Download as pdf
Download as pdf
You are on page 1of 10
290 Muxcus Mons stesso Aventino (Servs Paul. Fest, 135 1: Murciae deae sacellums erat sub monte Aventino, qui dantea Mureus vocabatur). La posizione del sacello (che sarebbe stato preceduto da un altare ar- caico: Plin, nat, 15.121: ara vetus Veneri Myrteae) & ulteriormente precisata da Tert. spect. Consus, ut diximus, apud metas sub terra delitescit Murcias. Eas quoque idolum fait: Murciam enim deam amoris volunt, cui in ila parte aedem voverunt (sull'dentificazione di Murcia con Venus, oft. Plut, q Rom. 20; Apul. mex. 6.8; Aug. civ. 4.16). Uidemficazione del scl (Vener) Meri con quello i Venus Verticordia (v.) si rica- va da Serv. Dan. Aen, 8.636: wallis autem ipsa ubi circenses editi sunt, ideo Murcia dicta est, .. ‘quod fanum Veneris Verticondiaeibi fuerit, circa quod nernas e murtets fuiset,immaata litera Murciam appellatam. Tl sacello si pud riconoscere in vari documenti figurati con la rappresentazione del Circus, dalle monete, ai mosaici, ai rilievi (se ne veda una raccolta in Lugli, Fontes VIII (1962), tav. 14.21; Humphrey, 60 s., 9597 figg. 38-39, 55): esso vi appare come un tempietto (per lo pit tetrastilo), alPestremith SE del Circus. G, Wissowa, in Rescher I (199097), 32313238, Jordan - Hilsen 13 (197), 113s. Pltner - Ashby, 5545 Schilling ba eligon romaine de Venus 1954), 230. Torell, Lavinio (1984), 808, J. H. Humphrey, Roman Circ $25 (986), Carel, Foro Boaro (1988), 297-30, Richardson, Dictionary, 260, mee F, Coareli Murcus Mons. V. Murcia. Murr AURELIANT. La costruzione delle mura fu decisa dopo che la terza invasione degli ‘Alemanni era penetrata oltre il sistema difensivo predisposto da Gallieno lungo la direttrice Milano-Verona-Aquileia, e respinta da Aureliano, appena acclamato imperatore, nel 270 ¢ agli inizi del 271. Aureliano, secondo Hist. Aug, Aurelian. 21.9 His actis cum videret poss fieri ut aliquid tale iterum, quale sub Gallieno evenerat, proveniret adbibito consilio senatus muros urbis Romae dilatavit. Nec tamen pomerio addidit €0 tempore sed postea.; ibid. 39.2 muros urbis Ro- mae sic ampliavit, ut quinguaginta prope milia murorum eius ambitus teneant; cfr. Aur. Vict. Cas. 35.7 mauris wrbem, quam validissimis lexiore ambita circumscepsit ¢epit. 35.62 Hic muris calidioribus et laxioribus urbem saepsit, Chtonogr. a. 354 (278 VZ I, MGH, Chron. 148): Hic ‘muro urbem cinait, temaplura Solis et castra in campo Agrippae dediaavit, genium populi Romani sawsrewm in rostra posit. —————Tarrichiesta del consenso det senato'si-giustifica six per I’imminente spedizione in Oriente di Aureliano, sia perché il progetto doveva essere finanziato dal senato, che doveva anche espro- priare o cedere, se gid pubblici, i terreni necessari al passaggio delle mura (Homo, 221 s.). I lavori vennero iniziati nel 271 d.C., prima della spedizione contro la regina Zenobia di Palmi- 1, Aureliano et Basso consulibus (Consul, Constant., MGH, Obron. 1, 229: His consulibus muri uurbis coepti fieris cfr. chron, Pasch. ibid.: a. 273) e vennero proseguiti nel 275, Aureliano II et Marcello cos. (Cassiod, ebron. MGH, Chron. Il, 148.490 M; Eutr. 9.15.13 Hier. chron, a, Abr. 2291; Oros. hist. 7.23), Alla morte di Aureliano, nel 275 d.C, il disegno generale dellintero circuito delle mura ¢ la loro realizzazione dovevano essere quasi conclusi. Non sappiamo se i lavori continuassero sotto Tacito e Floriano, ma si conclusero sotto Probo nel 279, dopo nove anni circa (Zos. hist. 149.25 Cassiod. chron. MGH, Chron. Ul 148 M e ibid., chron. Pasch). In seguito, Massenzio avvid un ampio lavoro di bonifica, che non riusc} a portare a compi mento, cfr. Chronogr. a. 354 (281 VZ I; MGH, Chron, 1, 148): Maxentins .. fosatum aperuit, sed non perfecit. Secondo Todd, i lavori di Massenzié durarono sei anni, dal 306 al 312, mentre per altri vennero eseguiti solo nel 310 (Lugl, Cozza). L’esstenza e Ventitt di questi lavori, negata da Richmond, & stata invece riconosciuta da Cozza (Cozza 1987); trovano glustificazione, prima * nelPassedio di Severo, e poi nella minaccia di Costantind. Coarelli (in $RIT I (1986), 29-31) collega Pintervento massenziano con l'iscrizione CIL. VI 37118, dedicata a Attius Insteius Ter- tullus (PLREI Tercullus 6), praefectus urbi, trail 27 agosto del 307 e il 13 aprile del 308. L'iscri- Figs. 188-11 Fee. 190 ‘MURI AURELIANI 291 zione, che fu rinvenuta sulla Velia, nell’area della praefectura urbis, documenta per Tercullus la carica di praepositus fabrileae muri et portarum]. Secondo Coarelli (ibid., 403 n. 143), Viscri- ione CI, VI 37118 potrebbe riferirsi a spese sostenute per lavori alle mura. Come altri inter- venti edilizi, quello delle mura potrebbe essere stato completato da Costantino. Di eccezionale importanza sono ilavori, negli anni 401-402, di Arcadio ed Onorio, diretti da Fl. Stilicho (PLRE 1 Stilicho), audito rumore Getarum (Claud, 28.532). In quell’occasione le mura vennero alzate, realizzando un nuovo cammino di ronda scoperto sopra quello origi- nario di Aureliano, Le porte furono trasformate e dotate di controporte interne, Di tutta la difesa potenziata e ristrutvurata parla nel 404 Claudiano (28.529-536). L’intervento viene ricor- dato anche da tre lunghe iscrizioni, tutte uguali, collocate sullattico della porta Tiburtina (CIL VI 1190), sulla porta Praenestina (CIL VI 1189) e sulla porta Portuensis (CIL VI 1188). I] testo ricorda che ‘“essendo