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Rizzoli Poco prima di morire, nel x998, Carlos Castaneda volle riunire in un unico libro, «da leggere ¢ meditare», i passi centrali delle sue opere prece- denti, unificati da un nuove commento seritto per Poccasione. Il risultato ® una preziosa antologia persona dello sciamano Yaqui don Juan Matus, erede di tradizione spirituale che risale agli antichi popoli del Messico. Ci accorgeremo ben presto, con la stessa sorpresa che colse Pautore mentre portaya a compimento la sua opera, che le citazio nuovo commento assumono una ipendente, come se il libro fosse stato con- cepito, secoli fa, dagli stessi sciamani messicani, come se Viniziazione di Castaneda, durata tredici ann rispondesse a.un preciso disegno, comese a a vitale a ogni frase di don Juan riportata dal suo discepolo, ¢ alPinsieme del suo insegnamento, fosse la stessa «ruota del tempo». La «ruotadel tempo» ¢ unimmagine, 0 piuttosto conereta, del sistema cognitivo degli ni del Messico: per loro é possibile, in virti diunadiseipli dina concentrazione incrollabile, mettere in movimento quella ruota ‘ osservare il tempo in ogni direzione, al dil& delle fornire energi una realtd seiam: aprofonda coercizioni di quella che ci appare la realt’ fisica. 11 risultato ¢ un completo rovesciamento della visione del mondo: quel rovesciamento che ogni libro di Castaneda rivela e contribuisce a rendere possibile, CARLOS CASTANEDA LA RUOTA DEL TEMPO ese sall rveso dil siamanidellenico Mesica Rizzoli Introduzione Questa serie di citazioni é tratta dai primi otto libri che ho scritto sul mondo degli sciamani delPantico Messico e derivano direttamente dalle spiegazioni fornitemi dal mio maestro e mentore don Juan Matus, uno sciamano yaqui discendente da una stirpe le cui origini risalgono sino agli sciamani vissuti nel ‘Messico antico. Nella maniera pid efficace che si poteva permettere, don Juan mi ha fornito Paccesso.al suo mondo che era,na- turalmente, il mondo di quegli sciamani dei tempi passati. Eli ricopriva una posizione chiave: era a conoscenza del. esistenza di un altro dominio di realta, una regione che tion erané illusoriané un prodotto della fantasia. Per Iuie i suoi compagni — ce n’erano quindici — il mondo degli antichi sciamani era assolutamente reale e pragmatico. Questa mia opera era in un primo tempo destinataaes- sere un semplice tentativo di raccogliere una serie di rap- presentazioni, motti e idee che pensavo sarebbe stato inte- ressante leggere e meditare. Ma dopo aver iniziato il lavo- +0, siverificd un imprevedibile mutamento di otta: mire- vi conto che le citazioni di per sé possedevano una forza traordinaria, € rivelavano una successione nascosta di pensieri che fino a quel momento mi era rimasta scono- «uta. Tutte, infatti, puntavano nella stessa direzione in- dicata dalle spiegazioni che don Juan mi aveva fornito du- rante i miei tredici anni di apprendistato. Meglio di ogni concettualizzazione, esse svelavano un’insospettata quanto decisa linea d’azione seguita da don Juan nelPintento di favorire e facilitare il mio ingresso nel suo mondo. Miconvinsi quindi che, se aveva intrapre- so quella strada, doveva trattarsi della stessa su cui egli stesso era stato indirizzato dal suo maestro. Lalinead’azione di don Juan Matus era tesa ad attirarmi in quello che lui definiva un altro sistema cognitive, dando a questa espressione il significato che si da abitualmente al proceso di apprendimento: «I processi responsabili della consapevolezza del vivere quotidiano, processi che com- prendono le facolt mnemoniche, Pesperienza, la percezio- nee Puso puntuale di qualunque sintassi data». Don Juan sosteneva che il sistema cognitivo degli sciamani del?antico ‘Messico fosse diverso da quello del’uomo comune. In base ai percorsi logici accessibili a uno studente di antropologia qual ero io, non potevo che respingere tale asserzione. Pitt e pid volte gli fecinotare che certe sue af- fermazioni erano assurde; nella migliore delle ipotesi per ‘me si trattava di aberrazioni mentali. Furono necessari tredici anni di strenuo impegno da parte di entrambi per decostruire la mia fede nel sistema cognitivo