiamo
studiare nel loro nascere.
La specificità riminese aggiunge valore al discorso su quell’universo giovanile,
invitando ad un impegno di analisi quanti ritengono che sia ancora possibile
«educare» la società di domani nel suo dinamico sviluppo di oggi.
Quest’analisi dovrebbe condurci ad esaminare con la necessaria obbiettività
tutti i fattori nuovi che appaiono nella società, nella comunicazione,
nell’economia, rilevando soprattutto i legami meno appariscenti ma ben saldi
che uniscono tra loro questi tre fattori. I quali stanno mutando i vecchi
modelli.
Davanti ai fatti che accadono, è sbagliato dichiarare una disperazione che non
porta a nulla, e rimpiangere i modelli del passato. Le vecchie generazioni
debbono trovare nelle nuove quanto possa unire positivamente (in famiglia, a
scuola, nel lavoro) in un’epoca in cui si sente parlare soltanto di crisi del
focolare domestico, di vuoto della cultura e di precarietà professionale. Non
esistono modelli validi per tutti. Gli adulti debbono non contrapporsi ma
dialogare. Soprattutto in un periodo in cui tutti, giovani od anziani, siamo
classificati soltanto come fasce di consumo. Il problema delle nostre identità
dovrebbe essere affrontato come primo passo sulla strada del confronto con il
mondo «abbandonato» dei giovani, senza imporre formule ma offrire ascolto.
Per sapere chi siamo «noi» adulti, prima di chiedere ai giovani che cosa siano
e soprattutto che cosa si sentano loro.
Antonio Montanari
La solita Italia è quella che emerge dall'inchiesta (oggi 15 giugno 2006) scritta
da Carlo Bonini e Giuseppe d'Avanzo per Repubblica, sullo scandalo del calcio:
«Aree infedeli delle istituzioni utilizzano la fuga di notizie per mutilare il lavoro
dei pubblici ministeri confidando nell'ansiosa competizione dei media».
Un «lavoro di scasso», insomma, che ha raggiunto il suo effetto: la mancata
carcerazione degli indagati, in questo «"vietnam" politico-giudiziario-
investigativo».
Lore6
30/05/06
Rimini, il voto
Fuori stagione. Il dato di cronaca legato ad una vicenda vera, l'omicidio di Elio
Morri sul lungomare sud di Rimini, è anche il titolo di un romanzo annunciato
su Internet nelle stesse ore in cui le agenzie di stampa battevano la notizia del
delitto riminese. E ancor più strana coincidenza, in «Fuori stagione», opera del
giornalista Enrico Franceschini, si parla di un fatto di «nera». Ambientato sulla
nostra costa, in un luogo di fantasia ma ben localizzato «fra Rimini e Pesaro».
Il solito inverno, i consueti alberghi chiusi, l'immancabile «Caffè dei Marinai»
dove si gioca, si beve, si spettegola. Il protagonista è Quinto Baldini. Reduce
dall'Africa dove ha fatto i soldi con riciclaggio di immondizia, traffico di avorio,
distillerie di alcolici. Trasferito il capitale in Italia, ha avuto giorni neri per il
fallimento delle sue attività. Si è salvata soltanto l'abitazione dove Baldini sta
con moglie e figlia.
Dice una scheda del romanzo (presentato la settimana scorsa a Bologna,
Milano e Roma): «Sullo sfondo della vicenda di Quinto Baldini, si delinea un
quadro squallido e spietato della provincia italiana». Questa benedetta
provincia che, secondo i punti di vista, è luogo di salvezza o di perdizione di
tutto: dall'anima al portafoglio.
Anche per il delitto Morri se ne è discusso. Un inviato che se n'intende perché
è di Bologna, Jenner Meletti, su «Repubblica» ha scritto: «Rimini è sempre
stata una periferia d'Italia». E noi, illusi, che ci credevamo di essere una (se
non «la») capitale del turismo europeo.
Franceschini, nato a Bologna nel 1956, lavora a «Repubblica» come
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 559
corrispondente dall'estero: per otto anni è stato a Mosca, poi a New York, a
Washington ed attualmente si trova a Gerusalemme. Nel 1994 ha ricevuto il
Premio Europa per il suo reportage sulla rivolta armata nelle strade di Mosca.
Tra i suoi libri troviamo «I padroni dell'universo. L'America dei nuovi
persuasori occulti» (1990), «La rivoluzione di Boris (1991), «Wall Street: la
borsa e la vita (1988), «La donna della Piazza Rossa» (1996), «Russia.
Istruzioni per l'uso» (1998).
Antonio Montanari
Le donne, i senator, l'ira e i furori io leggo, che furono al tempo che passò il
Prodi di sopra al Colle a nominar ministri.
Erano tante le signore attese per il giuramento del nuovo governo. Molte le
promesse fatte, poche quelle mantenute. La questione femminile in
Parlamento si è svolta in tre tempi. Prima con le quote rosa, la riserva indiana
in cui salvaguardare la dignità politica dell'altra metà del cielo. Poi la certezza
che era meglio concedere qualcosa piuttosto che fare conquistare alle donne
una posizione istituzionalmente garantita. Infine lo scherzo: soltanto sei donne
al governo, ovvero il 24% degli incarichi assegnati contro il tanto sbandierato
33. Il primo a sentirsi umiliato è stato Prodi. Si aspettava di più. Era stata sua
la promessa del terzo del potere. Ha dato la colpa ai partiti: non hanno fatto
proposte. D'accordo è stata Livia Turco, una delle prescelte e soprattutto
fortunata perché andata ad un dicastero, quello della Salute, con portafoglio.
Del quale sono invece prive le altre sue cinque colleghe.
