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Progetto1/A le segrete 26-11-2008 12:31 Pagina 1

20DANGELO06

Massimo Petrini
Progetto1/A le segrete 26-11-2008 12:39 Pagina 2

“ Andare oltre,
nell’altro lato delle cose,
varcare quella sottile linea
che separa idealmente,
ma anche unisce,
ogni polo con il suo opposto,
dal cui incontro/scontro nasce,

si rivitalizza e si perpetua l’energia.
Massimo Petrini

Redattori: Ecce ovo, 2007


numero Giorgio Lodetti Radici, 2008
Giovanni Serafini Le colonne, 2007

23 Collaboratori:
Aldo Benedetti
Mostra personale
Libreria Bocca
Donatella Bertoletti Galleria Vittorio Emanuele II, 12
Andrea Bondanini Milano
Maurizio Bottoni 8/28 gennaio 2009
Gabriella Brembati
Grazia Chiesa
Franco Colnaghi
Gianluca Corona
Sara Fontana
Angela Govi
Emanuele Lazzati
Alberto Mari
Cristina Muccioli
Mariacristina Pianta

Dangelo
Roberto Plevano
Stefano Soddu
Fotografia: tecnica e arte di tale di cosa vera o fittizzia rie-
Testata di: riprodurre immagini da cui vocata dalla memoria, volti
Sergio Dangelo verranno tratte positive o interpretati da Petrini.
rati. 1)
proposte ritratti magicamente elabo-
per il “nuovo Melzi Mantide: figura dal corpo
Quarta di Copertina opera di: snello maniacalmente inter-
Andrea Cereda di italica lingua”
Immagine: figura dei corpi pretata da Dangelo e attual-
esteriore o interiore percepi- mente, non ritratta da Petrini.
1) = vedi Petrini
In copertina: ta mediante la vista o gli altri
“Cronotopo” opera di Massimo Petrini sensi, rappresentazione men-

Editoriale Siamo presenti presso

6° SESTO ART GALLERY - Barbara Tamburro GALLERIA FORNI - Silvia Schiavina


Nasce dalla volontà sempre maggio-
re di promuovere la giovane Arte
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VIA SCUDO DI FRANCIA 2 - 37121 VER VIA FATEBENEFRATELLI 13 - 20121MILANO
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Progetto1/A le segrete 26-11-2008 16:02 Pagina 3

Le ultime voluttà di
Ettore Greco
Tre teste n.1, 2008

Rosso che tendeva Traiana: è la “Debacle”, mille


alla fluidificazione gessi distesi su una superficie

il….Rodin Hood patavino


della materia, a di trenta metri quadrati
farne veicolo che narrano di una stri-
istantaneo, quasi sciante umanità prigio-
fotografico, niera della propria volut-
di esterrefatto tà, apoteosi disgregativa
È stato entusiasmante osservare l’espres- stupore (non a di una carne che si con-
sione di Ettore Greco di fronte alle statue caso Rosso dedi- torce implorante una
equestri del Mochi in occasione della sua cò gli ultimi anni sacralità annegata in
visita a Piacenza, apprezzarne l’acume con di vita soltanto a una ossessiva e folle
cui distingueva la posa vibrante e barocca fotografare le sue sensualità. Quei corpi
di Alessandro dalla ingessata maestosità opere). Greco è aggrovigliati e deformati
di Ranuccio, interpreti di un democratico un moderno ricordano una scena
revisionismo della funzione scultorea in “Rodin Hood”, dell’Inferno dantesco,
cui già si manifestano le inquietudini della “ruba” alla “ricca” come La porta
modernità. Greco è figlio di Rodin, avver- e abusata statuaria dell’Inferno di Rodin, ma
te la stessa ansia di esprimere la contrad- commemorativa per non trasmettono mes-
ditoria grandezza dell’uomo, di scolpirne donare alla scultura saggi plastici di sofferta
dannazione e riscatto nello sforzo miche- “povera”, che non moralità, bensì hanno la
langiolesco di uscire dai profili del finito, vuole coprirci di retori- disperata leggerezza de
divincolarsi dai limiti della materia, alla ca, ma svelarci un Le foglie morte di
ricerca di una spiritualità violentata dalla mondo comune di pul- Prévert lstruggente
costrizione della carne. sioni e passioni: è un volontà di dettarci le
Contorsioni di corpi impegnati a liberarsi ambizioso progetto di loro ultime volontà, di
della pelle come serpenti che si adattano rivelazione della figura donarci un soffocato e
alle stagioni della vita, prigionieri di un’os- umana, di “trasfigura- liberatorio testamento,
sessione che ci rende avventurieri mutila- zione alla rovescia”, in comunicarci come “le
ti di un’apparizione breve e sacrilega, cui prende forma la tragica foglie morte cadono a
come l’uomo di Melbourne di Bacon, impotenza di un riscatto, di sottrar- mucchi, come i ricordi e i rim-
guerriero sconfitto avvolto da un urlo si agli incontenibili e oscuri istinti della pianti” e “il mare cancella sulla sabbia i
soffocato analogo a quello dei Papi di carne, alla condanna di un destino con- passi degli amanti divisi”… Anche Greco,
Bacon. tradditorio, urlato con la stessa intensità come Arturo Martini, si è sottratto a
Greco sa davvero interpretare le sensua- del capolavoro di Munch. L’ultima gran- ogni retorica, facendo di ognuno di noi
li dissoluzioni baconiane raggiungendo diosa opera del Nostro oscilla tra la sto- un “Palinuro”, attento timoniere dei sen-
esiti straordinari di un “espressionismo ria della Cristianità scolpita nel portale timenti più urgenti e segreti …
scultoreo” che è conseguenza evolutiva della cattedrale di Reims e l’esaltazione
di quell’ “impressionismo” alla Medardo trionfale della paganità della Colonna Aldo Benedetti

Tempi moderni
dai personaggi delle mie sculture. I loro che regala una grottesca illusione di gio-