che rende comprensibile alPuomo il mondo in cui vive. Mi ritrovai cosi in una condizione molto partico- are: una condizione di semisfiducianei confronti dei pro- cessi cognitivi del quotidiano che fino a quel momento mi erano parsi accettabili. Dopo tredici anni di attacchi massicci, arrivai a com- prendere, quasi contro la mia volont’, che don Juan Ma- tus procedeva effettivamente da un punto di vista del tut- to diverso. Gli antichi sciamani, di conseguenza, doveva- no possedere un altro sistema cognitivo. Riconoscerlo non fu facile: mi sembrava di essere una specie di tradito- re, come se stessi dando voce alla pit atroce delle eresie. Quando senti di aver travolto le mie resistenze peggio- 1, don Juan si preoccupd di instillare in me le sue convin- zioni quanto pitt profondamente poteva ¢ senza riserve, portandomi a riconoscere che nel suo mondo i praticanti dello sciamanesimo guardavano alla realta da posizioni che i nostri strumenti concettuali non erano neppure in grado di descrivere. Per esempio, percepivano Penergia co- me una forza che fluisce liberanelPuniverso, svincolata da tutti i condizionamenti della socializzazione e della sin- tassi: unvenergia pura e vibrante, Definivano questo atto percettivo il vedere. Il primo obiettivo di don Juan fu quello di aiutarmi a percepire Fenergia cost come fluisce nelPuniverso. Nel mondo sciamanico tale percezione il primo, indispensa- bile passo verso una visione pid completa. pid libera di un sistema cognitivo differente. NelPintento di suscitare in me una reazione visiva, don Juan utilizzd altri elementi cognitivinuovi. Uno dei pitt importanti di questi era la co- sidetta ricapitolazione, e consisteva in un riesame sistema- tico e capillare della propria esistenza, segmento dopo seg- mento, effettuato non in un’ottica critica bensi nell inten- sodi comprenderlae di modificarne il corso. Secondo don 10 Juan, una volta che il praticante ha riesaminato la propria esistenza con il distacco richiesto dalla ricapitolazione, per lui diventa impossibile tornare alla vita di prima. Vedere Yenergia cosi come fluisce nelWuniverso equiva- leva per don Juan alla capacith di vedere un essere umano come un novo /uminoso o una sfera uminosa di energia, ¢ di distinguere in questa sferaluminosa un insieme di caratte- ristiche comunia tutti gli uomini, come un punto interno di luce pid intensa. Per gli sciamani erain quel nucleo dilu- minositi, da loro chiamato punto di unione, che la perce- ztione si trasformava in unit, Arrivavano quindi ad am- pliare tale considerazione fino ad asserire che proprio in quel punto veniva a forgiarsi la nostra cognizione del mondo. Per quanto bizzarro potesse apparire, don Juan ‘Matus aveva ragione, perché & proprio questo che accade. La percezione degli sciamani, di conseguenza, era sog- getta aun proceso diverso da quello che sta alla base della percezione delPuomo comune. La percezione diretta del- Penergia, sostenevano, li conduceva a quelli che essi chia- mavano i fattienergetici. Con questa definizione indicava- no una visione ottenuta appunto vedendo direttamente le- nergia, e che portava aconclusioni definitive e irriducibili, ciot non inquinate da speculazioni e congetture né da ten- tativi di adattarle al nostro sistema interpretativo co- mune. Don Juan sosteneva che per gli sciamani della sua stirpe eraun fattoenergetico che il mondo intorno anoi sia defini- to dai processi cognitivi, e che tali processi non siano inal- terabili, né codificati una volta per tutte. In realt& sono le- gati all’esercizio, alPuso e alla praticitd. Questa riflessione portava aun altro fatto energetice: i processi della cognizio- ne comune sono il prodotto della nostra educazione, ¢ nient’altro. Don Juan Matus sapeva con assoluta certezza che quanto mi diceva sul sistema cognitivo degli antichi scia- ‘mani messicani era reale. Inoltre, lui era un nagual, ossia un leader naturale, un individuo capace di vedere i fatsi energetici senza alcun detrimento per il suo benessere, Era quindi in grado di guidare gli altri uomini lungo percorsi di pensiero e percezione impossibili a descriversi. Considerando cié che don Juan mi insegnd tutto