preferto della cite HI. Macrobius Longinianus (PLRE Il Longinianus), per suggerimento del maestro della milizia, Fl Stilicho, il Senato e il Popolo Romano restau rarono nella civtA eterna le mura, le porte e le torri, togliendo un’immensa quantit’ di ruderi”: Sfenatus) Plopuluslo(ue) Rfomanus) / Inapleratoribus) Caes(aribus) Dfominis) nostris duobus) in- victisimis principibus Arcadio et Honorio victoribus ac triumfatoribus semper augfustis) / ob in- stauratos urbi aeternae muro, portas ac turres,egestisinmensis ruderibus, ex suggestione eri) la rissimi) et inlustris / comitiset magistri utrinsq(ue)militiae Stilichonis, ad perpetuitatem nominis corum simulacra constituit, /curante Flavio) Macrobio Longiniano aire) clarssimo), praeffec) urbis, dfevoto) nfuminibus) m(aiestatibuslfue) eorum. Lanecessit’ di procedere a distanza di cent’anni dall’ultimo restauro alla eliminazione degli scarichi allesterno delle mura (egestis inmensis ruderibus), testimonia come nulla fosse stato fatto per mantenere in efficienza la difesa di Roma. La dettagliata Descriptio murorum conte- ‘nuta nell len, Eins (202-207 VZ.It) si basa forse su un elenco redatto in occasione dei restauri di Onorio o di quelli successivi di Belisario. Nonostante il masticio intervento, nel 410 la cit venne presa dai Goti di Alarico, che vi entrarono da porta Salaria, Sotto Teodosio Il e Valentiniano Ill, nel 440, venne emanato un editto peril retauro delle mura, delle tortie delle porte quae sunt labefactata, “che erano state distrutte”” (Novell. Valent. 3.5). , Invasori continuarono a provenire dal Nord, e gli attacchi avvennero quasi sempre nella zona tra la porta Salavia e la porta Flaminia, con la sola eccezione, nel 455, di Genserico, re ddei-Vandali-che-approdato-ad-Ostia; penetrd-nella cittk attraverso le vieWacque-del-Feve Nel 472, barbari con a capo Recimero saccheggiarono Roma per la terza volta nel secolo (HI. Grisar, Roma alla fine del mondo antico (1908), 63-83). Teodorico fece eseguire limitati restauri delle mura tra gli anni 509 (Anon. Vales., MGH, Chron. 1, 324.673 Cassiod. chron. MGH, Chron. Il, 160), 910 (Cassiod. wr, 1.25.2, 2.34.1) e 513, (sid, Goth. 39, MGH, Chron. I, 283);i restauri sono attestati anche da bolli di mattone (v. porta Asinaria e porta Flaminia). ‘Nel $35 Giustiniano invid in Italia Belisario che, sbarcato in Sicilia, giunse a Roma per la porta Asinaria, mentre i Goti fuoriuscirono dalla parte opposta, da porta Flaminia. Anche Be- lisario, responsabile della difesa di Roma, decise di restaurare le mura. II suo intervento, pur ampio ed importante, non ne cambid sostanzialmente Paspetto, quello stesso aspetto in gran Fr © rrr cc del re ostrogoto Vitige ¢ della difesa organizzata da Belisario dal febbraio del 537 al marzo del 538, & dettagliata sia nell.aspetto tecnico, che storico. Le mura restaurate da Belisario resi- stettero agli assalti sj comincid allora ad adottare Paccorgimento di tamponare porte e fine- stre, per ridurre i luoghi da difendere. A nulla tuttavia valse la difesa onganizzata da Belisario contro il tradimento degli Isauri che aprirono la porta Asinaria agli Ostrogoti. Dopo la ricon- quista Belisario, non disponendo neppure di calce, restaurd le mura in 25 giorni con sassi e rate, ¢ potenzid il fossato lungo tutte le mura, 292 /MURI AURELIANI Belisario fu richiamato a Costantinopoli e nel 546 Totila, il nuovo capo dei Goti, sia per Vinefficenza della difesa di Bessa, sia grazie aun nuovo tradimento degli Isauri poté entrare per la porta Ostiensis. Totila demol\ parte delle mura (Proc. bell. Goth. 3.16-24). Nel 549 la citta fu ripresa ancora una volta dai Goti (Proc. bell. Goth. 3.36), ma nel 552 Narsete, assunto il comando al posto di Bessa, riconquist® il Mausoleo di Adriano (Proc. bell. Goth. 4.33 s.). Probabilmente egli restaurd le mura e le porte, cost come ricostrul ponti (cfr. CIZ VI 1199), Liintervento pit significativo di Totila fu la trasformazione in roccaforte del Mausoleo di Adriano, gid considerato testa di ponte nel sistema difensivo di Aurcliano, ed il suo inserimen- to quale caposaldo nella cinta difensiva; infattivutta la difesa della cittd viene dai Goti concen- trata in un accampamento nella zona vaticana collegato all’Adrianeo attraverso una bassa mu- raglia, trasformando cost ’antico, maestoso sepolero in una vera e propria fortezza (Proc. bell. Goth. 4.33 s.); cfr. C. D'Onofrio, Castel $. Angelo (1971) e Il Tevere e Roma (1968). In ogni caso, le mura resistettero agli assalti dei Longobardi (573-593). Con Panno 552 termina la storia cantica» delle mura di Roma, che vennero restaurate dai papi Sisinnio nel 708 (Lib. Pont. 1, 388), Gregorio II nel 725 (Lib. Pont. I, 388), Gregorio I nel 731 (Lib, Pont, I, 396) ¢ Adriano I nel 772 (Lib, Pont. I, 501): Verum etiam et muros atque turres buins Romanae urbis quae diruti erant et usque ad fiundamenta destructi renovavit atque utiliter omnia in circuita restauravit. Anche papa Leone IV (847-855; Lib, Pont. I, 106 s., 123-128) restaurd quindici torti e, dopo la scorreria dei Saraceni nella Basilica Vaticana nell'846, fece costruire le mura intorno al Vaticano, la Civitas Leonina (847-853). Le mura di Roma perdono ta il X e il XIV sec. sia il loro valore di baluardo e di difesa, sia la loro continuit’ strutturale: la difesa della cittA & oramai affidata a singoli nuclei fortificati di palazzi, chiese e conventi, che assumono varie funzioni