Sacchi - Lettere Paoline e Altre Lettere

You might also like

Download as pdf
Download as pdf
You are on page 1of 203
LETTERE PAOLINE E ALTRE LETTERE ALESSANDRO SACCHI E COLLABORATORI LOGOS Corso di Studi Biblici LETTERE PAOLINE ALTRE LETTERE ALESSANDRO SACCHI e Collaboratori EDITRICE ELLE DI CI 10096 LEUMANN (TORINO) CAPITOLO PRIMO UN MISSIONARIO SCRIVE ALLE SUE CHIES) ALESSANDRO SACCHI BIBLIOGRAFIA Brunor A., Le génie littéraire de Saint Paul (LeDiv 15), Cerf, Paris 1955; DeissMANN A., Licht vom Osten. Das Neue Testament und die neuentdeckten Texte der hellenistisch-rémischen Welt, Mohr, Tiibingen 1908. ‘1923, 116-213; Det Verme M., Le formule di ringraziamento postprotocollari nell’epistolario paolino, Ed. Francescane, Roma 1971; Gretor P., La for- ‘mazione del Nuovo Testamento, in A. GEORGE - P. GRELOT (ed.), Introduzione al Nuovo Te- ‘stamento, vol. 5: I! compimento delle Scritture, Borla, Roma 1983 (orig. francese 1977), 88-113; ‘Murpuy-O'Connor J., Paul et art épistolaire. Contexte et structures littéraires, Cerf, Paris 1994; Ricuarps E.R., The Secretary in the Letters of Paul (WUNT 2.42), Mohr, Tubingen 1991; Scarat G., La lettera nell’antichita, in G. Rivatpt - P. DE BENEDETTI (ed.), Introdu- zione al Nuovo Testamento, 844-861; Scmaraats W., Zur Abfassung und ditesten Samm- lung der paulinischen Hauptbriefe, in ID., Paulus und die Gnostiker, 175-200; Trosiscu D., Die Entstehung der Paulusbriefsammlung. Studien zu den Anfangen christlicher Publizistik (NTOA 10), Freiburg S. - Gottingen 1989. L’epistolario del NT comprende una raccolta di tredici lettere che rivendica- no esplicitamente la paternita dell’ apostolo Paolo. Esse sono generalmente rag- gruppate nel seguente modo: «lettere maggiori» (Romani, 1-2 Corinzi, Galati e 1-2 Tessalonicesi); «lettere della prigionia» (Efesini, Filippesi, Colossesi e File- mone), cosi chiamate perché l’apostolo si presenta come prigioniero; «lettere pa- storali» (1-2 Timoteo e Tito), le quali devono il loro nome al fatto che in esse Papostolo affida a ciascuno dei due destinatari la cura di una determinata regio- ne. AlPepistolario paolino appartengono lettere sicuramente autentiche (Roma- ni, 1-2 Corinzi, Galati, Filippesi, 1 Tessalonicesi e Filemone) e altre la cui auten- ticita non é sicura o @ negata da un certo numero di studiosi (Efesini, Colossesi, 2 Tessalonicesi e Pastorali): le lettere di quest’ultimo gruppo sono anche chia- mate «deuteropaoline». 1. FORMAZIONE DEL CORPUS PAOLINO La raccolta delle lettere paoline in un unico corpus avvenne al termine di un lungo processo di cui non si conoscono i tempi e le modalita.’ Ad eccezione di * Circa la formazione del corpus paolino & interessante lo studio di D. Trobisch citato nella biblio- srafia: cf I’ampia recensione di M. LAcoNt in RivBib 39 (1991) 358-360. Si veda anche R. Fasuis, La tradizione paolina, Ed. Dehoniane, Bologna 1995, 32-46. 39 1-2 Timoteo, Tito e Filemone, esse furono indirizzate non a individui, ma a sin- gole chiese. Solo la lettera ai Galati si presenta espressamente come inviata a di- verse comunita contigue, ciascuna delle quali deve quindi aver ricevuto il suo esemplare.* Le lettere erano lette nei raduni comunitari (cf 1 Ts 5,27) e venivano conservate con venerazione. In un solo caso si accenna a uno scambio di scritti paolini (Col 4,16); ma é facile immaginare che i destinatari di una missiva la tra- smettessero anche ad altre comunita, le quali la conservavano e la leggevano con pari attenzione e rispetto. Diverse comunita poterono cosi avere una loro rac- colta di lettere paoline (0 considerate come tali). L’esistenza di una di queste raccolte @ attestata verso la fine del I secolo nella seconda lettera di Pietro, dove si legge: «La magnanimita del Signore nostro giu- dicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scrit- to, secondo la sapienza che gli é stata data; cosi egli fa in tutte le lettere, in cui trata di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti ¢ gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per la propria rovina» (2 Pt 3,15-16). L’autore di questo testo ritiene che le lettere di Paolo siano dotate di una particolare «sapienza», in forza della quale esse si collocano sullo stesso piano delle altre Scritture. Purtroppo non dice quante e quali fosse- ro le lettere a lui note, ma afferma che in esse l’apostolo parla dell’imminente ritorno del Signore: si pud quindi supporre che egli si riferisse almeno a quelle in cui Paolo trata direttamente questo tema, e cio Romani (cf 13,11-14), 1 Co- rinzi (cf 7,29-32), Filippesi (cf 2,15-16) e 1 Tessalonicesi (cf 5,1-11). A partire dalla fine del I secolo si moltiplicano gli indizi di una diffusa cono- scenza dell’epistolario paolino: scrivendo ai Corinzi nel 95-96, Clemente Roma- no dimostra di conoscere Romani e | Corinzi, nonché la lettera agli Ebrei, e pro- babilmente anche Galati, Filippesi e Efesini. Nelle sue lettere, composte verso il 110, Ignazio di Antiochia cita Romani, 1 Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1 Tessalonicesi e forse anche 2 Tessalonicesi; non si pud escludere, anche se & poco probabile, che conoscesse le Lettere pastorali. Verso il 135 Poli- carpo utiliza Romani, 1 Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, 2 Tessalonicesie forse 1-2 Timoteo. Marcione, il quale si trova a Roma verso il 140, accetta nella sua Bibbia dieci lettere paoline, tralasciando non solo Ebrei, ma anche le Pastorali; durante il II sec. le stesse dieci lettere sono le uniche conosciute, come risulta dai Prologhi in lingua latina posti all’inizio degli scritti paolini e dal manoscritto P4, compilato alla fine del secolo. Infine il Canone muratoriano,’ composto a Roma verso la fine del II sec., elenca tredici lettere paoline, cio’ tutte ad esclu- sione della lettera agli Ebrei.