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Web Copywriting - Base
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COPYWRITING
LIVELLO BASE
Roberto Zambon
in collaborazione con
Scopri tutti i corsi sul sito
www.krillacademy.com
MODULO 1: INTRODUZIONE AL COPYWRITING
Il copywriter può avere diverse facce. Te le voglio elencare, perché forse anche tu, in
questo preciso istante, ti riconosci nei seguenti ritratti. O, per alcuni di essi, vorresti
riconoscerti.
ARTICOLISTA
Carne da macello. È il copy “scimmietta”, che si
(s)vende per pochi euro in siti come Melascrivi,
Scribox e altri portali Paid To Write. Tutti partono
da qui, di solito, ma è bene rimanere nell'ambiente
il meno possibile. Nuoce gravemente alla salute.
COPYWRITER
Uomo o donna non importa. Il copy, o la copy, è
un livello sopra l'articolista: scrive per conto
proprio per agenzie web, società di
comunicazione, aziende e altri clienti. Lavora per
passaparola o grazie a un sito di proprietà. Molti
copy prestano la propria opera sia su carta che su
web, altri solo in uno di questi due settori.
BLOGGER
Nel momento in cui un copywriter gestisce o si
prende cura di un blog in modo più o meno assiduo,
il suo lavoro diventa quello del blogger. Qui il livello
di competenza, per ottenere risultati, è ancora
maggiore. Vedremo poi perché.
CONTENT MANAGER
Il copy che se la passa meglio. Conoscendo tutto
di quest'arte, il content manager organizza e
supervisiona il lavoro in sinergia con altre figure, tra
cui spesso altri copy, blogger e influencer. I migliori
content manager non hanno nemmeno bisogno di
scrivere.
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© 2020 Let's Copy & Krill Academy
Quali competenze bisogna avere
(e quali no)
Tra le premesse più frequenti di questo corso ce n'è una che mi ha sempre colpito. “Di
programmazione io non so niente... va bene lo stesso?” Qualcuno, in sostanza, ritiene che il
mestiere del copy sia in parte sovrapponibile a quello dello sviluppatore, o del data entry.
Non è così. Se è vero che alcune mansioni sono appannaggio anche di un bravo copywriter
(o blogger), è altrettanto vero che il copywriter non deve ridursi a fare un po' di tutto.
Se ti chiederanno, un domani, di gestire la pagina Facebook (caso tipico), non farlo a meno
che tu non abbia le competenze... per farlo. Idem se ti propongono di creare e stampare una
brochure. È compito di un grafico. La domanda a questo punto sorge spontanea: che cosa
bisogna sapere per scrivere testi persuasivi, che siano letti e condivisi dal pubblico della
rete? Quali tecniche è necessario padroneggiare per brillare nel firmamento del web?
Proviamo a rispondere con due elenchi puntati, uno di competenze obbligatorie e l'altro di
competenze facoltative.
All'interno di queste macroaree ci sono zone di confine con altre professioni. Se vogliamo
gestire un blog, ad esempio, avremo bisogno di capire come si inseriscono gli articoli in
back office, o come si amministra una campagna di advertising su Facebook per ottenere
più visibilità, soprattutto agli inizi.
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© 2020 Let's Copy & Krill Academy
Queste e altre tematiche saranno toccate di striscio: Let's Copy non è e non vuole essere
un minestrone di nozioni. Il tuo obiettivo primario, al momento, deve rimanere uno solo:
imparare cosa fare, quando e come per diventare un professionista del copywriting digitale!
In base a quanto detto finora, possiamo fare un ulteriore piccolo passo avanti e vedere quali
incarichi NON sei tenuto a svolgere in qualità di copywriter o blogger.
Spero di averti tranquillizzato su ciò che devi e non devi sapere in questo momento e su
ciò che dovrai o non dovrai imparare per scrivere ottimi testi online, diffondere notizie o, se
rientra nei tuoi piani, gestire un blog. Adesso iniziamo a familiarizzare con i primi, essenziali
concetti: le tipologie di contenuti con i quali un copywriter deve interfacciarsi a seconda
degli obiettivi, del target e di altri fattori.
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Prima però, diamo un'occhiata anche all'aspetto economico di questo mestiere e
scopriamo come e quanto guadagnano, in Italia, articolisti, copywriter, blogger e content
manager. Insomma: cerchiamo di capire, dati alla mano, se il gioco vale la candela :)
Parliamo di soldi:
quanto guadagna un copywriter?
Va bene la passione, va bene il piacere di vedere la propria firma in calce a un articolo (non
contarci troppo, ma può capitare), va bene fare ciò che ci piace... ma prima o poi verrà il
momento di decidere se fare del copywriting il proprio lavoro, e stabilire di conseguenza
un tariffario sostenibile. Non posso dirti quanto far pagare i tuoi articoli al cliente, posso
tuttavia indicarti a quale stipendio puntare, tenendo conto della tua esperienza e delle tue
capacità. Ma prima un “dettaglio” tecnico…
3) Opzione dipendente
Sempre più rara perché ormai anche le agenzie e le aziende preferiscono affidarsi a chi ha
partita IVA. In ogni caso il copy viene assunto con contratto a tempo determinato o
indeterminato o con altre forme contrattuali “a progetto” più o meno convenienti.
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4) Opzione partita IVA
La modalità più flessibile in assoluto, ma anche la più pesante dal punto di vista fiscale. Il
solo possesso di una partita IVA implica infatti versamenti per almeno 3.600 euro l'anno solo
di contributi (la tua futura pensione) a cui aggiungere le tasse. Con il regime forfettario (il più
conveniente) ci rimetterai il 33% circa di guadagni.
Torniamo allora alla domanda che apre questo capitolo: quanto guadagna un copywriter
professionista?
• Se sei dipendente, il tuo guadagno sarà prestabilito e oscillerà fra gli 800 euro per un
primo contratto di prova ai 3.000 euro e oltre per un lavoro di content manager in una
grande agenzia.
• Se sei libero professionista, il tuo guadagno sarà in funzione del numero di articoli: più
scriverai, più verrai pagato. Come un dipendente, potrai arrivare a un guadagno che
spazia dagli 800 euro ai 3.000 euro al mese, ma dovrai togliere dal 30% al 50% di tasse e
contributi a seconda della tua posizione fiscale!
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• Articolo fiume per posizionamento difficile => dagli 80 ai 120 euro
Vedi Trovare nuovi clienti: le 13 strategie di marketing
(1° posto Prima pag per keyword “trovare nuovi clienti”)
Molti dei miei studenti sottovalutano l'aspetto del SEO copy, e a questo proposito riporto
sempre un esempio estremo. Immaginate di scrivere ottimi contenuti ignorando
completamente le regole che governano i motori di ricerca. Nel tempo conquisterete uno
sparuto gruppo di lettori entusiasti delle vostre capacità narrative, ma perderete l'occasione
di essere trovati da altre migliaia di utenti che non vi conoscono. All'opposto, provate a
scrivere contenuti di scarso valore informativo, che tuttavia sono ben architettati e
ottimizzati per Google. In questo caso potreste scalare le classifiche e arrivare ai primi
posti... ma chiunque entrerà nel sito abbandonerà subito la pagina a causa della qualità
mediocre dell'articolo!
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Come vedremo i due aspetti sono legati fra loro (difficile posizionarsi con articoli di scarso
valore, e altrettanto difficile scrivere per gli utenti senza destare l'interesse di Google),
l'esempio ci serve in ogni caso per chiarire quali dovrebbero essere gli obiettivi prioritari
di un copy: utenti da una parte, motori di ricerca dall'altra. Ci sono ovviamente delle
eccezioni, perché a volte il posizionamento è secondario, o superfluo, o impossibile.
Vediamo nei prossimi riquadri le tipologie principali di contenuti in base a target e obiettivi.
ARTICOLO / NEWS
Caratteristiche
Target
Google.
*La distinzione fra le due sotto-tipologie, negli ultimi tempi, risulta molto difficile
Caratteristiche
Target
magazine e blog.
(vedremo nel modulo 6 di cosa si tratta)
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Esempio di comunicato stampa di Unicredit Group
Caratteristiche
Target
Caratteristiche
Target
finalità individuate.
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DESCRIZIONE DI ECOMMERCE
Caratteristiche
Target
vendita online all'interno di una Blog, siti o portali con sezioni dedicate
piattaforma di ecommerce/eshop.
alla vendita online di prodotti
NEWSLETTER
Caratteristiche
Target
intro, altre volte può risultare una sorta di con servizio di newsletter attivo
Esempio di newsletter
Buone notizie per tutti gli aspiranti copywriter e blogger
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Risorse, libri e portali per allargare i propri orizzonti
Questo modulo potrebbe essere per te un punto di partenza, o all'opposto un punto di
arrivo. Ignoro a che punto sia la tua formazione, ciò che mi interessa è segnalarti alcune
referenze utili – gratuite e a pagamento – per trovare la tua strada, o quantomeno per
allargare i tuoi orizzonti. Iniziamo dai libri.
A mio avviso, tutti i libri della collana Hoepli 2.0 meritano attenzione. Ciò non vuol dire che tu
debba acquistarli in blocco. Nei testi di autori stranieri, ad esempio, molti concetti NON sono
validi e applicabili in Italia. Se tuttavia ti piace un argomento e vedi che l'autore è un esperto
italiano, sicuramente hai davanti una risorse preziosa. I libri di Hoepli 2.0 sono un punto di
riferimento e li puoi anche prendere in prestito in biblioteca gratuitamente.
Ci sono poi numerosi blog con rubriche o articoli dedicati al copywriting e al blogging.
Webhouseit.com
Portale fondato da una copywriter (Beatrice Niciarelli) e da uno sviluppatore informatico.
Benché non più aggiornato, contiene centinaia di articoli di alta qualità citati anche in questo
corso.
Ninjamarketing
La Bibbia del marketing italiano. Ci scrivono numerosi autori (non tutti competenti), anche su
tematiche legate al copywriting.
Mestierediscrivere
Il blog di Luisa Carrada, forse la copywriter più famosa e apprezzata d'Italia. Un mito vivente
che continua a dispensare consigli preziosi su questo lavoro.
Tagliaerbe
Dietro questo soprannome si nasconde la firma di Davide Pozzi, uno dei SEO più bravi
d'Italia (a detta mia e di molti colleghi). Davide è un convinto sostenitore dei contenuti, e nel
suo blog si leggono spessissimo articoli in merito.
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Dove e come cercare lavoro in italia e all'estero
Siamo quasi alla fine di questo primo modulo. Per completare la panoramica mi sembra
opportuno tirare in ballo anche un altro tema caldo: la ricerca di un lavoro. Abbiamo visto di
striscio quali sono le opzioni per essere pagati (assunzione, partita IVA, ritenuta d'acconto,
ecc). Non abbiamo visto però quali canali utilizzare per farsi spazio fra altri mille aspiranti
copywriter. Anche qui l'argomento richiederebbe un corso a parte, limitiamoci per ora a
fornire alcuni nomi di portali e siti web da frequentare.
LinkedIn
Che ti piaccia o no, per trovare lavoro come copy devi trascorrere un po' del tuo tempo nei
social network. Passi non avere Facebook, passi non avere Twitter, passi non avere
Instagram (non ho un profilo personale in nessuno di questi), ma se vuoi trovare contatti e
stabilire potenziali relazioni di tipo business, è caldamente consigliato aprire un profilo su
LinkedIn e mantenerlo aggiornato. Cliccando l'immagine qui sotto puoi accedere al mio
profilo LinkedIn ed entrare nella mia rete.