strategiche. Aleuni trati delle mu- 1a, in particolare quelli lungo il fiume a SO tra porta Ostiensise la porta Portuensis vengono abbandonati e a NE, lungo il Campo Marzio e il Trastevere, vengono assimilate dal tessuto delle abitazioni sorte sull’argine del fiume perdendo ogni valore difensivo, e infine vengono sostituite dalle mura Leonine, Alcuni ambienti nelle torri e nei camminamenti nelle zone pit decentrate vengono trasformati in oratori da eremiti: quello di S. Margherita si trovava tra porta Asinaria &V Anfiteatro Castrense, altri alPinterno di Porta S. Paolo (v. porta Ostiensis) * ¢ in una torretta tra porta Appia e porta Ardeatina. ‘Successivamente con papa Martino V (1417-31), ma soprattutto con papa Nicold V (1447-55) tuto il perimetro delle mura-venne-riparato-secondo-le indicazioni di-Eeon Battista Alberti, —— che le cita come esempio di buona fortificzzione ne! libro IV del suo De re zedificatoria: pos- siamo considerare questo il primo vero restauro moderno delle mura. Dopo il Sacco di Roma del 1527, quandg le truppe di Carlo V riuscirono a penetrare nella cit dalla parte di Borgo fra il Tevere e Porta S, Pancrazio, le mura apparivano multae.. collapsse, multae et vetustate corrosae, ut in dies riumam minentur, secondo la descrizione del giurista J. C. Fichard, in visita a Roma nel 1537 (J. Fichard, Italia (1815), 1618). Sotto papa Paolo I nel 1534, la minaccia sempre maggiore dei Turchi nel Mediterraneo consiglia una nuova strategia difensiva di Ro- ‘ma: nei progetti affidati ad Antonio da Sangallo il Giovane ea Michelangelo c’é Pidea di utiliz~ zare la cinta di Aureliano, ma anche di reintegrate quella repubblicana. Dei diciotto bastioni previsti, vennero realizzati solo quello Ardeatino e quello della Colonnella. Infine, Urbano VIM (1623-1644) fece costruire una cinta bastionata intorno al Gianicolo e progettd un vastissi- mo sistema difensivo, mai atvuato, che avrebbe almeno in parte utilizzato le mura di Aurel no (G. Gigli, Diario Romano 1608-1670 (1958), 86 s., 225 5. 250 s,). , Interventi di restauro in tutti i tratti delle mura nel corso della loro millenaria storia sono testimoniati da iscrizioni o da temmis oltre ai papi gid citati, commemorano interventi di Niceol® \V, Giulio Il, Paolo If, Pio IV, Alessandro VIL, Urbano Vill, Clemente Xi, Benedetto XIV, In- nocenzo X, Pio IX. Ai papi si alternano nell’opera di restauro i «Conservatorin, cio’ il Senato Romano, come testimonia uniscrizione del 1157 a Porta Metronia (v.). MuRt AURELIANI 293 Nel 1818-19 G. Valadier redasse un progetto di sistemazione e restauro delle mura (ASRo- ma, Consiglio d’Arte, busta 125). Nel 1848 i restauri furono ripresi a cura del Comune di Ro- ma in forza del Motu Proprio di Pio IX, che aveva decretato il passaggio delle mura dallo Stato Pontificio al Comune di Roma. Dopo'l 1870, allorché le truppe piemontesi aprirono una breccia nel tratto di mura tra Porta Salaria e Porta Pia, ebbe inizio la moderna trasformazione della citta, e nelle mura si cominciarono ad aprire nuove porte. Nonostante il dettato di Pio IX, Je mura rimasero sotto il controllo del Ministero della Guerra e quindi inserite nel Demanio Militare del nuovo Stato Italiano. A seguito della dichiarazione, nel 1895, da parte dello stesso Ministero della loro inadeguatezza difensiva venne riconosciuta al Comune di Roma la pro- prietd delle mura; la consegna si concluse solo nel 1919. 1 progetto, Ad Aureliano sono da attribuire le pid importanti decisioni relative alla costru- zione della nuova difesa di Roma, che risultd per progetto e tecnica edilizia omogenea, senza varianti di percorso e senza discontinuit3 nella realizzazione. Il tracciato fatto studiare da Au- reliano agli architetti militar, o elaborato dallo stesso imperatore, uomo praticoe uso all'azio- ne militare, & principalmente dettato da ragioni di carattere strategico, ma il percorso delle mura sembra spesso dettato da motivazioni pratiche, di opporcuniti, di protezione di proprie- 18 imperiali o di edifici pubblici. Anche il Tevere rappresenta tna situazione naturale utilizza- ta nel sistema di difesa, quale enorme fossato. Le mura seguono in genere la dorsale delle colline e intersecano, rispettandola, la pit antica viabilitd con porte o posterule su diverticol, in genere collocate nelle depressioni tra un’altura Valera. A numerose porte delle mura repubblicane ne corrispondono due in quelle aureliane a causa della biforcazione di antiche strade (ad es. le vie Salaria e Nomentana; Labicana e Prae- nestina; Latina ed Appia). Vegetius nell’Epitoma rei miliaris (libri 1-6, 17, 26), un testo dedicato ai problemi delle fortificazioni e della guerra scrito intorno alla fine del 1V sec., consigliava per il percorso delle ‘mura cittadine la forma stele, in quanto tale schema garantiva una migliore difesa, Nelle mura di Roma sono effettivamente riconoscibili sete punte (numero magico come i sette col- li, i sette re étc.) ed alcuni studiosi ricollegano la forma stellare o radiath alla ideologia solate di Aureliano, oppure vi hanno visto la forma di un’aquila, simbolo dellimpero romano (M. Fagiolo, Roma antica (1991), figg, 1-23). La presenza in posizione «stellare» delle porte sulle Principali-vie-di-comunicazione-verso it-Nord; it Sud-e Oriente, vr comungue ricercatz€ verificata nella genesi del sistema viario romano. U rapporto tra linea delle mura e linea del pomerium (e.), 0 con cinte daziarie, non 2 propo- nibile, se nan nel senso di un accorpamento in un unico tracciato di tutte queste necessit’, in primis quella difensiva, comprensiva anche di quella daziaria imperial sulla linea degli oc- troi (CIL VI 1016a-c, 8594, 31227; 115375; Lugli, Monumenti MI (1934), 141). Secondo Hist. Aug. Aurelian. 