del suo universo conoscitivo, arrivai alla conclusione, che era poi uguale alla sua, che Pelemento pitt importante di quel mondo era il concetto di intento. Per gli sciamani delPanti- co Messico Pintento era una forza che potevano visualizza- re quando vedevano Fenergia cosi come fluisce nelPuniver- so. Lo definivano una forza pervasiva che interveniva in ogni aspetto del tempo e dello spazio. Era la spinta che sta alla base di tutto; ma la cosa fondamentale per gli sciama- ni era che quellinento, urvastrazione pura, era intima- mente legato al’uomo. Luomo é sempre in grado di ma- nipolarlo, Compresero che il solo modo per influenzare tale forza risiedeva in un comportamento impeccabile, un’impresa in eui solo gli stregoni maggiormente discipli- nati potevano riuscire. Un altro elemento meraviglioso di questo insolito si- stema cognitivo era la comprensione che gli sciamani ave- vano dei concetti di tempo e di spazio, e Puso che ne face- 1 vano. Per loro, il tempo e lo spazio non erano quei feno- ‘meni che rientrano nella nostra esistenza in quanto parte integrante del nostro sistema cognitivo normale. Per Puo- ‘mo comune, la definizione canonica del tempo & «un con- tinuum non spaziale in cui gli eventi si verificano in una successione apparentemente irreversibile, che dal passato attraversa il presente e prosegue nel futuro». Quanto allo spazio & «l'estensione infinita del campo tridimensionale in cui esistono le stelle ele galassie: Puniverso». Secondo gli antichi sciamani il tempo assomigliava pit che altroaun pensiero: un pensiero pensato da qualcosa di unvimmensit’ inconcepibile. Essi ritenevano che Puomo, in quanto parte di quel pensiero pensato da forze per lui inimmaginabiline trattenesse una piccola percentuale che poteva essere recuperata in particolari circostanze di disci- plina rigorosissima, Quanto allo spazio, per gli sciamani era un dominio astratto di attivita. Lo chiamavano infinito,e si riferivano .esso come alla somma totale degli sforzi di tutte le crea- ture viventi. Lo spazio era per loro pid accessibile, qualco- sadi quasi terreno, come se della sua formulazione astrat- ta avessero trattenuto una percentuale maggiore. Secon- do don Juan, gli antichi sciamani, diversamente da noi, non consideravano il tempo ¢ lo spazio come due oscure astrazioni. Benché inesprimibili, erano comungue parte integrante del’'uomo. Gli sciamani possedevano un altro elemento cognitivo chiamato la ruota del tempo ¢ la spiegazione che ne offriva- no era che il tempo assomigliava a un tunnel infinitamen- te largo ¢ lungo, un tunnel con solchi riflettenti. Tutti i solchi erano infiniti, ¢ altrettanto infinito era il loro nu- mero. La forza stessa della vita imponeva alle creature vi- venti di guardare in un unico solco, e questo significava re- starne intrappolati e vivere esclusivamente in esso. Lo scopo ultimo di un guerriero stanel concentrare, at- traverso Pimpicgo di una disciplina profonda, la sua atten- tione incrollabile sulla ruota del tempo, al fine di farlagira- re. I guerrieri che vi riescono possono guardare in qualsia- sisolco e daesso ricavare qualunque cosa desiderino. La li- bert& dalla coercizione a contemplarne uno solo significa che sié in grado di guardare in entrambe le direzioni: ve il tempo siritirae dove avanza. In quest’ottica, 1a ruota del tempo si traduce in un’in- fluenza soverchiante che abbraccia tutte le vite del guer- riero ¢ le supera, come risulta dalle citazioni riportate in questo libro. Esse sembrano tese da una molla dotata di vita propria che, nelPambito del sistema cognitivo degli sciamani, ? la ruota del tempo. E stato proprio sotto il suo impatto che questo libro si ® gradatamente allontanato dallo scopo iniziale. Le cita- zioni sono diventate in sé e per sé il fattore dominante, imponendomi di aderire quanto pid possibile allo spirito che le informava, ossia uno spirito di frugalitd e di since- rith estrema, Adispetto dei miei sforzi, non mit stato possibile orga- nizzare le citazioni in categorie che ne facilitassero la let- tura. Non cera modo di stabilire categorie di significato arbitrarie che definissero una realti cosi priva di limiti, lo- B