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6. Modalita di applicazione Il Kiai viene largamente impiegato in tutte le Arti Marziali orientali. Esso infatti potrebbe essere considerato come la tecnica ideale da utiliz- Zarsi in combattimento, poiché teoricamente consente di raggiungere la vittoria senza aver alcun contatto fisico con 'awersario. Il Kiai é una forza invisibile, un’arma intangibile e letale che uccide senza lasciare tracce. Anticamente il Kiai Jitsu, conosciuto con il nome di Toate Jitsu (I'arte di colpire a distanza) era usato su tutti i campi di battaglia, quasi sempre preceduto dal grido di sfida (Kake Goe). La sconfitta o la vittoria in un duello, oltre che all’abilita mostrata dai contendenti, poteva dipendere in larga misura dalla potenza del Kiai, che essi erano in grado di esprimere. Il Kiai infatti @ il prodotto dell'integrazione di una componente fisica estrinseca (vettore sonoro), con un fattore intrinseco (K/), che definisce in forma palese uno stato d’animo di grande tensione emotiva. Queste due particolari espressioni dello stesso fenomeno energetico, rendono possibile |'utilizzazione del Kiai sia sotto forma dissuasiva, gene- ralmente espressa da uno sguardo intenso e tagliente come una lama @acciaio, che inibisce nell’aversario ogni velleita aggressiva (Kiai silen- zioso), sia nella classica forma offensiva, fisicamente percepibile attra- verso l'urlo che accompagna e supporta un attacco diretto su un bersa- glio prestabilito. Esistono tre differenti modalita d’applicazione del Kiai: prima, durante e dopo I’attacco. Nella prima di esse trova opportunita d'impiego il Kiai silenzioso, impiegato nell’istante preciso in cui l’avversario (Tori) intende agire, ma non ha ancora quantificato l'intensita della propria azione offensiva. In queste circostanze, se le condizioni lo impongono, chi si difende (Uke) pud prendere l'iniziativa del combattimento (Sen No Sen), e antici- pare l'azione aggressiva dell’avversario emettendo un potente Kiai (Kiai di dissuasione o di distruzione). Il grido emesso durante I'attacco é invece la forma pil conosciuta e utilizzata di Kiai, che si applica quando si deve affrontare un awersario ormai impegnato dinamicamente nell'attacco (Kiai di reazione). Lultima modalita di applicazione, che prevede l'esecuzione del Kiai dopo l’attacco, viene impiegata in combattimento solo da pochi speciali- sti, con un esito finale piuttosto incerto. In questo caso il Kiai viene emes- so nel momento in cui I'awversario, reso inoffensivo, ha ormai perso la sua lucidita e concentrazione mentale. 268 Gli effetti che questo tipo di Kiaié in grado di produrre, secondo alcuni risultano pit letali di quelli relativi alle due precedenti forme di esecuzione. Per essere certi di disporre di un buon margine di sicurezza nella pra- tica del Kiai Jitsu, @ indispensabile considerare due parametri di estrema importanza: la distanza e il tempo di esecuzione (timing). II Kiai deve essere “esploso” ad una distanza dall’awversario, che non superi uno o due metri al massimo. Difatti il vettore acustico (grido), con gli squilibri emozionali che pud produrre a livello del sistema neurovegetativo, é effi- cace solo se la sua intensita assume dei valori particolarmente elevati. Per una nota legge fisica, l'intensita di emissione di una sorgente sonora (i), diminuisce secondo l'inverso del quadrato della distanza (r) da essa: i=1/r. Per tale motivo, se ipotizziamo un valore di 100 (1) per indi- care l’intensita di emissione acustica di una sorgente posta a 1 metro i=100/12, se si allontana la sorgente di 2 metri dalla superficie bersaglio, lenergia da questa emessa sara ridotta di 1/4 rispetto alla precedente: i=100/4, 25; se la sorgente acustica verra posta a 3 metri dal bersa, questo verra investito da un’energia pari ad 1/9 del valore iniziale: 100/9 = 14,11. Il Kiai, per essere efficace, deve quindi “colpire” il suo obiettivo da breve distanza, altrimenti gli effetti prodotti sull’organismo umano risulta- no trascurabili. Il timing invece si riferisce all’istante preciso in cui risulta pill proficuo applicare il Kiai. Esso quindi presuppone una discreta conoscenza della psicologia dell’'avversario contro il quale viene indirizzato l’attacco, per individuare correttamente l'istante in cui la sua concentrazione mentale risulta pil debole. Un potente Kiai, eseguito nel momento opportuno, amplifica in modo considerevole le conseguenze prodotte, dallo shock emozionale, sull'e- quilibrio fisiologico dell’organismo umano. 