Rizzoli
Poco prima di morire, nel x998, Carlos Castaneda
volle riunire in un unico libro, «da leggere ¢
meditare», i passi centrali delle sue opere prece-
denti, unificati da un nuove commento seritto per
Poccasione. Il risultato ® una preziosa antologia
persona
dello sciamano Yaqui don Juan Matus, erede di
tradizione spirituale che risale agli antichi
popoli del Messico. Ci accorgeremo ben presto,
con la stessa sorpresa che colse Pautore
mentre portaya a compimento la sua opera, che
le citazio
nuovo commento assumono una
ipendente, come se il libro fosse stato con-
cepito, secoli fa, dagli stessi sciamani messicani,
come se Viniziazione di Castaneda, durata tredici
ann
rispondesse a.un preciso disegno, comese a
a vitale a ogni frase di don Juan
riportata dal suo discepolo, ¢ alPinsieme del suo
insegnamento, fosse la stessa «ruota del tempo».
La «ruotadel tempo» ¢ unimmagine, 0 piuttosto
conereta, del sistema cognitivo degli
ni del Messico: per loro é possibile, in virti
diunadiseipli dina concentrazione
incrollabile, mettere in movimento quella ruota
‘ osservare il tempo in ogni direzione, al dil& delle
fornire energi
una realtd
seiam:
aprofonda
coercizioni di quella che ci appare la realt’ fisica.
11 risultato ¢ un completo rovesciamento della
visione del mondo: quel rovesciamento che ogni
libro di Castaneda rivela e contribuisce a rendere
possibile,CARLOS CASTANEDA
LA RUOTA DEL TEMPO
ese sall rveso dil siamanidellenico Mesica
RizzoliIntroduzione
Questa serie di citazioni é tratta dai primi otto
libri che ho scritto sul mondo degli sciamani
delPantico Messico e derivano direttamente
dalle spiegazioni fornitemi dal mio maestro e mentore
don Juan Matus, uno sciamano yaqui discendente da una
stirpe le cui origini risalgono sino agli sciamani vissuti nel
‘Messico antico.
Nella maniera pid efficace che si poteva permettere,
don Juan mi ha fornito Paccesso.al suo mondo che era,na-
turalmente, il mondo di quegli sciamani dei tempi passati.
Eli ricopriva una posizione chiave: era a conoscenza del.
esistenza di un altro dominio di realta, una regione che
tion erané illusoriané un prodotto della fantasia. Per Iuie
i suoi compagni — ce n’erano quindici — il mondo degli
antichi sciamani era assolutamente reale e pragmatico.
Questa mia opera era in un primo tempo destinataaes-
sere un semplice tentativo di raccogliere una serie di rap-
presentazioni, motti e idee che pensavo sarebbe stato inte-
ressante leggere e meditare. Ma dopo aver iniziato il lavo-
+0, siverificd un imprevedibile mutamento di otta: mire-
vi conto che le citazioni di per sé possedevano una forza
traordinaria, € rivelavano una successione nascosta di
pensieri che fino a quel momento mi era rimasta scono-
«uta. Tutte, infatti, puntavano nella stessa direzione in-dicata dalle spiegazioni che don Juan mi aveva fornito du-
rante i miei tredici anni di apprendistato.
Meglio di ogni concettualizzazione, esse svelavano
un’insospettata quanto decisa linea d’azione seguita da
don Juan nelPintento di favorire e facilitare il mio ingresso
nel suo mondo. Miconvinsi quindi che, se aveva intrapre-
so quella strada, doveva trattarsi della stessa su cui egli
stesso era stato indirizzato dal suo maestro.
Lalinead’azione di don Juan Matus era tesa ad attirarmi
in quello che lui definiva un altro sistema cognitive, dando a
questa espressione il significato che si da abitualmente al
proceso di apprendimento: «I processi responsabili della
consapevolezza del vivere quotidiano, processi che com-
prendono le facolt mnemoniche, Pesperienza, la percezio-
nee Puso puntuale di qualunque sintassi data». Don Juan
sosteneva che il sistema cognitivo degli sciamani del?antico
‘Messico fosse diverso da quello del’uomo comune.
In base ai percorsi logici accessibili a uno studente di
antropologia qual ero io, non potevo che respingere tale
asserzione. Pitt e pid volte gli fecinotare che certe sue af-
fermazioni erano assurde; nella migliore delle ipotesi per
‘me si trattava di aberrazioni mentali.
Furono necessari tredici anni di strenuo impegno da
parte di entrambi per decostruire la mia fede nel sistema
cognitivo che rende comprensibile alPuomo il mondo in
cui vive. Mi ritrovai cosi in una condizione molto partico-
are: una condizione di semisfiducianei confronti dei pro-
cessi cognitivi del quotidiano che fino a quel momento mi
erano parsi accettabili.