HTTPS://
WWW.LINKEDIN.CO
M/IN/
ROBERTOZAMBON/
Portali Paid To Write
Come accennato nel paragrafo 2 di questo modulo (Le diverse facce del copy) esiste la
possibilità di fare gavetta in portali cosiddetti Paid To Write. Sebbene lo scopo di questo
corso sia proprio evitarti di finire nelle fauci – è il caso di dirlo – di questi tritacarne, ammetto
di avere iniziato la mia carriera nel 2011 cimentandomi con alcuni di questi siti. Per fortuna
ho poi stretto collaborazioni più remunerative con agenzie, freelance e aziende.
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Per chi è agli inizi, tentare non nuoce, ma occhio a non farci l'abitudine: si guadagna poco, e
si lavora tanto. Ecco alcuni nomi noti di portali Paid To Write:
• www.o2o.it
• www.melascrivi.com
• www.greatcontent.it
• www.scribox.it
• www.textbroker.it
HTTP://
WWW.O2O.IT/
Portali per cercare lavoro
Oltre a LinkedIn e ai portali Paid To Write ci sono siti che permettono di cercare lavoro come
copy e content manager a tutto tondo, sia in Italia sia all'estero. Un elenco dei migliori
include:
• Viadeo
• Twago
• Link2me
• Careerjet
• Indeed
• Lavoricreativi
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MODULO 2: TITOLI, SLOGAN & PAYOFF
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Definizione di titoli, slogan e payoff
Prima di avventurarci in questo secondo modulo, è bene che la differenza fra titoli, slogan (o
claim) e payoff sia chiara. Nel resto del modulo daremo la precedenza ai titoli, questo per il
semplice fatto che sono gli elementi più ricorrenti (e richiesti) in assoluto. Poche volte capita
di dover ideare uno slogan o un payoff, mentre un titolo è indispensabile in molteplici
occasioni, dagli articoli alle pagine istituzionali, ma anche nei post di un blog, nelle
newsletter, ecc. Partiamo quindi proprio da loro, i titoli.
DEFINIZIONE DI TITOLI
Il titolo è una frase breve o lunga posizionata in testa al contenuto, il cui obiettivo è di volta in
volta quello di riassumere il tema, incuriosire il lettore, provocarlo, negare l'evidenza, evocare
emozioni o sensazioni particolari... Il titolo può anche contenere le keyword e favorire di
conseguenza l'ottimizzazione SEO (si veda il modulo 4 del corso).
DEFINIZIONE DI SLOGAN
Lo slogan si differenzia dal titolo per la posizione (non per forza in testa al contenuto), ma non
per gli obiettivi, in buona parte condivisi (incuriosire, provocare, stupire, ma soprattutto
evocare). Noto anche come “claim”, lo slogan somiglia – o dovrebbe avvicinarsi il più possibile –
a una frase ad effetto memorabile, capace di imprimersi nella mente del lettore senza per forza
spiegare (ricordarsi il detto “show, don't tell” - “mostra, non raccontare”)
DEFINIZIONE DI PAYOFF
Il payoff è il naturale completamento del logo (attenzione perché non tutti i loghi hanno per
forza un payoff). Dato lo spazio limitato e la potenza del messaggio che portano con sé, i payoff
sono la quintessenza della concisione: un concentrato di copywriting, difficile come preparare
un caffè perfetto!
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Vediamo ora alcuni esempi per ciascuno dei tre formati elencati. Li trascrivo in forma di
elenco accanto a una freccia bidirezionale, a indicare come si passi via via da una
comunicazione didascalica tipica dei titoli (estremità in alto della freccia) a una
comunicazione subliminale tipica dei payoff (in basso). Al centro di questi due estremi (titoli
da una parte e payoff dall'altra) si trovano gli slogan, compromesso fra detto e non detto (o,
se preferisci, fra “tell” e “show”). Va da sé che ci sono molteplici eccezioni alla regola, per cui
non è da escludere che un domani tu possa formulare payoff razionali (“there’s no better way
to fly” della compagnia aerea Lufhtansa) o all'opposto titoli avulsi da qualunque intento
esplicativo (tutti quelli presenti nel blog satirico umoristico Spinoza). Del resto la creatività
non ha non deve avere paletti! Eccoti qualche esempio preso dal web:
HTTP://WWW.NINJAMARKETING.IT/
2018/09/04/DAVVERO-LA-VITA-DI-
UN-INFLUENCER-E-MIGLIORE
Payoff (comunicazione
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Tipologie di titoli in base al target
Si fa presto a dire titolo. Nel copywriting, e nella comunicazione in generale, una certa
espressione può assumere caratteristiche e forme differenti in base al target che si vuole
colpire. Se Scavolini fosse un noto marchio di cucine giocattolo, forse lo slogan più
appropriato sarebbe stato “La cucina più amata dai bambini”.
E se lo stesso slogan, come vedremo nel modulo 4, avesse avuto finalità SEO
(posizionamento sui motori di ricerca), ecco che avremmo potuto leggere, ad esempio, “La
cucina per bambini più venduta online” (parola chiave “cucina per bambini online” e “vendita
online cucina bambini”). A seconda dei nostri obiettivi dunque, avremo titoli, slogan e
payoff più o meno corti, più o meno diretti, più o meno ottimizzati... e così via.
Sono aspetti questi che valgono ovviamente più per il web che per la carta stampata. È
infatti online che si possono attuare strategie di SEO copywriting basate su keyword (parole
chiave) o keyphrase (frasi chiave). Vediamo allora una tabella in cui i titoli sono
categorizzati a seconda della destinazione d'uso. Per dimostrare come le diverse tipologie
possano convivere, prenderemo in esame una sola realtà, ovvero il magazine di tecnologia e
lifestyle Wired.
TITOLO
Target/
Obiettivi
Caratteristiche Esempio
stupire, provocare
Pubblico generico
o di nicchia / (notizia su politica)
HTTP://
WWW.SPINOZA.IT
/2018/08/21/
LULTIMO-
VECCHIO-PONTE/
In un blog famoso come Spinoza c'è libertà assoluta nel trovare titoli
originali senza seguire alcuna regola
Idee confuse? Niente paura, in questo momento sei come un falegname alle prime armi:
per te scegliere uno scalpello con la punta larga o uno con la punta stretta è un po' la stessa
cosa. Ma con il tempo e con la pratica imparerai a scegliere lo scalpello (il titolo) giusto,
ragionando a monte sul pubblico e sull'esigenza di posizionare o meno l'articolo nei motori
di ricerca. A questo proposito va chiarito un punto fondamentale nel box seguente, punto su
cui torneremo più volte durante il corso: l'ottimizzazione dei titoli e dei contenuti non deve
diventare una mania, perché a volte andare in questa direzione vuol dire sprecare solo
energie!
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OTTIMIZZARE I TITOLI? SOLO QUANDO SERVE!
Un errore grossolano in cui cadono molti copywriter neofiti consiste nello scrivere
esclusivamente seguendo le regole della SEO. Del resto, perché rinunciare al vantaggio di
posizionarsi su Google e ricevere visite organiche negli anni a venire? Cerco di risponderti con
un'altra domanda: se dovessi curare la sezione news di una grande azienda che pubblica di
tanto in tanto articoli su eventi, partnership e iniziative sul territorio, che parole chiave
useresti nel titolo e nel testo? Te lo dico io: nessuna. Non avrebbe alcun senso “forzare la mano”
con il rischio di restituire una lettura innaturale. Idem per tante altre situazioni dove, per un
motivo o per l'altro (v. il titolo tratto dal blog di Spinoza qui sopra) non occorre né provocare, né
informare, né tantomeno posizionarsi su Google. Vedremo in ogni caso di tornare sul discorso
della SEO nel modulo 4 dedicato appunto a SEO copywriting e keyword.
Esercizio #1
Mano a mano che prenderai confidenza con i meccanismi del copywriting web, ti invito a guardare
con occhio più consapevole i contenuti della rete. Se hai l'abitudine di navigare, sfogliare una
certa testata virtuale, frequentare un blog e così via, inizia a esercitarti a distinguere i titoli
ottimizzati da quelli non ottimizzati. Se pensi che un titolo sia stato scritto in ottica SEO, cerca di
individuare la parola chiave utilizzate dall'autore. Ti renderai conto che il SEO copywriting è più
diffuso di quanto immagini!
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La lunghezza ideale di un titolo / slogan
Veniamo ora a una questione più teorica che pratica, ovvero la lunghezza di titoli e slogan.
Nella tua carriera di copy, in merito a questa variabile, ti troverai a dover affrontare due
scenari.
1) titolo o slogan libero => lunghezza a tua discrezione
2) titolo o slogan preformattato => lunghezza già stabilita
Nel primo gruppo rientrano tutti i titoli o slogan liberi, appunto, da vincoli grafici, indicazioni
dell'agenzia di turno, linee guida particolari. In questo caso sarai tu a dover trovare la
lunghezza perfetta. Nel secondo gruppo rientrano invece i titoli che – dato un template
grafico o uno schema predefinito – dovranno rientrare in quel numero di parole e in quel
modello. Qui dovrai adattare il titolo a ciò che trovi sulla pagina o nelle istruzioni ricevute
per email (sappilo: va molto di moda dare istruzioni ai copy). Vediamo un esempio di questo
secondo gruppo, per poi tornare ad affrontare nel dettaglio la questione lunghezza di titoli e
slogan liberi.
HTTP://
PREVIEW.THEMEFOREST.NET/
ITEM/COUNSELL-CONSULTANCY-
WORDPRESS-THEME/
FULL_SCREEN_PREVIEW/
Esempio di template in vendita su Themeforest
Nello screenshot sopra vedi una classica home page di un sito in fase di sviluppo. Il copy
chiamato a completare i testi “lorem ipsum” dovrà attenersi alla suddivisione di titoli e
frasi, questo per semplificare la vita a chi poi dovrà inserire i contenuti online (di solito il web
master). È ovvio che qui la lunghezza non è un problema: quella è e quella deve rimanere.
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Diverso è il discorso in caso di un post, di una news o di un contenuto istituzionale (pagina
“chi siamo”, pagina “servizi”, ecc). Quale dovrà essere la lunghezza del titolo o di uno slogan
in questo caso? Come anticipato, si tratta di una domanda più teorica che pratica. Non
esistono regole da rispettare. Ognuno è libero di interpretare e declinare il titolo a piacere.
Certo è che il target e gli obiettivi, ancora una volta, influiranno in misura decisiva sulle tue
scelte.
Ammettiamo ad esempio che tu voglia posizionare l'articolo per la keyword, o meglio, per la
keyphrase: “come costruire una parete in cartongesso”. Difficile, per non dire
sconsigliato, utilizzare meno parole di quelle presenti nella frase stessa. Più probabile che il
numero sarà uguale, o leggermente superiore. Se però l'ottimizzazione non sussiste e
preferisci l'arma della curiosità, allora ti consiglio di contenere al minimo le informazioni, e
di conseguenza ridurre la lunghezza del titolo o dello slogan…
Immagino tu abbia già capito dove voglio arrivare. Guarda il titolo qui sopra: “quei farmaci”...
quali? E cosa centra la gravidanza? Bastano queste tre parole per mettere in crisi
(incuriosire) qualunque mamma o aspirante tale. Ricorda: non sempre bisogna dire, dire,
dire... a volte, semplicemente, bisogna solo togliere! Niente regole quindi sulla lunghezza dei
titoli: la sola restrizione riguarda il numero di caratteri del metatitle, argomento che
tratteremo con dovizia di particolari nel modulo 4.
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9 idee per costruire titoli efficaci
Arrivato a questo punto potresti avvertire la necessità di un decalogo a cui fare riferimento
per la creazione di titoli efficaci. Eccolo qui! Più che un decalogo, si tratta di un
vademecum di idee riportate in ordine sparso. Nove proposte fra le principali che mi sono
ritrovato a utilizzare durante la mia carriera di copywriter e blogger. Spero possano servirti
come ispirazione per creare titoli anche nella situazione più difficile, quando stanco e a corto
di idee ti ritroverai a non sapere che pesci pigliare (situazione tutt'altro che rara quando si
lavora a PC per buona parte della giornata!).
