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LA TERRA E’ ROSSA, IL SANGUE VERDE

estratti dell’articolo che uscirà sul numero di novembre di “Narcomafie”

Le parole sono importanti, e nel caso di Rosarno è bene chiamare schiavitù ciò che è schiavitù,
razzismo ciò che è razzismo. Lavorare dodici ore al giorno per venticinque euro di paga in nero è
schiavitù moderna, ma è schiavitù; dire che “il bianco è bianco e non può lavorare sotto la pioggia”
è razzismo. Così, ancora una volta, risuonano forti nel documentario gli interrogativi degli
immigrati africani che a Rosarno lavoravano, le loro paure di fronte a tanta violenza e, di sfondo,
una domanda: perché le forze dell’ordine non ci hanno aiutato?

Parole importanti. Eppure, nel mio ripercorrere gli eventi con Segre, alcuni termini sembrano non
tornare;uno su tutti, espulsione. Gli immigrati di Rosarno, ad onor del vero, non sono stati espulsi.
Ma si vuole continuare a far credere vere espulsioni che in realtà non esistono nella speranza che a
forza di costruirle siano percepite come reali. Chiedo così al regista di raccontarmi cosa è stato il
dopo Rosarno, cosa è accaduto dopo le scene degli immigrati scortati nei pullman della polizia.
Il documentario è su questo aspetto incisivo e le testimonianze dei protagonisti mettono in luce
come la gestione dell’immigrazione nel nostro paese resti un groviglio inorganico di disposizioni
nella realtà spesso disattese.

Di Chiara Maritato

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