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Business Plan La Guida Definitiva (Italian Edition)
Business Plan La Guida Definitiva (Italian Edition)
Business Plan La Guida Definitiva (Italian Edition)
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Sommario
Sommario
Introduzione
1 - Perché Business Plan?
1.1 L’importanza di scrivere un buon piano
1.2 La funzione del Business Plan: 3 domande per 4 fattori chiave
1.3 La duplice valenza del Business Plan
1.4 La carta geografica del nostro business
1.5 Le differenti tipologie di Business Plan
2 - Il futuro è delle startup
2.1 Che cos’è una startup
2.2 Lo scenario mondiale
2.3 Lo scenario italiano
3 - I segreti del successo
3.1 Apologia del fallimento
3.2 Il giusto mindset
4 - L’idea
4.1 La ricetta infallibile per un’idea disruptive
4.2 Differenziazione e valore aggiunto
4.3 Tre modi per capire se la nostra idea può funzionare davvero
4.4 Il Business Model
4.5 Case histories di successo
5 - Cominciamo a scrivere il business plan
5.1 Tecniche di scrittura
5.2 Concetti chiave per instillare fiducia nel lettore
5.3 La copertina ed il sommario
5.4 Executive Summary
5.5 Descrizione dell’attività
6 - Analisi di mercato
6.1 Ciclo di vita del mercato
6.2 Analisi imprenditoriale
6.3 Analisi dei competitor
6.4 Analisi del cliente e segmentazione
7 - Organizzazione aziendale & struttura societaria
7.1 L'importanza di costruire un team vincente
7.2 Management
7.3 Organigramma aziendale
7.4 Risorse esterne
7.5 Forma giuridica
7.6 Licenze
8 - Plan Operativo
8.2 La localizzazione
8.3 La logistica
8.4 La produzione
9 - Marketing Plan
9.1 Come vendere il nostro prodotto
9.2 Obiettivi di marketing
9.3 Marketing mix - Le leve di marketing
9.4 Le 3 tipologie di media e le loro funzioni
10 - Piano finanziario
10.1 Prevenire le preoccupazioni del lettore
10.2 Fonti finanziarie
10.3 Capitale investito, bilancio e fabbisogno
10.4 Pareggio di bilancio
10.5 Piano di ammortamento
10.6 Remunerazione del capitale
11 - I soldi: quanti ne servono, come trovarli, da chi ottenerli
11.1 Come reperire i capitali necessari
11.2 Il Financing Cycle
11.3 Crowdfunding
11.4 Startup competition
11.5 I player in gioco: Incubatori, Business Angels, Venture Capitalist,
Private Equity
12 - Post Business Plan
12.1 Passare all'azione – Attività e prioritizzazione
12.2 Controllo di gestione
12.3 Ritorno sull'investimento (ROI)
13 - La strada verso il successo
13.1 La crescita verso il successo: da startup a scaleup
13.2 Exit: ovvero il Trionfo: farsi comprare da un colosso
13.3 Exit strategy: ovvero la via verso il Trionfo
Conclusione
Introduzione
In questo periodo di crisi globale e generalizzata, sempre più persone
abbandonano, o non riescono a trovare, un lavoro tradizionale, spesso di tipo
dipendente, a cui erano invece abituate le generazioni passate, e si tuffano
alla ricerca di un'idea che gli possa permettere di mettersi in proprio e
ricercare autonomamente la via del successo e della stabilità economica.
In questi casi la redazione di un documento operativo, che metta nero su
bianco le linee guida del business che si ha in mente, e che prima di tutto
guidi il neoimprenditore attraverso le scelte di mercato, ma che sia al tempo
stesso un manifesto della propria idea, da mostrare a potenziali collaboratori,
dipendenti o finanziatori, è fondamentale affinché si possa raggiungere il
successo.
Questo è il Business Plan.
Nel primo capitolo definiamo il Business Plan una carta geografica del nostro
business, che indicherà all'interno dello scenario di mercato: dove siamo al
momento, dove vogliamo arrivare, quale strada vogliamo seguire e qual è lo
scenario in cui intendiamo muoverci.
Quindi, che voi lettori vi troviate nella situazione del piccolo imprenditore
che intende lanciare da zero una startup, o in quella dell'affermato manager di
una grande azienda che vuole dare una svolta ai propri affari, il Business Plan
sarà per voi uno strumento fondamentale.