Paolo Schmidlin
volti sono presi dalla strada, dai locali not- ventù, la moda ammiccante e banalmen-
turni, dai polverosi salotti di un’anacroni- te seducente, l’oblio delle sostanze stupe-
stica nobiltà agonizzante. Oppure dagli facenti, dell’alcool e del sesso compulsivo,
ambienti volgari i del cosiddetto “jet-set”, diventano tutti palliativi per dimenticare il
dai “foyer” dei teatri o dai locali equivoci “grande vuoto” che ci attende. Fragili
del sesso a pagamento. Spesso sono argini al panico. Ma c’è sempre un
anche ombre riemerse dal cinema holly- momento in cui la realtà si ripresenta in
Paolo Schmidlin è stato recentemente al woodiano con le sue dive dall’alone mor- tutta la sua raggelante verità. E’ in questo
centro di una movimentata e scandalosa tifero. Da questi volti imbellettati traspare momento inatteso e destabilizzante di
polemica innescata da alcune opere pre- il tormento che logora il fragile ego del- “presa di coscienza”, un istante che è
sentate a una mostra milanese, tra cui il l’uomo moderno e la malinconia che lo quasi una vertigine, che amo raffigurare i
suo irriverente Miss Kitty, censurate (!) coglie quando avverte la propria debolez- miei personaggi. La scultura L’ingegner
appena dopo l’inaugurazione, con relativo za e la propria dannazione. Come dispe- Prinetti può essere un’opera emblematica
(masochistico) annullamento della mostra rata reazione al terrore di vedersi scom- a tale proposito.
stessa. Le sculture di Schmidlin non passa- parire, c’è il tentativo di rinforzare un’indi- Questo ingegnere di mezza età (simbolo
no certo inosservate – pensiamo tra l’al- vidualità che rimane comunque vacua ed peraltro di una sorta di schizofrenia con-
tro alla provocatoria e divertente Porno effimera; è così che la chirurgia plastica temporanea) cerca di riscattare un quoti-
Queen, sicura bestemmia per gli integrali- diano grigio e frustrante con scintillanti
sti della monarchia britannica – sia per nottate da Drag Queen, all’insegna di una
vivacità espressiva e cromatica che per la trasgressione a buon mercato. Ma viene
scelta dei soggetti, sempre in grado di tur- ritratto proprio nell’ attimo di agghiac-
bare le zone più oscure e contrastate ciante lucidità in cui l’euforia svanisce;
della nostra coscienza. Nello spirito di crudeli luci al neon dissipano le inganne-
questo giornale di dare voce ai veri pro- voli penombre della discoteca, e si ritro-
tagonisti dell’arte, inseriamo di seguito un va solo con se stesso, con le sue paure e
interessante scritto di Schmidlin stesso il trucco che comincia a disfarsi. Il suo
che spiega con grande chiarezza e onestà sguardo attonito è uno sguardo interiore,
i suoi punti di vista sulle sue creature di che prende atto dei propri limiti, della
fantasia ispirate a scomode realtà. Nessun propria transitorietà; in un solo istante
critico può essere migliore interprete realizza che il tempo è passato, le aspet-
dell’autore stesso, quando questo sia in tative sono restate inappagate e i sogni di
grado di fare egregiamente anche… il felicità definitivamente accantonati.
mestiere di critico, come in questo caso. Da protagonista spensierato diviene
G. Serafini spettatore della sua stessa esistenza e del
suo vano affannarsi. “Les jeux sont faits”.
L’inevitabile solitudine dell’essere: è una Quello che resta è solo una maschera
delle problematiche più evidenti nel grottesca di infelicità.
mondo contemporaneo. Vorrei che que-
sto disagio interiore venisse comunicato

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Ingegner Prinetti, 2007
Progetto1/A le segrete 26-11-2008 13:04 Pagina 4

Elena
Monaco
l’uomo sta sulla croce del suo corpo
la testa accasciata, trafitta dalle profonde
spine della sua corona di pensieri
Paul Valéry

“Grafite. China. Gomma. Lametta.


Bisturi.” Sembrano ordini di un chirurgo
in sala operatoria più che didascalie delle
raffinate opere di Elena Monaco. L’artista
torinese - liceo artistico e accademia ove
nel disprezzo del figurativo non si insegna
più a scolpire e a dipingere - viene inizia-
ta all’astratto. Gusto innato e dedizione
appassionata la convertono a un prodi-
gioso stile classicheggiante, consentendole
di realizzare opere eccellenti impostesi al
premio Cairo-Arte per la grafica e nello
stesso anno all’altrettanto prestigioso
riconoscimento Faber-Castell, avvincendo
per eleganza formale, originalità tematica schermo inutile all’abbandono di un pian- te appendici nella remissiva decadenza dei
e qualità dei suoi lavori, disegni, tecniche to, carezza su di un corpo amato, signifi- vecchi. La Monaco racconta la commedia
miste, oli e incisioni da liberatorio grido di cante reperto di disumane fatiche, insi- tragica della vita e non teme la morte, ne
esultanza: l’arte è tutt’altro che morta! La nuante strumento di piacere, forza accetta l’idea con fatalistica razionalità pur
credono tale solo i deboli di giudizio e gli maschia prevaricante, venose abbandona- avvertendo in se stessa l’innata avversione
ostinati modaioli che, tentan- istintuale all’estremo passaggio, rifacendosi
do invano di affossarla, si pre- a una Pachamama, Gea o Grande Madre
sumono scaltri nell’inseguire che nutre il mondo di cui noi siamo forse
le più bislacche facezie che un cancro che perniciosamente si ripro-
nulla hanno a che vedere con duce. Elena Monaco ha una visione della
l’autenticità della creazione fine dell’esistenza ispirata al mistero delle
artistica. Centralità essenziale «grandi teste di pietra dell’isola di Pasqua
ed eccelsa dei lavori di Elena che - dice - sorridono e guardano il nulla».
Monaco è il corpo umano, Approderemo alla nostra isola di Pasqua?
pretesa somiglianza di Dio e L’amore per l’arte è in fondo ricerca per
potenzialità blasfema, prota- ritrovare se stessi nelle intuizioni dell’auto-
gonista di dannazione in assi- re; è il tentativo seducente di consolare il
dua lotta con l’anima, tronco- nostro spaesamento di spoglie vaganti
ne di carne tormentato da senza risposte, incamminate verso l’oscu-
cupi pensieri, enigmatica rità, in attesa di un Dio che si accorga del
espiazione di colpe di cui nostro sgomento.
non conserva memoria. «Ho
voluto rappresentare - dice la Giovanni Serafini

Lucio Fontana
Monaco - l’“irrapresentabile”
attraverso la cosa più rappresentata nei
secoli, il corpo, per trasmettere sensazioni di Emilio Scanavino. Prima che il glaucoma
intristisse la sua chiaroveggenza, il coeta-

a Genova
tuttora oscure per la scienza: amore, rab-
bia, violenza, crudeltà, sensazione del limi- neo ancorché connazionale Borges definì
te, terrore, pulsione a trasgredire.» E la quei tagli: morsi canini su velluto, laceranti
scommessa era riuscire a farlo in forma implosioni delle tele, sottili verginali ime-
classica, la più difficile poiché con essa si nei. La mostra annovera ogni sorta di
sono misurati i più grandi. Il nostro rap- “ambiente spaziale”, nonché la ricostru-
porto con il corpo, massa di carne sensi- Nessun imperativo estetico aveva mosso la zione di elementi tecnici esposti a
bile, stupefacente contenitore di ossa ten- mente e la mano di Lucio Fontana, fuorché Triennali milanesi, le “nature” folgoranti
dini muscoli umori crudelmente predesti- la peculiare autonomia espressiva in luce e colori nella cappella doganale
nato allo sfacelo, non è mai sereno né armonia con le mutazioni del- del Palazzo, e infine le sequenze
quieto. Né lo è il corpus delle fascinose l’arte, della cultura e della fisi- della “fine di Dio”, in ottempe-
immagini di Elena Monaco che, a dispetto ca del Ventesimo secolo. E’ ranza alle sensazioni spaziali
dell’armonia delle forme e della loro quanto emerge tra gli oltre l’universo e determi-
suprema quanto transitoria bellezza, raffi- spazi barocchi di Palazzo nante dalle evoluzioni
gura personaggi in spasmodiche contor- Ducale, in una Genova supreme della fisica e
sioni dentro invisibili camicie di forza (con- rinnovellata che tributa dell’astronautica.
venzioni ipocrite, superstizioni, sopraffa- il suo plauso all’artista Quest’uomo rude e
zioni violente) o costretti da cortine di filo che tanto prediligeva la virile, nato alla soglia
spinato, imprigionati in reticoli di camere Liguria, con una rasse- dell’infinita Pagatonia
della morte, protesi in disperati tuffi preci- gna a tutto campo, andina – il limite del
piti nel tentativo di sfuggirvi o serrati in dalle involute cerami- pianeta terra – andò a
avvinghianti amplessi in cui soffocare il che di Albisola del morire in un borgo
senso acre del peccato. E insieme al lin- primo periodo opera- lacustre di Lombardia,
guaggio dei corpi, trionfo della creazione e tivo alle fenditure che un buco incastonato
raccapricciante promessa di putrefazione, l’anno reso celebre, nella suggestione spazia-
il terribile linguaggio delle mani: dramma- mutando dal provocato- le della catena delle Alpi.
tici viluppi di dita serrate in incarnazioni di rio Dadaismo di Tancredi Emanuele Lazzati
angoscia, rapaci prese grifagne, artigli che Parmeggiani e dalle ingenue
affondano nella carne eccitata di amanti, trasgressioni delle Tramuture
4
Concetto spaziale
La fine di Dio, 1963
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Beatrice Minda ra risuona la domanda: chi

