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L'INCLINAZIONE.

STORIA DI ARTEMISIA E NIVES REPORT GRATUITO


Ciao e grazie per aver scelto di leggere questo report gratuito sul mio libro L'Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives. In questo report capirai meglio chi era Artemisia Gentileschi e avrai un assaggio del libro che parla della sua vicenda-fu violentata da un pittore amico del padre- attorno a cui ruota nel Seicento la volont di Artemisia di non essere dimenticata come pittrice. un libro che partendo da un fatto realmente accaduto e dalla persona di Artemisia, grande pittrice seicentesca, narra, ai giorni nostri, la storia della giornalista Nives, che pensa di scrivere uno scoop inseguendo quello che pensa sia il ladro di un quadro, proprio di Artemisia. Si trover invece coinvolta in una storia incredibile, dove dovr lottare per far emergere il bene ed evitare che il male domini sul mondo. Tutto si rif ad una pozione sbagliata creata da Artemisia tanti secoli prima, che purtroppo ha avuto effetti disastrosi. Nives non sola: con lei un misterioso personaggio, equilibratore tra bene e male e un'altra presenza contro cui dovr lottare. Durante la disputa si affrontano argomenti e personaggi della Storia legati appunto al bene o al male, solo alla fine si capir quale delle due forze prevarr sull'altra. Per iniziare, ecco chi era Artemisia Gentileschi.

Artemisia Gentileschi stata una grande pittrice romana del Seicento, nata in una famiglia dove si praticava la pittura. Il padre Orazio infatti era pittore e solo a lei, e non agli altri figli maschi, insegn i trucchi della pittura, cosa inusuale per l'epoca. Artemisia crebbe senza una madre, infatti Prudenza, la madre appunto, mor che lei era ancora una bambina. Il suo nome purtroppo legato ad un fatto di cronaca che si tramanda fino ad oggi. Agostino Tassi, pittore e amico del padre (collabor anche con lui in alcuni lavori) la violent ma a questo segu (anche questa cosa inaudita per l'epoca) un processo contro di lui. Pi volte Agostino neg la violenza e sugger ad Artemisia di ritrattare, ma lei non lo fece mai. Non lo fece anche se per tutto il processo venne vista quasi come colpevole pi che vittima, sottoposta ad umiliazioni di ogni genere tra cui, cosa gravissima per una pittrice, la cosiddetta tortura dei sibilli con lo schiacciamento delle dita, che poteva compromettere per sempre la sua carriera. Il Tassi alla fine venne condannato, poco dopo Artemisia si spos e si trasfer a Firenze, continuando a dipingere sia in Italia sia all'estero. Ecco di seguito alcuni dei suoi dipinti.

Artemisia e le donne Artemisia per il suo coraggio da esempio per ogni donna maltrattata, vittima di ingiustizie, ma anche per le donne con un talento che possono vedere in lei una sorta di femminista ante litteram, in un'epoca in cui essere donna e pittrice non era certo facile. Artemisia per non trov solidariet femminile nel momento in cui ne ebbe pi bisogno: Tuzia, sua vicina di casa, non la aiut in alcun modo in occasione della violenza che sub. Anche per questo secondo alcuni nei suoi quadri Artemisia dipinge invece proprio questa solidariet tra donne, visibile per lei almeno su tela, se non nella vita reale.

Ed ora ecco alcune pagine del libro, in anteprima gratis i primi tre capitoli.

Buona lettura!

CAPITOLO 1 Nessuno sa quando arriva il momento. Nessuno lo sente, eppure il momento arriva per tutti, prima o poi. E, dopo, si vorrebbe poter tornare indietro, a quando, ignari, si portava avanti la vita di sempre. Non pensiamo mai che possa essere lultima volta. Lultima volta che usiamo un giocattolo e senza rendercene conto chiudiamo per sempre la porta sullinfanzia, lultima volta che indossiamo un vestito, e cambiamo gusti per sempre, lultima volta che vediamo un luogo o salutiamo una persona. Eppure qualcosa dentro di noi ci spinge a voltarci per vedere ancora una volta quel posto, come ad imprimerlo nella memoria in ogni dettaglio, come consapevoli intimamente che tutto pu mutare e il caso pu portarci lontano, sempre pi lontano, e che quello in realt un addio. Cos anche Nives Loi ancora non sapeva che quel giorno sarebbe stato il prima, la linea di confine con cui avrebbe misurato ogni cosa da allora in poi. Non sapeva che quel giorno era il suo ultimo dinconsapevolezza, che stava dando laddio ad un mondo razionale, con le sue regole ferree e indiscutibili, per addentrarsi in un altro universo in cui la ragione centrava ben poco. Camminava verso il centro della citt, verso piazza Fiera a Trento, quando era squillato il telefono cellulare. Cera voluto un po per rintracciarlo nella borsa di tela che teneva a tracolla, ma alla fine aveva risposto.
C stato un furto al Museo dArte le disse, senza un saluto e bruscamente come al

solito, il caporedattore Facci un salto per capire cos accaduto.


