Schizofrenia, Plasticità Neuronale e Farmaci Antipsicotici: Schizophrenia, Neuronal Plasticity and Antipsychotic Drugs

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GIORN ITAL PSICOPAT 2006; 12: 251-261

ARTICOLO ORIGINALE
ORIGINAL ARTICLE

Schizofrenia, Plasticità Neuronale e Farmaci


Antipsicotici
Schizophrenia, Neuronal Plasticity and Antipsychotic Drugs

G. BIGGIO Summary
Centro di Eccellenza per la
Neurobiologia delle Dipendenze, Objectives
Università di Cagliari Aim of this article is to review psychopathological and molecular mechanisms
underlying the pathogenesis of schizophrenia, a mental illness affecting approx-
imately 1% of population.
Key words
Results
Schizophrenia • Neurotrophic factors • Although many theories exist, the pathogenesis and pathophysiology of schizo-
Atypical antipsychotics phrenia are not clearly understood. Recent experimental and clinical neurobio-
logical studies have demonstrated that this illness not only involves an altered
function of the dopamine systems, but is also associated with modifications of
Correspondence: Prof. Giovanni other neurotransmitters such as serotonin, glutamate and GABA. More recently,
Biggio, Dipartimento di Biologia it has been suggested that alterations in neuronal trophism and changes in brain
Sperimentale, Cittadella Universita- volume of those areas implicated in the control of emotions, affectivity and cogni-
ria, SS 554 - km 4,500, 09042 Mon- tive functions play a key role in the pathogenesis of schizophrenia. The possi-
serrato (CA) bility that the loss of trophism and the inability of neurons to adapt may contribute
E-mail: biggio@unica.it towards the psychopathological basis of schizophrenia has recently been widely
confirmed by findings of both experimental and clinical studies. These studies
largely focused on those brain areas (limbic area, cortex, etc) implicated in the
control of positive and negative symptoms. Recent experimental data have demon-
strated the presence of altered brain levels of neurotrophic factors in animal
models of schizophrenia. The possible association between an altered synthesis
of BDNF and vulnerability to schizophrenia has been strongly hypothesized by
findings of recent studies carried out by several authors. Moreover, the latter
studies have demonstrated a decreased volume of the hippocampus and cortex
and altered neuronal function in various brain areas. The neurotrophic hypoth-
esis is supported by the mechanism of action of atypical antipsychotics, drugs
capable of improving positive and negative symptoms without inducing serious
extrapyramidal effects. These drugs today largely replaced classical neurolep-
tics, that in the past were the treatment of choice for this severely disabling
disease. In clinical practice, the advent of new generation of “atypical” antipsy-
chotic drugs represented a considerable step forward in the treatment of schiz-
ophrenia with respect to traditional neuroleptics, providing several new mole-
cules capable of revealing undiscovered neurochemical and molecular mecha-
nisms involved in the physiopathological development of this disease. The ability
of these drugs to selectively block specific subpopulations of D2 dopamine and
5HT2 serotoninergic receptors with a considerably higher affinity for the latter,
underlines the atypical nature of these molecules and explains the increased effi-
cacy of these drugs on negative and cognitive symptoms and the decreased inci-
dence of extrapyramidal effects.
Conclusions
The evidence that atypical antipsychotic drugs modulate the function of different
neurotransmitters (dopamine, serotonin, GABA, glutamic acid), promote neuronal
trophism and that some of them (clozapine, olanzapine) are capable of stimu-
lating the cerebral synthesis of anxiolytic steroid hormones, suggests that the
increased efficacy of atypical antipsychotic drugs with respect to that of tradi-
tional neuroleptics is closely linked to the multiple actions exerted on integrated
neuronal circuitry implicated in the regulation of various mental functions that
are altered in schizophrenia.

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G. BIGGIO

Introduzione meno le basi neurochimiche e molecolari associate a


questa patologia. Infatti, la ridotta funzione dopami-
La schizofrenia è una patologia mentale che colpisce nergica conseguente all’azione dei neurolettici riduce
circa l’1% della popolazione. I numerosi sintomi as- solo in parte, ma non elimina, i sintomi positivi e nel-
sociati a questo grave disturbo si manifestano in ge- lo stesso paziente lascia invariati i livelli liquorali dei
nere al termine dell’adolescenza e agli inizi dell’età metaboliti della dopamina. Nel cervello degli schizo-
adulta 1 2. Coloro che ne soffrono risultano privi di frenici, durante una crisi psicotica acuta, la stessa do-
qualsiasi interazione familiare e sociale e mostrano pamina sembra avere un ruolo funzionale opposto a
una totale incapacità a realizzarsi. Questa condizione livello della corteccia frontale (riduzione) rispetto al-
è sempre preceduta da un lungo periodo di progressi- lo striato (aumento). Queste ed altre evidenze hanno
vo deterioramento funzionale. suggerito che il neurotrasmettitore dopamina rappre-
Per molti anni si è creduto che il principale deficit senta solo una delle molteplici e potenziali molecole
neurochimico associato a questa patologia fosse a capaci di indurre dei segnali chimici che hanno un
carico di un singolo neurotrasmettitore, la dopami- ruolo importante nel modulare la sintomatologia del
na. Le evidenze che i farmaci stimolanti come l’am- paziente schizofrenico 1 2 (Fig. 1).
fetamina e la cocaina, a dosi capaci di attivare i Lo sviluppo di farmaci di nuova generazione “anti-
principali neuroni dopaminergici, soprattutto a li- psicotici atipici” e la messa a punto delle straordina-
vello limbico e corticale, inducevano, a dosi oppor- rie tecniche di “brain imaging” hanno, negli ultimi
tune, sintomi molto simili a quelli presenti nel pa- quindici anni, permesso di capire meglio la fisiopato-
ziente schizofrenico mentre i classici neurolettici, logia della schizofrenia e dimostrare che altri neuro-
farmaci capaci di bloccare i recettori dopaminergici trasmettitori, e meccanismi neurochimici e molecola-
di tipo D2, bloccavano gli effetti dell’amfetamina e ri differenti da quelli dopaminergici, hanno un ruolo
della cocaina e miglioravano, almeno in parte, i sin- cruciale nel modulare l’eziologia e la sintomatologia
tomi positivi dello schizofrenico, hanno per molti di questa patologia. Questi studi hanno infatti sugge-
anni suggerito che questa patologia fosse principal- rito che per ottenere un miglioramento duraturo dei
mente associata ad una iperattività del sistema do- sintomi positivi e negativi associati alla schizofrenia
paminergico mesocorticale. è indispensabile utilizzare farmaci capaci di rimodu-
lare e, almeno in parte, normalizzare la funzione di
differenti popolazioni neuronali quali quelle seroto-
Limiti della teoria dopaminergica ninergiche, GABAergiche, glutamatergiche oltre che
dopaminergiche. Nonostante queste nuove e più re-
Nonostante le evidenze citate in precedenza, un’at- centi evidenze, il più grande ostacolo al progresso
tenta analisi dei più recenti dati ottenuti dalla ricerca, della farmacoterapia della schizofrenia è dovuto alla
sia di base che clinica, ha permesso di evidenziare mancanza di reali conoscenze su specifici meccani-
che la teoria dopaminergica ha molti punti deboli, smi neurobiologici associati alla fisiopatologia di
non spiega né la complessa sintomatologia, né tanto- questo grave disturbo mentale 1 2.

