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Michel Onfray k LESAGGEZZE ANTICHE — Controstoria della filosofia I «La Controstoria della filosofia cancella idealisti e credenti ed esalta gli edonisti... Un rovesciamento di prospettive storiche a dir poco curioso. Soltanto un saggista siffatto poteva irridere la storia filosofica». Armando Torno, «Corriere della Sera» «Un nuovo faro nel mare del conformismo delle storie della filosofia». «Lire» «Come il Trattato di ateologia, questa impresa varra a Michel Onfray lo stesso odio che da sempre si ¢ manifestato contro gli autori che egli difende. Ecco perché quello che fa sembra del tutto legittimo, se non necessario». «Libération» «La Controstoria della filosofia é Voccasione di Michel Onfray per ridare la parola a chi non ha avuto voce nella storia della filosofia, a quelli che, dall’Antichita al Medioevo, hanno prodotto una critica del mondo occi «Le Magazine Littéraire» www.fazieditore.it DOT en Om Roe eT eR ce di destinare all’oblio interi continenti PS RNS ROS rM CS ANT cree ARCO oon ONE Coenen Tart Cn enter tns Pete eons nwerntt ea scree niece Cees i a della filosofia é stata hé? Perché la sto TERRIA O OT u Ee RYT M RUT m Oe meCey e, idealisti Ser ree eee ters e materialisti. Con il er nesimo, gli idealisti ETOP Cece te (SACO CECT del potere filosofico: da venti secoli, hanno POOR RO Recon Un RCOne ee onc) impostazione e hanno tentato di cancellare ret SE CoM LET Ceom DO LL Voblio dei cinici, dei cirenaici, degli epicurei, Mere Lite Crowe Cor de ni edonisti, degli gnostici licenziosi, Nealon Co ome ce Kt Com loess TELCO MTCC Ceed UEC LULULELET nee Tt eter ere tocer ieee tate eee Car mone em CONT eACe nee) di sinistra e di mille altri ribelli. Ma Popera degli idealisti al poter non ha potuto compiersi. La Controstoria della filosofia di Michel Onfray. SCO Tenens Ctr ae om eS acm COLT il cui primo ato all’Antichita, é la storia Cea rece Em raceme Cro OTL aun pubblico il pitt ampio possibile PaO rZz aco ietowonicans . il loro pensiero luminoso, la loro arte di vivere. Gli eroi di questo libro sono dunque Democrito e Diogene, Aristippo ed Epicuro, Lucrezi e Filodemo - e non Platone e Aristotele; e secondo Onfray, abbiamo tutto da guadagnarci. NOT RCO CRC TR en ean nei licei ha fondato nel 2002 I’'Universita Cima sie) Popolare di Caen, che dispensa cor: Cn eaten cs ont dotti PUP DUAR MTT Ce Pen ren as Ha seritto una trentina di libri, tr Pee erg nel 2005 il Trattato di ateologia (ed. tase. 2006) e nel 2006 Teoria del corpo amoroso. Renter nT ter nts rere se eM ar een og verranno pubblicati con cadenza annuale. TN E PO ata Ur 0) Tedizione: novembre 2006 © 2006 Editions Grasset & Fasquelle © 2006 Fazi Editore st! Via Isonzo 42, Roma Tutti i diritti riservati Traduzione dal francese di Gregorio De Paola Titolo originale: Le Sagesses antiques. Contre-istoire de la philosophie I Progetto grafico e illustrazione di copertina: Maurizio Ceccato ISBN: 88-8112-794-6 wwwfazieditore.it Michel Onfray LE SAGGEZZE ANTICHE CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA I traduzione di Gregorio De Paola ® Fazi Editore PER UNA CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA Preambolo La storiografia, un’arte della guerra 1. La storiografia come polemologia La storiografia rientra nel campo dell’ arte della guerra. Non stupisce, allora, che nei suoi dintorni regni ’atmo- sfera dei segreti di Stato. La disciplina partecipa quindi della polemologia: come affrontare il combattimento, mi- surare i rapporti di forza, mettere a punto una strategia e una tattica adeguata, gestire le informazioni, tacere, pas- sare sotto silenzio, sottolineare l’evidenza, fingere, e tutto cid che implica scontri per poter determinare vincitore e vinto? La storia é debole con i vincitori e spietata verso i perdenti. Allarghiamo il discorso: la storiografia della filosofia non sfugge a questa legge. La filosofia, un po’ arrogante, spesso sicura di sé, abbastanza prodiga di lezioni, di solito si presenta come la disciplina che corona tutte le altre. I funzionari della materia attivi nell’Ispettorato Generale non esitano a intonare questa antifona per giustificare il suo insegnamento nelle sole classi terminali del percorso scolastico, col pretesto che é necessario un bagaglio mini- mo di cultura generale per poter cominciare a filosofare. Quasi fosse indispensabile aver accumulato un mucchio di nozioni prima di poter cominciare un giorno a mettervi ordine! 