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Gianluca Schingo 1. alle det Clos. Verse nord Riles plavinetric dele vndene archaic rine peri le pei dll squino La sistemazione delle pendici dell’ Oppio anord dell’Anfiteatro: i margini della Valle ei percorsi verso PEsquilino Con il presente contributo si intende ini- ziare uno studio sistematico sulle evidenze architettoniche antiche ritrovate a partire all Ottocento lungo i margini della pen- dice meridionale dell Esquilino e di consi- derarne i rapporti con la mole dell’Antitea~ tro econ [a Valle che da esso trae il suo no- me (fig. 1). La ricerca si attuata soprattutto attraverso Jo studio dei dati darchivio inediti relativi alle molte opere urbanistiche moderne, che hanno completamente modificato V'aspetto orogratico originario, ancora leggibile fino a pochi decenni fa, Questi interventi hanno comportato una perdita di dati non rime- Aiabile, senza peraltro proporre una lettura ‘organica delle evidenze antiche che si anda- vano distruggendo. Trinvenimenti effettuati nel corso di questi lavori ~ dalla valenza archeologica quasi nulla ~ sono stati, ove possibile, posizionati su basi cartografiche moderne. In un pano- rama di estrema scarsita di dati scientifici anche la semplice collazione cel materiale ¢ Ja ristabilita connessione di strutture rara- mente considerate nella loro totalita ¢ nei Joro rapporti con la valle pud, a giudizio di chi scrive, contribuire ad una migliore let tura del?area. Lattenzione viene rivolta soprattutto alle differenti fasi costruttive dei porticati che delimitano a nord la Valle dell Anfiteatro evidenziandone le modifiche progettuali, individuando i restauri profondi e il cam- bio di funzione subiti nella tarda antichita, Tale indagine é stata condotta di pari p: con lo studio delle necropoli, trattate in questo stesso volume, e della viabilita della zona, con specifico riferimento al rapporto tra Valle ed Esquilino’ Storia degli scavi (1882-1940) 1121 marzo 1882, durante la costruzione del nuovo quartiere dell'Esquilino, si indi- Viduarono un pilastro con addossata una semicolonna in laterizio® e un setto del mu- ro che sosteneva la scala con alcuni gradini Si rinvenne inoltre un pavimento a grandi tessere, probabilmente pertinente alla ter- razza delle Terme di Tito’. Nel 1895 il ministro dell Istruzione Pubbli- 2 Baccelli promosse una campagna di sea- vo finalizzata alla sistemazione delle pendi- ci del? Oppio prospicienti ’Anfiteatros lin- carico di sorveglianza archeologica degli sterri fu affidato a Giuseppe Gatti II primo di maggio i ruderi del portico non erano ancora stati individuati in quella da- tala relazione di Domenico Marchetti, gegnere direttore dei lavori, si limitd a de- scrivere la scoperta dei cippi di travertino perimetralie di un tratto dell’area di rispet- to del Colosseo, pavimentata in travertino Soltanto una settimana dopo, tuttavia, il rinvenimento di “antichita importantissi- me” costrinse la direzione dei lavori a pren- dere in considerazione una modifica dell’0- riginale progetto di scavo". I resti rinvenuti consistevano in pilastri uiti in “buona opera laterizia, decora- ti da mezze colonne di medesima struttu ra’; le imposte delle volte che li collegava no erano evidenziate da tre filari di lateri- zio. Tra i sei pilastri rinvenuti in quel mo- ‘mento fu scoperto un tratto di pavimenta~ zione stradale tardoantica in basoli sul cui margine fu realizzata la sepoltura di Gem- mula (fig. 2) Appena il giorno dopo, una nota del Lan- ciani collegava le nuove scoperte con i propilei delle Terme di Tito sulla scorta di una planimetria del Palladio, da lui stesso osservata nella raccolta del Duca di De vonshin Il terzo riporto dei lavori menziond per la prima volta un “portico monumentale teste rinvenuto™; la presenza degli “avanzi di un Portico monumentale” venne quindi docu- ‘mentata da una planimetria non datata in scala 1:250 (fig. 3)". Lo sterro, iniziato dal- Pestremita orientale del Colosseo, si dir va celermente verso ovest" 117 maggio vennero iniziati saggi nei pres- si dei ruderi; il 15 dello stesso mese le in- dagini si concentrarono sul retro del “pila- strino” del portico posto sul prolungamen- to dell'asse minore del Colosseo, e il 24 si xgiunse al pavimento del portico stesso’ LH maggio venne rinvenuta un’ampolla di vetro “entro un buco del pilastro sotto il colle Oppio avanti |'arcata 37”, probabil- mente facente parte del corredo di una tomba della necropoli tardoantica che si in- sedid nelParea”’ Nello stesso periodo, e cio’ fino alla fine di maggio, in concomitanza con tali lavori, il Registro dei ‘Trovamenti del cantiere docu- menta aleuni reperti nei pressi del pilastro assiale (nei giorni 14-16 maggio © 24-27 maggio) e, pitt in generale, nel’area del portico monumentale (fig. 4)". 