Innenwelt //
sono io?
E ogni volta che abbiamo la

Inner world
sensazione di sentire questa
domanda, segue inevitabil-
mente anche “chi siamo
noi?”. Perché il singolo senza
la collettività non esiste e le
La fotografia di interni è un genere ricor- stanze sono luoghi dell’ap-
rente nella fotografia contemporanea. partenenza, dell’identità e
Che sia il luogo del disagio o lo specchio della sua definizione a scapito
dell’identità sociale o della vita individua- di tutto ciò che è fuori.
le, le stanze abitate veicolano il ritratto di
chi le abita, anche – soprattutto - quando Giulia Zorzi
la persona stessa non è presente nelle
immagini.
In questa presenza dell’assente risiede In esposizione
una particolare qualità dei lavori di all’Associazione Culturale
Beatrice Minda, tedesca di origine rume- MiCamera
na, che con questo lavoro esprime la Via Medardo Rosso, 19 - MI
ricerca delle proprie origini e della pro- info@micamera.com
pria identità.

Enrico
Il progetto tratta un tema estremamente
attuale quale l’identità del popolo rome- licenziare le proprie opere solo dopo una

Della Torre
no e lo affronta presentandoci 30 imma- lunga ponderazione. Non si pone dunque
gini di interni scattate tra il 2003 e il 2006, un reale contrasto, se non nella direzione
quando l’artista ha visitato appartamenti di una sua possibile sintesi, intesa come
di rumeni prima in patria e poi all’estero esaltazione di quelle soste che sono pre-
(in Francia e in Germania). senze indispensabili in un cammino con-
Diviso in tre sezioni, Interni in Romania – dotto in perenne tensione. Non è una
Interni borghesi in Francia e Germania – scoperta. Già Roberto Tassi aveva indivi-
Interni di abitazioni dei lavoratori migran- «L’antitesi naturalismo-astrazione affiora duato nell’ossimoro, un artificio letterario
ti in Francia, è stato pubblicato da Hatje come una costante nel percorso umano che concilia termini opposti, l’essenza
Cantz nel 2007 e sarà in mostra da e professionale di Enrico Della Torre. dello stile di Della Torre, fin dai suoi esor-
MiCamera da metà gennaio a fine febbra- Questi due concetti in apparenza opposti di intorno al 1954. Anche Antonio Pinelli,
io. Una serie di stanze in cui le persone sono stati il motore di una creatività ori- in un testo dedicato all’artista nel quale
non compaiono mai. ginale, alimentata dall’energia e dalla sen- cita molte frasi di quest’ultimo tratte dai
Comune a tutte le immagini è la luce, che sibilità dell’artista e vivificante l’intera sua Taccuini, evidenzia come la pittura di
le pervade e le carica di un’atmosfera opera. Della Torre è pienamente consape- Della Torre viva “sul filo sottile di un equi-
quasi soprannaturale che ne sottolinea il vole di tale contraddizione e mi è parso di librio teso fra due polarità opposte [...]
carattere feticistico, colorandole di un’au- ritrovare questa consapevolezza in due Ecco perché si accampa esattamente a
ra di solitudine spettrale. sue frasi che ho estratto e accostato: due mezza strada tra visibile e invisibile, sogno
Nelle stanze visitate, l’attenzione dell’arti- affermazioni perentorie e contrapposte, e realtà, natura e astrazione, come hanno
sta si concentra sui particolari che espri- perfettamente intuito quei critici come
mono e in qualche modo vogliono pre- Roberto Tassi, Claudio Olivieri, Vittorio
servare la cultura di appartenenza. Sereni, Elena Pontiggia, Walter Guada-
Nel caso delle abitazioni all’estero cerca- gnini, che hanno di volta in volta parlato
no di dare la sensazione di patria, anche di “equidistanza tra naturalismo e astra-
se poi mancano di un preciso, concreto zione”, di “razionalità lirica”, di “figuratività
riferimento alle persone che le abitano, dell’invisibile”, di “geometria del senti-
perché l’artista non è interessata a docu- mento” di conciliazione tra “esprit de
mentare il destino individuale, una storia géometrie” ed “esprit de finesse”.
in particolare.“In questa stanza è racchiu- Pervenire ad una sintesi degli opposti,
sa tutta la mia vita” sembra dire ciascuna fondere essere e divenire, razionalità e
immagine. sentimento, solarità diurne e incubo not-
Le abitudini e lo stile di vita si condensa- turno: questa è l’essenza della sfida che
Dall’interno all’esterno, 2008
no in questi interni. Della Torre affronta ogni qual volta si
Guardando le immagini di Beatrice Minda in cui è possibile individuare una delle pone di fronte alla tela o alla lastra [...]”».
si ha l’impressione che si tratti di stanze chiavi di lettura del lavoro dell’artista cre-
abbandonate, perché sono fortemente monese e forse anche della sua persona- Sara Fontana
ancorate al passato, nell’arredamento, lità.“Io sono un pittore di tensioni” ci dice
Dal catalogo della mostra Enrico Della Torre
nello stile, nell’atmosfera. molto del suo carattere e dell’impulso “Prove” 20 dipinti e 20 incisioni acquerellate
Il mezzo fotografico, nella sua capacità di inarrestabile e sperimentale della sua 1980-2008, a cura di Sara Fontana
immortalare e quindi in qualche modo ricerca. È lui stesso a svelare un desiderio Galleria Daniela Rallo, Cremona
mummificare ciò che esiste, crea una con- di trasporre nelle incisioni e nelle tele
dizione in cui passato e presente coesi- quelle sensazioni impercettibili di spazio, Paesaggio, 1992
stono parimente congelati e colloca que- tempo e dinamicità che scatu-
ste immagini in una dimensione fuori dal riscono dalla natura e con-
tempo. traddistinguono il territorio
Beatrice Minda ha parlato a lungo con le dell’astrazione. Ma mi sono
persone che abitano in queste stanze. annotata anche “Nella vita
Anche se le camere tacciono, non sono contano le pause”, dove “nella
mute. Ci danno dei segnali. Non possono vita” certamente sottintende
raccontare la propria storia, ma ci sfidano “nella pittura e nell’incisione”.
a motivare la loro presenza. Questa affermazione, al con-
La nostalgia sembra essere il comune trario della precedente, riflet-
denominatore di queste immagini; nostal- te la convinzione che l’arte
gia di un passato migliore, nostalgia degli nasca dall’ozio e spiega forse
affetti lontani… mentre in quest’atmosfe- l’abitudine di Della Torre a

