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Ebn1 Lauria 2 30
Ebn1 Lauria 2 30
Ebn1 Lauria 2 30
Titolo dell’elaborato
I vangeli dell’infanzia: Mt 1-2; Lc 1-2
Sommario
Introduzione
Conclusione
Bibliografia
Introduzione
1
dell’angelo che annuncia a Maria la nascita di Gesù (cf. Lc 1,26-38). La dinamica delle
apparizioni prevede l’iniziale turbamento umano, l’angelico annuncio, il dubbio del
destinatario dell’annuncio, l’imposizione del nome, l’adesione al comando divino. In Matteo,
tale nome realizza un’antica profezia: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a
lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi» (Mt 1,23; cf. Is 7,14).
Più in generale, l’intero Vangelo collega le vicende di Gesù, con le antiche profezie di
Israele (oltre 40 citazioni esplicite) 2, viste come compimento della storia israelitica fondata
sulla Legge e i Profeti.
Il secondo capitolo del Vangelo, si apre con la visita dei Magi a Betlemme (Mt 2,1-12),
dove al turbamento del sovrano Erode (v. 3) segue il compimento della profezia messianica
della nascita di Gesù a Betlemme di Giudea (v. 6; cf. Mi 5,1).
La fuga in Egitto di Gesù con i genitori (Mt 2,13-15), suggerita dalla seconda
apparizione angelica a Giuseppe, suggella un’altra profezia (v. 15): «Dall’Egitto ho chiamato
mio figlio» (cf. Os 11,1). Probabilmente la scelta del ricovero egiziano è dettata dalla
vicinanza di un territorio non sotto controllo erodiano.
La strage degli innocenti (Mt 2,16-18) fa emergere l’inganno dei Magi ad Erode (v.
12), che reagisce con la terrificante condanna a morte di innocenti bambini (vv. 16-18), che
sembra riferirsi alla profezia di Geremia (cf. Ger 31,15).
A conclusione degli episodi dell’infanzia di Gesù (Mt 2,19-23), una terza visione
angelica a Giuseppe indica di far ritorno in Israele (vv. 19-20), cui ne segue una quarta, che
precisa il luogo: Nazàret, ove l’ennesima antica profezia trova compimento: «Sarà chiamato
Nazareno» (v. 23). Non abbiamo però qui un testo antico corrispondente e si fa riferimento
ad una serie di profeti, non al singolo.
Il prologo lucano (Lc 1,4), specifica la tradizione che ha preceduto l’opera: partendo
dalla trasmissione orale e scritta dei testimoni oculari di Gesù, l’evangelista ricerca, ordina i
dati, per rimarcare la fondatezza degli eventi narrati inseriti nel contesto spirituale del
kerigma, per porre le fondamenta della fede cristiana e trasmetterla alle generazioni future3.
2
Cfr. G. DE VIRGILIO, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, Edusc, Roma 2021, p. 187.
3
Cfr. ibidem, pp. 280-281.
2
Dopo il prologo, troviamo i racconti dell’infanzia di Gesù (Lc 1,5-2,52), oggetto
dell’esegesi seguente, che iniziano con un confronto, tipico della letteratura ellenistica, tra
Giovanni Battista e Gesù, di cui si sottolinea l’assoluta superiorità.
3
sterilità, che porta al nascondimento di Elisabetta. Mutismo e nascondimento esprimono gli
atteggiamenti meditativi, in vista dell’annuncio angelico supremo a Maria, di cui Elisabetta
sarà la prima ad essere partecipe. La pericope conclude col canto di lode (v. 25) che rimanda a
quello di Rachele: «Dio ha tolto il mio disonore» (cf. Gn 30,23), riferito all’assenza di figli.
Il brano si divide in due sezioni: la prima (vv. 1-7) narra la nascita di Gesù, la seconda
vede protagonisti angeli e pastori (vv. 8-20).
5
Cfr. ibidem, pp. 84-95.
4
3.3 Circoncisione e presentazione di Gesù al tempio (Lc 2,21-40) 6
La pericope narra della circoncisione (v. 21), che inserisce Gesù nella stirpe abramitica
e lo sottopone alla legge mosaica. Risalta l’obbedienza dei genitori al comando angelico di
imposizione del nome, e verso la Legge (cf. Lv 12,1-8), quando si recano al tempio per la
purificazione (v. 22). Gesù appartiene a Dio sin dal suo concepimento (v. 23), mentre la
presenza delle due tortore per la purificazione di Maria (v. 24) sottolinea la condizione di
povertà della famiglia del neonato. L’evangelista insiste sul rispetto della Legge, per innestare
la fede cristiana nelle radici e nella cultura giudaica e non frutto di dottrina eretica. La scena,
senza cambiare luogo, si concentra su Simeone uomo fedele al Signore, ricolmo di Spirito,
rivolto alle promesse messianiche (vv. 25-26). Questo Spirito, già operante nel nuovo tempo
di salvezza (v. 27), muove Simeone ad accogliere Gesù tra le braccia, a riconoscerlo come
Messia. Benedicendo il Signore col canto Nunc dimittis, l’anziano profeta vuole congedarsi
dal mondo, auspicando una morte liberatrice, che lo conduca alla pace divina, cui l’intera sua
esistenza anela (vv. 28-29). La salvezza di Simeone diventa salvezza di tutti i popoli (vv. 30-
31), si manifesta come luce che si estende ovunque (v. 32). Lo stupore dei genitori di Gesù
alle parole di Simeone (v. 33), esprime la meraviglia al cospetto della rivelazione divina,
compresa solo nella loro successiva maturazione di fede. Segue la benedizione dell’anziano,
che si indirizzerà verso Maria, citando una dolorosa profezia, che contrasta con la gioiosa
scena finora descritta (v. 34): Gesù sarà segno di contraddizione, osteggiato dalla sua gente.