11.29 maggio, “con gli operai assunti in ser~ vizio d’ordine del Ministero’, si inizié “e- scavazione generale di tutti i pilastri del portico monumentale’”; sin da questo mo- mento si pose mano al restauro dei ruderi, cosi testimoniato nei documenti:"si ripren- de con muratura di mattoni a cortina la muratura della parete destra al primo tasto di saggio al portico suddetto”” 117 giugno un “Progetto di lavori supletivi occorrenti per Pisolamento del Colosseo”, a firma Marchetti, prevedeva la realizza- zione di una piazza avanti ai ruderi, da ri- cavarsi con lo sterro di m 85 X 18 X 5; a es- so era allegata una planimetria in scala 1:1000 (cfr. R. Rea, Gli sterri Baccelli del 1895, fig. 11)". Lo stesso giorno, una nota delParchitetto direttore dell ufficio regio- nale, M. Moretti, ipotizzava una piazza di m 85 X 40, per una superficie quantizzabi- le in m* 3.400", verso la quale dovevano convergere due rampe provenienti dal- TOppio. Larea di rispetto del Colosseo do- veva essere ampliata a m 25, Una seconda relazione del Marchetti, che cominciava a interpretare le strutture emerse, considerandole un avancorpo di un edificio monumentale, quantizzava in 1m’ 15,000 il previsto allargamento dell'area di sterro, per una superficie dim’ 3.000. A questa relazione era allegata una plani- metria, da individuarsi con ogni probabi- Tita in quella datata 10 luglio 1895, relativa alla parte orientale degli scavi (cfr. R. Rea, Gili sterri Baccelli del 1895, fig. 9)” Nella proposta del Marchetti, i lavori di sterro dovevano d’ora in avanti essere con- dotti dall' Amministrazione”, o ‘dal 1 ondin ie por 5. Panimetria nari La proposta ful evidentemente accettata; gli scavi furono eseguiti da una “Sezione Spe- ciale” dell’ Ufficio regionale dei Monumen ti di Roma”, Nella documentazione della Cooperativa Tiberina, appaltatrice dei lavo ri, la menzione di strutture legate al portico si artesta agli inizi di agosto: inolire, sia la planimetria quotata sia le sezioni radiali dellarea sterrata consegnate dalla Coope- rativa stessa non giungono nell’area del portico (tig Lo sterro “archeologico” fu dunque esegui- to dagli operai dell’Amministrazione, come la stessa Tiberina testimonia. La Cooperati- va si prese invece cura dello smaltimento della terra’ L'8 giugno venne demolito un muro lateri- zio addossato “dalla parte di sciroceo al pi lastro corrispondente sul prolungamento delPasse minore”; il muro, delle dimensioni di m 3,40 x 0,45 X 2,30 (alt. max.), era fuo~ +i piombo e minacciava di crollare®, Nella parte occidentale rimase invece un altro setto simile, poi distrutto in un momento imprecisa Tl primo di agosto fu ordinata la demolizio- ne di pilastri “posteriori ingombranti la via € minaccianti ruina’, che il giorno seguente furono fotografati (figg. 6-7)". II 4 agosto si era finito di demolire il secondo”. I pilastri in esame (fig. 1,27) erano i quattro deline ti nella gia citata pianta degli scavi publ ie degli Scavi 1895, formanti il lato meridionale di un avancorpo che inva- deva la sede stradale (cfr. R. Rea, Gli sterri Baccelli de! 1895, fig. 10), Otto foto relative agli scavi del portico fu- rono in s al Ministero™ Le fo- tografie fanno parte di una serie intitolata “Scoperte negli scavi attorno al Colosseo eseguiti a cura di S.E. il Ministro dell Tstru- zione pubblica, Prof. Guido Baccelli, in co- cata in Not pia presso la Sovraintendenza ABA del Co- mune di Roma”. ‘Tratti dei piloni distrutti, forse apparte- nenti alle fondazioni, farono rinvenuti alla fine dello stesso anno durante lo scavo del- Ja conduttura del gas; nella planimetria che documenta Pintervento (fig. 8) compaiono i pilastri del portico nordorientale, il pila- stro superstite del tratto occidentale (fi 1,25) e alcuni tratti delle fondazioni obli que a essi retrostanti®, Non abbiamo testimonianze né descrizioni attendibili di aleune strutture che compari- vano nella pianta del 10 luglio, fotografate 26 giugno (figg. 9-10), ¢ successivamente distrutte. La loro demolizione fu forse regi- strata in metri cubi nel Registro di contabi- lita parziale per le demolizioni. Nello sterro del lato della piazza verso via Labicana, i lavori della societa Tiberina por- tarono al rinvenimento di un lungo tratto di muro, orientato in senso est/ovest, con un altro a esso perpendicolare. Il rudere, non altrimenti menzionato, ap- pare solo in una planimetria prodotta dalla essa, ed 2 