Idea Esempio
1 PONI AL LETTORE UNA DOMANDA Quali caldaie rientrano nel conto termico?
ESAGERA (MA SOLO SE HAI LE BASI PER 5 spiagge del Costa Rica che ti faranno perdere la
4 FARLO!) testa
VAI SUL SICURO: MADE IN ITALY, QUALITA', Illuminazione con lampade e faretti LED di design
5 100% GARANTITO... Made in Italy
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Trucchi & numeri per distinguersi dalla massa
Ti sei mai chiesto perché, negli ultimi tempi, vanno molto di moda titoli che iniziano con i
numeri?
7 ricette a base di mango facili e veloci
10 consigli per risparmiare sulla spesa
8 destinazioni turistiche da visitare almeno una volta nella vita
Sono titoli inventati, ma sono certo che ti sembrano veri, o quantomeno credibili. Il motivo di
tanto successo è dovuto, ancora una volta, all'enorme quantità di notizie in circolazione e
alla necessità di trovare escamotage (chiamali pure trucchi) per distinguersi nei risultati di
ricerca. Ecco allora che un titolo come “7 ricette a base di mango facili e veloci” avrà molto
più appeal rispetto alla stessa versione senza il numero 7 (“Ricette a base di mango facili e
veloci”), per non parlare del semplice “Ricette a base di mango”, opzione valida ormai solo
come titolo di un libro.
Non di soli numeri in ogni caso si vive. A questa possibilità bisogna infatti aggiungerne altre,
più o meno valide a seconda del contesto. In particolare tornano utili per distinguere o
incrementare la visibilità di titoli, sottotitoli, slogan, header e frasi singole alcuni trucchi
riportati di seguito con relativi esempi e link:
2) Le lettere maiuscole
Blog SEO: How to Search Engine Optimize Your Blog Content
I Migliori Blog Seo Italiani Da Seguire
Come Arrotondare lo Stipendio: 22 Idee per Guadagnare Lavorando da Casa o Off-Line
Anche qui i dettagli fanno la differenza. Come si può notare alcuni escamotage vengono
combinati fra loro, ad esempio nel secondo titolo del primo elenco (Le parentesi tonde e
quadre) troviamo insieme lettere iniziali maiuscole, parentesi tonda e parentesi quadra. Nel
terzo del secondo elenco (Le lettere maiuscole) troviamo invece lettere iniziali maiuscole e
numeri. E infine nell'ultimo titolo del terzo elenco (I simboli dell'hastag (#) e non solo) ecco
che il titolo presenta lettere iniziali maiuscole, numeri e un simbolo usato evidentemente per
dividere il titolo in due parti con una punteggiatura originale.
Oltre che dalla prontezza nel recuperare dai cassetti della memoria queste opzioni, molto
dipende dalle preferenze e dai gusti personali di ciascuno. Nulla vieta di personalizzare i
titoli del vostro futuro blog, ad esempio, con il simbolo della chiocciola @ o con altri marchi
di riconoscimento, inclusi piccoli disegni come nell'esempio del video Youtube nell'ultimo
elenco (simbolo della bicicletta). Se riportati così questi titoli potrebbero non sembrare così
significativi, ti assicuro che mescolati ad altri titoli come avviene nelle SERP di Google
(Search Engine Result Page) e di altri motori di ricerca, l'efficacia nei confronti
dell'osservatore è notevole!
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Titoli, sottotitoli e sotto-sottotitoli in HTML
Nel corso di questo modulo abbiamo esplorato in lungo e in largo la definizione, la tipologia
e le varianti di titoli e slogan appannaggio di un copywriter digitale. Rimane però da
approfondire, proprio perché parliamo di web copywriting, le differenze dal punto di vista
del codice HTML. Ti troverai infatti, prima o poi, a dover mettere mano all'inserimento di un
articolo o di un testo in back office, ovvero nel CMS (Content Management System o
Sistema di Gestione dei Contenuti) di un blog, di un portale o di un sito web. Tradotto: ti
verrà chiesto di caricare online ciò che hai scritto, selezionando le impostazioni corrette
per trasferire fedelmente il tuo contenuto sul web. Ecco che i titoli, come il testo (di cui ci
occuperemo nel prossimo modulo), vanno quindi riadattati a mano. Come?
Innanzitutto devi sapere che il titolo, in linguaggio HTML, corrisponde al tag H1, H2, H3 e
così via, a seconda della gerarchia che vogliamo impostare. Ecco la stringa di codice di un
titolo inventato:
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Titolo in formato H2
Titolo in formato H3
Se, a prima vista, la differenza ti sembra minima, ti ricordo che i tuoi contenuti finiranno per
essere letti anche (e soprattutto) su display di tablet e smartphone. Il fatto che, ad oggi, la
quota di traffico da device mobile abbia ormai superato di un 10% circa quella da PC e
computer fissi (60% mobile, 40% PC) impone in questo senso una riflessione attenta. Per
quanto riguarda Google, è importante che sia chiaro qual è l'H1, è bene dunque limitare un
solo titolo al ruolo di “principale”. Per gli altri, che tu scelga H2 o H3 cambia poco o nulla.
E gli H4, H5, H6 e H7? In effetti si possono creare infiniti sotto-sottotitoli, ma ti assicuro che
in tanti anni che faccio questo mestiere non ho mai sentito l'esigenza di una tale precisione.
A livello grafico è più che sufficiente avere tre opzioni (H1, H2 e H3) e così anche per ciò
che concerne la SEO e le parole chiave da inserire. Sono convinto che non avrai alcuna
difficoltà a familiarizzare con titoli e sottotitoli, anche nelle situazioni in cui non sarai
affiancato da un webmaster, o potrai contare su un webmaster che da questioni del genere
preferisce stare alla larga (cosa abbastanza frequente).
Abituati a romanzi, racconti e articoli giornalistici, non ci rendiamo conto della complessità
strutturale che si cela dietro un contenuto per il web. Non parlo solo della doppia natura di
testo da leggere con gli occhi e testo da offrire in pasto ai motori di ricerca per
l'indicizzazione e il successivo (eventuale) posizionamento. Parlo della quantità e diversità di
“pezzi” che, come in una casa, garantiscono la solidità e qualità della struttura. Siamo partiti
non a caso dai titoli perché rappresentano un po' il tetto, o se vogliamo la copertura, del
nostro contenuto. Scenderemo ora via via di livello fino ad arrivare ai metadati, ovvero alle
fondamenta di cemento.
Ricordo come sempre, prima di cominciare, che sarà compito del copywriter valutare quali
di questi elementi utilizzare e quali no. Ancora una volta il target, il contesto, gli obiettivi del
contenuto, lo stile comunicativo, il sito web in cui pubblichiamo... insomma: l'esperienza,
aiutano a configurare il testo perfetto.
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Vediamo quindi per cominciare una lista dei principali elementi che possiamo trovare (e
impiegare) in un contenuto per il web.
1. TITOLI E SOTTOTITOLI
Elementi direi indispensabili anche nei testi più semplici come una pagina Chi siamo o
Mission. Si rimanda in questo caso al secondo modulo “Titoli, slogan & payoff” per
maggiori dettagli.
3. PARAGRAFI DI TESTO
I paragrafi di testo sono i mattoncini della struttura e rappresentano il contenuto vero e
proprio. Sulla lunghezza e sulle caratteristiche dei paragrafi dedicheremo in questo
modulo un focus specifico.
4. ELENCHI PUNTATI
Molto validi per spezzare l'effetto muro di parole e offrire al lettore un appiglio efficace
per lo sguardo, in particolare su display piccoli di tablet e smartphone (quelle che io
chiamo “ancore di lettura”).
5. IMMAGINI E VIDEO
Elementi preziosi per arricchire testi, post di un blog o articoli. Difficile immaginare un
contenuto privo totalmente di fotografie o video. Da notare, per quanto riguarda i video,
l'opportunità di avere da subito un canale Youtube personale da cui attingere i contenuti.
6. CALL TO ACTION
La call to action, o chiamata all'azione, è un invito in forma testuale (o di banner grafico)
che si sottopone al lettore per incentivare l'iscrizione alla newsletter, indirizzare
all'acquisto di un prodotto, compilare il modulo di contatti, prenotare una camera...
7. SLOGAN / CITAZIONI
Come per i sottotitoli, anche per gli slogan e le citazioni parliamo di un elemento
accessorio che può arricchire e valorizzare un contenuto senza appesantirlo. La veste
grafica potrebbe in questi casi fare la differenza e mettere in risalto lo slogan o la
citazione.
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8. TAG
Le tag sono gli elementi che raggruppano e organizzano un certo numero di contenuti
come i post di un blog. Cliccando sul tag “viaggi in moto”, ad esempio, l'utente verrà
rimandato a una pagina di archivio con l'elenco degli articoli categorizzati per il tema
viaggi.
9. PROFILO AUTORE
Posizionato di solito in calce all'articolo, il profilo è un riquadro in cui viene riportata una
breve biografia sull'autore del contenuto. A volte nel profilo è presente anche una
fotografia tipo fototessera.
10. METADATI
Ultimo degli elementi che concorrono alla struttura di un contenuto sono il metatitle e la
metadescription, ovvero i metadati. Vedremo meglio cosa sono e a cosa servono
nell'ultima parte di questo modulo.
Questo decalogo di elementi per costruire un testo potrebbe sembrarti campato in aria, ecco
perché ti invito ora a passare dalla teoria alla pratica e confrontare quanto detto sopra con
un esempio concreto di articolo pubblicato online. Prima però, osserva con attenzione il
testo seguente (non occorre leggerlo da cima a fondo, prova solo a memorizzare la
struttura)...
Per raccogliere i frutti della tua presenza devi aggiornare il profilo, coltivare la tua rete e promuoverti nel modo
giusto con le competenze. Ma in LinkedIn che cosa rappresentano? Vediamo di approfondire l’argomento.
LinkedIn è un social network professionale che raccoglie milioni di utenti. Se ci sei, converrai con me che
distinguersi dalla massa non è così semplice: proprio per questo una banale presenza non ti servirà ad
aumentare i tuoi contatti e farti conoscere. Il tuo profilo LinkedIn va continuamente aggiornato (leggi i consigli
per un profilo LinkedIn efficace):
4. posta attività, articoli interessanti relativi al tuo settore professionale e contenuti realizzati da te.
Non solo. Hai inserito le tue competenze nel modo corretto? Parliamone!
Le competenze su LinkedIn
Innanzitutto siediti alla scrivania, chiudi gli occhi per qualche secondo e concentrati su di te. Poi prendi un
foglio e una matita e scrivi la tua storia in un elenco. Appunta ciò che hai imparato e che sai fare: il tutto deve
essere inerente alla tua professione attuale o al lavoro che cerchi. Se sei un web designer, ad esempio, scriverai
che sai utilizzare Photoshop e conosci il linguaggio della programmazione. Conclusa la lista, avrai per le mani
un’ottima fonte di competenze da inserire nell’apposita sezione del social network.