Fig. 1. Schema delle


principali vie dopaminer-
giche presenti nel cer-
vello. In particolare sono
evidenziate le vie meso-
limbica, mesocorticale e
nigrostriatale. Diagram
of main dopaminergic
pathways present in
brain. Mesolimbic, me-
socortical and nigro-
striatal pathways are in-
dicated.

252
SCHIZOFRENIA, PLASTICITÀ NEURONALE E FARMACI ANTIPSICOTICI

Genetica e fattori epigenetici st-mortem hanno dimostrato che la proteina “relina”


e il suo RNA messaggero sono marcatamente ridotti
I fattori genetici specificamente associati all’insorge- nel cervello degli schizofrenici in confronto al cer-
re della schizofrenia non sono conosciuti. Nessun sin- vello di soggetti sani. In accordo con questi risultati,
golo gene, così come nessun deficit funzionale a cari- recenti studi hanno inoltre dimostrato che nello stes-
co di un singolo neurotrasmettitore, è associato all’in- so cervello dei pazienti schizofrenici dove la sintesi
sorgere della schizofrenia 3. Molteplici fattori genetici di relina è ridotta, una proteina cruciale nel modula-
e ambientali svolgono sicuramente un ruolo impor- re l’inibizione del gene della relina aveva altissimi li-
tante nel regolare l’insorgere di questa patologia e velli di espressione.
contribuiscono ad estrinsecare i fattori di vulnerabilità
che sono presenti, anche se spesso latenti, nel cervel-
lo degli schizofrenici. La schizofrenia deve quindi es- Trofismo neuronale, neurogenesi e
sere considerata una patologia poligenica dove diffe- funzione cerebrale
renti singoli geni possono rappresentare ognuno un
piccolo fattore di vulnerabilità. È plausibile che l’in- La ricerca neurobiologica più avanzata ha di recente
sieme delle risposte di questi geni agli stimoli am- suggerito un nuovo concetto che sta rivoluzionando
bientali possa facilitare l’insorgere della patologia 4 5. la comprensione delle basi funzionali del cervello,
Ognuno dei geni potenzialmente coinvolti sarebbe as- “l’alterata funzione di specifiche popolazioni di neu-
sociato alla sintesi di specifiche proteine e neurotra- roni sarebbe da ricondursi ad un ridotto grado di tro-
smettitori che avrebbero un link funzionale con mec- fismo e plasticità”, cioè alla incapacità di questi neu-
canismi associati alla psicopatologia della schizofre- roni di sapersi adattare modificando più o meno rapi-
nia e potrebbero rappresentare un possibile bersaglio damente le condizioni funzionali che normalmente
per nuovi farmaci. Tra i geni identificati ad avere un garantiscono al neurone la capacità di normalizzare
possibile ruolo nella schizofrenia vi sono quelli coin- la sua attività adeguandola agli stimoli ambientali 8.
volti nella sintesi di vie metaboliche e recettori di La plasticità neuronale, fenomeno fondamentale alla
neurotrasmettitori, quali dopamina, glutammato, GA- base della funzione del sistema nervoso centrale, vie-
BA, e quelli che controllono il neurosviluppo, la pla- ne definita come la capacità delle cellule di acquisire
sticità e il trofismo neuronale. Infatti, alterazioni fun- informazioni dall’ambiente esterno e di processarle
zionali dei neuroni GABAergici, glutamatergici, oltre per ottenere delle risposte appropriate allo stimolo.
a quelli serotoninergici e dopaminergici, sono sicura- Così gli stimoli sensoriali, cognitivi, emozionali, so-
mente coinvolte insieme ad alterato trofismo neuro- ciali, farmacologici o le alterazioni nelle secrezioni
nale all’insorgere della schizofrenia. endocrine hanno la capacità di indurre modificazioni
In conclusione, ogni gene implicato nella eziologia sia a livello morfologico che funzionale nelle cellule
della schizofrenia attiva molteplici combinazioni di nervose, che si manifestano con aumento o diminu-
potenziali meccanismi regolatori e dei loro siti di tra- zione nella formazione di nuove sinapsi e di spine
smissione. Al fine di ottenere risultati plausibili da dendritiche, o nell’estensione e ritrazione di dendriti.
poter suggerire valide ipotesi sul ruolo della genetica Modificazioni nella plasticità cellulare sono state in-
nella eziologia della schizofrenia le più avanzate fatti associate a modelli di apprendimento e memo-
strategie di indagine includono la bioinformatica e ria, ambiente arricchito, esercizio ecc., così come di
l’uso di modelli matematici oltre a tecniche di ricer- depressione, ansia, psicosi, nonché agli effetti a lun-
ca genomica. go termine dei farmaci psicotropi o di stress psicoso-
I fattori ambientali, inclusi gli eventi associati allo ciale 8-10. È stato, quindi, suggerito che la plasticità
sviluppo cerebrale, quali infezioni della madre, di- cellulare o il rimodellamento sinaptico indotto dagli
giuno, complicazioni e sofferenze durante il parto, stimoli esterni possano essere cruciali nella fisiopa-
eventi traumatici negli ultimi tre mesi di gravidanza, tologia e nel trattamento delle principali patologie
insieme all’uso durante l’adolescenza di droghe, qua- psichiatriche, incluse le psicosi e i disturbi dell’umo-
li marijuana e cocaina, o eventi stressanti pre- e neo- re. In supporto a questa ipotesi, numerosi studi clini-
natali, potrebbero indurre modificazioni epigenetiche ci hanno recentemente osservato, in pazienti depres-
di proteine capaci di regolare l’espressione genica di si o in soggetti esposti a stimoli stressanti, che in par-
neurotrasmettitori, enzimi, fattori trofici 5-7. In parti- ticolari aree cerebrali esistono delle alterazioni cellu-
colare, una proteina, “la relina”, sintetizzata nella lari sia a livello strutturale che molecolare.
corteccia da interneuroni GABAergici, potrebbe ave- Tra i meccanismi adattativi che contribuiscono al fe-
re un ruolo importante nel mantenere la densità delle nomeno di plasticità neuronale, la neurogenesi 8-11,
spine dendritiche e la funzione dei vicini neuroni pi- cioè la produzione di nuove cellule nel cervello adul-
ramidali. Sebbene studi di linkage non abbiano iden- to, e la sintesi di specifici fattori trofici quali il BDNF
tificato il gene della “relina” in una area cromosomi- (Brain Derived Neurotrophic Factor) 12 sono stati re-
ca a rischio per la schizofrenia, convincenti studi po- centemente indicati quali eventi necessari per garan-