Certo, vado subito. Si sa coshanno portato via? No, non si sa. Ti pare che se lo sapessi ti avrei chiamata? tagli corto luomo dallaltra

parte della cornetta.

Nives sospir, rassegnata. Dopotutto, era quello il lavoro che aveva scelto, anche se cominciava a sentirlo stretto. Ma, in quel momento, non aveva tempo per filosofeggiare sulle scelte della sua vita.
Ti richiamo pi tardi disse e attacc.

Cambi direzione e si addentr a passi veloci per un vicolo lastricato di ciottoli, una scorciatoia per arrivare al Museo. Era abituata da anni a quei repentini cambi di programma, ma sempre, quando accadevano fatti del genere, si sentiva ansiosa e fuori posto. Sapeva che la categoria dei giornalisti, e in special modo quelli freelance, non era ben vista da molti e puntualmente saltava sempre fuori qualche tizio pronto ad attaccarla rinfacciandole che i giornali non scrivevano mai la verit. Che ci provassero loro, a fare

questa vita, pensava Nives e a cercare di ottenere informazioni da gente che il pi delle volte ti allontana indispettita. Rimuginando su questi pensieri si trov di fronte allentrata del Museo, dove in un capannello gi si erano raccolti altri giornalisti. Prese taccuino e penna dalla borsa e si avvicin. Attorno a lei tutti attendevano notizie, poich la Polizia ed i Carabinieri non lasciavano passare nessuno. Fuori del Museo sventolava lo striscione color cremisi che annunciava il grande evento di quel periodo, la mostra Larte delle donne con opere di pittrici attive tra il Sedicesimo e il Ventesimo secolo. Lesposizione, aperta da circa un mese, sarebbe stata visitabile ancora per due ed anche quel giorno il Museo avrebbe dovuto staccare biglietti, se quel furto non avesse messo a soqquadro tutta lorganizzazione. Nelle sale, infatti, sintravedevano poliziotti e carabinieri indaffarati a cercare di ricostruire quanto accaduto con i dipendenti del Museo e il misero cartoncino bianco appiccicato allingresso, che informava i visitatori della chiusura temporanea, risultava superfluo: chiunque si sarebbe accorto subito che qualcosa di grave era accaduto. Finalmente la direttrice del Museo, una donna sulla cinquantina in tailleur crema, scarpe a punta con tacco non troppo alto e capelli ramati tagliati appena sotto le orecchie, con una smorfia sul viso, come se si accingesse a svolgere un compito che non le andava a genio, si avvicin alla folla dei cronisti che subito le si fecero intorno con mille domande. Nives tacque, consapevole che la direttrice li avrebbe presto zittiti. Capitava sempre cos, con gente che temeva di vedere infangato il nome di un ente, di unassociazione o di qualsiasi altra realt per colpa dei cronisti.
Signori, un attimo, per favore! disse infatti Lasciatemi respirare e fece un gesto

repentino con la mano, come a voler scacciare uno sciame troppo fastidioso di vespe. Sapete gi, immagino, che c stato un furto questa notte continu mentre i giornalisti scrivevano forsennatamente sui loro taccuini al momento sembra sia stato rubato un solo quadro, ma sono ancora in corso accertamenti da parte della Polizia per capire se altri oggetti siano stati sottratti.
Qual il quadro? chiese uno dei giornalisti.

La direttrice lo squadr da capo a piedi con fare gelido, come chi non abituato ad essere interrotto, prese poi un respiro e disse:
Il gioco dello specchio di Artemisia Gentileschi. Come sono entrati? Qual stata la dinamica? Qual il valore del quadro? chiedevano a

raffica i giornalisti, ansiosi di saperne di pi. Ma la direttrice scroll le spalle: Al momento, tutto quello che posso dirvi tagli corto e se ne torn nel Museo senza fornire ulteriori spiegazioni. Sarebbe stato necessario attendere le forze dellordine, di solito, tra laltro, poco propense a rispondere

alle domande. Nives, che aveva scritto il nome del quadro e quello della sua autrice, si rassegn ad attendere a lungo qualche ulteriore notizia per scrivere il pezzo. Proprio in quel momento squill di nuovo il cellulare che teneva in borsa.
Allora, coshai scoperto? sbrait il caporedattore, impaziente. Solo che il furto stato questa notte ed il quadro della pittrice Artemisia Gentileschi

spieg la ragazza.

E basta? url laltro. E basta disse Nives. Rimani l, e non muoverti finch non avrai scoperto ogni cosa. Poi richiamami che

decidiamo il rigaggio per il pezzo.

Va benedisse Nives, ma dallaltra parte aveva gi attaccato come da abitudine.

Torn a guardare davanti allentrata del Museo, ma ancora non si era affacciato nessuno.
Di questo passo pens non riuscir mai a scrivere un pezzo decente oggi

pomeriggio.