4 PER UNA CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA E stupefacente che la filosofia, cosi pronta a muovere critiche agli storici e ai geografi sul modo di praticare la loro disciplina, agli scienziati sull’uso corretto dell’episte- mologia, cada essa stessa nella trappola di non applicare alla propria parrocchia cid che insegna alle cappelle limi- trofe! Non mi risulta infatti che la filosofia adoperi le cer- tezze della sua setta sottoponendo la storia della propria disciplina al fuoco incrociato di un lavoro critico capace di render conto del modo in cui é scritta. Per quali ragioni allora la filosofia corre questo rischio con l’insegnamento della propria storiografia? Che inte- resse ha a dissimulare i segreti di fabbricazione di un cor- pus unificato? Che cosa nasconde la volonta di tenere lontano dalla ragione ragionante il processo di costruzio- ne di una storia della filosofia presentata come unica e so- la, canonica e obiettiva, univoca e incontestable? E inutile infatti cercare nelle varie branche in cui si frammenta la disciplina — etica ed estetica, epistemologia e antropologia, logica e politica ecc. — o negli studi limitrofi delle scienze cosiddette umane, un settore dedicato all’esa- me delle condizioni della sua scrittura: i presupposti degli autori che scrivono la storia, e che quindi in un certo qual modo la fanno, non vengono indagati da nessuna parte. In realta un filosofo, una dottrina, un pensiero, un si- stema, un libro, una riflessione, un’opera esistono solo una volta collocati in un processo storico. Storia della filo- sofia, certo, ma anche storia tout court. Ogni momento si legge — si lega — all’interno di un movimento. La specifici- ta di un periodo filosofico si coglie nella dialettica della lunga durata. Quale autore invisibile racconta al pubblico i particolari di questa odissea? Chi scrive la storia della fi- losofia? Detto altrimenti: chi dice la veritd filosofica? Do- ve si nasconde il suo demiurgo? PREAMBOLO. LA STORIOGRAFIA, UN’ARTE DELLA GUERRA 5 2. Menzogne senza autore La storiografia sembra un’avventura priva di autore identificabile. Nessuna storia della filosofia costituisce da sola un’autorita, se non in un paese totalitario che dia la sua versione ufficiale. Tuttavia, come i manuali scolastici curati da persone diverse, anzi scritti da individui diffe- renti, pubblicati presso editori in concorrenza, racconta- no la stessa epopea, cambiando soltanto alcuni particolari o la forma, cosi molto spesso le storie della filosofia offro- no una sola e identica narrazione. Stessi autori, stessi testi di riferimento, stesse dimenti- canze, stesse negligenze, stesse periodizzazioni, stesse fin- zioni, segnalate, certo, ma ripetute a gara — per esempio, Yesistenza di un Democrito presocratico, per definizione quindi anteriore a Socrate, che perd gli sopravvive di trenta o quarant’anni! Perché dunque questi oggetti diffe- renti per esprimere una versione identica di qualcosa che é diverso e tuttavia diffuso? Perché questi strumenti ideologici quali sono pur sem- pre i manuali, le antologie, le storie, le enciclopedie che, certo, riportano gli stessi discorsi, tacciono sulle stesse in- formazioni? Cid che manca una volta in una pubblicazio- ne manca sempre in quelle successive di genere analogo, dove regna del resto lo psittacismo. Informazioni impor- tanti sono oggetto di diniego: quanto c’é di volontario in questo occultamento? E dove comincia invece il lavoro dell’inconscio storiografico? Limitiamoci all’ Antichita per gli esempi: perché mante- nere la finzione di un corpus chiuso di presocratici, malgra- do l’irriducibilita del centinaio