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G. BIGGIO

Fig. 2. Schema di una ipo-


tetica sinapsi dopaminergi-
ca. A) Sono riportati i recet-
tori presinaptici D2, postsi-
naptici D1-5. B) La dopami-
na, l’apomorfina e l’aripi-
prazolo attivando i recet-
tori presinaptici D2 riduco-
no il release e la quantità di
dopamina liberate nelle si-
napsi. Diagram of a hy-
pothetical dopaminergic
synapse. A) Illustrating D2
presynaptic receptors, D1-5
postsynaptic receptors. B)
By activating D2, presynap-
tic receptors dopamine,
apomorphine and aripi-
prazole decrease release
and amount of dopamine
released in synapses.

tire perfette condizioni fisiologiche e pertanto crucia- fetti dello stress 9-12. Questi studi hanno dimostrato
li nel controllo dei meccanismi adattativi agli eventi che vi è una stretta correlazione funzionale tra la se-
stressanti, agli insulti patologici, ai trattamenti far- crezione di cortisolo e il grado di vulnerabilità neu-
macologici. Questi meccanismi, infatti, vengono ini- ronale agli stimoli stressanti. In particolare, nei pa-
biti in presenza di malattia mentale (psicosi, depres- zienti affetti da PTSD, il trauma responsabile della
sione, PTSD). patologia porterebbe all’attivazione di particolari
L’integrità funzionale delle vie metaboliche, che por- pathways che sarebbero in grado di indurre marcati e
tano sia alla sintesi di BDNF e altri fattori trofici, sia selettivi aumenti di glucocorticoidi in grado di ridur-
alla proliferazione di nuove cellule, è considerata re la neurogenesi in specifiche aree cerebrali 13. In
cruciale per garantire alla cellula adulta, come a quel- maniera analoga, nei pazienti con episodi depressivi
la neoformata, le risposte adattative migliori e più ricorrenti vi sarebbe un’alterazione nelle funzioni en-
immediate. Le alterazioni dell’espressione genica dei docrine e nelle attività neurochimiche di specifici si-
fattori trofici e della neurogenesi dovute a stress pro- stemi neurotrasmettitoriali. In entrambe le patologie,
lungati o a fattori genetici (polimorfismi) possono queste alterazioni endocrine e neurochimiche causa-
avere un ruolo cruciale nell’abbassare la soglia di te dall’esposizione a stimoli stressanti indurrebbero
vulnerabilità ai disturbi del tono dell’umore e alle modificazioni nella morfologia delle cellule che por-
psicosi. terebbe ad atrofia e perdita neuronale.
Tra le aree cerebrali umane l’ippocampo, l’amigdala
e la corteccia genuale sono particolarmente sensibili
a fattori che modificano la neurogenesi e mostrano Schizofrenia e plasticità neuronale
modificazioni sia di volume che funzionali più mar-
cate rispetto ad altre aree cerebrali; in particolare in La possibilità che la perdita di trofismo e l’incapacità
alcune condizioni quali la depressione, il PTSD o la di adattamento dei neuroni contribuisca alla psicopa-
schizofrenia. Solo recentemente con l’utilizzo di tec- tologia della schizofrenia ha ottenuto di recente nu-
niche di brain imaging si è potuto evidenziare che merose conferme sia da queste ricerche sperimentali
una variazione nel volume di queste aree cerebrali sia che da studi clinici. Molti di questi studi sono stati
spesso associata alle suddette patologie mentali e co- focalizzati su aree cerebrali (area limbica, corteccia
stituisca da sola un fattore di vulnerabilità. Queste ecc.) che hanno un ruolo centrale nel controllo dei
evidenze suggeriscono che la riduzione della neuro- sintomi positivi e negativi. Recenti dati sperimentali
genesi e la perdita di trofismo conseguente ad una ca- dimostrano alterati livelli cerebrali di fattori neuro-
renza di BDNF o di altri fattori trofici possa essere trofici nei modelli animali di schizofrenia.
alla base dell’influenza dello stress sull’insorgenza di Lo stress prenatale, un riconosciuto modello speri-
queste patologie. In particolare, un’atrofia ippocam- mentale di schizofrenia, induce una marcata riduzio-
pale potrebbe rappresentare un fattore cruciale nella ne nei livelli di BDNF nella corteccia prefrontale del
risposta individuale agli stimoli stressanti, ciò rende- ratto 14, mentre lo stress neonatale modifica l’espres-
rebbe l’individuo maggiormente vulnerabile agli ef- sione della neurogenesi nel ratto divenuto adulto e lo