da considerare antico solo peril tipo di resa grafica a campitura, identica a quella usata peri pilastei. La struttura, forse parte di un grosso ter- razzamento, venne riutilizzata nel corso dei secoli XVIII e XIX. Un edificio che sembra insistere su di essa & visibile nella pianta del Nolli (1748); il manufatto com- pare quindi in una planimetria di meta 4 Avanconpo del porta some 5a conripondente sulla ‘deren n XXII” 6 Are dels seve, Vs da est 7, Arend seve, Vis da oes 70 Ottocento relativa al terreno di tale Sinibald Per quanto riguarda la parte occidentale del portico, sita oltre l'incracio con Passe minore del Colosseo, le notizie degli in- terventi ottocenteschi che emergono dai dati @archivio sono molto pitt scarse; fondamentali sono inyece le relazioni pubblicate a scadenze regolari in Notizie degli Scavi Per quanto riguarda la documentazione gra- fica, & di estrema importanza un appunto di R. Lanciani", in seguito riportato sulla Forma Urbis Romac (tav. 29), che delinea le struttu re rinvenute sotto casa Arduini (fig. 11). Il dato pit interessante per gli scavatori ri- sultd, in questare Ja scoperta di un ora torio cristiano “presso ultimo pilastro [del portico), dal lato di ovest (..) con pit ture che possono riferirsi al secolo XIL 0 al XID"; sulla pittura vi erano graffiti aleuni nomi € uno stemma nobiliare”. Laffresco venne distaccato nel giugno del 1896 (figg. 12-13)". Oltre ai suddetti resti si rinvennero alcune fondazioni oblique rispetto alla linea del portico, ¢ parallele a quelle che furono sco- perte durante la costruzione di via degli Annibaldi, effettuata I'anno_ precedente (Gg. 14)". Queste sono visibii anche nella planimetria di riconsegna dell'area, datate al 16 gennaio 1896 (fig. 15) Nel 1930 furono rinvenuti muri cementizi concrezione silicea, tra loro paralleli (fig. 1,29): essi sembrano costituire il com- pletamento di quelli visti nell’Ottocento nelParea dell’ipotetico accesso alle Terme di Tito dalla piazza, un tratto dei quali & ancora visibile ai nostri giorni; di questi & data una planimetria in scala 1:100 di dif- ficile posizionamento”. La maggior parte del portico che delimita a nord la Valle dell’Anfiteatro nella sua parte occidentale (e cio’ a ovest della sua interse- ione con Passe minore del Colosseo) fu rin- venuta nel corso dei lavori di sterro relativi alla costruzione di via del!'Impero, negli an- ni Trenta del Novecento, Venne inoltre indi- viduata una notevole parte del basolato del- la piazza, che seguiva a m 21 circa di distan- za la curva dell’Anfiteatro (fig. 16-18)”. Le strutture pertinenti al porticato erano al di sotto della rampa moderna che collegava Ja Valle con la collina della Velia ela via del Colosseo” Irilievo a due liveli delle strutture distrut- te dai lavori, recentemente pubblicato”, ha come utilissima integrazione gli appunti manoscritti di Guglielmo Gatti; le strutture cemerse, periferiche rispetto al punto cen trale di interesse delle scarse pubblicazioni dell’epoca, rappresentato dalla Velia, non sono citate in alcuno studio contempora- neo alla scoperta. I1Colini osservo e descrisse le fondazioni di tuna parte di porticato: “Il portico frontale delle Terme di Tito avanti al Colosseo fon- da su una fondaz, a cassoni (continua?) for- mata di scaglie di travertino, marmo (raro) tufo e mattoni (rarissimi). La fronte ha un andamento non retto ¢ davanti cé una fo- gna a cappuccina, Fsse sono forse gid nel- Pinsenatura del colle” Non é precisabile il punto in cui cid s to osservato; la fondazione des bra tuttavia pertinente al tratto occidentale del portico: la parte orientale ha infatti i pi- lastri poggianti su plinti di travertino, tut- tora visibil. Una planimetria di Cartocei di questi anni ‘mostra un’ulteriore parte di pavimentazio- ne in travertino nell area dei pilastri®. Durante la costruzione della scala addoss ta alle fondazioni antiche che porta sul- POppio vi furono altri rinvenimenti tra cui un tratto di muro in tufo che sembra pre~ cedente al portico" Sia nella planimetria Gatti che in aleune fo- to” @ visibile un edificio rettangolare com- pletamente fondato al di sopra del basolato anticos in aleuni documenti questo & eti chettato come “tarda”, o come “medieva le" (Figg. 1,9, 19)". Nei manoscritti Gatti® @ presente un detta- gliato schizzo misurato del'aula con il se- guente appunto: “tutto questo rudere & poggiato sulla strada”. La struttura era rea- lizzata in laterizio e in tufeli”. A nord dell'area occupata dal basamento del Colosso lo sterro della Velia riportd alla luce alcuni tratti di muratura, pertinenti a un unico edificio che