Le attese, e poi la fretta di scrivere per arrivare in tempo, erano parte del suo lavoro ma non per questo le risultavano meno snervanti: temeva sempre di non riuscire a svolgere il compito che le era stato assegnato. Imitando i colleghi, si sedette su uno dei gradini che portavano allentrata, gi pensando, come faceva sempre, allattacco del suo pezzo. Doveva informarsi anche su quella pittrice, sapere di pi su di lei e sulle sue opere, cos da redigere anche un piccolo box a fianco del pezzo principale, che sicuramente dalla redazione le avrebbero chiesto. Non aveva mai sentito quel nome ne aveva idea di quali fossero i temi preferiti dalla Gentileschi o la sua tecnica. Avrebbe dovuto lavorare per cercare di tracciarne un profilo esaustivo ed allo stesso tempo comprensibile da tutti, senza tecnicismi che avrebbero reso difficoltosa la lettura ai non addetti ai lavori. Era ancora immersa in questi pensieri quando un giovane poliziotto raggiunse il gruppo dei giornalisti e subito tutti si alzarono per andargli incontro e sapere a che punto fossero le indagini. Il poliziotto avanzava verso di loro un po impacciato, non doveva essere abituato a trattare con la stampa e chiss per quale motivo avevano mandato proprio un novellino a svolgere quel compito, ma contro ogni aspettativa si dimostr subito disponibile a rispondere alle domande.
Qual la dinamica dei fatti? chiese un ragazzo inviato dal telegiornale, ancor prima che

il giovane rappresentante delle forze dellordine potesse aprir bocca.


Il ladro probabilmente si mescolato con gli altri visitatori, ieri, ed poi rimasto

allinterno del Museo fino a notte inoltrata disse il poliziotto questo labbiamo dedotto dal fatto che non vi sono forzature di nessun genere n allaccesso principale n a quelli laterali, n alle finestre. Inoltre- prosegu- riuscito a non far scattare nessun allarme e nemmeno il custode si accorto di nulla. Solo stamattina poco prima dellapertura del Museo ha notato che il quadro mancava e ci ha subito avvertiti.
Com possibile? incalz una giornalista che era giunta tra i primi davanti al Museo

insomma com riuscito a non far scattare lallarme?


Ci stiamo lavorando disse solo il poliziotto e comunque si tratta di una donna. Una donna? chiesero in molti, sorpresi. S, una donna. Il ladro una ladra fece il poliziotto, senza ombra di stupore nella voce.

Ma quei giornalisti da che pianeta venivano per essere sorpresi che una donna potesse rubare? Anzi, sono uscito proprio per questo. Vogliono che vi accomodiate dentro, la telecamera ha filmato qualcosa. I giornalisti non se lo fecero ripetere due volte e sciamarono in massa verso lentrata, cos anche Nives si trov allinterno del Museo, in un piccolo ufficio, in piedi, a fissare un video che rimandava frammenti sfocati catturati dalla telecamera, senza che per nessun allarme avvertisse che si stava compiendo un crimine.
Purtroppo le immagini non sono per niente nitide, si vede pochissimo disse il capo

della Polizia, mentre la direttrice osservava i giornalisti con fare distaccato e quasi di disprezzo.
Riccardo, fallo partire disse il poliziotto a un suo sottoposto, e il video part.

Limmagine restituita era davvero approssimativa e la donna era visibile solo di spalle. Tuttavia si riconoscevano dei capelli castani scuri, un certo tipo dandatura, un modo dincurvare le spalle dopo un po che camminava. Troppo poco per le forze dellordine, ma non per Nives. Non appena i primi spezzoni erano apparsi sul video, un brivido laveva scossa tutta. Aveva represso a stento unespressione di meraviglia che le si stava dipingendo in volto e poi un urlo quando ne ebbe la certezza. Si era guardata intorno per capire se qualcuno la stava osservando, ma tutti erano intenti a fissare il video con un misto di delusione e rabbia per non aver scoperto nulla di sensazionale da poter raccontare in un articolo. Pareva che quei frammenti non interessassero molto, ed in

effetti a parte il colore dei capelli e la statura, non cerano altri indizi utili per le indagini. Ma lei invece conosceva bene quel modo di camminare, quella tendenza a incurvare le spalle, perfino quella sfumatura dei capelli tra il rame scuro e il nero. Conosceva ogni dettaglio, quei dettagli che invece mancavano a tutti gli altri, perch l, dentro al video catturato dalle telecamere di sorveglianza che non erano servite a nulla, cera la persona che pi le era familiare al mondo. Lei.