cosi vasta qual ? un mondo cognitivo nella sua globalita. Lassola cosa da fare era lasciare che fossero le citazioni stesse a fornire un quadro del pensiero degli sciamani del- Yantico Messico sulla vita, sulla morte, sulPuniverso e sul- Tenergia. Esse mostrano come quegli antichi stregoni comprendessero non solo Puniverso, ma anche i processi della vita e della coesistenza nel nostro mondo. Ma so- prattutto, ci indicano la possibilit’ di maneggiare contem- Poraneamente due sistemi cognitivi senza recare alcun danno al proprio sé. Da A scuola dallo stregone T. porere risiedenel tipo di sapere che possediamo. Che senso avrebbe conoscere cose inutili? Esse non ci possono preparare alinevitabile incontro con Vignoto. 8 Ts avesto monvo nullaciviene regalato. Tutto cid che é da imparare va imparato con fatica. U andasse in guerra: perfettamente vigile, con < VoMo si avvia verso il sapere come se timore, rispetto e assoluta sicurezza, Andare verso il sapere o in guerra in qualungue altro modo ? un errore, ¢ chi lo commette potrebbe 19 non vivere abbastanza a lungo per rimpiangerlo. Quando un uomo ha soddisfatto questi quattro requisiti — essere perfettamente vigile, provare timore, rispetto e un’assoluta sicurezza —non dovri rendere conto dinessun errore; quando’ in questa condizione, le sue azioni perdono la fallibilith delle azioni di uno stupido. Se 'uomo sbaglia, o subisce una sconfitta, avr perso soltanto una battaglia enon dovr’ pentirsene amaramente. Sorrenmanst rnorro sullio causa una terribile stanchezza. Un uomo in questa condizione & sordo ¢ cieco a tutto il resto: 2 la stanchezza stessa a fare si chenon veda pid Je meraviglie che lo circondano. Quuxve UN VoMo sidispone ad apprendere, deve impegnarsi quanto pid glié possibile, ¢ ilimiti del suo apprendimento sono determinati dalla sua stessa natura, Non c quindi ragione i parlare di sapere: Ia paura della conoscenza Ps ‘enaturale; la proviamo tutti enon c nulla che si possa fare per evitarla. Ma per quanto spaventevole possa essere Papprendimento, ben pitt terribile il pensiero di un uomo senza sapere. Aisnassransr cow gli alts significa dare importanza alle loro azioni ed imperativo porte fine a questo modo di sentire. Le azioni degli uomininon possono essere 2 cost importanti da mettere in secondo piano lasola scelta possibile: il nostro inevitabile incontro con Vinfinito. Ci soxo microns di strade, Un guerriero, di conseguenza, deve sempre tenere presente che una stradaé soltanto una strada; se sente dinon doverla seguire, per nulla al mondo dovri indugiarvi. La decisione di proseguire su di essa di abbandonarla dev’ re presa indipendentemente dalla paura o dalambizione. Un guerriero deve considerare ogni strada con attenzione e determinazione ec’t una domanda chenon pud fare a meno di porsi: questa strada haun cuore? Lestrade sono tutte uguali:non portano danessuna parte. Ciononostante, una strada senza un cuore non? mai gradevole. D’altro canto, una stradacon un cuore? facie... un guerrieronon deve sforzarsi per trovarla gradevole, essa rende i viaggio felice e finché un uomo la segue, ¢ una cosasolacon essa. Eotsre ux monno di fiticth dovenon Sono ayarrno inemicinaturali delPuomo: la differenza tra le cose, perché non c’é nessuno aura, la chiarezza, il potere e la vecchiaia. Paura, da interrogare in merito alla differenza. Manon? chiarezza e potere possono essere vinti, manon il mondo degli uomini. Alcuni uomini hanno lavecchiaia. E possibile ritardarne gli effetti, 4 lavanita di credere di vivere in due mondi, ma manon sconfiggerla. laloroé solo vanit2. Pernoi c? un mondo soltanto. Siamo uomini, e dobbiamo sentirci appagati divivere nel mondo degli uomini. Commento Lessenza di tutto cid che don Juan disse alPini- tio del mio apprendistato @ racchiusa nella na- tura astratta delle citazioni tratte dal mio pri- mo libro, 4 scuola dallo stregone. In esso, ilnagual parlavaa lungo di alleati, di piante di potere, di Mescafito, del fumi- no, del vento, degli spiriti dei fiumi ¢ delle montagne, del lo spirito del chaparral desertico, ¢ cosi via. Quando in un secondo tempo lo interrogai in merito all’enfasi che dava a quegli elementi, ammise