Raffaele Morelli
IL SESSO E AMORE
Vivere l’eros senza sensi di colpa
MONDADORIQuesto libro si basa su una premessa che il lettore trovera
riaffermata in ogni capitolo. La premessa é questa: l’amore &
una forza autonoma, indipendente, autosufficiente, e svolge
una funzione cosmica, quella di permettere a ciascuno di noi
di realizzare il suo destino.
Lerrore piti grande e pitt comune é quello di credere che
ci siamo innamorati di qualcuno. Non é cosi! E ‘anima che
@ entrata nello stato d’amore, vale a dire in quello stato ero-
tico che nelle parti inferiori del corpo, negli inferi appunto,
crea la vita animale. In alto invece, nel cielo della coscienza,
determina lo sviluppo spirituale dell’anima.
Il fuoco dell’amore, quel desiderio che proviamo nel ver-
sante psichico, é la forza che ci porta verso la realizzazione
della nostra vera natura, della nostra vocazione, della nostra
indivisibilita.
In pratica sto dicendo che esiste solo l’attrazione sessua-
le, la quale possiede diverse sfumature, a seconda del no-
stro sguardo, del nostro modo di percepirla. Questa attra-
zione si manifesta nei genitali con secrezioni spermatiche o
vaginali, nel cervello invece prepara lo sviluppo della no-
stra essenza, del nostro vero Sé. Possiamo evolvere solo se
viviamo dentro il desiderio erotico, che é la forza trasmuta-
trice e trasformatrice della nostra anima, verso la sua e la
nostra realizzazione.
Questo desiderio é amore, il resto é solo illusione e au-12 Il sesso é amore
toinganno. In realta quello che chiamiamo amore é quasi
sempre solo attaccamento all’altro, é cioe il tentativo di sal-
vaguardare il nostro piccolo Io da una forza cosi immensa e
incontrollabile, come quella erotica. In realta facciamo I’a-
more non perché ci piace qualcuno, ma semplicemente per-
ché l’amore é sceso in campo e si é scelto qualcuno adatto a
noi, pronto a fare vibrare la nostra anima, ad accenderla per
portarci verso la nostra fioritura.
Per questo mai come nell’amore dobbiamo imparare a
essere soli: l’amore viene per farci partorire l’essere scono-
sciuto che ci abita e non per legarci a qualcuno per sempre.
V’amore che é eterno di per sé, non il contatto con l’uno
o con I’altro, non le relazioni che vengono quasi sempre ri-
vestite di proiezioni, di sguardi offuscati. L’amore non vive
nel tempo e, come tale, va detto subito che la durata non &
il parametro su cui soffermarsi. Non c’é domanda peggiore
che chiedersi se un incontro d’amore durera: naturalmente
domandarselo significa ragionare come tutti gli altri, secon-
do una logica basata sui peggiori luoghi comuni. Poiché
Eros vive nel Senza Tempo, detesta le domande: chiedersi
se é la donna o l’uomo ideale, se é la persona giusta per noi,
se ci sposeremo, se si separera per venire a vivere con noi,
significa uccidere le leggi dell’amore.
Tanto per essere chiari — e questo libro é dedicato proprio
a questo — la cosa peggiore che possiamo fare per noi stessi
é domandarci se l'innamoramento finira per diventare un
matrimonio, un’unione stabile.
Nel libro che ha preceduto questo! mi sono soffermato a
lungo sui danni che fanno i pensieri quando ci innamoriamo.
Siccome siamo diventati un’umanita di ragionatori e di pen-
satori, “I’amore vero” e le sue leggi sono quanto mai distanti
dalla nostra vita. Tutti parlano dell’amore che vorrebbero, del
loro sogno di innamorarsi, ma in realta stanno pensando
sempre a se stessi, a come far perdurare il loro Io, le loro con-
vinzioni, la loro visione della vita. Ma Eros-Amore non ha
1 Raffaele Morelli, Ama e non pensare, Mondadori, Milano 2007.Introduzione 13
schemi: é una forza libera e viene proprio per distruggere le
certezze in cui siamo rinchiusi. In realta tutti si innamorano
di sé e sognano I’amore per rafforzare la propria identita. In
poche parole per diventare sempre pitt uguali a cid che gia
sono. Siamo specialisti nel distruggere gli amori e l’amore...
Se nell’altro libro mi soffermavo sul pensiero e sul ra-
gionamento come veri nemici dell’amore e dell’anima, in
questo mi soffermo sulla necessita di scomparire ~ si, di
scomparire — quando ci innamoriamo. Qui parlo dei codici
dell’eros e dell’amore, che non devono mai, assolutamente,
essere separati l’uno dall’altro.
