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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE ALL’APOLLINARE

Cognome, nome e matricola


Lauria Francesco 20645

Titolo dell’elaborato
I vangeli dell’infanzia: Mt 1-2; Lc 1-2
Sommario

Introduzione

1. L’infanzia di Gesù secondo Matteo


2. L’infanzia di Gesù secondo Luca
3. Esegesi brani evangelici
3.1 Annuncio della nascita di Giovanni Battista (Lc 1,5-25)
3.2 Nascita di Gesù (Lc 2,1-20)
3.3 Circoncisione e presentazione di Gesù al tempio (Lc 2,21-40)
3.4 Gesù tra i dottori del tempio (Lc 2,41-50)
3.5 Gesù a Nàzaret (Lc 2,51-52)
4. Aspetti teologici

Conclusione

Bibliografia

Introduzione

I primi due capitoli di entrambi i Vangeli secondo Matteo e Luca tematizzano


l’infanzia di Gesù. Partendo da una panoramica generale dell’opera matteana e trattando
ampia esegesi della lucana, lo scopo del presente lavoro è rilevare l’importanza teologica e
spirituale degli eventi dell’infanzia del Messia.

1. L’infanzia di Gesù secondo Matteo1

Il primo vangelo, segnato da tipico vocabolario giudaico, predisposto per la comunità


giudeo-cristiana, ma aperto all’universalità dell’evangelizzazione (ambiente ellenistico),
esordisce con gli avvenimenti della nascita di Gesù (Mt 1-2), considerato trait d’union tra le
profezie veterotestamentarie e il futuro escatologico. Sin dal prologo genealogico (Mt 1,1-
17), si evidenziano i legami di discendenza di Gesù, considerato figlio di Davide, di Abramo,
appartenente ad Israele, compimento delle antiche promesse messianiche.
L’episodio della nascita di Gesù (Mt 1,18-25), inaugura il fenomeno delle apparizioni
angeliche (in sogno a Giuseppe), di cui troviamo un parallelismo lucano con l’apparizione
1
Cfr. B. MAGGIONI – G. RAVASI (a cura di), La Bibbia. Via, verità e vita, San Paolo, Cinisello Balsamo 2012,
pp. 2331-2341.

1
dell’angelo che annuncia a Maria la nascita di Gesù (cf. Lc 1,26-38). La dinamica delle
apparizioni prevede l’iniziale turbamento umano, l’angelico annuncio, il dubbio del
destinatario dell’annuncio, l’imposizione del nome, l’adesione al comando divino. In Matteo,
tale nome realizza un’antica profezia: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a
lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi» (Mt 1,23; cf. Is 7,14).
Più in generale, l’intero Vangelo collega le vicende di Gesù, con le antiche profezie di
Israele (oltre 40 citazioni esplicite) 2, viste come compimento della storia israelitica fondata
sulla Legge e i Profeti.
Il secondo capitolo del Vangelo, si apre con la visita dei Magi a Betlemme (Mt 2,1-12),
dove al turbamento del sovrano Erode (v. 3) segue il compimento della profezia messianica
della nascita di Gesù a Betlemme di Giudea (v. 6; cf. Mi 5,1).
La fuga in Egitto di Gesù con i genitori (Mt 2,13-15), suggerita dalla seconda
apparizione angelica a Giuseppe, suggella un’altra profezia (v. 15): «Dall’Egitto ho chiamato
mio figlio» (cf. Os 11,1). Probabilmente la scelta del ricovero egiziano è dettata dalla
vicinanza di un territorio non sotto controllo erodiano.
La strage degli innocenti (Mt 2,16-18) fa emergere l’inganno dei Magi ad Erode (v.
12), che reagisce con la terrificante condanna a morte di innocenti bambini (vv. 16-18), che
sembra riferirsi alla profezia di Geremia (cf. Ger 31,15).
A conclusione degli episodi dell’infanzia di Gesù (Mt 2,19-23), una terza visione
angelica a Giuseppe indica di far ritorno in Israele (vv. 19-20), cui ne segue una quarta, che
precisa il luogo: Nazàret, ove l’ennesima antica profezia trova compimento: «Sarà chiamato
Nazareno» (v. 23). Non abbiamo però qui un testo antico corrispondente e si fa riferimento
ad una serie di profeti, non al singolo.