CAPITOLO 2 Non sapeva nemmeno quanto tempo era trascorso da quando, come trasognata, aveva lasciato il Museo senza salutare nessuno dei colleghi, o come avesse fatto ad annotare sul taccuino altre informazioni che la gelida direttrice si era decisa a divulgare. Non lo sapeva, eppure queste cose le aveva fatte, ed era stata la sua mano a muoversi veloce sul notes e le sue gambe a portarla a casa, eppure potevano benissimo essere la mano e le gambe di unaltra, poich non ricordava di aver compiuto nessuna di quelle azioni. E allora, perch non poteva essere stata lei a rubare quel quadro, la notte passata, e non ricordarsene? Nives pensava a questo mentre, seduta davanti al computer del suo studio a casa sua-poich lavorando come freelance non si recava in redazione- cercava informazioni su Artemisia Gentileschi. Tutto le appariva ancora come un sogno, tuttavia lei era certa di essersi riconosciuta nelle immagini registrate dalle telecamere, anche se nessun altro tra coloro che avevano assistito a quella breve proiezione pareva averci fatto caso. Comera possibile? Eppure Nives era l, accanto a loro, come mai nessuno laveva associata alla persona intenta a rubare il quadro? Nives era anche sicura di non essere la ladra, ma allora chi era quella ragazza che sembrava la sua fotocopia? Il cellulare posto sul tavolino squill, costringendola bruscamente a tornare alla realt, allarticolo che doveva spedire quanto prima alla redazione.
Allora, novit? disse febbrile il caporedattore dallaltra parte del telefono. S, dunque il ladro una donna ed riuscita a portare via il quadro senza far scattare

nessun sistema dallarme e..


Come se ne sono accorti? Lha notato stamattina il

Chi? Chi se n accorto? sbraitava laltro, senza lasciarle il tempo di spiegarsi. Il custode che Chi ha dato lallarme? Lui disse in un soffio Nives, rassegnata a quella raffica di domande. Sessanta righe, pi un box di trentacinque che spieghi chi era la pittrice e qualcosa del

quadro, tra unora e mise gi.

Anche Nives riattacc, con il cuore in gola e la rabbia per quel modo di fare del caporedattore che non la lasciava mai finire una frase. Si sentiva sempre sotto esame e limpossibilit di formulare una frase compiuta perch continuamente interrotta la frustrava enormemente. Aveva unora per scrivere ma comporre un pezzo di quel rigaggio non sarebbe stato semplice. Aveva pochi elementi in mano, anche il custode aveva rilasciato solo qualche breve dichiarazione poich non aveva ne visto ne sentito alcunch, inoltre le mancava tutta la documentazione sulla Gentileschi. Decise di partire da questultima. Poich il tempo era poco digit Artemisia Gentileschi sul motore di ricerca Google e trov subito alcuni siti darte che parlavano della pittrice. Cominci ad annotare quanto le sembrava pi interessante:

nata a Roma l8 luglio del 1593, figlia di Orazio Gentileschi, a sua volta pittore seguace della maniera caravaggesca e toscano dorigine e di Prudenza Montone, che mor quando Artemisia era ancora piccola. Lunica in grado di dipingere tra i suoi fratelli. Inizi a dipingere giovanissima. Diverse le opere rimaste, realizzate tra Roma, altre citt italiane e allestero. Violentata da un pittore amico e collega del padre nel 1611, ne scatur un processo nel 1612, infinitamente umiliante per Artemisia che venne anche sottoposta alla tortura dei sibilli, ovvero allo schiacciamento dei pollici, particolarmente dannoso per una pittrice. Il gioco dello specchio, il quadro scomparso dal Museo, datava 1612.

Nives butt gi la sua trentina di righe in base a queste informazioni, aggiungendovi anche le parole della direttrice del Museo che aveva definito il quadro unopera dinestimabile valore, frase un po generica che probabilmente avrebbe detto per qualsiasi altro dipinto, ma andava bene per rimpolpare il suo articolo. Nella ricerca per immagini di Google trov anche unimmagine in Megabyte del quadro rubato, quindi di