Una notizia inedita. Era stato progettato anche il Ministero per le ministre, da
affidare ad un uomo per rispettare gli equilibri del manuale Cencelli. I
segretari dei partiti della coalizione si basavano sull'analogia con il ministero
delle politiche della famiglia, attribuito ad una nubile, Rosy Bindi. Allo stesso
modo, hanno pensato, possiamo attribuire ad un maschietto la guida delle
politiche ministeriali che riguarda le femminucce. Le colleghe dei partiti per
vendicarsi avevano avanzato una contro-richiesta, un ministero per i ministri
maschi da affidare ad una esponente del gentil sesso. Non è piaciuta la parità
costituzionale. Si è detto: le donne comandano in casa e non al governo, come
la vicenda conferma.
In Gran Bretagna sono 6 le ministre sul totale di 11, in Spagna 8 su 16, in
Svezia 11 su 22. La Germania ha un primo ministro, Angela Merkel, tanto forte
da poter mettere una tassa sui ricchi ed aumentare l'Iva. La sua Grande
coalizione era stata proposta dalla nostra Destra anche per l'Italia: adesso non
piace più. Qui una signorina dotata di brio intellettuale, Barbara Berlusconi,
critica le tv di famiglia scatenando un maschilismo rabbioso. Maurizio
Costanzo l'ha chiamata giovinetta con la scienza infusa. Il pubblico le dà
ragione: un programma con i comici degli anni 80 è fallito. Adesso i politici
capiscano che non sono sorpassati soltanto i comici degli anni 80.
Conoscevo il 'ragazzo' ucciso qui a Rimini: 33 anni fa era stato mio alunno in
prima e seconda Ragioneria.
Era molto studioso. Si era avviato verso la riflessione filosofico-teologica.
Leggeva sempre. Lo incontravo in libreria tra gli scaffali dedicati a questi temi.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 560
L'obesità era conseguente al suo essersi fatto prendere da un'attenzione
particolare (non dico fissazione) verso il fatto religioso. Non sarebbe mai stato
capace di far male ad una mosca. Il problema per me era più serio di quello
della semplice obesità. Vestiva come una specie di frate. Guardate la foto
d'agenzia, per averne conferma.
La notizia della sua uccisione mi ha profondamente addolorato. Era delicato e
gentile. Sospetto che fosse incapace di realizzare una relazione con una
donna, a proposito di quanto detto circa il trauma provocato dalla scomparsa
di una sua amica.
L'ipotesi della rapina non sta in piedi. Al massimo poteva avere in tasca cinque
euro. Lasciamolo nel mistero di una notte tragica, in mezzo ai tanti fantasmi di
questa città ricca (dati Sole-24 Ore) ma piena di 'probleni', e di tanti giri strani.
E di gente che ha bontà d'animo come lui e che finisce per 'straniarsi' per quei
labirinti che sono nelle nostre menti.
Si diceva una volta: che la terra ti sia leggera. Lo auguro anche a te, vecchio
ragazzo della mia vecchia classe di 33 anni fa..
Il 21 ottobre 1938, anno XVI E. F., Maria Pascoli scrive a Benito Mussolini:
«Duce! Esaudite questa mia preghiera per amore degli esseri che vi sono più
cari». La sorella del poeta di San Mauro invoca: «Includete nella categoria
degli ebrei privilegiati la famiglia di Angiolo Orvieto di Firenze…». Angiolo
Orvieto (1869-1968) era un intellettuale e poeta che un anno prima aveva
pubblicato un volume su «Pascoli e i suoi amici ai tempi della ‘Vita Nuova’», la
quale era una rivista (1889-91) antipositivista alla cui fondazione Orvieto
aveva partecipato, ed alla quale avevano collaborato Zvanì e D’Annunzio.
Aggiunge Maria Pascoli: «Fate, Duce, questa grazia anche pensando che
Angiolo era molto amico del mio Giovannino e del Pistelli i quali, se oggi
fossero qui – pur non essendo affatto teneri per la razza ebraica –
intercederebbero per lui». Il padre scolopio Ermenegildo Pestelli (1862-1927)
fu filologo famoso per studi e ricerche di papiri in Egitto.
L’epistola di Mariù, ritrovata dalla storica Paola Frandini, è stata pubblicata,
per concessione dell’Archivio di Stato, dal «Corriere della sera» (11 marzo
2006) a corredo di un articolo di Paolo Fallai che nel sottotitolo riassume
l’argomento: «Lettere disperate a Mussolini all’epoca delle leggi razziali».
Dunque, secondo Mariù, Giovannino non fu «tenero» verso la «razza ebraica».
Lei, la sorella di un socialista (ha scritto nel 2005 Maria Santini in «Candida
soror», p. 272), da «tipica borghese del suo tempo, non particolarmente acuta
o portata al sociale», finì tra i sostenitori acritici del fascismo da cui «ottenne
molti favori». Forse (anzi, indubbiamente) nel messaggio di Mariù al duce c’è
soltanto il tentativo (rivelatosi poi vano) di catturarne la benevolenza a fin di
bene e senza andare troppo per il sottile, anzi tradendo la verità storica che
risulta da testi di eminenti studiosi. Ne citiamo due, presenti nel volume
sammaurese curato da G. M. Gori su «Pascoli socialista» (2003).
Marino Biondi osserva che Pascoli ha una posizione politica che ritiene
necessario il dialogo pietoso, la supremazia dell’amore e del cuore al posto
della coercizione e della guerra (p. 116). Renato Barilli spiega che in Pascoli la
Bibbia degli Ebrei e dei Cristiani fu superiore all’insegnamento morale laico di
Socrate, Platone, Orazio e Virgilio perché predicò la fratellanza universale (p.
164).
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Mariù e Benito Mussolini si erano incontrati il 21 settembre 1924 a Rimini e nel
maggio 1930 a Castelvecchio. A Rimini quel giorno il poeta fu commemorato
da Alfredo Panzini. Per l’occasione in un periodico locale apparve un retorico
articolo di don Domenico Garattoni che arruolava Zvanì tra i precursori del
fascismo. In quel 1924 il 10 giugno era stato rapito Giacomo Matteotti, il cui
cadavere fu ritrovato il 16 agosto.
La lettera di Maria Pascoli, come ho anticipato, non produsse alcun effetto.
Scrive Fallai che le fu inviata una «sprezzante risposta», ovvero che l’esame
della famiglia Orvieto era già stato «devoluto all’apposita commissione».
