9 - L'interprete Giuridico - Cap 7 PDF

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L’interprete giuridico Profilo professionale e metodologie di lavoro Acura di Mette Rudvin e Cinzia Spinzi Carocci Faber 7 ~ La comunicazione interculturale e l’impatto dei fattori culturali sull’interprete giuridico di Cinzia Spinzi 7.1. Lingua e diritto Tradurre la lingua del diritto comporta sempre una trasposizione non solo da una lingua all’altra ma anche da una cultura all’altra e, in modo pit spe- cifico, da una cultura giuridica all’altra. Abbiamo avuto modo di notare nel capitolo dedicato alla comunicazione giuridica come il linguaggio giuridico italiano sia ricco di espressioni mareate, tecnicismi ¢ latinismi che rendono difficile la condivisione interculturale (cfr. CaP. 3). Come osservano Gualdo ¢ Telve (2011, pp. 411-2), l'armonia fra lingua e diritto & turbata da molte- plici aspetti: il primo é che qualsiasi cadice lingnistico ha la stessa efficienza ai fini del valore giuridico di un atto; il sccondo & che ogni cultura, ogni societa ¢ quindi ogni sistema linguistico concettualizza la realta in modo di- verso «dalla prima riflessione discende la tendenza dei giuristi a considerate la lingua con interesse ¢ rispetto, ma sempre come strumento vicario [...] dalla seconda discende la forte connotazione nazionale del disitto, che ren- de particolarmente arduo trasportare istituti e concetti fuori dei confini del paese dove sono stati concepiti». In virtit del fatto che non esiste un’ identit’ assoluta tra gli ordinamenti giuridici vigenti nei vari pacsi, pud accadere che un termine non trovi riscontro omologico nei sistemi di altre lingue ¢ che acquisisca un significato diverso in un diverso contesto linguistico. 7.2. Esempi di non equivalenza fra istituti giuridici I tecnicismi tipici del linguaggio giuridico non solo riflettono dei concetti ptecisi ma anche le differenze che stanno alla base dei sistemi giuridici nelle varie culture. Pensiamo all’istituto giuridico del kafila tipico del diritto islamico, che non esiste nel sistema italiano, Attraverso questo isticuto, il giudice affida la protezione e la cura del minore (makfoud) a un soggetto 135 LINTERPRETE GIURIDICO (kafil) che di solito & un parente del minore, che ne curera la crescita. La kafalah non ha nulla a che fare con l’adozione, tipica dei paesi europei, che @ invece vietata negli ordinamenti di derivazione islamica. La kafalah trova ispirazione nel principio coranico in base al quale ogni musulmano deve pre- stare aiuto ai bisognosi ¢ contempla il rapporto di filiazione solo in termini di rapporto naturale ¢ quindi Iecito all’ interno della famiglia. II concetto di kafalah sembretebbe essere pitt vicino a quello di “affido temporaneo’, dal quale perd si distanzia per le rigorose condizioni che devono verificarsi affinché la kafalah possa determinarsi e soprattutto per il fatto che P'affi- do, ad esempio in Italia, pud essere ottenuto da famiglie o singoli individui diversi dai familiari stretti. Ci troviamo di fronte a uno dei tanti termini inseriti nel sistema giuridico di riferimento e che é riconosciuto all"interno della comunita giuridica che di quel diritto si serve, Senza scavalcare i con- fini curopei, pensiamo ad esempio al concetto giuridico di “contratto” che, sebbene presenti una base concettuale condivisa, ovvero un accordo fra due pid soggetti, non sembra essere definita allo stesso modo in tutti gli ordi- namenti giuridici, Secondo il codice civile italiano, il contratto presuppone tun rapporto di tipo bilaterale o plurilaterale in quanto 2 «I’accordo di dueo pit parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giutidico patrimoniale», Nelle culture giuridiche di common law il concetto di contract & pitt esteso, in quanto si presenta come un accordo tra due o pitt soggetti nel quale si ha tuno scambio di prestazioni. Il collegamento tra la promessa di una parte € quella dell’altra parte ¢ la cosiddetta consideration, considerata requisito non del contratto ma di ciascuna promessa. Invento principale di questo capitolo & proprio quello di mettere in evi- denza le differenze interculturali utili alla comunicazione giuridica ¢ che co- stituiscono un punto di partenza per l’interprete, soprattutto quando a inter- facciarsi con il mondo della giustizia sono i parlanti delle lingue minoritaric © comungue delle culture che poco condividono, per un approccio diverso verso la tisoluzione di aspetti ¢ valori significativi della vita. Una maggiore consapevolezza delle differenze interculturali sicuramente contribuisce a su- perare gli antomatismi cultural, a sciogliere i nodi dell incomprensione fra le singole persone ea meglio interagire con la diversita. In questo senso parleremo di comunicazione interculturale, che implica st tun atto di scambio di messaggi fra persone di cultura diversa ma ka cui finalie& & quella di creare significati condivisi fra individui in una situazione di inte- razione (Ting-Toomey, 1999, pp- 39-40). Le premesse da cui partiamo sono due. La prima ¢ considerare I’interprete giudiziario un partecipante attivo nel 136 7. LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E