21,10, il pomerio non fu esteso quando fu decisa la costruzione delle mura; solo nel 274 d.C., dopo le vittorie sui Germani su Palmira, Aureliano decise che la linea del pomerio dovesse coincidere con quella delle mura (cfr. Homo, 305), In merito agli aspetti giuridico-amministrativi, 8 opportuno notare che la divisione augu- stea della cited in quattordici regioni aveva gid in modo preliminare, oltre che diviso un quar- tiere dallaltro, posto in essere un ideale confine tra cite suburbio, Quale differenza ci sia stata tra questo limite usque extrema tectorum, di tipo fiscae,e il perimetro delle mura di Aure- liano, di tipo difensivo, & difficile dire. Le mura non compresero tutta la itt, ma attraversaro- no alcune regioni augustee: la, la V, la VI, la Vile la XIV. Plinio (nat. 3.65-67) riporta la noti- zia di moenia urbis con trentasette porte, limite esistente ai suoi tempi e sul cui significato non ¢'é concordanza tra‘glistudiosi, Si trata molto probabilmente di posti di bloceo per il dazio, che potevano essere in qualche modo sbarrati per i controllie che certamente sono stati tenuti presenti nel progetto aureliano. 294 MURI AURELIANI Molti clementi preesistenti condizionarono l'andamento delle mura, Nella zona densamente abitata del Campus Martius, delimiata dalla grande ansa del Tevere, secondo quanto racconta Procopio (536 d.C.; bell. Goth. 1.19 e 2.9) sembra che il muro fosse piuttosto basso ¢ avesse solo 16 torri che per un tatto cosi lungo dovevano essere molto di- stanziate luna dalPalua e distribuite irregolarmente, poiché si contava sulla difesa da parte del fiume. Nel settore urbano 2 Ne a NE fino a SE, le mura rimasero il limite invariato della difesa di grandi proprieth a giardino ¢ a vigne, sa in epoca antica che in epoca moderna. Il settore ESE 8, inoltre, caratterizzato dalla sovrapposizione delle mura ai condotti su arcate delle aguae Claudia - Anio Novus e Marcia - Tepula - luli, situazione che si ripete, nel Cinquecento, con PAgqua Felice di Sisto V che sull’Esquilino si sovrappone all’aqua Claudia, In almeno tre casi arco di passaggio di un acquedotto venne a formare Ia parte interna di una controporta 0 a questa si addons, v. porta Praenatina e porta Labicina, porta Tiburtina, porta Appuas ce anche porta Septimiana. Significativo ai fini difensivi il rapporto tra mura e caserme. Lcastra Practoria (v.) vennero inclusi con una estensione del percorso; nella zona Lateranense, il limite $ dei cxstra Equitum Singularium (y.) corrisponde ad un tratto delle mura, che formano qui una caratteristica rien- tranza ad E della posterula Lateranense (v.). La concentrazione nella zona SO di interessi commerciali connessi con i collegamenti via fiume e via terra con il porto di Roma, determinarono la scelta di comprendere all’interno delle mura tutta Parea degli horrea, sia a sinistea che a destra del Tevere a garanzia dei riforni- menti alimentari della cit I percorso difensivo di Aureliano sfrutta esistenza di proprieta del demanio imperiale per una lunghezza di pit di cinque km per evitare gli enormi costi degli espropri (Homo, 276). L’ inserimento di tombe e edifici privati nelle mura e nelle porte dimostra che le esigenze di carattere generale non potevano tener conto degli interessi dei singoli proprietari. Fu straregia economica non certo da poco quella di utilizzare, espropriandoli, edifici preesistenti che pre- sentavano il vantaggio di considerevoli risparmi in tempi e in costi di costruzione. Furono riutlizzati, con opportune trasformazioni, sia le strutture git in elevato, sia i materiali degli edifici demoliti. Talvolta, inserendo nel percorso edific preesistenti, si venivano perd a ereare delle anoma- Jie costruttive a discapito della funzionalit} militare e della stabilitA stessa, come ad es. nel caso dell’interruzione del camminamento in corrispondenza della piramide di C. Cestius vieino alla porta Ostiensiso la facciata di una casa o di una cisterna presso porta Tiburtina. La fretta con la quale venne realizzata opera & indicata dal fatto che gli edifici inglobati non vennero neppure spogliati delle parti marmoree o decorative: un ninfeo con incrostazioni di conchiglie € pomic, ¢ con tute le sue statue di buona fatrura venne scoperto nel 1884 nella demolizione di un tratto di mura per Pattuale Via Tiburtina (G. Gatti, BCom 1886, 308-318; R. Volpe (a cura di), Aqua Marcia, in stampa). Lanciani (1892) fornisce un elenco dei principali edifici inclusi nelle mura assieme alle loro dimensioni, per un totale di un decimo del perimetro (Richmond, Wall, 64): ~ gli horti degli Acili(v.) sul Pincio (il Muro Torto): m. 5505 il muerus ruptus era lo spero~ ne di un muraglione di rinforzo dei soprastanti ort, franato in epoca imperiale imprecisata, ma prima della costruzione delle mura. Era. nicchie, ripetute nel disegno del muro di fodera costruito da Valadier; — i castra Practoria (v.) det tiberiana: m. 10505 — le arcate dell’aqua Marcia presso porta Tiburtina: m. 800; — le arcate dell’aqua Claudia e dell’Anio Novus: m. 475; — il circus Varianus, il Sessorium e Vamphitheatram Castrense (100 m.), v. horti Spei Veteris; Panfiteatro fu ridotto ad un solo piano da Paolo IV (1555-1559); — Ia recinzione degli horti Sallustiani: m. 1200 (di cui perd non si ha traccia) MURI AURELIANE 295 A questi vanno aggiunti: — resti di una casa o cisterna presso la porta Tiburtina: m. 32 (R. Volpe (a cura di), Aqua ‘Marcia, in stampa); le sostruzioni delle proprieta dei Laterani della meta del Ill sec.: m. 270 (Lugli, Monumenti U, 143.) la piramide di C, Cestius: m. 30 (x. sepulerum: C. Cestins, sepoleri vari, presso la posterula di Vigna Casali, presso porta Ardeatina, presso porta Salaria (v.sepul- rum: M, Artorius Geminus, cd. sepolcro dei Platorini), non quantficabili esatzamente- Inol- tre, mole torri ai lati delle porte poggiano su sepoleri, v. porta Flaminia, porte Nomentana, porta Tiburtina, porta Praenestina e porta Labicana (chr. sepulcrum: M. Virginius Eurysaces), ¢ la posterula Ardeatina. Le mura risultarono alla fine lunghe km 18.837 (R. Lanciani, Ruins, 68) cio? 127 ¢ non 50 miglia, come ricorda Hist. Aug. Aurelian, 39.2 (cit.). Recinsero un’area di 135 ettat {La data della costruzione, dal 271 al 279, viene confermata indirettamente dalla cronologia degli edific inclusi nel circuito, che non sono posteriori alla meta del IM sec. dC. i eastra nos ‘va Equitum Singularinm sono degli anni 193-197; l complesso residenziale del Sessorino & del. Fepoca di Elagabalo (218-222 d.C.). Una riprova dela Gatazione in eth aurelianen elle musa sulla riva desta del Tevere & fornita dalle cellae vinariae Nowa et Arruntiana (v), situate lungo il fiume, che furono tagliate dalle mura: lo scavo ha permesso infatti di stabilire che il loro uso dovette cessare prima della fine del Mil secolo (L. Cozza, BCom 91 (1986), 103-130) ‘La strutturd. La costruzione delle mura di Roma rappresentd la pid grande impresa edilizia della seconda met’ del It sec. d.C, Cost come ogg’ si presentano, esse sono il risultato di tra: sformazioni avvenute nel tempo, trasformazioni non sempre facili da riconoscere e per le qua. Ui solo un attento studio della stratigrafia delle murature permette di ricostruire Fimpianto originario. Una descrizione delle mura & conservata nell appendice all'Itinerario di Einsiedeln (databi- le al IX sec.) basata probabilmente su documenti pid antchi, forse della seconda meta del VI sec. (202-207 VZ Ul; Lugli, Fontes 1, N. 40) da Jordan (U, 174) e Lugli (Monumenti l, 158-161; Hinerario, 47) acribuita'ad Ammone (Olympiod. Theb. FAG IV, 67 b), mentre Richmond (Wall, 44-49) argomenta per una data posteriore al 440 0 anche al 552. Vi sono elencate 383 torri (inchise le 6 del Mausoleo di Adriano), 7020'propugnacula o metli per il riparo degli arcer, 14 porte 5 porte secondarie (posternae), 116 corpi di guardia con i relativi servizi (necessera), 2066 finestre grandi (forinsecus) per le artiglieri, oltre ad un numero non calcolato di finestre ‘minoti-o feritoie (ogni-10 pied): Frecessaria; sive foctnecessarii eran le latrine;costruite al’ = stemo del muro, a disanze variabil specie di balconcini pensili di forma semicircolare, pop. sianti su due mensole di travertino (v, porta Salavia) Altre descrizioni delle mura sono ripor- tate in: Index coemeteriorurn (RendPontAcc 1 (1921-23), 194); Benedetto diS. Andrea del Scrat- te, chron, (G. Zucchett, in Fonti per la storia d'Italia LV (1920), 186); Mirabilia 1 (17 V2 Il), Graphia aureae Urbis 13 (80 VZ Il); De mirabilibus (181 VZ Ih). Le caratteristiche architettoniche sono di estrema semplicitd. La parete verticale& di limitae «3 aleezza; in media le strurture aurelianee erano alte 26 pied (da m. 7.80 m. 8) e raggiungeva. zo solo in alcuni casi i 10, con Onorio i 12 metri. La fondazione & formata da due strutture parallele in opera a sacco, addossatee interconnesse unaall'altra di 12-14 piedi (m. 3.50-4.00). 1 paramento di Aureliano & a cortina di mattoni (Lugli, Tecnica, 614-616: periodo IX), La tecnica @ quella dei grandi edifici pubblici del I sec; i laterizi sono di fabbricazione recente {alti em 3.5), di colore rosso chiaro, tagliati a triangolo, oppure irregolario in forma trapezoi- dale, di recupero da scarichi, da vecchi depositie, in minima parte, da edifici demoliti. La scel- ta eta dovuta ai ristreti tempi di approvvigionamento; tuttavia la cortina 8 regolare, con strat di malta biancastra e terrosa, alti in media em 2.2.5; filari sono irregolari solo dove la diffe- rente altezza dei laterizi lo impone. Il modulo é di cm 28-31 "Nella fase massenziana compare invece il caratteristico paramento a ricorsi ti mattoni ¢ di tufeli alternati per le parti a muratura continua, mentre nelle parti strutturali, arcuazioni, pilastri, sottarchi, finestre e porte, ¢ a cortina later 296 ‘URI AURELIANI I muro d’epoca aurelianea ha un camminamento quasi sempre scoperto con il parapetto alto 1m. ca, e merli ad intervalli regolar. I parapett esistenti sono di due tipi: quello aurelia- neo @ pit rado con merli alti cm 60, larghi cm 45 ¢ distanti 3 m. (10 piedi)s altro ha merli pit grandi (cm 90 per 75), distanti da un minimo di cm 75 ad un massimo di m. 1.50. Questi ultimi appartengono alla fase massenziana e sono in muratura listata ‘Con Areadio ed Onorio, nel 402-403 d.C., un nuovo camminamento venne creato sopra quello scoperto di Aureliano, in relazione alla nuova altezza delle mura, La struttura muraria, ddel tutto simile alla tecnica ediizia dell’architertura paleocristiana, 