E grazie a questo libro imparerete non solo quali argomenti trattare all'interno
del piano, ma anche in che modo e con quale approfondimento, perché, come
vedremo insieme, il loro contenuto varierà a seconda di quello che sarà
l'obiettivo finale del Business Plan.
In questo manuale vi seguiremo passo passo attraverso la preparazione, la
redazione ed il controllo del Business Plan.
Dopo un paio di capitoli introduttivi sul significato del Business Plan (cap.1)
e sulle startup (cap.2) inizierà la parte operativa del manuale, che si divide in
tre macrosezioni. La prima sugli aspetti da tenere preventivamente in
considerazione prima della scrittura, quindi il giusto mindset da mantenere
durante la nostra avventura imprenditoriale (cap.3) e come concepire e,
soprattutto, valutare, l'idea alla base del nostro business (cap. 4). La seconda
in cui vi guideremo passo dopo passo nella redazione del piano (cap. 5, 6, 7,
8, e,10) e l'ultima parte (cap. 11, 12 e 13) in cui valuteremo tutti gli aspetti
post Business Plan, quindi reperimento fondi, controllo del piano e strategia
di exit.
Per “Exit” intendiamo la vendita delle quote da parte dell'imprenditore, che
potrà avvenire, come vedremo, in due modi; questa cessione rappresenta la
tappa finale della scalata al successo.
Prima di lasciarvi alla lettura del libro è bene però fare una precisazione. La
redazione di un buon Business Plan è un punto di partenza essenziale per un
imprenditore per ottenere successi nel proprio business, ma non rappresenta
di per sé una garanzia. Come vedremo, è statistico che chi ha esplicitato le
proprie linee guida, e riesce a seguirle pedissequamente, ha più probabilità di
riuscita rispetto a chi invece naviga a vista e si affida solamente alle proprie
sensazioni. Ma è anche statistico che l'80% delle startup fallisca entro i primi
12 mesi di vita.
Riassumendo, un buon Business Plan è un ausilio importante per
l'imprenditore ma non è un antidoto sicuro contro il fallimento. Nel terzo
capitolo leggerete però un’apologia del fallimento. Si, perché è proprio
fallendo che aumenterete il vostro bagaglio di esperienza e riuscirete in futuro
ad evitare gli errori che non hanno permesso alla vostra proposta di
funzionare.
Quindi niente paura, tenacia e sotto con la scrittura.
Buona lettura!
1 - Perché Business Plan?
fonte: https://coachcity.it
Questo schema individua e prende visivamente in esame 9 componenti in
gioco:
1. Key Partners: chi sono i nostri partner chiave, i nostri fornitori, quale
valore aggiunto otteniamo da loro.
2. Key Activities: di quali attività chiave ha bisogno la nostra offerta.
3. Value Propositions: quale valore offriamo al nostro cliente, quali
problemi risolviamo, in che modo possiamo soddisfarlo.
4. Customer Relationship: quale relazione il nostro cliente si aspetta
che noi si stabilisca con lui?
5. Customer Segments: che tipo di persone sono i nostri clienti, a quali
profili è destinata la nostra offerta.
6. Key Resources: che tipo di risorse chiave necessita la nostra offerta:
fisiche, intellettuali, finanziarie.
7. Channels: con che tipo di canali vogliamo raggiungere i nostri
clienti. Quale canale funziona meglio.
8. Cost Structure: quali sono i costi più importanti del nostro business e
quali attività o risorse sono le più costose.
9. Revenue Streams: per cosa pagano i clienti, con che medium e come
migliorare l’esperienza d’acquisto.
Utilizzando questo modello riusciremo a schematizzare fruttuosamente la
nostra idea, identificare punti di forza e debolezza, ed intervenire dove
richiesto.
7.2 Management
In questo paragrafo andremo ad elencare il personale della nostra azienda
coinvolto in posizioni decisionali.
La sezione non dovrà contenere i curriculum vitae dei singoli componenti
(che potremo comunque andare ad allegare a fine piano per completezza), ma
citare in forma discorsiva e concisa le competenze e qualità che ciascuna
figura porterà in dote alla società.
Le informazioni che andremo a fornire riguarderanno:
● Esperienza del manager: dove ha lavorato, quanta esperienza ha nel
settore, quali contatti possiede nell'ambiente di riferimento.
● Risultati: che titolo di studio ha conseguito, quali risultati ha raggiunto
nelle sue precedenti mansioni.
