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Eugen Biser CREDERE CON IL CUORE. PAOLO CREATORE, - DI UNA THEOLOGIA CORDIS Introduzione «Le parole pid silenziose sono quelle che portano la tempesta, Pensieri che incedono con passi di coloma, guidano il mondo»! Queste parole dal Zarathustra di Nietzsche («L"ora senza voce») si offrono quale chiave di lettura per un tema sinora poco conside- rato in Paolo, tema che - come nessun altro ~ condusse il cristia- nesimo ad una diffusione vittoriosa veramente fulminea, Infatti al ‘centro del suo annuncio, della sua teologia ed anche della sua per- sonalita insolitamente dinamica, si trova ac una verifica pit attenta i motivo pid «silenzioso» che si possa pensare, ovvero il cuore. In riferimento al suo modo di apparire, alla sua valutazione ed all’opera della sua vita, cid pare tanto poco prevedibile, da richie- dere una dimostrazione a pieno raggio. Dobbiamo comungue anzi- tutto considerare cid che si oppone alla méta che ci proponiamo, ovvero il suo modo di porsi, il giudizio ricorrente su di lui la sua opera teologica e kerigmatica, 2, Nitriche, Cost parld Zarathustra. is L'ora sera voce, tit i M. Moatinat, Milano 1968, p. 160 lin, 8081, 6 Eugen Biser 1. Chi eva Paolo? ‘A questa domanda, posta in tutti i modi possibili da Erich See berg, risponde da sempre un coro contraddittorio, che vuole da una parte Paolo grande interprete di Gest, altisonante paladino della ‘sua causa, se non addirittura fondatore stesso del eristianesimo, € dall’altra invece il suo peggior falsario e corruttore®. Si mostraro- no vinti dal fuoco del suo spirito soprattutto quanti, dopo i periodi della sua denigrazione e sospetto, si impegnarono per la sua risco- perta: nell’antichita Giovanni Crisostomo ed Agostino, nel Me~ dioevo Bernardo di Chiarcvalle e Nicold Cusano, in tempi recenti Antonio Rosmini e Hermann Schell, In maniera entusiastica, quast avesse nelle orecchie la frase di Nietzsche sopra riportata, quest’ ulti- mo ribadisce: ad; un faoco che arde di Cristo, una tempesta in cui Cristo rivela la pro- pra potenca [..). Ges ®ilcontenuto intro delle vite dell'apostolo Pao, Jo. Proprio in tal modo egli divenuto I'apostolo di tutto il mondo: peri fatto che Gesit& divenuto il contenuto della sua vita ¢ che egli ha avverti- to tale contenuto vitale come talmente grande, da far superare a tui fari- seo le bartiere nazionali della fede tramandata. Paolo ? uno spirito ricco, for- te, fecondo, ma la sua rieche7za, il suo amore, la sua forza sichiama Cristow In maniera simile, seppur meno enfatica, si era espresso anche To studioso paotino William Wrede con la seguente constatazione: ‘adn veriti, Paolo @ una figura di ro per la storia dell’intera umanita ir Arto deere una personal sordinari dal panto dvs casas morales To spins eompere pera dla ss it~ aie pre ato dt non essere divento per vie norman cisiana Medi una sivlziones fibers dai vincol della wadiione, sto MiMvane imc dtl comune: esa lo mise in grado compisre un nuovo isos ovat pon amie a > since Noo Teg nl gle endo Ka Hal wor ade telat usa ie ete Patsy scone le gstinhe si aan Water Past Tora bt Sen dem eum The Sg Gr Cumin sn De ace et tesla ea Palo wee oper minster le igen te.) 5 GSC Pec 0p 1 . eee ce re Reap ae Dar Poin der nese euch Foca, Da 9848 7 Paolo creatore di una theologia cordis 6 Perfino negli sfoghi di odio irrefrenabile con cui si ® cercato di demonizzare Paolo facendone un antagonista di Gest. per invali- dame Vinflusso, si riscontra Tinconfessata ammissione della sua eminente grandezza. Poiché solo di un grande dello spirito Nietzsche poteva dire nell’Anticristo (par. 41) che appena lui ave- va crocifisso veramente Gesit capovolgendo «il senso e il diritto di tutto il Vangelo». E allora dove rimane qui quella «silenziosa pa- rola» che ha provocato questa «tempesta» di dimensioni davvero mondiali? 