Antonio Montanari
Con gioia esplosiva Cesara Buonamici lunedì 8 maggio alle 20 annunzia dal
Tg5 che per il Quirinale anche il Centro-destra ha scelto Giorgio Napolitano. La
fonte è il suo direttore Carlo Rossella. La smentita viene dai fatti. La sera dopo
al direttore del Tg1 l'on. Fini confida: «Caro Mimun, chissà come sarà
arrabbiato Rossella per quella notizia che gli ha dato il suo principale...
informatore». Il velenoso rovesciamento grammaticale dell’aggettivo
«principale» in sostantivo abbassa Rossella al rango di voce del padrone.
La vicenda della presidenza della Repubblica si è svolta nella particolare
congiuntura dell’ingorgo istituzionale con elezioni politiche, formazione del
governo, prossimo referendum per le riforme costituzionali che riguardano
pure le funzioni dello stesso capo dello Stato. Le urne d’aprile hanno dato una
maggioranza (per quanto invisibile) all’opposizione con la riforma elettorale
voluta per sé dal Centro-destra. Ciampi ha imposto la scelta del successore
prima della formazione del governo, rinunciando alle lusinghe del secondo
mandato. La sua riconferma e magari la nomina di Prodi prima del voto per il
Quirinale avrebbe confusamente accontentato tutti. Il conclamato trionfo dei
moderati ad aprile ha portato Bertinotti a presiedere la Camera e Napolitano
sul Colle. Lo spostamento a Sinistra (confermato timidamente con Marini al
Senato) crea per il governo una situazione matematica anomala. D’Alema
piaceva a rametti del Centro-destra (Feltri, Ferrara…) soprattutto come burla e
tranello per Prodi. Il quale ripensando ad otto anni fa è restato soddisfatto
dell’accantonamento di D’Alema grazie a Rutelli, Boselli, Fini e Casini.
Napolitano ripropone la storia di un partito che dal credo stalinista è passato a
quello dei riformisti, un tempo vituperati e bollati come «fascisti» dalle
Botteghe (non per nulla) Oscure. È una storia però non conclusa se i Ds per il
Colle non hanno accettato Giuliano Amato che è vicepresidente del gruppo
socialista europeo di cui essi stessi fanno parte. «Dal Pci al socialismo
europeo» non a caso è il titolo dell’autobiografia di Napolitano.
Il problema del riformismo sarà sul tavolo ancora per anni, tra le astuzie
logiche di Bertinotti (fascinoso leader da salotto), la sconfitta di Fassino
(grande elettore di D’Alema), le ire di Berlusconi contro Casini e Fini, e le sue
promesse rivoluzionare di non pagare le tasse con un comunista sul Colle.
Il suo ultimo libro (2004) s’intitola «L’economia delle truffe»: analizza i grandi
scandali finanziari americani. Potrebbe avere un’appendice italiana. L’autore,
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John Kennet Galbraith, è scomparso a 97 anni. Ne ha dedicati 70
all’insegnamento. Il suo volume più celebre per quelli della mia generazione e
soprattutto per i non specialisti come il sottoscritto, è del 1958: «La società
opulenta». Vi denuncia i danni prodotti dalle ricchezze individuali che
aumentano la distanza tra il potere di pochi ed i bisogni di tutti. Sei anni
prima, con un saggio sul capitalismo americano, aveva sostenuto: i sindacati
sono necessari per controbilanciare i gruppi economici predominanti.
30/04/06
Barbara Spinelli sul Colle
Questo mio blog è ospitato oggi da Anna Masera su Stampa web con il
commento «Qui Parigi».
Quipagiristampa
Così Bruno Ventavoli ha scritto sotto il titolo «L'arte perversa del dissimulare»,
ammucchiando anche richiami storici che lo hanno portato, in una successiva
pagina intera sullo stesso quotidiano «La Stampa», ad affrontare un
approfondimento in cui alla fine al lettore meno preparato non pareva
differente il presunto omicida dei nostri giorni da qualche scrittore del passato
che aveva invece affrontato il tema con intenzioni diverse da quelle che un
qualsiasi assassino potrebbe assumere per guida al proprio agire. Onde
suggerire che le cose sono leggermente più complesse, basterebbe
aggiungere che nelle prose scientifiche del Seicento, stante la condanna di
Galileo, si ricorse al «vero in maschera» (come dice il titolo di un libro di
Emanuele Zinato) per evitare le censure. Oppure che esiste una
«dissimulazione romanzesca», altro titolo di un fondamentale saggio di Ezio
Raimondi sul romanzo di Alessandro Manzoni, dove di spiega che la parola
dissimulazione in epoca barocca voleva indicare il «dire in poche parole molte
cose».
Nella nostra epoca invece si dicono con molte parole poche cose, oltretutto
prendendo lucciole per lanterne. In un passo del libro di Raimondi si ricorda la
scena di Renzo che afferma: «La bocca l'abbiamo anche noi, sia per mangiare,
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 565
sia per dire la nostra ragione». Commenta Raimondi: «Scegliere la strada
dell'ironia, ha osservato qualcuno, vuol dire cercare la giustizia». L'umanità si
è sempre chiesta se le era concesso di mangiare, a quanti era lecito di dir la
propria ragione, e pure se la strada dell'ironia era aperta o meno, anche se
non soprattutto per «cercare la giustizia». Non ricordavo più la citazione di
Raimondi, l'ho ritrovata prima di mettermi al computer. Per caso, si suol dire.
29/03/06
Nuova biblioteca universitaria
La domanda (in apparenza) inquietante resiste dal 1949. Nasce da una foto
sportiva, Tour de France: Bartali, Coppi ed una borraccia. L'anno prima Gino
Bartali aveva vinto la corsa arrivando a Parigi in maglia gialla, dopo averla
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strappata dalle spalle di Louison Bobet. Dissero qui da noi che aveva salvato
la Patria in pericolo dopo l'attentato romano a Palmiro Togliatti da parte di
Antonio Pallante, uno studente universitario venticinquenne che si dichiarò
iscritto al partito liberale (comunicato Ansa del 14 luglio 1948, ore 13).