6
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Progetto1/A le segrete 26-11-2008 16:25 Pagina 8

Angela Govi Lorenzo


Il suono del colore Perrone
per armonia di forme e di colori, ma tal-
volta l’equilibrio è rotto dall’inserto
oggettuale, che come una nota dissonan-
te si impone per fare rilevare il forte
segnale psicologico trasmesso dal fram-
Angela Govi colloquia intensamente con mento utilizzato, oppure per sottolinear- A prima vista Perrone lavora con un pro-
la sua pittura, nella quale riversa sensazio- ne l’onirica capacità evocativa. Non rac- cedimento al contrario: prende libri veri, li
ni visive, impressioni psicologiche, sogni e contano storie le sue tele, se non per spoglia di tutto il contenuto, li rende og-
sentimenti. Lo rivela la partizione in duet- allusioni, poiché l’impianto è informale, getti apparentemente anonimi.
ti, terzetti e quartetti, talvolta in assolo, densamente materico anche nel colore Per farlo usa una serie di nemici patologi-
delle sue tele. Nei quartetti – ovverosia dato a corpo e la scelta espressiva è con- ci del libro: anime di metallo, colle, gesso,
quattro tele accostate – è appunto il gruente con la funzione di schermo pro- vernice bianca.
rimando dei suoni cromatici e formali, iettivo, che l’autrice dà al suo fare pittura. Con questi strumenti, infierisce selvaggia-
l’intrecciarsi talvolta dei sensi e lo svilup- Ma per guidare l’osservatore verso la mente sulle sue povere parole, fino a can-
parsi sempre di un rimando reciproco fra meta, come in una labirintica caccia al cellarle in toto.
esse, che rinvia al genere musicale. E non tesoro, non rinuncia mai a lasciare un indi- È un lavoro ossessivo, un po’ angoscioso e
c’è un inizio e una fine, né un ordine com- zio più o meno evidente dell’oggetto un po’ furioso come tutte le ossessioni,
positivo delle tele, che possono essere evocato e sono fiori e forme animali, par- dove quella che inizia come una sottra-
accostate fra loro sotto l’impulso di venze di esseri come emergenti dal caos zione diventa vera e propria scarnificazio-
ne. Tanto che alla fine, dopo una lunga
sequenza di trattamenti ottiene un ogget-
to totalmente disanimato: non c’è più un
titolo, non un autore, non una parola. Ma
la forma primaria, inequivocabile dell’og-
getto libro è rimasta intatta e nei Libri
Bianchi di Perrone si trova il senso ultimo
della scrittura: la pagina bianca, tutta da
completare, l’anima pura della creazione
libraria. Non a caso, adolescente, Perrone
ha frequentato la scuola del libro
dell’Umanitaria dove, sotto la guida di
Albe Steiner, si apprendeva a divenire
tipografi, grafici, rilegatori come quei mae-
stri artigiani che da Tallone a Maestri, a
Upiglio, hanno fatto grande l’arte libraria
italiana del secondo novecento.
Con la sua tecnica di scultore, Perrone
riempie i libri di significati ulteriori: alcuni
profondi, in qualche caso angosciosi
come l’Anna P. per il secondo anniversa-
rio dell’assassinio della giornalista russa
Anna Politkovskaia, oppure Olocausto, col
Composizione 5, 2008 Composizione 3, 2008
suo filo spinato che ci lascia senza fiato.
Ma per fortuna ce ne sono di allegri,
momentanee impressioni, come un gioco primigenio, che prendono lentamente
di domino irrazionale e guidato da sugge- forma in una evoluzione che si prospetta
stioni, anziché dalla intangibile precisione senza tempo. Senza tempo è infatti la pit-
del numero. Negli assolo, risolti in una tura di Angela Govi, nel senso che, non
sola tela, il discorso si fa più serrato, enig- narrando storie, non ha bisogno di precisi
matico come un monologo interiore, nel dati temporali. Il tempo della sua pittura è
quale l’autrice si interroga sul senso e sul del tutto interiore e consiste nella durata
valore personale da assegnare a un colo- dello sguardo che serve all’osservatore
re, a un segno, a una forma riemerse per entrare in sintonia con l’autrice.
all’improvviso dal deposito dell’inconscio.
Per lei, insomma, la pittura si costruisce Massimo Mussini

come il simpatico Mousse o il lievissimo


Papillon, con i suoi fogli in aria, leggeri
come un soffio; e poi quelli scherzosi: La
mer, con la sua barchetta da adolescente
o l’esilissimo Uomo che cammina, omaggio
a Giacometti. Insomma, c’è la vita, in tutte
le sue infinite sfaccettature. Alla fine, dopo
tutte queste vicissitudini, questi Libri
Bianchi hanno ripreso appieno la loro
funzione semantica. Meno male.

Andrea Kerbaker
Proibito, 2008
Trilogia, 2008
Progetto1/A le segrete 26-11-2008 13:17 Pagina 9

Eugenio Galli
Oltre l’immagine
Ospite delle “Segrete di Bocca” Eugenio Galli,
sbarca nuovamente a Milano con il suo mondo poetico,
i suoi paesaggi e i suoi tramonti sognanti e sognati, la sua personale visione
dell’oggi che va al di là di lacerazioni, ferite, tradimenti e disarmonie
per offrirci uno sguardo nuovo sull’essere umano,
tenacemente positivo e coinvolgente.
Infaticabile ricercatore e sperimentatore di nuovi linguaggi,
Galli è un esteta raffinato che dialoga con il proprio spirito
(e con la nostra anima) alla ricerca di nuove forme espressive.
Nelle sue opere dai toni delicati, sfumati, la luce è l’interprete principale;
una luce esistenziale capace di trafiggere la tela (come i tagli di Fontana),
che va oltre l’immagine, per catturare lo spirito di chi la osserva.
Le opere dell’artista, indifferentemente dalle tecniche utilizzate,
(olio, acquerello, acrilico, su tela o su carta),
ci trasmettono pacatezza e al contempo energia,
unite a una grande libertà di espressione nel segno e nel colore.
Nella luce delle sue opere, piacevolmente, ci perdiamo.
Chiara Cinelli

SEGRETE DI BOCCA
Lunedì 2 febbraio ore 18,30, 2009
Via Molino delle Armi 5 - Milano
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premio
Movimento
nelle Segrete di Bocca
2008