senza vergogna che nella fase iniziale del mio apprendistato aveva fatto ricorso a tutte quelle tiritere pseudoindiane per il mio bene. Ero sbigottito. Come poteva dire certe cose, quando era evidente che non erano vere? Aveva parlato seriamente e, seceraun uomo in grado di attestare la veridicita delle sue parole ¢ dei suoi stati d’animo, quello ero io. «Non farne un dramma», rise don Juan. «Mi ha diver- tito molto dilungarmi in tutte quelle sciocchezze, soprat- tutto perché sapevo di farlo per il tuo bene.» «Per il mio bene, don Juan? Che raza di aberrazione & mai quest: «Per il tuo bene, certo. Ti ho ingannato trattenendo la tua attenzione su clementi del tuo mondo che esercitava- no su di te un grande fascino, e tu hai abboccato in pieno. «Tutto quello di cui avevo bisogno era la tua completa attenzione. Ma come avrei fatto, con uno spirito cos) in- disciplinato come il tuo? Tu stesso mi hai ripetuto pitt vol- te che restavi con me perché trovavi affascinante quanto avevo da dire sul mondo. Cid che non riuscivi a spiegare era che questo fascino si basava su un vago riconoscimen- to, da parte tua, degli clementi di cui io ti parlavo. Pensavi che tale vaghezza fosse sciamanesimo, e poiché anelavi a €880, sei rimasto.» «Fai cost con tutti, don Juan?» «Non con tutti, perché non tutti vengono da me, e so- prattutto io non sono interessato a tutti, Provavo e provo interesse per te, ¢ per te solo. II mio maestro, il nagual Ju- lian, mi ingannd in modo analogo, facendo leva sulla mia sensualita ¢ sulla mia avidita. Mi promise tutte le belle donne che lo circondavano e oro in abbondanza. Mi pro- mise una fortuna, e io abboccai. E da tempo immemora- bile che gli sciamani della mia stirpe vengono ingannati in questa maniera. Noi non siamo maestri né guru. Non ci importa un bel niente di insegnare ilnostro sapere. Voglia- mo degli eredi per questo sapere, non persone che provano per sso un vago interesse, spinte da motivazioni razio- nal» Don Juan era nel giusto quando diceva che ero caduto in pieno nella sua trappola. Avevo fermamente creduto di aver trovato in lui una fonte ideale di informazioni dina- tura antropologica. A quell’epoca, sotto i suoi auspici ¢ la sua influenza, redassi diari e collezionai antiche mappe che riportavano le varie ubicazioni delle cittadine yaqui nel corso dei secoli, a cominciare dalle cronache compila- te dai gesuiti verso la fine del Settecento. Presi nota di quelle ubicazioni, individuai anche i cambiamenti mini- ‘mi, chiedendomi perché quelle cite fossero state spostate pid volte, e i motivi delle lievi differenze nelle loro ridi- sposizioni successive. Ero preda di speculazioni fittizie e i dubbi di ogni sorta, e dalla lettura di testi e cronache avai migliaia di pagine di appunti. Ero, insomma, il per- fetto studioso di antropologia. Don Juan stimolava la mia immaginazione in mille modi diversi. «Non ci sono volontari sul sentiero del guerriero», mi disse un giorno, come se fosse una sorta di spiegazione. «Un uomo deve essere costretto a intraprenderlo contro Ja sua stessa volonti.» «Che cosa devo fare della mole di appunti che mi hai spinto a prendere con Vinganno?» gli chiesi alf’epoca. La sua risposta mi sorprese. «Ricavane un libro! Sono comungue sicuro che se co- mincerai a scriverlo, non ricorrerai mai a quegli appunti. Non hanno alcuna utilita, ma chi sono io per dirtelo? De- viscoprirlo da solo. Manon impegnarti a crivere un libro con velleita letterarie. Affrontalo piuttosto come guerrie- To, come guerriero-sciamano.» «Che cosa intendi dire, don Juan?» «Non lo so. Scoprilo tu.» Aveva assolutamente ragione. Non ho mai utilizzato quegli appunti. Invece, mi trovai a scrivere, senza averne avuto intenzione, delle inimmaginabili possibilita dell’esi- stenza di un altro sistema cognitivo. DA Una realta separata Us cvrnnreno sa diessere solo un uomo. Il suo unico rimpianto’ che la brevita della vita non gli consente di afferrare tutto quello che vorrebbe, ma per lui questo solo un inconveniente, non un problema. goflie vani. Per essere un guerriero un womo deve essere leggero ¢ fluido. 