Seguirono incidenti in varie parti d'Italia con alcuni morti. La foto del 1949
mostra il passaggio d'una borraccia fra i due ciclisti. Ancor oggi i giornali
s'interrogano: chi la passò a chi? La risposta c'è già (da sempre) in un filmato
della «Settimana Incom» dello stesso Tour: Fausto Coppi invoca un aiuto dal
rivale che gli offre l'acqua per dissetarsi. Tutto qui.
Paolo Conte ha ricordato «quel naso triste da italiano allegro» che passava tra
i francesi che (censuriamo) s'adiravano. Allora come oggi, i francesi se la
prendono con noi: è accaduto a Bruxelles il 25 marzo. Pure qui c'è di mezzo
una foto che dice poco o nulla: il nostro presidente del Consiglio scherza
amichevolmente con il capo dello Stato francese Jacques Chirac. Due ore
dopo, chiuso il vertice europeo, Chirac «è esploso», come ha scritto il
corrispondente del giornale di Torino di proprietà della nota famiglia
sovversiva Agnelli: «In sette interminabili minuti di frasi avvelenate, di
allusioni e di toni forti», ha accusato in pratica l'Italia (a proposito dell'offerta
Enel sulla società Suez) di essere meno liberista della Francia.
Non possiamo dire, per rispettare la par condicio, se ha ragione l'Italia oppure
la Francia. Né possiamo onestamente celare il nostro pensiero: anche noi,
come Paolo Conte in quella canzone, stiamo ad aspettare Bartali con «quel
naso triste da italiano allegro». Ed aggiungiamo una postilla ricavandola da
una brevissima nota che lo stesso Conte ha pubblicato sulla «Stampa» in
prima pagina domenica 26 marzo 2006, in occasione dell'inizio del film
televisivo su Gino Bartali: per parlare «di esistenza umana» e non di sport,
Conte cercava allora «una di quelle facce italiane di gente normale a cavallo di
una bici», con «un bel nasone comune, nostrano, sincero». Anche noi, convinti
bartaliani di un tempo, ameremmo oggi vedere facce di gente normale a piedi
o in bici, con nasi sinceri.
Per par condicio espongo quanto segue. Si è parlato tanto di un malanno che
ha afflitto il presidente del Consiglio al quale invio molti auguri di guarigione
anche perché ogni tanto mi invia lettere affettuose ed opuscoli divertenti. Uno
suggeriva di pensare alla salute. Ho evitato per lo spavento subìto di leggere il
capitolo che mi riguarda (dove si parla degli anziani), appunto perché come
suggeriva il titolo stesso è meglio pensare alla salute piuttosto che alle
medicine, visto che queste ultime procurano più malattie della stessa
vecchiaia. Il secondo opuscolo, più recente, parla dell’innovazione digitale,
dove il ministro Lucio Stanca ha scritto una premessa che non spiega in che
cosa consista la stessa innovazione digitale. Credo che interessi mia moglie
che usa il ditale per attaccarmi i bottoni delle camicie e rammendarmi le
calze.
Vengo alla par condicio: pure io ho avuto la bua, il fuoco di Sant’Antonio, dal
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costo di 140 euro per visita specialistica a mie spese e di oltre 120 per
farmaco antivirale a carico del ministro della Sanità, che poi adesso è lo stesso
signore che ogni tanto mi scrive, ma l’opuscolo sulla salute non l’ha compilato
lui perché l’avrebbe intitolato: non preoccuparti della salute che ci pensiamo
noi. Inoltre, alla par condicio si unisce un conflitto d’interessi tutto mio, perché
nel giorno in cui stavo male avevo due appuntamenti ai quali non volevo
partecipare per non trovarmi con persone alle quali risulto sgradito e che di
conseguenza mi sono leggermente antipatiche. Avevo pensato: non ci vado, e
dico che sto male mentre non è vero. Ecco, la fregatura è stata questa,
provocata psichicamente dal conflitto d’interessi: per dimostrare che era vero
che stavo male, mi sono ammalato davvero.
Il fatto forse non è stato creduto da chi non mi ha visto arrivare, ma a me non
interessa. In precedenza per evitare un brutto incontro avevo inventato un
viaggio. Dico che vado a Roma, spiegai a mia moglie, la quale mi suggerì di
fissare una mèta più vicina, diciamo Bologna. Dovevo presentare un mio
scritto, ma l’organizzatore aveva invitato anche un’altra persona che non
c’entrava nulla e che professionalmente non mi garba. Il fatto strano è che
quando l’organizzatore mi ha chiamato per la conferma, prima che gli dicessi
che sarei stato assente ed in viaggio per Bologna, lui mi avvertì che l’altra
persona era impossibilitata ad intervenire per mal di denti. Una perfetta par
condicio.
Sexy24Non ci sono più i San Remo di una volta. Povero Panariello, povero non
nel senso che non lo abbiano (stra)pagato bene, ma perché per mortificarlo gli
hanno contrapposto il rimpianto di Pippo Baudo. Pagine e pagine di commenti
per concludere poi che non sono soltanto canzonette, addirittura tre cantanti
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con decorazioni della Repubblica italiana. Alla quale dal 20 febbraio manca un
pezzo, un ministro. Ho controllato sul sito internet di Palazzo Chigi: là dove
c’era un uomo verde (in senso di leghista) adesso c’è il vuoto alla voce
«Ministero delle Riforme istituzionali e devoluzione». Punto e basta. Era
«senza portafoglio», è rimasto senza successore, nessuno ha assunto la
delega come si ricava dal decreto apparso sulla «Gazzetta Ufficiale». Tutti a
pensare a San Remo, e nessuno alle Riforme orfane: come dire, tanto che ci
sia o non ci sia il ministro, non fa differenza. Non era mai successo prima di
ora. Meravigliarsi? No davvero, ai nostri giorni. Tina Anselmi ha detto che il
nostro Paese sembra perdere «nell’indifferenza generale» la sua memoria, la
sua identità nata dalla Resistenza: «Oggi si può essere fascisti senza
provocare alcuna reazione, solo un anno fa non avremmo accettato
supinamente una realtà del genere».