RIGA

Siamo giunti alla terza edizione


del premio, movimento nelle Segrete DASCANIO DIOTALLEVI
di Bocca, e se è vero che il tempo
inesorabilmente passa, è anche vero
che nonostante siano passati sei anni
dalla chiusura della prima edizione,
l’entusiasmo non si affievolisce anzi si
rinvigorisce nella speranza di trovare
giovani e futuri talenti. I numeri di cre-
scita sono impressionati nel corso
delle tre edizioni sono triplicati, è un
dato che fa ben sperare sulla situazio-
ne artistica del nostro paese; non
manca materia prima! Un problema
sta, forse, nelle forme di espressione,
quindi nel fare non nell’essere o cre-
dere di! Con il tempo ho notato un
peggioramento, un livellamento del- Nuovo programma artistico culturale a cura di Barbara Frigerio e Giorgio Lodetti,
l’espressività e della creatività verso il inaugurato il 6 ottobre 2008 presso Le Segrete di Bocca
basso. Non c’è più nulla da dire? in Via Molino delle Armi 5, a Milano
Strano? Senza voler fare autocritica, IN PROGRAMMA
era assolutamente prevedibile ciò che
è successo in questa edizione. In man- Lunedì 12 gennaio 2009
canza di una spiccata originalità e Natura risorta - Mostra fotografica di Gabriele Marsile a cura di Barbara Frigerio
creatività è stata, giustamente, premia- Giovedì 15 gennaio
ta la tecnica e la maniera, dosate 2 x 1, due libri a confronto - Relatori: Roberto Denti e Michele Ferri
sapientemente con eleganza d’effetto. Il Cacciatore di Nino De Vita - Il Narratore di Saki, editi da Orecchio Acerbo
Sono tra l’altro molto soddisfatto dal Saranno esposte alcune tavole di Michele Ferri che illustrano i volumi
risultato, che premiando un giovanissi-
mo e non solo artisticamente, ma Lunedì 19 gennaio
anche anagraficamente, può sicura- Metropoli. La città ne sarà il soggetto, la sua assurdità e le sue contraddizioni
mente spingerlo ad un impegno mag- Relatore: Maria Luisa Caffarelli. Attori: Clara Bartolini e Luca Ligato recitano poesie
giore e più responsabile nel prosegui- dalla raccolta di C. Bartolini
re un cammino, apparentemente Giovedì 22 gennaio
semplice. Emanuele, la vittoria di que- Ivo Mosele - Presentazione catalogo monografico, Bocca Editore
sto premio non è un arrivo ma solo Relatori: Giovanni Serafini e Ivo Mosele. Saranno esposte opere dell’artista
un punto di partenza! Un doveroso e Lunedì 26 gennaio
sentito ringraziamento a tutti coloro L’Idea del muro in Arte e Letteratura - Relatori: Silvia Agliotti, Camilla Bertolino, Robert
che contribuiscono, nel tempo, ad
aumentare il prestigio e la partecipa- Carpani, Antonio D’Amico. Saranno esposte opere di Fred Charap
zione a questa manifestazione. Giovedì 29 gennaio
Diventare il presente. Incontri a dialogo con autori, artisti, scienziati, e…
Giorgio Lodetti Relatori: Patrizia Gioia e Pietro Sergio Mauri

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RÜTSCHE ODDENINO MANENTI MUKA

NEGRETTI BURATTI DE ANGELIS ZUCCHELLI

PERRONE PRESTI SERENARI MONACO

STIAMO PREPARANDO
I NUOVI INCONTRI
Tutti i lunedì, ore 18,30
da febbraio a giugno 2009
giorgio.lodetti@libreriabocca.com
Progetto1/A le segrete 26-11-2008 13:23 Pagina 12

Raffaele
Minotto
ti, sono tratti di colore distesi come unità senza eredi, la desertificazione di un
di misura a creare una mappatura delle mondo che evoca il vuoto polveroso
figure, quasi un reticolo alla Chuck Close delle stanze di Ferroni, le ombre di
che proietta una radiografia umana e Claudio Parmigiani, i letti sfatti e abbando-
sociale. nati, orfani dell’impronta umana, i segni
Minotto vuole suggerirci la fragilità pre- lasciati sulle pareti dalle sagome di mobili
Un Divisionismo proustiano, uno scavare ziosa della vita e la sua irripetibile sacrali- spariti nell’umiliante oblio di una discarica.
nella materia per ricostruire un ricordo e tà, scuotendoci dall’apparente situazione Minotto reagisce a questa sorta di
registrare un’emozione: un mosaico di di inerti spettatori costretti all’immobilità moderna “pulizia etica”, alla rassegnazione
piccole tessere colorate che si addensano di un misterioso e incerto equilibrio. di una vita senza continuità, di un mondo
in un magico sogno caleidoscopico che Questo senso di silenziosa rivalsa lo ritro- senza testamento: le sue opere diventano
lacera gli schemi visivi tradizionali e si viamo nelle radici venete di Minotto, nel un proclama di commemorazione umana
e sociale di personaggi
che avanzano insieme
a noi come il popolo
del Quarto Stato di
Pellizza da Volpedo,
con l’orgoglio di una
sfida collettiva.
Geniale e poetica dun-
que l’idea di Minotto di
rappresentare i perso-
naggi di una via della
città impegnati nelle
proprie attività, La si-
gnora Ivana della polle-
ria, Il macellaio Giusep-
pe, Guerrino il fruttiven-
dolo, Il barista France-
sco, umanità protesa
verso un approdo di
solidale convivenza, a-
malgama di esistenze
che si innestano su una
comune e fulminea av-
ventura di vita, compli-
ci di una stessa inarre-
stabile mutazione ge-
netica, quasi una salda-
tura a caldo di affetti e
situazioni.
Come la Liverpool dei
Beatles, scopriamo una
compone quasi improvvisamente a svela- richiamo suggestivo alla delicata ansia spi- magica Penny Lane, microcosmo variegato
re un’annunciazione, un miraggio di se- rituale del grande poeta veneto Andrea di personaggi che in-crociano i propri
greta e delicata compostezza. Zanzotto: il tema del passaggio, del ciclo destini in una simbolica e rivisitata “via” en
È questa l’impressione che suscitano le della vita e del distacco assumono nel rose, come quella interpretata dalla subli-
tele di Minotto, un brulichio di pennellate Nostro veste figurativa. me Edith Piaf, sostenuta da un’incrollabi-
che ci sottopongono quasi ad un esame Non è tuttavia il ricordo di fantasmi le fede in una ecumenica solidarietà e
della vista, mettendo alla prova la nostra ormai cancellati, strappati ai luoghi segna- accesa dalle ver tiginose tonalità di
capacità di “leggere” le figure, di ricom- ti dalla loro presenza: “Onde eli?”, “dove Minotto, autentico cantore di un riscatto
porne i contorni e recuperarne la memo- sono...?” è l’invocazione di Zanzotto, che collettivo...
ria, un quotidiano miracolo di vita che si ne è della Pina dei giornali, dell’Aurora e Aldo Benedetti
materializza in quelle “fiammelle” di colo- dei suoi dolcini, della Teresa?
Le cornici di Armando, 2008
re amorevolmente accostate sull’altare È la cancellazione di una generazione Il macellaio Giuseppe, 2008
votivo di una sopravvivenza invocata
con accorata spiritualità, accarezzata
con la delicata consapevolezza di una
inarrestabile decomposizione.
È un “tonalismo alla distanza” quello di
Minotto, le figure si delineano solo
allontanandosi dalla tela, un prodigio di
prospettiva che risale alla tradizione
veneta della pittura tonale, felice tenta-
tivo di scavare la complessità psicologi-
ca attraverso una stesura di colori rapi-
da e istintiva, realizzata con piccoli trat-
ti, particelle di luce di cui fu insuperabi-
le demiurgo il geniale Tiziano, audace e
inquieto antesignano di tachisme e
pointillisme.
“Impressionismo materico” che coniu-
ga la densità coloristica di un Cavaglieri
alla delicatezza raffinata e intimista degli
interni e delle figure di un Bonnard, fino
agli arabeschi onirici di Matisse o ai
bagliori del delirio cromatico della
“Lampada ad arco” del Balla più futuri-
sta: le opere di Minotto, più che ritrat-