Dopo tredici anni di attacchi massicci, arrivai a com-
prendere, quasi contro la mia volont’, che don Juan Ma-
tus procedeva effettivamente da un punto di vista del tut-
to diverso. Gli antichi sciamani, di conseguenza, doveva-
no possedere un altro sistema cognitivo. Riconoscerlo
non fu facile: mi sembrava di essere una specie di tradito-
re, come se stessi dando voce alla pit atroce delle eresie.
Quando senti di aver travolto le mie resistenze peggio-
1, don Juan si preoccupd di instillare in me le sue convin-
zioni quanto pitt profondamente poteva ¢ senza riserve,
portandomi a riconoscere che nel suo mondo i praticanti
dello sciamanesimo guardavano alla realta da posizioni
che i nostri strumenti concettuali non erano neppure in
grado di descrivere. Per esempio, percepivano Penergia co-
me una forza che fluisce liberanelPuniverso, svincolata da
tutti i condizionamenti della socializzazione e della sin-
tassi: unvenergia pura e vibrante, Definivano questo atto
percettivo il vedere.
Il primo obiettivo di don Juan fu quello di aiutarmi a
percepire Fenergia cost come fluisce nelPuniverso. Nel
mondo sciamanico tale percezione il primo, indispensa-
bile passo verso una visione pid completa. pid libera di un
sistema cognitivo differente. NelPintento di suscitare in
me una reazione visiva, don Juan utilizzd altri elementi
cognitivinuovi. Uno dei pitt importanti di questi era la co-
sidetta ricapitolazione, e consisteva in un riesame sistema-
tico e capillare della propria esistenza, segmento dopo seg-
mento, effettuato non in un’ottica critica bensi nell inten-
sodi comprenderlae di modificarne il corso. Secondo don10
Juan, una volta che il praticante ha riesaminato la propria
esistenza con il distacco richiesto dalla ricapitolazione,
per lui diventa impossibile tornare alla vita di prima.
Vedere Yenergia cosi come fluisce nelWuniverso equiva-
leva per don Juan alla capacith di vedere un essere umano
come un novo /uminoso o una sfera uminosa di energia, ¢ di
distinguere in questa sferaluminosa un insieme di caratte-
ristiche comunia tutti gli uomini, come un punto interno
di luce pid intensa. Per gli sciamani erain quel nucleo dilu-
minositi, da loro chiamato punto di unione, che la perce-
ztione si trasformava in unit, Arrivavano quindi ad am-
pliare tale considerazione fino ad asserire che proprio in
quel punto veniva a forgiarsi la nostra cognizione del
mondo. Per quanto bizzarro potesse apparire, don Juan
‘Matus aveva ragione, perché & proprio questo che accade.
La percezione degli sciamani, di conseguenza, era sog-
getta aun proceso diverso da quello che sta alla base della
percezione delPuomo comune. La percezione diretta del-
Penergia, sostenevano, li conduceva a quelli che essi chia-
mavano i fattienergetici. Con questa definizione indicava-
no una visione ottenuta appunto vedendo direttamente le-
nergia, e che portava aconclusioni definitive e irriducibili,
ciot non inquinate da speculazioni e congetture né da ten-
tativi di adattarle al nostro sistema interpretativo co-
mune.
Don Juan sosteneva che per gli sciamani della sua stirpe
eraun fattoenergetico che il mondo intorno anoi sia defini-
to dai processi cognitivi, e che tali processi non siano inal-
terabili, né codificati una volta per tutte. In realt& sono le-
gati all’esercizio, alPuso e alla praticitd. Questa riflessione
portava aun altro fatto energetice: i processi della cognizio-
ne comune sono il prodotto della nostra educazione, ¢
nient’altro.
Don Juan Matus sapeva con assoluta certezza che
quanto mi diceva sul sistema cognitivo degli antichi scia-
‘mani messicani era reale. Inoltre, lui era un nagual, ossia
un leader naturale, un individuo capace di vedere i fatsi
energetici senza alcun detrimento per il suo benessere, Era
quindi in grado di guidare gli altri uomini lungo percorsi
di pensiero e percezione impossibili a descriversi.