2, «ll mio cuore» La risposta Paolo ce la fornisce nella pid breve e senza dubbio pid personale delle sue lettere, ovvero nello scritto di protezione e di accompagnamento per lo schiavo fuggitivo Onesimo, che egli rispedisce al suo padrone. Nel mezzo di tale lettera Paolo rivela in ‘maniera inattesa il suo pensiero pit ‘timo scrivendo: «Ti prego per il mio figlio Onesimo, che ho generato in catene [.. Te Tho rimandato, lui, il mio cuore» (1, 18). E un po’ come se qui la notevole tensione ¢ attivit’ dell'apo- stolo si volgesse tutta verso il proprio intimo, cosicché diviene vi- sibile, in maniera del tutto inaspettata, la sorgente da cui procede il suo pensare ed agire. Si potrebbe ancora ritenere che si tratti di tuna metafora particolarmente stringente, eppure Paolo mai parla cosi poco metaforicamente come qui. I] «cuore» & per lui il punto di intersezione delle linee vitali, il tuogo dell'esser-con-sé ¢ dell’ esser-con-altri, l'organo di raccolta e distribuzione, dell'iden- tit e della vincolazione, della ccncentrazione e dell’apertura, dell'incentivazione e dell’ oblazione. Per tale motivo ¢ senza alcun cedimento al sentimentalismo ud rassicurare i cristiani di Corinto e di Filippi: 8 giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché vi porto nel cuore», «per morire insieme e insieme viveren (rispettivamente Fil 1,7; 2 Cor 7,3). =z Eugen Biser 3, La storia precedente In questa confessione ci si fa incontro un Paolo talmente diver- so e sconosciuto, da far sorgere la domanda circa lorigine di tale atteggiamento e dungque circa la storia previa dell’apostolo, Tale richiesta si giustifica gia per il fato che To stesso Paolo vi risponde abbondantemente e volentieri. La risposta esplicita - essoterica, palese a tutti ~ che egli pid volte presenta (Gal 1, 13-14; Fil 3, 5-6) = sembra indicare la sua intrapresa come etronea, Essa conferma infatti Ia consueta immagine del fanatico che, pieno di odio cieco contro i seguaci di Gesii, mosso dalla sua aggressiva pietd legalista cerca di distruggere la Chiesa nascente, Non & dato notare un moto verso interno, Del tutto diversa @ invece l'autotestimonianza esoterica dell’apostolo che egli presenta in quell’inno alla carita (1 Cor 13) «prepaolino», anteriore alla sua stessa conversione. Qui non si par- Ja espressamente del «cuore, ma con locuzioni marcatamente «desiderative di cid che riempie il cuore, ovvero della carita che tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Ed alla fine risuona anche quella inversione mistica che in tutto il conoscere el Paolo suc- cessivo lascia intuire un previo esser-conosciuto, «Ora conosco solo in modo imperfetto, ma allora conoscerd perfettamente, come anch’io sono conosciuto» (1 Cor 13, 12). E chiaro che questo & il linguaggio del cuore. 4, Parlare al cuore Osservando che Paolo & giunto alla stupenda prestazione della sua vita tramite l'insolita via di una arivelazione», Wrede allude alla grande ora del cambiamento nella vita dell'apostolo, ovvero alla visione di Damasco. Di fronte al testimone pid illustre di una theologia cordis si eleva qui un’ultima barriera per la maggior parte degli studiosi di Paolo. Giinther Bomkamm diffida energicamente della «diffusa» convinzione, che Paolo «abbia derivato da quell'unico evento di Damasco il contenuto di tutto il suo ulteriore annuncio». In queste parole riecheggia evidentemente il timore che Paolo possa esser Paolo creatore di una theologia cordis a assegnato alla mistica cristiana, se non addirittura riconosciuto come suo iniziatore. A tale opinione si era comunque gid da tempo opposto Joseph Bemhart constatando: «ll grande sconvolgimento personale della sua vita fu di natura mistica come pare inistico @ il contenuto della sua teologia messianica, ed & mi, tica cid che egli ha chiamato in essere attraverso i secoli ie : ses essere attraverso i secoli grazie alla sua Cid viene di recente confermato da Chri i ene di istian Dietzfelbinger __fon Ta tesi che Vorigine della teologia paolina vada ricercata nelle Yocazione dell'apostolo®, Nell'affermare cid, si