2 a cortina lateriia, Tl camminamento in genere 8 coperto nei punti in cui l'altezza delle mura doveva essere aggiore per ragioni difensive. In questo caso la struttura raggiunge un'altezza di m. 10.30 c presenta una galleria a volta con grandi arcate verso linterno della cita e strette feritoie v so Vesterno (alte cm 60 ¢ larghe 10-12, disposte alla distanza media di m. 2.96 = 10 piedi e operte in genere da un blocchetto di marmo); al di sopra si trova il cammino seoperto di ronda, In altri casi il muro fascia terrapieni, come nella zona del Pincio, deve non aveva biso- ¢gno di ulteriori strutture di difesa, mentre nei castra Practoria (v.) il muraglione di recinzione vvenne rialzato di circa m. 1.20, ciot da m. 2.96 am. 4.16, m, 5 con la nuova merlatura; vennero chiuse le porte N ed Est. Massenzio (0 forse Onorio) rialzd le mura di altri 2.50m. ¢ rinforzd il lato N con torri quadrate di tipo particolare. Tl cammino di ronda, a cui larghezza doveva permettere il passaggio di due soldati nei due sensi (Vier. 1.56), come pure le torri, sono segnati all’esterno da una sottile cornice di mattoni 42 marcapiano. In epoca massenziana il cammino di ronda coperto venne esteso, salvo rare ec- cezioni, a tutto il circuito delle mura e in aleuni casi raddioppiato. ‘gai 30 m. (100 piedi = m, 29.60) una torre di forma quadrata con quattro finestre (Ave sulla facciata verso Pinterno della cittd e due ai lati) nella fase aurelianea, sporgono di 12 pied (m. 3.55) dalla linea delle mura erisultano in genere 5 m. pid alte dello stesso camminamentos tuna scala al centro della torre permetteva P’accesso ai piani superiori. Le finestre servivano per posizionare macchine da guerra con il sistema a getto di pietre (onagri). ‘Le torri d’epoca onoriana hanno due camere sovrapposte; quella superiore & a pianta qua- rata, con 10 aperture axcuate sulle pareti (alte tre piedi, cm 90 cx), di cui otto sono finestre, tre delle quali danno sullesterno, e due sono i passaggi di comunicazione con il camminamen- to. Le feritoie verso il nemico hanno parapetti interni concavi per Pappoggio delle bullstae. Sono coperte con volte conoidiche poggiamti agli angoli su quattro cuflie in caleestruzzo, i parte gravitand sulle pareti su tre mensole lapidee. Verso Palo, Ta pianta quadrata diventa ttagona, ¢ su quest etima poggia la cupola, composta di otto falde triangolari riunite al verti- ‘ce; a volta veniva gettata su un’armatura di tavole, di cui rimangono vistose impronte. I! tetto delle torri a quattro falde con copertura di vegole e sotto un rivestimento in cocciopesto permeabilizzante; il tutto poggia su piccole mensole di marmo, presenti nell’architetwura d’e- poca dioclezianea. Le scale peril piano superiore salivano lungo le tre pareti esterne (Cozza 1987). Sul lato esterno la difesa delle mura venne potenziata con un fossato costruito, solo in parte, da Massenzio e probabilmente rinforzato da Belisario. : I dislivelli del terreno, spesso anche di sensibile portata, vennero risolt all’attacco delle tor- ri, Tratorre e torre il camminamento é in piano lungo quasi tuttoil percorso; in caso di neces- Sid si increment® l'altezza della torre e, per accedervi, si aument® il numero dei gradini tra camminamento e quota della torre. Laddove le mura, per svariati motivi, dovettero flettere con angoli ottusi o pid raramente acuti, la cerniera avvenne sempre a contatto con una torre; in tal modo risultd rinforzato quello che poteva essere un punto debole della difesa. Le croci greche e laine scolpite sugli archi delle porte Pinciana, Latina, Appia e Ostiensis, che in genere vengono attribuite ad Onorio, trovano un confronto con altre croci realizzate ‘con i mattoni, sempre nella muratura onoriana. Si tratta molto probabilmente di segni devo- zionali eseguiti dagli operai (Cozza 1987, 26-39). La presenza di sporgenze, tut’uno con i Bloc- chi di rivestimento in marmo delle maggiori porte (Appia e Pinciana), sono state spiegate co- ‘MUR! AURELIANI 297 re elementi fallici apotropaici (G. B. Giovenale, ‘Simboli tutelari su porte del recinto urba- no’, BCom 1930, 183-267), ma una spiegazione pit credibile & che sitratti di resi di ne e di cantiere, che potevano facilitare la messa in opera dei blocci, poi mai rifinti. Le maestrance. Il progetto deve essere stato elaborato da architetti militari, ma la costruzio- ne delle mura, normalmente eseguita da soldati, venne affidata a corporazioni urbane. Secon- do Malalas (chron, 12.5.128 C): “Aureliano costrinse tutte le corporazioni operaie di Roma a prestare la loro opera. Grazie a questa misura, il muro fu prontamente terminato. L'impera- tore allora, con un decreto, diede il nome di Aureliani a tutti coloro che avevano collaborato all'impresa”, L'affermazione di Malalas & verosimile per due motivi: per l'assenza da Roma dei militar, impegnati in Oriente contro la regina Zenobia di Palmira, e per la grande impor- tanza che le corporazioni avevano assunto in Roma dal Il sec. dC. Strade e porte, Le fonti antiche tramandano un numero enorme di porte, trentasei o trenta- sette (Curiosum, 161 VZ I; Notitia, 187 VZ Ig Pol. Silv. 310 VZ.1), ma in effetti dovevano essere ‘molte di meno, per ovvie ragioni di difesa. Ogni strada che usciva da Roma ebbe comunque la sua porta o posterula:alcune erano pits monumentali, perché pit important erano le strade che da esse si dipartivano, altre, le posterulae erano solo delle aperture