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SCHIZOFRENIA, PLASTICITÀ NEURONALE E FARMACI ANTIPSICOTICI

rende più sensibile all’azione dello stress 15. La lesio- cessi di neurosviluppo, incluso il differenziamento
ne dell’ippocampo nel periodo neonatale, così come della glia e dei neuroni, la loro migrazione, prolifera-
l’infezione virale materna, sono associate ad un ri- zione e rigenerazione 8 9. Queste proteine non sono
dotto livello di BDNF e neurogenesi in questa area solo attive durante l’embriogenesi e l’organogenesi
cerebrale. Poiché la schizofrenia è una patologia as- ma influenzano anche l’organizzazione sinaptica, la
sociata ad alterazioni nel neurosviluppo è plausibile sintesi di enzimi e neurotrasmettitori nel cervello
sostenere che alterazioni nella espressione genica e adulto, contribuendo quindi al fenomeno della plasti-
sintesi di BDNF e altri fattori trofici durante questo cità neuronale. Pertanto, come già sottolineato in pre-
periodo possano avere un ruolo cruciale nella fisio- cedenza, alterazioni patologiche nella sintesi di fatto-
patologia di questo grave disturbo mentale. Questa ri trofici possono determinare alterazioni nello svi-
conclusione è stata di recente avvalorata dagli studi luppo cerebrale, nel trofismo neuronale e nelle con-
clinici che hanno riscontrato una significativa ridu- nessioni sinaptiche che possono favorire lo sviluppo
zione nei livelli serici di BDNF in pazienti schizofre- della patologia schizofrenica. I farmaci capaci di sti-
nici. Quest’ultimo dato ha avuto recente conferma da molare selettivamente la sintesi di specifici fattori
uno studio di Weickert et al. 16 17 che riporta la ridu- trofici potranno rappresentare nel prossimo futuro un
zione nelle concentrazioni di BDNF nella corteccia efficace trattamento nella terapia e prevenzione della
dorsolaterale e frontale di pazienti schizofrenici. Al- schizofrenia. È interessante ricordare che gli attuali
tri Autori 18 hanno invece trovato un aumento dei li- antipsicotici atipici sono molecole efficaci nello sti-
velli di BDNF nella corteccia e una diminuzione nel- molare la sintesi di BDNF e altri fattori trofici.
l’ippocampo di pazienti affetti da schizofrenia. Poi- L’ipotesi di un’alterata sintesi di specifici fattori neu-
ché il trattamento con antipsicotici atipici aumenta i rotrofici, quale fattore di vulnerabilità nella patologia
livelli cerebrali di BDNF quest’ultimo risultato andrà schizofrenica, trae anche un solido supporto dalle e-
rivalutato in futuro (Fig. 3). videnze cliniche che pazienti che soffrono di psicosi
La possibile associazione tra alterata sintesi di BDNF presentano un alterato volume nell’ippocampo, nel-
e vulnerabilità alla schizofrenia è fortemente sugge- l’amigdala e nella corteccia frontale, che viene in buo-
rita dai recenti e affascinanti studi di Weinberger et na parte ridimensionato dal trattamento con antipsicotici
al. 19 20 sul polimorfismo del gene del BDNF. Questi atipici e spesso peggiorato dai classici neurolettici. In
Autori hanno dimostrato che, in pazienti schizofreni- particolare, le ricerche cliniche che utilizzano le tec-
ci con deficit cognitivi, un polimorfismo (metionina niche di brain imaging hanno permesso di poter os-
in posizione 66 al posto della valina) del gene che co- servare e studiare in modo più preciso la morfologia,
difica il BDNF è associato ad una minore espressione la neurochimica e la funzione di specifiche aree cere-
di questa proteina a livello dendritico nei neuroni ip- brali nei pazienti schizofrenici in confronto a sogget-
pocampali e corticali. Questi studi hanno anche evi- ti sani. Nel loro insieme questi studi suggeriscono che
denziato un ridotto volume ippocampale e corticale e la fisiopatologia della schizofrenia sia associata a pro-
un’alterata funzione dei neuroni in differenti aree cor- cessi degenerativi e perdita di specifiche popolazioni
ticali. Sebbene queste ricerche necessitino di ulteriori neuronali 21 22. Questa ipotesi è fortemente supportata
conferme, il BDNF rimane un plausibile parametro dagli studi, con l’utilizzo della Risonanza Magnetica
neurochimico coinvolto nella eziologia della schizo- Nucleare (NMR), che dimostrano una significativa ri-
frenia e possibile target per potenziali futuri farmaci. duzione di volume dell’ippocampo, dell’amigdala e del
Il BDNF così come altri fattori neurotrofici (NGF, giro paraippocampale. A livello ippocampale il ridot-
NT 3,4,5) svolgono un ruolo fondamentale nei pro- to volume del giro temporale superiore può essere
correlato con la presenza delle allucinazioni e modifi-
cazioni EEG 22-24. Una significativa riduzione del vo-
Fig. 3. L’olanzapina, ma non l’aloperidolo, stimola la sin- lume corticale è stata inoltre evidenziata in pazienti
tesi di BDNF nell’ippocampo di ratto. Olanzapine, but schizofrenici con marcati sintomi negativi. Nel loro in-
not haloperidol, stimulates synthesis of BDNF in rat hip- sieme questi studi rappresentano un interessante ap-
pocampus.
proccio per poter capire, anche attraverso l’uso della
NMR funzionale, la possibile correlazione tra altera-
zioni strutturali e funzionali di specifiche aree cerebrali
e sintomatologia schizofrenica.

I neurolettici

La clorpromazina è stato il primo efficace e selettivo


farmaco antipsicotico utilizzato per via orale nella te-
rapia della schizofrenia. Sebbene la sua efficacia an-