aveva la funzione di sostruire la pendice in questo punto (fig. 1,4, 1,6, 157520) Ledificio & costituito da una serie it setti laterizi addossati a un muro rettilineo pre- cedente con andamento est/ovest, (fig. 21) ¢ da una parete ad essi antistante articolata in nicchie alternatamente semicircolari e ret- tangolari (fig. 2) Quest’ultima era eseguita in cortina lateri- zia di ottima fattura, con Pimpiego di mat- toni rossi sottil, e verne ritemuta dal Coli- nj severiana, II muro rettilineo era in mat- toni giallo-arancioni pitt spessi, con il nu- cleo in scapoli di tufo, e non presentava Ti Nei document si sottolinea il colle- gamento della struttura rinvenuta con la presenza di una viabilita che insisteva su {questo punto e che doveva sfruttare Pedifi- cio come contraffort Il muro rettilineo di fondo aveva nella par- te orientale un'intercapedine che lo separa- va dalla propaggine dell Esquilino, pavi- mentata a mosaico e tagliata nel terreno Pianta dt mur ai acon verging”, Parte di questo contrafforte, rive 0.2 cortina solo verso valle, venne rinve- uta nel 1939 durante la costruzione della stazione della metropolitana Le volte sono su imposte diverse, ma la quota del cervello 8 omogenea. Gli ambien ti definiti dai muri a pettine non sono tutti di uguale larghezza; quelli pitt piceoli han- no Pimposta a quota superiore per far coin- cidere il livello di tutti gli intradossi”, Gli ambienti di dimensioni maggiori vennero in seguito tramezzati da muri sottili La ric- chezza della documentazione manoscritta hha permesso la ricostruzione schematica del prospetto della serie di ambienti (eft. fig, 20). A ovest di questi ambienti, ¢ intimamente connesse con questi ultimi, sone altre strut ture laterizie delimitanti una vasta area ret- tangolare, divisa in due parti da un tramez~ 20, che aveva funzione sostruttiva della pro- paggine della Velia; sulla distruzione di questa struttura s'imposto una piccola tor- re tardomedievale (fig. 1,5) Vinterpretazione ultima dei dati di scavo, che Colini affidd a poche righe all'interno di una gia stringata relazione finale™, ser bra in parte contraddire le prime ipotesi che lo stesso archeologo aveva formulato nel corso dei lavori. La prima versione, come emerge da uno schizo planimetrico”, considerava il muro a nicchie come pertinente all interno di un edificio quadrangolare che regolarizzava il pendio della Velia; la versione stampa considera il muro stesso fronte della so struzione, Nei lavori per la costruzione della stazione della metropolitana, che comportarono il completo sbancamento della collina com- presa tra largo Agnesi ¢ via dell'Impero, si individuarono ¢ distrussero una serie di murature di varie epoche, costituenti un isolato dalla forma approssimativamente trapezoidale (fig. 23)". Aloune strutture erano gia state osservate pochi anni prima nel corso dei lavori per Papertura di via dei Fori Imperiali”. Le quote di spiccato di detti muri variavano da un minimo di m +1,50a un 1 dim +6 sul piano della via dei Fori Impe- rialis non @ attualmente possibile stabilire se Toscillazione dipendesse dalla presen- za di ambienti sotterranei 0 da edifici precedenti obliterati". La documentazio- ne dei resti @ sicuramente lacunosa, ma nnerale di questo iso- lato (fig. 1,8) che a nord segue gli orien- restituisce il senso g tamenti prevalenti di questa propaggine di Esquilino, obliqui rispetto ai margini imperiali della Valle. Nel 1962 venne rinvenuto un tratto del ba: solato per una lunghezza dim 4,40 nei pres- si dellestremita orientale del porticato Descrizione delle strutture Il portico nordoccidentale Dei resti rinvenuti nel 1932 nessuno, al di ‘uori di una struttura (fig. 1,25), gia visibi le alla fine del secolo scorso, era pertinente alla fase originale del portico, costituita da pilastri laterizi con semicolonna e retro li- sci. Gli altri resti si riferivano in prevalen- zaa.una serie di settie pilastri in muratura addossatisi ai pilastri della prima fase sia sul loro lato anteriore, avanzando il fronte del portico verso area di rispetto dell’An fiteatro, sia su quello posteriore, in funzio- ne di contrafforti. Della fase originaria di questo lato del por ticato oggi resta solo il pilastro posto sul proseguimento delPasse minore del Colos- seo, Immediatamente a ovest di quest’ult- mo sono alcune strutture (figg, 24-25) in- terpretabili come foderature cementizie, servite ad aumentare la sezione dei pilastri in conseguenza di un aumento di caricos in questo caso si é conservato solo V'interven- to di restauro. Altre riprese posteriori del portico occidentale vennero distrutte