2. L’infanzia di Gesù secondo Luca

Il prologo lucano (Lc 1,4), specifica la tradizione che ha preceduto l’opera: partendo
dalla trasmissione orale e scritta dei testimoni oculari di Gesù, l’evangelista ricerca, ordina i
dati, per rimarcare la fondatezza degli eventi narrati inseriti nel contesto spirituale del
kerigma, per porre le fondamenta della fede cristiana e trasmetterla alle generazioni future3.

2
Cfr. G. DE VIRGILIO, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, Edusc, Roma 2021, p. 187.
3
Cfr. ibidem, pp. 280-281.

2
Dopo il prologo, troviamo i racconti dell’infanzia di Gesù (Lc 1,5-2,52), oggetto
dell’esegesi seguente, che iniziano con un confronto, tipico della letteratura ellenistica, tra
Giovanni Battista e Gesù, di cui si sottolinea l’assoluta superiorità.

3. Esegesi brani evangelici

3.1 Annuncio della nascita di Giovanni Battista (Lc 1,5-25) 4

La pericope in oggetto, con stile tipicamente agiografico, presenta i genitori di


Giovanni, Zaccaria ed Elisabetta, appartenenti a famiglie sacerdotali (v. 5), fedeli osservanti
della Legge, giusti davanti al Signore (v. 6). Essi soffrono intimamente per l’assenza di prole
(v. 7). Al v. 8 la scena si sposta nel tempio di Gerusalemme dove Zaccaria, nella sua funzione
sacerdotale, designato dalla sorte (cf. volontà di Dio), offre incenso sull’altare del Signore, col
popolo all’esterno in attesa della sua benedizione (vv. 9-10). Nel tempio, la rivelazione divina
si palesa a Zaccaria tramite un angelo, che gli annuncia la nascita e la futura missione del
figlio (v. 11). Al turbamento umano (v. 12), cui si contrappone la formula biblica divina non
temere (v. 13), segue l’annuncio di nascita con imposizione del nome: Giovanni, che significa
Dio ha misericordia. Il tema della gioia (v. 14), introdotto per la prima volta nelle
annunciazioni evangeliche, riferito ai genitori, per la miracolosa nascita, prefigura quella gioia
pasquale, che Giovanni annuncerà nella missione adulta che Dio gli affiderà. Il culmine del
racconto (vv. 15-17) si concentra su Giovanni (asceta, ricolmo di Spirito Santo, superiore ai
Profeti) e sulla sua futura missione: mandato da Dio per la conversione del suo popolo, perché
sia preparato ad accogliere il Messia promesso. Al v. 18 Zaccaria chiede un segno all’angelo,
come fece Gedeone (cf. Gdc 6,36-37) o il re Ezechia (cf. 2 Re 20,8). L’angelo si presenta
come Gabriele (Dio è forte), uno degli arcangeli posti innanzi a Dio, che annuncia i tempi
finali, cari all’apocalittica del popolo giudaico (v. 19), cui segue il mutismo di Zaccaria (v.
20) dovuto alla sua incredulità verso l’annuncio ricevuto. Un castigo, ma anche una
condizione di silenzio, che favorisce la meditazione sul piano di salvezza divino, prossimo ad
esordire nella storia con l’annuncio della nascita del Messia. Il popolo in attesa all’esterno
prende consapevolezza della manifestazione di Dio al sacerdote, a seguito del riconoscimento
del suo mutismo (vv. 21-23). Zaccaria termina la sua settimana di servizio al tempio facendo
ritorno alla sua dimora. Il concepimento di Giovanni (v. 24) segue la legge naturale, quello di
Gesù avviene per intervento divino (cf. Lc 1,35). Qui il segno miracoloso è la sconfitta della
4
Cfr. G. ROSSÈ, Il Vangelo di Luca. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma, pp. 37-47.