L’amore é attrazione, desiderio, piacere... e basta!
Niente domande, né progetti, né fantasticherie di futuri
matrimoni, né schemi in cui inserirlo. I codici dell’amore
vanno compresi: da loro dipende il nostro destino. Innamo-
rarsi significa cantare un inno a un dio sconosciuto, a una
forza che serve a esaltare i tesori nascosti nella carne. Go-
diamo non perché cosi la specie si propaga, come direbbe
qualche imbecille, ma perché in ogni orgasmo é nascosta la
scintilla della nostra evoluzione personale e collettiva. Que-
sta scintilla é la cura dei nostri mali, possiede l’energia per
portarci dove dobbiamo andare.
Ci innamoriamo e facciamo l’amore perché il nostro lato
sconosciuto, il buio che ci abita, si esalti e faccia volare la
nostra essenza, le metta le ali e la porti verso i suoi veri ta-
lenti, verso la sua vocazione, verso cid che siamo per dav-
vero e naturalmente, senza quella artificialita che recitiamo
a noi stessi e agli altri, come ricordava Céline. E vero che
quasi sempre parliamo dei nostri amori, li raccontiamo co-
me se fossimo su un palcoscenico. ;
La verita @ che non siamo mai veramente noi stessi se
non quando facciamo l’amore, e non realizziamo veramen-
te cid che siamo se non siamo pronti a sentire il piacere che
ci travolge, ci sommerge, ci incalza, ci trascina. Verso dove?
Verso nessuna destinazione che conosciamo, verso nessun
luogo del passato e quindi dei confronti. Mai paragonare
questo amore con quelli che sono capitati prima!14 II sesso & amore
Quindi questo libro bandisce a tutti i costi e in ogni suo
passo l’idea che esistano amori della carne e amori dello spi-
rito, amori erotici e amori puri, amori migliori e peggiori. Chi
distingue la sessualita dall’amore causa a se stesso e agli al-
tri danni irreparabili. “Dobbiamo renderci conto” come di-
ceva Marie-Louise von Franz “che la carne é un aspetto del
divino, una rivelazione divina, e che la sessualita é qualcosa
di divino.”? Vi sono gioielli dentro il nostro corpo, come pen-
sano gli alchimisti, che vanno estratti, esaltati, perché realiz-
zino la nostra fioritura.
A questo serve l’amore: non a formare una buona cop-
pia... Buona secondo quali schemi? Che non si litighi mai,
che si faccia l’amore per fare figli, o nelle feste comandate?
O che si sia trasgressivi? Secondo quali criteri lei é la Princi-
pessa e lui il Principe Azzurro? Fateci caso, cari lettori, ci av-
viciniamo all’amore con schemi vecchi, logori, costruiti sui
peggiori luoghi comuni...
Il codice fondamentale dell’eros, dell’amore e dell’attra-
zione, che sono le leggi dell’anima erotica, é l’estraneita. Si,
proprio |’estraneita, cioé lo stato di non sapere e di oscurita
dell’lo. “Voglio sentirmi un estraneo” é quello che dobbia-
mo dirci quando arriva l’amore, in modo da accorgerci delle
novita che l’anima ci manda, quali nuovi interessi soprag-
giungono, quali incontri arrivano, quali magie si formano
intorno a noi.
Le coppie che parlano del loro passato, che si raccontano
tutto, che fantasticano una vita a due dove condividere ogni
cosa, perdono quel buio, quel mistero, quello stato di incono-
scibilita, che & la casa dell’amore. L'amore si rinforza ogni
giorno di pit: nel mistero, nell’assenza di progetti, nel pia-
cere che gli amanti si danno sempre piii forte, nel sentirsi
una sola cosa e nell’espandersi del desiderio.
Nel libro precedente vi invitavo a vivere gli amori senza
pensieri, che sono il loro vero nemico, il loro vero veleno. In
2 Marie-Louise von Franz, La gatta: una fiaba sulla redenzione del femminile, Magi,
Roma 2008, p. 111.Introduzione 15
questo rivolgo ai lettori l’invito a lasciarsi trasportare, tra-
volgere, inabissare dal desiderio, semplicemente guardan-
dolo, percependolo, senza domande. Percepire il desiderio,
secondo Platone, é portare |’anima in quello stato in cui é
vicinissima alla sua luce piii grande, al suo divenire, al suo
vero destino. Durante l’amore, e dopo I’amore, percepire é
una parola d’ordine fondamentale. Si, non pensare a come
é stato e a cosa sara, ma guardare cosa accade, con gli occhi
estranei di chi guarda se stesso e la vita come un panorama.