Considerando cié che don Juan mi insegnd tutto del
suo universo conoscitivo, arrivai alla conclusione, che era
poi uguale alla sua, che Pelemento pitt importante di quel
mondo era il concetto di intento. Per gli sciamani delPanti-
co Messico Pintento era una forza che potevano visualizza-
re quando vedevano Fenergia cosi come fluisce nelPuniver-
so. Lo definivano una forza pervasiva che interveniva in
ogni aspetto del tempo e dello spazio. Era la spinta che sta
alla base di tutto; ma la cosa fondamentale per gli sciama-
ni era che quellinento, urvastrazione pura, era intima-
mente legato al’uomo. Luomo é sempre in grado di ma-
nipolarlo, Compresero che il solo modo per influenzare
tale forza risiedeva in un comportamento impeccabile,
un’impresa in eui solo gli stregoni maggiormente discipli-
nati potevano riuscire.
Un altro elemento meraviglioso di questo insolito si-
stema cognitivo era la comprensione che gli sciamani ave-
vano dei concetti di tempo e di spazio, e Puso che ne face-
1vano. Per loro, il tempo e lo spazio non erano quei feno-
‘meni che rientrano nella nostra esistenza in quanto parte
integrante del nostro sistema cognitivo normale. Per Puo-
‘mo comune, la definizione canonica del tempo & «un con-
tinuum non spaziale in cui gli eventi si verificano in una
successione apparentemente irreversibile, che dal passato
attraversa il presente e prosegue nel futuro». Quanto allo
spazio & «l'estensione infinita del campo tridimensionale
in cui esistono le stelle ele galassie: Puniverso».
Secondo gli antichi sciamani il tempo assomigliava pit
che altroaun pensiero: un pensiero pensato da qualcosa di
unvimmensit’ inconcepibile. Essi ritenevano che Puomo,
in quanto parte di quel pensiero pensato da forze per lui
inimmaginabiline trattenesse una piccola percentuale che
poteva essere recuperata in particolari circostanze di disci-
plina rigorosissima,
Quanto allo spazio, per gli sciamani era un dominio
astratto di attivita. Lo chiamavano infinito,e si riferivano
.esso come alla somma totale degli sforzi di tutte le crea-
ture viventi. Lo spazio era per loro pid accessibile, qualco-
sadi quasi terreno, come se della sua formulazione astrat-
ta avessero trattenuto una percentuale maggiore. Secon-
do don Juan, gli antichi sciamani, diversamente da noi,
non consideravano il tempo ¢ lo spazio come due oscure
astrazioni. Benché inesprimibili, erano comungue parte
integrante del’'uomo.
Gli sciamani possedevano un altro elemento cognitivo
chiamato la ruota del tempo ¢ la spiegazione che ne offriva-
no era che il tempo assomigliava a un tunnel infinitamen-
te largo ¢ lungo, un tunnel con solchi riflettenti. Tutti i
solchi erano infiniti, ¢ altrettanto infinito era il loro nu-
mero. La forza stessa della vita imponeva alle creature vi-
venti di guardare in un unico solco, e questo significava re-
starne intrappolati e vivere esclusivamente in esso.
Lo scopo ultimo di un guerriero stanel concentrare, at-
traverso Pimpicgo di una disciplina profonda, la sua atten-
tione incrollabile sulla ruota del tempo, al fine di farlagira-
re. I guerrieri che vi riescono possono guardare in qualsia-
sisolco e daesso ricavare qualunque cosa desiderino. La li-
bert& dalla coercizione a contemplarne uno solo significa
che sié in grado di guardare in entrambe le direzioni:
ve il tempo siritirae dove avanza.
In quest’ottica, 1a ruota del tempo si traduce in un’in-
fluenza soverchiante che abbraccia tutte le vite del guer-
riero ¢ le supera, come risulta dalle citazioni riportate in
questo libro. Esse sembrano tese da una molla dotata di
vita propria che, nelPambito del sistema cognitivo degli
sciamani, ? la ruota del tempo.
E stato proprio sotto il suo impatto che questo libro si
® gradatamente allontanato dallo scopo iniziale. Le cita-
zioni sono diventate in sé e per sé il fattore dominante,
imponendomi di aderire quanto pid possibile allo spirito
che le informava, ossia uno spirito di frugalitd e di since-
rith estrema,
Adispetto dei miei sforzi, non mit stato possibile orga-
nizzare le citazioni in categorie che ne facilitassero la let-
tura. Non cera modo di stabilire categorie di significato
arbitrarie che definissero una realti cosi priva di limiti,
lo-
Bcosi vasta qual ? un mondo cognitivo nella sua globalita.
Lassola cosa da fare era lasciare che fossero le citazioni
stesse a fornire un quadro del pensiero degli sciamani del-
Yantico Messico sulla vita, sulla morte, sulPuniverso e sul-
Tenergia. Esse mostrano come quegli antichi stregoni
comprendessero non solo Puniverso, ma anche i processi
della vita e della coesistenza nel nostro mondo. Ma so-
prattutto, ci indicano la possibilit’ di maneggiare contem-
Poraneamente due sistemi cognitivi senza recare alcun
danno al proprio sé.