255
G. BIGGIO

tipsicotica sia stata evidenziata all’inizio degli anni tici ma non curavano la patologia e comunque non
Cinquanta in maniera del tutto casuale, la sua azione inducevano una condizione di assoluto benessere.
a livello dei recettori dopaminergici è stata dimostra- L’evidenza che molecole capaci di bloccare con ele-
ta solo all’inizio degli anni Settanta da Snyder e vata affinità una sottopopolazione di recettori D2 era-
Greengard 1. Questi Autori hanno dimostrato, in ma- no anche in grado di ridurre significativamente la
niera indipendente, che questa molecola era capace sintomatologia schizofrenica, poneva le basi all’ipo-
di modificare la funzione dei neuroni dopaminergici tesi biologica della schizofrenia.
legandosi ai recettori centrali della dopamina di tipo Le successive scoperte di neurobiologia molecolare
D2. In realtà, all’inizio degli anni Sessanta A. Carls- hanno permesso, più di recente, di capire perché l’ef-
son aveva per primo dimostrato che la clorpromazina fetto di miglioramento indotto dai neurolettici era li-
era in grado di modificare in modo selettivo il meta- mitato ai sintomi positivi e associato a pesanti effetti
bolismo dei neuroni dopaminergici 25 26. La scoperta collaterali sia a livello centrale che periferico. L’evi-
della clorpromazina e, più in generale, delle fenotia- denza che i neurolettici non erano in grado di discri-
zine ha portato negli anni successivi alla sintesi di al- minare i recettori alla dopamina presenti nella cor-
tre famiglie di neurolettici di differente profilo chi- teccia frontale da quelli dell’area limbica o dei gan-
mico. Tra questi farmaci vi sono i tioxanteni ed i bu- gli della base, cioè erano capaci di bloccare contem-
tirrofenoni, dei quali l’aloperidolo diventerà uno tra i poraneamente con la stessa affinità la sottopopola-
più famosi, efficaci e utilizzati, nonché tra i più po- zione di recettori D2 nelle suddette aree cerebrali, ha
tenti antipsicotici capaci in assoluto di interagire con permesso di spiegare sia la loro parziale efficacia nel
gli stessi recettori dopaminergici D2. Sebbene abbia- migliorare i sintomi positivi associati alla schizofre-
no differente potenza a livello recettoriale, clorpro- nia, che la capacità di indurre effetti Parkinson-simi-
mazina e aloperidolo sono capaci di migliorare par- li, iperprolattinemia, alterata regolazione termica
zialmente, ma con grande efficacia, i sintomi positivi ecc. Infatti, mentre il blocco dei recettori D2 nell’area
della schizofrenia e di indurre simili effetti collatera- limbica migliora il delirio e le allucinazioni, il bloc-
li. Gli studi di Snyder hanno infatti dimostrato che vi co degli stessi recettori D2 a livello tuberoinfundibo-
è una stretta correlazione tra le dosi terapeutiche di lare produce iperprolattinemia. Studi più recenti non
questi farmaci e la loro affinità per i recettori D2. escludono che i sintomi negativi e cognitivi possano
Questi dati ottenuti in vitro hanno avuto una confer- persino subire un peggioramento in seguito al blocco
ma più recente con gli studi in vivo (PET – SPECT), selettivo di questi recettori D2 a livello della cortec-
i quali hanno evidenziato l’importanza cruciale del- cia frontale.
l’occupazione dei recettori D2 corticali e striatali per
ottenere rispettivamente sia l’effetto antipsicotico
che gli effetti extrapiramidali 1 2 7. Entrambi questi Antipsicotici atipici
farmaci sono invece meno efficaci nel migliorare gli
effetti negativi e non inducono significativo miglio- L’introduzione nella pratica clinica degli antipsicotici
ramento delle funzioni cognitive. di nuova generazione o “antipsicotici atipici” ha con-
L’avvento dei neurolettici ha portato ad una vera e sentito un enorme salto di qualità nel trattamento del-
propria rivoluzione nella farmacoterapia della schi- la schizofrenia rispetto ai classici neurolettici ed ha
zofrenia e nella conseguente gestione ospedaliera, fa- inoltre reso disponibili numerose molecole capaci di
miliare e sociale dei pazienti affetti da questa patolo- svelare nuovi e sconosciuti meccanismi neurochimici
gia. Nonostante ciò, apparve subito evidente che que- e molecolari strettamente associati alla fisiopatologia
sti farmaci erano capaci di diminuire i sintomi psico- di questa patologia 1 2 7 (Tab. I). Infatti, l’efficacia sia

Tab. I. Interazioni recettoriali degli antipsicotici atipici. Receptor interactions of atypical antipsychotics.

Affinità per i diversi sottotipi di recettori


Farmaci Dopamina AD/NE Serotonina Istamina Acetilcolina
D1 D2 D3 D4 α1 5HT2 H1 M1

Clozapina ++ ++ + +++ +++ +++ +++ +++


Olanzapina ++ +++ ++ +++ +++ +++ +++ +++
Risperidone ++ +++ +++ +++ +++ +++ ++ -
Quetiapina + ++ + - +++ ++ +++ ++

- = Nessun affinità; + = Bassa affinità; ++ = Media affinità; +++ = Elevata affinità.