269 7. Kiai Geiko (Allenamento al Kiai) Generalmente un principiante si trova a disagio, quando gli viene chie- ‘sto di eseguire una tecnica di parata o di attacco contestualmente all’e- missione del Kiai. Una sorta di pudore e di imbarazzo sembra ammutolirlo: il grido non esce, quasi fosse bloccato a livelio della gola da un ostacolo pili psicolo- gico che fisico. Ecco allora che un opportuno addestramento, mirato allo sviluppo di un Kiai potente, espressione palese e acusticamente percepibile della energia interiore (Ki), si dimostra particolarmente utile, se non indispen- sabile, per incrementare e stabilizzare il proprio potenziale energetico da indirizzare sul bersaglio. ll Kiai Jitsu pud essere considerato come I'arte di concentrare tutte le energie psicofisiche dell’organismo umano su di un determinato obiettivo, con la ferma volonta di distruggerlo o di sottometterlo. 1 caratteristico urlo che accompagna |’esecuzione di una tecnica di combattimento, 6 innanzitutto l'espressione di un'attitudine spirituale (Shin), e solo marginalmente pud considerarsi come la semplice applica- Zione di ur’abilit& marziale, acquisita con la ripetizione reiterata del gesto tecnico (automatismo). Ciononostante @ possibile conseguire dei risultati significativi seguen- do un opportuno programma d’allenamento, in grado di migliorare consi- derevolmente le modalité di applicazione del Kiai Jitsu. 7.1. Meditazione e respirazione La meditazione e la corretta pratica respiratoria, rappresentano il car- dine fondamentale su cui si basano dottrine mistiche dell'Estremo Orien- te (Yoga, Taoismo, Zen, etc.). Nelle Arti Marziali risultano altrettanto evidenti e quantificabili i benefici che si ottengono dalla combinazione di queste due attivita psicofisiche. Il Kiai Jitsu a sua volta pud trarre nuovo vigore dall’esercizio meditati- vo, e sviluppare quella grande forza interiore (Chi) che trascende i limiti imposti dal solo condizionamento specifico (indurimento offensivo e difensivo), delle strutture organiche utilizzate nelle tecniche di rottura. Per meditare correttamente @ opportuno assumere una posizione assisa a gambe incrociate, con la colonna vertebrale ben dritta, il mento rientrante e le mani raccolte naturalmente in grembo, oppure in ginocchio (Seiza) (foto 7.1) 270 Un metodo semplice di meditazione é quello che impiega la concen- trazione sul respiro, come tecnica per indurre la calma interiore. Tutto il corpo é rilassato e solo nel ventre (Tan Tien) @ presente una discreta tonicita. Cosi decontratti si fissera un punto davanti a noi e distante circa 2 metri. Una volta ottenuta la decontrazione fisica, si cerchera di perveni- re a quella psichica, concentrandosi sui movimenti inspiratori ed espirato- ri del diaframma, senza pensare ad altro. Gli occhi devono essere soc- chiusi, non spalancati. Alcuni praticanti usano chiudere gli occhi per age- volare il processo di concentrazione. Usando un’espressione orientale, si pud dire che il respiro e la mente sono tra loro collegati come il cavallo € il suo cavaliere. La mente viaggia sul respiro come il cavaliere sul cavallo; nell'agitazione il respiro diviene innaturale, facendo perdere alla mente il controlio. Una semplice forma meditativa @ quella di “guardare” con la mente il respiro per “dominarlo”. Controllare la respirazione vuol dire essere in grado di utilizzare il grande potenziale energetico della mente stessa, cioé quella forza inte- riore (Chi) che viene sfruttata solo minimamente nella maggior parte delle persone. Presupposto indispensabile per riuscire nella tecnica @ quello di