in conseguenza dei lavori degli anni Trenta (fig. 1,24). Attualmente & ancora visibile il setto che delimitava a est Poratorio (fig. 1,15); il mu- 10 laterizio si aggancia visibilmente alla ra- satura della fondazione obliqua (cementi- zia, con inerti in frammenti di laterizi e tra~ vertino) mediante un'ammorsatura. Poco pida t, nei pressi della scala moderna, & jguo resto di muratura eseguita con materiale di recupero, forse pertinente a su- perfetazioni tarde, A ovest del setto super- stite dell oratorio sono state recentemente rinvenute alcune strutture relative a questo tratto di portico, tra Je quali un lacerto di pavimento in opus spicatum a quota m m. ¢ una fogna a cappuccina che sottolineava la fronte (fig. 26). Nei manoscritti di Guglielmo Gatti, il rilie vo finale degli anni Trenta viene preci in alcuni punti; i sti addossati — di cui so no indicate le misure lineari — risultano lar ghi m 1-1,50; in un pilastro allestremita orientale (fig. 1,21-22; m 1,48 X 1,25) & evi- denziata la presenza di un discendente del diametro di m 0,20°. Un atto di muro, da quanto emerge da una sezione schizzata, presentava um'apertura regolare a m +1,50 dal basolato stradale* Il portico & chiuso a ovest da un muro del- 1, Sev orcs tells (1895) 13. "Portico m fresco abide Paricolare lo spessore dim 50, rinvenuto per una lunghezza di m 4 circa (fig. 1,11) Altri tre setti, di fronte all’arcata XLII del Colosseo, sono sommariamente delineati in appunti manoseritti il loro spessore & di m 1,25-1,30. Tutte queste strutture inva dono Parea basolata®, gia parzialmente vi sibile nella pianta del Reina agli inizi del se~ colo (ft. fig. 14)" La gia citata fogna laterizia che sottolineava la fronte del porticato, recentemer vata, sembrerebbe, a giudicare dal suo per- corso, pertinente alla fase originaria; questa viene forse tagliata dagli interventi poste riori, In un momento in cui probabilmente il sistema fognario della Valle era ormai fuori uso si pone la creazione di canalette ricavate sulla pavimentazione tarda del portico in blocchi di marmo’ Il portico nordorientale Il porticato rimesso in luce nel 1895 era co- stituito da pilastri laterizi di buona fattura, con semicolonna addossata, fondati su plinti di travertino; questi presentavano, a differenza di quelli costituenti il tratto occi- dentale, una parasta sul lato posteriore (fg 27). [1 loro ritmo e le loro proporzioni ven- nero, sin dal rinvenimento, paragonati a quelli del I ordine del Colosseo Idissesto dei pilastri comporto la costru- zione di quattro massicci dadi laterizi, che inglobarono parzialmente le strutture le sionate (fig. 28). Vintervento di restauro determina la realizzazione di altri quattro pilastri che avanzarono il fronte dell edif cio verso sud (cfr. fig. 4), invadendo la strada, Il laterizio dei dadi di controspin- ta superstiti appare palesemente riutiliz~ zato: i mattoni sono frammentati e disu guali. La cortina degli avancorpi ha un li- vello pit basso dello spiccato del portico di prima fase In seguito T'area porticata, divenuta una via tecta, fu tamezzata da una serie di ‘muri, in latetizio e in opera mista, che pre~ sentavano un rivestimento in intonaco di- pinto a imitazione di erustae marmoree’ Le superfetazioni laterizie ancora visibili consistono in muri di esiguo spessore (m 0,43) incassati nella cortina dei pilastri di contraiforte tramite una scalpellatura alta m 0,30. All’estremita orientale le mazzette di due ambienti, in opera listata, sono in connessione con una rotaia di una porta su un blocco di travertino della pavimen- tazione, che va con ogni probabilita riferi- ta ad una sorta di taberna. Le relazioni a stampa dell'epoca, come del resto quelle manoscritte, non menzionano alcune strutture delineate nelle planimetrie coe- ve, che, a giudicare dalle foto contempora- nee, dovevano essere in laterizio; queste definivano una grande area irregolare in corrispondenza dell’asse minore del Co- losseo (fig. 24). Ignote sono anche due strutture all’estre- miti est dell'area indagata, che nella gia ci tata seconda versione della pianta del Gas nel Fondo Vittoriano sono considerate per- tinenti a un piccolo ambiente di eui non si hanno ulterior notizie 1 collegamento fra i due trati E que: fortemente degradata; tutto l'insieme delle strutture (cfr. fig. 25) @ pertinente a una fase di irrobustimento dei pilastri del portico oc- cidentale, nel suo punto di contatto con Pal- tro. Sono tuttora visibili le impronte lasciate sul cementizio dal pilastro successivamente asportato, che gia Lanciani aveva osservato”, Alcuni contrafforti sono relativi ad un