dimensioni sufficienti da poter inviare insieme al suo testo. Nives si ferm un momento a fissare il quadro, che raffigurava la medesima persona, una donna con i capelli scuri, in parte raccolti dietro ma con ciocche che ricadevano sulla fronte, abbastanza robusta ma non tanto da risultare grassa, abbigliata con una veste dai colori caldi, con oro e bianco che si mescolavano sulla tela, mentre fissava lidentica figura, posta di fronte a lei, che per vestiva con abiti scuri, di un nero lucente. Scorrendo i quadri di Artemisia, era facile capire che quella donna, anzi quelle donne, altro non erano che la pittrice stessa. Nives ne rimase turbata, ricordando quanto le era accaduto al Museo. Era decisa a dimenticare quella sciocchezza-perch tale doveva essere secondo lei-ma la sua mente evidentemente non era daccordo e continuava a ricordarle quella ragazza e quei movimenti identici ai suoi. Guard lorologio, le mancava ancora solo mezzora per scrivere il testo pi lungo, cos si mise subito allopera con quanto aveva. Trov anche il tempo per chiamare il maresciallo dei carabinieri in caserma, per capire se fossero emersi nuovi indizi-e per sapere, naturalmente senza accennarlo, se qualcuno si era accorto della sua somiglianza con la ladra- ma non cerano novit in merito. Cos Nives si mise di buona lena a raccontare ci che era accaduto, senza saper rispondere alle domande pi importanti, e cio perch la ladra aveva portato via solamente quel quadro e perch aveva preso proprio quellopera. Non le pareva possibile che avesse rubato un quadro a caso, anche perch solitamente chi compie furti relativi ad opere darte ne conosce molto bene il valore. Comunque scrisse il suo pezzo, lo rilesse pi volte comera solita fare per controllare se filava bene e infine sped tutto al giornale tramite la posta elettronica. Tir un sospiro di sollievo per esserci riuscita anche quella volta-poich aveva sempre paura di non stare nei tempi- e and in cucina. Prese un bicchiere di the al limone e torn davanti al computer per saperne di pi sulla pittrice. Lindomani, lo sapeva, avrebbe dovuto nuovamente sentire le forze dellordine per capire a che punto erano le indagini e scrivere un pezzo anche su quello, ma chiss se in un giorno sarebbero arrivati in capo a qualcosa. Ripens anche alla ragazza ripresa dalla telecamera, senza riuscire a darsi una spiegazione convincente. Forse, pensava, mi sono sbagliata, ho avuto un abbaglio. Forse mi sono lasciata suggestionare da quella figura che tanto mi assomiglia. Ma il suo inconscio diceva no: non ti sei sbagliata. Nives si costrinse a leggere ancora qualcosa sulla pittrice, una donna che laffascinava per pi motivi, ma poi quellinquietudine la spinse ad uscire, chiudere casa e camminare senza meta per la citt, cos da pensare in pace ma scaricando al contempo lansia per tutta quella faccenda e, inutile nasconderlo, anche un po di paura. Si spinse verso la chiesa di San Pietro, poi fino al Conservatorio, dalle cui finestre uscivano dolci note che invitavano a lasciarsi andare, a non pensare ai problemi della vita, fino al piccolo parco nelle vicinanze. E fu l, anche se in lontananza, che rivide per un attimo, troppo effimero per fare qualsiasi cosa, se stessa che si allontanava. Stavolta ne fu veramente convinta: quella ragazza- scomparsa alla sua vista troppo presto per avvicinarsi e parlarle- era davvero lei, o meglio era una persona identica a lei. Questa constatazione la fece stare meglio per un po: dopotutto ci significava che lei, Nives, non centrava nulla con la sparizione del quadro, che non soffriva di qualche strana malattia o di amnesie che le avevano fatto dimenticare di aver compiuto il furto. Tuttavia, il problema era un altro: chi diavolo poteva essere quella ragazza? E inoltre, quanto

tempo avrebbero impiegato le forze dellordine a collegare lei, Nives, al furto? Chi mai avrebbe creduto che l, in quella stessa citt, esisteva unaltra se stessa? Mentre ragionava in questo modo seguiva, correndo, la strada che laltra se stessa aveva compiuto appena pochi attimi prima, cercando di cogliere qualche indizio per capire dove fosse diretta. Ma tutto appariva come sempre e il parco con i suoi tigli secolari ai lati e gi avvolto dalla luce dorata del tramonto, sembrava non essere in grado di fornirle le risposte che cercava. Molti altri vicoli si aprivano alla fine della stradina di ghiaia che racchiudeva il parco e Nives non sapeva quale seguire. Si ferm un attimo per riprendere fiato, guardarsi intorno, ragionare sulla direzione in cui muoversi. Ma la sua mente non riusciva a concentrarsi, a seguire il filo di un discorso logico dopo ci che aveva visto. Comera possibile che al mondo esistesse una ragazza che in nulla differiva dalla sua persona, che anche da lontano, si capiva, era la sua copia esatta? Nives non aveva sorelle n fratelli, ma era concepibile che avesse una gemella di cui non aveva mai saputo nulla fino a quel momento? Per quanto bizzarro, decise di chiederlo direttamente a sua madre. Forse lavrebbe presa per pazza, ma in qualche modo doveva sapere, venire a capo di quella situazione che la stava facendo impazzire. Digit in fretta il numero sulla tastiera del cellulare e attese.
Pronto? disse quasi subito sua madre dallaltra parte del telefono. Mamma sono io. Nives! Cosa c? successo qualcosa? chiese la donna, avendo percepito subito il tono

dallarme nella voce della figlia. Nives si affrett a negare.


No, no, nulla. Ma devo chiederti una cosa, anche se sembra assurdo o mi prenderai per

pazza. Ti prego rispondimi sinceramente, importante.


Va bene, Nives, dimmi. Mi stai facendo paura ammise la madre. Senti tagli corto Nives Dio mi sembra cos stupido da chiedere Ma dimmi ti prego insistette la madre, apprensiva. Insomma, io ho una gemella? Sii sincera, veramente importante.

La madre tacque per un attimo, poi Nives ud dallaltra parte della cornetta quelli che parevano dei singulti e che invece era una risata trattenuta.