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Bene. Immagino tu non sia molto entusiasta. Lo so, ho esagerato: mi sono divertito a
prendere un testo online e depurarlo dai famosi elementi e “ancore di lettura” che ne
consolidano la struttura. Ma ti assicuro, non l'ho fatto solo per divertirmi, perché fra
pochissimo la differenza ti sarà ancora più evidente. Confronta lo stesso testo con
l'equivalente versione originale pubblicata online sul portale Webhouseit.com. L'articolo si
intitola: Competenze LinkedIn, il modo giusto per farsi conoscere ed è stato scritto da
Martina Guglielmi. Ecco un estratto:
Cosa noti rispetto a ciò che avevo riportato a pagina 34 in corsivo? Direi che le differenze
sono tantissime, sia a livello micro, sia da un punto di vista macroscopico di risultato
finale, estetica, e in definitiva: user experience. Sfido chiunque a rispondere che è più
accattivante e piacevole la lettura dello stralcio scritto in corsivo rispetto all'estratto copiato
e incollato sotto forma di screenshot. Nel primo caso siamo scoraggiati di fronte a quello che
definirei senza mezze misure come un “muro di parole” (rende bene l'idea, sei d'accordo?),
nel secondo caso avremo invece l'opportunità di saltare qua e là a nostra discrezione,
proprio come ci portano a fare gli schermi dei dispositivi digitali, grandi o piccoli che siano.
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Va da sé che l'articolo di Martina, così come tanti altri presenti su Webhouseit.com,
rappresenta un esempio estremo. In questo contenuto ci sono infatti tutti gli elementi
citati, e anche di più (ad esempio il tasto Tweet). Per fortuna non deve essere sempre così. Ti
mostrerò adesso un modello di impalcatura base che utilizzo nel mio lavoro come linea
guida per la costruzione del 90% dei contenuti che produco per conto di web agency,
aziende, professionisti, agenzie di comunicazione e non solo.
[H1] I van**
Il Contratto **
Alla base dei c**
[metadescription → Grazie**]
[metatitle → I vantaggi ***]
La prima appartiene alla pagina Servizi → Energy management del sito web www.wp-
energy.it, vetrina digitale di una società di consulenza ESCo con sede a Verona. La seconda,
intitolata Puppy Class (classi di socializzazione per cani cuccioli), corrisponde invece al
modello di testo adottato per la sezione Per il tuo cucciolo → Puppy Classi del sito
www.unavita6zampe.it, altra vetrina digitale stavolta di un'attività di educatrici in zona Milano
e provincia.
Come si può evincere, abbiamo di fronte due business distanti anni luce uno dall'altro.
Eppure, lo stesso schema di testo, con leggere modifiche, si presta alla perfezione per
popolare entrambi i siti.
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HTTP://
WWW.WPENER
GY.IT/SERVIZI/
ENERGY-
Modello di testo con doppio sottotitolo e doppia call to action
HTTP://
WWW.UNAVITA
6ZAMPE.IT/
LEZIONI-DI-
GRUPPO/
PUPPY-CLASS/
Modello di testo con doppio sottotitolo e call to action singola
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Se hai capito quanto esposto finora, direi che adesso tocca a te! Che ne diresti di metterti
alla prova con un esercizio? Ti chiedo di vestire i panni del blogger e di immaginarti
impegnata o impegnato nella produzione di un articolo X, da sottoporre a un magazine o
blog con cui collabori.
Memorizza bene i dieci elementi principali che ti ho elencato e prova a selezionare quelli che
potrebbero servire in un tuo post. L'argomento sono i viaggi e il titolo è il seguente: Le 5
spiagge da sogno della Baja California (nel caso tu abbia altri interessi, spazia pure con la
fantasia e trova un'alternativa più adatta). Scrivi su un foglio (o su un file .doc) la struttura del
contenuto con gli elementi che a tuo avviso andrebbero sfruttati... se poi ci prendi gusto:
completa il tutto e avrai dato alla luce il tuo primo articolo!
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Il paragrafo e le sue caratteristiche
Di alcuni elementi abbiamo già parlato (vedi i titoli e gli slogan), di altri parleremo in questo
modulo (metadati), di altri ancora è inutile scrivere oltre in quanto estremamente intuitivi (dai
box alle tag). Rischiamo però di correre troppo in fretta e saltare un argomento centrale: sua
maestà il paragrafo! Tornando al paragone della casa, se i nostri mattoni sono fragili ci
ritroveremo a distanza di anni con i muri che iniziano a creparsi o, peggio, a crollare a terra.
Meglio dunque valutare il paragrafo – elemento portante della struttura di un testo o di un
articolo – con le dovute attenzioni.
Partiamo anche qui dall'analisi della struttura del paragrafo, che si riduce di fatto alla
disanima della sua lunghezza e articolazione. Il paragrafo, in soldoni, può essere corto,
medio o lungo, e può essere lineare o può contenere elementi diversi dalle sole frasi (ad
esempio un elenco puntato o una domanda centrale in evidenza).
Un esempio di paragrafo corto può essere questa stessa frase che stai leggendo, per cui
due, tre righe al massimo.
Un esempio di paragrafo medio sarà invece il secondo paragrafo di cinque righe che hai già
letto in questa pagina. Un esempio di paragrafo lungo sarà invece il primo, sempre in questa
pagina, di nove righe. Riassumendo:
• Paragrafo breve: 2-3 righe
Perché ho sottolineato la parola “massimo”? Perché voglio porre l'accento sui limiti
risaputi della lettura digitale. Ricordati sempre che stai scrivendo per un pubblico che, nel
60% dei casi, legge il tuo testo attraverso lo schermo (piccolo per non dire microscopico) di
un telefonino. Sul desktop del PC da 19 o magari 22 pollici con cui sei abituato a scrivere a
casa, una quindicina o ventina di righe potrebbero sembrarti più che tollerabili, ma ti assicuro
che trasferite in un monitor di pochi pollici rischiano di trasformarsi in un tour de force
oculare alla disperata ricerca delle famose ancore di lettura, soprattutto se a leggere è un
nativo digitale. Capisci cosa voglio dirti?
Non pensare ai tuoi contenuti come a qualcosa che verrà letto da una persona seduta sul
divano con il suo PC portatile appoggiato alle ginocchia, mentre beve tè caldo e fuori nevica.
I tuoi lettori sono piuttosto come te, indaffarati tra lavoro, studio, famiglia, sport e affari
personali, una volta in metro che tentano di approfondire una notizia e una volta fermi in
coda alle poste pronti per alzarsi da un momento all'altro mentre il dito scivola sul tablet.
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È vero, lo so bene, ci sono anche tanti pensionati, casalinghe e disoccupati che incarnano
piuttosto il primo tipo di lettore appollaiato sul divano con il tè caldo, ma ti assicuro che alle
aziende questo tipo di pubblico difficilmente interessa.
Cerchiamo adesso di fare un passo oltre e allargare il discorso. Abbiamo capito che il
paragrafo, anche in base al tuo stile di scrittura personale, può ridursi a poche righe oppure
estendersi a una quindicina massimo di righe. Sì ma... il contenuto invece? Quanto deve
essere lungo? Trecento parole sono sufficienti? Mille sono troppe?
Per rispondere chiamo in causa il guru italiano della SEO Davide Pozzi (alias Tagliablog):
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Come non essere d'accordo? Un contenuto da trecento parole potrebbe andare bene in un
contesto, ma essere insufficiente in un altro. Viceversa, un contenuto da mille parole
potrebbe risultare vincente in termini di posizionamento su Google, o al contrario
eccessivamente lungo se proposto come presentazione di un'azienda (pagina About). Per
semplificarti la vita, voglio darti allora una linea guida di massima valida per orientarti nella
scrittura dei tuoi contenuti e nella definizione della relativa lunghezza. Più che una linea
guida, vedila come una piramide, dai contenuti più corti (in alto) a quelli più lunghi (in basso).
Es: Gomme usate Padova
300+ PAROLE
oro usato
(metà della prima pagina su Google per NB: per una pagina About possono bastare
“regole per vendere oro usato”)
anche 200-250 parole
350+ PAROLE 350+ PAROLE
(1° o 2° posto su Google per NB: per questo particolare Es: Vendita
“gestione blog”) tipo di contenuto climatizzatori
rimandiamo al modulo 7
dedicato al content Mitsubishi con gas
marketing. R32
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Ho messo troppa carne al fuoco? Niente paura, perché ogni tuo dubbio svanirà mano a
mano che approfondiremo il corso. Per ora dirò solo che tutti gli esempi della piramide
sopra sono stati scritti da me nel corso degli anni. Questo per darti la mia parola: so di
cosa sto parlando, e a tempo debito lo saprai anche tu!
TESTO CHI SIAMO DAS IDROTECNICA SENZA BOLD
Nato nel 2011 come punto vendita di prodotti idrotermosanitari, DAS Idrotecnica Srl è oggi una solida realtà con
migliaia di articoli per l'idraulica, il riscaldamento, i sanitari, la rubinetteria, il condizionamento, l'irrigazione e molto altro.
Selezioniamo i prodotti idrotermosanitari da più di cento fornitori diretti, senza passare per grossisti o agenti di
commercio. Un approccio vantaggioso per noi e per i nostri clienti, che possono contare su ottimi prezzi, assistenza
immediata e garanzie esclusive. L'offerta di DAS Idrotecnica Srl è rivolta a privati, installatori, professionisti del settore,
imprenditori edili e chiunque voglia solo il meglio per realizzare progetti grandi o piccoli. Dal singolo pezzo di ricambio
all'impianto completo, siamo in grado di soddisfare un'ampia gamma di esigenze con la massima professionalità e
competenza, anche grazie a servizi complementari come la rateizzazione del pagamento sui prodotti finiti […]
pagamento sui prodotti finiti […]
Nato nel 2011 come punto vendita di prodotti idrotermosanitari, DAS Idrotecnica Srl è oggi una solida realtà con
migliaia di articoli per l'idraulica, il riscaldamento, i sanitari, la rubinetteria, il condizionamento, l'irrigazione e molto altro.
Selezioniamo i prodotti idrotermosanitari da più di cento fornitori diretti, senza passare per grossisti o agenti di
commercio. Un approccio vantaggioso per noi e per i nostri clienti, che possono contare su ottimi prezzi, assistenza
immediata e garanzie esclusive. L'offerta di DAS Idrotecnica Srl è rivolta a privati, installatori, professionisti del
settore, imprenditori edili e chiunque voglia solo il meglio per realizzare progetti grandi o piccoli. Dal singolo pezzo di
ricambio all'impianto completo, siamo in grado di soddisfare un'ampia gamma di esigenze con la massima
professionalità e competenza, anche grazie a servizi complementari come la rateizzazione del…
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Vai alla pagina Prodotti idrotermosanitari e scopri la risposta!
Quando porto il mio corso in giro per l'Italia mi piace “torturare” un paio di allievi con un
giochetto stupido che riguarda appunto i due testi di cui sopra. Te lo svelo solo ora, e non
prima, perché potresti essere tu stesso uno dei partecipanti al quiz, per cui forse adesso non
rischio di rovinarti la sorpresa. Il gioco consiste nel chiedere a due aspiranti copy
l'argomento del testo della pagina precedente. Al primo chiedo di cosa parla il testo
senza bold, al secondo chiedo di cosa parla il testo con bold. A entrambi do cinque secondi
per rispondere.
L'obiettivo è raccogliere più informazioni possibili con un'occhiata di sfuggita, la stessa che
ci concede il lettore casuale della rete (nonché il nostro/tuo potenziale cliente). Inutile dirti
che l'allievo più “bravo” è sempre il primo a cui sottopongo il testo con bold. Nulla di
strano in fondo, perché il grassetto facilita enormemente la lettura e riduce la tempistica di
interpretazione del testo, aspetto questo essenziale per decretare il successo di un
contenuto. Non dimenticarlo mai: si gioca tutto sul filo dei secondi.
Fin qui dovrebbe essere tutto chiaro, non fosse che ora potrebbe sorgere un altro dubbio.
Quante parole devo evidenziare per ottenere un risultato soddisfacente? Ti assicuro, non è
solo questione di gusti personali. Sebbene lo stile di ognuno possa spostare l'ago della
bilancia verso il “poco bold” o il “tanto bold”, il restante peso è determinato da altri aspetti,
in particolare dalla lunghezza dei paragrafi a cui abbiamo accennato.