Da
A scuola dallo stregoneT. porere risiedenel tipo di sapere che
possediamo. Che senso avrebbe conoscere cose
inutili? Esse non ci possono preparare
alinevitabile incontro con Vignoto.8
Ts avesto monvo nullaciviene regalato.
Tutto cid che é da imparare va imparato con
fatica.
U
andasse in guerra: perfettamente vigile, con
< VoMo si avvia verso il sapere come se
timore, rispetto e assoluta sicurezza, Andare
verso il sapere o in guerra in qualungue altro
modo ? un errore, ¢ chi lo commette potrebbe 19
non vivere abbastanza a lungo per rimpiangerlo.
Quando un uomo ha soddisfatto questi quattro
requisiti — essere perfettamente vigile, provare
timore, rispetto e un’assoluta sicurezza —non
dovri rendere conto dinessun errore; quando’
in questa condizione, le sue azioni perdono la
fallibilith delle azioni di uno stupido. Se 'uomo
sbaglia, o subisce una sconfitta, avr perso
soltanto una battaglia enon dovr’ pentirsene
amaramente.Sorrenmanst rnorro sullio causa una
terribile stanchezza. Un uomo in questa
condizione & sordo ¢ cieco a tutto il resto:
2 la stanchezza stessa a fare si chenon veda pid
Je meraviglie che lo circondano.
Quuxve UN VoMo sidispone ad apprendere,
deve impegnarsi quanto pid glié possibile,
¢ ilimiti del suo apprendimento sono determinati
dalla sua stessa natura, Non c quindi ragione
i parlare di sapere: Ia paura della conoscenza Ps
‘enaturale; la proviamo tutti enon c nulla
che si possa fare per evitarla. Ma per quanto
spaventevole possa essere Papprendimento, ben
pitt terribile il pensiero di un uomo senza
sapere.Aisnassransr cow gli alts significa dare
importanza alle loro azioni ed imperativo
porte fine a questo modo di sentire.
Le azioni degli uomininon possono essere
2 cost importanti da mettere in secondo piano
lasola scelta possibile: il nostro inevitabile
incontro con Vinfinito.
Ci soxo microns di strade, Un guerriero, di
conseguenza, deve sempre tenere presente che
una stradaé soltanto una strada; se sente dinon
doverla seguire, per nulla al mondo dovri
indugiarvi. La decisione di proseguire su di essa
di abbandonarla dev’
re presa
indipendentemente dalla paura o dalambizione.
Un guerriero deve considerare ogni strada con
attenzione e determinazione ec’t una domanda
chenon pud fare a meno di porsi: questa strada
haun cuore?
Lestrade sono tutte uguali:non portano danessuna
parte. Ciononostante, una strada senza un cuore
non? mai gradevole. D’altro canto, una stradacon
un cuore? facie... un guerrieronon deve sforzarsi
per trovarla gradevole, essa rende i viaggio felice e
finché un uomo la segue, ¢ una cosasolacon essa.Eotsre ux monno di fiticth dovenon Sono ayarrno inemicinaturali delPuomo: la
differenza tra le cose, perché non c’é nessuno aura, la chiarezza, il potere e la vecchiaia. Paura,
da interrogare in merito alla differenza. Manon? chiarezza e potere possono essere vinti, manon
il mondo degli uomini. Alcuni uomini hanno lavecchiaia. E possibile ritardarne gli effetti,
4 lavanita di credere di vivere in due mondi, ma manon sconfiggerla.
laloroé solo vanit2. Pernoi c? un mondo soltanto.
Siamo uomini, e dobbiamo sentirci appagati
divivere nel mondo degli uomini.Commento
Lessenza di tutto cid che don Juan disse alPini-
tio del mio apprendistato @ racchiusa nella na-
tura astratta delle citazioni tratte dal mio pri-
mo libro, 4 scuola dallo stregone. In esso, ilnagual parlavaa
lungo di alleati, di piante di potere, di Mescafito, del fumi-
no, del vento, degli spiriti dei fiumi ¢ delle montagne, del
lo spirito del chaparral desertico, ¢ cosi via. Quando in un
secondo tempo lo interrogai in merito all’enfasi che dava
a quegli elementi, ammise senza vergogna che nella fase
iniziale del mio apprendistato aveva fatto ricorso a tutte
quelle tiritere pseudoindiane per il mio bene.
Ero sbigottito. Come poteva dire certe cose, quando era
evidente che non erano vere? Aveva parlato seriamente e,
seceraun uomo in grado di attestare la veridicita delle sue
parole ¢ dei suoi stati d’animo, quello ero io.