* * Alcuni studiosi pensano che la lettera agli Efesini sia una specie di enciclica inviata alle chiese di tuna stessa zona, ¢ che la lettera ai Romani fosse indirizzata in forma diversa anche a Efeso. > Per il testo completo del Canone muratoriano cf EnchB 1-7. G.M. Haxeman, The Muratorian ‘Fragment and the Development of the Canon, Univ. Press - Clarendon Press, Oxford 1992, ritiene non dimostrata la datazione tradizionale ¢ sostiene che il testo @ stato composto nel IV secolo ed @ di origine orientale. “ CER.M. Grant, La formazione del Nuovo Testamento (StBi 22), slese 1965). 40 jdeia, Brescia 1973 (orig. in- Originariamente le due lettere ai Corinzi erano collocate al primo posto della lista: questo ordine risulta forse gia dalla lettera di Clemente Romano (47,2-3), ma diventa esplicito nel Canone muratoriano e poi in Tertulliano, Cipriano e Origene. In seguito la lettera ai Romani fu collocata all’inizio dell’epistolario paolino sia per la sua importanza teologica, sia per il ruolo che nel frattempo la comunita di Roma aveva assunto nel cristianesimo primitivo; dopo di essa le altre lettere furono ordinate in ragione della loro lunghezza. Non é noto il luogo in cui le lettere paoline furono raccolte in un unico cor- pus. Gli indizi pit forti sono a favore di due grandi citta del mondo antico, Efe- so e Corinto: ambedue infatti, oltre ad essere importanti centri di cultura e di comunicazione, avevano l’onore di ospitare un’antica e importante comunita pao- lina. Il posto occupato originariamente dalle due lettere inviate alla comunita di Corinto fa ritenere che proprio in questa citta si formé la raccolta poi accetta- ta dalle altre chiese.* La formazione del corpus paolino e la sua accettazione come parte del cano- ne biblico ha fissato una volta per tutte ’ambito e i confini del «paolinismo», cio’ dei tratti fondamentali e specifici del pensiero e del messaggio di Paolo.* Cid non significa perd che il profilo dell’apostolo, quale emerge dallle lettere ca- noniche a lui attribuite, corrisponda effettivamente a quella che é stata la sua esperienza storica, in quanto resta aperto il problema della natura e dell’origine di questi scritti, e di riflesso quello dell’autenticita di alcuni di essi. 2. DALLA MISSIONE ALLE LETTERE Nelle lettere Paolo rivela il suo talento di teologo e scrittore, ma soprattutto manifesta il suo vero carisma, la missione. Dopo aver fondato nel mondo elleni- stico numerose e fiorenti comunita cristiane, egli non le privé della sua vigile e costante guida pastorale: la «preoccupazione per tutte le chiese» rappresenta- va, come egli stesso afferma, il suo «assillo quotidiano» (2 Cor 11,28).’ B per mantenere i contatti con esse, per aiutarle a risolvere i loro problemi e per rende- re pill efficace la loro testimonianza nel mondo circostante che Paolo divenne scrittore: le sue lettere sono nate dalla missione e in vista della missione. La lettera pit! antica dell’epistolario paolino @ quasi certamente quella che Papostolo invid alla comunita di Tessalonica, quando, poco tempo dopo la sua fondazione (1 Ts 3,1-2.6), era impegnato nell’ evangelizzazione di Corinto (cf At 18,5). 5 CEW. Scinaruats, Zur Abfassung und dltesten Sammlung, 192-193. Per Efeso propendono inve- ce E.J. Goopspzep, The Editio Princeps of Paul, JBL 64 (1945) 193-204 ¢ P. Gretor, La formazione del Nuovo Testamento, 112. © CER. PENNA, Introduzione al paolinismo, in ID., L’apostolo Paolo, 13-29. ” Su questi due momenti del!’attivita di Paolo cf M. Pesce, Le due fasi della predicazione di Paolo. Dall'evangelizzazione alla guida della comunitd (StBi 22), Ed. Dehoniane, Bologna 1994, 9-34. 4 Le altre lettere sicuramente paoline videro la luce durante quello che viene comunemente chiamato il periodo efesino dell’ apostolo (cf At 19,1-20,3). Le in- formazioni in esse contenute mostrano che allora Paolo si teneva in stretto con- tatto con le comunita da lui fondate sia in Anatolia che in Grecia, contribuendo in modo determinante alla loro maturazione nella fede. A tale scopo scrisse a Corinto, oltre alle due lettere canoniche, almeno altre due missive (cf 1 Cor 5; 2 Cor 1,15-16) andate perdute, che perd secondo alcuni studiosi sono parzial mente conservate all’interno delle altre due. Egli inoltre ebbe uno scambio epi- stolare con la chiesa di Filippi, a cui indirizzd forse diverse missive che almeno in parte sono confluite nell’attuale lettera ai Filippesi. Inoltre prese contatti con comunita che non erano state fondate direttamente da lui: & questo il caso della lettera indirizzata a Filemone, un cristiano che probabilmente era il responsabile della comunita di Colossi. Infine da Corinto, prima di mettersi in viaggio per Gerusalemme, Paolo scrisse la lettera ai Romani. Le circostanze in cui queste lettere furono composte sono dunque conosciute, anche se restano incertezze circa numerosi dettagli di tempo e di luogo. Durante la sua attivita missionaria Paolo si trovd spesso nella necessita di difendersi nei confronti di altri cristiani che mettevano in discussione non solo le sue idee, ma anche ’autenticita del suo apostolato.* Purtroppo l’identita e le posizioni di questi oppositori non sono note: Paolo infatti non parla espressa- mente di loro oa loro, ma si rivolge ai membri delle sue comunita per distoglier- lidagli errori in cui rischiano di cadere. Le posizioni degli avversari quindi pos- sono essere colte solo indirettamente, a partire da allusioni e spunti polemici con- tenuti nelle lettere stesse. Il metodo utilizzato per ricostruire il loro pensiero vie- ne oggi chiamato mirror-reading, 0 «analisi specularen, in quanto si suppone che gli avversari sostenessero quanto |’apostolo contesta e negassero quanto egli si sforza di inculcare. Questo modo di «leggere tra le righe» offre notevoli van- taggi, ma rischia anche di far dire ai testi quello che P’autore non intendeva.’ La conoscenza dei punti di vista degli avversari sarebbe assai importante per pre- cisare leffettiva portata di molte affermazioni dell’apostolo: purtroppo il mol- tiplicarsi delle ipotesi dimostra che non sono stati ancora raggiunti risultati ve- ramente convincenti. Nelle lettere deuteropaoline il rapporto diretto tra Paolo e le sue comunita viene ormai a mancare. Esse risultano composte in circostanze estranee al corso della sua vita, quale risulta dalle lettere precedenti e dagli Atti. Sono stati fatti, @ vero, diversi tentativi per trovare loro una collocazione adeguata, ma si tratta * Circa gli awersari di Paolo si veda J.J. GuwtHer, St. Paul’s Opponents and their Background. A Study of Apocalyptic and Jewish Sectarian Teaching (NT Suppl. 