● Abilità: quali conoscenze può portare all'azienda, quale valore aggiunto
ci aspettiamo da lui.
● Reputazione: come è considerato a livello lavorativo, quali feedback o
raccomandazioni abbiamo avuto su di lui.
● Profilo mentale: come ha preso la nostra proposta di business, quanto
crede nel progetto, che tipo di profilo, è una persona “cauta” o
“entusiastica”.
● Motivazione: cosa lo spinge e lo motiva in questa avventura, quali
benefici personali pensa di raggiungere unendosi a noi.
Nel farlo ci concentreremo sui benefici che ogni manager potrà portare alla
nostra azienda, ma se dovessero emergere alcune debolezze nella
preparazione o nell'esperienza del singolo, andremo a porre l'attenzione su
come le stesse siano compensate da altri manager o da risorse esterne che
abbiamo intenzione di coinvolgere nel nostro progetto.
7.6 Licenze
L'esistenza e la facilità di ottenimento delle licenze sono il riflesso del grado
di accessibilità di un settore di mercato. In caso di accesso ad un mercato
molto regolamentato sarà necessaria una fase preventiva di studio volta ad
appurare quante e quali licenze dovremo ottenere per cominciare la nostra
attività.
Questo sarà il paragrafo del Business Plan in cui espliciteremo questo iter. In
particolare andremo ad enumerare:
● Quante e quali licenze regolano l'attività che abbiamo scelto.
● La natura e le caratteristiche delle autorizzazioni necessarie per
ottenerle.
● I requisiti e le richieste che la nostra azienda dovrà andare a soddisfare.
● Iter e tempi di rilascio delle licenze.
Questo è un paragrafo importante nel fattore di convincimento di potenziali
investitori perché l'aver ottenuto tutte le licenze necessarie sarà testimonianza
del fatto che siamo padroni della situazione e abbiamo valutato
coscienziosamente tutto ciò che andava valutato prima di approcciare il
mercato.
8 - Plan Operativo
8.2 La localizzazione
Il posizionamento dei locali è una scelta strategica molto importante qualora
l'oggetto del nostro business sia la produzione e/o commercializzazione di un
prodotto; minore o quasi nulla invece ne rivestirà se il nostro core sarà un
servizio, magari di cui poter fruire attraverso la rete.
Per quello che riguarda i locali commerciali, innanzitutto occorre distinguere
se il nostro prodotto sarà rivolto al consumatore finale (B2C) oppure ad altre
aziende (B2B).
Nel primo caso la scelta del locale deve essere rapportata prima di tutto ai
fattori interni (il budget che si dispone) e secondariamente ai fattori esterni,
ossia ai benefici derivanti dal flusso di consumatori previsto e dalla pubblicità
indiretta che si presume di avere dalla scelta di quella determinata posizione.
Per fare un esempio pratico: un locale di vendita all'interno di un grosso
centro commerciale di una grande città ci procurerà parecchi benefici legati a
fattori esterni ma ovviamente comporterà un investimento maggiore rispetto
ad un piccolo locale in un vicolo di un paesino, che sarà sì economico, ma
una pessima scelta a livello di pubblicità indiretta e di flusso di consumatori.
Un'azienda neonata può anche scegliere di privilegiare un aspetto di budget,
soprattutto all'inizio del proprio cammino, con l'idea poi di spostarsi una volta
consolidato il proprio volume di affari. Ma non bisogna mai sottovalutare
l'aspetto strategico pena l'impossibilità di questo consolidamento.
Nel caso di business B2B, invece, la vicinanza geografica alla clientela non
riveste un'importanza così essenziale, in quanto la stessa è ugualmente di tipo
aziendale e come tale la politica di acquisto nella stragrande maggioranza dei
casi non avviene di persona, ma tramite un processo di ordine ed invio della
merce.
In questo caso il focus si sposta sull'esistenza di infrastrutture vicino ai locali
che agevolino questo processo, come strade, autostrade e ferrovie. Più che il
singolo locale assume rilevanza l'area di posizionamento.
Per quello che riguarda i locali produttivi invece, il loro posizionamento
risponde ad esigenze diverse a seconda del prodotto da sviluppare.