cal- mare il respiro, contando mentalmente i movimenti di inspirazione e di espirazione. In tal modo sara pit difficile che pensieri estranei riescano a penetrare lo stato meditativo. Questa tecnica sviluppa la percezione inte- riore. Difatti se ci si concentra sulla numerazione del respiro, ricomincian- do a contare tutte le volte che ci si confonde, sara pit facile, con la prati- ca, eliminare dalla mente ogni altro pensiero che impedisce di calmare lo spirito. A questo punto si fissera la propria attenzione su un oggetto o un’immagine particolare, spesso un fiore o un altro oggetto familiare, che sia in grado di turbare meno di altri il riposo dello spirito. Lo stadio successivo alla visualizzazione del fiore, sara quello della naturale concentrazione su di esso, evitando di coinvolgere la volonta in questo processo. Giunti a questo livello si potra andare oltre, cancellando tutto dalla propria mente (sempre in maniera spontanea e non volontaria- mente procurata), e meditare in una profonda vacuita mentale. Foto 7.1 an Una forma pit avanzata di meditazione (Shi Ne) consiste nell’adottare, quale oggetto di riflessione, la mente stessa nella duplice funzione di pro- tagonisia e spettatrice di un’analisi introspettiva della realta. Bisogna immaginarsi la natura della mente come un cielo limpido e terso. Cercan- do di percepire questa purezza, accadra che il soggetto meditante (la mente), avra come oggetto di meditazione la sua immagine, e questo aiu- tera ad evidenziare la natura dei pensieri perturbatori o negativi (odio, invidia, brama, desiderio, etc.). Essi appariranno come nubi nel cielo (la mente), e verranno considerati nella loro transitorieta e pochezza, se paragonati al grande potenziale cognitivo e di saggezza della mente umana. La terza forma di meditazione (meditazione con visualizzazione), pit complessa delle precedenti, pud essere considerata propedeutica delle meditazioni tantriche. Ci si concentra sulla respirazione, che sara pil profonda e lenta del normale. Quando si inspira, si immagina di assorbire una luce bianca in grado di riempire totalmente il corpo. Trattenendo il respiro pili a lungo, si permettera a questa energia purificatrice, che riunisce in sé tutte le qua- lita positive di una mente evoluta, di illuminare e quindi eliminare tutti i pensieri negativi. Quando si espira bisogna immaginare che tutti gli aspetti negativi della nostra mente sono stati distrutti, inceneriti e spiri- tualmente eliminati attraverso un denso fumo nero, che si perde lontano nello spazio infinito. La visualizzazione della luce bianca, che entra nel- lorganismo attraverso le narici, ha anche un positivo effetto psicologico. Difatti essa induce una predisposizione dello spirito a pensieri positivi che permettono di agire, in ogni circostanza, secondo coscienza e giustizia. 7.2. Impostazione della voce La tradizione popolare attribuisce all’energia prodotta dal suono di par- ticolari strumenti, la facolta di intervenire sulla realta fisica delle cose. A tal proposito é sufficiente un richiamo alla distruzione delle mura di Geri. CO, narrato dalla Bibbia, ad opera del suono delle potenti trombe di cui era munito l'esercito di Giosué. E interessante notare inoltre, come la medicina tibetana stabilisca una precisa interdipendenza tra suono ed organismo umano. Per meglio comprendere questa interpretazione ed il nesso intercorrente tra questi due fattori apparentemente discordanti, occorre far riferimento, seppur brevemente, alla fisiologia “umorale” caratteristica di ogni essere umano. Nella scia della tradizione filosofica indiana, anche per i tibetani il corpo risulta dalla combinazione di tre umori: l'aria, la bile @ il flemma. Essi, a seconda della prevalenza dell’uno o dell’altro, darebbero origine alle par- ticolari tipologie umane, vulnerabili ciascuna a specifiche patologie. Nel contesto del pensiero indiano e tibetano, i tre umori corrispondono rispet- tivamente alla mente, all’energia e alla materia, e possiedono caratteristi- 272 che particolari: l'aria € secca e leggera, la