Il passato inevitabilmente ritorna. Il nostro presidente del Consiglio a Nuova
York è stato decorato della «medaglia della libertà» per mano di un signore di
97 anni, Mike Stern, che nel 1947 venne a Roma come giornalista. In realtà
era un agente segreto sotto copertura, capitano dell’Office of Secret Service
(Oss), il progenitore della Cia. Stern operò in Sicilia, fornendo armi al bandito
Giuliano che ammazzava i carabinieri ed i poliziotti che gli davano la caccia,
mentre i loro capi (ha scritto Attilio Bolzoni su «Repubblica») «scendevano a
patti con il ‘re’ di Montelepre, con i capimafia della zona e perfino con i reduci
della Decima Mas del principe Junio Valerio Borghese che proprio gli americani
fecero fuggire dopo averlo catturato».
A proposito di Sud: la sua nuova Banca ha un vertice che il vice-premier Fini
con il «Corriere della Sera» ha definito pittoresco e bizzarro per via della
presenza del principe Lillio Ruspoli e di Carlo di Borbone. Ha riposto Ruspoli:
nel 1993 lo stesso Fini mi scrisse elogiando la mia «dedizione ai comuni valori
nazionali» ed il mio «impegno civile e culturale». Non sempre i politici tornano
nella stessa bottega d’antiquariato.
Grazie alla cura editoriale di Ennio Grassi in collaborazione con Alketi Ylli,
presso l’associazione bolognese «In forma di parole» (quaderno VII) è uscita
una raccolta poetica di Dritëro Agolli, intellettuale e scrittore albanese nato nel
1931. Agolli, come annota Rosangela Sportelli, vive a Tirana. In Italia ha
pubblicato (1993 e 1999) il romanzo satirico «Ascesa e caduta del compagno
Zylo» (1973) la cui uscita a puntate su di una rivista in Albania fu interrotta dal
governo. Saggista e sceneggiatore, Agolli è «noto e amato per la sua
produzione in versi».
Il quaderno bolognese prende il titolo («Mia madre la bella Hatixhé») dalla
prima composizione in cui Agolli racconta la propria nascita: «Là
sull’ottomana, sopra il nudo pavimento, tornando dai campi figliò me» (1963).
Il fare poetico di Agolli, osservano Grassi e Ylli, è caratterizzato dalle «parole
della quotidianità» permeate di legami e di attese.
L’ultima composizione, per puro caso (l’ordinamento è cronologico), riassume
il suo modo di scrivere e di leggere la vita. Racconta di quando egli parte «per
andare altrove»: «A metà lascio le cose, non riesco a finirle; / sto sveglio la
notte prima gli occhi come un gufo / ma le cose si mescolano come foglie al
vento». Dimentica di avvertire l’amico, di lasciare il quotidiano miglio
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all’uccello, di pagare le solite bollette di acqua e luce, non vede il bottone che
manca, cerca un laccio per le scarpe, non telefona ad un malato: «Poi in
viaggio il rimorso mi affligge, come se chi lascio dietro, mi lanciasse addosso
delle pietre».
Lirica umanissima, fatta non di astratte impressioni elitarie ma di pensieri
correlati al vivere comune, essa fa scoprire (con la consapevolezza che rende
più pungente il rimpianto) le nostre difficoltà di corrispondere alle attese
altrui, di adempiere gli obblighi, di farci sentire vicini a chi cerca la nostra
presenza come consolazione nel tempo che passa. Ogni giorno è un partire
«per andare altrove», è un non riuscire a finire «tante cose». Scordarsi ogni
giorno di qualcuna di queste cose non è un felice egoistico oblio, ma la causa
di un tormento che ci svela le nostre debolezze, anzi «la» debolezza del
vivere, il senso del limite che ci offusca nonostante l’affanno che ci prepara
alla partenza: «Ma le cose si mescolano come foglie al vento».
Antonio Montanari
26/02/06
Le signore a palazzo
Il sindaco di Londra Ken Livingstone è stato sospeso per un mese. Aveva dato
del kapò al giornalista ebreo Oliver Finegold che all'uscita da una
manifestazione pubblica gli aveva semplicemente chiesto come fosse andata
la serata. Noi italiani tracciamo sempre il solco. Nel luglio 2003
all'inaugurazione del nostro semestre alla presidenza dell'Unione europea,
Silvio Berlusconi dette del kapò al deputato tedesco Martin Schultz che lo
aveva pubblicamente interrogato sui suoi problemi giudiziari e sul conflitto
d'interessi. Schultz si ribellò e fu accusato dal Cavaliere di non aver compreso
una «battuta ironica». La moglie di Berlusconi, sorpresa a teatro ed
intervistata da Anna Benedettini di «Repubblica», ha confidato un pensiero
che rimanda all'episodio di ormai tre anni fa: anche nella politica c'è «qualcosa
di comico», aggiungendo di essere contro ogni censura. Della quale lei stessa
fu vittima da parte delle reti televisive del consorte quando riproposero un film
di Dario Argento, «Tenebre» (1983), in cui lei aveva recitato. Lo stesso
Argento precisò che in tv fu cancellata la scena in cui la signora Lario urlava
dopo il taglio di una mano.
Fonte: www.adnkronos.com
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Si era cominciato in sordina con il rifiuto del principino di Casa Savoia da parte
dei repubblicani di Destra (come per gli svincoli stradali anch’essi hanno
un’uscita a Sinistra). L’idea che Emanuele Filiberto potesse essere inserito in
una lista elettorale è una di quelle che da sole mostrano la potenza delle
fantasie quando sono prive di sentimento della storia. Nulla vieta in senso
stretto (ovvero di fronte alla legge) che egli possa contribuire alla rinascita od
alla rovina dell’Italia seguendo l’illustre esempio dell’avo Vittorio Emanuele III.