35), Leiden 1973; E.E. Buus, Paul ‘and his Opponents. Trends in the Research, in Ib., Prophecy and Hermeneutics in Early Christianity. ‘New Testament Essays (WUNT 18), Tibingen 1978, 80-115. » Si veda in proposito J.M.G. BARCLAY, Mirror Reading a Polemical Letter. Galatians as a Test Ca- se, ISNT 31 (1987) 73-93, il quale sottolinea la necessita di valutare bene il tipo, il tono, la frequenza, la chiarezza delle affermazioni sottoposte all’analisi speculare, nonché la coerenza ¢ la plausibilita storica dei risultati ottenuti. Cf anche K. BERGER, Die impliziten Gegner. Zur Methode des Erschliessens von «Gegnern» in neutestamentlichen Texten, in D. LURMANN - G. STRECKER (ed.), Kirche. Festschrift G. Bornkamm, Tibingen 1980, 373-400. 42 per lo pit di ipotesi difficilmente verificabili.'° Inoltre manca in esse un aggan- cio diretto e immediato con la situazione e i problemi di coloro ai quali sono indirizzate. In definitiva le lettere deuteropaoline sembrano rivolte a un uditorio pitt ampio, con lo scopo di inculcare alcune idee e di correggere certi errori. In esse si rispecchia un periodo storico successivo nel quale la Chiesa sente ormai Ia necesita di preservare le autentiche tradizioni apostoliche e di difenderle nei confronti di coloro che divulgano false dottrine. Le lettere di Paolo non hanno dunque nulla in comune con gli scritti di un teologo che elabora a tavolino le sue dottrine. Al contrario esse furono concepi- te in funzione della situazione concreta in cui ’apostolo si trovava, cio? per la crescita e la maturazione di giovani comunita, con tutti i loro problemi e diffi- colt: esse quindi devono essere lette e comprese nel contesto specifico in cui hanno visto la luce. 3. IL FORMULARIO EPISTOLARE Nel mondo antico le lettere erano composte in base a un formulario abba- stanza rigido:"" esse iniziavano con un «prescritto», in cui si indicava il nome del mittente al nominativo (superscriptio) seguito da quello del destinatario al dativo (adscriptio) e da un saluto augurale (salutatio), solitamente yadgew («sal- ve») all’infinito, ed eventualmente da un breve esordio o ringraziamento dettato dalle circostanze;"* veniva poi il «corpo della lettera» in cui si affrontava l’argo- mento che ne aveva occasionato la stesura; la lettera terminava con un «postscrit- to», che conteneva gli auguri e i saluti, espressi normalmente con le forme ver- bali Zppas0, éppeabe, «sta(te) bene!» (cf At 15,23-29; Gc 1,1). Nel mondo giudai- co questo formulario subiva qualche leggera variazione: nel prescritto il saluto augurale era sostituito dal termine «pace» (shal6m, tigfyr) ed era spesso seguito da una formula di benedizione a carattere religioso. Paolo fa proprio questo formulario, adattandolo perd al suo scopo specifi- co. Nel prescritto, ai nomi del mittente e dei destinatari aggiunge le loro quali che teologiche e religiose: per esempio si presenta come «apostolo di Gesit Cri sto per volonta di Dio» e si rivolge «alla chiesa di Dio che é in Corinto, a coloro che sono santificati in Cristo Gest, chiamati ad essere santi...» (I Cor 1,1-2). Nel saluto iniziale unisce al termine «pace» (cigfv2), tipico dello stile orientale, la formula greca, trasformata in un augurio di «grazia» (xép«): ne deriva cosi un’ espressione (pts xat elpfvn) che riecheggia la benedizione che i sacerdoti pro- nunziavano su Israele (cf Nm 6,25-26). Tra il saluto e il corpo della lettera intro- Si veda in proposito la discussione nell’Introduzione alle singole lettere. '! G.Scanpar, La lettera nell’antichita, 851-854. R. Penna, L’ambiente storico-culturale, 217-232, riporta alcuni esempi di lettere latine di autore e di lettere papiracee greche, facendo notare le somiglianze che esse hanno con il formulario, lo stile il vocabolario dell’epistolario paclino. ' Propriamente parlando non si deve confondere questa frase iniziale con l’indirizzo, che era scritto cevidentemente all’esterno della lettera e spesso si riduceva al semplice nome del destinatario (al dativo). Nelle lettere paoline V'indirizzo non & stato riportato, in quanto ritenuto insignificante. 43 duce un ringraziamento a Dio per la vita cristiana della comunita a cui inviata. Nella Seconda lettera ai Corinzi questo ringraziamento prende l’andamento di una benedizione, mentre nella lettera ai Galati é sostituito da una dura ammoni- zione."* Le lettere di Paolo terminano con il «postscritto», nel quale ai saluti fa se- guito una benedizione di carattere liturgico, che pud essere piil 0 meno estesa ea volte assume un andamento trinitario: «La grazia del Signore Gesii sia con voi. Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesiv» (1 Cor 16,23-24); «La grazia del Signore nostro Gesii Cristo, amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voin (2 Cor 13,13). Nell’antichita era frequente il caso in cui il mittente non scriveva personal- mente la lettera, ma si serviva di uno «scrivano» al quale dettava parola per pa- rola il suo messaggio, oppure ne affidava il senso generale, con il compito di formularlo nel modo piti opportuno. In questo secondo caso lo scriba assumeva il ruolo tipico del «segretarion: il suo apporto personale nella stesura dello scrit- to risultava quindi maggiore, anche se spesso la familiarita con il mittente lo por- tava spontaneamente ad assumerne la terminologia e lo stile. II mittente autent cava poi la lettera apponendovi la firma o anche aggiungendo di proprio pugno i saluti finali. Paolo si adegua senza difficolta alle usanze dell’epoca. E possibile che abbia scritto personalmente la breve lettera a Filemone (cf Fm 19). Di solito perd si serve di uno scrivano: al termine della lettera ai Romani si trova infatti una bre- ve postilla in cui un certo Terzo, presentandosi come colui che ha scritto la lette- ra, unisce i suoi saluti a quelli dell’apostolo (cf Rm 16,22); questi inoltre segnala a volte che il