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SCHIZOFRENIA, PLASTICITÀ NEURONALE E FARMACI ANTIPSICOTICI

sui sintomi negativi che sui sintomi positivi e la scar- mente un ruolo cruciale nel conferire a questi farma-
sa capacità ad indurre sintomi extrapiramidali, sono le ci la capacità di migliorare il trofismo neuronale, la
peculiari proprietà cliniche che distinguono questi far- neurogenesi e, più in generale, la possibilità di nor-
maci dagli antipsicotici classici. A livello neurochimi- malizzare, almeno parzialmente, il trofismo e la pla-
co queste molecole si differenziano in modo sostan- sticità neuronale.
ziale dagli antipsicotici classici. La loro capacità di L’evidenza che la diminuzione di funzione dei neuro-
bloccare selettivamente specifiche sottopopolazioni di ni dopaminergici sia a livello corticale che limbico, in
recettori D2 per la dopamina e 5HT2A per la serotonina seguito al blocco dei recettori dopaminergici, era re-
con un’affinità marcatamente superiore per i recettori sponsabile dell’azione antipsicotica dei neurolettici,
serotoninergici, è predittiva dell’atipicità di queste ha suggerito la possibilità di poter sviluppare farmaci
molecole e spiega la maggiore efficacia sui sintomi a potenziale efficacia antipsicotica capaci di inibire la
negativi e cognitivi e la ridotta incidenza di effetti ex- funzione dei neuroni dopaminergici con meccanismi
trapiramidali. Questo meccanismo differenzia in modo differenti dai classici neurolettici e dagli antipsicotici
netto l’azione di queste molecole da quella dei classi- atipici. La successiva evidenza che i recettori alla do-
ci neurolettici. In particolare, la scarsa affinità degli pamina presenti a livello presinaptico, nella termina-
atipici per i recettori dopaminergici a livello striatale e zione delle fibre mesocorticali e mesolimbiche, han-
la loro elevata affinità per i recettori dopaminergici no un ruolo cruciale nel controllare il release di que-
nelle aree corticale e limbica conferiscono a questi far- sto neurotrasmettitore, ha portato allo sviluppo di
maci la peculiare proprietà di avere un’azione molto molecole capaci di interagire selettivamente con que-
blanda a livello dei gangli della base e una significati- sti recettori presinaptici e quindi ridurre la funzione
va azione positiva a livello delle sinapsi dopaminergi- dopaminergica con un’azione differente da quella dei
che corticali e limbiche. neurolettici 28 (Fig. 2). Infatti, basandosi su questo
Studi clinici con l’utilizzo della PET hanno dimo- principio A. Carlsson e altri Autori dimostrarono che
strato che dosi terapeutiche di clozapina, risperidone l’attivazione farmacologica dei recettori presinaptici
o olanzapina, occupano più dell’80% dei recettori riduceva in modo marcato la trasmissione dopami-
5HT2A nella corteccia cerebrale 27. È interessante sot- nergica 25 26 28 29. Questi risultati suggerirono che per
tolineare che l’occupazione dei recettori 5HT2A non è ottenere farmaci potenzialmente attivi nelle psicosi e
in grado di ridurre o antagonizzare gli effetti extrapi- capaci di ridurre la funzione dei neuroni dopaminer-
ramidali indotti dai neurolettici o da dosi sovramas- gici, era necessario sviluppare molecole attive a livel-
simali di antipsicotici atipici. Studi di brain imaging lo dei recettori presinaptici e quindi capaci di ridurre
(PET) hanno infatti dimostrato che nei pazienti schi- il release di dopamina, ma prive di attività a livello
zofrenici gli atipici si legano ad un numero elevato di dei recettori postsinaptici D1, D2. La prima molecola
recettori D2 a livello corticale e limbico, ma a un ri- utilizzata per verificare la validità di questa ipotesi fu
dotto numero di recettori D2 nello striato dove inve- l’apomorfina. Questo agonista non selettivo dei recet-
ce i neurolettici si legano ad elevate concentrazioni. tori dopaminergici D1-D2 utilizzato a dosi molto bas-
Questa peculiarità farmacologica è associata ad una se, capaci di attivare i recettori presinaptici D2, ma
marcata efficacia clinica su quei sintomi negativi e non i recettori postsinaptici, ha ridotto in modo signi-
cognitivi verso i quali gli antipsicotici classici sono ficativo i sintomi psicotici 30. Il successo di questi
inefficaci. esperimenti portò ad approfondire questo approccio
Senza volere entrare in dettagli troppo tecnici, relati- farmacologico con la sintesi di nuove e più selettive
vamente alle interazioni degli antipsicotici atipici a molecole. Nonostante ciò, gli studi successivi eviden-
livello dei recettori D2 e 5HT2A è bene ricordare che ziarono subito il grosso limite di questa strategia:
sia a livello corticale che in molte sinapsi dell’area “l’efficacia ottenuta nei trattamenti acuti o subacuti si
limbica e striatale i neuroni serotoninergici e dopa- riduceva quasi del tutto nei protocolli terapeutici cro-
minergici sono associati funzionalmente e la seroto- nici”. Un effetto dovuto alla desensitizzazione recet-
nina attivando i recettori 5HT2A localizzati sul soma, toriale. Questi risultati suggerirono che per ottenere
sui dendriti o sugli assoni di questi neuroni, inibisce una efficacia duratura era necessario sviluppare mole-
la funzione dei neuroni dopaminergici. Il blocco dei cole ad elevata affinità ma con una ridottissima atti-
recettori serotoninergici 5HT2A a livello della cortec- vità intrinseca sui recettori presinaptici D2 e privi di
cia frontale e la conseguente alterata funzione dei efficacia sui recettori postsinaptici.
neuroni dopaminergici della via mesocorticale sem- L’aripiprazolo, farmaco sviluppato in Giappone, è at-
brano avere un ruolo cruciale nel controllo dei sinto- tualmente l’unico di questi farmaci approvato per la
mi negativi e cognitivi. La proprietà degli atipici di terapia della schizofrenia sia negli USA che in Euro-
modificare la funzione dei neuroni serotoninergici pa 7 28. La sperimentazione preclinica e successiva-
con meccanismi diretti ed indiretti che coinvolgono mente quella clinica hanno evidenziato che questa
la loro capacità di modulare anche la funzione dei molecola è un debole agonista parziale a livello pre-
neuroni GABAergici e glutammatergici ha sicura- sinaptico incapace di attivare in modo significativo i