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Tieni conto che il bold è una delle cause più frequenti di errore riscontrabile negli articoli di
chi sostiene il test finale nella versione completa di Let's Copy. A volte perché assente, a
volte perché messo un po' a caso (diciamo a intuito), altre volte ancora perché utilizzato in
corrispondenza delle sole parole chiave (troppo facile!). Per capire meglio cosa intendo, e per
aiutarti a districarti nella scelta di un grassetto utile, naturale e accattivante, voglio
riportarti due scenari principali intuitivi e facili da memorizzare.
Il testo riportato di seguito è preso in prestito dal sito web di Cimini Giocattoli, pagina Chi
siamo, e corrisponde in maniera abbastanza fedele al canone di pagina “About” o appunto
“Chi siamo” che va per la maggiore al momento. Come si può notare, in poche righe (una
ventina circa) vengono esposte molte informazioni. Senza bold, l'utente verrebbe
scoraggiato con il rischio di un abbandono prematuro della pagina. Abbiamo scelto dunque
HTTP://
WWW.CIMI
NIGIOCATT
OLI.IT/CHI-
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IPOTESI 2: UN SOLO ARGOMENTO, BEN SVILUPPATO
HTTP://
HTTPS://
MESRETAIL.
COM/BLOG/
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Il bold come alleato dell'ottimizzazione
Il bold non rappresenta solo un'ancora di lettura preziosa per l'utente. Quando scegliamo di
utilizzarlo, stiamo segnalando ai web crawler di Google (e dei motori di ricerca in generale)
che quel passaggio si differenzia dagli altri. Nel linguaggio HTML, non a caso, per
evidenziare una frase si utilizza la parola strong:
Ricordati dunque di evidenziare nel modo più naturale e sensato possibile quelle frasi o
porzioni di frasi che meglio di altre raccontano il contenuto della pagina o dell'articolo. Evita,
ovviamente, errori grossolani come la sottolineatura delle sole parole chiave o delle sole frasi
che contengono la parola chiave. Ragiona sempre come se fossi l'utente finale: non devi
notare il bold, “semplicemente” devi leggere e apprezzare il testo nella sua totalità!
Versione 1
Nel nostro blog abbiamo sempre dedicato spazio alla natura, ed è con molta rabbia che
annunciamo la notizia apparsa su La Repubblica: il Giappone vuole riprendere la caccia alle
balene.
Versione 2
Nel nostro blog abbiamo sempre dedicato spazio alla natura, ed è con molta rabbia che
annunciamo la notizia apparsa su La Repubblica secondo cui il Giappone vuole riprendere la
caccia alle balene.
Versione 3
Nel nostro blog abbiamo sempre dedicato spazio alla natura, ed è con molta rabbia che
annunciamo la notizia apparsa su repubblica.it/ambiente/2018/12/20/news secondo cui il
Giappone vuole riprendere la caccia alle balene.
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Quale delle tre versioni ti sembra più valida? Naturalmente la prima. Ogni volta che ti capita
di creare un link – verso l'interno del sito o verso l'esterno non ha importanza – bada di
riprendere il contenuto a cui fai riferimento, o citando il titolo e/o includendo le parole
chiave. Questo approccio aiuterà il lettore a capire in anticipo cosa sta per cliccare, e aiuterà
in seconda battuta i motori di ricerca a interpretare l'argomento della pagina di atterraggio.
Un conto è dire a Google vai qui, un conto è indicare che andando “qui” si aprirà un
approfondimento sulle spiagge della Puglia (link in questo caso fasullo).
Nel modulo 4 dedicato al SEO copywriting vedremo come sfruttare la link building per dare
maggiore rilevanza ai contenuti più importanti del sito, ovvero alle pagine strategiche per il
tuo business o i tuoi obiettivi di marketing. Per concludere, se hai già un blog o un sito web
vetrina, rivedi subito i tuoi link, se invece stai per aprire un tuo spazio online, come un
negozio o un magazine digitale, tieni a mente questi semplici ma indispensabili accorgimenti
onde evitare di doverli attuare in un secondo momento.
Le immagini
Si dice che un'immagine vale più di mille parole. Vero, sacrosanto, ma... nel web il discorso è
senza dubbio più complesso che nel cartaceo. Le immagini sono infatti il risultato di un
insieme di dati che trascendono il visibile. Oltre alla fotografia o alla grafica, l'immagine
può nascondere ad esempio un link, o un cosiddetto “attributo alt”, ma non solo. Dai
un'occhiata ad esempio allo “Speciale paraventi: i 10 divisori per interni più belli” pubblicato
nel blog Modaearredamento. Noti qualcosa?
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Per agevolarti nella risposta ho evidenziato due cornici rosse. Nella prima, in alto, vedi il
tasto PIN IT, una funzione interessante che permette all'utente di “pinnare” (condividere su
Pinterest) qualunque immagine trovata online. Nella seconda, in basso, vedrai invece una
frase (Paravento divisorio Desio in tessuto verde o blu), in forma di semplice didascalia, utile
a spiegare il contenuto dell'immagine stessa. L'immagine dunque è molto di più di una
potente ancora di lettura. Oltre a tasti interattivi di condivisione e oltre a didascalie brevi,
possiamo inserire in ciascuna immagine almeno altri tre elementi.
https://mailchi.mp/
72c0103bd4e3/spring-
camp-oristano
Considera dunque le immagini come un elemento necessario sia per l'utente sia per i motori
di ricerca sia per i tuoi obiettivi di business!
Le call to action
Ho deciso di chiudere il paragrafo dedicato alle immagini con un esempio di call to action
grafica. Non è detto che tu abbia spazio (e soprattutto tempo) per ospitare ogni volta nel tuo
contenuto questo tipo di immagine. Ti voglio parlare quindi di un altro tipo di call to action,
molto più semplice ma altrettanto valida e, spesso, necessaria. Mi riferisco alla classica
“chiamata all'azione”, uno strumento cruciale perché utile a incentivare il lettore e
spingerlo, appunto, alla fatidica azione. Scaricare un ebook, compilare un form, iscriversi a
un corso di formazione, prenotare una camera di albergo... il principio è lo stesso per tutte
queste alternative: 1) l'utente trova il tuo articolo, 2) l'utente scopre, grazie a una call to
action, che è possibile acquistare un prodotto o regalare una cena a sorpresa alla sua
partner (e mille altri casi), 3) da ultimo l'utente passa all'azione cliccando sulla call to action.
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Un esempio tra i più classici in assoluto è quello che porta alla pagina di contatto:
Una configurazione del genere (frase + link) la puoi replicare infinite volte. Credo di avere
scritto in dieci anni qualcosa come mille “Contattaci senza impegno”... e non dico per dire!
Va da sé che si può fare ancora meglio. Ad esempio creando nei fogli di stile CSS (non
spaventarti, è più semplice di quanto sembra) una call to action più moderna, all'interno di
una cornice con una piccola icona di fianco. Qui vedi una stringa estrapolata dal sito web di
un mio cliente storico, l'azienda WP Energy di Verona di cui sopra:
E qui puoi vedere il risultato effettivo della call to action. Trattandosi di una società ESCo
(Energy Service Company) il programmatore del sito web ha deciso di personalizzare la
chiamata all'azione con una lampadina e il colore giallo di sfondo (luce, energia).
Efficace non credi? A seconda del tipo di business e dell'obiettivo puoi trovare l'icona, il
colore e la cornice che più ti sembrano funzionare: spazio alla fantasia, il creativo sei tu!
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Gli elenchi puntati
L'elenco puntato (o bullet point) è un altro elemento essenziale per arricchire un testo e
agevolare la lettura. Non lo dico io: è un dato di fatto. Se scrivo che un elenco puntato:
Non ti sto dicendo nulla di speciale, ma scrivendolo in forma di elenco ti semplifico la vita. E
nel web, come del resto nel copywriting, la semplificazione è tutto. Per avvalorare questa
tesi cito solo una mia collaborazione come copy per conto di Leroy Merlin. Le istruzioni
fornite da una certa Alessandra, responsabile dei contenuti per il blog, parlavano
espressamente di bullet point:
• Tutti gli approfondimenti del capitolo, quando diventa molto lungo, sono nascosti e
espandibili (leggi di più). Da preferire il bulletpoint.
E infatti, se vai a visitare il sito di Leroy Merlin, vedrai che tutti gli articoli nella sezione Tutorial
sono costruiti con largo uso del bullet point. D'ora in poi, presta dunque estrema
attenzione a ciò che trovi online e ti renderai conto di come tu stesso sei più portato a
leggere un elenco puntato rispetto a un normale paragrafo. Non dimenticarlo quando ti trovi
a scrivere il tuo prossimo contenuto!
Mini Focus Inserimento Contenuti
Sebbene in questo corso non parlo espressamente di WordPress e altre piattaforme di CMS che
potresti trovarti a utilizzare nel tuo lavoro di copywriter o blogger, vorrei spendere due parole su un
passaggio delicato: l'inserimento di un contenuto nel back office del sito, del blog o
dell'ecommerce. Perché questo focus? Perché n ragione di quanto scritto finora, al momento di
inserire un testo avrai di fronte a te un file con tanti elementi (titoli, sottotitoli, paragrafi, elenchi
puntati, ecc). Questi elementi avranno ciascuno una conformazione differente (maiuscolo /
minuscolo) e in linea di massima differenti effetti (corsivo, bold, sottolineato e così via).
Se copierai il contenuto da file Word o da file ODT (Open Office), l'editor del sito web lo riporterà
“sballato” nella formattazione, mantenendo in sostanza le indicazioni trasmesse dal programma
di scrittura del tuo PC. Onde evitare di correggere a mano (come, ingenuamente, feci io per anni...)
ti consiglio di convertire il file da Word o da altri formati a RTF (Rich Text Format) e solo allora
copiare il contenuto dell'htf e incollarlo nell'editor del sito. Come per magia (non chiedermi il
motivo), il tuo contenuto verrà riportato tale e quale con elenchi puntati, call to action sottolineate e
tutto quanto hai inserito nel file originale, link compresi!
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Meta title e meta description
Non ci resta che concludere il capitolo con un breve accenno ai metadati del contenuto. Il
tema, per ovvi motivi di spazio e coerenza, verrà trattato in profondità nel modulo 4 (SEO
Copywriting). È giusto però completare la nostra opera di progettazione del testo con
uno sguardo a questi sotto-elementi: tornando al paragone della casa, tralasciare i metadati
sarebbe come fare a meno delle fondamenta. Pessima idea, perché al primo scossone la
casa verrebbe giù come un castello di carte! Cosa sono dunque i “metadati”? Senza
scendere in dettagli tecnici di informatica, mi limito a darti la spiegazione dei due meta dati
per antonomasia utilizzati da copy e blogger (o da chi ne fa le veci): il meta title e la meta
description. Partiamo dalla fine e prendiamo una delle tante anteprime di ricerca che
compaiono su Google.
Ok, ho barato: non è un'anteprima qualunque, ma tant'è, la sostanza non cambia. Freccia
azzurra: meta title. Freccia rossa: meta description.
Meta title: max 65 caratteri spazi inclusi, ma ti consiglio di rimanere entro il limite dei 60.
Oltre Google taglia e lascia i puntini di sospensione (…), brutti da vedere. Utilizza, se
possibile e se previsto dalla tua strategia, la parola chiave di tuo interesse.
Meta description: max 155 caratteri spazi inclusi, ma ti consiglio anche qui di rimanere
entro il limite dei 150 (come sopra: oltre Google taglia e lascia i puntini di sospensione).
Utilizza anche qui, se possibile e se previsto, la parola chiave di tuo interesse.