«Non farne un dramma», rise don Juan. «Mi ha diver-
tito molto dilungarmi in tutte quelle sciocchezze, soprat-
tutto perché sapevo di farlo per il tuo bene.»
«Per il mio bene, don Juan? Che raza di aberrazione &
mai quest:
«Per il tuo bene, certo. Ti ho ingannato trattenendo la
tua attenzione su clementi del tuo mondo che esercitava-
no su di te un grande fascino, e tu hai abboccato in pieno.
«Tutto quello di cui avevo bisogno era la tua completa
attenzione. Ma come avrei fatto, con uno spirito cos) in-
disciplinato come il tuo? Tu stesso mi hai ripetuto pitt vol-
te che restavi con me perché trovavi affascinante quanto
avevo da dire sul mondo. Cid che non riuscivi a spiegare
era che questo fascino si basava su un vago riconoscimen-
to, da parte tua, degli clementi di cui io ti parlavo. Pensavi
che tale vaghezza fosse sciamanesimo, e poiché anelavi a
€880, sei rimasto.»
«Fai cost con tutti, don Juan?»
«Non con tutti, perché non tutti vengono da me, e so-
prattutto io non sono interessato a tutti, Provavo e provo
interesse per te, ¢ per te solo. II mio maestro, il nagual Ju-
lian, mi ingannd in modo analogo, facendo leva sulla mia
sensualita ¢ sulla mia avidita. Mi promise tutte le belle
donne che lo circondavano e oro in abbondanza. Mi pro-
mise una fortuna, e io abboccai. E da tempo immemora-
bile che gli sciamani della mia stirpe vengono ingannati in
questa maniera. Noi non siamo maestri né guru. Non ci
importa un bel niente di insegnare ilnostro sapere. Voglia-
mo degli eredi per questo sapere, non persone che provano
per sso un vago interesse, spinte da motivazioni razio-
nal»
Don Juan era nel giusto quando diceva che ero caduto
in pieno nella sua trappola. Avevo fermamente creduto di
aver trovato in lui una fonte ideale di informazioni dina-
tura antropologica. A quell’epoca, sotto i suoi auspici ¢ la
sua influenza, redassi diari e collezionai antiche mappe
che riportavano le varie ubicazioni delle cittadine yaqui
nel corso dei secoli, a cominciare dalle cronache compila-
te dai gesuiti verso la fine del Settecento. Presi nota di
quelle ubicazioni, individuai anche i cambiamenti mini-‘mi, chiedendomi perché quelle cite fossero state spostate
pid volte, e i motivi delle lievi differenze nelle loro ridi-
sposizioni successive. Ero preda di speculazioni fittizie e
i dubbi di ogni sorta, e dalla lettura di testi e cronache
avai migliaia di pagine di appunti. Ero, insomma, il per-
fetto studioso di antropologia. Don Juan stimolava la mia
immaginazione in mille modi diversi.
«Non ci sono volontari sul sentiero del guerriero», mi
disse un giorno, come se fosse una sorta di spiegazione.
«Un uomo deve essere costretto a intraprenderlo contro
Ja sua stessa volonti.»
«Che cosa devo fare della mole di appunti che mi hai
spinto a prendere con Vinganno?» gli chiesi alf’epoca.
La sua risposta mi sorprese.
«Ricavane un libro! Sono comungue sicuro che se co-
mincerai a scriverlo, non ricorrerai mai a quegli appunti.
Non hanno alcuna utilita, ma chi sono io per dirtelo? De-
viscoprirlo da solo. Manon impegnarti a crivere un libro
con velleita letterarie. Affrontalo piuttosto come guerrie-
To, come guerriero-sciamano.»
«Che cosa intendi dire, don Juan?»
«Non lo so. Scoprilo tu.»
Aveva assolutamente ragione. Non ho mai utilizzato
quegli appunti. Invece, mi trovai a scrivere, senza averne
avuto intenzione, delle inimmaginabili possibilita dell’esi-
stenza di un altro sistema cognitivo.
DA
Una realta separataUs cvrnnreno sa diessere solo un uomo.
Il suo unico rimpianto’ che la brevita della vita
non gli consente di afferrare tutto quello
che vorrebbe, ma per lui questo solo
un inconveniente, non un problema.goflie vani. Per essere un guerriero
un womo deve essere leggero ¢ fluido.
2
Snacriast nuronraxrs rende pesant
Veorr come campicienergia, gliesseriumani
appaiono sotto forma di fibre luminose,
filamenti sottilissimi simili a ragnatele bianche,
che li avvolgono dalla testa ai piedi.