richiama a ripetute affermazioni dell'apostolo, specie all’esclamazione, espressa se. condo lo stile del profetismo anticotestamentario, che alu, il pers secutore, Dio ha rivelato nella suo bonta il proprio Figlio (Gal 1 15-16). Paolo non esplicita quella che fu la forma della comunica zione e non spiega quello che fu il ramite con cui Pha apprese Egli se ne esce perd espressamente con un «in me» (I. 16), cost che Ia sua testimonianza pud essere resa anche nei termini seguen. ti Dio gli ha rivelato nel cuore il mistero del Figlio. In ogni caso i trata di una percezione inteioze, dove perd colui che parla non & ame nella dupicenarrazione degli Ati degli Apostoli, quel Ges che Paolo perseguita, ma ® invece Dio stesso, mentee il «Figlio» il contenuto della comunicazione divina, Ovviamente per Paolo esi non 8 mai soo cid che ali viene comunicato, bens anche co Wye 8 Vola i stocomunia a parol dvinasommamerte Con quell’ e come tale il «Figliow di Dio. E proprio cosi lo speri- ‘menta Paolo quando assicura in merito alla sua visione di Dama- sco che Dio in quell’ora «gli ha rivelato il Figlio». Che egli chiami Figlio di Dio Colui che gi @ stato assegnato e del quale nella frase seguente dirk che «lo ha amato e si é consegnato per lui» si potreb- be capire ~ pit che non come un’acquisizione dalla teologia della Comunita antiochena ~ a partite da questa inversione di polarita del nemico in amico e, dal punto di vista intradivino, dalla muta- Zione dell’intercessore in un portavoce e «testimone fedelen (Ap LS). U.contesto tematico Paolo lo ribadisce parlando espreccamente dei asegreti del cuore», indicando cosi i cuore come il «luogo» del mutamento avvenuto. Qui dunque, nel suo cuore, Iimmagine del nemico si 8 trasfigurata nel suo contrario; qui ha sperimentato il verdetto di condanna come un annuncio di conforto; qui gli si & svelato Vintercessore quale il «Figlio» in cui Dio si 2 espresso ed ha chiamato lui, linterpellsto, al suo servizio, 6 Laspirale Paolo risulta precedere decisamente a tutt oggi ogni teologia, in quanto ® consapevole in maniera immediata dell assegnazione del suo «oggetton. A nessun altro pensatore della cristianita 8 stato Cosi chiaro come a lui, che loggetto della ragione teologica ® ad 88a assegnato nel modo in cui avviene la comunicazione. Per tale ‘motivo gli @ Iontana ogni tendenza alla sistematizzazione. Né si 6 Eugen Biser accontenta di plasmare il suo messaggio solo sull’'uomo, in rappor- to ai suoi bisogni e debolezze. Piuttosto egli prende T'uomo pro- prio partende da questi limiti. B infatti convinto che, a prescindere dalla novita del suo annuncio, egli non ha da dire ai destinatari nulla che noa sia gia scritto nei loro cuori dallo Spirito del Dio vivo (2 Cor 3, 3). Nella sua attivita egli si comprende solo come portavoce di Colui che a partire dalla sua grande svolta nella croce e nella resurtezione si comunica mediante il suo Spirito a tutti co loro che gli si aprono, Con cid ai messaggeri della parola compete naturalmente un incarico determinante: & infatti solo tramite il loro annuncio che la parola, che (secondo Rm 10, 8) ® gid infusa in tutti e posta sulla bocea c nel cuore, pud essere detta in maniera effica- ce. Tramite il loro annuncio la evocano dalla sua sopita iscrizione. Essa procede al tempo stesso dall'intemno, ma in maniera tale da dover essere risvegliata dall'estemno, Tale modalita corrisponde pienamente alla maniera in cui Pao- Jo giunse alla sua missione. Gli & stato detto nel cuore T'intero con- tenuto del suo messaggio. Eppure nell'elaborazione dello stesso si appoggid alla fede che trovd a Gerusalemme, Antiochia e Dama- sco. In cid si rifletteva perd qualcosa di ancor pid essenziale, che ha una fondamentale importanza per Paolo © che mostra come egli sia giunto al suo annuncio. Poiché al centro del suo messaggio vi 2 cid che in origine rappresentava I’immagine centrale del nemico: Ja croce. Nel caso di Ges perd non fu la morte ma Ia vita