LIMPATTO DEI FATTORI CULTURAL! tlogo in atto, che in quanto tale influenza il modo in cui il dialogo stesso wviluppa. La seconda premessa si basa sull’ importanza e sul peso che le dif- enze culturali hanno nel processo di traduvione orale ¢ nell’atveggiamento i partecipanti al proceso medesimo. Inoltre, fra tutti linguaggi specialistici quello giutidico é quello che pitidi ni altto sembra intrattenere un intimo rapporto con lacultura della socier’. cui nasce, riflettendone trasformazioni e contraddizioni. Se-cid & vero, al a nel momento in cui le culture si incontrano si crea un culture bump (Ar- ct, Nickson, 2012, p. 407) ovvero lo scontro con un atteggiamento dive:so quello che ci si aspetterebbe in un dato contesto. Va infine aggiunto che il setting in ambito giuridico, che si tratti di tribu- lc o di una stazione di polizia, é comunque regolamentato, nel senso che stono delle procedure ben precise da rispettare ¢ quindi fonte di difficclea + Pinterprete (Garwood, 2005, pp. 149-50). Un setting fatto di regole che ‘iano da cultura a cultura, cosi come i comportamenti di coloro che in quel ting si ritrovario a operare, La comut ne interculturale comunicazione interculturale & un processo articolato e complesso in anto presuppone prima il riconoscere I'altro-da-sé ¢ poi l’aprirst al dialogo, i abbastanza difficili per I’'womo che, soprattutto nei tempi attuali, rende a nsiderare I’altro come diverso e addirittura nemico. Sc fino alla fine degli anni Scttanta gli studi sociologici erano focalizzati lla struttura della socicti mondiale come riflesso del dominio della cultura ropea, negli ultimi trent’anni c’t stato un trasferimento d’interesse verso lo idio di societa definite “multiculturali”. La conseguenza di questo sposta- nto d’intetesse ha determinato un passaggio dal concceto di cultura al sin- lare a quello di culture al plurale, quindi ai rapporti tra culeure. Ladiversita culturale diviene fattore di criticité per i processi comunicazivi quanto, pitt lontane sono fra di loro le culeure in termini di valori, norme e mportamenti, maggiori sono le possibilita di incomprensioni. Le teorie pitt citate in campo interculturale sono quelle di Hall (1959) e di ofstede (2001) a cui aggiungeremo, in questa sede, anche quella di Lewis 906). Tutte e tre partono da una considerazione della complessita del rap- ‘rto lingua-cultura, complessita che & intrinseca al concerto stesso di cultu- visto come multiforme ¢ poco omogeneo. Tanto l’immagine metaforica iceberg di Hall quanto quella della cipolla di Hofstede ben si prestano thastrare la cultura come costituita da pitt strati, da parti visibili e invisibili By LIINTERPRETE GIURIDICO Figura 7.1. Teoria dell’iceberg, rappresentativa del concetto multidimensionale della cultura Elementi visibili della cultura: lingua, abitudini ecc. Credenze, percezioni, sentimenti ecc. valori (Hall, 1976). Le manifestazioni di una data cultura sone solo la punta dell’- ceberg, o la parte pitt esterna della cipolla. Tuttavia, ¢ la parte sortostante ¢ nascosta che rappresenta il fondamento di queste manifestazioni visibili (cf: FIG. 71). 73.1. Culture a elevato contesto vs culture a basso contesto Secondo la tcoria di Hall, sulla base dell’importanza che il contesto rive- ste nelle varie culture, vi é una distinzione fra culture a elevato conteste (high-context cultures) ¢ culture a basso contesto (low-context cultures) Hall (1976) definisce il contesto come la quantita di informazioni che si aspetta che una persona possegga su un determinato argomento € conis il termine di consexting proprio per riferirsi alla quantita di informazio- ni esplicite necessarie alla comunicazione. Il contesto culturale influenz: ogni aspetto della viea: il comportamenta, il modo di pensare, di muoversi 138 7. LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE & L'IMPATTO DEI FATTOR| CULTURALI Figura 7.2. Categorizzazione delle varie culture Alto giapponese 7 araba 7 latino-americana talianalSpagnot italiana/spagnola kone ncese contesto nate inglese x nordamericana oa scandinava 7 tedesca a Basso Esplicito Implicito MESSAGGI Fonte: adattata da Katan (2004, p. 183). il mode di esternare le emozioni (Hall, 1976). Sulla scorta di questo para- metro si forma una scala che va dalle culture che necessitano pit informa- zioni durante la comunicazione, perché il contesto risulta meno importan- te (low-context cultures, LCC), a quelle in cui é il contesto stesso a fornire la maggior parte delle informazioni (high-context cultures, 1c) le quali ven- gono quindi esternate meno esplicitamente. Una serie di diyersita fra i due tipi di culture scaturiscono quindi da questa differenziazione di fondo: le culture a basso contesto sono pitt individualiste e attive, la comunicazione ¢ pit lincare, gli individui danno maggiore importanza alla logica ¢ basano le proprie decisioni molto pith sui fatti che sulle intuizioni, La comunica- zione che ne consegue & piti esplicita, costruita sul principio x1ss (Keep It Short and Simple) ¢ le parole usate lasciano poco spazio allimmaginazione dell’interlocutore. Al contrario, in una cultura in cui il background é rilevante, gli individui sono intuitivi ¢ danno maggiore importanza alle relazioni interpersonali. La comunicazione, in cui vige il principio KiLc (Keep It Long and Complete), tende a essere indiretta c implicita. La figura 7.2 illustra la posizione delle va- ric culture rispetto ai due opposti, rappresentati rispettivamente dalla cultu- 39 UINTERPRETE GIURIDICO ra giapponese, come esponente della tipologia culeurale a clevato contesto, ¢ quella svizzera, come tipo di cultura basso contesto. La suddivisione fra Lec © HCC non va considerata in maniera netta, perché le culture si pongono su tuna scala di valori ¢ vengono cosi a configurarsi come pitt vicine ora a quelle a basso contesto ora a quelle a elevato contesto. 