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Rosmini'S Risorgimental Reinterpretation of The Classical Economic School (Carlos Hoevel)
Rosmini'S Risorgimental Reinterpretation of The Classical Economic School (Carlos Hoevel)
ROSMINI’S RISORGIMENTAL
REINTERPRETATION OF THE CLASSICAL
ECONOMIC SCHOOL
(Carlos Hoevel)
Introduction
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ROSMINI, GIOBERTI E GUSTAVO DI CAVOUR
1
G. Solari, Rosmini inedito. La formazione del pensiero politico, a cura
di Umberto Muratore, Stresa, Centro Internazionale di Studi Rosminiani,
Presentazione, 2000, pp. 7-8.
2
Op. cit., p. 65.
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theology or, in any case, he thinks this break evidences the internal
contradictions present even in these aspects of his thought6. Final-
ly, the harshest criticism made by Zolo is probably the accusation
of ‘ideology’. Indeed, Zolo considers Rosmini’s economic thought
being contaminated by the supposed defect of nineteenth-century
Catholicism based upon a classist preconception which is reflected
in its utter incomprehension of the meaning of the social-economic
problem in relation to the ultimate truths of Christianity7.
6
“Sul terreno etico-giuridico manca in Rosmini la consapevolezza del
rapporto di complementarietà, di stretta reciproca inclusione fra econo-
mia e morale nella vita concreta della persona e della comunita: sarebbe
agevole mostrare come il dualismo tra eudemonologia ed etica rappresen-
ti una delle molte rifrazioni del radicale dualismo rosminano tra ‘senso’
e ‘intelletto’, tra ‘ individuo’ e ‘persona’, tra ‘bene soggettivo’ e ‘bene
oggettivo’”. D. Zolo, op. cit, p. 305.
7
“C’è in Rosmini una discriminazione psicológica fra la ‘classe dei ric-
chi’ e la ‘classe dei poveri’ che induce persino nel suo spirito di carità
cristiana un acento paternalistico che sarebbe impossibile trovare in un
padre della Chiesa... una conferma della crisi spirituale e religiosa della
cristianità ottocentesca...”. D. Zolo, op. cit., p. 253, n.46; “Di fronte a
certe pagine rosminiane... non può che riflettere sulla crisi profonda che
ha investito la coscienza católica nel primo 800”. D. Zolo, op. cit., p. 309;
“Il liberalismo rosminiano mostra... la sua origine aristocratica e il suo
horizonte classista...”. D. Zolo, op. cit.,p. 309.
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Op. cit., p. 251.
13
Op. cit., p. 247.
14
Op. cit., p. 407.
15
Op. cit., p. 408.
16
Op. cit., p. 408.
17
Op. cit., p. 258.
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“Dopo Adam Smith nessuno più dubita, che il lavoro sia il fonte sommo
della ricchezza e che abbia il lavoro ai capitali per usare un modo filoso-
fico, ma ottimamente espressivo, come la forma alla materia”. OIP, p. 92.
33
SDR, p. 26 and note 17. Cfr. Adam Smith, An Inquiry into the Nature
and Causes of The Wealth of Nations, Chicago, The University of Chi-
cago Press, 1990, I, Chapter III, “Of the Accumulation of Capital, or of
Productive and Unproductive Labour”, p. 351.
34
SDR, p. 21.
35
“Il buon senso di Smith… e di tanti altri scrittori delle cose economiche;
i quali senza essere nemici dei piaceri, distinguono però accuratamente fra
essi e la ricchezza, e predicano i risparmi, e la moderazione in tutte le cose
di lusso e di diletto, perché questi diletti non li considerano come ricchezza,
ma bensì come una distruzione della ricchezza… ”, SDR, p. 37. Cfr. Adam
Smith, op. cit., 1, pp. 360, 362-371; 2, pp. 127-128, pp. 401-402, 442-443.