257
G. BIGGIO

recettori D2 postsinaptici e di indurre “tachifilassi”, dei pazienti schizofrenici presenta delle alterazioni
cioè desensitizzazione dei recettori dopaminergici strutturali soprattutto a carico del volume ventricola-
presinaptici. Il meccanismo d’azione di questa mole- re e di alcune aree corticali e sottocorticali rispetto al
cola non è stato ancora chiarito in modo definitivo. cervello di soggetti sani 22 24. La NMR ha permesso di
L’aripiprazolo sembra avere un’azione bloccante sui dimostrare in modo inequivocabile che il volume
recettori 5HT2A e una possibile azione come agonista delle suddette aree varia progressivamente nel corso
parziale dei 5HT1A. La sua azione terapeutica acuta si della malattia, viene peggiorato dal trattamento con
ottiene con dosi (15-30 mg) capaci di occupare più neurolettici e migliorato dagli antipsicotici atipici. È
del 90% dei recettori D2. L’efficacia mostrata dall’a- particolarmente interessante ricordare che, al contra-
ripiprazolo potrebbe riflettere il suo profilo di debole rio degli atipici, i neurolettici classici, in particolare
agonista parziale dei recettori D2 presinaptici, per i l’aloperidolo, riducono il volume corticale e i livelli
quali sembra avere un’affinità superiore a quella per di BDNF nella corteccia (Fig. 3) e aumentano marca-
i recettori 5HT2A della serotonina, dimostrando un tamente il volume striatale. Un recentissimo studio 31
rapporto 5HT2A/D2 differente rispetto ad altri antipsi- sugli effetti indotti dal primo episodio psicotico sulla
cotici atipici. In studi subcronici, l’aripiprazolo ha di- morfologia cerebrale ha permesso di dimostrare le
mostrato un’efficacia superiore al placebo e simile ad sostanziali differenze tra i pazienti trattati con alope-
aloperidolo e risperidone sia sui sintomi negativi che ridolo e quelli trattati con olanzapina. Mentre dimi-
su quelli positivi in pazienti con episodi psicotici par- nuzioni significative di volume erano presenti a li-
ticolarmente marcati. È interessante sottolineare che vello della corteccia frontale, parietale e temporale
l’efficacia di questo farmaco non si manifesta in mo- nei pazienti trattati col neurolettico, nessuna modifi-
do dose dipendente. I limiti evidenti nella letteratura cazione è stata rilevata nel cervello dei pazienti trat-
relativa all’aripiprazolo sono dovuti alla scarsità di tati con olanzapina rispetto al cervello dei soggetti
dati riferiti all’efficacia nei trattamenti a lungo termi- sani. Questo recentissimo studio insieme a numerosi
ne. Ulteriori studi si rendono pertanto necessari per dati clinici ottenuti con la tecnica del brain imaging
poter comparare l’efficacia di un trattamento cronico dimostrano la netta superiorità degli antipsicotici ati-
con questa molecola sui sintomi negativi, funzioni pici nei confronti dei classici neurolettici nel modu-
cognitive, aderenza al trattamento, qualità della vita lare i meccanismi che regolano il trofismo neuronale.
nonché sullo sviluppo di effetti collaterali rispetto a Non sono disponibili studi sugli effetti dell’aripipra-
quella degli altri antipsicotici atipici. Inoltre, la man- zolo sul trofismo e plasticità neuronale. Ulteriori stu-
canza di dati significativi sulla potenziale capacità di di clinici si rendono necessari per stabilire la reale
questo farmaco di modulare la plasticità e il trofismo capacità degli antipsicotici atipici di modificare con
neuronale suggeriscono attualmente molta cautela e questi meccanismi neurobiologici il corso della tera-
incertezza sull’efficacia di un trattamento cronico pia schizofrenica.
con aripiprazolo nel migliorare in modo duraturo i
sintomi della schizofrenia. EFFICACIA SUI SINTOMI NEGATIVI
L’approccio terapeutico della schizofrenia con gli Gli antipsicotici atipici, al contrario dei neurolettici,
agonisti parziali rappresenta un tentativo interessante hanno una significativa efficacia sui sintomi negativi.
ma ancora lontano da poter dare risposte adeguate in Un importante studio multicentrico ha di recente con-
funzione di una terapia cronica sostitutiva o alterna- cluso che olanzapina e altri atipici sono marcatamente
tiva agli altri antipsicotici atipici. Infatti, mentre è superiori ai neurolettici in riferimento alla totalità dei
plausibile che un agonista parziale, anche se con li- sintomi negativi. Ciononostante rimane da verificare il
velli di differente attività intrinseca e potenza, possa loro impatto su specifiche componenti sintomatiche 6.
migliorare la sintomatologia per un breve tempo do- Inoltre non è stato ancora completamente chiarito se
po somministrazione acuta, rimane da valutare se nei l’effetto terapeutico sia conseguenza dei ridotti effetti
trattamenti prolungati questa molecola possa svilup- collaterali o di un effetto diretto sui sintomi negativi
pare tolleranza, magari associata a fenomeni di ridot- primari. Tra gli atipici solo olanzapina e risperidone
to trofismo neuronale. esercitano effetti diretti sui sintomi negativi primari in
modo indipendente dalla presenza di sintomi psicotici,
EFFICACIA SUL TROFISMO NEURONALE depressivi o extrapiramidali.
Studi di neurobiologia sperimentale hanno suggerito
che l’efficacia degli antipsicotici atipici sia almeno in EFFICACIA SU PROCESSI COGNITIVI
parte mediata dalla capacità di questi farmaci di sti- Il miglioramento sulle funzioni cognitive globali in-
molare il trofismo neuronale, indurre neurogenesi e, dotto dagli antipsicotici atipici potrebbe essere se-
più in generale, di esercitare effetti neuroprotettivi. condario ai ridotti effetti collaterali e alla loro mag-
Queste evidenze sperimentali hanno trovato un soli- giore efficacia sui sintomi negativi. In generale gli
do supporto dagli studi di neurobiologia clinica, i atipici hanno dimostrato una efficacia superiore ai
quali hanno permesso di dimostrare che il cervello neurolettici nei test di produzione verbale, digit-sym-

258
SCHIZOFRENIA, PLASTICITÀ NEURONALE E FARMACI ANTIPSICOTICI

Fig. 4. L’olanzapina e la clozapina, così come l’imipramina, paroxetina e sertralina (ma non aloperidolo), aumentono i li-
velli di allopregnanolone nella corteccia cerebrale di ratto. Questo metabolita del progesterone è la molecola più effica-
ce in natura nello stimolare la funzione del recettore GABAA. L’effetto di questi farmaci sulla sintesi di neurosteroidi è pre-
sumibilmente mediato da un’azione a livello neuronale e gliale e/o da un’azione a livello dell’asse ipotalamo-ipofisi-sur-
rene. La sintesi di allopregnanolone potrebbe avere un ruolo nel mediare l’effetto ansiolitico e stabilizzante dell’olanza-
pina. Olanzapine and clozapine, like imipramine, paroxetine and sertraline (but not haloperidol), increase the levels of al-
lopregnanolone in rat cerebral cortex. This progesterone metabolite is the most efficacious molecule present in nature
in stimulating GABAA receptor function. The effect of these drugs on neurosteroid synthesis appears to be mediated at
neuronal and glial level and/or at the level of the hypothalamus-pituitary-adrenal axis. Allopregnanolone synthesis may
be involved in mediating the anxiolytic and mood stabilising effect of olanzapine.

bol substitution, fine controllo motorio e funzioni un’elevata efficacia i recettori GABAA e indurre ef-
esecutive. Uno studio a doppio cieco sul trattamento fetti ansiolitici.
delle alterazioni cognitive nella fase iniziale della pa- Questi dati ottenuti sia a livello sperimentale che cli-
tologia, ha dimostrato che l’olanzapina e il risperido- nico suggeriscono che la modulazione della trasmis-
ne hanno prodotto un miglioramento nella fluidità sione inibitoria mediata dal recettore GABAA può
verbale marcatamente superiore all’aloperidolo. L’o- conferire a olanzapina e clozapina alcune delle loro
lanzapina ha inoltre dimostrato una maggiore effica- proprietà farmacologiche “atipiche”, quali quella sta-
cia rispetto al risperidone e all’aloperidolo nel con- bilizzatrice dell’umore e ansiolitica. La scoperta di
trollo dei movimenti e dei ricordi immediati. questa interazione assume una grande rilevanza, in
quanto recenti studi clinici hanno dimostrato che i li-
EFFETTI SUI NEUROSTEROIDI velli di alcuni neurosteroidi si modificano nel pla-
sma dei pazienti schizofrenici. In particolare, i livel-
Clozapina e olanzapina sono i soli due antipsicotici
li plasmatici di DHEA sono diminuiti significativa-
in grado di modulare la trasmissione GABAergica mente 34. Le recenti evidenze che due metaboliti del
mediata dal recettore GABAA sia attraverso un mec- progesterone, allopregnanolone e THDOC, sono tra i
canismo diretto, interazione recettoriale a bassissima più efficaci modulatori positivi della funzione dei re-
affinità (clozapina), sia indiretto, attraverso la modu- cettori GABAA, suggeriscono che questi ormoni han-
lazione della sintesi di steroidi neuroattivi e neuro- no un potenziale ruolo nel modulare la funzione di
steroidi 32 33 (Fig. 4). Infatti, la somministrazione acu- selettive popolazioni neuronali in specifiche aree ce-
ta di questi farmaci aumenta in modo significativo rebrali 32 33 (Fig. 4). I dati relativi all’azione ansioliti-
nel plasma e nel cervello del ratto e nel plasma del- ca di queste molecole suggeriscono che farmaci ca-
l’uomo i livelli di allopregnanolone e THDOC, due paci di potenziare la sintesi centrale e periferica di
metaboliti del progesterone capace di attivare con questi ormoni possono favorire l’insorgere di un ef-