73.2. Il modello di Richard Lewis La teoria binaria di Hall viene superata dal modello tripartito di Lewis, che prevede tre tipologie culturali: le culeure attive-lincati, le culture reattive e le culture multiattive. Come si nota nella figura 7.3, ogni cultura rappresentativa delle tre catego- tie si trova a ogni angolo del triangolo ¢ le alere si dispongono su una sorta di continuum fra duc opposti, in modo tale che si caratterizzano per essere pitt 0 meno simili oraall’una ora all’altra, localizzate agli angoli opposti. igura 73. Classificazione dei tipi culturali secondo Richard Lewis Variazioni ative lineari, all tee multiattive, reattive ape ieneie Messin, Colombia, Por Bolivia Portogallo. Grecia ile, Algeria Russia, Slovacehi, Cross, Romania Arabia Saudia, rag, Emit Arabi Unit Franca, Pol Ungheria tuanis ‘Bulgaria, Turchia, leon Blo, lsraele, Sud Arica Legenda “pi cukuralf tv Nneor Freddi, oggetti, pianifcator isl; tip cular multe caldi,emotiv, loquaci,imuls 1p cultura eative gentil ffabil, ccomodarti, ‘editor, buon ascoltaton Danimares, Wanda, ‘usralla Pacsi Bassi, Ausra, Repubblica Ceca, Slovene Stati U Germania, ‘Svizera, Lussemburge Vietnam Gran Sveria, Finlandia, Canada Singapore Taiwan, Gisppone Bretagra Lettonia Eston ong Kone Fomte: adattata da Lewis (2006, p. 42) 140 7. UA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E L'IMPATTO DEI FATTORI CULTURAL Le culture attive-lineari (che sulla scala di Hall corrispondono alle culture a basso contesto) sono basate sui fatti, sono orientate alla pianificazione e alla monocronicita, cioe allo svolgimento di un compito per volta. La comunica- zzione degli esponenti di questa cultura é lincare e ditetta. Le culture reattive sono listening cultures, cio’ preferiscono potsi in ascolto prima di reagire, in modo da pervenire a una soluzione senza conflittualita. I paesi dell’ Estremo Oriente come la Cina, Taiwan, Singapore, Corea, Tur chia e Finlandia rientrano in questa tipologia. Infine, le culture multiattive basano la loro comunicazione sulle emozioni c, come le culture a elevato con- testo nella tassonomia di Hall, sono pitt propense a essere loquaci e impulsive nelle loro modalita comunicative, Essendo pitt introversi, gli individui delle culture reattive sono pitt inclini alla comunicazione non verbale. Va da sé che coloro che si interfacciano con queste culture dovrebbero potre domande precise per “strappare” informazioni pits dettagliate. A differenza degli altri due tipi di cultura, la modalita comunicativa preferita dalle culture reattive & il monologo, che pud essere interrotto dal! intetlocutore, le cui domande con intento esplicativo sono considerate positive in quanto denotano inte- resse nella conversazione. Il silenzio, poco tollerato dagli occidental, viene considerato significativo in queste culeure, 73-3. Gli orientamenti culturali nella teoria di Hofstede Nella classifica ad opera di Hofstede, invece, le culture vengono misurate sulla base di alcuni parametri, dimensioni 0 orientamenti. Questi possono essere definiti come costrutti teorico-statistici, perché rappresentano la cul- cura attraverso un insieme di atcributi propri della cultura stessa. Sono defi- niti teorici perché non sono tangibili e sono stati creati per aiutare a capire meglio le differenti culture. Sono costrutti statistici perché da essi noi otte- niamo un indice numerico che fornisce un’informazione su quanto queste dimensioni sono presenti all’interno della cultura in esame (Calabrese et al, 2010, pp. 1-2). Ledimensioni culturali considerate nello studio di Hofstede sono: © power distance: distanza di potere; misura in cui una societa accetsa che il potere sia distribuito in modo diseguale o paritario nelle istituzioni ¢ nelle organizzazioni; © uncertainty avoidance: attitudine a operare in condizioni di incertezza; questo parametro ¢ utile a comprendere come i membri di una cultura si comportano quando si sentono minacciati da situazioni incerte 0 scono- sciute; gl LIINTERPRETE GIURIDICO © individwalism and collectivism: orientamento all individualismo e al col- lettivismo, ovvero la tendenza a focalizzare l'artenzione su s¢ stessi piuctosto che sulle relazioni sociali all’ interno dei gruppi. Si distinguono cosi le culture individualiste, dove l’attenzione é riseretta alla cerchia familiare ¢ affettiva, ¢ le culture collettiviste, dove ’'armonia ¢ 'unione fra i gruppi regna incontra- stata. Al contrario, secondo la teoria collettivista, le persone che sono nate