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BARBARA

MCCLINTOCK
IL GIARDINO DELLA CONOSCENZA
 Tra gli scienziati che compirono
ricerche basilari sui meccanismi di
espressione genica ci fu l’americana
Barbara McClintock (1902-1992) che,
nonostante l’importanza dei suoi
studi, per anni non ricevette
particolare interesse da parte del
mondo accademico, nonostante gli
anni ’50 del Novecento furono cruciali
per lo sviluppo della genetica, in
primis per l’identificazione della
struttura a doppia elica del DNA. La
scienziata compì approfonditi studi
sulle mutazioni cromosomiche nel
granturco per tutti gli anni ’30 e ’40,
in cui fu in forza prima alla Cornell
University, poi all’Università del
Missouri e infine al Carnegie Institute
of Technology di Washington. Nel
1931 aveva già pubblicato uno studio
sulla ricombinazione genetica in
questa pianta, dimostrando come il
fenomeno fosse dovuto allo scambio
di porzioni tra cromosomi omologhi.
La scoperta più
importante
 La scoperta più importante di Barbara
McClintock fu però l’identificazione dei
trasposoni, parti di DNA in grado di
spostarsi da una posizione all’altra
all’interno dei cromosomi e di provocare
così mutazioni. McClintock produsse la
prima mappa genetica per il mais, che
collegava le regioni del cromosoma agli
aspetti esterni della pianta. Dimostrò anche
l’importanza del telomero e del centromero,
regioni del cromosoma fondamentali per la
conservazione delle informazioni genetiche.
 Barbara McClintock creò un giardino a fianco
al suo laboratorio, dove coltivò diverse
varietà di mais da studiare e incrociare.
Compì negli anni diversi viaggi in centro e
Sud America, e da quelle terre importò molte
varietà di queste piante, in modo da studiarle
nel suo orto dedicato alla ricerca. In tempi
recenti, questo giardino è stato ricreato alla
Cornell University per celebrare questi studi
pionieristici. Fu anche un’eccellente
insegnante. La leggenda vuole che fosse così
appassionata del suo campo di studio che,
quando le veniva posta una domanda,
potesse impiegare un intero pomeriggio per
rispondere. Era lei stessa a interrompersi a
un certo punto, dicendo al suo interlocutore:
“meglio fermarci ora, sembri stanco”.
 Pur trattandosi di una scienziata di successo , il suo studio sui trasposoni, presentato nel 1951, ottenne scarso
seguito. In certi casi, la teoria della McClintock venne anche duramente contrastata. In parte questo era dovuto
alla scarsa conoscenza delle strutture responsabili della trasmissione ereditaria (la descrizione del DNA sarebbe
stata pubblicata solo due anni dopo, nel 1953), in parte al fatto che l’idea prevalente ai tempi era che i geni
fossero unità fisse, immobili. Forse anche il sessismo imperante negli ambienti accademici del tempo ebbe la sua
parte nello screditare i lavori della scienziata: negli Stati Uniti degli anni ’50 era molto difficile per una donna
fare carriera nel campo della ricerca e ancor di più veder riconosciuta una propria scoperta. E questo valeva
anche per una studiosa piuttosto accreditata come la McClintock che, tanto per far capire la mentalità dei tempi,
aveva dovuto iscriversi al corso universitario di botanica (per poi specializzarsi in biologia cellulare), invece che a
quello di agronomia, suo principale interesse, perché in quella facoltà le donne non erano ancora ammesse.
Nel 1944 Barbara divenne membro
dell’Accademia americana delle scienze e
l’anno successivo fu la prima donna a
essere eletta presidente della Genetics
Society of America. Malgrado questo, nel
1951 molti suoi colleghi contestarono i
risultati che presentò a un simposio
scientifico: Barbara annunciò di aver
identificato alcuni geni che, a seconda di
dove si spostavano su un cromosoma,
facevano assumere colori diversi ai chicchi
di una stessa pannocchia. Fu solo molto
più tardi che Barbara vide riconosciuti i
suoi meriti. Ricevette così la National
Medal of Science nel 1970, l’Horwitz Prize
e il Premio Wolf nel 1981 e infine il
Premio Nobel per la Medicina nel 1983.

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