3
sterilità, che porta al nascondimento di Elisabetta. Mutismo e nascondimento esprimono gli
atteggiamenti meditativi, in vista dell’annuncio angelico supremo a Maria, di cui Elisabetta
sarà la prima ad essere partecipe. La pericope conclude col canto di lode (v. 25) che rimanda a
quello di Rachele: «Dio ha tolto il mio disonore» (cf. Gn 30,23), riferito all’assenza di figli.

3.2 Nascita di Gesù (Lc 2,1-20) 5

Il brano si divide in due sezioni: la prima (vv. 1-7) narra la nascita di Gesù, la seconda
vede protagonisti angeli e pastori (vv. 8-20).

Il censimento ordinato da Augusto (v. 1), consentirà a Giuseppe e Maria di recarsi a


Betlemme, dove Gesù nascerà, realizzando la profezia di Michea (cf. Mi 5,1). Non avendo
precisi riferimenti storici sul censimento, l’autore si preoccupa di inserire questa nascita nella
storia universale: Gesù, il re della pace, si lega all’umanità della Pax Romana del tempo.
Giuseppe e Maria si recano a Betlemme non per obbedire al decreto imperiale, ma per
adempiere la volontà divina (vv. 4-5). Viene descritta la nascita di Gesù (v. 6-7), avvenuta in
ambiente povero, umile, disagiato (stalla, mangiatoia), rispetto a quella di Giovanni (cf. Lc
1,57-80), avvenuta in clima festoso. Dal v. 8 il cambiamento di scena all’esterno del luogo di
nascita, presenta i pastori in guardia delle greggi, destinatari di un annuncio angelico (v. 9),
che esprime la grande gioia della nascita del Messia. La gioia, l’oggi inteso come compimento
delle antiche attese messianiche di Israele, il salvatore, la più intima funzione del Cristo, sono
tematiche care all’evangelista (vv. 10-11). La solennità dell’annuncio angelico esprime la
regalità della nascita e l’inserimento di Dio nella bisognosa vicenda umana, di cui il segno al
v. 12 diventa realtà. La scena cambia nuovamente (vv. 13-14), estendendosi con la presenza
di schiere angeliche, che cantano inni glorificando Dio, inaugurando la comunione di salvezza
tra Cielo e terra. Al termine della rivelazione angelica, i pastori aderendo alla parola divina
(vv. 15-16) si dirigono verso il bambino divenendo messaggeri della rivelazione divina (vv.
17-18), mediata dalla storia umana, ma che qui si esaurisce, perché il vero annuncio di
salvezza culminerà negli eventi pasquali del nascituro. Maria custodisce nel cuore ciò che
vive (v. 19), divenendo modello della fede, che progressivamente comprende la volontà
divina, che dall’annunciazione (cf. Lc 1,26-38), si è palesata nella sua vita. Il racconto termina
con i pastori, che allontanandosi da Gesù, intonano canti di lode a Dio (v. 20).