saluto finale é di sua mano (cf 1 Cor 16,21; Gal 6,11), lasciando cosi supporre che il resto della lettera é opera di uno scrivano. Non @ invece possibile stabilire con certezza se Paolo dettava le sue lettere parola per parola o ne affidava la stesura a un segretario. Nel primo caso, non essendo possibile un’adeguata limatura del testo, si spiegherebbero alcune disar- monie proprie del suo stile. Nel secondo invece lo stile dovrebbe essere attribui- to almeno in parte all’amanuense-segretario: qualora l’apostolo abbia fatto corso a tale collaborazione nel caso delle lettere cosiddette deuteropaoline, la loro diversita da quelle sicuramente autentiche risulterebbe pit facilmente spie- gabile. Secondo ’uso dei poveri le lettere erano scritte su papiro, un materiale pitt economico, ma pitt fragile e pid difficilmente lavorabile della pergamena: cid spiega la rapida scomparsa dei testi originali. Paolo dunque ha fatto proprio il genere epistolare del suo tempo, arricchen- dolo perd di notevoli contributi, suggeriti in parte dalla sua fede e dalla sua espe- rienza cristiana, in parte dal suo talento letterario e dalle sue qualita personali. ') M. Det Verae, Le formule di ringraziamento, mette in evidenza gli stretti legami di questa forma paolina con l’AT, il giudaismo e in particolare gli inni di Qumran. 44 VERE LETTERE O «EPISTOLE»? Nell’antichita lo stile epistolare veniva utilizzato per comporre non solo «let- tere» vere e proprie, ma anche scritti di altro tipo. A. Deissmann, che per primo studid la corrispondenza privata contenuta nei papiri greci, distingue nella epi stolografia antica due gene , Ia «lettera» vera e propria e P’«epi stola». La lettera «per sua natura é intima e personale, valevole solo per i des natari o il destinatario, ma non per il grande pubblico». Essa «é aletteraria co- me un contratto d’affitto o un testamento... non si adatta a nessuno se non a colui che Pha scritta e a chi deve aprirla... I suo contenuto é molteplice quanto la vita. L’epistola invece é «una forma d’arte letteraria, un genere della lettera- tura, come per esempio il dialogo, il discorso, il dramma. Con la lettera essa condivide soltanto la forma della corrispondenza scritta... Il contenuto dell’epi stola tiene conto del grande pubblico, che essa vuole interessare. Se la lettera @ un segreto, Pepistola @ una merce da mercato; chiunque pud e deve leggerla: quanti pit lettori essa trova, tanto pili ha ottenuto il suo scopo. Cid che per la lettera é cosa essenziale, cio’ ’indirizzo e i particolari propri della corrisponden- za, per Pepistola invece @ semplice ornamento esterno, con il quale viene data Pillusione della forma “epistolare’’... La lettera € un pezzo di vita, Pepistola & il prodotto dell’arte letterarian."* In base a questa distinzione il Deissmann afferma che le missive autentiche dell’apostolo Paolo sono vere e proprie lettere, che non si distinguono dai sem- plici fogli di papiro dell’Egitto se non in quanto lettere «di Paolo»; classifican- dole come epistole si toglierebbe ad esse il meglio."* Questo giudizio & sostanzialmente esatto. Le lettere di Paolo sono scritti oc- casionali, che egli invia a comunita da poco fondate con l’intento di aiutarle ad affrontare i problemi che incontrano nel loro cammino di fede. Delle «lettere» in senso proprio esse hanno lo stile immediato e diretto, che manifesta al vivo Ia personalita del loro autore."* Per difendere il suo operato e per rafforzare i suo ruolo apostolico Paolo rivela a volte circostanze e momenti della sua vita ¢ della sua attivita. Se affronta temi dottrinali, lo fa in funzione di situazioni concrete, riprendendo l’insegnamento impartito oralmente e correggendo even- tuali errori di interpretazione. ‘A questa norma non fa eccezione neppure la lettera ai Romani, la quale, pur contenendo una esposizione abbastanza sistematica del pensiero di Paolo, sta ta anch’essa composta per rispondere a precise necessit di carattere pastorale. Queste osservazioni non valgono invece per le lettere deuteropaoline, nelle quali A, Datssuanw, Licht vom Osten, 194-195. 45 Questi e altri testi di Deissmann sono citati da W.G. KUsasex, 1 Nuovo Testamento, 318-323. Si veda anche R. Penna, L'ambiente storico-culturale, 217-232. "Da questo punto di vista lo scritto paolino che corrisponde pid direttamente alle caratteristiche della «lettera» &il biglietto inviato a Filemone. L'«occasionalita» tipica della lettera in senso proprio non deve essere intesa come trascuratezza nello stile o assenza di contenuti significativi: in realta le lettere di Paolo rivelano una grande accuratezza sia nella forma letteraria che nella elaborazione dei conceti. 45 lo stile non é pitt familiare e diretto, ma diventa attento e a volte ricercato, men- tre il dialogo con i destinatari lascia il posto a una trattazione pitt astratta di te- mi teologici o pastorali. Tuttavia anche le lettere autentiche di Paolo si awicinano sotto qualche aspetto alle «epistole»: non sono infatti documenti privati, poiché sono dirette a una © pili comunita e devono essere lette in pubblico. La stessa lettera a Filemone, sebbene inviata a un privato, presenta un insegnamento che deve servire a tutta la comunita che si raduna nella sua casa (cf Fm 1-2)."” Se questi scritti, pur es- sendo indirizzati a piccole comunita della Grecia e dell’ Anatolia, ebbero la for- tuna di essere raccolti e meditati per secoli, cid & dovuto anche al fatto che gia in partenza il loro genereletterario non era quello della pura e semplice «letteray."