Come inserire i meta dati nel back office del sito? E come renderli accattivanti agli occhi
degli utenti e di Google? A queste domande risponderò con dovizia di particolari nel modulo
4 e in parte anche negli altri moduli dove si parla di gestione del blog e di progetti di content
marketing. Ricorda: non avere fretta, queste nozioni ti sembreranno semplicissime, ma
quando dovrai metterle in pratica (l'ho visto negli anni con tanti aspiranti copy) ecco che ti
accorgerai di quanto siano complesse.
Per ora è tutto: siamo arrivati alla fine del capitolo, non mi resta che farti i complimenti e
augurarti di proseguire la lettura e lo studio!
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MODULO 4: IL SEO COPYWRITING
Tutte quelle attività volte ad ottenere la migliore rilevazione, analisi e lettura del sito web da
parte dei motori di ricerca attraverso i loro spider, al fine di migliorare (o mantenere) un
elevato posizionamento nelle pagine di risposta alle interrogazioni degli utenti del web.
Nei limiti di questo corso non ci occuperemo di SEO a tutto tondo, ma delle prime tre frasi
sottolineate: ottimizzazione dei metadati, delle immagini e dei contenuti. Il motivo? Lo stesso
che ripeto sempre ai miei clienti e a chi frequenta il corso Let's Copy: nel posizionamento di
una pagina, i contenuti incidono per un buon 60%-70%, il restante 40%-30% dipende da
altri fattori interni ed esterni (velocità di caricamento del sito, server, link in entrata, ecc).
Detta altrimenti: i contenuti possono fare una differenza enorme.
INDICIZZAZIONE O POSIZIONAMENTO?
Parlare di SEO e SEO copy richiede alcuni chiarimenti preliminari, in special modo su due
concetti distinti: l'indicizzazione e il posizionamento di una pagina. L'indicizzazione
interessa qualunque pagina web (articolo, post, landing page, documento PDF…) e
viene effettuata in automatico dai web crawler di Google nel momento in cui questi
analizzano la rete e scansionano una nuova risorsa. Questa risorsa verrà poi archiviata in
memoria e richiamata dal motore di ricerca in corrispondenza di particolari query
(interrogazioni). Il posizionamento riguarda invece poche pagine, in linea di massima
le prime 10 (dal risultato n° 1 al n° 10). Ovviamente è Google a decidere chi posizionare
in alto e chi in basso. E dato che alcuni accorgimenti di SEO copy favoriscono il
posizionamento, è opportuno conoscere e attuare queste tecniche da subito.
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Un caso studio italiano di SEO Copyriting
Probabile che tu la conosca, e se non la conosci, è comunque possibile che il suo nome non
ti sia nuovo: mai sentito parlare di Salvatore Aranzulla? Penso che tutti, almeno una volta
nella vita, siamo finiti nel blog di Aranzulla. Il suo è uno dei portali dedicato alla tecnologia fra
i più conosciuti e visitati in Italia, una “macchina” in grado di generare, secondo voci di
corridoio, oltre un milione di euro di fatturato ogni anno in pubblicità (e non solo). I motivi di
tale successo sono molteplici: Salvatore ha scritto migliaia di articoli su argomenti popolari
(non è l’unico!), Salvatore ha scelto un approccio comunicativo semplice e chiaro (anche qui
non è l’unico!), ma soprattutto, Salvatore è stato in grado di applicare i principi del SEO
Copywriting in modo direi morboso (e forse qui è stato, se non l’unico, il primo a iniziare).
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Per avere un riscontro diretto e immediato di quanto sto affermando, è sufficiente digitare su
Google una combinazione qualsiasi, ad esempio: “come scaricare app gratis” (screenshot
della pagina precedente).
Fra i risultati di ricerca, nei primi tre posti, troviamo tre differenti articoli che rimandano tutti al
sito di Aranzulla. Niente male come traguardo, perché significa di fatto aver monopolizzato la
SERP (Search Engine Results Page) e dominare di conseguenza la scena. Con una
combinazione del genere (“scaricare app gratis”) Aranzulla colleziona centinaia se non
migliaia di visitatori al mese. E questa è soltanto una delle migliaia di combinazioni con cui il
suo blog è posizionato ai primi posti di Google, ovvero nell’area più cliccata dagli utenti.
Il tutto, per Aranzulla, si traduce in un volume di visitatori immenso, con ovvie conseguenze
in termini di guadagno: decine di banner pubblicitari a pagamento generano migliaia di
clic, per un totale di oltre 3.000 euro al giorno di introiti!
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Scopo di questo modulo è spiegarti come seguire i passi di Aranzulla, che nel bene o nel
mane rimane un maestro indiscusso di SEO Copywriting (se sei a totale digiuno su questa
figura, ti consiglio il libro autobiografico Il metodo Aranzulla). Vedremo dove e come trovare
le parole chiave più performanti, come inserire le keyword nel testo, come usare Yoast, e
tutto ciò che può tornarti utile per ottimizzare testi, articoli e qualunque genere di risorsa
desideri. Mettiti comodo e preparati un caffè: stavolta cominciamo a fare sul serio!
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Dove e come trovare le parole chiave più performanti
Parole chiave. È da qui che bisogna partire per capire le regole dell’ottimizzazione di un
contenuto. Una keyword, o parola chiave, non è altro che un termine, o una combinazione
di termini, che assumono particolare valore per il nostro business (dove per business intendo
attività, remunerativa e non). Sottolineo per il nostro business perché non voglio
assolutamente portarti a credere che tutte le parole “importanti in senso assoluto”
debbano esserlo anche per te (in senso relativo).
Provo a spiegarmi meglio: se Aranzulla ha scelto di scrivere tre news sullo stesso tema
(“scaricare app gratis”) non è detto che tu debba fare lo stesso nel tuo blog dedicato all’high
tech. Se non hai una rubrica focalizzata sugli smartphone, ad esempio, questa keyword
perde valore e diventa perfino controproducente (potrebbe spiazzare i tuoi utenti, abituati ad
altro genere di contenuti). Viceversa, una combinazione più di nicchia, del tipo “come
ricaricare la batteria del PC”, potrebbe essere per te importantissima in quanto legata al
macro argomento laptop e riparazioni.
Non ti preoccupare, non abbiamo fretta: piano piano questi concetti ti saranno sempre più
familiari e ti serviranno poi per i moduli successivi dedicati alla news & content sharing, al
blogging e al content marketing. Vediamo a questo punto un aspetto cruciale, la differenza
tra le due tipologie di keyword a cui puoi ricorrere nel tuo lavoro: keyword principali (o
parole chiave) e keyword secondarie (o keyphrase, o frasi chiave).
KEYWORD PRINCIPALI
KEYWORD SECONDARIE
Babysitter Bologna
Telefoni usati come nuovi
Telefonini usati
Dipendenza da alcool come
Dipendenza da alcool
riconoscerla
Accensione gpl
Problemi accensione auto gpl
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Generalizzando il discorso possiamo affermare che le keyword principali vengono utilizzate
per il posizionamento dell'intero sito, blog o ecommerce, mentre le keyword secondarie
esprimono al meglio le loro potenzialità in caso di posizionamento di singole pagine,
post / news o prodotti. Entrambi i gruppi sono identificati da caratteristiche precise che
riassumo nella tabella seguente (pag. 6).
KEYWORD PRINCIPALI
KEYWORD SECONDARIE
Più generiche
Più specifiche
Più ricercate
Meno ricercate
Entrando più nel merito, possiamo citare un grafico, in questo caso dal noto sito Seogarden
(ma ripreso anche in altri siti), dove si evidenziano i punti di forza delle keyword
secondarie (o keyphrase) rispetto alle keywpord principali.
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Ti verrebbe mai in mente di scrivere un articolo e ottimizzarlo per la parola “scarpe”? Direi
che sarebbe uno spreco di tempo, mentre sarebbe opportuno, se tu avessi ad esempio un
ecommerce che vende scarpe sportive, provare a ottimizzare il contenuto di una tua
descrizione o categoria per la frase chiave “scarpe da ginnastica Nike rosse”. Proprio come
suggerito nel grafico sopra!
E veniamo alla domanda con la “d” maiuscola: dove e come trovare keyword secondarie
con un buon potenziale SEO? Fino a una decina di anni fa, qualunque articolo mediocre
sarebbe finito con un minimo di ottimizzazione ai primi posti di Google. La concorrenza era
poca, e mentre alcuni studiavano all’università, Aranzulla sfornava articoli e costruiva la sua
fortuna. Oggi la situazione è più complessa e articolata: esistono giganti come
Ilfattoquotidiano, IlSole24Ore, Wired e altri che sono imbattibili o quasi, ma… non per questo
bisogna arrendersi in partenza!
Se ti dicessi che alcuni miei articoli compaiono ai primi posti in Italia per keyword
principali e secondarie di tutto rispetto? Ti faccio alcuni esempi:
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E questi sono solo alcuni esempi, ma potrei offrirtene a decine. Ti assicuro che non ho fatto
nulla di speciale se non applicare le basi dell’ottimizzazione SEO a ogni articolo. Prima di
inoltrarci in questa direzione, completiamo però il discorso sulle keyword: come e dove
trovare le parole chiave migliori nonostante una concorrenza sempre più agguerrita e
numerosa?
Purtroppo non esiste una risposta universale (o, per così dire, un “metodo matematico”),
esistono però degli strumenti che ti consiglio di sfruttare a tuo vantaggio, strumenti che –
combinati a un pizzico di esperienza – ti guideranno nella scelta delle parole chiave più
adatte per il tuo business, sia esso un sito web istituzionale, un blog o un ecommerce per la
vendita online.
Il primo strumento, anche se forse la parola strumento non è la più appropriata, si chiama
Google Suggest.
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1) GOOGLE SUGGEST
Il “suggeritore” di Google è una funzione gratuita che Google include di default nel suo
motore di ricerca. Se digitiamo ad esempio la parola chiave “coltivare pomodori” senza
premere invio, vedremo comparire una lista di completamenti suggeriti (evidenziati in
grassetto). “Coltivare pomodori in vaso”, “coltivare pomodori datterini”, “coltivare
pomodori in casa”...
Questa funzionalità è piuttosto imprecisa ma non di meno interessante: sebbene non ci
venga rivelata la combinazione migliore (quella con più ricerche), vediamo però in presa
diretta l'elenco di keyword capaci di generare un certo traffico intorno a un tema
specifico da noi definito (in questo caso “coltivare pomodori” e, più in generale,
“agricoltura”, “orto sul balcone” e simili).
Non solo, perché Google Suggest offre una lista prestabilita in funzione di una keyword,
ma se procediamo con la compilazione della barra di ricerca, Google si adegua di
conseguenza. Avremo così l'opportunità di scovare nuove combinazioni per ciascuna
singola lettera dell'alfabeto. “Coltivare pomodori A...”, “coltivare pomodori B...”,
“coltivare pomodori C…”
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Forse hai già capito, o forse brancoli nel buio. Ti chiarisco subito le idee: le combinazioni
suggerite da Google sono già di per sé alternative valide per creare titoli e, di
conseguenza, post ottimizzati. Proprio così, minimo sforzo massima resa! Ecco un paio di
esempi concreti di chi ha saputo sfruttare a proprio vantaggio la combinazione suggerita per
scrivere un post “Google friendly”.
Va da sé che scegliere una combinazione suggerita e scriverci un post ottimizzato non è per
forza garanzia di posizionamento. Quantomeno non per la prima pagina (a quest'ora sarei
ricco!). I fattori in gioco, come già ci siamo detti, sono molteplici, e i contenuti, sul piatto
della bilancia, pesano a mio avviso per un 60% massimo. Il tuo contributo come copy, in
ogni caso, deve essere finalizzato a ottenere il meglio dalla scrittura, stop: per completare
il lavoro ci sono (o ci dovrebbero essere) lo sviluppatore che realizza il sito e il SEO specialist
che lo ottimizza. Concentriamoci dunque sulle azioni alla tua portata, e passiamo al secondo
aiuto sul quale puoi fare affidamento.