bile é calda e il flemma é fred- do, pesante e vischioso. La condizione di salute é la risultante di una equilibrata presenza dei tre umori all'interno dell’organismo, oltre che di un armonico rapporto con la reaita universale, di cui il microcosmo corpo- reo ne rappresenta una parte. Nella concezione tibetana la malattia si instaura, quando i tre umori vengono alterati da fattori che ne mutano il naturale equilibrio omeostatico. L'aria pud aumentare a causa di un’atti- vita mistico-spirituale troppo intensa, la bile invece pud accrescersi per uno scoppio d’ira 0 per un eccesso di attivita sessuale, mentre il flemma pud aumentare a causa di uno stile di vita pigro e poco attivo. | medici tibetani risalgono alle varie tipologie umorali, analizzando la voce umana e la sua impostazione II tipo “aria” si esprime con toni acuti, in modo rapido e a scatti, parlan- do con la lingua stretta tra | denti, e servendosi quasi esclusivamente del cavo orale come cassa di risonanza. II tipo “bile” invece emette suoni aspirati, duri, che salgono direttamen- te dal diaframma attraverso la parte alta del torace. II tipo “flemma” infine parla lentamente, emettendo suoni bassi, sfrut- tando anche la zona addominale. La medicina cinese testimonia invece uno stretto rapporto tra suoni, organi e sentimenti. Ad esempio il suono Chih & posto in rapporto con il cuore ed il sentimento di gioia. Il suono Shang corrisponde invece all'inte- stino crasso e ad un sentimento di tristezza, mentre il suono Chao viene posto in relazione col fegato ed il sentimento dell'ira. Ad analoghe conclusioni giunge anche la medicina Ayurvedica che uti- lizza i Mantra, formule rituali mistiche modulate secondo particolari tona- lita sonore, a scopo terapeutico. Il suono Yam mette in relazione il plesso cardiaco con il sentimento di speranza o di rimorso; Vam sul piano affetti- vo corrisponde al desiderio sessuale e alla vergogna, ed é correlato al plesso genitale; Lam é il Mantra legato alla cupidigia ed anatomicamente corrisponde al plesso sacro-coccigeo; Om infine é la “sillaba sacra’; ed equivale alla visione trascendentale, spingendo I’'uomo verso i sentimenti piu puri ed alla perfetta integrazione tra mondo fisico e mondo spirituale. 273 Recenti studi di neurofisiologia compiuti da Shannahoff-Khalsa hanno evidenziato la presenza di 84 punti caratteristici nella volta palatina, da cui partono altrettanti “meridiani” particolari, sensibili alle diverse intensita e tonalita del suono (fig. 7.1). In base alle risultanze di questa suggestiva teoria, tali punti sono in grado di procurare consistenti modificazioni a livello psichico, nel caso in cui la lingua li tocchi secondo sequenze determinate. Essi infatti risulterebbero connessi con I'ipotalamo, e lo sfregamento della lingua, attivandoli, ne stimolerebbe la funzionalita specifica che, come é noto, condiziona i|_nostro comportamento istintivo-affettivo e i nostri stati mentali. La voce umana é il vettore sonoro attraverso cui il Kiai si esprime materialmente. La corretta esecuzione della respirazione ventrale, durante la pratica della meditazione, favorisce un naturale sviluppo della potenza delle corde vocali. Un esercizio interessante, in sintonia con la pratica terapeutico-medi- tativa della medicina ayurvedica permette di modulare l’intensita dell'e- nergia interna e di conosceme le reali potenzialita applicative. Esso con- siste nell'effettuare una serie di protonde espirazioni addominali, emet- tendo un insieme di suoni particolari attraverso le labbra socchiuse. Que- ste emissioni acustiche mono o bisillabiche, vengono utilizzate dagli Yogin per propiziare una stato di profonda quiete e di equilibrio interiore. ‘Om (suono cosmico) pone in vibrazione la parte superiore della gab- bia toracica e la base della gola; Your produce una vibrazione nella parte alta della gola; Phrem fa vibrare la cavita toracica mediana; Sam infine genera un suono che impiega la cavita nasale come cassa di riso- nanza acustica. Anche la pratica taoista dell'autoguarigione, attribuisce grande