* Nuova luce sulle caratteristiche proprie delle lettere paoline viene oggi dal confronto con un pitt abbondante materiale jine egiziana o greco-romana;"* particolarmente utili per comprendere l’epistolario paolino si sono dimostrate anche le lettere giudaiche, sia della Palestina che della diaspora, scritte da re- sponsabili delle comunita. Paolo dunque, pur ispirandosi a modelli presenti nel suo mondo culturale, ha saputo creare un genere letterario nuovo, adatto alle esigenze di una comuni- cazione diretta e immediata con le sue comunita lontane. La sua personalita reli- giosa e letteraria ha contribuito a impedire che le sue lettere cadessero nell’ oblio. ea far si che lungo i secoli cristiani e non cristiani continuassero a sentirsi inter- pellati direttamente e personalmente da esse. 5. UNO STILE IMMEDIATO E PERSONALE La lingua usata dall’apostolo é la koiné, cio® quella forma di greco che era diventata «comune» in tutto Pimpero romano. Essa si differenzia dal greco classico in molte particolarita grammaticali e stilistiche e risente linflusso di altre lin- gue, quali il latino e soprattutto ’aramaico e l’ebraico (semitismi). Diversamen- te da altri autori del NT che, pur scrivendo in greco, dimostrano di pensare in ebraico o in aramaico, Paolo elabora direttamente i suoi concetti e le sue rifles- sioni in greco, che dimostra di possedere come lingua materna. 7 Anche sotto questo punto di vista le lettere paoline costituiscono un fenomeno a sé, in quanto nella letteratura antica si conoscono solo lettere indirizzate a singole persone, ad eccezione delle lettere, in gran parte perdute, che Epicuro indirizz® alle associazioni dei suoi discepoli: cf R. PENNA, L’ambiente storico-culturale, 218. '* A proposito delle lettere paoline & forse pit! opportuno parlare di un genere «misto». D'altronde gid nell’antichita si erano identificate diverse categorie di lettere (cf R. PENNA, L’ambiente storico-cultu- rrale, 219). LL. Wunte, Light from Ancient Letters, Fortress, Philadelphia 1986; S.K. Stowers, Letter Wri- ting in Greco-Roman Antiquity, Fortress, Philadelphia 1986. 2° |. Taarz, Frihjiidische Briefe. Die paulinischen Briefe im Rahmen der officiellen religidsen Brie- Je des Frithjudentums (NTOA 16), Freiburg S. - Géttingen 1991. 46 Lo stile di Paolo & molto personale e spontaneo.*! Nelle sue lettere abbonda- no le metafore (cf Rm 11,17-24), le similitudini (1 Cor 12,12-27) e le immagini (1 Cor 9,24-27; 2 Cor 11,2). Caratteristici sono anche lantitesi e Panacoluto. La prima consiste nel presentare la realt in due poli contrapposti (vita-morte, legge-fede, carne-spirito, schiavitt-liberta ecc.), con ’effetto di mettere il letto- re di fronte alla necessita di operare una scelta: l’uso di questo artificio & espres- sione di un animo che non ama i chiaroscuri e tende quasi inavvertitamente a radicalizzare le posizioni. L’anacoluto consiste nella mancanza di collegamento tra due elementi di una frase, uno dei quali appare percid, come dice il termine stesso, «privo di compagnian, quasi sospeso in aria, e per cid stesso riceve una particolare sottolineatura (cf per esempio Rm 2,15-16 oppure 2,20-21):?* anche questo procedimento rivela una foga espressiva che poco si adatta alle regole della sintassi. E tipica dello stile di Paolo la capacita di adottare una grande varieta di for- me letterarie. Nelle sue lettere i contrano formule liturgiche tradizionali (amén, maranathé, abbd...), invocazioni (Rm 15,32), preghiere (Rm 15,13), dossologie (Rm 16,25-27), inni (Fil 2,6-11; 1 Cor 13; Rm 11,33-36) e confessioni di fede (1 Cor 15,3-5; Rm 1,3-4). Numerosi sono i brani autobiografici: Paolo parla di se stesso per mettere in luce i suoi rapporti con i destinatari (cf 1 Ts 3,1-5), per ndersi dalle accuse che gli sono rivolte (2 Cor 1,12-2,11) o per polemizzare con gli avversari (Gal 1,11-2,14). Altre forme letterarie frequentemente usate sono la parenesi (Rm 12; 13,1-7) e i cataloghi di vizi e virtt (Gal 5,19-23). Spesso Paolo fonda le sue tesi sull’AT, che cita solitamente nella versione greca della LXX e interpreta secondo i metodi dei rabbini del suo tempo (cf Gal 3,6-14); egli perd fa anche ricorso al metodo della diatriba, comunemente usa- ta dai filosofi popolari, che consiste nell’introdurre un fittizio interlocutore con cui si dialoga e discute (Rm 3,1-8).” A volte l’apostolo ha inserito nelle sue let- tere brani appartenenti alla tradizione orale (Fil 2,6-11; Rm 1,3-4), debitamente adattati al suo discorso. Nel corpo delle lettere Paolo esprime i suoi pensieri se- condo una logica interna il cui movimento non é sempre facilmente rilevabile. In passato gli studiosi hanno spesso rawvisato in esse due parti, una dottrinale e V’altra parenetica; in realta questa divisione @ piuttosto artificiosa, perché nel orso di Paolo teoria e prassi si mescolano in modo quasi inestricabile. At- tualmente la ricerca intorno al modo in cui Paolo dispone il suo materiale si @ notevolmente sviluppata. Ad una metodologia basata quasi esclusivamente sul 2 CLA. Bauwor, Legénie ltéraie de Saint Paul; J.A. Fiscuen, Pauline Literary Forms and Thought Patterns, CBQ 39 (1977) 209-223; R. Penna, Paolo di Tarso, 57-61 2 Altri esempiricavatidallalettera ai Romani sono iportati da G. Bonnxanos, Paulinische Anako- {ute im Rémerbrief, in \b., Das Ende des Gesetzes. Paulusstudien (Gesammelte Aufsatze, Band 1), Kaiser Verlag, Miinchen 1966, 76-92. 2 "Paolo usa questo metodo in modo personale ¢ originale: ef R. BULTKANN, Der Stil der paulint- ‘chen Predigt und die kynisch-stoische Diatribe, Gottingen 1910, ¢ le messe a punto di G.K. STOWERS, The Diatribe and Paul’s Letter to the Romans (SBL.DS 57), Scholars Press, Chico CA 1981, e di TH. Scepter, Paulus und die «Diatribe». Eine vergleichende Slinterpretation (NTA 19), Aschendorff, Min ster 1987. 47 contenuto subentrata da parte di numerosi studiosi ’attenzione a tutti quegli elementi formali e stilistici con i quali ogni autore indica le articolazioni del suo scritto.* Alcuni studiosi recenti hanno esaminato i testi del NT alla luce delle regole tipiche della retorica classica, teorizzata specialmente da Aristotele, Cicerone € Quintiliano.# Questo metodo, noto come «rhetorical criticism», é stato applica- to a volte in modo piuttosto drastico, imponendo al testo uno schema predefini- to, che in gran parte gli estraneo. A questi eccessi hanno reagito altri studiosi i quali, invece di partire da regole prestabilite, esaminano a fondo la composi- zione di un testo per scoprirvi possibili influssi di carattere retorico («retorica letterarian).