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Public Art
a Trieste e dintorni
Si sta per pubblicare con la Silvana
Editoriale un nuovo libro sulla Public Art
a seguito dei numerosi eventi svolti l’anno
scorso a Trieste in quest’ambito.
Per gentile concessione di Maria Campitelli
estrapoliamo dalla sua introduzione questa
parte: l’operazione “Public Art a Trieste” e
dintorni, svoltasi nell’arco del 2007 e pro-
trattasi con certi episodi (workshop ed
eventi nell’ambito urbano) fino al 2008, è
stata soprattutto un tentativo di informa-
zione su un aspetto dell’espressivita con-
temporanea - la Public Art appunto -
quanto mai dilatata, articolata e soggetta a
svariate interpretazioni. È stato il primo
grande evento ideato con sistematicità, Osservatorio in opera (OINO, Piero Almeoni, Paola Sabatti Bassini, Roberta Sisti),
per offrire la varietà di proposte che la “ASSIcurATI”, installazione - performance in p.zza Goldoni - Trieste. Foto: Carlo Andreasi
Public Art comporta, in un territorio –

La spiritualità
Trieste e dintorni – poco addestrato alla
ricezione di progetti innovativi nel campo ecclesiastica ha poi certamente contribui-

nell’arte
dell’arte. Nel 2001 c’è stato un preceden- to alla creazione di quei grandi capolavori
te importante, “Transform” (documentato artistici che sono ormai parte del patri-
con video nella mostra annessa), promos- monio culturale odierno.
so dal Conai, a cura di Emanuela De Ma aldilà della richiesta della committenza
Cecco e Roberto Pinto per l’organizza- e dei dettami iconografici imposti dalla
zione dell’Associazione Arte Continua e chiesa stessa, ogni artista ha sempre rive-
Comunicarte, incentrato però unicamen- lato se stesso ed il proprio credo all’inter-
te sul “site-specific”, con svariate installa- Il rapporto tra le credenze spirituali e no della sua opera.
zioni urbane di artisti internazionali. religiose di un popolo e l’espressione arti- Sono innumerevoli i casi di artisti che con
Questo progetto invece è nato dal deside- stica prodotta è sempre stato molto il passare degli anni hanno trasformato il
rio di proporre la varietà di interventi che forte in tutta la storia dell’arte e della cul- modo di dipingere in base ai propri cam-
rispondono oggi all’assunto, in senso fisico tura. Anche nei primi manufatti artistici, biamenti interiori, ad un intensificarsi del
e concettuale, di “pubblico” per compor- risalenti all’epoca della preistoria, si senso del sacro all’interno della loro vita;
re, per quanto possibile, un quadro delle riscontra un senso più profondo rispetto da Tiziano a Michelangelo, a Botticelli, per
potenzialità creative connesse a situazioni al semplice desiderio di rappresentare la fare solo qualche nome, gli artisti del pas-
pubbliche, caratterizzate da intenti di realtà circostante. sato hanno saputo immettere la loro
riqualificazione, di trasformazione, di Con l’avvento del cattolicesimo questo anima spirituale all’interno delle loro
miglioramento sia in senso ambientale rapporto si è fatto ancora più stretto, la opere.
che sociale. E “pubblico” è un termine pittura viene usata anche come strumen- E con l’avvento dell’era moderna?
quanto mai labile, onnicomprensivo e to di diffusione e narrazione della dottri- Slegati dalle grandi committenze, e dalla
quindi generico, in continua oscillazione di na cristiana. La grande committenza presenza, se vogliamo ingombrante della
significati, a seconda dell’evoluzione nello chiesa, gli artisti hanno continua-
sviluppo diacronico della Public Art stessa. to a parlare di religione o spiri-
L’evento plurimo di Trieste è stato un po’ tualità?
l’esaltazione dell’arte fuori dai suoi terri- La dimensione più intimistica ed
tori consacrati, musei e gallerie (d’altron- individuale in cui si è trovato e si
de questa è l’origine della Public Art (1), a trova l’uomo “moderno” ha certo
partire dagli anni ’60 del secolo scorso) cambiato lo scenario; gli stilemi e
ribadendo un processo di democratizza- le immagini iconografiche, tradi-
zione, di apertura e coinvolgimento che è zionalmente legate alla religione
proprio del suo percorso. Esso va senz’al- cattolica si sono affiancati a sim-
tro ricercato, come origine, in tutto l’arco boli meno facilmente riconducibi-
di posizioni critiche delle avanguardie del li ad una verità rivelata, ma non
secolo scorso nei confronti di posizioni per questo meno intrise di sacra-
stabilizzanti - da quelle storiche degli inizi lità, per lo meno negli intenti.
del secolo a quelle del secondo dopo- Dalla teosofia di Madame Blava-
guerra - inglobando, Fluxus, Minimalismo, tsky, che ha sensibilmente influen-
Land-Art, Performance e Body-Art, Situazio- zato i suoi scritti, Kandinsky, all’ini-
nismo internazionale. zio del novecento, continua a
Questi movimenti rispondevano sia sostenere il ruolo di un’arte “al
all’impulso di rapportarsi all’altro, sia alla servizio del divino”; definendo
volontà di configurare espressioni al di l’espressione artistica un “ponte”
fuori dei recinti consacrati, in dimensioni tra l’uomo e Dio.
e con materiali mai prima sperimentati. Tra astrazioni e realismi l’arte
E alla base ci sono delle idee di fondo, continua ancora oggi ad essere
come l’identificazione di arte e vita, la espressione della spiritualità e del
fusione delle arti in un bisogno illimitato senso del divino umano, ed è
di libertà (superando la divisione nei vari quello che cercherò di racconta-
generi, pittura, scultura…), in sostanza re in questa piccola rubrica.
una spinta della prassi artistica e della sua
fruizione in direzione antiborghese. Barbara Frigerio
Foto di
Maria Campitelli Giancarlo Pagliara

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Fred
Charap
diventano documenti del passa-
to, il loro valore cronografico e il
nesso profondo tra storia e scrit-
tura è al centro della ricerca pit-
torica di Fred Charap i cui muri
sono la stratificazione metaforica
Fred Charap nasce a New York nel 1940 di tracce simboliche attinte da
da genitori ebrei russi, si specializza in vari campi semantici tra loro cor-
facoltà giuridico amministrative facendo relati e comunicanti. Forma e
carriera come consulente sindacale ma la contenuto, significante e significa-
sua vera vocazione è' l'arte e negli anni to trovano una piena corrispon-
'80 si trasferisce in Toscana, dove attual- denza nella tecnica usata da
mente vive, per dedicarsi interamente alla Charap che procede per sovrap-
pittura. Attivo a Milano e in Piemonte, posizione di pezzi di iuta irrego-
Fred ha esposto in varie gallerie italiane lari incollati sulla tela che viene
ed europee (da Firenze, a Parigi, alla successivamente graffiata, strap-
Svizzera), una sua opera è esposta al pata, scavata e ritracciata da altri
Museo dei Lumi di Casale Monferrato simboli, colori e segni. Sui muri
dove a settembre si terra' una sua perso- elabora un nuovo codice seman-
nale di dipinti e disegni. tico e narrativo che recupera la
Nel Febbraio del 2008 ha esposto a dimensione storica del simbolo e
Milano alla Libreria Bocca dove è prevista la riconiuga in un linguaggio pit-
un'altra mostra di opere di grande forma- torico fatto di sovrascritture
to incentrate sul tema dei muri. I muri di continuamente mutevoli e di
Fred, The Palimpsests, nascono appunto tracce riemerse.
dall'idea di palinsesto, termine che indica Il valore cronografico del muro
una superficie, una pagina manoscritta, un sta proprio nella sua mutevolez- Muro, particolare 2008
rotolo di pergamena o una tavoletta che za, la simbologia stessa del muro cambia
anticamente (a causa della carenza di nel tempo e nella storia, esso è letto York, San Francisco e della Toscana ma
materiale cartaceo) veniva scritta, cancel- come elemento dinamico in rapporto hanno anche il valore di una più compo-
lata e nuovamente riscritta. anche con la natura, le stagioni, le luci del sita e articolata narrazione, sono i muri
Progressivamente, con il passare del giorno. Il palinsesto diventa così uno spa- della storia ebraica oppure i muri che
tempo, i labili resti delle scritture sotto- zio speculativo, un percorso concettuale, celano a ogniuno domande irrisolte, muri
stanti riaffiorano sulla superficie che divie- gestuale e filosofico che sta tra le parole come ostacoli da valicare, muri che rac-
ne così un testo costituito dalla stratifica- e la pittura. chiudono il significato recondito della
zione storica di più linguaggi. I muri nascono da una dimensione sog- nostra storia.
Da sempre l'uomo scrive o rappresenta gettiva come diario in cui l'artista raccon-
la propria storia su muri e pietre che ta e tratteggia i suoi muri, quelli di New Camilla Bertolino