ad avere Vultima parola, Cosi l’enigma della sua morte divenne la chiave cessenziale per I’interpretazione di Dio e dell’ uomo, Dio comunque risolse il paradosso della croce innalzando presso di sé Colui che si era profondamente annichilito (Fil 2, 9), risvegliandolo dalla morte e dalla tomba a nuova vita. Con cid la croce entrava nella luce della sasienza (I Cor 2, 6 ss.), cost che colui che prima era conosciuto solamente «secondo la carne» divenne pensabile in una ‘nuova manieca spirituale (2 Cor 5, 16). Ora splendeva sul suo volto la gloria di Dio (2 Cor 4, 6); ora egli appariva come l’immagine viva delta rivelazione di Dio (Gal 1, 16); diveriva visibile come il movente ¢ la méta della storia umana (Ef 1, 10); continuava a vivere nelle membra del suo corpo mistico (1 Cor 12, 12; Rm 12, 4); ora egli veniva dimostrandosi come il principio di una fede che sempre pit consapevolmente andava maturando incontro a Lui (Ef 4, 13). Paolo ereatore di una theologia cordis or Cosi la teologia paolina si sviluppa in modo di le dat suo centro rstoogio i espns nella dttinadllavcleaane ne, della Chiesa e dell’escatologia, in modo tale perd che risultino solo esplicate diverse prospettive dell'unico motivo centrale, La 12, denzione per Paoto altro non & se e224 dell ome} a Chiesa il Crs escatologia, il compimento ultimo di cid che @ inizi laresurezone di Gest. Un conteso tomatic ch, rtsondea ug Parola conclusiva dell'Iperione di Hélderlin, si potrebbe illustrare Come una circolazione che dal cuore parte e al cuore fa ritorno®, 7.L'inelusione Se tutto cid @ iscritto nel cuore del credente, cosi Soto evocarlo,sorge qui a domanda citea una pid revise cate nat nazione di questa lettera interiore della scrittura che vi @ inci : Nella corrispondenza con Corinto Paolo ne parla metaforicamente, Fichiamandosi alle tavole della legge mosaica, tramite immagine ean an dei cuori, su cui scrive Jo Spirito (2 Cor 3, 2- ). tera ai Romani egli svily tale intuizione iy teoria della fede. Di seguito alla Bitrate lig annunciata & gia infusa nell’uditore ed & presente sulla sua ne ‘come nel suo cuore (10, 8), egli ribadisce: “ “Poi econfessericon a bs ' ta bocca ch Ges il Signe, cede conto eae che Dolo harvest dl mors sa ho ee ‘cuore infatti si crede per ottenere la ‘giustizia e con la i tala pro com la bocca sf lar fessione di fede per avere la salvezza» (10, 9-10), Shows SI ro E caratteristico per tale Pensiero costruito in forma chiastica, che egliribadisca il dovere di confessare, ancor prima di esser ar. rato al tema. Cid si eapisce proprio a partite dal tema stesso, ella frase seguente infatti Paolo imposta una sorprendente identi {8 con la sua visione di Damasco. Nei credente si verfica proprio cid che & avvenuto a lui, quando gli & stato rivelato nel cuore flan, Stero del Figtio di Dio, Cid riempie a tal punto il cuore del ereden. 5 Lederalmente vi woviam: sLe vene che no iene ‘ene ches iradiano dal cuore rtornano al. eure, © ardent vito: F. Helin, prion, Milano 1981p. 170, 8 Eugen Biser ‘e, che la sua bocea, come dice un passo della Bibbia, trabocea. La fede viva si riconosce per il fatto che si esprime ed attesta. Per il ‘suo contenuto, la fede dei cristiani & poi fede nella resurrezione. E ‘cid, a differenza dell'impressione destata dalla frase affermativa, ‘non tanto nel senso di un rimando all'evento storico, quanto in modo tale che questo continui a vivere nel cuore del credente, che ‘Gest sisusciti di naove in Tai Gia questa a suo modo minima chiarificazione mostra che per Paolo l'universo della fede @ indivisibile. In esso si pud tut’al pid distinguere, in ordine puramente teorico € non fattuale, un piano oggeitivo e un piano soggettivo. La fede non si riferisce al primo; Voggetto & piuttasto il suo contemuto. Solo cost si corrisponde alla concezione dell’apostolo, che i destinatari del suo messaggio han- no gid il «testo» iscritto nel cuore. Per tale motivo tale concezione non si coagula in lui in una dottrina