di persone arruolate in que- sto esercito caotico, alcune delle quali fuoriescono dalla pe- riodizzazione proposta? Per quali ragioni nella sua opera Platone non cita mai Democrito, quando tutto il suo lavoro pud essere letto come una macchina bellica scagliata contro 6 PER UNA CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA il materialismo? Come spiegare il fatto che non viene mai sfruttata l’informazione che ci da Diogene Laerzio sul folle desiderio dell’autore del Fedone di distruggere in un rogo tutte le opere proprio di... Democrito? Perché dare credito alla figura di un Socrate platonizzato quando un’immagine pit vicina a quella di Diogene di Sinope o di Aristippo di Cirene permette di vedere che !’opera filosofica del Sileno non é solo al servizio dell’Idea platonica? Come compren- dere il silenzio su Aristippo in tutti i dialoghi di Platone? Il pensatore di Cirene viene menzionato una sola volta, e con malevolenza: Platone sottolinea l’indegnita della sua assen- za il giorno della morte di Socrate... Stessa cosa a proposito dell’inesistenza dei filosofi cinici nel corpus del filosofo del- le idee. Che cosa concludere a proposito dell’informazione che presenta i sofisti come venditori di relativismo, mentre i loro nomi vengono ridotti a titoli dei dialoghi... di Platone? Che cosa ne é, in questa atmosfera, dell’importante pensie- ro del sofista Antifonte — l’inventore della psicoanalisi! — di solito passato sotto silenzio? Ecc. 3. La scrittura det vincitori Si potrebbe allungare la lista degli esempi, ma tutti te- stimoniano nella stessa direzione: la scrittura della storia della filosofia greca é platonica. Di piu: la storiografia do- minante nell’Occidente liberale é platonica. Come nel se- colo scorso nell’impero sovietico si scriveva la storia (della filosofia) solo dal punto di vista marxista-leninista, nella nostra vecchia Europa gli annali della disciplina filosofica vengono stabiliti dal punto di vista sdealistico. Consape- volmente o meno. Come un errore, o una distorsione, della realta ripetuto dieci, cento, mille volte diventa verita (tanto pit quando la sua proliferazione emana dai grandi, dai potenti, dalle PREAMBOLO. LA STORIOGRAFIA, UN’ARTE DELLA GUERRA 7 autorita, dalle istituzioni), questo tipo di pietosa menzo- gma passa per certezza definitiva. Questa trasfigurazione dell’interesse politico delle civilta ebraico-cristiane — che esaltano cid che le legittima e le giustifica — costituisce la ragion di Stato dell’istituzione filosofica. Platone la fa dunque da padrone perché l’idealismo, facendo prendere le lucciole mitologiche per lanterne fi- losofiche, permette di giustificare il mondo cosi come é, e di invitare a distogliersi da quaggit, dalla vita, da questo mondo, dalla materia del reale, verso quelle finzioni in- fantili a cui si riducono tutte le religioni: un cielo di idee pure che sfugge al tempo, all’entropia, agli uomini, alla storia, un oltremondo popolato da sogni screditati di una realta superiore al reale, un’anima immateriale che salva gli uomini dal peccato di incarnazione, la possibilita per lomo sapiens, che dedica scrupolosamente tutta la sua vita a morire mentre é ancora vivo, di conoscere la felicita angelica di un destino post mortem — e altre insulsaggini con cui si é costruita quella visione mitologica del mondo in cui molti stanno ancora a marcire. Le storie della filosofia si affaccendano a mostrare la ricchezza delle variazioni su questo tema idealistico. Di- menticano che il problema non é nella variazione ma nel- Leterno ritornello della vecchia tiritera musicale del tema. Certo, Platone non é Descartes, il quale non é Kant, ma questi tre, dividendosi venti secoli di mercato idealistico, monopolizzano la filosofia, occupano ogni posto, e all’av versario non lasciano nulla, neanche le briciole. Lideali smo, la filosofia dei vincitori a partire dal trionfo ufficiale del cristianesimo divenuto pensiero dello Stato — Dio, quanto ha ragione Nietzsche a fare del cristianesimo un platonismo a uso del popolino! -, passa