in famiglic estese o in ambienti molto popolati sono aperte all’aiuto ¢ proteggo- no gli altri in cambio di fedelea; «masculinity and femininity: differenza di ruoli trai due sessi nella societ’; in una cultura i cui valori dominanti sono quelli mascolini, si pensa al succes- so, al denato, all’efficienza, alle cose matetiali a danno della preoccupazione per gli altri, per la qualiti della vita, per l'uguaglianza, In seguito Hofstede ha aggiunto un altro parametro: « long/short-term orientation: tendenza a identificare come orizzonte tem- porale il breve termine o il lungo termine. Sulla base di queste teorie un americano che incontra un cinese dovrebbe aspettarsi che il cinese sia collettivista c segua un orientamento high context, cosi come il cinese dovrebbe aspettarsi che l’americano sia individualista ed espliciti tutto nella comunicazione. Sebbene il modello di Hofstede sia stato creato nel settore economico, considerando che i risultati sono scaturiti da un questionario somministraco ai dipendenti dell’ 18M, tuttavia é stato applicato in vari contesti per via della sua flessibilita c adattabilita. ‘A prescindere da quale modello si prenda in considerazione, gli orienta- ‘menti culturali si riflettono comunque nella lingua e si rivelano particolar- mente utili per sostenere l’interprete nel suo impegno ad allentare il proprio attaccamento agli orientamenti della cultura di appartenenza, staccando quel filtro culturale al fine di attuare una dislocazione totale nel territorio della diversita 7-4. La logica del pensiero e la lingua Lo scambio comunicativo nelle culture ad alto contesto coinvolge di pitt i sentimenti cintimita, mentre quello a basso contesto @ meno personale c pitt formale. Come fa notare Lewis (2006, pp. 137-47), particolarmente significa- tiva risulea la differenza nella logica del discorso, nella struttura del pensiero € nello stile argomentativo che é lineare e diretta nelle culture a basso contest, mentre in quelle opposte la comunicazione ¢ circolare, ambigua o per megli dire “contestuale”, 142 7. LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E L'IMPATTO DEI FATTORI CULTURAL Tabella 7.1. Contestualita Basso contesto Alto contesto Esplicitazione dei significati attraverso le forme Significati impli comunicative sociocutturale + Tendenza a costruire messaggi strutturati, a fornire dettagli, a usare termini tecnici + Tendenza a usare argomentazioni logiche + Enfasi su una logica di tipo lineare, che mira direttamente al nocciolo del problema + Valorizzazione del comportamento verbale- + Tendenza a produrre messaggi semplici, densi e ambigui + Tendenza a usare sentimenti ed emozio~ ni per comunicare + Enfasi su una logica “a spirale”, che gira intorno al punto informativo; scarsa capacita di leggere il + Valorizzazione della comunicazione non comporlamento non verbale verbale e maggiore sensibilita a gestua~ + Valorizzazione dell’individualismo lita e mimica facciale + Tendenza a relazioni transitorie e strumentali_ + Valorizzazione del senso del gruppo ponibilits a dedicare tempo per costruire e mantenere relazioni sociali durature Fonte: adattata da Giaccardi (2012, p. 127). Osservando la tabella 7.1, si nota che le differenze lungo la variabile della con- testualita racchiudono anche alere dimensioni, di cui abbiamo parlato prece- dentemente, L’influenza che le pratiche sociali possono avere sulla lingua 8 secondo Lewis cosi rilevante che il filero creato dal pensiero da adito a una visione del mondo che a sua volta stabilisce le regole di determinate pratiche sociali, che caratterizzano i comportamenti dei vari gruppi (Lewis, 2006, p. 138). Si pensi al tailandese, che conta 46 modi diversi di dire you, o alla lingua giapponese, che ha almeno cinque livelli diversi di linguaggio cortese e un lessico parti- colare che si usa solo quando ci si rivolge all’imperatore. Ancora, ella stes- sa grammatica giapponese manca la struttura del discorso indiretto, perché @ considerato poco cortese ripartare i contenuti delle conversazioni private. ‘Molei studi antropologici hanno messo in evidenza il carattere relazionale ¢ contestuale dell’io giapponese. Tale carattere si riflette nella lingua, laddove il pronome di prima persona singolare cambia in relazione al contesto dello scambio ¢ alla persona con cui si sta interagendo. I processi cognitivi delle culture orientali influenzano le procedure legali, ad esempio, nelle societa di deriva leggi scritte e, sebbene il loro sistema giuridico sia di derivazione romanista, come quello italiano, a oggi non esiste in Cina un codice civile vero € pro- ne confuciana. I cinesi non amano le UB U'INTERPRETE GIURIDICO prio. I cinesi basano i propri valori sui sentimenti umani piuttosto che sull’i- dea di cid che ¢ giusto o sbagliato cil radicato senso di appartenenza al gruppo entra in collisione con il senso occidentale dell’ individualita. “Reattivi” per natura, i cinesi non avvertono gli opposti come contradditori ¢ si sforzano al massimo per accettare posizioni diverse senza screditare 0 abbandonare le proprie. Lewis etichetta la logica cinese con il termine binocular, proprio per sottolincate il loro essere incline all’ ambiguita, perché questa favorisce inter- pretazioni diverse ¢ quindi facilita la gestione di situazioni confliteuali. In conclusione, secondo Lewis linear-achive, multiactive ¢ reactive cultures partono da una logica diversa. Quella lineare si basa sui fatti ¢ sulla con- vinzione che alcune cose sono costanti; la logica reattiva & estremamente contestuale ¢ non pud essere separata assolutamente dalle situazioni in cui si ritrova. La logica multiattiva é pitt simile a quella reattiva, da cui si allontana solo perché influenzata da sentimenti soggettivi ed emozioni. Nella cultura cinese quindi, come esemplare di una cultura collettivista, le manifestazioni culturali sono cosl implicite c immerse in un’elaborata strut- tura relazionale che, in ambito comunicativo, le relazioni sono considerate obiettivi gerarchicamente superiori, per cui é pitt importante come un mes- saggio viene condiviso piuttosto che il suo contenuto essenziale. Nella cultura opposta, quale ad esempio quella americana, vista come espressione dell’indi- yidualismo, la struttura relazionale meno densa e quindi in ambito comuni- cativo gli obiettivi risultano pitt importanti dei rapporti interpersonali. Alla Ince di quanto sin qui osservato, risulta che la lingua a cui ciascuno é abituaro pud essere una sorta di presupposto, poco negoziabile, se non si fa lo sforz di comprendere il punto di partenza alerui. 7.5. La comunicazione interculturale non verbale In questo paragrafo affronteremo un tema degno della massima attenzione, ovvero la decodifica del messaggio non verbale da parte dell’interprete. Laco- municazione non yerbale comprende tutto cid che costituisce paralinguaggio (il tono della voce, il timbro, isilenzi, le pause ecc.) ¢ il linguaggio del corpo (postura, sguardo, gesti ece.), che spesso sono fonte di ambiguita comunica- tive e fraintendimenti che possono provocare anche pericolosi errori diagno- stici o di valutazione di una data situazione. Castiglioni (2006, p.150) riporta tun esempio rapptesentativo di queste differenze interculturali, citando il caso di un assistente sociale che, di fronte al silenzio della donna cinese riguardo al nome da dare al bambino ¢ al ritardo nell'iscrizione nell’anagrafe, inter- pyeta in modo sbagliaco il silenzio e deduce che la donna vuole dare il neo- 144 7. LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E L'IMPATTO DEI FATTORI CULTURALI nato in adozione. I silenzio della donna era invece motivato dalla necessi di consultare 'oroscopo cinese per la scelta del nome. Tale malinteso trova la sua spiegazione in una differenza culturalmente determinata: se nelle culture occidentali il silenzio viene spesso inverpretato come assenso, come approva- zione, al contrario per gli asiatici significa dissenso. Basandoci sugli studi nel campo della comunicazione non verbale (Balboni, 1998; 1999) prenderemo in considerazione quegli aspetti che sicuramente possono tornare utili all’in- terprete come sostegno alla sua attivita. ‘Abbiamo visto precedentemente come le culture a clevato contesto, quali ad esempio quelle dell’area mediterranea, tendono a essere pitt vigorose nei sentimenti ¢ nelle emozioni ¢ quindi a usare la mimica facciale che “parla” dello stato emotivo di un individuo, mentre nelle zone asiatiche un certo con- trollo sulla propria espressivita da alle popolazioni mediterrance lasensazione che gli asiatici siano imperscrutabili. 7.5.1. Il linguaggio del corpo I volto é quella parte del corpo che tanto nell’animale, quanto nell’uomo di- venta il mezzo pitt espressivo in una comunicazione non verbale. I sorriso & universalmente utilizzato per comunicare messaggi positivi, ma nella cultura asiatica denota imbarazzo. Lo sguardo ¢ determinante nel comunicare atteggiamenti interpersonali per instaurare relazioni di diverso tipo. Uno sguardo rivolto verso il basso da parte di un parlante cinese é segno di rispetto nei confronti di unaistituzione € autorita, ma potrebbe essere male interpretato dalla nostra cultura, come ammissione ad esempio di falsitA 0 arrendevolezza in sede di interrogatorio 0 giudizio. In Giappone, invece, esiste proprio una norma che vieta il contatto visivo. A differenza delle popolazioni del Nord Europa, i popoli dell’ Europa me- ridionale ¢ quelli arabi c medioricntali utilizzano frequenti gesti delle mani ¢ del yiso mentre parlano. Nella cultura dell’islam alcuni gesti della mano pos- sono acquistare un significato specifico: la mano sinistra ¢ considerata impura (haram), mano del diavolo ¢ quindi vietata nel saluto o nella preghiera, se non accompagnata dall’altra mano. Ancora, il sudore per gli italiani indica uno stato di agitazionee, ad esem- pio, si accetta il gesto di asciugarsi il sudote in pubblico se fatto con discre- zione; in Giappone, il sudore di chi parla ha una connotazione positiva, in quanto indica sincera partecipazione all’atto comunicativo. Nell’interazione faccia a faccia, alcuni clementi prosodici come |’into- 145 LINTERPRETE GIURIDICO nazione, il tono ¢ la velocita nel parlato possono essere utili a chiarire alcuni casi di ambiguita linguistica, In italiano, cosi come in molte lingue, I'in- tonazione diversa pud conferire