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“Riguardo alla produzione della ricchezza, qualunque cosa si dica in
contrario, la regola fondamentale è di seguire la natura, la quale chiede
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Rosmini also agrees with Smith in a natural and liberal view of the
economy broadly understood. In the pages of the Politica Prima he
discusses the topics of Chapter II of Book IV, Part I of the Wealth of
Nations of Adam Smith referred to the freedom of trade and its im-
pact on the domestic industrial development of a country. Rosmini
here advocates the thesis of Smith against mercantilism, affirm-
ing the goodness of the principle of natural distribution of wealth,
since it is impossible to calculate the best way to manage wealth
in a vast space and time due to the infinite variables that should be
taken into account37.
As for Thomas Malthus, Rosmini repeatedly quotes him in his Della
naturale Costituzione della società civile38 and his Della sommaria
cagione per la quale stanno o rovinano le umane società. Along with
Machiavelli, he is the lead author on which Rosmini relies to develop
the central argument of the latter work, i.e., the survival of societies.
Following the arguments of Malthus against Godwin and Condorcet,
Rosmini defends the idea that there are limits on the progress of so-
cieties beyond which they fall. Moreover, both in Della sommaria
cagione as in Della naturale Costituzione Rosmini agrees with the fa-
mous English economist’s arguments on the issue of population39, but
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State must intervene sometimes to help the poor, he thinks that this
assistance has to be always “extraordinary and momentary” and
not “ordinary and continuous”45. Like classical economists, Ros-
mini believes that one of the greatest errors of modern politics is
the reduction of common good to a mere mechanical satisfaction of
needs by government’s planning46. Instead, close to classical eco-
nomic thinking, he understands the common good mainly as the
result of personal freedom and responsibility47.
In a word, these texts clearly reflect that Rosmini was probably one
of the few philosophers in Continental Europe who, unlike many
other thinkers, assimilated positively many elements of classical
economic science.
to help the poor and unemployed is to leave free the “founts of private
beneficence” and “civil association” but, above all, to promote access to
property by means of genuine jobs created by a rightful and fair economic
competition accompanied by moral values introduced through education.
About the same subject in the Costituzione see Chapter 9, p. 29.
45
CRI, p. 266.
46
Both problems are explained by Rosmini especially in FPSSF.
47
Moral virtue as the principle and the end of civil or political society
is Rosmini’s main idea of his Political Philosophy. It is precisely on this
anthropological and ethical point that we can find Rosmini’s main dif-
ferences especially with utilitarianism – socialist, liberal or conservative
– which sees just in pleasure or material utility both the engine and the
goal of society. According to Rosmini, utilitarianism has an external con-
ception of political life that is born from its external conception of the
human being that forgets its spiritual and interior dimension which is the
real end of politics. For Rosmini’s idea of virtue as the heart of society
see: FPSSF, especially Book 2, “The end of society”.
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However, we certainly do not agree with Luigi Bulferetti’s thesis about
a rosso, Sismondian or Christian- socialist Rosmini included in his work
Socialismo Resorgimentale (1949), which was, at the time, widely de-
bated by Pietro Piovani.
49
Marco Guidi, Terenzio Maccabelli e Erica Morato, Neo-Smithian po-
litical economy in Italy (1803-1848).
50
Guidi, Maccabelli e Morato, op. cit., p. 2.
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“Il Gioia nel nuovo prospetto della scienza economica, mi sembra però
essere stato troppo acerbo in relevare questo errore dello Smith, uomo per
altro degno di tanta lode. Il Gioia è rovesciato in due difetti maggiori… ”.
SSP, p. 19, n. 1.
60
“But the great object of the political economy of every country, is to
increase the riches and power of the country”. Adam Smith, An Inquiry
into the Nature and Causes of The Wealth of Nations, I, p. 394.
61
“Ciò non è difetto della scienza ancorchè ella abbia a solo scopo la ric-
chezza della nazione, essendo lo scopo di qualunque scienza particolare
di necessità limitata. È difetto degli economisti, i quali occupati tutti in
questa scienza, tutta la felicità dello stato riducono a Lei”. SSP, p. 19.