importanza all’emissione di suoni particolari, le cui vibrazioni entrano in sintonia con le principali funzioni organiche del corpo umano, secondo le seguenti relazioni: suono dei polmoni (Sssss); suono dei reni (Houuuu); suono del fegato (Shhhh); suono del cuore (Hawww); suono della milza (Wouuu); suono del triplice riscaldatore (Hiiii Lurlo del Kiai @ invece un grido breve e potente, che esprime l’energia accumulata e pulsante nel Tan Tien. Esso deve essere esplosivo ed origi- nare dal profondo dell’essere, e non rappresentare soltanto un suono gutturale, prodotto dall’espirazione forzata attraverso l’'apparato fonatore. \I Kiai rappresenta un istante di grande tensione in cui esprimere tutta la potenza del Ki, sia attraverso I'intensita del grido, sia con uno sguardo acuto e penetrante, contraendo la muscolatura addominale e proiettando con forza in avanti il Tan Tien. Trascorso un congruo periodo di tempo, dedicato alla meditazione ed alla corretta esecuzione della respirazione addominale, si scegliera un luogo appartato in cui allenare i! Kiai, per evitare il pericolo di essere disturbati inopinatamente dalla presenza di persone estranee, non in grado di comprendere il significato di questa pratica. 274 Lesercizio principale consistera nel fissare lo sguardo su un oggetto posto non troppo lontano (1 0 2 metri), verso cui indirizzare un grido breve e potente, che rappresentera il vettore energetico che focalizzera sul bersaglio la totalita delle nostre energie psichiche (fig. 7.2). Ogni seduta di Kiai Geiko comprendera non pill di 5 0 6 serie di 3.0.4 ripetizioni ciascuna, in cui il Kia/ verra utilizzato non solo nella sua espressione fisicamente percepibile (perturbazione sonora), ma anche e soprattutto con l’intenzione di convogliare e concentrare su uno specifico obiettivo nello stesso istante, la carica di aggressivité che lo supporta e lo spirito di determinazione. Di regola il grido che esprime fisicamente il Kiai ha tonalita ed intensita differenti, che variano sia da persona a persona, sia in relazione alle modalita applicative prescelte. Yah, Ssia, Hei, Yo, Toh , etc., rappresentano suoni che generalmente esprimono il Kiaie che, nella loro brevita espressiva, manifestano ed attualizzano la potenza esplosiva del Ki. In allenamento non @ consigliabile eseguire un numero troppo elevato di serie di Kiai perché, sollecitando in maniera eccessiva l'apparato fona- tore, oltre a compromettere la funzionalita (afonia, polipi alle corde vocali, etc.), si tlasforma una pratica marziale dalla connotazione misteriosa ed imperscrutabile, in un semplice esercizio di routine. \l Kiai Jitsu @ quindi un aspetto dell’arte marziale, che trascende i limiti impostigli dalla pratica di palestra. Nel Dojo infatti esso @ utilizzato in pre- valenza per allenare lo spirito di decisione, e solo marginalmente e in rari casi viene studiato in profondita, considerando quegli aspetti pi. marca- tamente esoterici che ne contraddistinguono l’essenza originale. Purtroppo l’irreversibile trasformazione dell’Arte Marziale (Budo) in sport di combattimento, se da un lato consente ad un numero sempre maggiore di praticanti di fruire degli indiscussi benefici che essa pud dare, dall’altro ne decreta linesorabile estinzione. E il Kiai Jitsu non fa eccezione. ME oe 4 fo (/ lf | wa Gi \ LN ~ Ciononostante é possibile, anche se in casi particolarmente rari, che leffetto del Kiai sull’organismo umano possa provocare in soggetti strut- turalmente predisposti (neurolabili, nevropatici e cardiopatici), la morte per sincope o per infarto miocardico. E cid senza dover scomodare ipote- si fantasiose e suggestive, che ad un‘attenta analisi si dimostrano scienti- ficamente tutt’altro che attendibili. Draltra parte é anche vero che una forte concentrazione mentale, che contraddistingue lattivita marziale di alcuni grandi esperti giapponesi di Kiai Jitsu, amplifichi in modo significativo gli effetti prodotti dal Kiai sull’e- quilibrio psicofisico di chi lo subisce. 267

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