innal- zamento del piano stradale di m 0,70 circa. Nel conglomerato cementizio di una di queste strutture venne ricavato un piccolo ambiente, le cui faces sono costituite da due muri tuttora visibili (fig. 24), realizzati in laterizio e in frammenti di marmo. una zona ancora visibile, anche se Storia degli studi Di tutti i resti descritti gli unici ad aver su- scitato qualche attenzione sono stati quel del portico nordorientale, pity immediata- mente riconducibili al problema delle so- prastanti Terme; gli altri, come gia detto, furono neppure pubblicati al momento del rinvenimento. Vinterpretazione, da parte del Lanciani, delle strutture emerse nello sterro del 1895, risulta piuttosto contraddittoria: subito considerati parti del portico d'ingresso del- le Terme, i pilastri non furono tuttavia in- seriti nella tav, 30 della FUR che presenta Vingombro delle ‘Terme ricavato dal Palla- dio, cui sono collegate solamente alcune strutture rettilinee, pertinenti alla scalinata, rinvenute nel 1882. E possibile che Vorien- tamento del porticato sia stato considerato in conflitto con la struttura assiale riporta~ ta dall'architetto vicentino. Gli stessi resti rinvenuti nel 1884 nell’area delle Terme (visibili in FUR, tav. 30), com- prendenti anche unvabside, non furono messi in connessione con il corpo centrale dell’edificio, forse perché non aventi lo stes- so orientamento del padiglione esquilino della Domus Aurea. In una successiva pubblicazione, lo stesso Lanciani svincola invece le strutture emer- se nel 1895 dall’edificio termale, propo nendo la ricostruzione di un porticato ad angolo ottuso In un appunto conservato nella Biblioteca Vaticana, le strutture della parte occidenta- le del porticato furono riferte alla Porticus Tellurensis". 1 resti deloratorio cristiano del XIII secolo, scoperti all’estremita occi- dentale del portico, vernero attribuiti dal Lanciani a Santa Maria de Ferraris, Barto- Ii propende invece per la chiesa di Santa Maria in Cambiatoris, sita nelle immediate vicinanze di un importante incrocio strada- le®, Lugli* cita il progetto di restauro delle ‘Terme da parte di Massimo ¢ Balbino”, ¢ quello di_un precedente intervento nel 217". A giudizio dello studioso, i muri pit scadenti dell'area porticata sono attribuibi- 1i agli interventi di Gordiano IIL. Le fonda- ioni oblique visibili lungo le pendici del- VOppio sono considerate parte della Domus 20 if propsta Elifcio sew wt i no, Mar Spm 7 Aurea, e, a parere dellautore, farono man- tenute per sostruire il pendio. ME. Blake, che riporta ma non sembra se- guire Vipotesi corrente della connessione del portico con le Terme, ritiene la costru- rione del portico a pilastri posteriore al- Veta flavia’ Anderson Jr. conferma Pabbandono dell'- che collegava i pilastri alle Terme”. Le indagini che hanno interessato il corpo centrale delle Terme si sono tuttavia poste ancora una volta il problema di un lo- 10 eventuale rapporto con Parea porticata”. Dai dati esposti in precedenza emerge che il disegno finale del portico non fu unitario,¢ che il risultato architettonico fu al contrario la somma di due interventi distinti. La prima fase documentata del porticato 18 orientale, caratterizzata dal pilastro con pa- rasta posteriore (fig, 29), mostra una corti- na laterizia di chiara impronta severiana (mattone rosso, sottile, modulo intorno a cm 24): questo intervento & probabilmente in connessione con i restauri posteriori al- Vincendio del 217, e non esclude possibili antecedenti flavio-neroniani®. TI tratto oc- cidentale, resta soltanto un pilastro fortemente restaurato sul prolungamento dellasse minore del Colosseo, presenta in- vece tratti di muratura di modulo mag re, con laterizi giallo-arancioni; la parte conservata @ tuttavia troppo esigua per proporre una datazione. Tl momento dell'aggiunta si colloca ipoteti- camente, ma verosimilmente, nel III secolo, momento topico per quanto riguarda la sto- ria dei restauri della zona. Uangolo ottuso risultante dal? unione dei due tratti portica- ti conferisce a questa parte di Valle uno scorcio barocco ante litteram che ben si ac- corda con il gusto severiano, Tale sistema vione sembra aver comportato Varretra- mento e la parziale demolizione di alcune strutture dal differente orientamento poste sul margine del!’ Oppio (fig. 1,10), di cui og- gi sono parzialmente visiili le fondazioni con caementa in tufo, messe a nudo dallim- postazione di una scala moderna. | tratti di muratura superstiti continuarono tuttavia a sostruire questa parte di Esquilino, I portico, che era compreso tra due monu- menti che ebbero a soffrire dallincendio del 217 (le Terme di Tito e il Colosseo), ri- portd sicuramente gravissimi danni; in questo scenario sono inquadrabili le ampie ristrutturazioni che dovette subire”: 1 lavori, iniziati da Elagabalo", furono pro- seguiti ~ ma forse non terminati ~ da Ales- sandro Severo”. Una emissione monetale di quest ultimo mostra alcune variazioni ap- portate alla struttura del porticato, identifi cato con Pedificio a destra del Colosseo, che nelPimmagine conserva i due ordini, ma acquista una copertura a doppio spiovente (fig. 30)". Questa modifica comportd forse un au- mento di carico sui pilastri, ch rono a collassare. Ulteriori restauri per le Terme € l'Anfiteatro sono testimoniati da Giulio Capitolino nel 238" i dadi di contratforte sono giuistamente attribuiti da Lugli a que- sto intervento™, Il cambio radicale della facciata @ visibile nell'emissione monetale di Gordiano Il, coniata per commemorare questi interven- Ui di restauro: il portico, a un piano solo € con tetto a doppio spiovente, ha un interas- se molto grande (fig. 31) si tratta delPa- vancorpo di nuova costruzione che avanzd il fronte del fabbricato, invase I'area basola- 24. Portico oon 25. Portico orientale, Prospetts 26 Area de po le. Planimera » nodose np 27 Prt tle, Asonometri. rievstrucone de divers itd fregenmacione ta ela mutd in una via tecta, La trasforma- zione @ evidentemente dettata da un'eme! genza statica creatasi in seguito ai citati la- vori di Alessandro Severo. In merito ai restauri del 238 @ interessante notare come Fiscrizione in CIE V1, 1091 te- stimoni interventi di Gordiano ai Castra Misenatium”. Accettando la localizzazione generalmente proposta per questi ultimi, in un'area compresa tra le Terme di Traiano € Tito e la via Labicana”, si configurerebbe Vimmagine di un restauro generalizzato in un'area abbastanza limitata della citta F da notare come I mento della parte orientale abbia cercato di ovviare ai notevoli problemi statici che ave- vano gia gravemente lesionato i pilastri — probabilmente dovuti anche alla forte spin- ta causata dalla terrazza stessa delle Terme. B solo ipotetico collegare tale variazione di iervento di consolida- carico allinsediamento della Praefectura Urbana; i recenti scavi nelVarea delle Terme testimoniano comunque la presenza di strutture tardoantiche che invasero P'area scoperta antistante il corpo dell’edificio Le tramezzature che chiusero parte del por- ticato (Figg. 24, 27) sono pertinenti al piano imperiale antico, e quindi anteriori al rialza- mento del pavimento del portico: sul nuovo livello furono rinvenute monete databilial- la seconda meta del TV ~inizi V secolo” E da ritenere che i pilastri del portico fron tale osservati dal Palladio, e da lui disegnati senza le superfetazioni, siano quelli poi rin- venuti nel 1895, Larchitetto vicentino proiettd arbitrariamente la struttura pila- strata ad est della scalinata d’ingresso, pun- to che invece prevedeva altre soluzioni: qui cra la gia citata fondazione rettilinea con setti perpendicolari (cfr. R. Rea, Note con- clusive, fig. 2). La parte occidentale fv ugualmente sottopo- sta a modifiche che avevano un evidente ca- rattere strutturale; i problemi statici esistenti in questa zona (di cui ci sfuggono le cause) furono pero di diverso tipo, e cid comporto tun intervento meno drastico. II ritmo del porticato non fu modificato, e tutta la strut- tura verne semplicemente fatta avanzae ver~ so P Anfiteatro mediante l'inserzione di spes- si setti murari aventi all’estremita pilastri ret- tangolari non decorati, Di questo intervento nulla resta visibile; tuttavia va considerato coevo alla sistemazione della parte orientale. E sicuramente da escludere che le struttu- re di prima fase oggi visibili appartengano alla fabbrica neroniana, dato il notevole dislivello testimoniato nelarea della Valle 80 cato flavio teriore; una preesistenza potrcbbe invece esistere in fondazione. Dalla comparazione con i da ti neroniani della Valle © delle adiacenze del Colosseo tra il piano di spi e quello immediatamente emerge infatti una pertinenza planimetri- ca delPallineamento della parte orientale del portico dell’Oppio con un tratto del quadriportico che delimitava lo Stagnum Nerontis” Un altro tratto di porticato delimitava la parte orientale della piazza; di esso si cono- scono due pilastri rettangolari non decora~ ti (di cui uno conservato solo in fondazio- ne) posti a distanza dim 10 circa I'uno dal- altro"; uno di essi & parzialmente conser- vato in uno spigolo della scalinata moderna che sale al piano di via Celio Vibenna. La viabilita La viabilita in questa