Il buon senso di P. F. Casini («Stavamo scherzando») consente di ritenere
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ridicola ogni ipotesi al proposito non per questioni di principio, ma proprio in
relazione al soggetto, più adatto alle dispute sul campionato di Calcio, anche
se il Cavaliere ritiene la sua esperienza da presidente del Milan campione
d’Europa come una garanzia di successo politico che non possono vantare altri
leader, alleati o dell’opposizione non fa differenza.
Dopo erano venuti due esponenti di estrema Destra, uno dei quali dovrebbe
aver diritto di parola per i cinque anni di carcere subìti a causa di un pentito
che lo accusava di delitti mai commessi. L’altro meriterebbe ascolto per aver
nove figli da mantenere, invocando la regola che Leo Longanesi diceva
inscritta nel tricolore: «Tengo famiglia». Alessandra Mussolini li ha
abbandonati al loro destino, in compenso è stata baciata da Berlusconi. Il
principe Savoia è rimasto ranocchio.
Gelo al Quirinale, si è sentito dire. Però si sono sciolte le Camere. Forse per
surriscaldamento. Firmato il decreto da parte di Ciampi, è scattata
immediatamente la «par condicio» televisiva. L’ha dovuto spiegare lo stesso
capo dello Stato al popolo ed anche al capo del Governo. Il quale pretendeva
altri tre giorni per soddisfare le richieste dei fan che ne reclamavano la
presenza al meteo ed al listino di Borsa. D’accordo con Ciampi si è mostrato il
ministro degli Interni Pisanu, il quale aveva già dovuto frenare gli entusiasmi
del Cavaliere a proposito della repressione di eventuali contestazioni alle
Olimpiadi. Abbiamo cannoni e missili ad alzo zero per sparare contro i
disobbedienti, ha pensato Berlusconi quando con insolita modestia ha messo
davanti a sé soltanto Napoleone. Il mondo è pieno di barzellette su persone
disturbate che si credono Bonaparte, con una mano sul petto, un mignolo
nell’orecchio ed uno scolapasta in testa. Non è fortunatamente il caso italiano.
Non ci facciamo mancare nulla. Sono arrivati anche i cigni reali a morire nel
Mezzogiorno. La Lega pensa a complicità mafiose od a trame mediorientali. Il
ministro Calderoli è stato preso da sconforto campanilistico: «Non ci sono più i
cigni di una volta, quelli che morivano danzando alla Scala di Milano in serate
eleganti di schietta mondanità padana». Anche noi li ricordiamo: Galina
Ulanova era una delle più celebri ballerine che interpretassero l’opera di
Camille Saint-Saëns rappresentata per la prima volta a San Pietroburgo nel
1905. Calderoli resta atterrito dall’idea che senza la Lega la gente si divertisse
a vedere una donna interpretare un cigno. Invece Emilio Fede vede in tutto ciò
la solita manovra comunista. San Pietroburgo non per nulla fu ribattezzata
Leningrado. Quindi pure i cigni artistici dei balletti e quelli reali caduti sulle
nostre terre ben rappresentano il pericolo del comunismo e dei suoi attacchi
all’Occidente. Anche Bertinotti, ha scritto un quotidiano vicino alla famiglia del
Cavaliere, è un cigno avvelenato travestito da colomba.
Sbaglia chi crede che la campagna elettorale di Silvio Berlusconi sia condotta
all’insegna delle battute di spirito. Il Cavaliere non improvvisa raccontando
barzellette. Alterna frasi di scherzo e di scherno ad accuse precise contro
l’opposizione. Se poi alle accuse non corrispondono né verità giudiziarie né
riscontri di fatto, è un problema che interessa una minoranza di persone
informate ma senza alcuna influenza statistica. Dietro il capo del governo c’è
un agguerrito gruppo di “archivisti” che spesso hanno conoscenza diretta
delle cose di cui parlano perché provengono dalla parte che ora denigrano. I
comunisti passati sulle rive berlusconiane applicano nella loro devozione al
capo lo spirito di quelle ferree comunità monastiche che erano le sezioni
comuniste a cui appartenevano, e che in base al principio della «vigilanza
democratica» controllavano tutti.
29/01/06
Bande
Dagli Usa ci guardano con sospetto. Jim O'Neill, uno dei capi della banca
d'affari Goldman Sachs, sostiene che ormai l'Italia conta soltanto per «cibo e
calcio». Se siete a dieta e non v'interessa il pallone, potete cambiare Paese. La
tentazione migratoria verrebbe anche per altri motivi. Il presidente di Telecom
Marco Tronchetti Provera ha detto che in Italia l'estate scorsa c'è stato il
tentativo di scalare non soltanto le banche ma pure imprese come la sua e la
Fiat: «Un grande disegno in cui era coinvolta la politica, un disegno in cui vi
erano al centro dei malfattori». Nell'enciclica papale appena pubblicata è
citato Agostino d'Ippona: «Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si
ridurrebbe a una grande banda di ladri».
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 575
Ritorna sulle scene Daniele Luttazzi. Ai cronisti, sul caso Unipol, ha confidato
di averne già parlato il primo settembre al festival dell'Unità di Milano: «Già
allora esprimevo dubbi sulla compagnia di giro e sui dirigenti Ds che facevano
il tifo, un errore enorme». E conclude: «Se i comici vedono le cose prima dei
politici, forse c'è qualche difetto di analisi». Luttazzi perse il posto in Rai dopo
aver intervistato Marco Travaglio (marzo 2001) sul libro di quest'ultimo,
«L'odore dei soldi» dedicato agli affari di Silvio Berlusconi. Luttazzi e Travaglio
furono denunciati: ora sono stati assolti dall'accusa di diffamazione, e
Mediaset dovrà pagare loro 40 mila euro di spese processuali. Il tribunale
civile di Roma ha stabilito che essi hanno rispettato l'interesse pubblico, sono
stati attendibili, hanno verificato le fonti e sono stati corretti nella forma.
La Giustizia è uno dei tre poteri classici dello Stato con Governo e Parlamento.