259
G. BIGGIO

fetto ansiolitico. Inoltre, il trattamento con DHEA schizofrenia. Infatti, il gruppo trattato con olanzapina
sembra utile per migliorare sia i sintomi negativi, sia ha avuto un rischio di ricovero di 0,29 paziente/anno
i sintomi depressivi e d’ansia. È giusto invece ripor- contro uno 0,45-0,66 dei gruppi trattati con gli altri
tare alcuni casi di crisi psicotiche in soggetti non pa- farmaci. Tra gli effetti indesiderati gli aumenti di pe-
tologici dopo assunzione di DHEA. Ulteriori studi so, di colesterolo totale e dei trigliceridi sono risulta-
sugli animali più di recente hanno dimostrato che i ti più marcati nei pazienti trattati con olanzapina pur
derivati solfati di alcuni neurosteroidi migliorano i non determinandosi per queste collateralità una diffe-
processi cognitivi nei ratti e quindi potrebbero avere renza significativa, rispetto agli altri gruppi di tratta-
una potenziale utilità nel migliorare i deficit cogniti- mento, in termini di tempo di sospensione del tratta-
vi negli schizofrenici 35. Le ricerche sul ruolo dei neu- mento per effetti indesiderati.
rosteroidi, nella neurobiologia della schizofrenia e Va notato che anche se l’olanzapina sembra avere
nel mediare alcuni effetti di olanzapina e clozapina, una maggiore efficacia rispetto agli altri farmaci an-
hanno aperto una nuova frontiera per la comprensio- tipsicotici atipici e alla perfenazina, coerentemente
ne di nuovi meccanismi neurochimici implicati nella con precedenti studi la percentuale totale di pazienti
neurobiologia e farmacoterapia di questa patologia. che hanno interrotto il trattamento è risultata molto
elevata (64-82%). Questo dato potrebbe indicare che
i farmaci antipsicotici hanno sostanziali limitazioni
Le evidenze più recenti in termini di di efficacia risolutiva nel tempo nei pazienti affetti da
efficacia nella terapia della Schizofrenia schizofrenia cronica.

Nel mese di settembre 2005, quando questo mano-


scritto era stato sottoposto per la pubblicazione, il Conclusioni
New England Journal of Medicine ha pubblicato un
interessante lavoro in cui viene confrontata l’effica- La moderna neurobiologia clinica e sperimentale ha
cia degli antipsicotici atipici con quella del neurolet- di recente dimostrato che variazioni nel trofismo
tico perfenazina in pazienti affetti da schizofrenia neuronale e, più in generale, nei volumi di particola-
cronica. Poiché l’interruzione frequente della terapia ri aree cerebrali e nella funzione di specifiche popo-
costituisce il problema più serio nel trattamento del- lazioni di neuroni, sono spesso associati a patologie
la schizofrenia cronica, in questo studio Lieberman et mentali quali schizofrenia, disturbo bipolare, depres-
al. 36 hanno valutato quale indice principale di effica- sione e disturbi d’ansia, in particolare il PTSD.
cia la durata del trattamento e quindi la percentuale Gli studi di neuropsicofarmacologia sulla schizofre-
di sospensione del trattamento considerando tutte le nia cronica suggeriscono che la superiore efficacia
cause (inefficacia, effetti indesiderati, decisione del degli antipsicotici atipici, rispetto ai classici neuro-
paziente) che portavano alla sospensione. Tra gli ef- lettici, nel ridurre i sintomi negativi e migliorare i de-
fetti indesiderati, l’aumento di peso, i disturbi extra- ficit cognitivi nonché quelli affettivi ed emozionali,
piramidali e la sedazione sono stati attentamente va- sia associata alla capacità di alcune nuove molecole
lutati. di interagire con differenti sistemi di neurotrasmis-
Lo studio compiuto su circa 1400 pazienti ha signifi- sione e neuromodulazione (DA, 5HT, GABA, glu-
cativamente dimostrato che il tempo di trattamento tammato, neurosteroidi). Questi farmaci attivando e
era più breve nel gruppo di pazienti trattati con que- inibendo differenti meccanismi molecolari e genici,
tiapina, risperidone o perfenazina in confronto a non ancora totalmente chiariti, sono capaci di norma-
quelli trattati con olanzapina. Infatti, i pazienti che ri- lizzare la funzione cellulare. Nel loro insieme questi
cevevano olanzapina hanno avuto un tempo di tratta- risultati sperimentali e clinici suggeriscono che una
mento significativamente più lungo rispetto a quelli maggiore selettività a livello dei sopramenzionati
trattati con perfenazina o con gli altri atipici. In par- meccanismi e soprattutto la molteplicità d’azione
ticolare il tempo di sospensione dovuto a mancanza conferiscano a queste molecole, rispetto ai classici
di efficacia del trattamento è stato marcatamente più neurolettici, la capacità di modulare l’eccitabilità ed
lungo nel gruppo trattato con olanzapina che risulta- il trofismo neuronale (sintesi di fattori trofici e neu-
va quindi garantire una maggiore tenuta dell’effica- rosteroidi) e quindi dare loro una potenziale maggio-
cia nel tempo. La maggiore affidabilità terapeutica di re efficacia nel migliorare la plasticità neuronale e
olanzapina è anche desumibile dal dato relativo al ri- normalizzare la funzione soprattutto nei trattamenti a
schio di ricovero per esacerbazione dei sintomi della lungo termine.

260
SCHIZOFRENIA, PLASTICITÀ NEURONALE E FARMACI ANTIPSICOTICI

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