un significato diverso alla stessa stringa di parole (frase interrogativa vs frase dichiarativa), ma nel momento in cui si focalizza l’attenzione pitt sul contenuto del messaggio, queste differenze as- sumono confini meno marcati e possono non essere notate da un parlance non nativo. Inoltre, le culture del Mediterraneo tendono a sovrapporte le voci e il fe- nomeno viene in genere accettato anche in sede di discussione come un se- gnale di partecipazione sentita. In altre culture, invece, si concede un tempo per la riflessione e la risposta. Anche in Italia spesso accade che i tempi fra una battuta el’altra sono piuttosto ristretti e la tolleranza del silenzio ¢ minima; in Scandinavia accade esattamente il contrario, dove le sovrapposizioni non sono assolutamente tolerate. 7.6. Le formule di cortesia La cortesia ¢ una condizione fondamentale della convivenza civile € un ele- mento significativo nell’ambito degli studi linguistici che mirano a determi- nare le sue realizzazioni linguistiche nelle varie culture. Il fenomeno della cortesia ¢ in genere inquadrato nel contesto della relazione tra la distanza dal potere e la tipologia di cultura, se individualistica o collectivistica. Un'elevata distanza dal potere, che coinvolge paesi come quelli dell’ Estremo Oriente ¢ del Sudamerica, é tipica delle sociera collettivistiche, in cui gli individui sono fortemente coalizzati in gruppi in cui uno dei valori fondamentali & quello dell’armonia. La distanza dal potere ¢ quindi l'accettazione della disugua- glianza come fondamento dell’ordine sociale, insieme al carattere colletti stico, spiegherebbero I’uso di strategie diverse di cortesia negativa, tanto dei russi quanto degli inglesi. In russo, infatti, per formulare una richiesta o un ordine, fra tutti gli ordini di gerarchia sociale, si usa sempre I'imperativo mitigato dalla presenza di una formula di cortesia equivalente al please degli ingles. In giapponese l'ordine viene mitigato fino a essere quasi del cucto velato, mentre in altre culture €am- messa la richiesta directa, come per gli israeliani. In tante culture, dire “no” & “pericoloso”. Un testimone pud usare modi di dire indiretti, evitare lo sguardo diretto, evitare di dire “no” apertamente (il cosiddetto gratuitous concurrence, cfr, Rudvin, 2000; Zangla, 2015), la volonta di dare una risposta che fara pia- cere a chi chiede invece di dare una risposta “veritiera’, usare parafrasi meta- fore invece di risposte dirette e “secche’, essere troppo troppo poco formale/ 146 7. UA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E L'IMPATTO DEI FATTORI CULTURALI cortese, esitare ¢ lasciare lunghe pause nella conversazione ecc. Tutti questi modi di dire ¢ di comunicare possono esscre giudicati imprecisi dall'ufficiale, ayyocato 0 giudice ¢ possono dare un’ impressione crroneamente negativa e di mancanza di collaborazione, quando invece per chi parla sono solo un modo di mostrare rispetto. Ogni cultura ha inolere codificato regole diverse per dissentire: ad esem- pio nella culeura collettivistica cinese rispondere “no” a una richiesta oa una domanda di un interlocutore, soprattutto se di una certa autoriti come po- trebbe essere il giudice o il pM in tribunale, é praticamente inaccettabile al fine di salvare la “faccia” del proprio interlocutore. Rispondere “no” equivar- rebbe a dire “non hai formulato bene la domanda, ripetila’. Nell’interazi ne tra persone di culture diverse, gli atteggiamenti che divergono dai nostri vengono interpretati secondo il nostro orientamento culturale, dando luogo a fraintendimenti spesso se Nella tabella 7.2 abbiamo voluto sintetizzare ed elencare le principali carat- teristiche delle culture collettiviste e di quelle individualiste, che hanno delle ripercussioni nell'ambito delle strategie di cortesia che rivestono una certa rile- vanza in fase di interrogatorio, dibattimentale o di testimonianza, Tabella 7.2. Caratteristiche delle culture collettiviste e individualiste con ripercussioni nelle strategie di cortesia Societd collettivista e comunicazione indiretta Societa individualista e comunicazione diretta Armonia ‘Mantenere armonia a scapito della traspa~ renza e del valore informativo del messaggio. Esprimere significati con linguaggio stabilito e consensuale {frasi fatte, non necessaria-~ mente original). Valutare il grado di cortesia cosi come gover- rato dalle variabili social, Dare importanza alle parole per la comut cazione fra interlocutori € la costruzione di rapporti sociali, casi come alle azioni.. Identificare © confrontare gli interlocutori attraverso la loro posizione o status ascritto (parentela, titolo professionale), riconosci- mento dello status dell'intero gruppo. Franchezza Privilegiare onesta, franchezza, trasparenza, Esprimere significati prevalentemente tramite il contenuto proposizionale. Valutare il grado di cortesia cosi come gover- nato dalle esigenze pragmatiche. Dare maggiore importanza alle azioni e ai sultati piuttosto che alle parole oppure parola come “promessa"). Identificare e confrontare gli interlocutori usando il primo nome, indicando il riconosci- ‘mento del valore individuale. lay LINTERPRETE GIURIDICO Tabella 