** In questa forma moderata l’analisi retorica pud aiutare a compren- dere pit in profondita gli antichi scritti cristiani i quali, salva la liberta e origina- lita dei loro autori, sono e restano opere di persuasione, sorte in un mondo in cui questa tecnica aveva raggiunto notevoli sviluppi teorici e pratici. In definitiva, Paolo ha adottato la lingua e i procedimenti letterari del suo tempo allo scopo di farsi comprendere da coloro che nelle assemblee cristiane avrebbero ascoltato la lettura dei suoi scritti e di convincerli ad adottare una men- talita e una prassi conformi al vangelo. Con le lettere deuteropaoline lo stile cam- bia: esse appaiono come scritti anonimi e dottrinali, composti in modo piti accu- rato e grammaticalmente corretto, ma senza piit la foga del Paolo storico e la sua immedesimazione negli argomenti trattati. 6. PAOLO E LA SUA «SCUOLA» L’autenticita delle lettere tradizionalmente attribuite all’apostolo Paolo @ stata messa in discussione nel secolo scorso, quando il problema é stato sollevato da- gli studiosi della scuola di Tubinga.”” In base alla teoria dialettica della storia, F.Ch. Baur sosteneva che Paolo aveva composto solo le quattro lettere maggiori (Romani, 1-2 Corinzi e Galati), le uniche in cui si rispecchiano le idee proprie % Come esempio di questo tipo di ricerca si vedano soprattutto le opere di A. Vanhoye citate a pro- posito della lettera agli Ebrei. Cf anche le interessanti osservazioni di A.M. Busceaa, Struttura della lette- ra ai Galati, ED 34 (1981) 409-426 (pp. 409-413). Su questa linea si colloca, malgrado il titolo, opera diR. Meyner, L’analisi retorica, Queriniana, Brescia 1992 (orig. francese 1989): cf recensione di G. RA- vast in RivBib 41 (1993) 341-344. ** Circa i procedimenti della retorica antica cf A. PERE, Breve storia della retorica antica, Bari 1988; A. Ptrta, Disposizione e messaggio della lettera ai Galati. Analisi retorico-letteraria (AnBib 131), PIB, ‘Roma 1992, 43-79. Per quanto riguarda l’applicazione del «rhetorical criticism» in campo biblico si veda J. Mumensura, Form Criticism and Beyond, JBL 88 (1969) 1-18; G.A. Kennepy, New Testament Inter- pretation Through Rhetorical Criticism, London 1984; P. Garutt, Alle origini dell’omiletica cristiana. La lettera agli Ebrei, Franciscan Printing Press, Jerusalem 1995. Alle applicazioni del metodo si accenne- 8 nell’introduzione alle singole lettere. 2 Riguardo alla retorica letteraria si veda, oltre all’opera di A. Pitta, citata nella nota precedente, B. Stanpaer, La rhétorique ancienne dans Saint Paul, in A. VaNHovE (ed.), L’apétre Paul: personnali- 1é, style et conception du ministere (BEThL 73), Leuven 1986, 78-92; J.-N. ALetr1, La dispositio rhétori- que dans les épitres pauliniennes. Propositions de méthode, NTS 38 (1992) 385-401; J. MuRPHY-O’CoNNoR, Paul et Vart épistolaire, 100-141. 27 CER. Fasris, La tradizione paolina, 11-64. 48 del cosiddetto «partito paolino», contrarie a quelle della corrente che fa capo a Pietro («partito petrino»).”* I1problema é stato affrontato successivamente su un piano non pid ideologi- co, ma letterario, storico e teologico. A un’attenta analisi alcune lettere hanno rivelato non solo uno stile, ma anche un lessico e una sintassi diversi; il loro ge- nere letterario si avvicina maggiormente a quello dell’ «epistolay; il rapporto tra mittente e destinatari diventa pit generico; nuovi temi fanno la loro comparsa (per es. Cristo capo della Chiesa e del cosmo in Colossesi ed Efesini, i ministeri ecclesiali nelle Pastorali), mentre altri sono ripresi e sviluppati in modo diverso (per es. in 1 Tessalonicesi la parusia é imminente, mentre in 2 Tessalonicesi si allontana nel tempo); il contesto storico non @ pit quello in cui @ vissuto e ha operato Paolo, mentre la sua figura e il suo ruolo sono fortemente idealizzati.” In base a questi rilievi si é fatta strada tra gli studiosi opinione secondo cui le Pastorali (1-2 Timoteo e Tito) non sono state composte da Paolo, mentre & ancora discusso il caso della Seconda lettera ai Tessalonicesi e di quelle inviate alle chiese dell’ Asia (Efesini e Colossesi). Questo orientamento é stato rafforza- to recentemente dagli studi sulla pseudoepigrafia, i quali hanno dimostrato che questo fenomeno era assai diffuso nell’antichita: nel mondo biblico-giudaico il nome dell’autore di un’opera é spesso fittizio, mentre in quello greco é nota I’at- tribuzione a personaggi famosi come Orfeo, Omero, Pitagora e Platone di scrit- ti composti successivamente. Molte obiezioni contro la presenza di opere pseu- doepigrafiche nel canone cristiano sono cadute quando si é distinto nettamente il problema dell’ispirazione di uno scritto da quello della sua autenticita."* La composizione di lettere paoline non autentiche non fu opera di individui isolati, ma si iscrive nel contesto di un vasto movimento di pensiero e di vita che oggi viene chiamato comunemente «scuola paolina». Esso prende inizio da tutte quelle persone che circondavano l’apostolo ed erano legate a lui da profon- di vincoli di fede e di collaborazione: nei loro confronti egli si attribuiva il ruolo di padre e di madre (cf 1 Ts 2,7-8.11; 1 Cor 4,15; Gal 4,19) e proponeva se stesso come modello da imitare (cf 1 Cor 4,6.9-10; 1 Ts 4,1-2; Gal 1,6-9)..! Tra costoro un posto speciale spetta a Tito e a Timoteo, ma non bisogna dimenticare tanti ** F.C. Baur, Paulus, der Apostel Jesu Christi, Stuttgart 1845, 499-504. Contro la genuinita di ‘queste quattro lettere si espressa soltanto la «critica radicale» olandese, ma senza molto seguito: si veda in proposito O. Kuss, Paolo, 26. ® Per spiegare come mai le lettere deuteropaoline sono cosi diverse dalle grandi lettere di Paolo & stata avanzata lipotesi che per comporle l’apostolo si sia servito di uno scrivano-segretario. Ma se questi ha scritto mentre era in vita 'apostolo, molte diversita restano inspiegate, perché & difficile pensare che si sia preso tanta liberta; se ha scritto dopo la sua morte, ci si avvicina allipotesi della pseudepigrafia. + Sul problema della pseudepigrafia cf W. SpeveR, Die literarische Falschung im heidnischen und ‘christlichen Altertum. Ein Versuch ihrer Deutung (HAW 1,2), Miinchen 1971; B.M. MetzoeR, Literary Forgeries and Canonical Pseudepigrapha, BL 91 (1972) 3-24; N. Brox, Zum Problemstand in der Erfor- ‘schung der altchristlichen Pseudepigraphie, Kairos 15 (1973) 10-23; R. PENNA, Anonimia e pseudepigra- fia nel NT. Comparatismo e ragioni di una prassi letteraria, RivBib 33 (1985) 319-344; Ta. ScraazLteR, Paulus und die «Diatriben. Eine vergleichende Stilinterpretation (NTA 19), Aschendorff, Minster 1987; RAF. CoLus, Letters That Paul Did Not Write (GNS 28), Wilmington DE 1988. 