Di conseguenza, agli occhi di coloro che vedono, 8
un uomo appare come un uovo di fibre fluttuanti,
ele braccia ee gambe sono raggi di luce
che sidipartono in tutte le direzioni.Corer exe vee, vedeche ogni uomoi in
contatto con il resto del mondo, non attraverso
Je mani ma tramite un fascio di fibre che si
estendono in tutte le direzioni partendo
“ dal centro dell'addome. Sono queste fibre
acollegarlo all’ambiente circostante; esse
mantengono il suo equilibrio, gli danno stabilita.
Quusoo ux cunenienoinparaavedee
-vede che ogni uomoé un uovo luminoso, re
‘omendicante che sia, enon c’e modo di cambiare
alcunché; o meglio, che cosa si potrebbe
cambiare in quell'uovo luminoso? Che cosa? FaU,
paure. Pensa invece al prodigio di vedere il flusso
GUERRTERO NON si cura delle proprie
di energia! Il restonon conta.
Soro vx razzo accetterebbe il compito
di diventare un uomo di sapere. Un uomo dalla
mente lucida deve essere attirato a farlo con
\ganno. Ci sono eserciti di individui che
si dedicherebbero volentieri atale missione,
maessinon contano. Di solito sono pazzi, teste
‘yuote che esteriormente sembrano a posto, ma
che si tradiscono appena sono messi sotto
pressione, appena sono riempiti d’acqua.8
Qeaxoo uw vosto non sipreoccupa di
svedere, ogni volta che guarda il mondo tutto
glisembra pit! o meno sempre uguale. Quando
impara a vedere, invece, tutto @ uguale ¢ al tempo
stessonon lo 8. Agli occhi di colui che vede,
un uomo appare come un uovo. Ogni volta che
-vede, quel'uomo vede un ovo luminoso che
perd non ® mai lo stesso uovo.
Gr seramant delPantico Messico
chiamavano alleatile forze inesplicabili che
agivano su di loro. Questo, perché pensavano
di poterle usare a loro piacimento, convinzione
che si riveld quasi fatale, dato che cid che 9
definivano alleati sono esseri incorporei presenti
nel'universo. Gli sciamani contemporanei
lichiamano esseri inorganic.
Chiedere quale sia la funzione degli alleati
equivale a chiedere quale sia quella di noi uomini
nel mondo. Ci siamo, ¢ questo é quanto.
Gli alleati ci sono esattamente come noi; ¢ forse
esistevano git prima dinoi.Lia scantenn r1¥ efficace di vivere? vivere da Un avernteno ransa alle propria morte
quando le cose si fanno nebulose.
guerriero. Un guerriero pud preoccuparsie
riflettere prima di prendere una decisione, ma Liidea della morte ? la sola in grado di temprare
una volta che Pha presa, va per la sua strada, ilnostro spirito.
libero da timori e preoccupazioni; sono mille
le decisioni che ancora lo attendono.
Questa la via del guerriero.an
Lia sonre & ovanque.Pud essere come fai
diun’auto che appaiono su un’altura distante,
che restano visibili per qualche tempo
€ quindi scompaiono nelVoscurita, ma solo
per ricomparire su un’altura diversa e poi
sparire dinuovo.
‘Quei fari sono le luci sulla testa della morte.
‘La morte li indossa come fossero un cappello
€ poi parte al galoppo, guadagnando terreno su di
noi, facendosi sempre pid vicina. A volte spegne
Je luci, manon si ferma mai.
Us cvsanteno onvs sapere prima ditutto
che le sue azioni sono inutili enonostante cid
deve procedere come se lo ignorasse. Questa?
la follia controlfata dello sciamano.Gur occu: DI un uomo possono svolgere due
funzioni: la prima é vedere Penergia cosi come
fluisce nell’universo e la secondaé «guardare le
cose di questo mondo». Luuna non é migliore
delPaltra, ma addestrare i propri occhi solamente
aguardare é una rinuncia inutile e disonorevole.
Us cuzssizno vive agendo, non pensando
di agire, eneppure pensando a quello che penser’
quando avr’ finito di agire.Us cvennreno scegie unastrada, qualunque
strada, con il cuore, ¢ la segue; ¢ poi sirallegrae
ride. Sa, perché vede che la sua vita finir’ anche
troppo presto. Véde che non C nulla che sia pid
importante di tutto il resto,
Us cvennieno xox haonorené dignitd, non
ha famiglianénome né patria, ma solo vita da
vivere, e per questo il suo solo legame con gli altri
uominié la sua follia controllata,
47Porcié wvita d pid importante di tutto Ux cvrnnreno rud scegliere di restare
ilresto, un guerriero decide le proprie azioni, completamente impassibile e non agire mai,
€ le compie come se per lui avessero importanza. edi comportarsi come se tale impassibilita sia
La follia controllata lo spinge a dire che cid che davvero importante per lui; anche in questo
fa importa, ead agire come se cos fosse, pur sarebbe del tutto fedele a se stesso, perché ”
sapendo che cosinon &. Per questo, dopo aver anche questa sarebbe la sua follia controllata.