2 Snacriast nuronraxrs rende pesant Veorr come campicienergia, gliesseriumani appaiono sotto forma di fibre luminose, filamenti sottilissimi simili a ragnatele bianche, che li avvolgono dalla testa ai piedi. Di conseguenza, agli occhi di coloro che vedono, 8 un uomo appare come un uovo di fibre fluttuanti, ele braccia ee gambe sono raggi di luce che sidipartono in tutte le direzioni. Corer exe vee, vedeche ogni uomoi in contatto con il resto del mondo, non attraverso Je mani ma tramite un fascio di fibre che si estendono in tutte le direzioni partendo “ dal centro dell'addome. Sono queste fibre acollegarlo all’ambiente circostante; esse mantengono il suo equilibrio, gli danno stabilita. Quusoo ux cunenienoinparaavedee -vede che ogni uomoé un uovo luminoso, re ‘omendicante che sia, enon c’e modo di cambiare alcunché; o meglio, che cosa si potrebbe cambiare in quell'uovo luminoso? Che cosa? Fa U, paure. Pensa invece al prodigio di vedere il flusso GUERRTERO NON si cura delle proprie di energia! Il restonon conta. Soro vx razzo accetterebbe il compito di diventare un uomo di sapere. Un uomo dalla mente lucida deve essere attirato a farlo con \ganno. Ci sono eserciti di individui che si dedicherebbero volentieri atale missione, maessinon contano. Di solito sono pazzi, teste ‘yuote che esteriormente sembrano a posto, ma che si tradiscono appena sono messi sotto pressione, appena sono riempiti d’acqua. 8 Qeaxoo uw vosto non sipreoccupa di svedere, ogni volta che guarda il mondo tutto glisembra pit! o meno sempre uguale. Quando impara a vedere, invece, tutto @ uguale ¢ al tempo stessonon lo 8. Agli occhi di colui che vede, un uomo appare come un uovo. Ogni volta che -vede, quel'uomo vede un ovo luminoso che perd non ® mai lo stesso uovo. Gr seramant delPantico Messico chiamavano alleatile forze inesplicabili che agivano su di loro. Questo, perché pensavano di poterle usare a loro piacimento, convinzione che si riveld quasi fatale, dato che cid che 9 definivano alleati sono esseri incorporei presenti nel'universo. Gli sciamani contemporanei lichiamano esseri inorganic. Chiedere quale sia la funzione degli alleati equivale a chiedere quale sia quella di noi uomini nel mondo. Ci siamo, ¢ questo é quanto. Gli alleati ci sono esattamente come noi; ¢ forse esistevano git prima dinoi. Lia scantenn r1¥ efficace di vivere? vivere da Un avernteno ransa alle propria morte quando le cose si fanno nebulose. guerriero. Un guerriero pud preoccuparsie riflettere prima di prendere una decisione, ma Liidea della morte ? la sola in grado di temprare una volta che Pha presa, va per la sua strada, ilnostro spirito. libero da timori e preoccupazioni; sono mille le decisioni che ancora lo attendono. Questa la via del guerriero. an Lia sonre & ovanque.Pud essere come fai diun’auto che appaiono su un’altura distante, che restano visibili per qualche tempo € quindi scompaiono nelVoscurita, ma solo per ricomparire su un’altura diversa e poi sparire dinuovo. ‘Quei fari sono le luci sulla testa della morte. ‘La morte li indossa come fossero un cappello € poi parte al galoppo, guadagnando terreno su di noi, facendosi sempre pid vicina. A volte spegne Je luci, manon si ferma mai. Us cvsanteno onvs sapere prima ditutto che le sue azioni sono inutili enonostante cid deve procedere come se lo ignorasse. Questa? la follia controlfata dello sciamano. Gur occu: DI un uomo possono svolgere due funzioni: la prima é vedere Penergia cosi come fluisce nell’universo e la secondaé «guardare le cose di questo mondo». Luuna non é migliore delPaltra, ma addestrare i propri occhi solamente aguardare é una rinuncia inutile e disonorevole. Us cuzssizno vive agendo, non pensando di agire, eneppure pensando a quello che penser’ quando avr’ finito di agire. Us cvennreno scegie unastrada, qualunque strada, con il cuore, ¢ la segue; ¢ poi sirallegrae ride. Sa, perché vede che la sua vita finir’ anche troppo presto. Véde che non C nulla che sia pid importante di tutto il resto, Us cvennieno xox haonorené dignitd, non ha famiglianénome né patria, ma solo vita da vivere, e per questo il suo solo legame con gli altri uominié la sua follia controllata, 47 Porcié wvita d pid importante di tutto Ux cvrnnreno rud scegliere di