La spada che le trafiggerà l’anima (v. 35), prefigura l’associazione materna alla futura
sofferenza di Gesù, espressa non solo dagli eventi pasquali, ma piuttosto da quel dolore
interiore risultato del rifiuto di salvezza e messianicità di molti in Israele, che si proietterà
nelle vicende post pasquali narrate dall’evangelista nell’altra sua opera degli Atti degli
Apostoli. Ai vv. 36-38 l’evangelista introduce la figura di Anna, indipendente da quella di
Simeone, con cui condivide l’anziana età e la fedeltà alla Legge. Di Anna viene detta la sua
ascendenza, non pronuncia oracoli come Simeone, ma anch’ella riconosce, per opera dello
Spirito Santo, il Messia. Congedandosi lodando Dio, Anna testimonia la buona novella alla
sua gente. La scena ricambia, da Gerusalemme a Nàzaret (vv. 39-40), dove fecero rientro
Giuseppe, Maria e Gesù, perché questi sia chiamato Nazareno, che grazie all’azione dello
Spirito, crescerà nella sapienza, che lo accompagnerà nella futura missione di salvezza.
6
Cfr. ibidem, pp. 95-105.
5
3.4 Gesù tra i dottori del tempio (Lc 2,41-50) 7
La pericope inizia con l’arrivo della Santa Famiglia a Gerusalemme (vv. 41-42), per la
celebrazione della Pasqua ebraica, terminata la quale, Gesù scompare, non essendo nella
comitiva di ritorno. Dopo vana ricerca, i genitori tornano a Gerusalemme (vv. 43-45) dove,
dopo tre giorni, ritrovano Gesù nel tempio, intento ad ascoltare ed interrogare i dottori (v. 46).
Gesù interessato alle cose di Dio, che in un cambio di paradigma, sottolineato dalla sua
sapienza (v. 47), diventa maestro che insegna ai dotti. Scena che Luca riproporrà negli Atti
(cf. At 17), quando Paolo si troverà nell’areopago ateniese tra filosofi greci. Il cuore del
racconto (vv. 48-49) emerge con l’angoscioso rimprovero di Maria al figlio, cui fa riscontro la
domanda di Gesù «Perché mi cercavate?» (Lc 2,49), ad esprimere il superamento dei legami
naturali tra genitori e figlio, inserendo quest’ultimo nella dimensione nuova, che gli farà
professare (prima volta nei vangeli) Dio come suo Padre, suggellandone l’unicità ed
esclusività relazionale. L’incomprensione dei genitori (v. 50) vuole inserirsi nel contesto
meditativo del mistero divino, che la scena qui descritta velatamente dipana.
L’epilogo del secondo capitolo (vv. 51-52) conclude gli eventi dell’infanzia lucani;
Gesù ritorna a Nàzaret, obbedisce, testimoniando la sua vera umanità nel rispetto della Legge
mosaica. Maria, serba tutto nel cuore, manifestando la progressiva maturazione della fede in
Dio, consentita dalle parole e gesti del figlio, di cui si ribadisce la crescita in sapienza, età,
grazia, che sfocerà nella futura rivelazione pubblica del disegno salvifico divino per
l’umanità.
4. Aspetti teologici
7
Cfr. ibidem, pp. 105-111.
8
Cfr. ibidem, pp. 111-112.
6
Cuore del messaggio teologico matteano è la cristologia, come evidenzia il solenne
prologo genealogico, tendente a mostrare le fondamenta messianiche di Gesù, che oltre ad
essere figlio di Davide e di Abramo, è l’Emmanuele (Mt 1,23); Gesù è il Cristo9.
Il messaggio teologico dei primi due capitoli lucani vede un Gesù presentato con aspetti
umani ed eventi miracolosi, come la sua concezione verginale (cf. Lc 1,34-35). Di lui è detto
che è salvatore, Cristo, Signore (cf. Lc 2,11) titoli che esprimono la sua centralità nell’opera
salvifica divina predisposta per l’umanità11.
Conclusione
Le trame narrative qui presentate, unicum dei vangeli considerati e piccola parte degli
stessi (4 capitoli su 52 totali), evidenziano come gli autori non ricerchino una esattezza
storica, ma tentino di rispondere alla domanda fondamentale: chi è Gesù? La questione non
viene risolta dai racconti considerati; solo alla luce della resurrezione la comprensione del
mistero di Gesù si dilata. Senza l’evento pasquale non si sarebbe compresa la vita pubblica di
9
Cfr. G. DE VIRGILIO, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, cit., p. 188.
10
Cfr. ibidem, p. 189.
11
Cfr. ibidem, p. 304.
12
Cfr. ibidem, p. 307.
7
Gesù, espressione della sua vera identità. La ragione dell’inserimento dei testi dell’infanzia
nei vangeli va letta in questo senso: capendo chi è Gesù, la Chiesa ritorna alla sua infanzia,
dove il concepimento verginale di Maria racconta una storia umana assistita costantemente da
Dio. 13
Bibliografia
13
Cfr. G. ROSSÈ, Il Vangelo di Luca. Commento esegetico e teologico, cit., p. 113.
8
Fonti
B. MAGGIONI – G. RAVASI (a cura di), La Bibbia. Via, verità e vita, San Paolo,
Cinisello
Balsamo 2012.
Studi
1995.