5
Cfr. ibidem, pp. 84-95.

4
3.3 Circoncisione e presentazione di Gesù al tempio (Lc 2,21-40) 6

La pericope narra della circoncisione (v. 21), che inserisce Gesù nella stirpe abramitica
e lo sottopone alla legge mosaica. Risalta l’obbedienza dei genitori al comando angelico di
imposizione del nome, e verso la Legge (cf. Lv 12,1-8), quando si recano al tempio per la
purificazione (v. 22). Gesù appartiene a Dio sin dal suo concepimento (v. 23), mentre la
presenza delle due tortore per la purificazione di Maria (v. 24) sottolinea la condizione di
povertà della famiglia del neonato. L’evangelista insiste sul rispetto della Legge, per innestare
la fede cristiana nelle radici e nella cultura giudaica e non frutto di dottrina eretica. La scena,
senza cambiare luogo, si concentra su Simeone uomo fedele al Signore, ricolmo di Spirito,
rivolto alle promesse messianiche (vv. 25-26). Questo Spirito, già operante nel nuovo tempo
di salvezza (v. 27), muove Simeone ad accogliere Gesù tra le braccia, a riconoscerlo come
Messia. Benedicendo il Signore col canto Nunc dimittis, l’anziano profeta vuole congedarsi
dal mondo, auspicando una morte liberatrice, che lo conduca alla pace divina, cui l’intera sua
esistenza anela (vv. 28-29). La salvezza di Simeone diventa salvezza di tutti i popoli (vv. 30-
31), si manifesta come luce che si estende ovunque (v. 32). Lo stupore dei genitori di Gesù
alle parole di Simeone (v. 33), esprime la meraviglia al cospetto della rivelazione divina,
compresa solo nella loro successiva maturazione di fede. Segue la benedizione dell’anziano,
che si indirizzerà verso Maria, citando una dolorosa profezia, che contrasta con la gioiosa
scena finora descritta (v. 34): Gesù sarà segno di contraddizione, osteggiato dalla sua gente.
La spada che le trafiggerà l’anima (v. 35), prefigura l’associazione materna alla futura
sofferenza di Gesù, espressa non solo dagli eventi pasquali, ma piuttosto da quel dolore
interiore risultato del rifiuto di salvezza e messianicità di molti in Israele, che si proietterà
nelle vicende post pasquali narrate dall’evangelista nell’altra sua opera degli Atti degli
Apostoli. Ai vv. 36-38 l’evangelista introduce la figura di Anna, indipendente da quella di
Simeone, con cui condivide l’anziana età e la fedeltà alla Legge. Di Anna viene detta la sua
ascendenza, non pronuncia oracoli come Simeone, ma anch’ella riconosce, per opera dello
Spirito Santo, il Messia. Congedandosi lodando Dio, Anna testimonia la buona novella alla
sua gente. La scena ricambia, da Gerusalemme a Nàzaret (vv. 39-40), dove fecero rientro
Giuseppe, Maria e Gesù, perché questi sia chiamato Nazareno, che grazie all’azione dello
Spirito, crescerà nella sapienza, che lo accompagnerà nella futura missione di salvezza.

6
Cfr. ibidem, pp. 95-105.

5
3.4 Gesù tra i dottori del tempio (Lc 2,41-50) 7

Il racconto, evidenziando l’intelligenza non comune del dodicenne Gesù, ha l’obiettivo


di risaltarne l’intima relazione filiale con il Padre Celeste.

La pericope inizia con l’arrivo della Santa Famiglia a Gerusalemme (vv. 41-42), per la
celebrazione della Pasqua ebraica, terminata la quale, Gesù scompare, non essendo nella
comitiva di ritorno. Dopo vana ricerca, i genitori tornano a Gerusalemme (vv. 43-45) dove,
dopo tre giorni, ritrovano Gesù nel tempio, intento ad ascoltare ed interrogare i dottori (v. 46).
Gesù interessato alle cose di Dio, che in un cambio di paradigma, sottolineato dalla sua
sapienza (v. 47), diventa maestro che insegna ai dotti. Scena che Luca riproporrà negli Atti
(cf. At 17), quando Paolo si troverà nell’areopago ateniese tra filosofi greci. Il cuore del
racconto (vv. 48-49) emerge con l’angoscioso rimprovero di Maria al figlio, cui fa riscontro la
domanda di Gesù «Perché mi cercavate?» (Lc 2,49), ad esprimere il superamento dei legami
naturali tra genitori e figlio, inserendo quest’ultimo nella dimensione nuova, che gli farà
professare (prima volta nei vangeli) Dio come suo Padre, suggellandone l’unicità ed
esclusività relazionale. L’incomprensione dei genitori (v. 50) vuole inserirsi nel contesto
meditativo del mistero divino, che la scena qui descritta velatamente dipana.

3.5 Gesù a Nàzaret (Lc 2,51-52) 8

L’epilogo del secondo capitolo (vv. 51-52) conclude gli eventi dell’infanzia lucani;
Gesù ritorna a Nàzaret, obbedisce, testimoniando la sua vera umanità nel rispetto della Legge
mosaica. Maria, serba tutto nel cuore, manifestando la progressiva maturazione della fede in
Dio, consentita dalle parole e gesti del figlio, di cui si ribadisce la crescita in sapienza, età,
grazia, che sfocerà nella futura rivelazione pubblica del disegno salvifico divino per
l’umanità.

