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Pu essere una cosa seria il nuovo piano di emergenza di Spinetta Marengo?

Dubbio legittimo se ne
esaminiamo la genesi. Su internet, ancora oggi, possibile leggere la sua presentazione da parte della
Prefettura (prot. N. 144/2015 del 13 luglio 2015) indirizzata ai sindaci di Alessandria, Castellazzo Bormida e
Frugarolo. Prima obiezione: e gli altri Comuni della Fraschetta? Dunque non il Piano di emergenza della
Fraschetta che noi stiamo rivendicando da 40 anni, in solitudine. Ma soprattutto contestiamo: il 13 luglio
stato fissato in 30 giorni il termine per concludere la consultazione sulla bozza. Che a ferragosto sarebbe
dunque diventata definitiva; e malgrado non contenesse neppure tutti gli allegati. Il tutto nel presunto
rispetto di ben tre richiamate leggi dello Stato. Le quali, evidentemente, non vietano che la consultazione
sia escogitata in piena estate, in sordina, a scongiurare osservazioni, scomode soprattutto ad opera di
Medicina democratica, su un Piano pessimo per le popolazioni a rischio di catastrofe industriale.
Stante le leggi citate dalla Prefettura, il Piano sarebbe dunque definitivo al 13 agosto. Il Comune di
Alessandria comunque lha presentato come bozza il 23 ottobre in casa della Solvay, profeta in patria. Alla
assemblea di consultazione popolare, ovviamente, erano accomodati solo dirigenti aziendali e politici,
mentre dei 6.500 cittadini di Spinetta Marengo le presenze si potevano contare sulle dita delle mani. Infatti
la dice lunga che il Piano sia stato illustrato, senza contradditorio, perfino da una persona competente
come la sindaco Rita Rossa, coadiuvata dallaborigeno assessore allambiente Claudio Lombardi, la quale sei
mesi fa aveva tranquillizzato tutti sulla nube tossica scoppiata al reparto Perossidi. Tanto tranquilla era la
situazione che lArkema ha deciso di propria iniziativa di disattivare per sempre quel tipo di lavorazione. Ad
evitare il ripetersi delle trascorse esplosioni con morti e feriti che, fortunosamente, non coinvolsero a
catena gli impianti Solvay. Sarebbe stata una catastrofe, rischio sempre attuale, che il Piano di emergenza
non in grado di affrontare per la sicurezza, lallarme, levacuazione, il soccorso e le cure della popolazione.
Fuori dalla sordina, sottoponiamolo a referendum popolare!

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