Ma che vai a pensare? Che idee ti vengono in mente? rispose ilare la madre Certo che

no. Ma che ti saltato in testa Nives? disse la madre ridendo.

Senti ho visto una ragazza che identica a me, come lo spieghi? Non lo so. Ma sei sicura, magari lhai vista da lontano e ti sembrato.. S mamma sono sicura, sicurissima. Anche tu se la vedessi mi scambieresti per lei. Questa poi. E perch non le hai chiesto nulla? fece la madre, incuriosita.

Nives non poteva certo raccontarle che tutto era partito dalle registrazioni della telecamera al Museo, che quella ragazza aveva commesso un furto e via discorrendo. Cos disse solo:
Non ho avuto occasione. Ma tu sei sicura.. Di non avere avuto unaltra figlia? chiese ridacchiando la madre Nives, Santo cielo, ti

pare che se avessi avuto unaltra bambina non me ne sarei accorta? O che lavrei nascosto a tutti? E a che scopo poi?
Va bene mamma, devo andare. Fatti sentire. Va bene, ciao. Ciao.

Nives riattacc ancora pi confusa di prima. Dunque quella ragazza non era una gemella sbucata fuori allimprovviso, sapeva che sua madre non le aveva mentito, anche se lei, per fugare ogni dubbio, aveva sentito lesigenza di chiamarla. Ripose il cellulare nella borsa e riprese a camminare senza sapere dove andare, mentre le ombre della sera si allungavano dipingendo di chiaro scuri piazze e vie della citt. Senza saperlo si trov in via Roma dove stava la biblioteca e vi entr spinta da un impulso che neppure lei riusciva a spiegare. Le porte automatiche si aprirono al suo passaggio e dentro le luci soffuse creavano unatmosfera di rilassamento molto invitante, cosa di cui lei, dopo una giornata come quella che stava per terminare, aveva un disperato bisogno. Decise di cercare

qualche libro darte su Artemisia Gentileschi, cos da saperne di pi sulla pittrice, casomai servisse per rimpolpare i pezzi che avrebbe scritto nei giorni successivi. Sal le scale in stile classico che portavano al piano superiore e si rifugi nel settore dei libri darte. Ebbe fortuna. In occasione della mostra che si svolgeva al Museo, infatti, era stato messo in bella vista un volume che trattava proprio delle pittrici nel corso dei secoli e scorrendo lindice Nives trov anche la Gentileschi. Lo prese e, senza intrattenersi oltre tra gli scaffali, scese le scale e torn da basso. Al banco consegn il volume alla bibliotecaria che lo smagnetizz nellapposito apparecchio dopo aver visto la sua tessera della biblioteca. Era il procedimento utilizzato affinch i libri non fossero rubati, perch se i testi non venivano smagnetizzati appena la persona oltrepassava il bancone un dispositivo suonava immediatamente denunciando il furto. Era anche vero che a volte qualcosa non funzionava, ad esempio il libro non era stato passato adeguatamente nellapposita macchina oppure laddetto della biblioteca, specie nei momenti di punta, laveva tralasciato, ed allora quel suono intenso, fastidioso, imbarazzava non poco la persona che aveva richiesto il libro, guardata da tutti coloro che sedevano nel locale come una ladra. Ma cerano altre volte in cui il dispositivo aveva permesso di scongiurare dei furti ed infatti cera sempre qualcuno che pensava di farla franca portandosi a casa un testo gratis. Per Nives tutto fil liscio, il libro le fu riconsegnato dalla bibliotecaria con un sorriso e nessun suono disturb quanti stavano leggendo o studiando nelledificio. Le porte automatiche si aprirono e lei fu in strada. Si stava dirigendo verso piazza Dante quando quel suono la raggiunse. Presa dal panico, bench non ne avesse motivo, si nascose dietro un cespuglio che cresceva nel parco, quel tanto che bastava per vedere e non essere vista. Il suono metallico dellallarme della biblioteca giungeva fin l e non pass che una frazione di secondo perch Nives vedesse sfrecciarle accanto chi cercava, cio se stessa. La ragazza correva trafelata con un libro sottobraccio, ma dietro di lei nessuno la inseguiva. Le forze dellordine non sarebbero riuscite ad arrivare alla biblioteca cos velocemente da impedirle di fuggire e anche se la bibliotecaria per un breve tratto laveva rincorsa, non era poi riuscita ad attraversare la strada per piazza Dante perch il traffico era ancora intenso. Avrebbe chiamato subito la Polizia, ma intanto quella ragazza chiss dove sarebbe sparita. I passanti osservarono per un attimo la scena, senza riuscire a capire cosa fosse successo, dopodich proseguirono come nulla fosse. Nives, da dietro il cespuglio, aveva seguito il suo alter ego con lo sguardo, per poi smarrirlo tra la folla. Ancora una volta laveva perduta e oltretutto doveva andarsene di l e sicuramente non mettere pi piede nella biblioteca, perch lavrebbero confusa con quellaltra. Stava per prendere la stessa direzione quando not a terra un foglio ripiegato che prima non cera e subito lo raccolse. Lo apr con cautela, sperando che lavesse perso la ragazza durante la sua corsa. Era una cartina di Roma e probabilmente il libro che quella ragazza aveva rubato era una guida. Forse sapeva dove rintracciarla, cos inizi a correre anche lei, verso la stazione dei treni. Mentre procedeva domandava a se stessa se tutta quella faccenda non fosse una pazzia ma allo stesso tempo pensava a quanti euro le erano rimasti in tasca e se aveva chiuso casa. Le importava trovare quella ragazza e comprendere la ragione di quella straordinaria somiglianza, ma anche avere loccasione di uno scoop giornalistico, se fosse riuscita a beccare la ladra, anche se poi restava da chiarire che tra loro non vi era alcuna parentela. Fuori dalla stazione una fila di taxi aspettava clienti mentre sulle panchine stava in attesa un gran numero di persone. Nives le guard una per una, ma non si vide in nessuna di loro. Se laspettava. In fondo, laltra