7.2. (segue) Societé collettivista ¢ comunicazione indiretta Societa individualista e comunicazione diretta high-context: a) stabilire un rapporto bilire armonia: *stabilire un rapporto interpersonale, e poi comunicare il contenuto; ) adoperare spesso “faccia posit evitare confltti e comunicazione diretta: + resistenza alle contraddizioni e all’ uso retto di “no”; evitare di dare una risposta che potrebbe compromettere la “faccia"s uso di formulazioni vaghe, di strategie che evitano i rischi, i ambi di argomento, offer~ te di soluzioni alternative, silenzio, sorriso riso, segnali non verbali di accord + evitare conflitti tramite essere indiretto; + non arrivare al dunque; dare tempo pet permettere che il dialogo si sviluppi + evitare di essere diretto nella comunica~ zione: evitare lo sguardo, usare un tono di vvoce basso; + permettere una soglia pil alta di ambi- guild per evitare minacce di “facia”; d) rispettare una gerarchia: + riconoscere relazioni gerarchiche: per~ mettere solo ai superiori di essere in disac- cordo o minacciare la faccia e I'armonias + riconoscere strategie comunicative gerat~ chiche (turni di parola): “sevrapporsi agli altri interlocutori & prendere la parola fuori del turno; ruoli scorsivi *combattuti” 0 appropriati o nego~ ziati in viet della relazione sociale e non stabiliti su base equa fra gli interlocutori; ~tumi di parola come uno strumento per scegliere informazioni: 'interlocutore domi- ante seleziona |'informazione (ir)ilevante e ali argomenti che si possono trattare € approfondire; + rivolgersi all’interlocutore tenenda conto del suo ruolo: + usare onorifci(titoli, salut) governati dai ruoli ascritti, non ruoli guadagnati (acqui- siti). interpersonale ¢ sta- 148 AAdoperare delle strategie di lavoro di foce e Adoperare un chiaro © ineare lavoro di face low-context: stabilire il valore del'informazione: + scambiare informazioni e sole dopo stabi- lire un rapporto: ») adoperare spesso “faccia negativa ) accettare conflitti e comunicazione diretta: + sfidare Minterlocutore se necessario, an~ che a rischio di disaccordo; dare una rispo- sta diretta anche se si tratta di dire “no”; + accettare confliti attraverso l'essere diret- to: creare trasparenza; arrivare al dunque, essere succinto; + consentire di essere diretto nella comu- nicazione: contatto visivo diretto, chiarezza della formulazione per poter capire il prima possibile il contenuto proposizionale: + resistenza all'ambiguit’ chiedendo ipeti~ zioni, spiegazioni, chiarificazione del conte- tnuto come primo obiettivo; 4d) rispettare la parita: ‘riconoscere rapporti paritari: conferire a tutti gli interlocutori gli stessi diritti discor- sii *riconoscere strategie di comunicazione paritaria: ~lunghezza di turni di parola pari e cambi i turni ordinati; evitare sovrapposizione di discorso, parlare uno alla volta; la responsa~ ‘lita di tutti a garantire turni paris rispettare il proprio spazio di tempo per intervenire € non intervenire fuori turno; segnalare la vo~ lonta a passare la parola guardando l'altro interlocutore o tramite gesti_ sincronizzati con le ultime parole, ad esempio cambian~ io Maltezza del tono della voce: ~ ogni interlocutore & responsabile © gli viene attribuito il diritto di valutare la rile~ vanza dei contenuti; + rivolgersi allinterlocutore sulla base del rapporto specifico e/o azioni specifich + usare ttoli onorifid in base alla relazione © usare il nome; governato dal rapporto inter- personale immediato e specifico e dalla fun- ione o obiettivo dell’evento comunicativo. a) 7. LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E L'IMPATTO DEI FATTORI CULTURAL 77. La variazione culturale nei saluti La funzione dei termini per salutarsi & essenziale nella comunicazione inter- personale, anche se spesso viene data per scontata, ¢ varia significativamente da paese a paese ¢ da lingua a lingua. I saluti fanno parte della sfera di cortesia, aspetto cruciale per “negoziarc” i rapporti fra interlocutori. I saluti ¢ i segna- li di apertura o chiusura di una conversazione determinano il “tono” di cid che seguira, ¢ sono molto importanti per il parlante in contatto con le forze dell’ordine o in un’aula del tribunale per “fare un bella impressione’, per crea- re un’immagine positiva di sé stesso. I saluti, in alcuni paesi claborati mentre in altri brevissimi, stabiliscono il rapporto fra due ¢ pitt persone tramite (in)formalita (mostrando distanza e/o rispetto), tramite coinvolgimento nella vita dell’altra persona (chieden- doa lungo dello stato di benessere della famiglia), tramite il lingvaggio pscu- doreligioso (“che dio ti benedica’, “se dio vuole”) ¢ stabiliscono la gerarchia fra le persone (chi pud fare la prima domanda, chi é tenuto a rispondere di pid). In chiusura di una conversazione si possono riparare evertuali danni creati nell’arco della conversazione, oppure si pud consolidate il rapporto cteato. A livello inverpersonale i saluti sono percid fondamentali ¢ possono ge- nerare sia dissenso sia armonia, ma possono anche creare malintesi, soprat- tutto per l'uso eccessivo della cortesia (che pud sembrate ossequioso oppure ironico) o la richiesta di informazioni (che pud sembrare invadente), oppure per I'uso della lingua religiosa rituale. Chiaramente queste espressioni quasi “rituali” ¢ con una forte base di consenso nella societa (infatti sarebbe mol- to scortese non entrare in questo rituale dei saluti oppure non rispondere in modo appropriato) devono essere adattate nella lingua d’ arrivo, per rispettare le convenzioni della medesima. ‘Tradurre male i segnali di cortesia c questi gesti riruali della comunicazio- ne interpersonale pud essere molto dannoso. Essi vanno trattati con grande delicatezza, assieme ai marcatori non verbali (la stretta di mano, l'annuire, lo sguardo, il sorriso, la direzione ¢ la prossimita del corpo). 