5 CEL. Gianantomt, La paternitd apostolica di Paolo. I! kerigma, l'evangelizzazione, la comunita (StBi 19), Ed. Dehoniane, Bologna 1993. 49 altri il cui nome appare spesso nel corso delle lettere e soprattutto nei saluti fina- li (cf Rm 16,1-16.21-23). Alinterno della scuola paolina si giunse ben presto a.una idealizzazione della persona di Paolo, ma soprattutto si senti la necessit& di preservare dall’oblio il suo messaggio, eliminando i malintesi e cercando in esso una risposta ai nuovi problemi delle comunita. A tale scopo vennero rac- colte le lettere autentiche, ma al tempo stesso furono divulgati con il suo nome € sotto la sua autorita nuovi scritti, con i quali persone dotate di un’approfondi- ta conoscenza del suo messaggio ne esplicitavano il contenuto in vista di situa- zioni nuove e difficili..* L’autenticita di alcune importanti lettere paoline, pur essendo stata negata da vasti settori del mondo esegetico, resta tuttavia un problema aperto al quale vengono date, come si vedra nell’introduzione a ciascuna di esse, le soluzioni pitt diverse. In ogni caso queste opere sono utili per ricostruire non tanto Pazio- ne e il pensiero dell’apostolo, quanto piuttosto l’impatto che esso ha avuto nel periodo immediatamente successivo alla sua scomparsa. 7. SCRITTI UNITARI O ANTOLOGIE? L’unita interna delle lettere paoline & pitt apparente che reale. Alcune di esse presentano infatti disarmonie e bruschi cambiamenti di argomento e di tono che sono difficilmente spiegabili in un’ opera uscita di getto dalla penna del suo au- tore.” A questo fenomeno sono state date le spiegazioni pid svariate. Non si pud perd escludere che esso derivi dal fatto che, quando comincid a prendere forma Pepistolario paolino, frammenti di scritti diversi vennero accostati per formare un’unica lettera. Paolo stesso segnala l’esistenza di lettere che non trovano po- sto nel suo epistolario (cf 1 Cor 5,9; 2 Cor 2,4). B mai possibile che la scuola paolina abbia lasciato scomparire testi cosi preziosi? Non potrebbero essere sta- ti conservati come parti di altre lettere? Gli studiosi sono oggi generalmente del parere che la Seconda lettera ai Co- rinzi e la lettera ai Filippesi siano in realta antologie di scritti indirizzati da Pao- lo a quelle comunita in occasioni e tempi diversi. In questa prospettiva molti ri- tengono che la lettera scritta «tra molte lacrime» (2 Cor 2,4) sia stata conservata all’interno della Seconda lettera ai Corinzi. Restano aperti, come si vedra, nu- merosi problemi riguardanti il contesto storico e geografico in cui hanno avuto origine le missive originarie, nonché i criteri con cui le diverse parti sono state collegate.’* Un’analoga ipotesi @ stata avanzata, ma senza troppo sucesso, an- % 1 fatto che gli scritti non autentici siano attribuitiindistintamente alla «scuola paolina» non signi- fica che essi abbiano lo stesso stile € le stesse idee. Circa il ricorso allo stile per determinare l'autenticita degli scrtti paolini, cf K.J. NEUMANN, The Authenticity of the Pauline Epistles in the Light of Stylostati- stical Analysis (SBL.DS 120), Scholars Press, Atlanta 1990. > In certi casi si pud pensare che queste disarmonie derivino dalle particolari situazioni in cui sono state composte le lettere. Tuttavia a volte si ha ’impressione che qualcuno abbia accostato brani origina- riamente distinti. % Soprattutto in caso di scritti molto brevi e privi di grandi tematiche teologiche la fusione con altri testi poteva sembrare unico modo per impedire che cadessero in oblio. 50 che a proposito della 1 Tessalonicesi e soprattutto della 1 Corinzi, nella quale potrebbe essere inclusa la missiva a cui l’apostolo allude in 1 Cor 5,9. Sembra infine che i saluti contenuti nel’ultimo capitolo della lettera ai Romani (Rm 16,1-23), pur essendo autentici, facessero parte originariamente di una lettera autonoma indirizzata alla chiesa di Efeso; ma questa ipotesi ¢ oggi fortemente contestata da numerosi studiosi. Un accostamento alle lettere paoline basata sull’idea di una loro sostanziale unit non é pid, almeno in certi casi, del tutto accettabile. Non si pud escludere infatti che i discepoli di Paolo abbiano in qualche modo rifuso il materiale a loro disposizione, disponendolo nel modo che sembrava loro pit: conveniente per garantirne la preservazione e una corretta interpretazione. Tuttavia le ipotesi avan- zate restano largamente discutibili, almeno finché non saranno identificate in modo convincente le modalita con cui i redattori finali hanno compiuto la loro opera. 8. LA TRASMISSIONE TESTUALE I testi originali delle lettere paoline andarono ben presto perduti. Le copie manoscritte rimaste sono perd talmente numerose (circa 5000) da compensare la perdita degli originali. II manoscritto pitt antico @ il papiro 46, che appartiene alla collezione Chester Beatty e risale al 200 circa; un’altra decina di papiri, con- servati solo in modo frammentario, sono stati copiati nel sec. III; nel IV sec. hanno visto la luce i primi codici unciali completi, il Sinaitico e il Vaticano. Gli studiosi di critica testuale hanno confrontato tra loro tut disponibili, classificandoli in base alla loro origine e mettendone in luce il valo- re, le varianti e gli errori di trascrizione. In seguito a questo lavoro sono state compilate le edizioni critiche, le quali contengono un testo ricostruito in modo scientifico, che riflette molto da vicino quello che doveva essere letto nel sec. II.” Resta perd il dubbio che all’interno delle lettere paoline si sia introdotto qualche passo che non é uscito dalla penna dell’apostolo (interpolazione)."