4. Aspetti teologici

7
Cfr. ibidem, pp. 105-111.
8
Cfr. ibidem, pp. 111-112.

6
Cuore del messaggio teologico matteano è la cristologia, come evidenzia il solenne
prologo genealogico, tendente a mostrare le fondamenta messianiche di Gesù, che oltre ad
essere figlio di Davide e di Abramo, è l’Emmanuele (Mt 1,23); Gesù è il Cristo9.

L’episodio della visita dei Magi (cf. Mt 2,1-12), preannuncia quell’universalità di


salvezza, che la futura Chiesa di Cristo (ekklēsía), affermerà nella fede cristologica e trinitaria
ai gentili (cf. Mt 28,16-20), in profondo contrasto con la concezione religiosa giudaica del
tempo. Il concepimento verginale di Gesù, più volte ribadito dall’evangelista nell’episodio
della sua nascita (cf. Mt 1,18-25), testimonia la veridicità storica dell’evento10.

Il messaggio teologico dei primi due capitoli lucani vede un Gesù presentato con aspetti
umani ed eventi miracolosi, come la sua concezione verginale (cf. Lc 1,34-35). Di lui è detto
che è salvatore, Cristo, Signore (cf. Lc 2,11) titoli che esprimono la sua centralità nell’opera
salvifica divina predisposta per l’umanità11.

La genealogia lucana (cf. Lc 3,23-38), risalendo fino ad Adamo, esprime il compimento


di salvezza non solo di Israele, ma di tutti i popoli della terra. La decisiva azione dello Spirito
Santo, (opera il concepimento di Gesù, fa riconoscere ai vecchi profeti giudei il Messia),
raggiungerà l’apice nell’altra opera lucana degli Atti degli Apostoli, con la Pentecoste (cf. At
2,1-13), motore dell’annuncio kerigmatico e della professione di fede cristiana della Chiesa
primitiva12.

La dimensione cristologica comune ai due vangeli esprime la comune soteriologia che si


apre all’escatologia post pasquale, riconosciuta dai poveri in spirito, scartata dai dotti del
popolo eletto, che finirà per mettere brutalmente fine all’esistenza di Gesù.

Conclusione

Le trame narrative qui presentate, unicum dei vangeli considerati e piccola parte degli
stessi (4 capitoli su 52 totali), evidenziano come gli autori non ricerchino una esattezza
storica, ma tentino di rispondere alla domanda fondamentale: chi è Gesù? La questione non
viene risolta dai racconti considerati; solo alla luce della resurrezione la comprensione del
mistero di Gesù si dilata. Senza l’evento pasquale non si sarebbe compresa la vita pubblica di
9
Cfr. G. DE VIRGILIO, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, cit., p. 188.
10
Cfr. ibidem, p. 189.
11
Cfr. ibidem, p. 304.
12
Cfr. ibidem, p. 307.

7
Gesù, espressione della sua vera identità. La ragione dell’inserimento dei testi dell’infanzia
nei vangeli va letta in questo senso: capendo chi è Gesù, la Chiesa ritorna alla sua infanzia,
dove il concepimento verginale di Maria racconta una storia umana assistita costantemente da
Dio. 13

La nascente Chiesa fonderà la sua missione nell’annuncio del kerigma, invitando le


comunità dei credenti a celebrare la natività del Signore, per magnificarne il suo intervento
salvifico. Animate da questa fede, tali comunità, assistite dallo Spirito Santo, hanno trasmesso
la buona novella giunta fino a noi, che diamo credibilità ad esse.

Bibliografia

13
Cfr. G. ROSSÈ, Il Vangelo di Luca. Commento esegetico e teologico, cit., p. 113.

8
Fonti

B. MAGGIONI – G. RAVASI (a cura di), La Bibbia. Via, verità e vita, San Paolo,
Cinisello

Balsamo 2012.

Studi

G. DE VIRGILIO, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, Edusc, Roma 2021.

G. ROSSÈ, Il Vangelo di Luca. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma,

1995.

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