77.1. Nomi, titoli e identificazione Nello stesso modo, l’uso dei nomi c dei titoli é fortemente connotato a livello culturale, L’uso dei titoli ¢ infatti uno dei modi per esptimere positive face, in italiano, ad esempio si usano “signora’, “dottoressa’, “presidente” ccc. rivol- gendosi a un interlocutore. Si tratta di una strategia fondamentale, non solo 149 LINTERPRETE GIURIDICO di cortesia ¢ della gestione dei rapporti fra gli interlocutori, ma anche nell’i- dentificazione in ambito giudiziario. L’uso dei cognomi é talmente diverso da paese a pacse che l'interprete ¢ tenuto a spicgare quando esiste un’ incongruenza per evitare i malintesi, cost come va spiegato anche I'uso di marcatori di parentela come “fratello” 0 “so- rella” per indicare cugino/a, 0 “zia’ o “zio” per indicare un altro legame di parentela — 0 amicizia ~ diverso da quello italiano. L'uso del nome del padre come cognome pud creare non solo malintesi, ma sospetti c confusione ¢ pro- blemi di identitd gid dal primo contatto con le forze dell’ordine, Allo stesso modo l’uso di “dottore” come titolo — ¢ marcatore di rispetto — molto fre- gnente in italiano risulta incongruente nella lingua inglese, dove il termine & riservato a una persona che ha conseguito un dottorato di ricerca universitaria oppure aun medico. Fi difficile dare delle istruzioni su cosa fare in queste sitnazioni, perché i casi andrebbero valutati singolarmente, ma la soluzione migliore sarebbe in tegrare questi clementi nella traduzione stessa, usando parafrasi o fornendo spiegazioni senza, perd, dilungarsi troppo. Certo non ¢ semplice, dato che Vinterprete dovrebbe porre di nuove Ja domanda allo straniero (“intende cu- gino, figlio di tuo zio o, fratello, figlio di tua mamma?”) ¢ cominciate cosi una conversazione a parte, in cui non sarebbero coinvolti né lufficiale di polizia né il magistrato, il che & sempre sconsigliato. In qualunque caso & sempre meglio informare l'operatore di quello che sta succedendo quando si deve chiedere una ripetizione, un chiarimento ¢ tuna spiegazione all’altra persona. Ancora pid difficile diventa perd, quando i segnali sono non verbali e non possono essere tradotti in parole, perché il linguaggio non verbale 2 anche aperto a interpretazione soggettiva. Cosi & importante agire con cautela sopratcutto se si sta traducendo per una persona che parla la stessa lingua ma che proviene da un diverso pacse, come spesso succede per le lingue franche quali inglese, arabo, cinese, spagnolo e francese. Se ci si accorge che si sta creando un malinteso a causa di differenze di codici comunicativi 2 importante segnalarlo all’operatore, eventualmente dopo la sessione, se é difficile farlo durante. 7.8. Osservazioni finali Loobiettivo fondamentale di questo capitolo era quello di sensibilizzare l’in- terprete verso una formazione pit interculturale. La conoscenza delle dif- ferenze fra le varie culture, sul piano sia verbale che non verbale, pud sicu- ramente aintare l'interprete a comprendere alcuni aspetti che timarrebbero 150 7. LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E L'IMPATTO DEI FATTORI CULTURALI altrimenti oscuri ¢ a rendere un messaggio pit completo, oltre che a¢ acqui- sire una maggiore sicurezza nella comprensione di determinati atteggjamenti che non riflettono il proprio modo di vedere il mondo. Attraverso la rifles- sione metaculturale si favorisce, quindi, la consapevolezza che il significato dell uguaglianza dipende dalla legittimazione della diversita ¢ da questa con- sapevolezza nasce la disponibilita alla comprensione, unico atteggiamento in grado di trasformare la compevenza comunicativa in yolonti dialogica. Ovviamente l’asperto legale ha un ruolo fondamentale nell interculturali- 1, perché contribuisce a conferire stabilita alla cultura attraverso il consolida- mento di tutte quelle norme sociali sulle quali la medesima cultura si basac ne riflette le trasformazioni, pur manifestandosi come conservatote, consolidato e arcaico nella maggior parte delle culture. Lasessione informativa preliminare all’evento mediato vero ¢ proptio pud essere quindi utilizzata anche per far luce su alcune divergenze culturali rile- vanti, delle quali ¢ bene informare i partecipanti primari allo scopo di vitare, o per lo meno attenuare, eventuali malintesi basati su pregiudizi di tipo et- nocentrico, se non addirittura conflitti comunicativi scatutiti da miwnder- standing di catattere interculturale. 151

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