restare ilresto, un guerriero decide le proprie azioni, completamente impassibile e non agire mai, € le compie come se per lui avessero importanza. edi comportarsi come se tale impassibilita sia La follia controllata lo spinge a dire che cid che davvero importante per lui; anche in questo fa importa, ead agire come se cos fosse, pur sarebbe del tutto fedele a se stesso, perché ” sapendo che cosinon &. Per questo, dopo aver anche questa sarebbe la sua follia controllata. agito, si ritira in pace, e che le sue azioni siano buone o cattive, pid. 0 meno efficaci, non & cosa che lo riguardi. N. guerriero. Tutto é pieno fino allorlo. Tutto& x c’® alcun yuoto nella vita di un Us vomo cosens troppo preoceupato 4i farsi piacere gli altri o di piacere a sua volta. Pieno fino allorlo, ¢ tutto? uguale. Aun guerriero piace qualunque cosa, qualunque cosa persona che decida di farsi piacere, 0 e questo é tutto. m Us cvrenrrno siassume a responsabiits delle propris ‘ioni, anche delle pid banali. ‘Unuomo comune mete in pratica i propri pensieri enon si assume mai la responsabilita di cid che fa. Livono comune vince o perdec, aseconda dei casi sifa persecutore o vittima. Queste due condizioni hanno ragione di esistere finché un uomonon vede. Il vedere disperde ogni illusione di vittoria, sconfitta 0 sofferenza, 3 4 Us curanreno sa chestaaspettando e che cosa sta aspettando, ¢ pur aspettando non vuole nulla, cosi che ogni piccola cosa che ottiene & pid di quanto gli serva. Se ha bisogno di mangiare, trovail modo di farlo, perchénon ha fame; se qualcosa ferisce il suo corpo, trova il modo di arrestare quel qualcosa, perché non sofire. Un uomo che ha fame o prova dolorenon® tun guerriero, ele forze della sua fame e del suo dolore lo distruggeranno, Norcane on srussr dun atto d’ndulgenza Lindulgenza del negarsi ? di gran lungala peggiore; ci induce a credere di compiere grandi cose, quando di fatto siamo semplicemente fermi nel nostro ego. 56 Li vorowranon’ un pensiero né un oggetto oun desiderio. La volonta’t cid che permette aun uomo di riuscire quando la sua mente gli dice che = sconfitto. Agisce a dispetto dell’indulgenza del guerriero e lo rende invulnerabile, ed @ grazie a essa che lo sciamano attraversa un muro, olo spazio, per giungere all’in Qeaxvo UN voMo intraprende la strada del guerriero diventa gradatamente consapevole di essersi lasciato per sempre alle spalle la vita ordinaria. Cid significa che la realt ordinaria non pud pit proteggerlo e che per sopravvivere dovr’ adottare un nuovo modo di vita. Oost ramaenro i sapere che diventa Soro v’toes patie morte dl aun guertiero potere hanella morte Ja sua forza primaria. il distacco necessario a consentirgli La morte apporta il tocco supremo, ¢ tutto cid di abbandonarsi. Sa che la morte lo aspetta che toccato da essa si trasforma in potere. ¢ chenon gli dara il tempo di aggrapparsi ad alcunché; per questo sperimenta, senza 59 desiderarla, ogni cosa. 60 Sranco vont, eilnostro destino quello di imparare e venire scaraventati in nuovi, inimmaginabili mondi. Un guerriero che vede Penergiasa chenon c’% limite alle nuove realt& davedere, «Li monte & un turbine; la morte &una nuyola lucente allorizzontes la morte sono io che ti parlo; a morte sei tu ed? il tuo taccuino; la morte é nulla, Nulla! C’s, eppure non c’ affatto.» 6 } { a Le spmmrro oar guerrieronon tende allindulgenza o alla lamentela, non tende alla vittoriané alla sconfitta, Tende unicamente alla lotta, e ogni lotta la sua ultima battaglia sulla terra, Ecco perché i risultati sono di scarsa importanza per lui, Nella sua ultima battaglia sulla terra, un guerriero lascia che il suo spirito Aluisca libero e chiaro. E mentre combatte, consapevole dellimpeccabilit’ della sua volonta, un guerriero ride e ride. Paatiaso mezssaxremenre ano ste i delnostro mondo ed proprio grazie a questo nostro dialogo interiore che lo preserviamo, ¢ ogni qualvolta smettiamo di parlarci dinoi e del nostro mondo, il mondo rimane sempre come dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo rinnoviamo, gli infondiamo vita, lo puntelliamo, Non solo; & mentre parliamo anoistessi che scegliamo lenostre strade. Ripetiamo quindi le stesse scelte fino al giorno della morte, perch¢ fino a quel giorno continuiamo a ripeterci le stesse cose. Un guerriero & consapevole di questo atteggiamento e si sforza di fermare i suo dialogo interiore. 