Ma le dottrine politiche moderne (dal Settecento in avanti) ne citano un
quarto, quello del tribunale della pubblica opinione che opera mediante i liberi
giornali. Quant'è libera l'informazione italiana?
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Novità editoriale
La rivolta dei marinai riminesi del 1799
Consoliamoci.
Scarlett_johansson_8
Sembra quella storiella raccontata dal comico Pino Caruso. Due amici
discutono, il primo dà del cornuto al secondo. Il quale si difende accusando:
stai zitto, ubriaco. La risposta che riceve è semplice: sì, ma a me domattina la
sbornia passa. Questa volta forse anche l'ubriaco è cornuto e viceversa. E non
sappiamo se a qualcuno svaniscano gli effetti dell'alcool prima che all'altro
tramontino i ricordi dell'infedeltà muliebre.
Secondo Vittorio Feltri, pure il premier Berlusconi si ritrova tra gli azionisti
dell'Unipol. Nulla di male ovviamente in un libero mercato come l'Italia, dove
però tanta varietà finanziaria non c'è se incontriamo dovunque le stesse facce.
Blog di Antonio Montanari su “Stampa.web” 2005-2008, pagina 577
Sandro Bondi precisa: «Si tratta di cose minime, inapprezzabili, ingigantite in
modo abnorme». Ognuno per la propria parte politica smorza i toni, giocando
al ribasso. I cinquanta milioni di euro incassati dal presidente dell'Unipol sono
apparsi «inquietanti» al senatore Lanfranco Turci, ex presidente della Lega
delle cooperative. Domanda: per diventare politicamente pericolosi, a quale
livello debbono arrivare le cifre?
L'on. Sandro Bondi conosce bene per antica militanza comune quei colleghi
diessini ai quali ha offerto un'intesa contro i «poteri forti». La risposta negativa
della Quercia non chiuderà la strada a segrete passeggiate di esponenti
governativi con colleghi dell'opposizione. L'aria che tira è quella che abbiamo
ripetutamente descritto in passato. Il sistema proporzionale alla prossima
consultazione politica favorirà la linea della necessità dell'uno contro tutti in
perfetto stile «parenti serpenti». Non soltanto nella Casa di Arcore ma pure nel
condominio dell'Ulivo. Per stare a galla tutti debbono essere disposti a tutto.
Abbiamo scherzato dapprima ipotizzando Prodi al comando nei giorni pari e
Berlusconi in quelli dispari. Ma quando l'on. Casini ha indossato la severità di
giudizio sull'economia che di solito vediamo svettare sul sorriso beffardo di
Prodi, ci siamo convinti che forse non avevamo sbagliato pensando ad un
governo a targhe alterne fra maggioranza ed opposizione.
Il prof. Galli Della Loggia, il 31 dicembre 2005 nell'editoriale del «Corriere della
Sera», ha scritto che la polemica contro i «poteri forti» rivela «pochezza
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intellettuale» e «primitivismo ideologico» in chi la porta avanti, come «certi
luogotenenti di Berlusconi» ed anche l'on. D'Alema «quando perde la sua
abituale lucidità». Di rincalzo un ex direttore dello stesso quotidiano, Piero
Ostellino, lo stesso giorno nella pagina delle opinioni derideva i politici che
appunto avventandosi adesso contro i «poteri forti» non fanno altro che
confessare la loro impotenza di ieri nella gestione della cosa pubblica, ed
accusava «gli studiosi» di non proporre domande scomode se non pure
pericolose.
Grazie, presidente Ciampi per aver ricordato nel suo messaggio di fine
mandato, il significato della dignità.
Parola che in questi chiari di luna è sempre più offuscata da oscure mire e da
ignobili comportamenti.
Ecco il passo che m'interessa segnalare: «Come presidente della Repubblica
mi sono proposto di esercitare imparzialmente il mio mandato e ho
costantemente rivolto a tutti l'esortazione al dialogo, al confronto leale,
aperto, reciprocamente rispettoso. Come presidente ho voluto esprimere il
senso della dignità di cittadino di una libera democrazia: dignità che è
consapevolezza delle responsabilità del proprio Stato, dei propri diritti, ma
ancor più dei propri doveri».
Irak
Nel 1990 una mostra sulla storia del turismo di Riccione per il titolo prese a
prestito la frase con cui Aldo Fabrizi aveva iniziato un suo telegramma:
«Ricordando fascinosa Riccione». Il catalogo presentò due lavori di Pier
Vittorio Tondelli, l’antologia «Un mare di cose da scrivere, l’Adriatico» ed il
saggio «Cabine! Cabine!» sulle «immagini letterarie di Riccione e della riviera
adriatica».
Nel 1985 Tondelli aveva pubblicato il romanzo «Rimini» e vinto il premio
speciale della XXXVIII edizione del Premio Riccione Ater per il teatro. A
vent’anni da quella data l’editore Guaraldi ripropone antologia e saggio in un
volume arricchito da testi di Fulvio Panzeri (curatore dell’opera) e di altri
autori tra cui Rosita Copioli. La quale nella sua breve pagina racconta il primo
incontro con Tondelli, «questo ragazzo ben educato, ancora quasi un tardo
liceale, ancora un’aria da oratorio», un «viaggiatore letterario» che
inizialmente apparve come un inventore di fantasiose immagini proiettate su
luoghi nei quali lei invece intravedeva i segni della «decadenza di oggi».
Dal borgo
al lido moderno
Dalle ricerche di Tondelli ricaviamo alcune curiosità e notizie. Sibilla Aleramo
aveva visitato Riccione nel 1911 e vi ritorna nel 1947 scrivendo: «Allora era un
umile minuscolo borgo, adesso le vie principali verso la spiaggia arieggiano
quelle del lido di Venezia […]». I prezzi sono «altissimi», ma la metà rispetto a
Cortina. Giorgio Bassani ne «Gli occhiali d’oro» (1958) rievoca l’episodio di
Benito Mussolini raggiunto a Riccione in spiaggia dalla notizia dell’uccisione
del cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss. Un personaggio del romanzo
racconta delle bestemmie del duce e delle sue lacrime che «gli rigavano le
gote». (Era il tardo pomeriggio del 25 luglio 1934, ed i figli di Dollfuss si
trovavano a Riccione ospiti di Mussolini.)
