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Esercizio 1

a) Applicando il principio di conservazione dell’energia delle particelle:

E ki + E pi = E kf + E pf

si ottiene

∆E k = − ∆E p = qV .

All’istante iniziale le particelle cariche hanno energia cinetica E ki = 0 , da cui si ricava che l’energia

cinetica E kf di ogni particella carica che raggiunge con velocità v la regione in cui è presente campo
magnetico vale:

1
E kf = qV = mv 2 ,
2

2qV
v= .
m

Nella regione in cui è presente campo magnetico, essendo B perpendicolare alla velocità, il moto
delle particelle è circolare uniforme, con accelerazione centripeta acp costante ottenuta
dall’espressione della forza di Lorentz:

F = ma cp = qvB .

La forza di Lorentz non compie lavoro sulla particella, quindi non ne modifica l’energia cinetica e il
modulo della velocità.

b) L’accelerazione centripeta di un corpo in moto circolare uniforme è legata al raggio R dell’orbita:

v 2 2qV
acp = =
R mR

per cui si ottiene:


4V 8V m
2R = D = = .
vB B q

c) Per far compiere a particelle cariche negativamente la stessa traiettoria indicata nella figura
dell’esercizio bisogna utilizzare una differenza di potenziale V negativa e un campo magnetico B
entrante nel piano del foglio.
Esercizio 2

a) Sia X l’asse che ha per direzione quella della retta che unisce le due cariche. La coordinata x indichi
la posizione della carca q3. La carica q1 si trovi nell’origine di X, mentre la carica q2 si trovi nel
punto di coordinata x = d. La forza totale che agisce su q3 è la somma vettoriale delle forze di
Coulomb dovute all’interazione elettrostatica di q3 con q1 e q2, considerate singolarmente. Tale forza
ha componente non nulla solo nella direzione X. Tale componente FX ha la seguente espressione
(valida in modulo e segno indipendentemente dal segno delle cariche):

1  q1q3 q q 
FX =  2 − 2 32.
4πε 0  x ( x − d ) 

b) Il punto x in cui la forza si annulla è dato da:

q1 q2 3 3
FX = 0 ⇒ = ⇒ x= d oppure x = d .
x2 (x − d )2 4 2

La seconda soluzione corrisponde ad una posizione che non si trova sul segmento che congiunge le
cariche q1 e q2 e va quindi scartata poiché in quel punto l’espressione di FX di cui al punto a) non è
più valida. In x la carica q3, vincolata a muoversi lungo il segmento congiungente q1 e q2, si trova
in un punto di equilibrio stabile quando q1 , q2 e q3 hanno lo stesso segno, mentre l’equilibrio è
instabile quando q1 , q2 hanno segno opposto a q3. Questo perché nel primo caso per ogni piccolo
spostamento dalla posizione di equilibrio la forza totale tende a riportare la carica in x , mentre nel
secondo ad allontanarla ulteriormente; essendo la forza elettrostatica conservativa, ciò corrisponde
al fatto che il punto x è un punto di minimo relativo dell’energia potenziale nel primo caso e di
massimo relativo nel secondo.

c) L’energia potenziale elettrica di q3 posta nel punto di coordinata x è la somma delle energie
potenziali dovute all’interazione con le cariche q1 e q2 prese singolarmente. L’espressione
dell’energia potenziale Ep di q3 è quindi pari a (indipendentemente dal segno delle cariche):

1  q1q3 q 2 q3  4 q 2 q3
Ep =  + = .
4πε 0  x x −d  πε 0 d
Esercizio 3

a) Due sfere sufficientemente distanti esercitano effetti di mutua induzione trascurabili. Quindi le due
sfere si portano ad un potenziale pari rispettivamente a:

1 Q1
V1 = ,
4πε o R1

1 Q2
V2 = ,
4πε o R2

con Q pari alla carica e R pari al raggio della sfera. Collegando le due sfere con un filo conduttore, si
impone la condizione V1 = V2, da cui si ottiene:

Q1 Q2
= .
R1 R2

Da R1 = 2R2 si ottiene Q1 = 2Q2.

b) Sia q la carica prelevata dal trasferitore. Sapendo che 100q = Q2 e che Velettr. = 25 V = q/CF, si ricava

Q2 = 3.75 × 10-8 C.

c) Mettendo a massa l’armatura interna della gabbia di Faraday si scherma l’armatura esterna dalla
carcica contenuta all’interno della gabbia. Pertanto, l’elettrometro misurerebbe una differenza di
potenziale nulla fra le due armature.
Esercizio 4

a) Per simmetria, le linee di forza del campo magnetico B generato dal filo rettilineo sono delle
circonferenze con centro sul filo stesso e giacenti in piani ad esso perpendicolari. Applicando il
teorema della circuitazione si ricava che il modulo B del campo magnetico generato dal filo ha il
seguente valore:

µ0 I f
B= ,
2πr

dove r è la distanza dal filo. Il campo magnetico B, in corrispondenza della spira, è diretto
dall’osservatore verso la pagina ed è perpendicolare al piano della spira stessa.
I due lati della spira perpendicolari al filo sono percorsi da correnti di verso opposto. Le forze
applicate a ciascuno di essi hanno stesso modulo, sono parallele al filo rettilineo e hanno versi
opposti l’una rispetto all’altra. La loro risultante è quindi nulla.
La forza esercitata su ciascuno dei due lati della spira paralleli al filo vale:

F = Is L × B,

ovvero

µ0 I s I f
F= L per il lato più vicino al filo,
2 πd
µ0 Is If
F= L per il lato più lontano dal filo.
2π (d + L )

Tali forze sono perpendicolari al filo. Nei due lati della spira la corrente ha verso opposto. La
risultante delle forze agenti sulla spira è diretta verso il filo e ha modulo pari a:

µ0 I s I f  1 1 
 −  = 4 × 10 N
-7
Ftot = L
2π  d d + L 
b) Con i versi delle correnti indicati in figura il lato della spira viene attratto dal filo (correnti
concordi), mentre quello più lontano ne viene respinto. Siccome la forza è inversamente
proporzionale alla distanza, la spira viene attratta dal filo.

c) Per il principio di azione e reazione, la forza che la spira esercita sul filo è uguale in modulo e
direzione ma opposta in verso a quella che il filo esercita sulla spira.

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