espressamente elaborata, Tale messaggio mantiene invece una posizione «fluttuantey media tra descrizione e appropriazione, tra oggetto e adesione. Cid & da ricondursi al fatto che per Paolo Voggetto della fede si pone nel modo dell’esser assegnato. Esso @ permeato da quell’ autoconsegnarsi, nel quale & coinvolto il Figlio i Dio, Non per nulla l'apostolo assicura nella pitt intima delle sue autoattestazioni: «Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). D’altra parte anche il credente nel messaggio paolino & presen- te con le sue nostalgie e le ste speranze ma anche con le sue tenta- zioni e sofferenze, Questo messaggio non necesita di essergli spe~ icamente spiegato e mediato. Egli gia sin dall'inizio intessuto € coinvolto in esso. Chiaro come non mai risuona tale inizio nel grido con cui Péolo, mettendosi al posto dei suoi interlocutori, ne esprime la lacerazione interiore: «Sono uno sventurato! Chi mi libererd ds questo corpo votato alla mor te? (Rm 7, 24). Pid chiaramente di qualsiasi assicurazione teorica questo passo lascia intendere che per Paolo la condizione dell"uomo pud essere Paolo creatore di una theologia cordis 9 espressa solo in maniera esclamatoria, ovvero nel linguaggio del grido e del!"invocazione?. Quanto qui apostolo parli in maniera vicaria, 1o conferma la parola con eui egli i stesso risponde in un al- tro passo alla domanda: * me Aime ei ricevuto su di noi la sentenza di morte per impara- Fe a non tiporre fiducia in noi stessi, ma nel Dio che mane 04 ma nel Dio che resuscita i marti» (2 Questa affermazione viene sottolineata in maniera drastica con il richiamo che I’apostolo fa al suo «combattimento con le belve» sSostenuto ad Efeso (1 Cor 15, 32)". Cid che egli intende dire risul- {a perd pienamente sviluppato appena in quel passo che vuol esse- re il frammento di un'autobiografia dell'apostolo: , ed in esse & inoltre avvertibile l'effetto dell’im- pulso partito dall’evento di Damasco. E Ia testimonianza di uno che @ rimasto rapito, sopraffatto dalla potenza vitale del Risorto, che nella risurrezione del crocifisso trova la chiave per la propria esistenza, tesa tra sconfitte e incarichi di fiducia. Ed & al tempo stesso lo schizzo della sua intera teologia, che cortisponde a questa esperienza mistica, sviluppandola dal punto di vista contenutistico » CY Sti ic ope eh rn at, (Cr KI. Sehelke, Paulus, Damstade 198), p. 67-68, ‘noes 70 Eugen Biser e dimensionale, A questo punto diviene chiero che la teologia dell’apostolo, come diceva della propria opera Goethe, : us grande confession, colegata ala volont extendere ad at la propria salvezza e di trasmettere anche a loro la gioia che it Con eb ineqvocabiimentedimostato che la teologi d Paolo é effettivamente una theologia cordis, il cui fondamento non ud meglio esser desert che con Ia sentenza con cui Beethoven initolava il Kyrie della sua dfssasolemnis: «Dal cuore vscito, possa di nuovo tomare al cuore!»'!, Non da ultimo parla in favore dello spessore telogico di tle sentenza i fato che Beethoven s appoggiasse ad una locuione trovata nella leroducione per ea stianiriflessviche Johann Michael Sailer, da Ii grandement ‘mato, premetteva alla sua edizione dell" Imitazione di Cristo, 8, Mistica della fede Se nell" atto di fede si verifica per ognuno cid che & accaduto a Paolo nella sua visione di Damasco e se con cid al erent weno iscritto nel cuore il testo base del messaggio, cosicché le ston interiores ba solo bisogno di esee chiara, allor la fede he dimensioni pit. profonde che quelle comunerrente ammesse, Cid che essa comporta, Paolo lo spiega di seguito alla sua affemazio- ne circa la lettera interiore, che gli ricorda dapprima le tavol a legge di Mosé scritt sulla pietrae poi quel velo, con cui guest dove ‘a clare lo splendore del propio volo dina gh vom. Del tito diversa & la condizione di quanti nella fede hanno fatto esperie della forza liberante dello Spirito di Cristo; infatt: «dl Signore & lo