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2) RICERCHE CORRELATE
Se il primo sistema non basta, scrolliamo in fondo alla pagina e valutiamo le ricerche
correlate proposte da Google. Trovo questo trucchetto piuttosto utile in diversi scenari,
primo fra tutti quello ovvio di non trovare la combinazione adatta con Google suggest. Le
ricerche correlate, come dice il nome stesso, sono ricerche alternative a quelle che
stiamo effettuando. È facile quindi imbattersi in keyword a cui nemmeno avevamo
pensato, indipendenti dalla query iniziale digitata sulla barra di ricerca.
Lo strumento, se così vogliamo chiamarlo, ci può servire per andare oltre le conoscenze
già acquisite, ovvero quando abbiamo esaurito le combinazioni su cui scrivere (capita
in particolare nelle gestioni di lungo termine di un blog), e/o quando siamo alla ricerca di
argomenti correlati al nostro. Vediamo nello screenshot di seguito quali sono le ricerche
correlate per la parola chiave “coltivare pomodori in bottiglia”.
Come si può notare, non tutte le combinazioni sono scontate, anzi. Una keyphrase come,
ad esempio, “orto in bottiglia per bambini”, potrebbe spingerci a ragionare
sull'opportunità di scrivere un approfondimento a riguardo. Idem per “coltivare aglio in
bottiglia”, ottimo spunto per avviare una rubrica “verdure in bottiglia”. Non solo, perché
se clicchiamo su una di queste ricerche correlate, avremo la possibilità di trovare
ulteriori suggerimenti con il metodo di cui sopra (Google suggest). Come si dice in questi
casi, abbiamo solo l'imbarazzo della scelta!
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3) KEYWORD PLANNER
Un terzo strumento complementare ai precedenti, molto più tecnico e complesso ma non
per questo impossibile da utilizzare per un comune copywriter, è Keyword Planner, tool
offerto a titolo gratuito da Google nell'ambito della piattaforma di annunci pubblicitari
Google AdWords. Quello che permette di fare Keyword Planner, noto anche come
“Strumento di pianificazione delle parole chiave”, è riassunto in uno dei paragrafi del
portale madre:
Cerca parole o frasi correlate ai prodotti o servizi che offri. Il nostro strumento per la
ricerca di parole chiave ti aiuterà a trovare le parole chiave più pertinenti per la tua attività.
Proprio quello che serve a noi, con una precisazione importante: Keyword Planner è uno
strumento pensato per le campagne pubblicitarie di Google ed è rivolto dunque agli
inserzionisti. Alcune delle sue funzionalità sono limitate al mondo degli annunci
sponsorizzati, e vanno analizzate in quest'ottica. Altre, tuttavia, ci possono tornare utili
per il nostro lavoro di copywriting e content marketing, e nella fattispecie per
determinare il volume di ricerche medie mensili intorno a una certa combinazione.
Chi vuole usufruire di Keyword Planner dovrà necessariamente iscriversi creando un
account Google (lo stesso della posta Gmail, di Youtube e di altri servizi Google). Verrà
chiesto di associare una carta di credito per il pagamento, ma niente paura: qualunque
addebito si verifica solo se avviamo una campagna di annunci e non certo se ci limitiamo
a utilizzare “di nascosto” lo strumento di pianificazione delle parole chiave. Una volta
dentro selezioniamo la finestra di sinistra, come nello screenshot qui sotto:
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La piattaforma ci porta a una seconda schermata impostata di default sull'opzione “Inizia
con le parole chiave” (a sinistra):
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Osserviamo con attenzione i risultati. La colonna che ci interessa è la prima, “Media
ricerche mensili” (la colonna Concorrenza lasciamola stare perché riguarda appunto la
concorrenza di annunci sponsorizzati e non la concorrenza di articoli e contenuti su Google).
Dal confronto diretto vediamo che la differenza è minima e tuttavia significativa. La media di
ricerche mensili 10-100 si fa già interessante, mentre la media di ricerche mensili 0-10 è
troppo bassa anche per un posizionamento “facile”.
Ricordiamoci che i numeri sono relativi, nel senso che vanno sempre commisurati alla
concorrenza su Google. Il ventaglio 10-100 di “Coltivare pomodori in vaso”, ad esempio, è
ottimo se in prima pagina non c'è ancora nessuno, o se ci sono risultati di scarsa qualità (siti
poco autorevoli), ma diventa ininfluente se in prima pagina ci sono i big del settore, ognuno
con il suo post ottimizzato SEO. E se vogliamo ampliare il ventaglio? Niente di più
semplice e immediato.
A che cosa può esserci utile, in definitiva, Keyword Planner? Ecco le mie risposte:
• a stabilire con maggiore precisione il potenziale di una parola chiave (bene dalle 10-100
ricerche in su), fermo restando che sarà necessario confrontare i risultati con la
concorrenza su Google
• a decidere la combinazione migliore fra più alternative simili fra loro (e quindi a quali titoli
dare priorità nel piano editoriale)
• a capire se una parola chiave è ricercata anche in abbinamento a una località (scoprendo
ad es. che “piscine aperte domenica bologna” conta 10-100 ricerche medie mensili,
mentre “piscine aperte domenica treviso” ne conta 0-10).
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L'esperienza, inutile dirlo, conta tantissimo. Non ti nascondo che ormai sono rare le volte che
ricorro a Keyword Planner. Come un falegname, ho affinato con gli anni le mie competenze,
arrivando a indovinare il potenziale SEO di una keyword senza doverne verificare il volume
di ricerche. Aggiungo che una tale precisione potrebbe apparire eccessiva, ma non lo è se
desidera compiere da subito un lavoro eccellente. Ricorda che quando scrivi per un
committente o per te stesso devi cercare di fare centro in fretta, perché l'entusiasmo
iniziale, il budget o il tempo a disposizione potrebbe esaurirsi prima di quanto immagini.
Esercizio #3
Come tutti anche tu avrai i tuoi interessi. Pensa a un argomento che ti piace e cerca di
trovare le parole chiave che ti permetterebbero di raccontarlo con articoli e post. Inizia con
semplici ragionamenti e intuizioni, trasformandoli poi in potenziali keyword con gli strumenti
visti in precedenza. Nell'arco di 10-15 minuti dovresti riuscire a elaborare un piano editoriale
di titoli ottimizzati SEO, con all'interno le keyword più interessanti per il tuo obiettivo:
posizionarti su Google e ricevere traffico organico!
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Eccoti un esempio di piano editoriale da me elaborato per WiContest, una delle più grandi
aziende italiane di eventi e contest tematici per privati, aziende ed enti pubblici. In
grassetto le keyword:
Come è facile intuire, una volta trovata la combinazione devi solo completare il titolo per
rendere il tutto più accattivante. Non aspettarti miracoli, perché anche un piano editoriale
ben progettato dovrà poi fare i conti con la realtà. È tuttavia innegabile (e questo lo vedremo
nel modulo del blogging) che l'applicazione di un approccio “strutturato” vince sempre, in
particolare nel lungo periodo.
Passiamo allora al prossimo capitolo di questo modulo, in cui ti svelerò le regole per
inserire le keyword che hai individuato nel testo, ottimizzando i tuoi contenuti per Google.
La domanda che dovresti porti ora è la seguente: come faccio a inserire le keyword nei
miei articoli o nelle pagine del sito? Facile: scrivo la parole chiave dappertutto! Altolà, niente
di più sbagliato. Questo approccio, oltre a esporti al rischio di sovraottimizzazione, è poco
onesto in primis nei confronti dell'utente. Ricorda sempre l'equazione: se piace al lettore
piace anche a Google. Ti piacerebbe leggere un articolo pieno zeppo di parole chiave
ripetute fino alla nausea? Non credo. Dobbiamo allora sforzarci di inserire le keyword in
modo sobrio ma al tempo stesso efficace: eviteremo così di infastidire l'utente riuscendo
tuttavia a fornire sufficienti input ai web crawler di Google (che altrimenti, senza keyword,
non riuscirebbero a decifrare il tema principe con precisione).
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Gli accorgimenti da tenere presente per un SEO copy alla Salvatore Aranzulla sono pochi
ma essenziali:
• nei titoli e sottotitoli la keyword dovrebbe essere sempre presente. Per combinazioni
molto lunghe il titolo potrebbe addirittura corrispondere alla keyword (“A che età portare i
bambini al cinema?”)
• importantissime sono le prime righe: la parola chiave dovrebbe comparire entro le prime 2
o 3 righe del testo
• inserire la keyword max 1 o 2 volte per paragrafo, ovvero 1 volta ogni 100 parole
• usare i sinonimi, le varianti, la versione al singolare e plurale della stessa parola chiave
• ricordarsi del concetto di keyword correlate, per cui se parli di corsi di cucina è opportuno
includere parole come “chef”, “aula”, “studenti”, “ristorazione” e così via.
Queste indicazioni potrebbero apparirti scontate, ma ti assicuro che la metà dei miei studenti
si dimentica di metterle in pratica una volta che inizia a scrivere l'articolo di prova. Difficile,
ad esempio, che io scriva un post sulle scarpe eleganti da uomo e poi nell'articolo inserisca
termini come “mucche al pascolo”, “spiaggia caraibica” o “bidone dell'immondizia”. Più
probabile che scelga di usare termini come “giacca e cravatta”, “camicia da uomo”,
“guardaroba”... Fin qui è logico, giusto?
Potrei tuttavia dimenticare di inserire la parola chiave in modo omogeneo nel testo,
limitandomi alla prima parte o alla seconda (errore molto frequente). O potrei contare su un
lessico troppo limitato (altro problema comune), e non essere in grado di trattare un
argomento in profondità, con parole che arricchiscono il discorso e ne migliorano la
comprensione.
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Ecco una lista di errori che mi capita spesso di correggere negli articoli di test:
• usare keyword troppo ambiziose, le c.d. parole chiave principali (“auto usate”, “romanzi
gialli”, “viaggi in Puglia”…)
• ottimizzare la prima parte di articolo su un tema e poi discostarsi dal tema stesso (e
quindi dalla keyword)
Nonostante questa guida tratti di SEO e web design, molti consigli sono validi anche per chi
scrive. Ti suggerisco di leggerla: per intero!
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SEO by Yoast: il plugin n° 1 per il SEO Copy
Impossibile parlare di SEO copywriting senza dare uno sguardo a uno degli strumenti per
l'ottimizzazione più famosi del web. Di nuovo: non scenderemo in dettagli troppo tecnici, ma
tratteremo di SEO by Yoast solo da un punto di vista di scrittura e conseguente tornaconto
per il tuo lavoro di copy o blogger. Iniziamo dalla presentazione di SEO by Yoast così come
appare nella pagina del prodotto all'interno della directory dei plugin WordPress:
Yoast SEO è il plugin SEO originale di WordPress sin dal 2008. È lo strumento preferito da
milioni di utenti, e aiuta a posizionare sia la panetteria dietro l’angolo sia alcuni dei più
popolari siti del pianeta. Con Yoast SEO, avrai un solido set di strumenti che ti aiutano a
essere al primo posto nei risultati delle ricerche.
Nonostante il tono enfatico, SEO by Yoast risulta in effetti un plugin arcinoto, installato in
milioni di siti su base WordPress in Italia e nel resto del mondo. Le sue funzioni sono
molteplici e interessano anche chi lavora come SEO o come sviluppatore. Nell'ottica del
copywriting, SEO by Yoast aiuta a:
• creare in modo pratico e veloce lo snippet di Google, ovvero l'anteprima del risultato di
ricerca (v. screenshot prossima pagina)
• verificare se il testo pubblicato risponde alle linee guida suggerite da Google per la SEO
Con SEO by Yoast, in sostanza, puoi scrivere (nel senso autentico del termine) i meta dati di
ogni singola pagina, articolo, post, news, ecc... Vedremo nel prossimo capitolo cosa
intendiamo esattamente con metadati, per ora limitiamoci al concetto di snippet: ciò che
Google mostra nei risultati di ricerca sotto forma di anteprima è appunto lo snippet, piccolo
insieme di informazioni (titolo, url e descrizione) mostrato all'utente a ogni query
(interrogazione).