stava sempre scappando per il furto del libro e non se ne sarebbe stata tranquilla su una panchina mentre il treno arrivava. Cos Nives, controllato di avere denaro a sufficienza e passato lultimo momento dincertezza, si diresse alla biglietteria. Dallaltra parte un omino dallaria simpatica le diede il benvenuto.
Buonasera signorina, cosa posso fare per lei? Buonasera. Un biglietto, prego. Per dove? domand lomino. Roma. Ah, Roma, gran bella citt. Se non sono indiscreto, cosa la porta laggi? Amore o

affari?

Nessuna delle due, in realt. Cerco una persona rispose Nives. Ecco qui disse lomino si affretti, il treno arriva tra dieci minuti, oppure c quello tra

unora. Le auguro di trovare chi cerca.


La ringrazio disse Nives buonasera. A lei rispose lomino, e si gir ad accogliere il prossimo cliente.

Nives si spost sul binario indicato. Come sapere quale dei due treni avrebbe preso laltra? Quello che stava arrivando o quello tra unora? Ragionando come fosse una persona in fuga, Nives decise che sarebbe salita sul primo in arrivo e obliter il biglietto. Era inoltre chiaro che alla biglietteria non avevano visto nessuna ragazza con le sue sembianze, altrimenti lomino se ne sarebbe di certo ricordato, essendo che laltra se stessa era sicuramente passata di l appena poco prima. S, era passata dalla stazione, ma senza fare il biglietto. Evidentemente, ce laveva gi.

CAPITOLO 3 Nives era passata trafelata per tutte le carrozze cercandola, inutilmente. Smaniava per incontrare quella ragazza e, allo stesso tempo, temeva quellincontro. Come avrebbe reagito laltra vedendola? Era a conoscenza dellesistenza di Nives oppure no? Nives alla fine si era accomodata al suo posto, certa ormai che laltra aveva deciso di prendere il treno successivo. Mentre fuori dal finestrino si distingueva sempre meno, perch ormai il buio della notte avvolgeva ogni cosa, Nives si chiedeva se lidea di seguire laltra a Roma fosse stata avventata. In fondo, nessuno le dava la certezza che la ragazza sarebbe mai giunta nella Citt Eterna, forse aveva solo casualmente in mano la guida e la cartina di Roma, ma perch allora rubare il libro dalla biblioteca?
Desidera qualcosa, signorina?

La voce di un giovane cameriere che gira tra le carrozze con il suo carrello di bevande e cibi di vario genere la fece trasalire.
Mi scusi fece laltro non volevo spaventarla. No, no, non si preoccupi, ero solo persa nei miei pensieri.

Si rese conto di non aver cenato e di avere fame. Diede unocchiata al carrello, prese un succo di frutta e un panino al formaggio e mentre il cameriere proseguiva il suo giro addent il panino con soddisfazione. Senza che se ne rendesse conto si stava facendo strada in lei una sensazione quasi di euforia per quellavventura fuori programma. Da quanto tempo non la provava? Non lo ricordava nemmeno pi. Presa dagli impegni di studio e lavoro, non aveva avuto pi lo spazio per cose di questo genere, perlomeno per vivere una giornata diversa dal solito tran tran di impegni e doveri. Si disse che, anche se non fosse riuscita a trovare laltra, almeno avrebbe regalato a se stessa un momento diverso, una piccola gita fuori programma. Poi ricord che il giorno seguente avrebbe certamente dovuto scrivere un altro pezzo per il giornale, quindi doveva ripartire da Roma lindomani mattina, appena possibile. Nemmeno il tempo di formulare quel pensiero che il telefono squill. Sapeva gi chi era ancor prima di vedere il numero sul piccolo monitor azzurro del cellulare e si prepar al solito colloquio breve che in realt altro non era che un monologo del suo caporedattore. Sospir rassegnata e premette il

tasto verde per rispondere.