per necessit di tipo particolare e per il traffic locale. In totale sono 17 le porte principali, 14 sulla riva sinistra (porta Flaminia, Pinciana, Salaria, Nomentana, Clausa, Tibwrtina, Praenestina e Labicana, Asinaria, Porta Metronia, porta Lat nna, Appia, Ardeatina, Ostiensis)e3 sulla riva destra (Portuensis, Aurelia, Septimiana). La tipolo- gia delle porte (Lugli, Monumenti Il, 152 s), in eta aureliana, previde per le pid. imporcanti tun accesso a doppio fornice per i due sensi di marcia (I tipo). La struttura 3 in travertino (porta Ostiensis, Appia, Portuensis, Flaminia), Gancheggiata da torri semicircolar, Per ragioni di mag- gior controllo ¢ sicurezza, le porte “a doppio fornice” tendono ad essere ricondotte, in una fase successiva, ad un solo fornice verso l'esterno della cited, mantenendo il doppio accesso solo nella controporta verso linterno, In genere questa trasformazione viene attribujta al pe- riodo di Arcadio ed Onorio (G. B. Giovenale, ‘Le porte del recinto di Aureliano ¢ Probe’, ‘BCom 1931, 9-116); rinforzi nel basamento delle torri situate a lati delle porte sono in mar. mo, in genere bianco di Carrara. Le porte maggiori erano fornite di una controporta 0 corpo TT ——SS= golare (porta Pinciana, Salaria, Nomentana, Tiburtina, Labicana e Praenestina, Latina, Appia © Ostiensis) ‘Le altre porte erano ad un solo fornice in pietra, travertino 0 marmo (II tipo), fiancheggia- to da torti semicircolari, anziché quadrate: le porte Pinciana, Salaria, Tiburtina, Labicana, Prac: nestina e Latina sono ad un solo fornice in travertino. Le porte di minor importanza (II tipo) vennero aperte nel tratto retilineo tra torre e tor- re; erano prive di una difesa appositamente creata, ma si avvalevano di quella fornita dalle tor- ri adiacenti. Erano ad un solo arco con paramento di mattoni (Porta Metronia, porta Asinaria fase, porta Pinciana 1 fase). Le posterulae, porte ciot di interesse quasi privato oppure ubicate su strade di secondaria importanza, erano sempre ad una sola apertura coperta a piattabanda di mattoni ed arco di scaricos alcune presentano stipiti in travertino, Larghe generalmente dam, 2.20 a 2.80, si apri- vano tutte nelle rientranze delle mura fatte appositamente per fornire una difesa naturale (po sterula presso il Castro Pretorio, p. presso il Laterano, p. degli horti Liciniani, p, Ardeatina di Vigna Casali). Tra queste aperture minori, le pit importanti erano quelle che si aprivano nel tratto di mura che costeggiava la grande ansa del fiume, ad abbracciare il Campus Martius, Qui sisvolgevano, fin dalle epoche pit antiche, i traffic che sfruttavano il fiume peril traspor- 10. In questo tratto le mura aureliane crollarono ben presto, ma i nomi delle posterule rimase- 298 MURI AURELIANI +o nei documenti fino al sec. XY, legate com’erano quelle aperture alla riscossione di pedagei, tasse o gabelle: posterula di San Martino, posterula della Pila (Pigna?), posterula di Santa Lucia © quattuor portarum, psterula Domitia, posterula de Episcopo, posterula del Vicolo del Polverone. La chiusura delle porte con chiavie sbarre di ferro (Proc, bell. Goth, 1.14.15,25.15; 3.20.15, 24.34; 4.33.27) avveniva per lo pid mediante saracinesche, che scorrevano entro incassi pratica- ti negli stipiti di pietra e venivano manovrate dalla camera soprastante la porta mediante car- rrucole e corde fissate su apposite mensole di travertino (porta Asinaria, porta Appia, porta Ostien- ss); nella porta Appia il sistema di chiusura era duplice, sia a saracinesca, sia con due battenti in legno ad incastro. Con il tempo il nome delle porte cambits i riferimenti alle antiche strade vennero abban- donati e prevalse il richiamo ai luoghi, in particolare a quelli religiosi (luoghi di culto, cata combe), ai quali conduceva la strada che da quella porta usciva: Ia porta Aurelia © Cornelia diviene Porta S, Pietro, la Flaminia prima Porta S. Valentino e poi Porta del Popolo; porta Nomentana prende il nome di Porta S. Agnese e la porta Tiburtina diviene Porta 8. Lorenzo; ‘porta Praenestina verti chiamata preferibilmente Porta Maggiore dalla basilica diS. Maria Mag- giore e la porta Asinaria diviene Laterana; porta Appia prende il nome di S. Sebastiano, porta Ostiensis si trasforma in Porta S. Paolo, Storia degli studi. Descrizioni sommarie del circuito delle mura sono frequenti fin dall’epo~ ca antica, v. la descrizione di Roma di Zaccaria Retore del 596 (Cod. Syr. Vat. 145320 ss. VZ.1)¢ relativa epitome (Cod, Brit. Mus. Add, 12154, datata all’ VII seo 334.20 VZ.1). Le ri- troviamo nelle Variae di Casiodoro, nell’indes. Coemeteriorwm, nell'Iinerario di Einsiedeln, nel Chronicon Benedict, nella Descriptio Plenaria, nella Graphia Aurea Urbis Romae, nei De mirabilibus urbis Romae, nell’ Anonymus Magliabecchiaras. Le guide della cittA di Roma, ad uso soprattutto dei pellegrini in visita ailuoghi della memoria dei martri, descrivevano tutte il primo grande monumento incontrato dal viaggiatore: le mura. Racconti enfatic e fantasiosi si ritrovano soprattutto nel mondo arabo, dove i mercanti di ritorno dai loro viaggi nel Medi- terraneo, raccontavano di una cittd dai verdi tetti di piombo con le mura di marmo lunghe quaranta miglia e di porte d’oro." , ‘Nel Rinascimento: Poggio Bracciolini (De varietate Fortunae, 230-232, 244-245 VZ IV), Leon _ Battista Alberti (Descriptio Urbis Romae, 212-214 VZ IV), Nicholas Audibert (1574-78; v. Miinz 