tradizionalmente per essere la sola e unica filosofia degna di questo nome, Hegel, il precursore di questo mondo, dedica un'enerpin incredibile ad affermare nelle sue Lezioni sulla storta della 8 PER UNA CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA filosofia tenute all’universita — luogo ad hoc — che ne esiste _una sola (la sua, evidentemente) — che tutte quelle del pas- sato la preparano perché evolvono organicamente secondo un piano — una specie di filodicea! —, che questa costruzio- ne afferma si l’onnipotenza della Ragione nella Storia, ma che la Ragione si sovrappone anche ad altre parole: il Con- cetto, I’'Idea 0... Dio! La filosofia, confiscata dopo l’ideali- smo tedesco dall’universita, il Tempio della Ragione hege- liana, passa il pit: delle volte per una «scienza della logica». La gente che conta non ha nulla da temere per la so- pravvivenza del proprio prospero mondo: dopo Pitagora, il Fedone di Platone insegna loro l’immortalita dell’anima, odio del corpo, l’eccellenza della morte, l’odio dei desi- deri, dei piaceri, delle passioni, della libido, della vita; la Citta di Dio spalma ad nauseam \o stesso odio per il mondo reale, beninteso in nome di un Dio d’amore e di misericor- dia; non contiamo sulla Suma teologica di (san) Tomma- so d’Aquino perché ci insegni altro; i Pensieri di Pascal nuotano in acque altrettanto torbide; stessa cosa per De- scartes o Malebranche; la Critica della ragion pratica difen- de idee simili, riformulate nella scolastica trascendentale dei «postulati della ragion pratica», ecc. Gente di buona compagnia, eroi e araldi della storiografia dominante, icone dei programmi ufficiali, rompicapo preferiti degli aspiranti dottori in filosofia o di quelli che guardano con invidia al- Vaggregazione — nei due sensi del termine’ —, questo bestia- me, queste prede nel listino degli autori in programma, non mettono affatto in pericolo il mondo cosi com’é! 4. La storia di una controstoria Non é difficile allora capire perché Alfred North Whi- tehead nel Processo e la realta (1929) possa scrivere che «la pit sicura descrizione d’insieme della tradizione filo- PREAMBOLO. LA STORIOGRAFIA, UN’ARTE DELLA GUERRA 9 sofica europea é che essa consiste in una serie di note a margine a Platone». Notiamo questo particolare: egli par- la di tradizione. Limpiego di questa parola implica l’esi- stenza di una contro-tradizione, |’altra faccia rispetto alla storiografia dominante, che passa il tempo a citare, com- mentare e glossare Platone. Questa Controstoria della filo- sofia si propone di andare a vedere dall’altro lato dello specchio platonico per scoprire pagine alternative. Di fronte alla storia dei vincitori, dinnanzi al completo dominio della storiografia dominante, per contrastare la dottrina ufficiale e istituzionale, manca evidentemente una storia dei vinti, una storiografia dei pensieri dominati, una dottrina ufficiosa e alternativa. Ed é del tutto logico che non esista, il costume dei signori della guerra vi si contrap- pone. Come impone la logica del massacro integrale. Non é mia intenzione fare qui la storia di questa esclu- sione. Quest’altro (bel) soggetto merita a pieno titolo un libro a parte. Nel quale si dovrebbe sottolineare il ruolo della Chiesa ufficiale nei primi secoli dell’era volgare nel- lorganizzazione volontaria, deliberata e programmata di questo sradicamento di ogni pensiero anteriore al suo re- gno temporale o non infeudato al suo sistema ideologico: distruzione dei manoscritti, incendio delle biblioteche, per- secuzione dei filosofi, chiusura delle loro scuole, assassinio dei recalcitranti — di cui Ipazia é figura emblematica —, co- dificazione giuridica (Teodosio, Giustiniano) dell’annien- tamento della cultura pagana. A cid bisognerebbe aggiungere alcune riflessioni sul ruolo dei copisti (il pit: delle volte monaci...), su quanto di casuale c’é stato nel determinare le condizioni in cui é sopravvissuto quello che é sfuggito al furore vandalico dei cristiani (giare gnostiche seppellite nel deserto egiziano di Nag Hammadi, biblioteche