agito, si ritira in pace, e che le sue azioni
siano buone o cattive, pid. 0 meno efficaci,
non & cosa che lo riguardi.N.
guerriero. Tutto é pieno fino allorlo. Tutto&
x c’® alcun yuoto nella vita di un
Us vomo cosens troppo preoceupato
4i farsi piacere gli altri o di piacere a sua volta.
Pieno fino allorlo, ¢ tutto? uguale. Aun guerriero piace qualunque cosa, qualunque
cosa persona che decida di farsi piacere,
0 e questo é tutto.
mUs cvrenrrno siassume a responsabiits
delle propris
‘ioni, anche delle pid banali.
‘Unuomo comune mete in pratica i propri pensieri
enon si assume mai la responsabilita di cid che fa.
Livono comune vince o perdec, aseconda
dei casi sifa persecutore o vittima. Queste due
condizioni hanno ragione di esistere finché un
uomonon vede. Il vedere disperde ogni illusione
di vittoria, sconfitta 0 sofferenza, 34
Us curanreno sa chestaaspettando e che
cosa sta aspettando, ¢ pur aspettando non vuole
nulla, cosi che ogni piccola cosa che ottiene & pid
di quanto gli serva. Se ha bisogno di mangiare,
trovail modo di farlo, perchénon ha fame; se
qualcosa ferisce il suo corpo, trova il modo di
arrestare quel qualcosa, perché non sofire.
Un uomo che ha fame o prova dolorenon®
tun guerriero, ele forze della sua fame e del suo
dolore lo distruggeranno,
Norcane on srussr dun atto d’ndulgenza
Lindulgenza del negarsi ? di gran lungala
peggiore; ci induce a credere di compiere
grandi cose, quando di fatto siamo
semplicemente fermi nel nostro ego.56
Li vorowranon’ un pensiero né un oggetto
oun desiderio. La volonta’t cid che permette aun
uomo di riuscire quando la sua mente gli dice che
= sconfitto. Agisce a dispetto dell’indulgenza del
guerriero e lo rende invulnerabile, ed @ grazie a
essa che lo sciamano attraversa un muro, olo
spazio, per giungere all’in
Qeaxvo UN voMo intraprende la strada del
guerriero diventa gradatamente consapevole
di essersi lasciato per sempre alle spalle la vita
ordinaria. Cid significa che la realt ordinaria
non pud pit proteggerlo e che per sopravvivere
dovr’ adottare un nuovo modo di vita.Oost ramaenro
i sapere che diventa Soro v’toes patie morte dl aun guertiero
potere hanella morte Ja sua forza primaria. il distacco necessario a consentirgli
La morte apporta il tocco supremo, ¢ tutto cid di abbandonarsi. Sa che la morte lo aspetta
che toccato da essa si trasforma in potere. ¢ chenon gli dara il tempo di aggrapparsi
ad alcunché; per questo sperimenta, senza 59
desiderarla, ogni cosa.60
Sranco vont, eilnostro destino quello
di imparare e venire scaraventati in nuovi,
inimmaginabili mondi. Un guerriero che vede
Penergiasa chenon c’% limite alle nuove realt&
davedere,
«Li monte & un turbine; la morte &una
nuyola lucente allorizzontes la morte sono io
che ti parlo; a morte sei tu ed? il tuo taccuino; la
morte é nulla, Nulla! C’s, eppure non c’ affatto.»
6
}
{a
Le spmmrro oar guerrieronon tende
allindulgenza o alla lamentela, non tende
alla vittoriané alla sconfitta, Tende unicamente
alla lotta, e ogni lotta la sua ultima battaglia
sulla terra, Ecco perché i risultati sono di scarsa
importanza per lui, Nella sua ultima battaglia
sulla terra, un guerriero lascia che il suo spirito
Aluisca libero e chiaro. E mentre combatte,
consapevole dellimpeccabilit’ della sua volonta,
un guerriero ride e ride.
Paatiaso mezssaxremenre ano ste
i
delnostro mondo ed proprio grazie a questo
nostro dialogo interiore che lo preserviamo, ¢
ogni qualvolta smettiamo di parlarci dinoi e del
nostro mondo, il mondo rimane sempre come
dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo
rinnoviamo, gli infondiamo vita, lo puntelliamo,
Non solo; & mentre parliamo anoistessi che
scegliamo lenostre strade. Ripetiamo quindi
le stesse scelte fino al giorno della morte,
perch¢ fino a quel giorno continuiamo a ripeterci
le stesse cose. Un guerriero & consapevole
di questo atteggiamento e si sforza di fermare
i suo dialogo interiore.