Nives disse ci sono novit? No disse lei ricordandosi di aver telefonato qualche ora prima al maresciallo dei

carabinieri, anche se nel frattempo qualcosa poteva essere emerso.

Per domani senti se c qualcosa di nuovo, che si fa una ripresa fece lui tassativo. Va bene. Ok, ciao. Ciao disse Nives e riattacc.

Anche quando la lasciava parlare, lei aveva poca voglia dintrattenersi con lui. Le sarebbe piaciuto, almeno una volta, capire se i pezzi che scriveva erano buoni, o almeno decenti, ma in anni di corrispondenza le era capitato pochissime volte. Si chiedeva sempre pi spesso se non fosse il caso di guardarsi intorno e scrivere per qualcun altro poich quella situazione stava diventando intollerabile e se da una parte trovava solo il caporedattore con le sue pretese, i giorni sacrificati per scrivere, i sabati e le domeniche che aveva sprecato per seguire un evento, unoccasione da raccontare al giornale, sullaltro piatto della bilancia cera il vuoto, n una frase dincoraggiamento, n un complimento, n un minimo di soddisfazione. Fin il panino e il succo e ricord a se stessa di fermarsi alla stazione centrale, non troppo in vista ma con una buona visuale, per attendere larrivo dellaltra, unora dopo il suo treno. Calcol che sarebbe arrivata a Roma a notte fonda e neppure pens a un posto sicuro dove aspettare il mattino. Lunica cosa che contava era trovare quella ragazza e sbrogliare quella matassa che le sembrava sempre pi assurda. Il treno era piacevolmente riscaldato e nessun rumore disturbava i viaggiatori, molti dei quali gi si erano assopiti. Nives si lasci a sua volta cullare da quellatmosfera ovattata che invitava al riposo, e si addorment senza accorgersene. In sogno rivide gli ultimi avvenimenti, il quadro rubato, il Museo, la ragazza catturata dalle immagini della telecamera, la stessa ragazza identica a lei svanita nel nulla al parco. Laltra camminava velocemente, eppure a Nives era sembrato, anche nella realt, che si fosse volutamente fermata un attimo, un breve istante, per consentire a Nives di vederla. Realt, illusione? Fantasie di una mente stanca dopo una giornata passata a cercare una risposta? Anche in sogno Nives non smetteva di porsi domande, per cui il suo fu un sonno agitato e quando sent la voce dellaltoparlante annunciare che il treno era giunto a Roma, si svegli confusa e stanca e con fatica si costrinse ad alzarsi e scendere per raggiungere un posto in cui fermarsi ad attendere alla stazione. Ricord che laltro treno sarebbe giunto unora dopo e controll per sicurezza lorario sul tabellone. Cera, bastava solo saper attendere. Nonostante lora tarda la gente affollava la stazione e Nives si sent spaesata tra la folla, un po a disagio per non sapere che fare. Gironzol qua e l scrutando le vetrine dei

negozi poco distanti e quella citt immensa che lei non conosceva. Le sarebbe piaciuto avere il tempo per vedere il Colosseo, o la Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, insomma tutti i luoghi da turisti, ma lei non era una turista e non era certo a Roma per una gita. Camminando appena fuori dalla stazione, ad un tratto ebbe come la percezione di essere seguita. Capita a volte di sentirsi addosso lo sguardo degli altri, di intuirlo. A volte pu far piacere, altre d fastidio, in altre ancora fa paura. E fu questultima la sensazione che prov Nives in quel momento, quando dal nulla sbuc un uomo e si diresse a grandi passi verso di lei. Nives si mise a correre, ma luomo era pi veloce e la raggiunse.
I soldi, presto le intim con un taglierino in mano, mentre con laltra le stringeva forte

la gola. Sembrava che nessuno, l intorno, si fosse accorto di quanto stava capitando. Nives tentenn, cerc di gridare, ma la gola era serrata come in una morsa dalla mano delluomo.

Muoviti ripet lultima volta che te lo ripeto e cos dicendo agit il taglierino

stringendo ancora di pi la gola della ragazza.

Nives, i cui occhi iniziavano a vedere solo immagini opache davanti a s, a fatica apr la borsa e non fece nemmeno in tempo ad afferrare il portafoglio che luomo se ne impossess e scomparve. Nives si accasci a terra con la gola in fiamme, il respiro corto e le gambe tremanti. Per fortuna il ladro si era limitato a prendere il portafoglio, anche se sarebbe stata una seccatura dover rifare tutti i documenti. Aveva con s solo 50 euro, ma aveva labitudine di tenere il bancomat in una tasca segreta della borsa, cos nonostante la rapina non si trovava a Roma senza un centesimo. Fece per alzarsi ma la testa le girava e dalla bocca non le usciva pi alcun suono. Lultima cosa che vide fu larrivo del treno da Trento, poco pi in l, mentre contemporaneamente qualcuno si avvicinava a lei per soccorrerla. Poi, tutto fu buio, e Nives pens soltanto che laveva persa di nuovo.

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