Arimo
la quale facciamo Arimo, ci fermiamo: giu- modare, adattare (se fingere ex forma rei
sto il tempo di consultare un dizionario. publicae, conformarsi secondo la forma

Che figura!
Figura, dice il mio, deriva da fingo: fingere. politica dello Stato), e: educare. Cantare
Collegato all’arte, riaffiora nella figura l’ar- per esempio è fingere vocem. C’è anche
tificio necessario, purtroppo a volte suffi- ammaestrare (magister equum fingit.. il
ciente, affinché essa sia riconosciuta come maestro ammaestra il cavallo). Infine c’è
tale. Ma significa anche apparizione, fanta- fingere, simulare. Infine.
sma, modo carattere, genere, qualità, alle- “Fingono” e figurano insomma gli attori, i
Qual’è il minimo comun denominatore goria, effigie, statua d’argilla (da modella- cantanti, i militari che contraffanno il
tra un’opera astratta o informale, concet- re).Torniamo al fingere. volto, i filosofi che terminano un discorso
tuale o transavanguardistica, naive, sur- Oggi per noi questa parola, ha soltanto un in un certo modo o definiscono la
realista o impressionista? significato negativo, ma come primo, sapienza (fingunt sapientiam), gli scrittori
Occorre davvero fermarsi al minimo, per andando umilmente per ordine, leggo e i poeti che nova verba fingunt, foggiano
trovarlo: sono tutte figure. invece sul dizionario: formare, plasmare, nuove parole.
Tra il breve elenco appena citato, manca sognare, inventare, meditare, escogitare, Fingono gli scienziati in laboratorio, nel
lo stile figurativo perché al di là della tas- creare, fare, fabbricare, accarezzare, acco- creare assenza di gravità, piani perfetta-
sonomia critica, delle nostre mente lisci per annullare gli
bussole per scaffali (pur attriti, nelle simulazioni di
necessarie ma non esausti- volo, nel fare ipotesi dette
ve), ogni opera d’arte è una “per assurdo”, utili alla for-
figura. Figuriamoci! Sappiamo mulazione di tesi funzionali.
tutti che cos’è una figura, Fingono i geografi nel met-
paroletta che si innesta nel tere una cintura al mondo,
linguaggio comune anche chiamata equatore.
per designare situazioni rela- E figurano gli artisti nel rap-
zionali, comportamentali: il presentare, che è presenta-
parlare figurato con vivide re una seconda volta una
rievocazioni, il fare una brut- realtà, perché la prima non
ta o una bella figura davanti a basta. Vedere non basta a
qualcuno per esempio, non raffigurare.
richiede che il soggetto sia Occorre immaginare quel
munito di cavalletto, tela e che si è visto.
colori. Figurarsi qualcosa,
significa immaginare, a volte Cristina Muccioli
per assurdo.
Questione nebulosamente Hilla Ram
chiara, quella della figura, per Take my hearth, its yours, 2008

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Follia nell’Arte Il caffè


Eugenio Moi delle palme
Che cos’è insomma la schiuma?
È una spuma informe e biancastra che
fermenta sui liquidi scaldati o agitati,
oppure agli angoli della bocca contorta
dell’epilettico, del cavallo stremato, delle
acque mosse allo scontro dalle correnti,
La carne frolla, morbida e fantasmatica che le fanno sollevare arcuarsi, accelerare Il caffè proviene da l’Arabia Felix. Non si
per lucentezza della Venere di Botticelli – e infrangersi contro uno scoglio, è dei sa quando fu veramente “inventato”. Una
e delle sue Primavere - in posa sensuale cani che ci si imbrattano il muso, incapaci legenda vuole che un capraio vide le sue
su una carrozza di con- bestie in preda ad un euforia simile
chiglia per compiacere all’ubriacatura dopo aver mangiato miste-
il pennello del maestro, riose bacche rosse. Quel che è sicuro è
è qui asciugata e com- che i due processi – fatto unico nel suo
posta da Moi a favore genere - furono intentati al caffè del
di un gesto, di una Cairo e alla Mecca. Se la nuova bevanda
identità rapita da una fu considerata allora come nociva e si
istantanea fotografica vide per due volte condannata, il suo suc-
che dichiara due cose: cesso si era già sparso nell’intero mondo
il suo volere essere islamico. Sappiamo che uomini saggi,
nuda qui e ora, e la sua poeti e musicisti hanno frequentato luo-
origine. Moi l’ha ascol- ghi dove proponevano di consumarlo e
tata, e quella testa di degustarlo. Il primo Caffè Letterario della
esattezza ovale, resti- storia vide il giorno nel 1555 a Istanbul.
tuita a un corpo che in Il Caffè ha conquistato l’Europa alla fine
passato l’aveva (an)ne- del XVII secolo. Molto presto gli uomini
gata con scenografiche di lettere lo elessero a luogo come punto
alghe dorate, è qui rin- d’incontro. Le Procope a Parigi fu l’antena-
venuta come un reper- to di tutti i caffè della letteratura.
to, appoggiata sul collo Gli artisti hanno cominciato a frequenta-
in posizione in-stabile, re i caffè soltanto dopo la rivoluzione: fu
provvisoria, come fos- il Caffè Greco a Roma, il Caffè Michlan-
se lasciato a lei, a quel- giolo a Firenze, il Cafè Momus, la Brasserie
la donna statuaria ed Andler Keller, feudo di Courbet, il Cafè
enigmatica, di sistemar- Guerbois, dove Manet riuniva i suoi amici
sela come vuole. pittori e scrittori, La Nouvelle Athènes, Le
Non c’è il profumo dei Rat Mort. Furono i prestigiosi luoghi e cir-
fiori, non l’odore ine- coli artistici della cultura innovatrice.
briante di iodio di un Dai preraffaeliti tedeschi ai macchiaioli,
mare che è evaporato dai romantici ai surrealisti e agli impres-
tutto alle sue spalle, ma sionisti. Molti altri Caffè hanno segnato
un drappo campestre l’avventura delle avanguardie nelle grandi
con pino marittimo, città d’Europa e in America latina.
ironico richiamo all’an- Il Caffè delle Palme, è un caffé immagina-
tico esemplare di chia- rio che esiste solamente qui, alle Segrete
ra fama. Questa Venere Venere in bavaglia, 2008 di Bocca a Milano ed è decorato da Luce
ha i piedi per terra, ora, Delhove, come il Caffè Inglese fu decora-
sembra poggiare su una roccia antropo- di trattenere calore, è degli uomini che to da Piranesi a Roma, come il modesto
morfica; è approdata, non c’è nessuno come i cani hanno l’acquolina alla bocca Bistrot Zut fu dipinto da Picasso sulla
intorno ad accoglierla e ad ammirarla, al solo sentire l’odore di un cibo, è della butte Montmartre.
non è un giorno di festa: anche l’ambien- scrofa che si fa scivolare via dalla mandi- È in questo luogo fantasmagorico dove
te sembra essere distratto, non si confà bola l’obbedienza istintiva alla legge di ho parlato dei Caffè e dell’arte moderna
trionfalmente alla presenza centrale di un procreazione, e stilla gocce di godimento. immerso nelle pitture e nei disegni di
corpo femminile summa di proporzioni, La schiuma è la materia più spregevole, Luce Delhove.
bianco lattiginoso, fiero di essere resistito più informe che mischia le carte in tavola
a tante decollazioni, che porta la sua testa tra animalità e umanità, tra giovane e vec- Gérard-Georges Lemaire
come un monile. chio, è la materia per eccellenza più trau-
Sotto la testa, è legata una bavaglia, di matizzante, come ha ben mostrato
colore stridentemente allegro. Caravaggio ne La Medusa.
Una dislocazione infantile, una citazione in La nascita di Afrodite, della Bellezza stes-
una lingua straniera e lontana che inter- sa, viene tramandata dall’antichità come
rompe bruscamente, con la prepotenza e una tragedia metamorfica della materia
l’immediatezza dei gesti dei bambini che più abbietta: la schiuma, che inaspettata-
vogliono qualcosa e basta, non per favore mente assume varie forme. Il figlio di Gea,
e grazie, il fluire di un discorso già sentito volle proteggere la madre dal dilagante
tante, troppe volte. Urano, che giungeva bramoso di lei por-
Tace allora tutto quello che l’attornia, tando la notte.
come cercando di farsi una ragione di Afferrò un falcetto dentato, falciò i geni-
questa intrusione... una bavaglia?? tali del padre e li gettò all’indietro. Gea ne
Sì, un tovagliolo con lacci che è destinato ricevette però schizzi e stille di sangue, e
a raccogliere l’avanzo, spesso solo saliva- con il volgere del tempo partorì le Erinni
re, per gli infanti, i paraplegici e per i vec- e i Giganti splendenti nelle armi, e le
chi, che si ritrovano spersi nell’anarchia Ninfe Melie.
muscolare, in gran parte involontaria. Come ebbe tranciato i genitali, li scagliò
Moi inventa la bavaglia per la schiuma di nel mare; così furono portati per molto
Afrodite, non solo scoria, ma la materia tempo, e attorno una bianca schiuma sor-
stessa che le diede origine, fisicamente. geva sull’immortale membro: in esso una
Così dice il suo nome, dal greco aphròs, fanciulla crebbe.
schiuma.
E chi sbava, chi schiuma? Cristina Muccioli Luce Delhove - Palme, 2008