63 64 T. sono & tutto cid che quit racchiuso: vita, morte, persone e tutto quello che ci circonda. Ilmondoé incomprensibile. Non lo capiremo ‘mai enon penetreremo mai suoi segreti. Dobbiamo di conseguenza prenderlo per quello chee: in mistero insondabile. Tau nassuna crncosranza cid che gi esseri umani fanno pud essere pitt importante del mondo. Un guerriero, quindi, considera il mondo un mistero infinito ¢ le azioni degli uomini un’infinita follia. 6 66 Commento Nelle citazioni tratte da Una realta separata, co- mincia a rivelarsi con straordinaria chiarezza Fat- teggiamento che gli sciamani adottavano in ogni loro impresa intenzionale. Lo stesso don Juan sottolined che, per i praticanti moderni, Paspetto pit interessante del Joro mondo era la consapevolezza nitida che avevano rag- giunto in merito alla forza universale che essi definivano i 4tento. Secondo gli antichi sciamani, illegame tra ognuno di quegli uomini e tale forza era cosi netto e preciso da con- sentire loro d’influenzare le cose a proprio piacimento. Don Juan disse che Pintento di quegli sciamani, cos intensa- mente sviluppato, era Punico aiuto su cui potevano contare i praticanti del nostro tempo. Usando una terminologia pid concreta, affermd che, se fossero stati onesti con se stessi, gli sciamani contemporanei avrebbero pagato qualunque prezzo pur di vivere sotto Yombrello di un intento simile. Secondo don Juan, chiunque manifestasse anche il mi- nimo interesse per il mondo degli antichi sciamani, veni- vaimmediatamente attirato nel cerchio del loro intento af- filatissimo, Esso, sosteneva, era una realta incommensu- rabile che nessuno di noi potrebbe mai contrastare. Inol- tre, aggiungeva, non cera aleuna necessita di combatterlo, dato che era Punica cosa che contasse. Era Pessenza del mondo di quegli antichi sciamani, il mondo a cui i prati- canti moderni ambivano sopra ogni altra cosa. Non sono stato io.adeterminare secondo un disegno pre- ciso la struttura delle citazioni tratte da Una realta separata: 2% emersa in modo del tutto autonomo rispetto ai miei pro- positi e ai miei desideris potrei dire addirittura che contra- stava con cid che avevo in mente. Improvvisamente, la mi- steriosa molla della ruota del tempo nascosta nelPordito del libro si era tesa, e fu quella tensione a dirigere i miei sforzi. Per quanto mi riguarda, allepoca in cui scrivevo Una realta separata, avrei potuto in tutta sincerit& affermare di essere felicemente impegnato in una ricerca antropologi- casul campo, e lontanissimo dal mondo degli antichi scia- mani. Don Juan la pensava diversamente. Da guerriero esperto qual era, sapeva che non sarei mai riuscito adistri- carmi dalla forza di attrazione dell intento che quegli scia- mani avevano creato. Stavo annegando in esso, benché non lo desiderassi e neppure ci credessi. Questa situazione mi causd unvansia subliminale, che non ero in grado di definire a chiare lettere, e neppure di esserne consapevole. Permeava il mio agire senza che mi fosse possibile soffermarmi su essa in maniera conscia, 0 cercarne una spiegazione. A posteriori posso solo dire che avevo una paura mortale, benché non riuscissi a determi- nare da cosa fossi terrorizzato. Tentai pitt volte di analizzare questa sensazione, ma la fatica e la noia mi sopraffacevano quasi allistante. Mi ve- nivaiistintivo giudicare del tutto superflua quelPindagine e cosi finivo per rinunciare. Mi rivolsi allora a don Juan, perché volevo un suo consiglio, un suo input. «Hai paura, tutto qui, fi a sua risposta. «Non c’ altro. ‘Non metterti alla ricercadi ragioni misteriose per questatua 6 \ aura, La ragione ? proprio davanti ate, assolutamente alla tua portata:& Pintento degli sciamani dell’antico Messico. Sei alle prese con il loro mondo, e di tanto in tanto esso ti si pa- lesa. Ovviamente,non® una visione che tu possa sopportare, ma questo vale anche per me, e per chiunque altro.» «

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