In particolare sono due le variabili da tenere in conto: la vicinanza alle
proprie materie prime, e la facilità di reperire manodopera qualificata. Oltre a
queste poi andrà tenuta in conto la necessaria metratura per poter inserire i
macchinari utilizzati nell'attività produttiva e per l'eventuale magazzino dove
stoccare i propri prodotti prima della vendita, e le solite esigenze di budget.
La considerazione dei primi due fattori è però quella che guida la scelta dei
locali e può giustificare una scelta particolarmente onerosa per uno dei due se
il secondo viene particolarmente favorito.
Da un lato possiamo pensare alle tante aziende consolidate che delocalizzano
la propria produzione, soprattutto nell'Europa dell'Est, dove il costo del
lavoro è molto minore rispetto all'Italia. E quindi queste aziende vanno a
spendere maggiormente per il trasporto delle loro materie prime (e dei
prodotti finiti) ma riescono a equilibrare questo con i maggiori volumi
produttivi garantiti dal maggior numero di operai e quindi dall'incremento
delle vendite.
Dall'altro possiamo pensare alle aziende specializzate nel trattamento di
determinati tipi di materiali, per esempio il distretto del marmo nella zona
delle Alpi Apuane, che si radicano in paesi piccoli, con un ridotto bacino
d'utenza in termini di manodopera specializzata, che quindi devono importare
da fuori pagandola di più, ma che in caso di spostamento si troverebbero a
pagare cifre spropositate per la movimentazione della pesante materia prima.
Come detto questa sezione rivestirà un'importanza molto ridotta se
intenderemo commercializzare un servizio fruibile dal web, in particolare se
la nostra azienda fosse unipersonale o con un ridotto numero di dipendenti.
In questo caso ci limiteremo a citare dove andremo a posizionare l'ufficio
della nostra sede, andando ad evidenziare solo gli eventuali benefici della
stessa a livello di budget.
8.3 La logistica
In questo paragrafo, se siamo un'azienda produttiva, andremo a esporre come
intendiamo strutturare il flusso della movimentazione in entrata ed in uscita
dal nostro stabilimento produttivo, dall'arrivo delle materie prime alla
collocazione del prodotto sul mercato.
Per farlo andremo a trattare i seguenti punti:
Movimentazione: i mezzi di trasporto che intendiamo impiegare, le
risorse umane destinate a questa fase, grado di automazione dei flussi,
gestione diretta o indiretta delle spedizioni.
Magazzino: descrizione dei locali destinati allo stoccaggio delle
materie prime e dei prodotti finiti con informazioni sulla capacità, sulle
possibilità di ingrandimento e sulle risorse umane dedicate.
Distribuzione: analisi dei canali distributivi che intendiamo utilizzare,
e di come intendiamo diffondere il nostro prodotto a livello di mercato.
Questo paragrafo riveste un ruolo importante nella pianificazione strategica
di molti tipi di attività soprattutto a livello di budget. Quanto più riusciremo
ad ottimizzare il flusso delle merci in entrata ed in uscita tanto più riusciremo
ad essere efficienti in metriche quali la velocità nelle decisioni di riacquisto,
la riduzione dei tempi di consegna e la riduzione delle giacenze in
magazzino.
8.4 La produzione
In questa sezione andremo a dare un'idea del susseguirsi della attività nella
nostra azienda, illustrando le varie fasi dei processi produttivi.
Non servirà entrare troppo nel dettaglio, basterà un elenco delle attività della
normale giornata lavorativa, e potremo aiutarci utilizzando il layout dell'area
produttiva ed una schematizzazione del flusso produttivo. Soprattutto in caso
di produzione di beni ad alto valore aggiunto, l'utilizzo di schemi, grafici e
tabelle permetterà all'interlocutore una più facile comprensione della
dinamica tecnica dei processi.
I punti che andremo a trattare nel paragrafo sono:
● I macchinari che utilizzeremo. Molti investitori sono molto interessati
a conoscere la tecnologia che useremo ed il suo grado di attualità,
quindi ne descriveremo lo stato fisico, il grado di modernità ed il
controvalore in caso di liquidazione dell'investimento.
11.3 Crowdfunding
Il crowdfunding è la raccolta di denaro via internet per finanziare progetti
profit e no profit. Letteralmente si ci rivolge alla folla (crowd), disposta a
contribuire al nostro progetto con piccole somme.
Esistono 4 tipologie di crowdfunding:
1. Donation (Donazione). La tipica forma di crowdfunding utilizzata
dalle organizzazioni no profit per finanziare progetti umanitari.