propaggine di Esqui- lino ha sempre avuto un’unica direttrice, sia in eta repubblicana sia posteriormente alle grandi sistemazioni neroniane”. I rin- venimenti effettuati nel 1894, al momento dell’apertura di via degli Annibaldi, relat vialle sistemazioni urbane tanto anteriori quanto posteriori agli interventi neroniani del 64-68 d.C., pur evidenziando una di- versiti notevole di piani di spiceato, mo- strarono infatti il persistere di un unico orientamentos i condizionamenti topogra- fici antichi dovevano pertanto essere i me- desimi” Lasse portante per lo sviluppo urbanistico della zona era il tracciato antico corri- spondente all’attuale via del Colosseo (fig, 1,3), che pure appare aver subito qualche spostamento nel corso dei secoli. Alla fase tardoimperiale del percorso apparteneva il tratto di basolato rinvenuto il 19 maggio 1931 a m + 1,30 circa dal piano di calpe- stio moderno; questo accennava a scende- re verso la Valle, era delle dimensioni di m 4X 2, e aveva evident tracce del passaggio i carr stradale, di eccezionale larghezza (m 6,15) era gid stato rinvenuto negli anni 1871-1872 da piazza delle Carrette in dire- zione dell’ Anfiteatro” . Un vasto tratto della superficie ‘ke plato a prima fase ca i const rae Plasto morte 50. Bs ‘al iGo 8 oul La discesa sulla Valle del?antica via del Colosseo venne osservata da Lanciani, e fu da lui descritta con le seguenti parole: “la strada sbocca sul piano della piazza vol- gendo alquanto a settentrione™ Tl percorso cosi concepito sarebbe stato contraffortato in un primo momento dalla sola parcte rettilinea (etd flavia?), alla quale in seguito si sarebbe addossato Pedificio con le nicchie (fig. 1,7). Rispetto a questo grande asse viario, la strada rinvenuta pres- 50 il Colosso (fig. 1,2) si configura come un percorso marginale. L'edificio tardo rinve- nuto nel 1932 (fig. 1,9) avrebbe poi rispet- tato questo allineamento, testimoniando la sistenza di tale direttrice che sopravvive nnalzamento dei piani e alla gradua- le distruzione della citta antica”. F difficile datare tale ingresso della strada sulla Valle; va tuttavia osservato come le soluzioni scelte in eta precedenti (fasi ante 64 d.C. € neroniana) per il collegamento Valle del Colosseo-Esquilino abbiano sempre privilegiato Passe nord/sud”. Lo spostamento di baricentro del percorso in esame non sembra poter prescindere dalla costruzione dell’Anfiteatro e dalla ripristi nata fruibilita pubblica dell invaso. Lo schema della percorribilita antica, evi dentemente vincente, sara quindi ricaleato dalla citta moderna: ancora nella pianta di Roma del Nolli (1748) gli isolati del quar- tiere moderno appaiono insistere sulle fondazioni imperiali, pur avanzando il lo ro fronte verso la strada e restringendo la carreggiata antica. I termini topografici mutarono in primo luogo con la costru- zione nel 1894 di via degli Annibaldi, che limit fortemente Pimportanza della via del Colosseo ¢ taglid via della Polveriera e quindi ~ in maniera drammatica ~ in se- guito al radicale intervento urbanistico at- tuato nel 1932 con la costruzione di via dei Fori Imperiali, che comportd la definitiva interruzione dei percorsi diretti tra la Su- burra e la Valle del Colosseo. Quen atl, aggiorat 1998, nan prenden comsiders inne 1 nao invent cnewent 3 ondagg preset illscosrarkme dela Metro Cl 200 che defen melo “kun sett del porte: quel saranne ogee promi ‘omunicaione. [a pesca dei portatattno al Caos frag sat nase egnats 8 PNlengrot ck Jon ‘nol ui sugeiment Tasers 1095 p17 hapa; per scsi in quel anc inch Scopete in ria sla Pobre, NS. INS pp. Seti Lage, Sat tar Masi ra Coos Ptr Via, NS 88S, ps, ACS, MPL AA.BBAA I ees I sb vist i fn. 4437; 1 agg 1895; fe Gar) 1895s p10. Tab ase 38, 7 mage 1985 eters fim Be eanni “Gar 1898, pp 201-202; Gav 1895p. 119, Cs RR Le scpaltre ope el 195g 38 ce R. Moroes 1 ep poke ron rte, pga, rt, re, CS)MPL AARAA Ter IT 8 fs, 4337, 8 mag 10 1885 neldocament il Lancan produce un accu sci Fo dla sens panama. ACSMPLAR BBA. ye Ip. Tvs vrei ere b 3, e437, RAT Us ers ll po, Ps fo 1162 BTS mag 895. Ini UI pers pe bi fs 162, GL, EM, RD: dt quam serio eaerg ce maton npn nc rtm red pe “erence peowenivan da mr che sandavan deme Tendo. ACS, MPI, AABIBAA I yr Hb 388 Fe 39,7 ga (gn 1895, Laplante comers ACS, AMP, AA BB AA Tiers 12 lle se 38% "Nuowo poet ol fsnte dl Anite Haein ea semarione dle edie Sed adcenta monumento frm D Marche, mage yk th fk. 1339,7 gingno 1885, hb. 1 alga fs SAN Da qe originale proviene la pant pubbicatsi Garr 18859, p207, Dg ACS. MPI,AA BB ART versa iT

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