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T. sono & tutto cid che quit racchiuso: vita,
morte, persone e tutto quello che ci circonda.
Ilmondoé incomprensibile. Non lo capiremo
‘mai enon penetreremo mai suoi segreti.
Dobbiamo di conseguenza prenderlo per quello
chee:
in mistero insondabile.
Tau nassuna crncosranza cid che gi esseri
umani fanno pud essere pitt importante del
mondo. Un guerriero, quindi, considera
il mondo un mistero infinito ¢ le azioni degli
uomini un’infinita follia.
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Commento
Nelle citazioni tratte da Una realta separata, co-
mincia a rivelarsi con straordinaria chiarezza Fat-
teggiamento che gli sciamani adottavano in ogni
loro impresa intenzionale. Lo stesso don Juan sottolined
che, per i praticanti moderni, Paspetto pit interessante del
Joro mondo era la consapevolezza nitida che avevano rag-
giunto in merito alla forza universale che essi definivano i
4tento. Secondo gli antichi sciamani, illegame tra ognuno di
quegli uomini e tale forza era cosi netto e preciso da con-
sentire loro d’influenzare le cose a proprio piacimento.
Don Juan disse che Pintento di quegli sciamani, cos intensa-
mente sviluppato, era Punico aiuto su cui potevano contare
i praticanti del nostro tempo. Usando una terminologia pid
concreta, affermd che, se fossero stati onesti con se stessi,
gli sciamani contemporanei avrebbero pagato qualunque
prezzo pur di vivere sotto Yombrello di un intento simile.
Secondo don Juan, chiunque manifestasse anche il mi-
nimo interesse per il mondo degli antichi sciamani, veni-
vaimmediatamente attirato nel cerchio del loro intento af-
filatissimo, Esso, sosteneva, era una realta incommensu-
rabile che nessuno di noi potrebbe mai contrastare. Inol-
tre, aggiungeva, non cera aleuna necessita di combatterlo,
dato che era Punica cosa che contasse. Era Pessenza del
mondo di quegli antichi sciamani, il mondo a cui i prati-
canti moderni ambivano sopra ogni altra cosa.
Non sono stato io.adeterminare secondo un disegno pre-
ciso la struttura delle citazioni tratte da Una realta separata:
2% emersa in modo del tutto autonomo rispetto ai miei pro-
positi e ai miei desideris potrei dire addirittura che contra-
stava con cid che avevo in mente. Improvvisamente, la mi-
steriosa molla della ruota del tempo nascosta nelPordito del
libro si era tesa, e fu quella tensione a dirigere i miei sforzi.
Per quanto mi riguarda, allepoca in cui scrivevo Una
realta separata, avrei potuto in tutta sincerit& affermare di
essere felicemente impegnato in una ricerca antropologi-
casul campo, e lontanissimo dal mondo degli antichi scia-
mani. Don Juan la pensava diversamente. Da guerriero
esperto qual era, sapeva che non sarei mai riuscito adistri-
carmi dalla forza di attrazione dell intento che quegli scia-
mani avevano creato. Stavo annegando in esso, benché
non lo desiderassi e neppure ci credessi.
Questa situazione mi causd unvansia subliminale, che
non ero in grado di definire a chiare lettere, e neppure di
esserne consapevole. Permeava il mio agire senza che mi
fosse possibile soffermarmi su essa in maniera conscia, 0
cercarne una spiegazione. A posteriori posso solo dire che
avevo una paura mortale, benché non riuscissi a determi-
nare da cosa fossi terrorizzato.
Tentai pitt volte di analizzare questa sensazione, ma la
fatica e la noia mi sopraffacevano quasi allistante. Mi ve-
nivaiistintivo giudicare del tutto superflua quelPindagine e
cosi finivo per rinunciare. Mi rivolsi allora a don Juan,
perché volevo un suo consiglio, un suo input.
«Hai paura, tutto qui, fi a sua risposta. «Non c’ altro.
‘Non metterti alla ricercadi ragioni misteriose per questatua
6 \aura, La ragione ? proprio davanti ate, assolutamente alla
tua portata:& Pintento degli sciamani dell’antico Messico. Sei
alle prese con il loro mondo, e di tanto in tanto esso ti si pa-
lesa. Ovviamente,non® una visione che tu possa sopportare,
ma questo vale anche per me, e per chiunque altro.»
«