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Progetto1/A le segrete 26-11-2008 14:48 Pagina 18

Ernesto
Achilli
Ernesto Achilli è pittore oltrepadano di
forte e significativa personalità artistica,
che ha alle spalle un valido itinerario
espositivo in Italia ed all'estero.
Scrivendo di lui, in passato, ho accennato
al convincente e stimolante “realismo esi-
stenziale” di questo cantore della sua
terra. Ed in effetti, la sua poetica si carat-
terizza per il forte legame, contenuto nei
dipinti, fra arte, natura e territorio.
In essi, oltre la progettualità ed il rigore
compositivo, si avverte l’esigenza di ricol-
legarsi con le proprie radici, basandosi
sulla capacità di osservare attentamente
le cose come sono in sè stesse, e poi di
descriverle fedelmente, maneggiando con
maestria le risorse intellettuali e tecniche
della pittura.
In Achilli si riscontra l’attenta osservazio-
ne degli ambienti e delle realtà in essi Più o meno fini, 2008
presenti, osservazione compiuta con
scrupolo quasi amoroso, e poi portata sti stessi oggetti erano in dimestichezza e ca di energie ma serena che era propria
sulle tele con “intelletto d’amore”: così gli di essi si servivano. Ernesto Achilli ci di quegli anni. Come nota con sincera
oggetti perdono la loro originaria funzio- ripropone così con un raffinato taglio passione l’artista, immedesimandosi nella
nalità, e ad essi, come nota lo stesso arti- interpretativo, sensazioni acquisite nell’in- ragionata vicenda del suo laborioso
sta, si restituisce la dignità perduta, e al fanzia e nella prima giovinezza della sua impegno creativo.
contempo si mantiene vivo e palpitante il vita: richiami di un mondo espressi con
ricordo di coloro che un tempo con que- l’arte, che sa comunicarci l’atmosfera cari- Siro Brondoni

Nicola Brindicci zione meditato e

Inni
voluto, cercato e di-

d’incanto semplice
panato su un teatri-
no dinamico ma po-
sto al chiarore della
luce del sole, quan-
do ancora alto non
è, per abbagliare la
Posare lo sguardo su un dettaglio e terra.
immaginarlo ingigantito, mostruosamente Questa è la poetica
e palesemente grande dinanzi ai nostri di Nicola Brindicci,
occhi, pensando che esso possa precipita- semplice, sulle spire
re o che per una strana legge fisica possa dell’essenziale,
restare eternamente bloccato per con- ottemperata con gli
trapporre il suo perpetuo e silente strumenti dell’im-
immobilismo al dinamismo della vita quo- maginifico ma co-
tidiana. Scorgere, poi, un cielo mutevole, struita con l’animo
dai colori tersi, cangianti, pronti a rivelare dell’io bambino, in-
la verità delle cose e a comunicare che nocente e puro,
l’immagine che abbiamo dinanzi è solo predisposto a ricer-
frutto di un silente processo d’osserva- care l’essenza delle cose e attraverso esse inesplorati, tutto si ferma dinanzi al sapo-
raccontare una di- re dell’ermetico decantato nell’immedia-
mensione spirituale to e reso immortale, come fosse un inno
della natura o forse d’incanto semplice.
giocosa. Due antipodi Le opere di Nicola Brindicci sono tracce
che sono propri di di meditazioni o pensieri d’inganno, forse
Nicola, che si evinco- sono l’uno e l’altra cosa messi insieme
no anche nelle opere queste fotografie scattate con la macchi-
esposte alla Libreria na fotografica meccanica (non conosce le
Bocca, un pot-pourrì regole del digitale), anche se un elemen-
della sua produzione to è certo: l’artista sa di voler stimolare la
fotografica. riflessione sulla dimensione della vita di
Dalle lacunose lande ciascuno e quindi sulla collettività!
solitarie dei rossi mi- Non rimane altro che lasciarsi coinvolge-
lanesi, alle aggraziate re per stimolare pensieri e propositi crea-
forme vetrose di sug- tivi! …d’altronde, uno dei compiti dell’ar-
gestiva trasparenza, te, non è forse quello di renderci migliori?
agli aghi sulla neve
che giocano forman- Antonio D’Amico
do paesi e sentieri Androidi, 2008

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