* Secondo nu- » Le edizioni critiche classiche sono A. Menx, Novum Testamentum graece et latine, P.1.B., Ro~ mae '°1984; BE. Nesrux - K. ALAND, Novum Testamentum graece, Wiirttenbergische Bibelanstalt, Stutt- gart 1979. Particolarmente utile K. ALAND - M. BLACK - C.M. Marivt- B.M. Metzcer - A. WIKGREN, The Greek New Testament, United Bible Societies, Stuttgart *1975, dove 2 indicato il diverso grado di probabilita delle pit importanti varianti testuali. L’edizione del Merk & stata riedita recentemente in A. Meax - G. BARBAGLIO, Nuovo Testamento greco e italiano, Ed. Dehoniane, Bologna 1990, dove sono segnalati icasi (un centinaio circa) in cui il testo dell’edizione Nestle-Aland sidiscosta da quella del Merk. Per valutare le pid importanti varianti é utile "opera di B.M. Merzcer, A Textual Commentary on the Greek New Testament, United Bible Societies, London-New York 1975. % Alcune interpolazioni nella lettera ai Romani sono state segnalate da R. BULTMANN, Glossen im Rémerbrief, ThLZ 72 (1947) 197-202. Lipotesi che il corpo paolino abbia subito una estesa redazione cche rispecchia le idee proprie delle Lettere pastoralié stata avanzata da W. MuNRo, Authority in Paul and I Peter: The Identification of a Pastoral Stratum in the Pauline Corpus and I Peter (SNTS.MS 45), University Pr., Cambridge 1983. I criteri in base ai quali si pud affermare nei singoli casi lesistenza di tuna interpolazione sono indicati da W.O. Watxer Jt., The Burden of Proof in Identifying Interpola- 51 merosi studiosi la dossologia finale della lettera ai Romani (Rm 16,25-27), il cui stile é chiaramente deuteropaolino e la tradizione testuale incerta, é stata aggiunta quando le lettere furono riunite in un’unica collezione. Numerosi dubbi sono stati sollevati circa un altro passo (2 Cor 6,11-7,1), il quale, pur essendo testual- mente sicuro, rivela una mentalita e uno stile che non sono quelli di Paolo. La genuinita di singoli versetti (cf per es. Rm 2,16) é stata contestata da alcuni stu- diosi, ma le loro ipotesi non sono state comunemente accettate, soprattutto per Ja mancanza di testimonianze nella tradizione manoscritta.” In nessun caso pe- rO si trata di testi che toccano la sostanza del pensiero paolino. Le lettere paoline sono state indirizzate a persone concrete, vissute in un par- ticolare momento storico, con una loro cultura, problemi, difficolta ed errori. Anche se furono composte in vista di una lettura pubblica, restano legate alle situazioni da cui hanno preso vita. Cid rende senz’altro pit difficile la loro com- prensione da parte di persone che vivono in una diversa situazione culturale, so- ciale e religiosa. Tuttavia proprio il loro carattere di occasionalita fa si che an- che il lettore moderno, una volta superata la barriera culturale che lo separa dai primi destinatari, si identifichi spontaneamente con essi, lasciandosi coinvolgere personalmente nel dialogo che Papostolo ha saputo instaurare con i suoi lettori. tions in Pauline Letters, NTS 33 (1987) 610-618; Ip., Text-Critical Evidence for Interpolation inthe Let- ters of Paul, CBQ 50 (1988) 622-631; W. Muro, Interpolation in the Epistles: Weighing Probabilities, NTS 36 (1990) 431-443. 2 Cf perd le osservazioni di W. Munno, Interpolation in the Epistles: Weighing Probabilities, 435. 52 CAPITOLO SECONDO LA PERSONA E L’OPERA DI PAOLO GIUSEPPE BARBAGLIO BIBLIOGRAFIA Bareaatio G., Paolo di Tarso e le origini cristiane, 34-177; BECKER J., Paulus. Der Apo- stel der Vélker, Tiibingen 1989; BorNKamm G., Paolo apostolo di Gesit Cristo. Vita e pensie- ro alla luce della critica moderna, Claudiana, Torino 1977 (orig. tedesco 1969); De Lorenzi L. (ed.), Paul de Tarse. Ap6tre de notre temps (Serie monografica di «Benedictina» 1), Abba- zia di San Paolo, Roma 1979; HeNce1 M., I! Paolo precristiano (StBi 100), Paideia, Brescia 1992 (orig. tedesco 1991); Knox J., Chapters in a Life of Paul, London 1954; Kuss O., Paolo. La funzione dell’Apostolo nello sviluppo teologico della Chiesa primitiva, Ed. Paoline, Ci sello Balsamo (Milano) 1974 (orig. tedesco 1971); Lécasse S., Paolo apostolo. Biografia criti- ca, Citta Nuova, Roma 1994 (orig. francese 1991); Mopa A., Per una biografia paolina, in Testimonium Christi. Scritti in onore di J. Dupont, Paideia, Brescia 1985, 289-315; PEscE M., Le due fasi della predicazione di Paolo. Dall’evangelizzazione alla guida della comunita (StBi 22), Ed. Dehoniane, Bologna 1994; RenostorF K.H. (ed.), Das Paulusbild in der neue- ren deutschen Forschung (WF 24), Darmstadt 1969; Scuetxte K.H., Paolo. Vita, lettere, teologia (BCR 56), Paideia, Brescia 1990 (orig. tedesco *1988). La vita di Paolo pud essere ricostruita in base a due sole fonti di documenta- zione, gli Atti degli apostoli e le lettere. Tra queste ultime possono essere utiliz~ zate direttamente solo quelle certamente autentiche (1 Tessalonicesi, 1-2 Corin- zi, Galati, Romani, Filippesi, Filemone). Queste sette lettere, dettate dalla viva voce di Paolo, costituiscono una testimonianza diretta e per questo di assoluto valore; ma si tratta anche di una testimonianza interessata, proveniente da una persona che, essendo parte in causa, non pud essere del tutto obiettiva.' Infine @ una testimonianza parziale, poiché le lettere, in quanto scritti di occasione, la- sciano molti vuoti, soprattutto per quanto riguarda ultimo tratto della sua esi- stenza, noto soltanto dagli Atti e da fonti cristiane ancora pit tardive. Accanto alle lettere si collocano, come fonte secondaria, gli Atti degli apo- stoli, opera di un paolinista dell’ ultimo ventennio del sec. I, lo stesso che ha scritto il terzo vangelo. Questi ha inserito Paolo nel quadro della sua visione storico- salvifica, presentandolo come il portatore del vangelo sino all’estremit& del mondo (cf At 1,8), in perfetta sintonia con gli apostoli di Gerusalemme. Se ne impone dunque un uso critico e comunque la sua testimonianza deve essere sempre con- frontata con quella della fonte primaria. In concreto si dimostra attendibile sto- " B significative a questo proposito il modo in cui tratta gli avversari, di cui si ignorano le parole ele ragic 53

You might also like