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Pensa dunque allo snippet come a un breve annuncio pubblicitario, perché di fatto di questo
si tratta: un'occasione preziosa per destare la curiosità dell'utente e spingerlo a cliccare
sul tuo risultato di ricerca organico (chiamato “organico” per distinguerlo dai risultati di
ricerca “sponsorizzati”, cioè a pagamento).
Vediamo quindi, dalla teoria alla pratica, come si presenta il riquadro di SEO by Yoast
all'interno di un blog (nella fattispecie il mio blog personale www.inviaggioconermanno.it) per
l'articolo Sosta libera in Austria: la guida per camper e van. In rosso vediamo lo snippet
riprodotto da SEO by Yoast sulla base dei dati inseriti nei rettangoli sotto.
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Riesci a indovinare la parola chiave? Immagino di sì, e avrai anche capito che agire in
questo modo aiuta sia l'utente a capire meglio cosa andrà a leggere, sia il motore di ricerca a
interpretare con più accuratezza il contenuto della pagina. Non a caso la ricerca “sosta libera
in Austria” su Google mi vede oggi al primo posto assoluto, e questo è solo uno dei tanti
articoli ottimizzati che ho pubblicato finora nel mio travel blog!
Attenzione a un dettaglio: sarà sempre e solo Google a decidere se prendere per buona la
vostra meta description. In alternativa a questa (o in mancanza di questa se, per qualunque
motivo, non è presente SEO by Yoast), Google rielaborerà una porzione di testo dell'articolo,
con il rischio però di essere meno chiaro e conciso. So che può sembrare assurdo, ma
ricordati che parliamo di robot e procedure automatizzate per loro natura fallaci. Nel dubbio,
ti consiglio di specificare sempre i meta dati rispettando il limite di lunghezza (v. prossimo
capitolo).
SEO by Yoast è un plugin sviluppato per WordPress e come tale risulta utilizzabile solo su
WordPress. Nonostante sia una delle piattaforme di CMS più famose al mondo,
WordPress ha diversi concorrenti, ad esempio Joomla!, Drupal, PrestaShop e Magento.
Se tu o il tuo committente optate per altre piattaforme, dovrete preoccuparvi di installare
un plug in alternativo a SEO by Yoast, così da provvedere all'inserimento dei meta dati
ogni volta che si presenta la necessità.
Fin qui dovrebbe essere chiaro: SEO by Yoast semplifica l'inserimento dei meta dati,
essenziali per completare un contenuto. Ma il plugin può aiutarti anche in altro modo,
soprattutto se sei alle prime armi. Nel terzo punto dell'elenco a pagina 72 scrivevo:
• verificare se il testo pubblicato risponde alle linee guida suggerite da Google per la SEO
Vedrai infatti che sotto i riquadri per i meta dati, si trova la scritta Analisi SEO affiancata da
una faccina colorata di verde (sorridente), di arancione (neutra) o di rosso (triste).
Cliccandoci sopra, si apre un elenco con i punti da migliorare e quelli già attuati con
successo.
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Ad esempio:
Densità della frase chiave: la frase chiave è stata trovata 2 volte. Questo è meno del
minimo suggerito di 3 volte per un testo di questa lunghezza. Inserisci la tua frase
chiave!
Ma anche:
Le segnalazioni e i suggerimenti forniti vanno presi con le pinze, anche perché il livello di
raffinatezza nell'analisi semantica di Google è ben superiore a quello di SEO by Yoast
(Google ad esempio rileva la keyword anche se le parole sono in ordine inverso, “in Austria la
Se sarai in grado di applicare le regole che ti ho spiegato finora, potrai considerarti già a
buon punto. Ci sono però altri aspetti secondari da curare, aspetti che includono i meta dati
appena visti, ma anche gli attributi alt delle immagini. Ribadisco, prima di addentrarci in
questo capitolo, che sei tu e soltanto tu a decidere se ottimizzare un contenuto (e relativi
elementi come il meta title o l'url). Mentre la buona scrittura è una condicio sine qua non,
l'ottimizzazione è una possibilità in più, da valutare se e solo se ha senso puntare al
posizionamento organico del contenuto stesso.
Ripetuto questo concetto, torniamo allora sui meta dati per capire come scriverli al meglio.
Bisogna dire intanto che sia per il meta title che per la meta description esiste una
lunghezza massima consigliata, oltre la quale il motore di ricerca spezza la frase e lascia i
puntini di sospensione.
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L'effetto di una frase lasciata a metà non è certo gradevole. Cerchiamo allora di rispettare la
lunghezza consigliata, ovvero:
Sul fronte della scrittura, cerca di esprimere tutte le tue doti di copywriter in queste poche
righe, riassumendo il contenuto della pagina o dell'articolo sotto una luce il più possibile
accattivante. Non si tratta di un annuncio sponsorizzato, ma poco ci manca: Google è come
un imbuto e gran parte del traffico lo riceverai dalle SERP! Se non hai ancora ottimizzato
o addirittura non hai ancora scritto i tuoi meta dati, adoperati per farlo il prima possibile.
E veniamo alla questione degli attributi alt delle immagini, una sorta di “carta di identità”
delle foto e delle grafiche inserite all'interno di un articolo o di una pagina. Questo
attributo, indicato anche come testo alternativo, corrisponde alla descrizione dell'immagine e
si può impostare cliccando sopra l'immagine stessa dopo averla caricata online all'interno
del sito. La finestra dove inserire l'attributo alt (o alt tag) sarà uguale o simile a questa:
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A livello SEO, riempire questo spazio significa comunicare a Google il “contenuto”
dell'immagine, e di conseguenza la coerenza fra i vari elementi testuali, ipertestuali e
visuali. Ci sono poi altri due elementi che è bene conoscere ma che non sembrano influire
sul posizionamento (nonostante i pareri siano contrastanti):
1) Didascalia: puoi utilizzarla per fornire una spiegazione extra all'utente. Mentre il testo
alternativo non compare come testo sotto l'immagine, la didascalia accompagna in quanto
tale la foto e può essere letta da chi visita la pagina. Usala se l'immagine è poco chiara e
necessita di una spiegazione o di un commento.
2) Attributo title dell'immagine: l'attributo title è il testo che compare sopra l'immagine
nel momento in cui l'utente ferma il cursore del mouse entro i confini dell'immagine stessa.
Se sei un perfezionista, puoi distinguere attributo alt e attributo title, specificando una
descrizione più SEO oriented per l'attributo alt e una descrizione più user friendly per
l'attributo title, ma in generale se inserisci la stessa frase per entrambi va bene lo stesso. Nel
mio caso ho sempre fatto così e ho sempre avuto riscontri positivi.
Inserire link senza nessuna logica lascia il tempo che trova, tanto per i lettori quanto per i
motori di ricerca. È opportuno dunque ragionare in termini di link building interna (link da una
pagina all'altra del sito, blog o portale) e link building esterna (link che puntano ad altre
risorse esterne o che da altre risorse esterne puntano al tuo sito, blog o portale). Va da sé
che sui link interni hai massima libertà, mentre sui link esterni ci sono più restrizioni, vuoi
perché altri potrebbero non desiderare un link dal tuo sito (e chiederti di cancellarlo, come è
successo a me), vuoi perché tu stesso non hai facoltà di decidere chi ti linka.
Il discorso è molto articolato e merita di essere trattato nel quinto modulo dedicato a News
& Content Sharing. Per adesso ci limiteremo a capire come creare una rete di link efficace,
al di là delle questioni più tecniche e delle incognite del caso. Inizio ricordandoti il concetto di
“rete”, un concetto che ha implicazioni non solo informatiche ma anche etiche, sociali,
cognitive e filosofiche. La rete, per come la vedo io, è una sorta di super organismo in grado
di respirare e vivere grazie ai link.
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Tutti i giorni clicchiamo una parola o un'immagine per esplorare i meandri di questa
immensa rete. E come è vero che a nessuno piacerebbe “finire in trappola”, così è vero che
anche Google è in grado di valutare se e quanto i tuoi link sono efficaci e utili per l'utente.
• Linka pagine coerenti con il contenuto di partenza. Se stai scrivendo un articolo o una
pagina sul tale shampoo per capelli, approfittane per linkare altri articoli o altre pagine in
cui hai trattato temi affini (esempio classico la pagina del prodotto shampoo in vendita).
• Ogni volta che citi un tema generico, linka la corrispondente pagina di archivio in cui
sono elencati gli articoli di quella categoria. In futuro una pagina simile potrebbe
posizionarsi su Google per la keyword che hai associato. Qui sotto vedi il caso di
Autoblog, posizionato in prima pagina su Google con una categoria di archivio
(contenitore di altri articoli) per la keyword “auto elettrica”.
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Consigli per link building esterna
• Stesso principio: linka pagine esterne coerenti con l'argomento trattato. Se stai scrivendo
di frigoriferi, difficilmente avrà senso linkare il sito di un ospizio a Roma, più probabile
linkare la pagina Wikipedia ciclo frigorifero o l'articolo di Greenme su Come pulire e
sbrinare il frigorifero. E così via a seconda dell’argomento.
• Assicurati periodicamente che i link in uscita dal tuo sito siano attivi, e non portino a
pagine di errore 404 o peggio a siti differenti da quello originale. Questo si verifica ad
esempio quando una pagina che stai linkando viene cancellata, quando il sito cessa di
esistere o quando viene sostituito da un sito diverso (raro ma può capitare). Puoi
monitorare di tanto in tanto lo stato dei tuoi link con strumenti gratuiti disponibili online,
ad es. Deadlinkchecker.com. Eccoti lo screenshot di alcune pagine esterne rimosse a cui
il mio blog linka (e che prima o poi dovrò sistemare!):
Da ultimo, scrivi sempre il tuo link in un formato comprensibile, per cui Ciclo frigorifero e non
it.wikipedia.org/wiki/Ciclo_frigorifero o a questo link.
Potrebbero rimanerti ora altri dubbi, ad esempio su quanti link inserire o non inserire
all'interno della pagina. Qui dobbiamo però fermarci perché entreremmo in un ambito di
SEO più avanzato, che esula dal mestiere del copywriter o del blogger (in un mondo ideale il
copy dovrebbe essere sempre supportato da un SEO specialist che supervisiona il lavoro e
ottimizza i contenuti, in special modo per progetti importanti).
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Nel settimo modulo dedicato al Content marketing approfondiremo alcune tecniche di link
building spendibili in situazioni complesse. Ricordati, tutte le volte che hai dubbi, di affidarti
al buon senso. A meno che tu non stia lavorando a una seconda Wikipedia, non ha senso
tappezzare il tuo articolo di link. Allo stesso modo, è piuttosto inverosimile che il tuo post o la
tua news non abbiano alcun link in uscita (capita, ma di rado). Scrivi dunque i tuoi contenuti
sempre e solo in buona fede, ragionando su quello che ritieni essere meglio per i tuoi lettori
in base a ciò che tu o altri prima di te hanno scritto.
Esercizio #4
Scegli uno dei titoli elaborati nell'esercizio #3. Mettendo in pratica i consigli e le nozioni dei
primi tre moduli e sommando le regole apprese in questo quarto modulo, dovresti essere in
grado di scrivere un articolo vincente sia per gli utenti che lo leggono (architettura del
testo, bold, link, ecc), sia per i motori di ricerca che andranno a scansionarlo una volta
online. E quando hai finito, completa il tutto con i meta dati!
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