epicuree nelle ville ricoperte e protette dall’eruzione del Vesuvio), senza dimenticare di elogiare i nemici che citano i testi delle loro vittime (Ori- 10 PER UNA CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA gene, impegnandosi in parecchi tomi sul Contro i cristiani di Celso, ne trasmette ai posteri una gran parte!), o di analizzare il ruolo dei cambiamenti di supporti (dal papi- ro alla carta, dalla scrittura manoscritta alla stampa, dal li- bro per eruditi alla pubblicazione di massa, dalla grafosfe- ra alla mediasfera ecc.). Questa Controstoria lascia sfortu- natamente da parte questo aspetto importante delle con- dizioni storiche e sociologiche di produzione di un di- scorso filosofico dominante. I sei volumi che propongo costringono alla modestia del discorso, malgrado l’ampiezza in numero di pagine: non si trovera né l’esaustivita, evidentemente, ancor meno la micro-lettura — divenuta sport nazionale dell’ universita europea — di questo o quest’altro, e neanche la versione definitiva di un’analisi delle correnti arcipelagiche che ri- porto alla luce — gli gnostici licenziosi 0 V epicureismo cri- stiano, 0 i libertini barocchi, gli ultras dell’ Illuminismo, il socialismo dionisiaco 0 il nietzschanesimo di sinistra, tra al- tri arcipelaghi, nel caos della filosofia come materiale grezzo, vivente, il quale progredisce meno sul principio della linea (hegeliana) che del rizoma (deleuziano). Mi auguro che questa Controstoria venga letta come una storia. Cosi come, per antifrasi, il mio Antimanuale di filosofia propone non la fine del manuale 0 l’abolizione del genere, ma la sua rivoluzione metodologica, questo progetto di enciclopedia volutamente mutilata ha come scopo quello di far riemergere un continente inabissato, una citta affondata da secoli, per ridarle luce e vita ripor- tandola in superficie. Questa Controstoria non vuole essere una fine ma un inizio, un invito a costituire la storiografia come disciplina necessaria nell’insegnamento della filosofia. Essa offre l’oc- casione di un giacimento nuovo destinato agli insegnanti acuti, per purificare dai miasmi l’insegnamento della filo- sofia nelle classi terminali e all’universita, per spalancare le PREAMBOLO. LA STORIOGRAFIA, UN’ARTE DELLA GUERRA iL finestre nelle’biblioteche dove si accumulano inutili glosse sui monumenti della filosofia dominante, per aggiungere agli scaffali lavori alternativi, in grado di farsi carico di un/altra filosofia che implica un altro modo di filosofare. 5. Abolire il pensiero magico In che cosa consiste questo nuovo modo di filosofare? Un modo assai antico... perché é quello dell’agora e del foro. Esso definisce la maniera antica di praticare una filo- sofia aperta destinata al passante ordinario: Protagora lo scaricatore, Socrate lo scultore, Diogene l’assistente ban- chiere, Pirrone il pittore, Aristippo l’insegnante sono dei veri filosofi — creatori di visioni del mondo, autori di ope- re teoriche, vivono il loro pensiero nel quotidiano e con- ducono una vita filosofica —, non sono professionisti della professione come i postmoderni. Allo stesso modo non si rivolgono a specialisti destinati all’insegnamento, 0 alla ricerca filosofica. Parlano al pesci- vendolo, al carpentiere, al tessitore che si trova a passare di la e, a volte, si ferma, ascolta, aderisce e si converte a un modo di esistenza specifico teso alla creazione di sé come soggettivita felice in un mondo dominato dalla negativita. La filosofia non @ quindi un virtuosismo che mira al- l’arte per l’arte, che adora i feticci ideali e concettuali; né una disciplina chiusa destinata alla minoranza che, com- portandosi in maniera incestuosa, confisca il sapere filo- sofico in vista della sola riproduzione della propria casta professionale; per fare cid, essa non ha nessuna ragione di creare neologismi, di coltivare l’oscurita, sole garanzie per conservare la setta ermeticamente chiusa, non toccata da altri, indenne dal mondo; essa non ha dunque niente a che vedere con la mania della corporazione che, molto spesso, ricicla il pensiero magico modificando solo la confe- 12 PER UNA CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA zione avwvolta dai nastri vistosi di nuove parole a uso del clan e della tribu. Questa vecchia filosofia sempre attiva, nebulo- sa ed elitaria, nascosta e artistica, farcita di neologismi e sa- tura di nebbia: lasciamola ai nostalgici del monastero. 