1885). Descrizioni, pit o meno accurate, giungono fino-alle-pity recenti-del"700-e-del-"800, come quelle dovute a Nardini, a Nibby con illustrazioni di Sir W. Gel, a Piale ¢ allo stesso Lanciani, Le rappresentazioni grafiche dellintera cittd hanno sempre le mura antiche come punto di riferimento (le piante di Tempesta, Maggi, Vasi e Bianchini, Rossini, Piranesi etc: cfr. Frutaz, Roma). Gli studi scientifici dedicat alle fortificazioni aureliane iniziano con Vopera di I. A. Rich- mond, Di recente L, Cozza, che per anni ha restaurato e curato le mura di Aureliano, ha dato Pavvio ad uno studio analitico dei singoli tratti, “da porta a porta”, con particolare attenzione verso Panalisi della struttura e la successione delle varie murature, attraverso la cui lettura si riesce a ricostruire la storia delle ristrutturazioni e dei restauri. G. Vas, Delle magnificence di Roma aioe e moder, lilo primo che conten le Port Mus di Roma (1747, con tt a er a tama Nyc gnidi A. De Romanis(1818), 49.97, A, Nibby, Le Mine di Roma, dsegnate da Sir W Gell 1820). A. UggerJournde Dittoresque et instructive da tows desir de Rome 1XXX (1828) L, Rossini, Le antcitd Romane in rumero di 401 vedute, Porte e murs del vecinto di Roma (1829) Ch, Bunsen, Beschreibung der Stie Rom | (1823), 6446782 L.Ricciardell, Levedute dle porte mara di Roma (1832), S. Pale, Dele mura Aurelian di Roma (1833) A. Nib- by, Roma nellenno 1836 1 (1938). W. A. Becker, De Rize veers murs atque ports (142), part. 107-130, H,Par- keh, The Archaeology of Rome (1874), C. Corser, Delle posgrletberine tra a portaFlaminiaeil pone Giant colense’, AvcbStorRom 1 (1878), 79121, 137-171. Jordan L1 (1878), 340392, C. Quarenghi, Le mre di Rom con na aig deri (1880) M. Cro Rome, Noe droped (4). E Mie. Ts po rents antiques de Rome 4 Pépogue de la Kensissance con deserizione delle mura e delle pore di N. Aveiber, MURI AURELIANE: PORTA APPIA 299 157479) RA 6 (1985), 2741; 7 (1886), 124138, 24242, 336340; 8 (1886), 33-9, 319335; 9 (1897), 5458, M, Bor gat, Lemara di Roma (1887) R,Lanciani,Le mura di Aurliano e Probo', BCom 1892, 87-111; FUR (1893-1901), uns (1897), 68.81 (ea ital, 1988, 7349). T. Hodgkin, The Wall, Gates and Aquedcts of Rome (1899 ~ Iily «and ber Invaders IV (1685), 99-106). Homo, Esa at le ign de Vemperenr Auden (1904), 21406, G. | eft “A, W, Van Buren - H.H. Armstrong, Stamps on bricks and tls from the Aurelian Wall at Rome’, SPASR 11905), 186. E, Rocchi, L font striche del ercitetra mitre (1908). 1, A. Richmond, ‘lipo architetonico delle mura e delle pore di Roma cosuite dallimperatore Aureliano', BConi 1997, 41-76, "The Relation of the Praetorian Camp to Aurclian’s Wallac Rome’, BSR 10 (1927), 12.22. Platner = Ashby, 348-350 I. A-Richmond, The City Wall of Imperial Rome (1930). G. Giovenae, ‘Le porte del recinto di Aurelie Drobo’, BCom 1931, 9:16, G, Logl, Monument I (1934, 138-261. F, Frgeio, Antic pone di cit alice romane (1938), 26236, G. Gatti ‘argnstura del Tevere a Marmorata (un manoscrttoinedto del P, Luigi M. Bruzza), BCom 1936, (770.1. Bloch (1938, 1947), 313. Mathie, Resauri del Valder alle ma ureliane’, Roma 20(1942) 119-138 Calin, Calo (194), 108-32, 330333, 343. C. etangl, Viale Ardeatino’, BCom 72 (1946-48), 221223. G, Mac thia, ‘Le porte di Roma in un codiee di Rainal, Capitol 22 (1947), 6872. G, Lgl, Porte dict antche ad ordini di archi sovrappost?, Art 1 (1949), 153160; Fontes (1952), Nn, 166. Le Gall, Le Tbye (1953), 287294, Cressi, Str al Lungotevere Testaccio’, NS 1956, 19-5, spec 42:45, 49.52 G. Luph, Temi 1987), 615 5, tv. 178.3. Le Gal, ‘A propos de a mural verviene et du pomeiam ELACI 2 (959) 41-71, Na 1, 86103. Frutaz, Rome Tl (1962). G. Halper ‘Kaiser Aurelian nd die mche Stadkmauer’, Alanis 395 (1963), 781s, CARI (1964) Il (1977) L. Cozza, EAA VI (1965), 797-79, P.L. Romeo," rextauro dele Mora Auteliane 4 Roma nel 1965-6, BCom 80 (1966-67), 151-182. E. Amadel, Le torr di Rema (1969) Lug Iineraio (1970, 42564, C,Severini,Archiattre militar i Giuliano da Sangalo (1970). G, Sommella Beda, Le mara di Avrelano’, in Quaderni del Centro nernazonae per lo sudia dle Cechis Urbane 5 (1972). L. Cassnell - G, Delfni~D. Font, Le mare di Roma. Lisrhitertura militae nelle storia rb, Biblioteca Storia dlf Arte 8(1974 ist. ana 1989)-R A. Stacili-P.G. Liverani, Le mara Aurelie (1975) EN. Luttwaky The Grand Ste ofthe Pipe from the First Century A.D. to the Third (1976), 163-170. O. Zwierlein, ‘Der Fall Roms im Spiegel der Kirchenvi- ter, ZPE 32 (197), 4580. M, Todd, The Walls of Rom (1979), RE. A: Palmer, ‘Castomson market goods impor. ted int the city of Rome’ in Seaborne Cammerc (1980), 27-234. Heres, Pare (1982), 92, 21-21. M, Quer- iol, Le mr el porte di Roma (1982) M. Todd, “The Aurcianic Wall of Rome and its ansloguesin Roman Urban Defences inthe Wes (1983), 61. F. Cosel, Roma (193), 17-24 1. Cozza, "Mura Aureliane, 1. Trastevere, brace setentronale: dal Teverea Porta Aurelia «5, Pancratio', BCom 91 (1986), 103130; ‘Osservazion sulle Mura Aureliane a Roma’, Anaiftom 16 (1967), 2552 ‘Mura Aurelane 2. Trastevere, il bracio meridional: dl Tevere a Porta Aurelia - 8, Panerai’, BCam 92 (1967-88), 137-174. C De Seta- J Le Goff a cua el), Lact le mura (1905), 137.1. Cozza, ‘Le Mura Aurline dalla Bots Flaminia al Tevere, BSR 57 (199), 137A. Came beada- A. Ceccherli Ze mura di Aurelio (199), L. Cozz, “Mura di Roma dall Porta Flaina alla Pinciana’

You might also like