62
“Laonde sarà sua cura [del governo] di rimuovere l’ignoranza, i pregiu-
dizi, le consuetudini nocevoli alla produzione, e con premi ed altri inci-
tamenti guiderdonare i più attivi e incoraggiare i meno… In una parola il
governo potrà accrescere le tre forze da cui nasce l’acceleramento della
produzione, il sapere, il volere, il potere … ”, PP., p. 369. In the Nuovo
Prospetto delle scienze economiche by Gioia the subject of il Potere is
treated in the Libro secondo, Classe Prima, pp. 66-239; the subject of
the Cognizione in the Classe Seconda, pp. 240-255 ante the subject of la
Volontà in the Classe Terza, pp. 256-275.
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“[L]a nozione della libera concorrenza non è nozione di mero fatto, ma ben-
sì di ordine economico, e però applicabile non a poteri sregolati, ma bensì a
poteri regolati solamente. Per la qual cosa li economisti debbono pensare di
trattare un argomento di diritto politico, e non di calcolo mercantile”.
74
Cfr. especialmente G. D. ROMAGNOSI, Opere cit., p. 111: “Su la cre-
scente popolazione. Memoria diretta a confutare le dottrine di Malthus,
scritta all’ occasione delle Lettere al sig. R. I. Wilmot Horton su le rifor-
mazioni palamentarie relative alla popolazione soprabondante dell’ Irlan-
da.” Cfr. FPSC, pp.95-101.
75
Cfr. G.D. Romagnosi, Opere cit., pp. 178-179, 183: “Qualunque lettore,
anche non iniziato nella politica economía, s’accorge tantosto che a fianco
di queste concentrate gigantesche proprietà territoriali debe necessaria-
mente esistere anche una gigantesca povertà… Un lenitivo quindi si ap-
portava all’assorbente concentrazione delle stabili possessioni in favore
di una poveraglia […]”. G.D. Romagnosi, Opere cit., p. 193: “Quando
l’auttore scrisse questo passo ebbe egli o no sotto li occhi lo stato sociale
di fatto dell’inglese popolazione? Vide egli forse quale ne fosse l’ordi-
namento territoriale, e la distribuzione dei possessi fiancheggiata dalle
leggi? Seppe egli o no la sterminata estensione di terreni capaci a portar
frutto, che giaciono abbandonati? Pensò poi egli se fosse possibile fon-
dare la potenza industriale, navale e commerciale dell’Inghilterra con le
leggi accennate, senza il sussidio di questa tassa?”.
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Cfr. FPSC., p. 97, n. 8. “Il medesimo Romagnosi s’oppone ancora a
quelli che censurano i governi che danno soccorsi a’ poveri. Quanto a
questo convien distinguere. In via ordinaria la carità è cosa privata, e il
governo non può, per mio avviso, metter mani nelle mie saccoccie, e trar-
mi la moneta da dispensare a’ poveri. Ma nel caso dell’Inghilterra la cosa
è diversa: le leggi stesse rendono eccessivamente dura la condizione degli
operai; conveniva dunque, che vi avesse un compenso dalla parte del go-
verno colle tasse de’ poveri: perciò la tassa de’ poveri, considerata come
una cotal restituzione che fa il governo, diventa un remedio necessario,
una specie di soddisfazione. Però eccellentemente dice il Romagnosi,
dopo aver riferite le durissime leggi inglesi cominciate fin sotto Enrico
VII rispetto agli operai: ‘Questa condizione degli operai inglesi è vero o
no costituire una vera servitù dell’officina, perfettamente simile alla ser-
vitù della gleba? Come dunque lo schiavo della gleba al pari del bue e del
cavallo annessi al suolo debbono esseri mantenuti, così gli operai inglesi
furono provveduti colla tassa dei poveri’ (Del trattamento dei poveri e
della libertà commerciale, ecc., Milano, 1829)”.
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Bibliography
CP, Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, a cura di Alfeo Val-
le, Istituto di Studi Filosofici, Centro di Studi Rosminiani, Stresa;
Roma, Città Nuova Editrice, 1981.
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Carlos Hoevel
Pontificia Universidad Católica Argentina
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