Nel 1957 Guido Piovene descrive in «Viaggio in Italia» il dopoguerra
all’americana, segnalando il matrimonio fra il cosiddetto materialismo
emiliano, l’amore della tecnica e «l’avvenirismo pronto a ricevere nuovi
stampi». Nel 1973 il giallista Giorgio Scerbanenco sottolinea le scene dei locali
notturni riminesi, pieni di giovani, «tutti moderatamente ubriachi, ma che
fingevano di esserlo di più per far chiasso».
Bicicletta,
un’educazione
Tondelli si divertì a documentare la «metafisica» delle navigazioni in bicicletta
da Alfredo Panzini (1907), a Giovanni Guareschi (1941), a Cesare Zavattini
(1961), con una citazione non geografica ma metodologica e storica di Ezio
Raimondi, il grande e celebre italianista di Bologna: «… il ciclista era come un
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marinaio perché aveva una sensazione lenta e diretta dell’aria come un luogo,
come liquidità», quando la bici «era il primo segno della maturità» al pari
dell’indossare i calzoni lunghi, ed era una «educazione allo sforzo» con rigide
regole da rispettare (la salita si faceva soltanto in piedi sui pedali mai
poggiandosi al sellino…).
Tornano i nomi di Pier Paolo Pasolini (al mare a Riccione nel 1930 ad otto anni
con mamma Susanna che scrive inquiete ed inquietanti lettere al marito), di
Filippo De Pisis e Giovanni Commisso, di Raffaello Baldini, Tonino Guerra,
Giuliana Rocchi, Nino Pedretti, per chiudere con Rosita Copioli e alcuni suoi
versi del 1989.
Diagnosi
e profezie
Tutto questo fa da sfondo al volume che s’intitola «Pier Vittorio Tondelli.
Riccione e la riviera vent’anni dopo». Le pagine che riguardano la figura di
Tondelli permettono un approfondimento molto specialistico che però non
impedisce continue derive sulla vicenda socio-economica dei nostri luoghi,
come l’eterno tema del «fuori stagione», lo scontro fra «mito estivo» e «sogno
invernale», per arrivare al «mito stanco» di Mattia Feltri («La Stampa», 21
agosto 2005), alla «stagnazione» certificata da Romano Prodi il 28 gennaio
scorso su Rai3 ospite di Serena Dandini (e noi credevamo che si fosse trattato
di uno scherzo dei cronisti…) ed alla ‘profezia’ dello scomparso Gianni Fabbri:
«Rimini è una città che ha un futuro se non dimentica di essere una città
costruita su ciò che non c’era».
Tutto questo riepiloga Fabio Bruschi, ben documentato anche nelle note. Per
la verità aggiungiamo soltanto che la città d’anteguerra aveva il suo dignitoso
mercato turistico, quindi qualcosa «c’era stato» anche prima delle bombe
annientatrici non soltanto delle case.
Antonio Montanari
27/11/05
Casini
Adesso che si parla tanto di periferie, delle esplosioni sociali avvenute in altri
Paesi europei, e delle minacce che immaginiamo anche per il nostro,
dovremmo fare attenzione a guardare dentro noi stessi per poter osservare
meglio chi ci sta vicino e che tentiamo di allontanare da noi. Siamo tutti
periferici. Nella vita, nel mondo, nella geografia. Nella storia. Siamo spesso e
volentieri anche periferici a noi stessi. Siamo pure meticci. L'importante è
saperlo per non disprezzare gli altri.
Le certezze filosofiche cedono facilmente il passo alla più rabbiosa reazione.
Nel 1764 Voltaire scriveva sugli Ebrei: «Insomma non troverete in essi che un
popolo ignorante e barbaro, che unisce da molto tempo la più sordida avarizia
alla più detestabile superstizione e al più tenace odio per tutti i popoli che li
tollerano e li arricchiscono. Tuttavia non bisogna bruciarli». Grazie per quel
filosofico «tuttavia». Anche questo è Illuminismo, una sua parte soltanto, ma
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comunque una parte. Basta ricordarsene al bisogno.
Il male del vivere sociale è sottile. Marco Valsania su «Il Sole 24 ore» di
domenica 20 novembre ha raccontato «la città fantasma di New Orleans»
dopo il disastro dell’uragano Katrina di agosto: «Congresso e Casa Bianca
cercano di frenare sulla spesa, adducendo il timore di sprechi e piani
inadeguati». La città può ospitare 250 mila persone, ne sono tornate soltanto
100 mila delle 500 mila residenti: «quasi tutti bianchi e benestanti». Però sta
per riaprire lo zoo.
Il ministro Tremonti ritiene che le urne del 2006 non permettano un governo
solido, per cui ha lanciato la proposta di una grande coalizione alla tedesca. Lo
ha seguìto soltanto Follini ovviamente per far dispetto al Cavaliere,
immaginandolo seduto a trattare con Prodi e Bertinotti. Meraviglia che
l'economista Tremonti non sappia come un programma di grande coalizione
alla tedesca sia impossibile nell'Italia che vuol continuare a diminuire le tasse
ed a favorire i grandi capitali. La signora Merkel ha proposto alla controparte
ed al suo Paese tra le altre cose l'aumento dell'Iva, la tassa sui ricchi e
l'abbandono del nucleare. Se a Roma leggessero i progetti della signora
Merkel si accorgerebbero che sono più rivoluzionari di quelli dell'Ulivo, e quindi
lascerebbero perdere la grande coalizione. Alla quale forse si arriverà lo
stesso. Siamo abituati ai contrasti logici. Forse dopo le convergenze parallele
ed il partito di lotta e di governo, avremo le dissonanze incrociate a
circolazione alternata. Nei giorni pari Prodi, in quelli dispari Berlusconi.