6. Il principio di Alfeo La filosofia non é quel museo abitualmente proposto dalla storiografia dominante, con un percorso segnato che conduce, di sala in sala, da un capolavoro all’altro — dalle sculture del Partenone alle decostruzioni di un Picasso -, mirando alla chiusura e al compimento su se stesso del mondo visitato. Essa obbedisce piuttosto al modello dei gabinetti di curiosita cari ai filosofi, ai letterati, agli storici e collezionisti del xvi e Xv secolo: un accumulo di ogget- ti rari e insoliti, strani ed esotici, bizzarri e pittoreschi! Il senso non é dato a priori ma a posteriori. Dionisiache nel loro puro “essere al mondo”, le produ- zioni filosofiche diventano apollinee dopo un’operazione mentale: l’ordine scaturisce da un lavoro intellettuale sog- gettivo. Rivendico questa soggettivita — e non credo al- Voggettivita rivendicata dalle anime belle che dissimulano la logica dei loro prelievi, ideologici tanto quanto i miei. La differenza tra loro e me? La confessione dei miei presupposti: io propongo la storia di una filosofia che non si costituisce contro il corpo, suo malgrado o senza di es- so, ma con esso. Come Spinoza, o dopo di lui Gilles De- leuze, e Nietzsche tra i due, ritengo che la domanda: che cosa pud il corpo? non sia stata ancora veramente esplora- ta. Ancor di pitt sul terreno della filosofia dove la carne, permanenza della maledizione di san Paolo, passa per Tincongruita stessa. In quest’opera, non mi sono neanche proposto di ri- spondere direttamente a questa domanda di Spinoza, ma PREAMBOLO, LA STORIOGRAFIA, UN’ARTE DELLA GUERRA B di portare il mio contributo trasversalmente rispetto a questa galleria di pensatori che vengono a patti col corpo, non ne fanno un nemico da disprezzare, maltrattare, an- nientare. Che il corpo sia “la grande ragione” e che ogni filosofia sia sempre l’autobiografia e la confessione (del corpo) di un filosofo, come afferma Nietzsche nella Gaia scienza, ecco una verita di ieri promettente per domani. La storia della filosofia che percid chiameré edonistica — in quanto vuole scolpire il corpo e Je passioni piuttosto che distruggerli puramente e semplicemente — non é il luogo ideale per mostrare come si articola questo legame com- plesso tra un corpo di filosofo e i suoi pensieri, le sue visio- ni del mondo, le sue produzioni teoriche. Il genere della biografia esistenziale mi sembra assai pit adatto per proce- dere in questa direzione. Il mio approccio somiglia pit a quello del geografo, che ha familiarita con le superfici e i piani, che a quello del geologo, habitué delle perforazioni. Quali sono allora i miei prelievi? Per quali scopi? Pri- ma di rispondere, facciamo un giro sul fiume Alfeo. Ovi- dio ne parla nelle sue Metamorfosi: Alfeo, tormentato da un potente desiderio per Aretusa, assilla la fanciulla che infastidisce e insegue fino all’isola di Ortigia nei pressi di Siracusa. La fanciulla chiede aiuto a Diana, la quale tra- sforma Alfeo in fiume e Aretusa in fontana. Per nulla in- dispettito, Alfeo trasfigurato in acqua dolce prosegue il suo viaggio sotto il mare, senza mescolare !’acqua dolce della sua corrente a quella salmastra. Poi sfocia in Sicilia e compie il misfatto unendosi alla fontana. Quale lezione trarne per questa storiografia alternati- va? Una corrente pud non mescolarsi all’ambiente circo- stante, perseverare nel suo essere e compiere il suo desti- no con la caparbia manifestazione della sua potenza di esistere. I] mare da attraversare? La filosofia idealistica nella sua triplice forma platonica, cristiana e tedesca. La corrente? II famoso fiume Alfeo? La filosofia edonistica: 14 PER UNA CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA materialistica, sensistica, esistenziale, utilitaristica, prag- matistica, atea, corporale, incarnata. Qui propongo il racconto degli episodi pit significativi delle tante avventure profuse da Leucippo fino a Jean- Francois Lyotard, ultimo dei grandi scomparsi, ossia pit di venticinque secoli di colori, di luci, di screziature solari, di cromatismi viventi, di pensieri generosi, di saggezze prodighe ed esistenzialmente utili. Tutto porta a credere che questa filosofia dell’incandescenza edonistica, immu- tata, radiosa e luminosa, sembra disponibile per nuove av- venture. Introduzione Polveri di astri 1. Le archeologie genealogiche Venticinque secoli separano la filosofia greca pit antica dal momento in cui la leggiamo, come dire che le condi- zioni e le circostanze della sua trasmissione meritano da sole un’opera. Evidentemente, alcune opere non si ritrove- ranno pit, perdute per sempre o note a malapena attraver- so un nome, una menzione, una citazione. Sfortunatamen- te, altre ci sono state trasmesse nella loro quasi totalita - come i dialoghi di Platone, la cui influenza e i danni pro- dotti nel corso degli ultimi due millenni potrebbero dar vi- ta a un’enciclopedia dei fattori di degrado... Una mancia- ta di frammenti di un pensatore che sembra importante — Leucippo — contro duemila pagine dedicate a celebrare Podio del mondo terrestre — Platone —: ecco in che modo una civilta si orienta verso la luce o verso loscurita. Raccogliere questi frammenti, trovare le pagine sgualci- te, danneggiate, i rotoli che finiscono in polvere, i papiri sbriciolati, dipende dalla fortuna e dal caso. La prima for- ma di archeologia che permette di accedere a quei tesori & quella classica, presuppone il sito, il cantiere, lo scavo con pala e piccone, poi con cazzuole e stiletti, infine con spaz- zole e pennelli. Sepolti come morti che per parlare aspetta- no il momento di ritrovare la luce, questi frammenti talora emergono da una casa patrizia fornita di una biblioteca. E 16 PER UNA CONTROSTORIA DELLA FILOSOFIA si scopre, nel caso di un proprietario colto o di un luogo rappresentativo per una scuola, una raccolta coerente di volumi tematici: l"epicureismo campano nella villa di Piso- ne a Ercolano, ricca di ottocento rotoli di papiro che costi- tuivano la biblioteca di Filodemo di Gadara; gli gnostici egiziani in una giara di Nag Hammadi piena di cinquanta trattati ancora prowvisti delle loro rilegature in cuoio. Talo- ra gli archeologi riportano alla luce una citta ignorata, per- duta, dimenticata, nella quale si trovano iscrizioni lapidee: come il muro di Enoanda, la Telmessos turca di oggi, sul quale un filosofo chiamato Diogene fece scolpire per i pas- santi testi che riassumono la filosofia di Epicuro. Paradossalmente, si é persino dato vita a frammenti ghermiti dalla morte: a Ossirinco, in Egitto, alcune mum- mie erano state avvolte con bende miste a cartonaggi su cui erano scritti un certo numero di testi. Alcuni triviali (contabilita, documenti amministrativi), altri del massimo valore: frammenti di Omero, il vangelo gnostico di Tom- maso, Sofocle e Pindaro autentici, Eronda, Callimaco, ma anche Saffo che potrebbe essere considerata — se i poeti avessero diritto di cittadinanza in questa Controstoria del- 1a filosofia! — il precursore-capo dell’edonismo. Altri pa- piri sono stati ritrovati anche nel deposito di immondizie della citta abbandonata dopo il cambiamento del sistema di irrigazione per le piene del Nilo. Il secondo tipo di archeologia ha per oggetto un libro o un corpus filosofico. Come in un cantiere di scavi, con una matita in mano si visitano le opere scampate, in attesa del momento in cui emerge la frase, la parola, l’idea, l’espres- sione, il brano del paragrafo o qualunque altra cosa che agisca come !’arredo per |’archeologo: il frammento a par- tire dal quale si estrapola una totalita, una forma compiu- ta. Cosi, leggendo Platone, Epicuro, Aristotele — un gran- de fornitore di dossografia — ma anche le raccolte — l’Anto-

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