Sabrina, 38 anni, mi dice che dopo ogni incontro sessua-
le col suo amante, dove si sente coinvolta come mai le é ca-
pitato, le arrivano intuizioni sulla vita che mai avrebbe
pensato, nasce in lei una chiaroveggenza, vede come an-
dranno le cose intorno a lei, scopre i vizi nascosti delle per-
sone, si sente talentuosa e creativa nel lavoro e gli uomini
la corteggiano come mai le succede abitualmente. “Forse
nei miei occhi ci sono i raggi dell’amore e gli altri se ne ac-
corgono.”
A cid @ dedicato questo libro: a scoprire che l’amore e lo
sguardo devono camminare di pari passo, potenziandosi
‘uno con altro, l’uno nell’altro. Non faccio l’amore con lui
o con lei, ma con gli déi Eros e Venere che sono collocati
nella carne degli amanti, e solo i miei occhi che guardano la
mia attrazione e il mio desiderio sono capaci di liberare le
energie spirituali, che si accendono solo con il fuoco del de-
siderio. Cosi ogni scintilla orgasmica prepara l’evoluzione
dell’anima.
Come si fa a sapere se quello che viviamo @ un buon
amore? Dal fatto che nella vita ci succedono cose sorpren-
denti, inaspettate, che la nostra esistenza si svolge senza
sforzo, senza fatica e che ci capitano dei veri e propri mira-
coli... Non va dimenticato che Eros @ una forza cosmica ed
é in grado di farci vibrare con tutto l’universo e, come tale,
di procurarci, come una provvidenza, cid che & necessario
per la nostra evoluzione.
Accosa serve lo sguardo? Gli occhi sono capaci di portare
il cervello nella luce, proprio come l’orgasmo, che é una16 Il sesso & amore
scintilla di luce cosmica. Per questo il chassidismo riteneva
che un vero amore avesse bisogno non di giudizi, pareri o
pensieri, ma della luce dello sguardo interiore.
Percepire la mia estraneita nell’amore significa guardare
l’eros senza commento, significa accorgersi che esistono
due luci: quella del piacere e quella degli occhi. Percepire se
stessi durante il desiderio significa illuminare l’eros, ren-
derlo capace di ogni prodigio. Naturalmente il prodigio pitt
grande é quello di non attaccarci alla persona che pensiamo,
erroneamente, ci stia procurando tutto questo. Gia, perché
l'eros e l’amore e il desiderio sono tanto pitt potenti quanto
pitt fanno incontrare due liberta, cioé due esseri indipen-
denti, due nature che non si attaccano I’una all’altra, che non
si masturbano di ragionamenti: allora liberano le sostanze
creative dell’essenza interiore.
Non sono innamorato di lei 0 di lui, ma di un dio scono-
sciuto che vuole portare a destinazione l’essere che sono.
Solo cosi scopriremo i tesori e i poteri dell’amore. Questo
perdersi, questo inabissarsi, questo lasciare fare all’amo-
re... solo questo é il compito che la vita ci affida. Chi resiste
e mette davanti il suo Io, i suoi presunti bisogni, chi non
scalfisce le proprie certezze, avra da Eros le pit: brutte sor-
prese. Chi non si lascia infuocare, chi resiste, chi fa doman-
de, chi ne parla con gli amici, chi fugge, chi controlla non &
degno di sedersi alla mensa di Amore. Chi ha dubbi, chi ra-
giona, chi vuole spiegare e capire l’anima @ ancora meno
degno. Chi si abbandona, chi si sente solo e accetta questo
stato, chi non fugge, chi non fa strategie, chi ama e basta e
guarda cosa gli accade... stia certo che Eros gli regalera la
cosa pit! preziosa che esiste: la realizzazione di se stesso e
dei suoi tesori. Un brutto destino invece attende chi fa cal-
coli, chi programma, chi si chiede se é solo sesso... Insom-
ma chi non si gode cid che arriva e non lo lascia cosi com’é.