Spirito e dove c8 lo Spirito del Signore c' libert&» (2 Cor 3, 17), Coloro che sono rapiti da questa manifes:azione spirituale di Cristo, come afferma Paolo nel prosieguo del passo, contemplano 1 Gitato ds J¢ B. Matin, Beethoven, Materialbiographe, Daten zum Werk und Ese ston 709. oe ee wo NY nl ela ners Religie Saciariee Auf ener Lap fik, Minchen 1980, pp. 277-278. Paolo creatore di una theologia cordis n a viso scoperto la gloria del Signore e vengono cost trasformati «di gloria in gloria» nell'immagine contemplata (3, 18). Nella fede si Vverifica dunque un‘assimilazione di colui che crede a Colui che & creduto. Questi emerge dalla sua lontananza e guadagna nuova Presenza nel cuore del credente. Basandosi su cid, la scuola di Paolo assume il motivo dell’inabitazione e dichiara nella lettera agli Efesini: «Dio (-] vi conceda, secondo ta ricchezza della sua gloria, di essere po- fentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo intetiore. Che il Cristo abiti per la vostra fede nei vostri cuori» (3, 16-17). Da qui ¢'@ come un ponte che conduce all’assicurazione del Gesit giovanneo: «Se uno mi ama, osservera la mia parola e il Padre mio lo amera ¢ noi ‘verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23), Se cid viene colto nel contesto dell'automanifestazione di Gest ~ che attraversa tutto il Vangelo a partie dal suo grande in. vito agli oppressi e perseguitati (Mt 19, 33 ss.) ~ si dischiude un’ancor pitt profonda dimensione della fede. La fede non 2 solo Hobbediente assenso all'autocomunicazione di Dio nel Figlio fatto Lomo, € dungue un atto di recetivita religiosa, bensi una replica ; assai di pid, e per un eguale motivo, ta fede stain un rap. Porto non meno stretto con la preghiera. E solo in relazione a que- n Eugen Biser sta che si chiarisce cosa significhi dire che per il eredente il mes- itto nel cuore»!®, | “OED fica, ereente dove esr in gad dt lia dire» cid che sta scrito in lui, Ciod: egli deve imparare a ti-dire e a dire insieme cid che gli & stato consegnato in parola, In tale pro- cesso ei introduce quel passo della feta a Romani che Johann Sebastian Bach, cosciente del suo alto valor, volle musicare ne mottetto Lo Spirito viene in saccorso alla nostra debolezza “Nel la sua affermszione Paolo parte dal disorientamento dell orante, i quale corre continuamente il rischio di confondere l'occasione con il fine vero della sua preghiera. La preghiera infatti &, come bee formula Martin Buber, nel suo intento primario «l'invocazione che si manifesti la presenza divina, che si renda avvertibile tale pre- senza» nel dialogo!’. Al disorientamento pone termine l'intervento dello Spirito divino: iti ine tie gli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio» (Rm 8, 26-27). fale passo Ia preghiera non & solo un rapporto en ee ete eat dell’esistenza di Dio, bens ~ visto con ooch pid eat un appor to di Dio com Dio. Questo paso presuppone inf um simbolia bipanizionespontanea di Dio. vero che Dio rimane i destin a si della preghiera utavia Eg sprende cua, soto forma di Sp site, del erant, per aiuto e conde a buon fine T ogee sua preghier. Il cuore del credente viene cs il lungo dell ato- omprendersi di Dio, che quale desintario dell preghiea se cogliere nel balbettio dell’orante il gemito dello Spirito che sal a Lui, 19 Che. G, Theissen, Peycholossche Abspracke paulnicher Theologie, Gtingen 1 aes cach ls Widener dr pln Heh a nia raccota di saggi Glaubensinpulse, Worzburg 1988, pp. 324-336, Ed anche G, The er Buen Coeur Berar cr Bech YH Rein nd Phi sophie, Zieh 1983, p. 18. Paolo creatore di una theologia cordis B Non si rimane perd al livello di questa semplice intercessione vicaria. Questa ha infatti un effetio «maturante» sull’orante, cost che questo con un’originale acquisizione di competenza ariva a tide e con-dite insieme a Gesil'invocazione «Abba». L'aposto- oo esprime nel medesimo contesto con queste altre parole:

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