Lanima quasi sempre provvede a farci incontrare gli amo-
ti giusti, siamo noi a complicarli con i nostri giudizi. E poi
occorre sapere che l’amore é un balsamo, il pit potente di
tutti i farmaci. Ci innamoriamo per curarci, per guarirci,Introduzione 17
per evolvere, non per attaccarci a qualcuno. E men che me-
no per mettere gli amori che arrivano nel nostro progetto di
vita. Pit: di tutto, Eros ha bisogno della nostra estraneita: al-
lora il suo regno non viene pit: disturbato e pud inondare la
nostra vita di gioia di vivere, di quel fuoco che cura e sazia
come nient’altro. Per questo faccio mie le parole di Farid
od-Din Attar: “Per amare non si possono avere secondi fini;
si deve essere pronti a gettare nel fuoco cento mondi”.3
Si, gli amori giusti sono quelli che arrivano senza pensie-
ri, senza intenzioni, senza codici morali (o meglio morali-
stici), senza interferenze dell’Io. Quelli in cui chi si innamo-
ra non ha niente da dirsi e niente da dire. In cui é solo
sguardo dell’anima. Si, perché l’eros deve fare partorire a
ognuno di noi, nel cervello, il proprio bambino, cioé la pro-
pria realizzazione interiore. Per questo quando siamo in
balia dell’amore spesso ci sentiamo soli. Perché tocca a noi,
perché riguarda noi usare le forze erotiche per realizzare il
sogno dei sogni: essere se stessi.
3 Martin Buber, Confession estatiche, Adelphi, Milano 2002, p. 57.3
Segui soltanto il desiderio
Alla superficie del nostro mondo psichico i pensieri sono
sempre in primo piano, sono loro i protagonisti. Questo &
quello che accade oggi nelle nostre vite: c’é poco posto per
le immagini, per la fantasia, meno ancora per il vuoto, che
ci fa sentire soli.
Cosa cogliamo di noi, prima di tutto, pit: di tutto? II no-
stro pensare, che riteniamo abbia sempre qualcosa da dire,
che ci fa credere di saperla lunga, di avere risposte per ogni
situazione che ci capita. Di fatto, pitt che mai nella nostra
epoca di pensatori e di intellettuali, non c’é stato atto della
nostra vita interiore, che non sia dominato, sovrastato dai
ragionamenti. Si, il nostro mondo interno é soprattutto pri-
gioniero del pensiero. Ci sembra che se non pensiamo, non
esistiamo. Prima di tutto ognuno di noi deve accorgersi che
la sua anima é intasata di pensieri, se vuole veramente co-
noscere se stesso. Molti si fermano li, si identificano com-
pletamente nei loro pensieri e credono che questi siano i ve-
ri signori della loro interiorita.
Eugenio Scalfari descrive bene la loro invadenza e la loro
prepotenza:
Non li hai scelti tu, spesso ti disturbano, a volte ti cambia-
no la giornata, qualche volta possono addirittura cambiar-
ti la vita. Possono non lasciare pit: la tua mente, fanno il
nido tra le mappe del tuo cervello e diventano la tua os-46 II sesso & amore
sessione, uccidono la tua fantasia e la tua liberta. Oppure
un pensiero ti invade per un attimo e subito ne arriva un
altro che ne prende il posto e poi un altro ancora, un’im-
magine seguita da un’altra, immagini e pensieri si incalza-
no e si spingono via dalla tua mente come le vele bianche
in viaggio in quel pezzo di mare blu inquadrato dalla tua
finestra.!
A furia di pensare e ripensare finiamo per avere un’i-
dea di noi stessi, di cosa funziona in noi e di cosa non va
bene. Naturalmente questa regola la applichiamo alle co-
se dell’amore: i pensieri si chiedono se abbiamo trovato la
persona giusta, se il rapporto durera, se funzionera, se
avremo dei bambini. I pensieri ci forniscono un piano
ideale dell’amore, ovvero se chi incontriamo corrisponde
all’idea che ci siamo fatti. Ma farsi un’idea esiste solo sul-
la superficie dell’anima, dell’interiorité che indaghiamo.
Al di sotto dei pensieri, nel profondo di noi stessi, dove
abitano le nostre radici, le cose sono completamente di-
verse.
L’anima “infuocata” ti indica la strada
L’anima non si avvicina a qualcuno se non é la persona
giusta per noi, come una pianta espande le radici la dove vi
é il nutrimento pit adatto per lei, non si fa attrarre dalle ap-
parenze, ha la predisposizione naturale a trovare l’anima
gemella per realizzare la sua evoluzione. Come fa a farcelo
capire? Dal desiderio che proviamo, dal fatto che la nostra
coscienza si sente ardere, in balia del fuoco, I’elemento che
maggiormente caratterizza l’amore. L’anima infuocata é
quanto mai vicina alla sua essenza, allo spirito, che contie-
ne la radice pyr-, di fuoco. Cosi scriveva a proposito dell’a-
more il maestro sufi Farid od-Din Attar:
1 Eugenio Scalfari, L’uomo che non credeva in Dio, Einaudi, Torino 2008, p. 11.